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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/22/23 in tutte le aree

  1. I legni di Ercolano: l'antichità ora ha un'aria di casa L’eruzione del Vesuvio carbonizzò senza bruciare arredi e oggetti: un patrimonio straordinario e unico, finalmente esposto al pubblico nella mostra "Materia" Un letto proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina I latini distinguevano tra legna da ardere e legna da costruzione: la prima è “lignum”, la seconda è “materia” (voce rimasta in spagnolo, madera, e portoghese, madeira). Il legno dunque non solo come materia prima ma la prima tra tutte le materie. E “Materia” si intitola la mostra che per la prima volta espone “il legno che non bruciò a Ercolano”. Fino al 31 dicembre nella Reggia di Portici, sede in età borbonica dell’Herculanense Museum, la raccolta dei primi scavi e germe del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono infatti raccolti armadi, tripodi, sgabelli, letti, tavole, larari a forma di tempio, una culla, ritrovata con i resti del neonato. E poi lo scafo di una barca, un dritto di prora, un argano. Portamonete con serratura e il loro contenuto. Elementi decorativi in avorio e bronzo. E tavolette per la scrittura: il legno come supporto scrittorio è testimoniato a Ercolano da otto archivi privati di tavolette incerate trovati all’interno delle domus, che hanno conservato il contenuto graffito. Unicum tra gli unica, il soffitto del salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo, ritrovato nel 2009. Divelto e rovesciato dallo spostamento d’aria, era finito sulla sabbia umida del litorale e quindi coperto dal fango poi solidificato: una particolare condizione che ha conservato il legno “vivo” e persino elementi della cromia. I cassettoni sono assemblati quasi esclusivamente a incastri a mortasa e tenone, senza uso di chiodi. Lo stato di conservazione di alcuni lacunari ne permette tutt’oggi smontaggio e rimontaggio. Una culla carbonizzata proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina Ercolano è di fatto l’unico sito che attesti con larghezza l’ebanisteria e la carpenteria dell’antichità romana. Oltre agli arredi mobili sono oltre trecento i legni architettonici rimasti in situ come travi, porte, tramezzi, balaustre, arredi di bottega. Nella sequenza di distruzioni e ricostruzioni che segna la storia delle civiltà, gli oggetti d’uso, anche quelli di pregio, e gli elementi costruttivi realizzati in una “materia” deperibile come il legno, sono sempre i primi ad andare perduti: bruciati, demoliti, consunti, gettati via. Paradossalmente è stata proprio la distruzione operata dalla celebre eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ad averceli consegnati. A differenza di Pompei, devastata da una nube di ceneri e lapilli, la massa alta 20 metri di fango lavico ad altissima temperatura precipitata sulla città ha fatto sì che a causa dell’assenza di ossigeno il legno si sia carbonizzato e non combusto. Ma questi legni per diverse ragioni, principalmente conservative, sono sempre stati nei depositi. Solo un impegnativo e sperimentale progetto di restauro, tuttora in corso, coordinato da Elisabetta Canna e realizzato con la consulenza dell’Herculaneum Conservation Project, ha consentito di renderli in parte visibili. È una mostra che riporta il mondo antico alla nostra quotidianità. La persistenza, persino formale, degli arredi fa cadere la distanza di due millenni. È la forza di Ercolano e la mostra, attraverso l’allestimento, enfatizza la continuità dell’esperienza umana rispetto al dato scientifico, che pure può essere approfondito attraverso una app: «La mostra sui legni è stata un modo per avvicinare tempi lontanissimi – spiega Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano e curatore della mostra – Mi sono rifiutato di scrivere “letto” vicino al letto, “culla” accanto alla culla. Abbiamo invece voluto accompagnare il percorso con citazioni di ogni tempo, non solo antiche. La statua, il mosaico, la pittura non sono la nostra esperienza quotidiana. Ma i mobili, quelli li abbiamo tutti. E sappiamo bene che un tavolo non è semplicemente un piano con quattro gambe, ma uno spazio di confronto e di condivisione della nostra vita». La mostra non è solo un modo nuovo di avvicinare l’archeologia ma ha una dimensione programmatica. Non a caso Stefania Siano, co-curatrice, la definisce «necessaria e improrogabile»: «L’eccezionalità di questo complesso di oggetti ha assunto un significato sempre più identitario per il sito». Se “ materia” contiene in sé “ mater”, questa mostra allora è la madre del futuro prossimo di Ercolano. https://www.avvenire.it/agora/pagine/i-legni-di-ercolano-mobili-carbonizzati-materia-mostra-alla-reggia-di-portici
    4 punti
  2. Nella propria collezione - così come nei cataloghi d'asta - ognuno può metterla come gli pare. Ma dal punto di vista scientifico la risposta è una sola: l'autorità emittente è una cosa, il tipo un'altra. Le monete di consacrazione di Antonino Pio son state emesse sotto Marco Aurelio, quindi l'autorità emittente è Marco Aurelio, come infatti fa il RIC. Se no cosa facciamo, questa la inseriamo in collezione con i denari di Augusto?
    3 punti
  3. Fonte: https://www.stilearte.it/acquedotto-romano-tempietto-e-altre-strutture-antiche-emergono-durante-gli-scavi-della-pedemontana-delle-marche/ Acquedotto romano, tempietto e strutture antiche emergono dagli scavi per la strada delle Marche “Uno degli scavi archeologici più estesi, nell’area che sarà percorsa dalla strada si trova in corrispondenza del nuovo svincolo di Matelica Ovest, e occupa un’area di circa 4,7 ettari. – scrive la Soprintendenza delle Marche – Nonostante il ridotto interro e l’intensa attività agricola protrattasi nel tempo con arature, filari di vigna e buche agricole (in verde nella planimetria allegata), lo scavo restituisce numerose testimonianze delle frequentazioni dell’area, che si estendono dalla preistoria all’età rinascimentale”. Sono stati infatti indagati nel corso delle diverse fasi di indagine: un’area di abitato con buche di palo e capanne databili all’eneolitico diverse capanne e resti di abitato databili tra l’VIII e il V sec. a.C. una necropoli con tombe a tumulo e fossato anulare riferibili al VI-V sec. a.C. una strada romana con orientamento E-W di cui sono state riconosciute diverse fasi a partire dall’età repubblicana e presumibilmente in uso almeno fino al tardo-impero una piccola struttura votiva di età repubblicana-augustea un impianto produttivo di età romana (I sec. a.C – III sec. d.C.) un acquedotto di età romana un acquedotto di età rinascimentale “All’età del rame può essere ricondotta, allo stato attuale delle indagini, solo una parte dell’abitato messo in luce testimoniato dalla presenza delle buche di alloggiamento dei pali attribuibili a una struttura a pianta rettangolare absidata. Tra i rinvenimenti più importanti un frammento di ceramica decorato a punti impressi, che trova confronti con il sito di Conelle di Arcevia e un punta di freccia in selce” scrive la Soprintendenza delle Marche. Qui si vedono benissimo le buche di palo se seguite il profilo si vede molto bene l'edificio absidato con una serie di buche centrali longitudinali “Dal periodo orientalizzante e arcaico e fino al V sec. a.C. le due aree vengono occupate da una serie di strutture abitative sparse, talvolta molto distanziate tra loro, che mostrano orientamenti e forme differenti: da quelle sub-rettangolari absidate a pianta molto allungata (lunghezza tra 19 e 33 m) a quelle di forma ovale e rettangolare più piccole. – prosegue la Soprintendenza – La copertura doveva essere straminea nelle strutture più antiche e di tegole in quelle più recenti. Frammenti di tegole associati a intonaco incannucciato e materiale ceramico sono stati rinvenuti, oltre che in alcune delle buche di palo, anche all’interno dei numerosi pozzetti e fosse legati alle attività domestiche e artigianali svolte negli spazi esterni in prossimità delle abitazioni”. Una necropoli, databile a partire dal VII-VI sec. a.C., era collocata a breve distanza dall’abitato. Sono stati individuati almeno 3 fossati anulari, su uno dei quali si imposta una struttura di V sec. a.C. “L’area, allo stato attuale delle ricerche, sembra essere stata frequentata pressoché ininterrottamente fino alla piena romanizzazione, quando venne realizzata una strada di ghiaia, pietre e calce che, con andamento E-W, metteva in comunicazione municipium di Matilica con il diverticolo della Via Flaminia che risaliva la Valle del Potenza verso il municipium di Nucera Camellaria. – prosegue la Soprintendenza marchigiana – La prima fase della strada, databile per ora genericamente all’età repubblicana, mostra vari rifacimenti non perfettamente sovrapposti tra loro, ma con spostamenti dell’asse anche di alcuni metri”. Al di sotto della strada sono emerse grandi fosse di cavatura nel limo argilloso che hanno restituito materiale ceramico in fase con l’abitato di V sec. a.C. L’attività di estrazione del limo argilloso è attestata anche in fase romana in un’ampia area in prossimità del margine stradale, dove è emersa una grande area di cava. Sul lato S della strada è stata messa in luce una piccola struttura votiva in muratura a pianta quadrangolare aperta sul lato est. “A testimonianza della defunzionalizzazione rituale avvenuta in antico, è emersa una lastra di rivestimento in terracotta decorata a rilievo con due palmette contrapposte e due spirali oblique su cui era collocata una moneta in bronzo inquadrabile cronologicamente all’ultimo quarto del I secolo a.C. – dicono gli archeologi della Soprintendenza – La lastra poggiava a sua volta su un livello di tegole in frammenti, accanto ai quali è stata rinvenuta una piccola testa in terracotta parzialmente cava sul lato posteriore. Nello strato sottostante dei piccoli chiodini/ribattini in ferro erano probabilmente riconducibili a un manufatto in materiale deperibile. Questo piccolo edificio di culto, dismesso in età augustea, insiste sugli stessi livelli su cui si imposta la strada di età repubblicana, rendendo plausibile una datazione alla stessa fase”. Sul lato N della strada si apriva, invece, un vasto edificio adibito ad attività produttive, conservato al livello delle fondazioni. L’indagine ha messo in luce i resti di una piccola vasca con pavimentazione a mattoncini e 2 fornaci, di cui si conserva solo la parte relativa alla camera di combustione e ai praefurnia. I materiali rinvenuti negli strati archeologici di riempimento e nei butti immediatamente al di fuori della struttura permettono di collocare la vita di questo impianto tra il I sec. a.C. e il III d.C. L’edificio era sorto al di sopra di una parte dell’insediamento preromano, come testimoniano le buche individuate al di sotto dei livelli romani. All’interno dell’Area A3 è stato rinvenuto un acquedotto romano, che riforniva il municipium di Matilica, realizzato in trincea aperta con spallette in opera cementizia foderata di mattoni e fondo in mattoni. La struttura risulta spoliata in molte sue parti e priva della copertura. All’estremità sud di scavo è stato portato in luce un tratto dell’acquedotto rinascimentale di approvvigionamento idrico della città di Matelica risalente agli inizi del 1600.
    3 punti
  4. Sei un serio collezionista? Sicuro? Allora possiedi il requisito necessario per l'acquisto di questa banconota!
    2 punti
  5. Salve a tutti. Dopo le interessanti discussioni su splendidi argenti apro una parentesi su un piccolo bronzo. Dovrebbe essere il primo tipo coniato a Thurium . al D/ Athena con elmo attico verso destra, al R/ toro andante verso sinistra, con testa abbassata; sopra ΘOYPIΩN; lettera A tra le zampe del toro; in esergo ? . Diametro 15,5 mm peso 2,83 gr . Classificato come HN Italy 1904, SNG Cop 1494, Attianese Calabria Greca 1250, BMC 124 (con toro verso destra), in nessuno dei tipi richiamati è riportata però la A sotto il toro. Acquistata una quindicina di anni fa da Lanz non ho trovato in aste seguenti, in cataloghi o in sillogi questa variante con lettera A sulla quale chiedo, come ormai è mia abitudine, lumi agli amici del forum che ringrazio anticipatamente. PS) le foto lasciano un po' a desiderare perchè ', oltre alle mie non grandi capacità, la patina nera, molto solida, è lucida e crea qualche difficoltà
    2 punti
  6. Sembrerebbe un cavallo a nome di Carlo VIII, zecca L'Aquila. Cavallo (con croce mulinata) (lamoneta.it)
    2 punti
  7. Ne possiedo una similare che mi è stata valutata una ventina di euro, però proviene da un rotolino intonso della zecca e non dalla circolazione.
    2 punti
  8. Chiunque, anche tu. Basta che la giri dall'altra parte, dove c'è scritto petronius
    2 punti
  9. .....e con varie angolazioni e "giochi di luce" ,visto che potrebbe esser anche "mascherata". Saluti
    2 punti
  10. Ha il valore di un "buongiorno... grazie": irrisorio se provi a venderli, ma elevato per molte persone
    2 punti
  11. Vista l'ammucchiata di Rocco...La serie del 1804 con qualche doppione...
    2 punti
  12. Buonasera ragazzi, volevo mostrarvi la mia prima ( umilissima) moneta vandalica, Ilderico, acquistata per 15 euro da venditore professionale francese, anche grazie ad un caro amico che mi ha aiutato moltissimo nell'attribuzione .. è la prima perchè sinora ero rimasto attratto soltanto dalle romane imperiali, ma, negli ultimi tempi , sempre complice questo amico, ero sempre più attratto da quelle di quinto secolo, in quel periodo cosi denso di cambiamenti epocali, va da se che prima o poi dovevo rimanere irretito anche dalla monetazione delle invasioni barbariche, anche perchè, a ben guardare, un ponte di collegamento c'è sempre: ad esempio, Ilderico, era figlio di Eudocia, la quale a sua volta era figlia dell'imperatore romano Valentiniano III, quindi nel suo d.n.a. scorreva un pò di stirpe imperiale...
    1 punto
  13. Salve. Condivido un grano del 1678 di Carlo II con sigla AC/A. Per quanto riguarda la data, facendo molta attenzione, si scorgono appena appena la parte superiore del numero 7 e del numero 8. La conservazione non risulta affatto eccezionale, ma la moneta é interessante, secondo me, per altri motivi. Infatti, al dritto la legenda riporta: " CCAROLS " ( la "C" iniziale é ripetuta e manca la "V" di "CAROLVS", nonché lo spazio dove sarebbe stata da sistemare ). Al rovescio, riporta: "VHIEVSA" ( manca la "R" di " VHIERVSA", nonché lo spazio dove sarebbe stata da sistemare ). Capisco che possa trattarsi di uno slittamento del conio, ma come si spiega la mancanza delle lettere e dello stesso spazio necessario per essere riportate? Oltretutto, sia al dritto che al rovescio! Al rovescio, inoltre, lo slittamento non mi sembra neanche rilevante. Non metto in dubbio che il tutto sia dovuto a casualità, tuttavia ritengo che la moneta sia molto particolare e che trovarne una identica sarà ben difficile. Fatto, questo, non di scarsa importanza nella valutazione di una moneta. Spero di avere almeno qualche riscontro. Io ho fatto delle valutazioni e sono pervenuto a delle conclusioni mie personali, mi piacerebbe sentire anche qualche parere di collezionista esperto. Speriamo... Grazie. Buona giornata.
    1 punto
  14. Qui c'è una versione in zinco non proprio leggera, molto probabilmente li avranno prodotti in vari metalli. https://en.numista.com/catalogue/exonumia169674.html
    1 punto
  15. Buonasera a tutti, tra le mie più belle. Una Tris di Argentini Borbonici Saluti Alberto
    1 punto
  16. Nikita ma scherzi? Quella è una rarissima 5 euro stampata tutta al contrario! Infatti se leggi bene sono ORUE 5! 🙃 5000 euro di quelli standard le vale sicuramente
    1 punto
  17. Cosimo III lo escluderei, non si conoscono crazie, anche i quattrini son diversi. La postura del santo ricorda in effetti i quattrini da Ferdinando I in poi ma è la forma dello stemma, così squadrato, che è inconsueta un po' per tutte le monete dei Medici. in effetti è una moneta difficile e molto interessante un saluto
    1 punto
  18. E' autentica se hai pagato circa 100mila euro per venirne in possesso, o se un tuo padre/zio/nonno ha sborsato un centinaio di milioni di lire per venirne in possesso, o se il tuo bisnonno era un generale di corpo d'armata o Ministro del Regno. In tutti gli altri casi è falsa.
    1 punto
  19. Pfennig austriaco, XV secolo. In questo momento non posso essere più specifico, mi dispiace
    1 punto
  20. 1 punto
  21. Ciao,se ti riferisci a ciò che ho cerchiato in rosso allora sono esuberi di metallo,più che errore sono difetti... Nessun valore aggiunto...
    1 punto
  22. Rispondo per punti. Punto 1 : non bisogna avere alcuna raccomandazione per entrare. Si può semplicemente fare domanda e poi si è valutati. Come in molti altri posti o associazioni Punto 2 : nelle Logge vi sono molti uomini che non sono solo "di potere" . Vi sono - anche se molti non ci credono - operai, operatori ecologici, barbieri ecc. L'accrescimento intellettuale e così culturale è libero a tutti. Non è la Massoneria del XVIII secolo Punto 3 : il malaffare non è nelle Logge o, comunque non è colpa della Libera Muratoria qualora questo o quel Fratello sia stato implicato in un giro losco. In un palazzo di otto piani con quattro case ad ogni piano, qualora un inquilino ogni sera uscisse ed ogni giorno stuprasse o facesse un omicidio, una volta preso verrebbe lui giudicato colpevole o lo stabile tutto, con tanto di amministratore? Il Massone risponde per sé stesso, non per altri e la Loggia non risponde per lui giacché nel cammino all'interno della Libera Muratoria, ogni persona è artefice di sé. Punto 4 : molti Fratelli decidono di non dichiararsi apertamente giacché oggetti di vessazioni ancora oggi. Su questo dobbiamo "ringraziare" solo ed esclusivamente "Santa Madre" Chiesa, per le menzogne create ai danni della Massoneria Punto 5 : storicamente parlando sono gli Ebrei i più vessati
    1 punto
  23. Ah ecco, quindi gli appassionati di numismatica sono solo quelli che comprano per rivendere? Chi compra per passione o perché gli piace il semplice collezionismo non è da considerarsi un numismatico? Senza offesa, ma che stai a di'?
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  24. Scrivigli che ti interessa ma solo se periziata ove viene specificata la rarità
    1 punto
  25. La sicurezza è un grosso problema. Spero che chi di dovere cominci a fare in modo che venga assicurata. Sarebbe più che ora. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  26. Anche io non sono molto esperto probabilmente sbaglierò … ma non credo sia Ferdinando, penso come ho detto Cosimo ii o iii. Mi viene da pensare questo per la legenda del rovescio, mi sembra anche di intravedere una S a ore 3 del dritto. Etrv sta per Etruria intesa come Toscana. Attendendo riscontri più esperti….
    1 punto
  27. Benvenuto @Maastricht Ti dico la mia. Inizia con collezionare le monete commemorative che trovi in giro, se la passione continuerà, con le stesse compra alcune FDC, (personalmente adoro la baia) Se dopo un paio di anni, sarai ancora interessato., con le stesse fdc acquista le Proof.... Questo é stato il mio percorso, ma datti tempo e sperimenta senza spendere all inizio. P. S. Io taglio e tolgo tutto, incapsulo e sistemo nelle volterra trio deluxe. Mi interessa la moneta ed avere una collezione fruibile ed ordinata, il resto mi disturba, tra carta cofanetti e blister.
    1 punto
  28. Oramai i convegni sono uno stillicidio di furti e rapine. Organizzare un convegno in modo serio è possibile? Si se chi lo fa è del mestiere. Unico convegno dove a detta di tutti ci si è sentiti "sicuri" è stato quello di Cerea, per il resto lasciamo perdere, tanta buona volontà ma per uscirne indenni bisogna contare sul fattore c.... e non è il massimo.
    1 punto
  29. giusto per riamere in argomento allora questa?? 39.000€
    1 punto
  30. Ciao, è indubbio che le monete di consacrazione e di divinizzazione siano postume e quindi non emesse dagli imperatori regnanti ma dai loro successori. Tuttavia io le catalogo non in base alla data di coniazione ma per imperatore. La serie più famosa è quella degli antoniniani fatti coniare da Traiano Decio in memoria dei suoi predecessori, monete bellissime ed abbastanza rare 🙂 ANTONIO
    1 punto
  31. Per me vanno collezionate sotto l' Imperatore rappresentato e citato nella moneta , in coda alle altre dello stesso Imperatore in modo da rappresentare il percorso in vita dello stesso .
    1 punto
  32. In questa conservazione non si può parlare di valore economico. Ma rimane la testimonianza di un travagliato periodo storico.
    1 punto
  33. Io le metto in base alla data di emissione della moneta quindi direi sotto Marco Aurelio
    1 punto
  34. Buonasera, la moneta è molto consunta, non penso che valga molto.
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  35. Ci potrebbero essere problemi per slabbarla?
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  36. l'Italia a mio parere potrebbe; anzi dovrebbe coniare una serie di monete commemorative dedicate ai grandi uomini della Massoneria. Monete in Oro di Francesco D'Aquino, di Cavour come di Garibaldi e Bixio; Vittorio Emanuele II così come Ugo Foscolo ed Enrico Fermi. Tutte rigorosamente in Oro - solo , non argento od altro - in onore all'aulico messaggio massonico come allo spessore degli appartenenti, di nascita peninsulare, nel corso degli ultimi trecento anni
    1 punto
  37. Ci provo anch'io, ma non sono al tuo livello!!! La mia è un'ammucchiata amatoriale...
    1 punto
  38. Quel giorno ero contento di poter incontrare il "papà" di uno dei miei eroi della mia infanzia ed era stata organizzata una giornata celebrativa in tuo onore e per quello che sei stato capace di creare. Ma all'improvviso non potesti venire, poiché ti sei ritrovato ad affrontare una grande battaglia e che hai combattuto con lo stesso spirito che è presente nei racconti che ci hai lasciato... "Ci rivedremo in quel luogo dove le ruote del tempo si incrociano". Buon viaggio Maestro Matsumoto. Akira "Leiji" Matsumoto ( 25/01/1938 - 13/02/2023 )
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  39. Non si tratta di tecnica di produzione monete ma, per chi è curioso, segnalo un paio di video in cui è mostrato il confezionamento delle serie di zecca e delle coincard:
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  40. Taglio: 2 euro cc Nazione: Finlandia anno: 2019 Tiratura: 500.000 Condizioni: BB+ Città: Milano Note: NEWS!!
    1 punto
  41. Ciao a tutti, oggi condivido con voi un asse di Gordiano III con patina smalto verde azzurra, proveniente da Asta N-N Auction 61 Lot. 734. Allego descrizione dell'asta: GORDIAN III (238-244). As. Rome. Obv: IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG. Laureate, draped and cuirassed bust right. Rev: VIRTVTI AVGVSTI / S - C. The Farnese Hercules: statue of Hercules right, with hand upon hip and leaning upon club draped with lion skin. RIC 309. Weight: 8.23 g. Diameter: 24 mm.
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  42. Da piccolo raccoglievo le monete che apparivano su Topolino "operazione Quack" o simile. Credo siano molto più pregiate della serie sui Fumetti (con possibilità infinite di spillare soldi a collezionisti "numismatici": in cupronichel a 6 volte il facciale; in argento a 12 volte il facciale). Ho smesso di collezionare Repubblica (solo tipologico) con l'avvento dell'Euro, stanco di commemorazioni farlocche: oggi sembra ancor più una colossale bidonata (Raffaella Carrà? Mettiamoci Amadeus ed i "Presentatori televisivi italiani")! Le serie zecca e le monete in argento commemorative del periodo 1980-1990 sono crollate nel loro valore a circa 1/10: chissà queste! Molto meglio collezionare figurine e francobolli (anche perchè questi ultimi non se li fila più nessuno e li ricevi in regalo)! Ormai l'IPZS è un'Azienda privata a scopo di lucro e la qualità delle emissioni solo un ricordo (e non si tratta di provocazione)!
    1 punto
  43. È risaputo: i gatti sono animali molto puliti e si dedicano spesso alla cura della loro igiene personale. e poi - naturalmente per il bene dei felini domestici che si ammutandano - si potrebbe aumentare il ritmo del ricambio degli indumenti intimi, ed il gioco è fatto!
    1 punto
  44. Circa la bonifica degli acquitrini nel territorio di Selinos é interessante leggere il seguente scritto PDF del professore Simone Rambaldi del 2010: https://core.ac.uk/download/pdf/53279422.pdf L’autore rigetta fondamentalmente l’ipotesi del collegamento con le vicende di Empedocle nel quadro di una più ampia attribuzione ai culti delle specifiche divinità fluviali di una polis, per quanto concerne le raffigurazioni di Selinos ed Hypsas sulle emissioni della colonia fondata da Megara Iblea.
    1 punto
  45. Mi pare che sia stato detto quasi tutto. Penso che per quanto riguarda la data non possano esserci dubbi. E' sufficiente confrontare l'esemplare di Francesco con un 1720, la forma dello 0 è diversa e ben distinguibile... https://www.numismaticaranieri.it/archivioscheda/7920-modena-rinaldo-deste-1706-1737-ducato-1720.aspx Altra nota... i passaggi d'asta... se ne trovano diversi per le stesse monete... L'esemplare di Inasta è stato rimesso in vendita da Artemide nel dicembre 2015 con lotto n°439 https://www.artemideaste.com/auction/view/392/439. L'esemplare Inasta 89 ed ex Varesi 43 è passato anche da Nomisma, asta 58, lotto 949: https://auctions.nomismaweb.com/it/lot/567502/modena-rinaldo-dteste-1706-1737-ducato-/ Passaggi multipli a stretto giro... mi fanno sempre uno strano effetto. Per quanto riguarda la rarità della data 1722 penso si possa spiegare con il fatto che proprio in quell'anno si ridusse in modo drastico la reperibilità delle mezze lire che dovevano servire da materia prima per la produzione del ducato. In questo modo la produzione, partita in modo molto rapido e imponente (l'ordine era del 30 maggio 1719, la prima libbranza fu del 29 luglio 1719) si ridusse in modo progressivo per divenire difficoltosa già all'inizio del 1722... tanto che a marzo e luglio 1722 vennero pubblicate due grida allo scopo di incentivare la consegna delle mezze lire... ma l'argento stava già aumentando di valore e chi ne aveva se lo teneva ben caro. Proprio il successivo pasticcio imbastito con la sovra produzione del mezzo ducato contribuì a provocare un ulteriore forte aumento del valore dell'oro e del buon argento con conseguente accantonamento e probabile successivo riutilizzo delle monete in buon argento, ducato modenese compreso. Per rispondere a @gallo83, la grande rarità del ducatone a nome di Alfonso IV è sicuramente spiegabile con l'esigua produzione... limitata a soli 4482 pezzi e qui mi fermo che è tardi Mario
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  46. Ciao a tutti, riportata a casa dall'Inghilterra...era un peccato lasciarla là...finalmente farà compagnia al 60 grana, testa piccola, del 18.
    1 punto
  47. Cari amici la raccolta dei colli lunghi aumenta notevolmente di qualità con tre sontuosi inserimenti che sostituiscono altrettanti esemplari non malvagi ma certo non così, tutti provenienti dall’asta Nomisma 66. Questo presentato stasera è quello peggio conservato dei tre, seguiranno a breve gli altri due, superiori in quanto privi di quei piccoli graffietti presenti al R che si riscontrano su questo esemplare, periziato dalla casa d’aste qFDC, ma con rilievi davvero attraenti, anche al D. I fondi lucenti si accompagnano a una patina abbastanza leggera al R e quasi eterea, impalpabile al D. La differenza di valore in questi grandi moduli tra il FDC e il BB viaggia a livelli di venti, trenta, anche quaranta volte, a seconda del millesimo. Questo è comune, non così tanto reperibile in questa conservazione. Buona serata
    1 punto
  48. è una moneta tra le più comuni vittima di una bolla speculativa, non escludo che molte siano coniazioni recenti. sarebbe interessante confrontare le varie tipologie di elefanti con quelli conosciuti nell'ottocento, certi sembrano autobotti dello spurgo!
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  49. Sto controllando lo studio del Bovi "Osservazioni sui maestri di zecca di Filippo II a Napoli" (B.C.N.N. a.XXXIV, n°1, genn-giu 1949) e noto che ci sono sostanziali differenze con quanto, invece, asserito dal De Sopo: mentre quest'ultimo ci dice così: MAESTRI DI ZECCA Giovan Battista Ravaschieri - Sigla IBR 1548-1567 Germano Ravaschieri - Sigla G.R. 1567-1579 Giovanni Antonio Grimaldi 1579-1591 Marco Antonio De Leo - Sigla MAL 1591-1598 Giovanni Antonio Fasulo - Sigla IAF 1594-1598 il Bovi dà date e nomi diversi: Zecchieri durante il regno di Filippo II. Giovanni Battista Ravaschieri ultimo Maestro di Zecca di Carlo V e primo di Filippo II fino al 1564 Germano Ravaschieri 1564-1584 Giovanni del Castiglio reggente 1584-1591 M. Antonio De Leo (o Leto) 1591-1594 Giovanni Antonio Fasulo ultimo zecchiere di Filippo II dal 1594 e primo di Filippo III. E' pur vero che il De Leo comprò, per 6500 ducati, la carica di Maestro di Zecca quando, nel 1591, moriva Germano Ravaschieri, ma, secondo Bovi, ci sarebbe, tra i due, un intermezzo di reggenza di Giovanni del Castiglio (1584-1591): è solo un caso che le iniziali di Iohannes de Castillo (presumo di origine spagnola) siano CI?? Teniamo anche conto che (fonte de Sopo) il Giuno Maestro di prova sotto Filippo III aveva come segno la sola lettera G... D'altro canto, però, il Bovi stesso, in un suo successivo studio ("Le monete di M. A. Leto", B.C.N.N., a.XXXV, n°1, gen-dic 1951), citando spesso la sigla CI (senza, purtroppo, darne spiegazione...), ci dice che essa è presente anche sui tornesi degli anni 1594-5-6-7-8 assieme alla sigla IAF Allora mi chiedo: "Del Castiglio sì o Del Castiglio no?"... Cosa ne pensi?
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