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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/27/23 in tutte le aree
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Il volto di Cristo Pantocratore. Lo sguardo fisso, quasi a guardarti. Scorrendo il catalogo di una recente asta, anche se ero alla ricerca di altro, mi sono bloccato: era quasi ipnotizzante, così mi sono soffermato a leggere le caratteristiche della moneta in questione... e poi, anche se la mia area di interesse abituale è tutt’altra, ho pensato: “con questa provo a fare un’offerta”. È così che alla fine mi sono aggiudicato questo ducale di Ruggero II e Ruggero III.6 punti
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Un minimo di presentazione ed educazione sarebbero ben accetti,ma vabbè... Per rispondere al tuo probabile quesito si tratta di una medaglia e non una moneta, Papa Pio XI, medaglia in alluminio (?),credo si riferisca ad un giubileo,in esergo al rovescio MCMXXV(1925)... Valore:0... E scusami per l'attesa...4 punti
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Al rovescio sono rappresentati il basileus e san Demetrio che gli porge un vessillo sormontato da una croce patriarcale. La somiglianza mi ha ancor più colpito dopo aver scoperto che questa moneta è stata prodotta proprio durante la guerra greco-normanna, mentre i Normanni sotto la guida di Roberto il Guiscardo invadevano Epiro e Tessaglia, avvicinandosi alla regione di Tessalonica stessa: forte è la tentazione di pensare che una certa quantità di queste monete abbia fatto parte dei bottini normanni, sia stata portata in Italia e qui sia poi stata vista dal giovane Ruggero II entrando a far parte del suo immaginario... Appurata la natura tipicamente bizantina dell’iconografia del ducale, resta da approfondire cosa vedo di profondamente “normanno” in questa moneta. Il ducale è una moneta chiaramente celebrativa. Innanzitutto riporta l’anno di emissione (il 1140, datandolo come “anno decimo di regno”), per inquadrare senza possibilità di confusione il suo riferimento cronologico. Il suo rovescio mostra i “trionfatori” di una lotta lunga ma vittoriosa: Re Ruggero, magnificamente agghindato e con il globo crucigero in mano, a rimandare all’assolutezza quasi “orientale” del suo potere, ed il suo figlio primogenito Ruggero, in armi. La moneta porta poi nel suo nome stesso il richiamo alla dignità di Ruggero figlio. Questi, investito dal padre del Ducato di Puglia nel 1334, si era distinto per valore militare fin dalla battaglia di Rignano (1137) e nel 1139, dopo la morte del principale contendente di Ruggero II, Rainulfo d’Alife, era riuscito addirittura a catturare Papa Innocenzo II, costringendolo a confermare al padre Ruggero II il titolo regio ed a lui ed al fratello minore Anfuso rispettivamente i titoli di Duca d’Apulia e Principe di Capua. Ruggero d’Apulia, che nonostante la giovane età (era nato intorno al 1118) si era dimostrato in grado, nelle parole di cronisti coevi, di gestire il potere con assennatezza e polso, era ormai destinato a succedere al padre Ruggero II nella dignità regale, quando venne a mancare prematuramente ed in circostanze non chiarite tra il 1148 ed il 1149. Il ducale, come moneta, nonostante la ricchezza iconografica e la sua posizione “di snodo” nel nuovo sistema monetario introdotto da Ruggero II, non ebbe molta più fortuna del personaggio al cui titolo si riferiva. Scarsa pare la sua menzione come moneta “di conto” nelle fonti scritte e ancor più scarsi sono stati finora i suoi ritrovamenti, come se in realtà il ducale avesse avuto una circolazione limitata nell’economia “reale”. Addirittura, ancora è dibattuta l’estensione stessa della sua circolazione: per la natura simbolica di moneta che celebrava il potere ormai incontrastato di Ruggero II su tutto il Regno e per la sua nascita proprio in seguito alle Assise di Ariano (che miravano a sancire l’unità anche legislativa dei possedimenti normanni) si potrebbe pensare che dovesse aver corso in tutto il Regno; diversi Autori ritengono tuttavia che il ducale fosse destinato unicamente alle regioni continentali e, nonostante la sua coniazione a Palermo, non dovesse aver corso legale in Sicilia. Di fatto, la sua coniazione sopravvisse di poco a Ruggero II, proseguendosi soltanto nel regno del suo successore, Guglielmo I, con obbligate variazioni iconografiche (per perdita del “contesto” a cui si riferiva, a riprova della sua natura “celebrativa”) e per giunta con una svalutazione del suo contenuto di fino. Dall’ascesa al trono del sovrano successivo, Guglielmo II, il ducale non fu più battuto. L’epopea normanna era iniziata con un piccolo gruppo di avventurieri venuti dal Nord che infine, sotto il comando di Roberto il Guiscardo, erano giunti a conquistare l’intero Mezzogiorno italiano ed addirittura, sotto la guida di Ruggero I d’Altavilla, si erano posti come “precursori” delle Crociate liberando la Sicilia dalla dominazione araba. Attraverso una sapiente miscela tra valore militare e valorizzazione dell’eredità culturale e del capitale umano di arabi e bizantini, avevano saputo creare uno Stato fiorente e potente, in grado persino di recuperare terre ai musulmani in Nord Africa (il “Regno normanno d’Africa”, protettorato siciliano fino al 1160) e di insidiare il cuore dell’Impero bizantino con i tentativi di invasione della Grecia tra l’ultimo ventennio dell’XI e la prima metà del XII secolo. Lo Stato normanno nel Mezzogiorno d’Italia è stato così il crogiuolo da cui sarebbe poi scaturita l’esperienza dello “stupor mundi” medioevale. Eppure, nel giro di meno di due secoli, l’intero edificio statale normanno ha raggiunto l’acme del proprio splendore per poi crollare davanti all’avanzata sveva, forse proprio per la prematura scomparsa di Tancredi d’Altavilla, che ne ha vanificato la strenua resistenza. In questo senso, ho voluto scorgere nella breve coniazione del ducale quasi la “cifra” dell’esperienza normanna nel Mezzogiorno italiano: moneta “trionfale” ma senza futuro, come il principe da cui prendeva il nome, prematuramente mancato alle aspirazioni di successione del padre, e come lo splendido e fertile esperimento di Stato “moderno” e multiculturale fondato dagli Altavilla che, se temporaneamente sembrò rifiorire sotto Federico II (in fondo, un Altavilla anche lui, per parte di madre), fu poi definitivamente superato dall’invasione angioina. Bibliografia: Zecchino M. R., La riforma monetaria varata da Ruggero II nell’Assemblea di Ariano del 1140. Rivista di Storia del Diritto Italiano; 2013, vol. 86, pagg. 303-324. Travaini L., La monetazione nell’Italia normanna. Roma, 1995. Grierson P., Travaini L., Medieval European Coinage. With a catalogue of the coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge. 14. Italy (III) (South Italy, Sicily, Sardinia). Cambridge, 1998.4 punti
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Grazie @Releo per aver postato questa serie di gigliati. Una moneta che al collezionista può apparire "noiosa" per la sua immutata iconografia nel tempo ma che invece nasconde particolarità che ancora oggi sono oggetto di studio nel tentativo di dare una cronologia alle varie emissioni. I tuoi gigliati possono essere considerati quasi tutti postumi al regno di Roberto d'Angiò con l'esclusione certa dell'esemplare con il giglio. Il liliatus nasce sotto Carlo II d'Angiò, nel febbraio del 1303, con il compito di sostituire l'ormai svalutato saluto ma sarà sotto Roberto d'Angiò che raggiungerà il successo al punto da essere imitato e contraffatto. Allo stesso tempo però non sarà immune da speculazioni e tosature ed ecco che, a garanzia dell'emissione, verrà contrassegnato da alcuni simboli. Dal 1317 sarà impressa una ghianda e, dal settembre 1321, un giglio. Nonostante tali accorgimenti e le pene severe per i tosatori, quest'ultimi continuavano nella loro fraudolenta attività, motivo per cui furono emessi dall'autorità dei pesi ufficiali di cui si è parlato nei post precedenti. Per quanto riguarda il tuo gigliato con quella "allegoria" che hai definito come una specie di vela, credo di poterti confermare che non si tratta di un simbolo. La peculiarità dei simboli era quella di essere facilmente individuati e riconosciuti e di sicuro non è questo il caso. Certo è che la sua posizione, identica a quella della simbologia nota, ti ha fatto giustamente avanzare dei dubbi. Provando a dare una ipotetica spiegazione di quello che appare più un problema di coniatura che la volontà di rappresentare qualcosa, si potrebbe azzardare di supporre che in origine, su quel conio, un simbolo ci fosse ma, per motivi a noi ignoti, sia stato cassato. Insomma un conio ancora in grado di svolgere il suo lavoro ma che non debba più andare a "marchiare" la moneta con un simbolo. Ed ecco che in zecca, nella continua ricerca di tenere bassi i costi, si opti di cancellare il simbolo sul conio. Il risultato è una mancanza di metallo sul conio che si traduce in un rilievo sulla moneta. Ovviamente si tratta di un'ipotesi e tale resta però giustificherebbe appieno la particolarità della moneta in oggetto.4 punti
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Caro Marco io da milanese purosangue da almeno otto generazioni mi ricordo ancora abbastanza lucidamente anche la metà degli anni ‘60 quando la mamma (abitavamo a Porta Romana, dove sono nato ormai troppi anni fa) mi portava dalla zia che abitava in Via San Michele del Carso col tram. Ora c’è solo il “9” su quella linea, allora c’era anche il “29/30”, che facevano la linea uno in un senso e uno nell’altro. Erano considerati “nuovi”, vetture doppie del 1959, rispetto alle storiche vetture del 1928, che funzionano ancora oggi. Niente mini assegni, erano ancora di la’ da venire, i gelati costavano 30 lire, i quotidiani 50, la benzina 112 lire al litro, i mezzi pubblici milanesi erano verdi, i taxi nero-verdi, l’aria irrespirabile, la nebbia una coltre che non ti faceva vedere le luci dei tram fino a che non erano alla fermata, Carosello trionfava con Ernesto Calindri e il suo “Cynar” e con il Quartetto Cetra e il loro mitico “Chinamartini”. E la domenica pomeriggio Ric e Gian incantavano con i loro siparietti, e dopo si assaggiavano i pasticcini di Panarello o di Cova. Niente computer, niente telefonini, TV in bianco e nero con solo due canali, in onda gli “Eroi di cartone” o “Scala Reale”, mitica edizione di Canzonissima 1966 con Peppino de Filippo. Niente Instagram, niente Whatsapp, niente Ferragni, quattro calci a un pallone all’oratorio di Viale Lazio e tanta tanta spensieratezza…Dio che nostalgia!4 punti
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3 punti
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...e poi ho pensato che il diritto di questa moneta, attribuita alla zecca di Palermo, mi rimandava direttamente a Monreale ed allo splendore della Sicilia arabo-normanna, un unicum storico che mi ha sempre affascinato e che l’acquisizione di questa moneta mi ha portato ad approfondire. Con questo tondello ritorniamo indietro al 1140, l’anno della definitiva consacrazione di Ruggero II, finalmente venuto a capo dei conflitti contro il Papato ed alcuni suoi grandi feudatari, che gli avevano impedito di esercitare davvero il potere conferitogli nel 1130 con l’incoronazione a “Re di Sicilia, del Ducato di Puglia e del Principato di Capua”. È il momento del suo trionfo, e finalmente Ruggero II può iniziare a (ri-) organizzare il suo Stato: provvede quindi ad indire le “Assise di Ariano”, grande riunione in cui alla presenza dei feudatari e dei notabili del Regno traccia le linee di indirizzo del suo governo e stabilisce un corpus legislativo, che includerà anche una riforma del sistema monetario. È proprio nel contesto di tale riforma che nasce il “ducale”. Sul ducale abbiamo poche informazioni da documenti dell’epoca. Interessanti a questo proposito sono gli scritti di un fiero detrattore di Ruggero II, Falcone di Benevento, che nel suo Chronicon Beneventanum, parlando della riforma monetaria (e con speciale riferimento al ducale), riporta: “de quibus orribilibus monetis totus Italicus populus paupertati et miseriae positus est, et oppressus” (“da queste orribili monete tutto il popolo d’Italia è esposto alla povertà ed alla miseria, ed oppresso”) e giunge a riferire che il ducale “magis magisque erea quam argentea probata tenebatur“ (“conteneva di gran lunga più rame che argento”). In realtà il “fino” del ducale, intorno ai 500-600 millesimi, non risulta così diverso da quello di altre monete argentee coeve, e forse l’avversione di Falcone alla sua introduzione si può far risalire alla posizione del ducale nel nuovo sistema monetario, in quanto veniva equiparato a 8 “romesine”, moneta che veniva invece messa fuori corso; ora, se si identificano le “romesine” con i denari di Rouen al tempo circolanti nel Meridione italiano, il loro contenuto in argento faceva sì che 8 romesine dovessero in realtà equivalere a quasi 2 ducali, con evidente mossa speculativa da parte del sovrano normanno. Il ducale appare come moneta per più ragioni di stile bizantino. Intanto, la sua forma concavo-convessa si rifà direttamente al “trachy”, forma introdotta nell‘Impero bizantino dalla metà dell’XI secolo, applicata sia alla monetazione aurea sia a quella in leghe d’argento ed inedita tra le monetazioni europee “occidentali”. Dei richiami iconografici bizantini nel diritto della moneta, su cui campeggia il Cristo Pantocratore, ho accennato sopra. Ma anche al rovescio della moneta lo stile della composizione si richiama a numerosi precedenti bizantini, con le due figure, di Re Ruggero e suo figlio Ruggero Duca, stanti in piedi, affiancate e reggenti insieme un vessillo sormontato da una croce patriarcale. Nel complesso, ho rinvenuto una sbalorditiva somiglianza con una moneta bizantina in particolare, un histamenon nomisma svilito battuto da Alessio I Comneno nel 1081 nella città di Tessalonica... DOC IV, 43 punti
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Giusta identificazione. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CVIIIAQ/6 Questa la scheda giusta.2 punti
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Leggo AQUILANA CIVITAS al rovescio, mentre al dritto oltre ad uno scudo non leggo altro. Dovrebbe essere un cavallo della zecca de L'Aquila, forse a nome di Carlo VIII : forse questo : Cavallo (con scudo in corona d'alloro) (lamoneta.it) Chi conosce meglio di me questa monetazione, potrà essere più preciso.2 punti
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Cesare è sempre Cesare… E comunque lo sappiamo, lo hai detto tu stesso, le aste son cosi: magari oggi metto in asta una moneta che va via alla base, domani la rimetto e va via al doppio solo perché ci sono due collezionisti interessati.. magari lo stesso lotto in un’altra occasione avrebbe fatto una cifra molto superiore c’est la vie, è il bello per chi ha pazienza, fortuna e preparazione2 punti
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Interessantissima disamina di una moneta importante per il nostro Meridione. Anche se datato ti consiglio di leggere (ma probabilmente lo hai già fatto) quanto scritto su di essa da Salvatore Fusco nel 1812 nella "Dissertazione su di una moneta de Re Ruggeri detta Ducato". Se non lo hai già fatto trovo quanto scritto più di 200 anni fa illuminante. Ne ripropongo la descrizione fatta all'epoca dal Fusco: "Tal moneta è d'argento, e la sua forma è concavo-convessa; osservasi nel concavo il Re Ruggieri col Duca Ruggieri suo figliuolo, che sostengono l'un colla destra l'altro colla sinistra una Croce; ha il Duca il cingolo militare, e al di lui lato veggonsi le lettere R. DX. AP. Rogerius Dvx Apuliae; il Re è vestito cogli abiti reali, ed ha la corona sul capo e'l globo colla Croce nella sinistra mano, e dalla sua banda rilevansi le lettere R. R. SLE. Rogerius Rex Siciliae; e nel campo lungo la Croce son verticalmente disposte le lettere AN. R. X. Anno Regni X: Nel convesso poi vi è scolpito il busto del Salvatore che tiene i libri degli Evangelij colla sinistra, che solamente si scorge, ed intorno di esso vi è la leggenda: + IC.XC.RE.IN AETRN., cioè Jesus Christus regnat in aeternum." Una descrizione che ti fa "vedere" la moneta anche senza immagine (vi è il disegno nelle tavole), in una visione romantica della Numismatica che forse oggi non c'è più. Complimenti per la moneta!2 punti
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Pensavo che la scoperta di un tricolore italiano su una moneta del 1848 avrebbe suscitato un qualche riscontro... Arka Diligite iustitiam2 punti
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Quanti ricordi mi avete risvegliato. Girare con il "pacchetto" dei miniassegni e stare attenti a non lasciarli nei pantaloni altrimenti, in lavatrice, andavano in pappa. Si era ricchi con i miniassegni. Anche se non sono più considerati, credo che di diritto debbano entrare in una collezione di cartamoneta, più o meno estesa, in qunato hanno fatto parte dell'economia, sono state "denaro" circolante che hanno svolto una funzione ben precisa.2 punti
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Buonasera a tutti, @fricogna come ti dicevo qualche post fa.. @giovanni0770 Mi hai fatto venire voglia di prendere i miei 9 cavalli di Ferdinando IV. Ho tutte le annate da bravo accumulatore seriale. 😀 Però per le mie più belle posto la mia tris del 90. Saluti Alberto2 punti
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Se troverai un 500 Lire di tuo interesse, tieni presente che esistono tre varianti: da: ANDREA DEL PUP, perito numismatico specializzato in varianti, errori e tecniche di coniazione.2 punti
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1537 REGNO D'ITALIA. VITTORIO EMANUELE III. 5 LIRE QUADRIGA BRIOSA 1914 Roma. Argento. qFDC. Periziata e sigillata Tevere. 😧 VITTORIO EMANUELE III RE D'ITALIA Semibusto in uniforme del Re volto a destra, sotto il busto il nome dell'autore D . CALANDRA. R: L'Italia, con scudo, elmo e ramo di ulivo stante su quadriga briosa verso sinistra ornata con fiori e FERT. Sotto le zampe dei cavalli millesimo. In esergo il valore tra due nodi savoia, sopra il nodo di sinistra il segno di zecca, sopra il nodo di destra una stelletta a cinque punte. Sopra l'esergo a sinistra il nome dell'autore D . CALANDRA e a destra dell'incisore A . MOTTI INC . Bibliografia di riferimento: Pagani 714. Gigante 72. Montenegro 114 Stima € 7.000 - 8.000 Chiaramente ispirata ai modelli classici, in primis le favolose emissioni siracusane, questo pezzo testimonia la passione di Vittorio Emanuele III per la numismatica. Formatosi studiando le monete dell'antichità classica e del Rinascimento, fin dal momento della sua ascesa al trono il giovane Principe di Napoli cercò di superare il modello ormai consolidato con la testa di profilo nel diritto della moneta e con lo stemma coronato dei Savoia al rovescio, non senza contrasti con l'anziano incisore capo della Zecca Filippo Speranza. Ottimo tecnico del bulino secondo i metodi artigianali del tempo, non fu facile trovare un compromesso per le primissime emissioni di Vittorio Emanuele III. Venuto a mancare Speranza, con Regio Decreto del 29 gennaio 1905 venne nominata una Commissione permanente tecnico-artistico-monetaria, il cui scopo era il rinnovamento artistico della monetazione italiana, rivolgendosi ad artisti affermati. Tale commissione diede l'incarico di preparare i nuovi modelli a quattro noti scultori italiani: Egidio Boninsegna, designato ai modelli per le monete in oro; Davide Calandra per l'argento; Leonardo Bistolfi per il nichelio e Pietro Canonica per il rame. La realizzazione delle prove venne affidata allo Stabilimento Johnson di Milano. Tra queste c'era il pezzo da 5 lire in argento tipo quadriga uscito dai modelli di Calandra dal quale deriverà il pezzo da 5 lire coniato nel 1914. La scena che rappresenta l'allegoria dell'Italia, stante su quadriga briosa, ornata di fiori e della scritta FERT, che tiene lo scudo nella sinistra e un ramo di ulivo nella destra venne modificata diverse volte da Calandra per migliorarne l'effetto di agilità e movimento. L'incisione fu affidata ad Attilio Motti e la tiratura fu di 272.515 esemplari. Lo scoppio della I Guerra Mondiale ha trasformato questo pezzo in una moneta rara e ricercata. Qualcuno scrisse che la rarità derivasse dall'affondamento, durante la guerra, di una misteriosa nave militare carica di casse contenenti queste 5 lire. Assai più realistico pensare che ; considerato l'alto contenuto d'argento ; le monete che uscirono dalle officine della Regia Zecca furono subito tesaurizzate e custodite in cassette di sicurezza. Col passare del tempo sono stati proposti sul mercato diversi esemplari, per cui la rarità è diventata relativa, ma la bellezza di questo scudo da 5 lire rimane indiscussa. Fonte https://wannenesgroup.com/it/lots/337-15370-regno-ditalia-vittorio-emanuele-iii-5-lire-quadriga-briosa-1914/2 punti
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Io avevo sempre dato per scontato si trattasse di questa. Ed in effetti non ho mai visto quella cui fa riferimento Grierson. Allego l'immagine di una splendida moneta passata in asta da Artemide 54 lotto 408. Se riesco, nei prossimi giorni posterò anche il mio ducale.1 punto
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Ciao @Pxacaesarforse non hai visto bene la differenza, tra quelle che hanno subito una reazione chimica come il bimetallismo e l'usura da circolazione di quelle che ho postato, se in un qualsiasi momento della storia c'è un problema di reperimento di metallo nobile o no subentra la moneta fiduciaria che di norma è ritirata quando finisce il problema, e la saggiatura serviva proprio per questo, tu dici che non accetteresti certe monete, ma se al momento l'autorità emittente emette certe monete di conseguenza queste vengono normalmente accettate. Silvio1 punto
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Segnalo l'uscita del n. 391 di Panorama Numismatico. Questo è l'indice: Gianni Graziosi, Immagini femminili sulla cartamoneta, I parte – p. Roberto Diegi, La monetazione di tipo greco in Sicilia, 4, Leontini e le sue monete – p. 11 Alberto Castellotti, Un imperatore a “marcia indietro”– p. 17 Vladimiro Pirani, Zecca di Ancona: i bolognini – p. 21 Giuseppe Carucci, Gli emisferi di Magdeburgo – p. 41 Alberto Mosca e Artur Zub, Il tricolore ai piedi del leone – p. 45 Giuseppe Carucci, I soldi del calcio – p. 51 Notizie dal mondo numismatico – p. 55 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 631 punto
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La celebre emissione veneziana da 20 lire del 1848 “nasconde” la bandiera italiana. Beh, come si fa ora a non essere curiosi…..1 punto
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Ciao , questi sono i miei 50 centesimi. Venivano usati da alcuni negozi di questi comuni come prova verso L euro. Qui sul forum c è una discussione dove vengo spiegate un po’ di cose.1 punto
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Salve, mi chiamo Mikael ho 14 anni, vorrei avere un parere su questa moneta da qualcuno di più esperto....1 punto
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Mikael Allora.... Intanto benvenuto nel forum. Quest' ultimo rappresenta una piattaforma ben definita lontana anni luce da altri tipi di format di altri social (senza screditar nulla e nessuno),indi percui ci si pone in una maniera consona e si espone il quesito con ordine e nel rispetto delle regole (è fondamentale leggere il regolamento ed altro quando ci si iscrive). Ti ha giá detto tutto il buon Genny @gennydbmoney per la tua medaglia. Ti saluto😉1 punto
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Buonasera, non è la moneta che è vecchia, sei tu che sei troppo giovane, se giudichi vecchia una moneta del 1958 , hai me!! lasciamo da parte i ricordi, la moneta ha dei vistosi segni di usura e in questa conservazione non ha un vero e propio valore se non quello sentimentale dei ricordi1 punto
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Un buon esempio di come a volte quello che conta è avere occhio e saper cogliere anche i dettagli, oltre alle descrizioni. Una curiosità: il lotto è pieno di nomi rari, e a parte per il Macriano e i radiati di III, non saprei quantificare il valore medio di mercato ... indicativamente, di quanto ha fatto un affare chi si è aggiudicato il lotto? Restando su Bertolami e casi analoghi, condivido la mia esperienza di acquisti in saldo "cum grano salis": negli ultimi anni ho iniziato ad appassionarmi della monetazione del regno di Cappadocia, e recentemente proprio da Bertolami hanno disperso la collezione Simonetta, di cui mi sono aggiudicato diversi pezzi, che spesso ho scelto catalogo alla mano: a fronte di monete belle ma molto comuni esitate a centinaia di euro sopra la quotazione media, mi sono portato a casa un paio di esemplari unici per prezzi umanissimi, tra cui uno che è sulle tavole dell'Handbook of Greek Coinage ...1 punto
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Mah, è un po’ sotto peso, ma preoccupa di più quel segno sul contorno che potrebbe essere dovuto alla saldatura del dritto e del rovescio riprodotti separatamente con dei calchi e poi riuniti. Ho avuto per le mani un tetradramma di Alessandro Magno riprodotto in questo modo, come ho potuto dimostrare con l’analisi a raggi X (SEM-EDS). apollonia1 punto
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Cmq non demordo...ho ancora 2 siti dove cercare non appena rientro a casa1 punto
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Interessante il significato della composizione del rovescio dove ogni nudo femminile rappresenta un attributo: la figura in alto a sinistra l'industria navale, la figura a destra l'industria pesante e la figura accovacciata in basso a sinistra con una lampada Davy nella mano sinistra l'industria mineraria. apollonia1 punto
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Per chi volesse approfondire ancora, qui se n'era parlato qualche anno fa:1 punto
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Buongiorno. @nikita_ bellissimo il falso del 500 lire. Il bordo riproduce anche un anno specifico?1 punto
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Dei veri cammei alcuni antoniani di Gordiano III, affascinanti, intonsi e a costi contenuti: questo battuto a 50 Sterline (+diritti)1 punto
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Non scusarti @ARES IIIper una piccola curiosità del tutto normale . In quanto alla mia competenza, non saprei dire quanto grande, è probabilmente la conseguenza dell' essere da pressochè tutta la vita un ellenofilo . Una buona serata1 punto
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A tal proposito (sempre da una "briciola" del Gazzettino di Quelli del Cordusio #4):1 punto
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Object description whole: square obverse design : upper torso of a naked woman, her head in profile and turned to the right. She holds the town coat-of-arms in front of her, supporting the top of the shield with her left hand while holding her right hand in an attitude of blessing obverse text: 'LA VILLE DE LIEGE' reverse design: three neo-classical female nudes, each holding associated with an attribute. The figure upper left reclines on a watery bed and regards a small sailing boat (representing shipbuilding); figure to the right of the composition and wearing drapery stands with her left foot upon an anvil, her left arm resting on a cogged wheel and holding a hammer in her right hand (representing heavy industry); the figure crouched in the lower left of the composition holds her drapery over her head and carries a Davy lamp in her left hand (represents mining industry) Label Medal by Louis Dupont (1896-1967) commemorating the 75th anniversary of the Liège-based armaments and industrial concern, Fabrique Nationale. In 1889 a group of Liège armsmakers formed a syndicate called Fabrique Nationale d'Armes de Guerre (National Manufactory of Weapons of War). 'FN' at the outset entered into a contract to supply the Belgian government with 150,000 Model 1889 Mauser rifles and the firm grew in strength and international reputation through the 20th century. It also diversified into other forms of industrial production including automobiles and motocycles. FN continues to manufacture firearms today. Inscription LOIS DUPONT https://www.iwm.org.uk/collections/item/object/82001 punto
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Mi sembra di vedere che nel campo del R/ i trifoglini siano nel 2° e 3° campo, per cui dovrebbe trattarsi del CNI 9 o CNI 11 , probabilmente CNI 11 - Moneta comune.1 punto
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Più osservo queste caravelle e più sono convinto che sia una moneta rara nel suo genere....o sono io che ho problemi di vista: uhm...🤔 forse non è un falso ma dovrebbe essere la 500 lire caravelle emessa per i giochi olimpici del 1960: @nikita_è il solito fortunato ... che colpo preso in una ciotola🤣1 punto
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Salve. Condivido un grano 1622 con sigla MC/P di Filippo IV. La conservazione è quella che è, ma complessivamente, la moneta è di mio gradimento. Un caro saluto a tutti.1 punto
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Facilissimo: Giustiniani, in forma "dialettale" Zustinian. Dove si trova esattamente?1 punto
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Si è vero, ma per quanto riguarda i decreti di emissione il Crapanzano è più preciso. Quindi io lì prenderei entrambi.1 punto
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Gigante 2023, hanno implementato anche altre monetazioni come ad esempio i biglietti di Venezia del 1848. Io lo trovo molto ben fatto (con quel giusto mix di curiosità che non guastano mai)1 punto
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Ciao @Catt. Qualcuno ti ha consigliato di lasciar perdere. Probabilmente a pelle non piace, anche se non si sono espressi sulla genuinità del denario L. Si tratta di una modesta fusione a cera persa. I piani non hanno niente di una moneta coniata, così come puoi vedere dalle foto in dettaglio, le sferette lucide tipiche da fusioni a cera persa. Nel merito dei tagli, solo una disattenzione del falsario, nel manipolare la copia in cera con pinzetta.1 punto
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Ma Archimede era anche un matematico, come dimostrò quando Gerone, come ricompensa per aver costruito il suo grande palazzo in poco tempo grazie all’utilizzo della leva da lui inventata, gli disse che sarebbe stato lieto di concedergli qualunque cosa egli avesse desiderato. Archimede pensò un attimo, poi disse: «Maestà, il primo piano del vostro palazzo ha 64 camere e mi conceda un chicco di grano per la prima camera, due chicchi per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta, e così via raddoppiando fino alla sessantaquattresima». Il Re fu sorpreso della richiesta dello scienziato, che gli parve molto modesta... e non vide così esprimendosi, il risolino che si perdeva fra la barba di Archimede. Ma quando diede al suo Intendente l’ordine di provvedere ed ebbe da questi le cifre che alla richiesta si riferivano, non sorrise più... e cercò di accomodare la faccenda con lo scienziato che, come tutti gli uomini di studio, non era attaccato al danaro e alla ricchezza. Tralasciando il calcolo matematico che porta al risultato, il numero di chicchi di grano che Gerone avrebbe dovuto consegnare ad Archimede è 18.446.744.073.709.551.615: un numero di venti cifre che avrebbe procurato un disastro al regno di Siracusa. Per aver un’idea del dramma, il valore in lire italiane del grano sarebbe stato di cinquantacinque milioni di miliardi. Immaginate la faccia di re Gerone quando l’intendente incaricato di soddisfare la richiesta di Archimede gli avrà riferito di che cosa si trattava! - Ah! questi matematici! - avrà esclamato - che razza di filibustieri! E il buon Archimede intanto, si stava forse facendo fra la barba, le più allegre risate... apollonia1 punto
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È noto il rapporto di amicizia (e forse anche di parentela) fra Archimede e Gerone II che chiamò lo scienziato per difendere la città dalla conquista romana con le macchine da guerra da lui costruite. Ma Archimede mise a disposizione la propria genialità anche per risolvere qualche problema personale postogli da Gerone come quello della corona d’oro che il re si era fatto costruite da un artigiano al quale aveva consegnato la quantità d’oro necessaria. Quando ricevette la corona, Gerone ebbe il sospetto che l'artigiano avesse costruito una corona d'argento ricoperta d'oro e non di oro puro. Chiese allora ad Archimede di verificare che l'artigiano avesse effettivamente utilizzato tutto l'oro che gli aveva dato senza mescolarci altri metalli meno preziosi come l'argento, allo scopo di impossessarsi di una parte dell'oro. Archimede, che in quel periodo stava studiando le leggi fisiche del galleggiamento, trovò la soluzione. Immerse la corona in acqua e si accorse che il volume di acqua spostato era maggiore di quello che avrebbe spostato una quantità in oro uguale al peso della corona. L'argento, a parità di peso, occupa un volume maggiore (ha cioè una densità minore) e quindi l'esperimento dimostrò che la corona non era composta di oro puro come richiesto dal sovrano. E così, come si conclude la leggenda, l'orafo venne giustiziato. apollonia1 punto
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