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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/16/23 in tutte le aree

  1. Buongiorno con questa bellezza... 9 cavalli 1791...direi poco circolato!
    4 punti
  2. Ciao a tutti, oggi condivido con voi un sesterzio di Gordiano III patina azzurra chiara, intonsa, proveniente dall'Asta Gadoury Monaco 2012. Invio descrizione dell'asta: Gordianus III 238-244 AD - Sestertius, 239 AD, AE 14,34g. IMP CAES M ANT GORDIANVS AVG laur of Gordianus III dr. bust right. R/. PMTRPII COS PP SC. Gordian togate stg. left sacrificing over tripod altar and holding short sceptre. Sear 8724; C211; EF
    3 punti
  3. Doppi punti, bacche in numero diverso, lettere speculari o rovesciate, stemmi/festoni chiusi e aperti, corone rigate e lisce, e molto altro ancora... E' inutile considerare tutte queste varianti come volute se non abbiamo uno straccio di documento che le elevino a "segni segreti". Scriviamo e scriviamo facendo supposizioni che rimangono tali e che non debbono da nessuno essere prese per certe: la numismatica è una disciplina che non si basa sul "forse", "credo", "può darsi"... Quasi sicuramente tali carte sono volutamente state distrutte o secretate, ma un colpo di fortuna potrebbe arrivare... http://www.socnumit.org/doc/Comunicazione_2018_72.pdf
    3 punti
  4. Sì, grazie, ho letto e ho visto anche le ottime repliche sulla questione. Resta ben poco da aggiungere, se non una piccola riflessione sui termini araldici addestrato (adextré) e sinistrato (senestré). I quali, nella lingua corrente, fanno credere che si stia parlando (p.e.) di un animale impratichito ma incidentato...🤣 In uno stemma, invece, identificano una figura accompagnata rispettivamente a destra e a sinistra da altre figure. Ricordiamo che in araldica i concetti di destra e sinistra sono relativi a chi imbraccia idealmente lo scudo, e non a chi lo osserva: quindi, destra è alla sinistra di te che guardi lo scudo, e sinistra è alla destra. Le parole colorate fanno riferimento a ciò che ti ho evidenziato sulla medaglia, le due torri ai fianchi del ponte: Nel merito: il blasone (--> la descrizione) in lingua francese dello stemma di Pont-à-Mousson che hai citato non fa onore alla fama di blasonatori spesso attribuita ai colleghi d'Oltralpe. Come è ben scritto, ed evidenziato graficamente in una delle repliche che hai ricevuto nell'altro post, addestrato e sinistrato sono termini più spesso usati per specifiche partizioni dello scudo, e meno frequentemente per indicare il posizionamento reciproco tra figure, soprattutto quando non si toccano fra loro. In parole povere, meglio descrivere lo stemma di quella città francese con un ponte fiancheggiato alle estremità da due torri. In verde, come già sottolineato dai colleghi, lo scudetto di Bar posto in capo, sveltamente blasonato dalla dizione en chef de Bar che è senz'altro più breve ma meno palese.
    3 punti
  5. Scusa @Releo se, nel caso specifico, non sono d'accordo con quanto scrivi. Non mi sono mai espresso sulla questione dei “due puntini” ( sia orizzontali, sia verticali ) in quanto ritengo sia molto difficile ( se non impossibile ) comprendere se sono dovuti: a) esubero di conio b) punzone sporco/difettoso c) atto volontario dell'incisore che ha voluto lasciare un “segno”. Sono convinto che in numerose tipologie sia valida l'ipotesi del “segno”, ma soprattutto in questo caso, deve rispondere a determinate caratteristiche: innanzitutto il puntino deve essere simile, come dimensioni e fattura a quello normale. Mi sembra improbabile che l'incisore, dopo aver punzonato regolarmente le legende abbreviate, avesse un piccolo punzone per un puntino grande la metà di quello regolare e con questo abbia lasciato un segno. Sarebbe stato più facile punzonare un puntino normale al di sopra, in considerazione della mancanza di spazio tra SIC e ET. Pertanto, a mio modesto parere, l'ipotesi più plausibile è l' esubero di conio. Naturalmente non pretendo di avere la verità in tasca e quindi rispetto tutte le altre opinioni. Buona Giornata, Beppe
    3 punti
  6. il pezzo in InAsta 89 (2020) realizzò €410 del 1722 c'è anche questo esemplare venduto nel 2005 da Heritage World Coin Auctions - Long Beach Signature Sale 378, Lot 13807 per $ 805 e poi passato nel 2015 da InAsta 59 lotto 963 con base d'asta € 1500, ma non so a quanto fu venduto. Da NAC il 1722 non è apparso, almeno dal 1997
    3 punti
  7. E' una moneta afgana del XVIII secolo, a quanto pare l'animale raffigurato è un topo Qualche falus similare in questo link: https://www.zeno.ru/showgallery.php?cat=6194
    3 punti
  8. 2 punti
  9. Non ho scritto che le varianti devono essere abolite dai manuali e ripudiate. Quello che obietto non è la segnalazione di una variante e della sua pubblicazione negli studi di settore, bensì è il significato che le si dà. Sicuramente ci sono varianti volute per un preciso scopo, ma molte altre sono dovute a motivi tecnici e involontari; la difficoltà - allo stato attuale insormontabile - è quella di discernere le una dalle altre.
    2 punti
  10. Ciao a tutti, riportata a casa dall'Inghilterra...era un peccato lasciarla là...finalmente farà compagnia al 60 grana, testa piccola, del 18.
    2 punti
  11. Gran bella moneta intonsa e con bellissima patina. Ha anche un ottimo pedigree perché ricordo ancora quell'asta Gadoury del 2012, vi venne esitata una bellissima collezione di bronzi romani con belle patine, io acquistai un sesterzio di Adriano azzurro chiaro pagandolo ben più del dovuto solo per la patina, ma erano molti i bronzi romani notevoli in quell'asta. Riguardo a Rick2 era davvero simpatico e istrionico, è davvero un peccato che abbia abbandonato il forum anni fa. Lo conobbi a Londra (lui vive lì) al mercatino di monete che c'era periodicamente a Embankment ed anche di persona si rivelò simpatico e alla mano, passammo insieme un bel pomeriggio numismatico divertendoci a spulciare nelle ciotole che conosceva come le sue tasche.
    2 punti
  12. Per questo lato direi B/MB non oltre...
    2 punti
  13. Buonasera. Dopo il bellissimo 9 cavalli di @Asclepia, eccone uno decisamente vissuto, ma la cui particolarità risiede nel conio ibrido (testa piccola al dritto e torre con mura dritte e millesimo grande, al rovescio) Un saluto a tutti.
    2 punti
  14. L'asta Marcoccia cui facciamo riferimento ha presentato un notevole numero di monete della zecca di Ancona, molte delle quali però in basso stato di conservazione anche se di una certa rarità. Ho visto monete rarissime passare a prezzi da favola (bassi), forse perché alcune monete non sono state comprese dai partecipanti. Nel caso della tua moneta del 1582, che io nel mio studio ho considerato Rara, credo che sia stata aggiudicata al giusto prezzo di mercato. Lo attesta anche il numero di offerte su questa moneta molto elevato. D'altra parte la moneta è ben conservata per la tipologia e non posso che farti i miei complimenti.
    2 punti
  15. Gallieno è preferibile classificarlo unicamente con il Goebl, l'opera omnia più completa esistente su questo imperatore (poi aggiornata in alcune parti dalle pubblicazioni a firma di Cédric Wolkow), la classificazione corretta in questo caso è la Goebl 615a Per chi non lo sapesse, con Goebl si intente: Göbl, Robert "Die Münzprägung des Kaisers Aurelianus (270-275)", Wien 1993, 2 voll.
    2 punti
  16. Buongiorno, il "giusto prezzo" non esiste per nessuna moneta, mentre invece c'è un prezzo congruo, che ciascuno di noi ritiene appropriato per la moneta in questione. Quindi, per quale conservazione viene venduta? da li inizia la trattativa per arrivare "al giusto prezzo" (vedi sopra ) Il prezzo che possiamo dirti noi si basa sulle foto (che lasciano molti dubbi, vedi appunto le perplessità degli amici che mi hanno seguito). Da queste foto, personalmente cercherei di rimanere il più possibile ancorato alla quota di 1000€ senza salire oltre... Rimane una moneta importante, dal prezzo decisamente sostenuto. Non è facile "comprenderla", vuoi anche per le peculiarità tecniche (specie per i rilievi molto bassi). Ciò significa che non è un acquisto da affrontare "a distanza" se non con venditori professionali e da cui si ha già acquistato (nel caso si volesse restituire). Ciao! Il rilievo più alto è la fibia del cavallo in primo piano. Concentrarti però su questa problematica per ogni moneta può confondere le idee, perchè le debolezze di conio sono sempre dietro l'angolo, e quindi come le valuti?; impara a valutare l'entità della brillantezza del metallo (eh si, si vede meglio in mano, ecco perchè sulle foto si può fare un affidamento molto molto marginale) e lo stato del metallo Un salutone Fabrizio
    2 punti
  17. Per me il BB alla prima sta un po stretto diciamo q/SPL, molti dettagli ancora ben presenti. Concordo con la seconda. Giudicando sempre da foto. Gianni
    2 punti
  18. La cosa più bella è la loro reazione quando gli dico che non mi interessa. ''Ma come? Non le interessa? Guardi che sono disposto a cederle a metà del prezzo che si trova in rete. No? A un terzo... Nemmeno?... Un decimo?...'' Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  19. DE GREGE EPICURI Martedì 7 marzo alle h. 20.30 in sede (via Kramer 32, MI, citofonare SEIDIPIU') parleremo in modo informale degli strumenti sacrificali nella monetazione romana. Ci guiderà e presenterà l'argomento il socio Fabio Songa, che sta scrivendo qualcosa in merito. Sarà gradito il contributo attivo degli intervenuti (con monete, interventi, domande, ecc.) Gli strumenti sacrificali sono un tema molto presente nella monetazione romana, dal periodo repubblicano fino al 3° secolo d.C., e anche nel Forum l'argomento è stato trattato ripetutamente ed a fondo. Come sempre, la partecipazione è libera, anche per i non iscritti.
    1 punto
  20. 1 punto
  21. Sì, i bratteati tedeschi sono belli e interessanti. È curioso vedere caratteristiche tipiche degli incisori di bratteati sulle monete di Aquileia e Trieste, che quindi risultano un misto di tecniche tedesche e italiane. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  22. Intendi rispetto alla mia? Sono entrambe identiche e appartenenti alla stessa variante (325a) descritta a pagina 165, dal Magliocca.
    1 punto
  23. Forte come risposta da una Zecca Ufficiale, vuol dire che non siamo soli........😄😕 Per Il Taglio si intende il Contorno di una moneta.🖐🏼️
    1 punto
  24. Ciao, testone gradevole per la tipologia. Proviene dalla recente asta Marcoccia, dove è stata esitata una corposa collezione di monete papali, in cui numerosissimi erano i testoni. Considerando l'anno di coniazione, il 1582 è quello con rarità intermedia. Molto più frequentemente appare il 1581 (con le sue varianti del piviale), rarissimo il 1584. Per la catalogazione corretta, stavo andando a recuperare il recente manuale/catalogo dell'ottimo @miroita, ma come vedo mi ha anticipato! Michele
    1 punto
  25. Buongiorno, Se non hai già risolto diversamente allego l’immagine per quello che ho potuto. E se hai potuto acquistare un esemplare della collezione Weber aggiungo anche che è un ottima provenienza.
    1 punto
  26. Buongiorno, cosa vuole sapere di preciso?
    1 punto
  27. Confermo che si tratta di una pizzicatura dritta del tondello genuina
    1 punto
  28. Sono monete da 500 Lire bimetalliche circolanti durante gli anni 90 del secolo scorso; qualcuna è di San Marino ed è normale trovarle poiché circolavano accanto a quelle italiane. Si trovano normalmente in ciotola a 50 centesimi / 1 euro l'una. Essendo molto comuni, non hanno interesse collezionistico, se non in fdc , ossia "stato zecca" per capirci. saluti Puoi trovare informazioni su San Marino qui : https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-SMR2/1
    1 punto
  29. Il RIC online riporta anche la variante Z per 494
    1 punto
  30. Impressionante!! Complimenti per questa identificazione davvero sbalorditiva!
    1 punto
  31. In attesa del nostro deus ex machina Grigioviola, provo anche io a cimentarmi con la classificazione. A mio parere si tratta della Goebl 615a che corrisponde alla RIC V 249 coniata a Roma. Ciao da Stilicho
    1 punto
  32. Ciao, premesso che non ho competenza specifica per le monete di Modena, ho consultato i db online e di ducatoni del 1722 come il tuo, né ho trovato uno soltanto. Eccolo: Ex InAsta 89 ed ex Varesi 43. Direi che sicuramente si tratta di una moneta molto rara. Si può chiedere anche a @gallo83, che di questa zecca è fine conoscitore e collezionista. Michele
    1 punto
  33. Prima di tutto, quello che ha scritto @Nibbi al post #85 E tu potresti rispondere alla domanda del post #87, Servus Njk
    1 punto
  34. Buongiorno, propongo l'ascolto di questa conferenza del professor Barbero
    1 punto
  35. Buongiorno, anch'io come @alez72 avevo inizialmente il dubbio, ho fatto però vedere la foto a un amico numismatico e ha confermato la mia idea. Stile e peso sono proprio scorretti purtroppo. Un saluto a tutti e una buona giornata.
    1 punto
  36. Mi capita di contattarli per correzioni su descrizioni sbagliate: per immagini scadenti e illegibili, per correzioni su rarità, per avvisarli che stanno vendendo delle patacche, che il prezzo richiesto è esageratamente alto, che la conservazione e del tutto sbagliata.. Insomma un molestatore di venditori 😇
    1 punto
  37. Dal convegno di Salerno questo bel 6 ducati di Carlo
    1 punto
  38. Il tesoro romano di Como. https://www.archaeoreporter.com/2022/05/21/tesoro-romano-di-como-mille-solidi-doro-che-gettano-luce-sulla-fine-dellimpero-lo-speciale-e-tutti-i-video/ Tesoro è il termine più diretto senza tanti giri di parole, senza usare il termine tesoretto che spesso si utilizza in archeologia, per designare monete o preziosi sepolti in periodi incerti, per farli sfuggire a razzie, tenerli al sicuro mentre eserciti stranieri scendono dalle vallate e invadono un territorio, come accadeva nell’Italia del V secolo d.C. Il termine tesoro è usato spesso a sproposito, per “fare titolo”, ma in questo caso è più che appropriato. La mattina del 5 settembre 2018 si sta scavando nell’area dell’ex Teatro Cressoni di Como, in via Diaz, la classica trasformazione edilizia di un edificio che, già di per sé, rappresenta una sorta di archeologia della fine dello spettacolo in Italia. Prima teatro, poi trasformato in cinema, raggruppando entrambe le crisi, quella del palcoscenico, e quella del grande schermo. Una specie di sintesi di epoche che se ne vanno, sacrificate dai cambiamenti dei modi di vita. Come i teatri antichi, o gli anfiteatri, se ci pensiamo. Insomma, l’indagine archeologica, che noi definiremmo preventiva per semplicità, ma che tecnicamente-burocraticamente non sarebbe “preventiva”, è svolta dai professionisti della Sap sotto l’occhio vigile della soprintendenza. Il lavoro di sta concludendo, il terreno è fradicio per via della falda, i rilievi di ambienti tardo-antichi sono stati fatti, anche se non si capisce molto bene la funzione, data l’area tutto sommata limitata d’indagine. È a quel punto che la benna dell’escavatore urta qualcosa. Ci segniamo una sigla, US (ossia unità stratigrafica) 118A, che riempiva appunto il vano A. Volendo definirne la tipologia sarebbe una sorta di dark layer, ci dicono, ossia quegli strati, appunto scuri di humus, che sono tipici dell’archeologia urbana delle realtà tardo antiche o alto medievali, quando, per farla breve, nel tessuto cittadino si aprivano anche orti e coltivazioni varie. La US 118 A unisce invece tante cose. Da un lato l’archeologia come la si immagina da non-archeologi. Ossia il ritrovamento sorprendente che richiama l’attenzione di tutti. Dall’altro quella che fa tanto piacere ai media, che finalmente possono usare il titolo “Scoperto un tesoro” senza cadere nella frase fatta vuota di significato. Poi c’è il lato degli archeologi-archeologi, che al di là del tesoro di tipo “classico”, quello con il rinvenimento prezioso, iniziano a mettere in moto tutte le loro connessioni professionali: lo studio dell’economia del periodo, la rilevanza numismatica, la correlazione politico-militare-territoriale, le analisi di laboratorio, i collegamenti con le fonti scritte, i confronti materiali dei reperti, l’analisi delle novità e delle ricorrenze. Insomma, quella benna, cosa colpisce? Un contenitore in pietra ollare, che le analisi ci riveleranno poi provenire dalla Val Malenco. Un curioso oggetto tronco-conico, con coperchio, simile a un grande bricco, o a un boccale di birra bavarese. Usato in cucina, come ci suggeriscono i chiari segni di utilizzo sul fuoco. L’escavatore aveva agito con prudenza sotto l’occhio di ben tre archeologi, ma l’oggetto era arrivato a sorpresa, non visto, con una leggera, quasi provvidenziale, rottura. Dentro, lo scintillio inconfondibile dell’oro, tanto oro. Sono monete. Non buttate alla rinfusa, ma ordinatissime. Appare subito che si tratta di solidi di tardo periodo imperiale. Stiamo parlando della moneta più “sicura” per questi incerti secoli di trasformazione. Tanto sicura che, nei secoli successivi, ci si riferirà al solido come la moneta per eccellenza, facendo derivare il termine soldo proprio da quelle monete d’oro, dal peso di 1/72 di libbra, ossia poco più di 4,5 grammi l’una. Un conio che valeva veramente “tanto oro quanto pesa”, perché parliamo di un elevatissimo grado di purezza. Orgogliosamente dichiarato, su ogni solido, dalla sigla OB, ossia (aurum) obryziacum, che significa oro puro, o “depurato”. La olla viene presa in carico dalla soprintendenza, e sottoposta a quello che si definisce come microscavo in laboratorio, curato da Grazia Facchinetti, funzionaria archeologa della soprintendenza ed esperta numismatica . Praticamente un’indagine stratigrafica del contenuto del recipiente in pietra ollare. Da cui si capisce che le monete erano disposte in pile ordinate, probabilmente racchiuse da stoffa, come ora appare con i blister plastici o i più classici “cartocci” che raccolgono le monete per i commercianti che si trovano in banca. Subito balza all’occhio il numero dei solidi: esattamente mille, non uno di più, non uno di meno. Si trattava quindi di un patrimonio in mano a un’amministrazione, a un contabile, probabilmente di provenienza pubblica. La gran parte delle monete sono battute dalla zecca di Mediolanum (639 esemplari). La città era stata capitale imperiale, e la zecca funzionava ancora quando fu composto questo tesoro, con monete coniate tra il 395 e il 472 d.c. Ben 744, comunque, sono coniate dopo il 455, quindi stiamo letteralmente parlando degli ultimi bagliori, e non solo monetari, dell’impero romano d’Occidente. L’ultima moneta coniata presente nel tesoro di Como, infatti, è di solo quattro anni precedente alla data canonica della fine dell’età antica, con la deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo del 476 d.C. BAGLIORI DI FINE IMPERO Gli imperatori rappresentati sono otto, assieme a quattro Auguste. Solo 96 solidi su 1000 sono battuti da atelier della parte orientale dell’impero. Tutte le monete sono state restaurate con le risorse della soprintendenza con un paziente lavoro. Ma non basta, perché il tesoro romano di Como, oltre ai solidi tardo imperiali, è composto anche da gioielli d’oro e di materiale di lavorazione per l’attività orafa. In particolare si tratta di tre anelli, probabilmente maschili (un diametro, ad esempio, è di 27,7 mm), con tracce d’uso. Nel castone, in due casi, uno smeraldo (identificazione probabile in attesa di indagine petrografica) e un bellissimo granato cabochon (ossia privo di sfaccettature). L’altro è un pregevole manufatto completamente in oro “a cestello”. C’erano poi tre orecchini, una coppia e uno isolato, forse un pendaglio, evidentemente in corso di lavorazione e non finiti. A testimoniare il lavoro dell’atelier di un gioielliere, una porzione di lingotto spezzato (circa 23 grammi), una barretta, una goccia d’oro e dei sottili fili aurei, a convalidare la tesi che tutto l’oro disponibile fosse stato con cura radunato prima di essere nascosto nel recipiente in pietra ollare. Non è escluso che, nel caso fosse oro dell’amministrazione imperiale, anche i gioielli fossero destinati ad essere fusi per la coniazione nella zecca di Mediolanum, che s’ipotizza identificabile in un edificio dalle poderose murature, oltre 6 metri di spessore, identificato in piazza Mentana nel capoluogo lombardo. IL VERO VALORE DEL TESORO DI COMO Chi poteva essere il proprietario di una somma così ingente poco prima della caduta dell’impero ? L’identikit viene proposto dalla stessa Facchinetti, ben conscia che si tratti di ipotesi difficilmente verificabile, allo stato attuale degli studi. Un privato di rango senatorio o una cassa pubblica, in questo caso probabilmente milanese? Queste sono le possibilità, assieme a una terza, per nulla improbabile: quella di un furto, o un ammanco truffaldino. Una sola cosa è sicura: il fatto che chiunque le avesse nascoste, non le andò mai riprendere, e di certo per una ragione molto grave. Una ragione che, se anche riuscì a trasmettere questo segreto a qualcuno di sua fiducia, impedì a chiunque di ritornarne in possesso. Quanto vale questo tesoro? Stiamo parlando di circa cinque chili d’oro, e di un immenso valore numismatico, che lo Stato ha quantificato, secondo parametri ben definiti, quattro milioni di euro. Come spesso accade in questi casi eccezionali, quando ci sono ricompense di legge per i proprietari privati dell’area, si finisce in contenzioso. Ma non ci interessano né le cifre, né i risvolti da aula di giustizia. Il vero valore del tesoro è quello offerto da un incredibile spaccato di fine impero, dove s’intravvedono l’amministrazione imperiale, la catena tecnologica del lavoro delle zecche, la complessa simbologia del potere racchiuso dalle immagini delle monete, la continua trasformazione delle élite e dei sovrani, spesso al vertice per pochi mesi, nel vorticoso V secolo. Il bagliore dell’oro, in questo caso, è un faro che getta un cono di luce molto profondo ben oltre le fonti scritte.
    1 punto
  39. https://www.ebay.it/itm/364135121507?hash=item54c8250263:g:pMcAAOSwP-Fj35Vy&amdata=enc%3AAQAHAAAAoMKJ0w8tIYPNtIZw2P4%2FIqV26Wql%2BvZaRycgSnOMYQtJYsRfzIls2qUz2%2BLNoRdmK%2BH6n5DaasF366%2FF79oV%2FwM5z%2FHbXZhRbuZ6EWQoSlFPamKsUG90rCjc9H0GMP1wSXToghBatCoIYAKjWvEmI37uC2eaSNwKo0mE0%2F%2Bw6hhOsZPzFLjiHC92D8lb0tNd%2BN0%2Bmhh2WVCF6EXM%2Be908Vk%3D|tkp%3ABk9SR7bVvfvJYQ
    1 punto
  40. Io ho sentito l'intervento. Ha detto una realtà lapalissiana: ossia che noi del passato conosciamo solo ciò che le fonti ci trasmettono, e quindi una parte minima di ciò che è avvenuto. Ciò non toglie che siamo comunque perfettamente in grado di ricostruire le dinamiche di lungo periodo e, per i periodi più fortunati, anche cospicue fette di microstoria. I complottisti ovviamente non perdono occasione per esibire la propria stupidità e ignoranza, riuscendo a fraintendere perfino un divulgatore cristallino come Barbero.
    1 punto
  41. Comunque da triestino di adozione mi pare un po' pacchiano
    1 punto
  42. Epperò l'hanno lucidata! Non si fa...
    1 punto
  43. Ciao a tutti, Condivido questo esemplare di piastra Busto anno 1752 in conservazione eccezionale, acquistato dalla Numismatica de Falco nei primi anni 2000.
    1 punto
  44. Ciao aggregandomi agli ottimi suggerimenti di coloro che mi hanno preceduto, aggiungo soltanto che per le monete classiche è essenziale che tu conservi prova degli acquisti e che i venditori te ne garantiscano la lecita provenienza. In Italia purtroppo la legge non favorisce questa tipologia di collezione. Quindi sempre fatture di professionisti riconosciuti sul mercato alla mano! Molti auguri e buone monete! 👋
    1 punto
  45. Tutti i periodi storici sono molto interessanti e la scelta è solo soggettiva. Condivido l'opinione già espressa sui bronzetti di Costantino e parenti per il migliore rapporto possibile tra qualità/conservazione e prezzo. Sul medio-tardo Impero anche i follis del periodo di Massimiano sono magnifici, lo stesso dicasi per le monete di Probo. Tutti hanno anche l'enorme vantaggio, oltre quello economico, per un neofita di essere poco contraffatti o "manipolati". Un simile discorso lo si può fare per gli argenti, per esempio quelli del medio impero (Gordiano III, Filippo l'Arabo, Massimino il Trace, Alessandro Severo) si possono trovare in condizioni strabilianti per qualità incisoria e conservazione, ad un costo che spesso non supera il centinaio di euro, e conservano il pieno sapore della Roma imperiale. Se ti piace il primo impero i sesterzi sono da escludersi per il motivo dei costi (a meno che non ti piacciano monete molto vissute e quindi conservazioni molto basse) e per le diffusissime manipolazioni e ripatinature, più o meno orribili e affatto facili da individuare appieno senza buona esperienza. Qui c'è anche minore reperibilità di pezzi quindi il prezzo sale. I denari Repubblicani credo abbiano tra le più belle allegorie, ma i prezzi sono un po più alti dei periodi sopra esposti, e poi deve piacere il periodo storico. Spero di averti dato qualche spunto. Ciao.
    1 punto
  46. Figurati @Sesino! Per la rarità non saprei, servirebbe un catalogo cartaceo od online che la includa, o un passaggio d'asta per il tipo specifico. Io mi sono basato sul CNI che non mi pare parli della rarità delle monete che elenca (la R visibile in fondo al riferimento che ho postato indica la composizione, Rame): Non avendo testi specialistici sulle papali, il massimo che sono riuscito a fare è stato consultare le tavole del Cinagli, che mettono i mezzi baiocchi del sesto anno di Paolo V con "R P" come R (in questo caso intendendo la rarità). Va tenuto presente che il testo citato è abbastanza "stagionatello" (c'era ancora lo Stato Pontificio quando fu pubblicato) e sicuramente ci potrebbero essere delle differenze in pubblicazioni più recenti.
    1 punto
  47. Da anni c'è una bella e ricca sezione denominata: MONETE E MEDAGLIE DELLO STATO PONTIFICIO, dove si dovrebbe inserire lí le domande su monete dei papi....
    1 punto
  48. Buongiorno a tutti, dopo tanto tempo di inattività inauguro la mia rinnovata presenza sul forum con un quesito. Ho preso di recente questa piccola monetina come curiosità. Vorrei sapere se secondo voi il difetto è dovuto ad un taglio errato causato durante la coniazione oppure a qualcosa d diverso. Vi è mai capitato di trovare un quattrino simile? Carlo III, re si Spagna (1703-1725) e duca di Milano (1707-1740) - Quattrino D/ Busto a d. R/ Scritta entro ghirlanda Diametro: 1,9 cm Peso: 1,6 gr CNI 22-23 Le foto non sono il massimo della qualità in quanto le ho fatte senza stativo al volo.
    1 punto
  49. Salve amici, nei miei percorsi numismatici "on the road" mi è capitato di inbattermi in questa "bella moneta". Immagino che tutti gli amici lamonetiani la conoscano: Gioacchino Napoleone (Gioacchino Murat) 5 lire; anno 1813. E' sufficientemente evidente il superamento dello schema iconografico neoclassico, tipico della monetazione napoleonica. Rammento al riguardo che il neoclassicismo è una corrente del gusto che ha subito una lunga elaborazione prima di sbocciare nella breve e intensa fioritura dello stile Impero, dopodichè si è disgregato sotto l'azione dei fermenti romantici, che erano in nuce nella stessa corrente. Il neoclassicismo sacrificava l'invenzione e la cratività, in favore di un rigore formale che traeva schema dalle opere del tardo clacissismo antico, già sufficientemente formale e schematizzato ai tempi del domino di Roma. In contrapposizione al rigorismo ed all'utopismo dell'architettura neoclassica-illuminista, nel periodo del Romanticismo si rinnovarono e vivacizzarono le modalità di concepire i canoni accademici. Nelle monete di Gioacchino Napoleone, tale superamento è percepibile: la chioma non è stilizzata nè schematizzata o contenuta, al contrario i riccioli fluenti del grande soldato, eroe di tante cariche della cavalleria napoleonica, sono resi in modo naturale, con quell'accentuazione di toni e di chiaroscuri tipica dell'arte romantica. Per apprezzare tale tecnica fluente, potrete accostare la moneta (quando vi capiterà di osservarne direttamente un esemplare) ad una fonte luminosa e muoverla con le dita per avere un gioco di luce cangiante nei toni, che ne accentua l'espressione. Ovviamente, è più facile gustare e verificare appieno quanto sopra descritto ove un esemplare della moneta sia di grande qualità. Il profilo del volto perde la rigidezza tipica delle monete napoleoniche, il volume è più accentuato e i tratti morbidamente modellati. Il risultato è espressivo e rende l'ambizione e la fierezza del personaggio, con un piglio autenticamente rivoluzionario rispetto al mondo che lo ha preceduto. In qualche modo le idee post rivolzionarie rimanevano nello spirito del personaggio anche se Gioacchino, troppo spesso, se ne servì in atteggiamenti istrionici, al fine di conquistare il favore del popolo napoletano. In realtà sappiamo che Gioacchino Murat non fu solamente un eroe e nemmeno un puro. Probabilmente era un guascone, un Jouer...fortunato fino al compiersi di un destino...in quel di Pizzo Calabro, ove fu fucilato, in ragione di una legge che lui stesso aveva promulgato. Notate quante connotazioni romantiche ma tragiche nella vita di quest'uomo. Ma, la sua figura storica ed umana merita rispetto, peraltro il suo proclama di Rimini, non a caso, segna - per molti storici - l'inizio dell'epoca risorgimentale. Il ritratto della moneta postata, ha caratteristiche di piacevolezza, vivacità e romantico realismo, che hanno espresso tramite l'arte incisoria, un nuovo fermento. Nell'auspicio di non avervi tediato...un salutissimo.
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