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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/27/23 in tutte le aree
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Il volto di Cristo Pantocratore. Lo sguardo fisso, quasi a guardarti. Scorrendo il catalogo di una recente asta, anche se ero alla ricerca di altro, mi sono bloccato: era quasi ipnotizzante, così mi sono soffermato a leggere le caratteristiche della moneta in questione... e poi, anche se la mia area di interesse abituale è tutt’altra, ho pensato: “con questa provo a fare un’offerta”. È così che alla fine mi sono aggiudicato questo ducale di Ruggero II e Ruggero III.6 punti
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Un minimo di presentazione ed educazione sarebbero ben accetti,ma vabbè... Per rispondere al tuo probabile quesito si tratta di una medaglia e non una moneta, Papa Pio XI, medaglia in alluminio (?),credo si riferisca ad un giubileo,in esergo al rovescio MCMXXV(1925)... Valore:0... E scusami per l'attesa...4 punti
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Al rovescio sono rappresentati il basileus e san Demetrio che gli porge un vessillo sormontato da una croce patriarcale. La somiglianza mi ha ancor più colpito dopo aver scoperto che questa moneta è stata prodotta proprio durante la guerra greco-normanna, mentre i Normanni sotto la guida di Roberto il Guiscardo invadevano Epiro e Tessaglia, avvicinandosi alla regione di Tessalonica stessa: forte è la tentazione di pensare che una certa quantità di queste monete abbia fatto parte dei bottini normanni, sia stata portata in Italia e qui sia poi stata vista dal giovane Ruggero II entrando a far parte del suo immaginario... Appurata la natura tipicamente bizantina dell’iconografia del ducale, resta da approfondire cosa vedo di profondamente “normanno” in questa moneta. Il ducale è una moneta chiaramente celebrativa. Innanzitutto riporta l’anno di emissione (il 1140, datandolo come “anno decimo di regno”), per inquadrare senza possibilità di confusione il suo riferimento cronologico. Il suo rovescio mostra i “trionfatori” di una lotta lunga ma vittoriosa: Re Ruggero, magnificamente agghindato e con il globo crucigero in mano, a rimandare all’assolutezza quasi “orientale” del suo potere, ed il suo figlio primogenito Ruggero, in armi. La moneta porta poi nel suo nome stesso il richiamo alla dignità di Ruggero figlio. Questi, investito dal padre del Ducato di Puglia nel 1334, si era distinto per valore militare fin dalla battaglia di Rignano (1137) e nel 1139, dopo la morte del principale contendente di Ruggero II, Rainulfo d’Alife, era riuscito addirittura a catturare Papa Innocenzo II, costringendolo a confermare al padre Ruggero II il titolo regio ed a lui ed al fratello minore Anfuso rispettivamente i titoli di Duca d’Apulia e Principe di Capua. Ruggero d’Apulia, che nonostante la giovane età (era nato intorno al 1118) si era dimostrato in grado, nelle parole di cronisti coevi, di gestire il potere con assennatezza e polso, era ormai destinato a succedere al padre Ruggero II nella dignità regale, quando venne a mancare prematuramente ed in circostanze non chiarite tra il 1148 ed il 1149. Il ducale, come moneta, nonostante la ricchezza iconografica e la sua posizione “di snodo” nel nuovo sistema monetario introdotto da Ruggero II, non ebbe molta più fortuna del personaggio al cui titolo si riferiva. Scarsa pare la sua menzione come moneta “di conto” nelle fonti scritte e ancor più scarsi sono stati finora i suoi ritrovamenti, come se in realtà il ducale avesse avuto una circolazione limitata nell’economia “reale”. Addirittura, ancora è dibattuta l’estensione stessa della sua circolazione: per la natura simbolica di moneta che celebrava il potere ormai incontrastato di Ruggero II su tutto il Regno e per la sua nascita proprio in seguito alle Assise di Ariano (che miravano a sancire l’unità anche legislativa dei possedimenti normanni) si potrebbe pensare che dovesse aver corso in tutto il Regno; diversi Autori ritengono tuttavia che il ducale fosse destinato unicamente alle regioni continentali e, nonostante la sua coniazione a Palermo, non dovesse aver corso legale in Sicilia. Di fatto, la sua coniazione sopravvisse di poco a Ruggero II, proseguendosi soltanto nel regno del suo successore, Guglielmo I, con obbligate variazioni iconografiche (per perdita del “contesto” a cui si riferiva, a riprova della sua natura “celebrativa”) e per giunta con una svalutazione del suo contenuto di fino. Dall’ascesa al trono del sovrano successivo, Guglielmo II, il ducale non fu più battuto. L’epopea normanna era iniziata con un piccolo gruppo di avventurieri venuti dal Nord che infine, sotto il comando di Roberto il Guiscardo, erano giunti a conquistare l’intero Mezzogiorno italiano ed addirittura, sotto la guida di Ruggero I d’Altavilla, si erano posti come “precursori” delle Crociate liberando la Sicilia dalla dominazione araba. Attraverso una sapiente miscela tra valore militare e valorizzazione dell’eredità culturale e del capitale umano di arabi e bizantini, avevano saputo creare uno Stato fiorente e potente, in grado persino di recuperare terre ai musulmani in Nord Africa (il “Regno normanno d’Africa”, protettorato siciliano fino al 1160) e di insidiare il cuore dell’Impero bizantino con i tentativi di invasione della Grecia tra l’ultimo ventennio dell’XI e la prima metà del XII secolo. Lo Stato normanno nel Mezzogiorno d’Italia è stato così il crogiuolo da cui sarebbe poi scaturita l’esperienza dello “stupor mundi” medioevale. Eppure, nel giro di meno di due secoli, l’intero edificio statale normanno ha raggiunto l’acme del proprio splendore per poi crollare davanti all’avanzata sveva, forse proprio per la prematura scomparsa di Tancredi d’Altavilla, che ne ha vanificato la strenua resistenza. In questo senso, ho voluto scorgere nella breve coniazione del ducale quasi la “cifra” dell’esperienza normanna nel Mezzogiorno italiano: moneta “trionfale” ma senza futuro, come il principe da cui prendeva il nome, prematuramente mancato alle aspirazioni di successione del padre, e come lo splendido e fertile esperimento di Stato “moderno” e multiculturale fondato dagli Altavilla che, se temporaneamente sembrò rifiorire sotto Federico II (in fondo, un Altavilla anche lui, per parte di madre), fu poi definitivamente superato dall’invasione angioina. Bibliografia: Zecchino M. R., La riforma monetaria varata da Ruggero II nell’Assemblea di Ariano del 1140. Rivista di Storia del Diritto Italiano; 2013, vol. 86, pagg. 303-324. Travaini L., La monetazione nell’Italia normanna. Roma, 1995. Grierson P., Travaini L., Medieval European Coinage. With a catalogue of the coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge. 14. Italy (III) (South Italy, Sicily, Sardinia). Cambridge, 1998.4 punti
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Grazie @Releo per aver postato questa serie di gigliati. Una moneta che al collezionista può apparire "noiosa" per la sua immutata iconografia nel tempo ma che invece nasconde particolarità che ancora oggi sono oggetto di studio nel tentativo di dare una cronologia alle varie emissioni. I tuoi gigliati possono essere considerati quasi tutti postumi al regno di Roberto d'Angiò con l'esclusione certa dell'esemplare con il giglio. Il liliatus nasce sotto Carlo II d'Angiò, nel febbraio del 1303, con il compito di sostituire l'ormai svalutato saluto ma sarà sotto Roberto d'Angiò che raggiungerà il successo al punto da essere imitato e contraffatto. Allo stesso tempo però non sarà immune da speculazioni e tosature ed ecco che, a garanzia dell'emissione, verrà contrassegnato da alcuni simboli. Dal 1317 sarà impressa una ghianda e, dal settembre 1321, un giglio. Nonostante tali accorgimenti e le pene severe per i tosatori, quest'ultimi continuavano nella loro fraudolenta attività, motivo per cui furono emessi dall'autorità dei pesi ufficiali di cui si è parlato nei post precedenti. Per quanto riguarda il tuo gigliato con quella "allegoria" che hai definito come una specie di vela, credo di poterti confermare che non si tratta di un simbolo. La peculiarità dei simboli era quella di essere facilmente individuati e riconosciuti e di sicuro non è questo il caso. Certo è che la sua posizione, identica a quella della simbologia nota, ti ha fatto giustamente avanzare dei dubbi. Provando a dare una ipotetica spiegazione di quello che appare più un problema di coniatura che la volontà di rappresentare qualcosa, si potrebbe azzardare di supporre che in origine, su quel conio, un simbolo ci fosse ma, per motivi a noi ignoti, sia stato cassato. Insomma un conio ancora in grado di svolgere il suo lavoro ma che non debba più andare a "marchiare" la moneta con un simbolo. Ed ecco che in zecca, nella continua ricerca di tenere bassi i costi, si opti di cancellare il simbolo sul conio. Il risultato è una mancanza di metallo sul conio che si traduce in un rilievo sulla moneta. Ovviamente si tratta di un'ipotesi e tale resta però giustificherebbe appieno la particolarità della moneta in oggetto.4 punti
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Caro Marco io da milanese purosangue da almeno otto generazioni mi ricordo ancora abbastanza lucidamente anche la metà degli anni ‘60 quando la mamma (abitavamo a Porta Romana, dove sono nato ormai troppi anni fa) mi portava dalla zia che abitava in Via San Michele del Carso col tram. Ora c’è solo il “9” su quella linea, allora c’era anche il “29/30”, che facevano la linea uno in un senso e uno nell’altro. Erano considerati “nuovi”, vetture doppie del 1959, rispetto alle storiche vetture del 1928, che funzionano ancora oggi. Niente mini assegni, erano ancora di la’ da venire, i gelati costavano 30 lire, i quotidiani 50, la benzina 112 lire al litro, i mezzi pubblici milanesi erano verdi, i taxi nero-verdi, l’aria irrespirabile, la nebbia una coltre che non ti faceva vedere le luci dei tram fino a che non erano alla fermata, Carosello trionfava con Ernesto Calindri e il suo “Cynar” e con il Quartetto Cetra e il loro mitico “Chinamartini”. E la domenica pomeriggio Ric e Gian incantavano con i loro siparietti, e dopo si assaggiavano i pasticcini di Panarello o di Cova. Niente computer, niente telefonini, TV in bianco e nero con solo due canali, in onda gli “Eroi di cartone” o “Scala Reale”, mitica edizione di Canzonissima 1966 con Peppino de Filippo. Niente Instagram, niente Whatsapp, niente Ferragni, quattro calci a un pallone all’oratorio di Viale Lazio e tanta tanta spensieratezza…Dio che nostalgia!4 punti
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...e poi ho pensato che il diritto di questa moneta, attribuita alla zecca di Palermo, mi rimandava direttamente a Monreale ed allo splendore della Sicilia arabo-normanna, un unicum storico che mi ha sempre affascinato e che l’acquisizione di questa moneta mi ha portato ad approfondire. Con questo tondello ritorniamo indietro al 1140, l’anno della definitiva consacrazione di Ruggero II, finalmente venuto a capo dei conflitti contro il Papato ed alcuni suoi grandi feudatari, che gli avevano impedito di esercitare davvero il potere conferitogli nel 1130 con l’incoronazione a “Re di Sicilia, del Ducato di Puglia e del Principato di Capua”. È il momento del suo trionfo, e finalmente Ruggero II può iniziare a (ri-) organizzare il suo Stato: provvede quindi ad indire le “Assise di Ariano”, grande riunione in cui alla presenza dei feudatari e dei notabili del Regno traccia le linee di indirizzo del suo governo e stabilisce un corpus legislativo, che includerà anche una riforma del sistema monetario. È proprio nel contesto di tale riforma che nasce il “ducale”. Sul ducale abbiamo poche informazioni da documenti dell’epoca. Interessanti a questo proposito sono gli scritti di un fiero detrattore di Ruggero II, Falcone di Benevento, che nel suo Chronicon Beneventanum, parlando della riforma monetaria (e con speciale riferimento al ducale), riporta: “de quibus orribilibus monetis totus Italicus populus paupertati et miseriae positus est, et oppressus” (“da queste orribili monete tutto il popolo d’Italia è esposto alla povertà ed alla miseria, ed oppresso”) e giunge a riferire che il ducale “magis magisque erea quam argentea probata tenebatur“ (“conteneva di gran lunga più rame che argento”). In realtà il “fino” del ducale, intorno ai 500-600 millesimi, non risulta così diverso da quello di altre monete argentee coeve, e forse l’avversione di Falcone alla sua introduzione si può far risalire alla posizione del ducale nel nuovo sistema monetario, in quanto veniva equiparato a 8 “romesine”, moneta che veniva invece messa fuori corso; ora, se si identificano le “romesine” con i denari di Rouen al tempo circolanti nel Meridione italiano, il loro contenuto in argento faceva sì che 8 romesine dovessero in realtà equivalere a quasi 2 ducali, con evidente mossa speculativa da parte del sovrano normanno. Il ducale appare come moneta per più ragioni di stile bizantino. Intanto, la sua forma concavo-convessa si rifà direttamente al “trachy”, forma introdotta nell‘Impero bizantino dalla metà dell’XI secolo, applicata sia alla monetazione aurea sia a quella in leghe d’argento ed inedita tra le monetazioni europee “occidentali”. Dei richiami iconografici bizantini nel diritto della moneta, su cui campeggia il Cristo Pantocratore, ho accennato sopra. Ma anche al rovescio della moneta lo stile della composizione si richiama a numerosi precedenti bizantini, con le due figure, di Re Ruggero e suo figlio Ruggero Duca, stanti in piedi, affiancate e reggenti insieme un vessillo sormontato da una croce patriarcale. Nel complesso, ho rinvenuto una sbalorditiva somiglianza con una moneta bizantina in particolare, un histamenon nomisma svilito battuto da Alessio I Comneno nel 1081 nella città di Tessalonica... DOC IV, 43 punti
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Giusta identificazione. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CVIIIAQ/6 Questa la scheda giusta.2 punti
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Leggo AQUILANA CIVITAS al rovescio, mentre al dritto oltre ad uno scudo non leggo altro. Dovrebbe essere un cavallo della zecca de L'Aquila, forse a nome di Carlo VIII : forse questo : Cavallo (con scudo in corona d'alloro) (lamoneta.it) Chi conosce meglio di me questa monetazione, potrà essere più preciso.2 punti
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Cesare è sempre Cesare… E comunque lo sappiamo, lo hai detto tu stesso, le aste son cosi: magari oggi metto in asta una moneta che va via alla base, domani la rimetto e va via al doppio solo perché ci sono due collezionisti interessati.. magari lo stesso lotto in un’altra occasione avrebbe fatto una cifra molto superiore c’est la vie, è il bello per chi ha pazienza, fortuna e preparazione2 punti
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Interessantissima disamina di una moneta importante per il nostro Meridione. Anche se datato ti consiglio di leggere (ma probabilmente lo hai già fatto) quanto scritto su di essa da Salvatore Fusco nel 1812 nella "Dissertazione su di una moneta de Re Ruggeri detta Ducato". Se non lo hai già fatto trovo quanto scritto più di 200 anni fa illuminante. Ne ripropongo la descrizione fatta all'epoca dal Fusco: "Tal moneta è d'argento, e la sua forma è concavo-convessa; osservasi nel concavo il Re Ruggieri col Duca Ruggieri suo figliuolo, che sostengono l'un colla destra l'altro colla sinistra una Croce; ha il Duca il cingolo militare, e al di lui lato veggonsi le lettere R. DX. AP. Rogerius Dvx Apuliae; il Re è vestito cogli abiti reali, ed ha la corona sul capo e'l globo colla Croce nella sinistra mano, e dalla sua banda rilevansi le lettere R. R. SLE. Rogerius Rex Siciliae; e nel campo lungo la Croce son verticalmente disposte le lettere AN. R. X. Anno Regni X: Nel convesso poi vi è scolpito il busto del Salvatore che tiene i libri degli Evangelij colla sinistra, che solamente si scorge, ed intorno di esso vi è la leggenda: + IC.XC.RE.IN AETRN., cioè Jesus Christus regnat in aeternum." Una descrizione che ti fa "vedere" la moneta anche senza immagine (vi è il disegno nelle tavole), in una visione romantica della Numismatica che forse oggi non c'è più. Complimenti per la moneta!2 punti
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Pensavo che la scoperta di un tricolore italiano su una moneta del 1848 avrebbe suscitato un qualche riscontro... Arka Diligite iustitiam2 punti
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Quanti ricordi mi avete risvegliato. Girare con il "pacchetto" dei miniassegni e stare attenti a non lasciarli nei pantaloni altrimenti, in lavatrice, andavano in pappa. Si era ricchi con i miniassegni. Anche se non sono più considerati, credo che di diritto debbano entrare in una collezione di cartamoneta, più o meno estesa, in qunato hanno fatto parte dell'economia, sono state "denaro" circolante che hanno svolto una funzione ben precisa.2 punti
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Buonasera a tutti, @fricogna come ti dicevo qualche post fa.. @giovanni0770 Mi hai fatto venire voglia di prendere i miei 9 cavalli di Ferdinando IV. Ho tutte le annate da bravo accumulatore seriale. 😀 Però per le mie più belle posto la mia tris del 90. Saluti Alberto2 punti
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Se troverai un 500 Lire di tuo interesse, tieni presente che esistono tre varianti: da: ANDREA DEL PUP, perito numismatico specializzato in varianti, errori e tecniche di coniazione.2 punti
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1537 REGNO D'ITALIA. VITTORIO EMANUELE III. 5 LIRE QUADRIGA BRIOSA 1914 Roma. Argento. qFDC. Periziata e sigillata Tevere. 😧 VITTORIO EMANUELE III RE D'ITALIA Semibusto in uniforme del Re volto a destra, sotto il busto il nome dell'autore D . CALANDRA. R: L'Italia, con scudo, elmo e ramo di ulivo stante su quadriga briosa verso sinistra ornata con fiori e FERT. Sotto le zampe dei cavalli millesimo. In esergo il valore tra due nodi savoia, sopra il nodo di sinistra il segno di zecca, sopra il nodo di destra una stelletta a cinque punte. Sopra l'esergo a sinistra il nome dell'autore D . CALANDRA e a destra dell'incisore A . MOTTI INC . Bibliografia di riferimento: Pagani 714. Gigante 72. Montenegro 114 Stima € 7.000 - 8.000 Chiaramente ispirata ai modelli classici, in primis le favolose emissioni siracusane, questo pezzo testimonia la passione di Vittorio Emanuele III per la numismatica. Formatosi studiando le monete dell'antichità classica e del Rinascimento, fin dal momento della sua ascesa al trono il giovane Principe di Napoli cercò di superare il modello ormai consolidato con la testa di profilo nel diritto della moneta e con lo stemma coronato dei Savoia al rovescio, non senza contrasti con l'anziano incisore capo della Zecca Filippo Speranza. Ottimo tecnico del bulino secondo i metodi artigianali del tempo, non fu facile trovare un compromesso per le primissime emissioni di Vittorio Emanuele III. Venuto a mancare Speranza, con Regio Decreto del 29 gennaio 1905 venne nominata una Commissione permanente tecnico-artistico-monetaria, il cui scopo era il rinnovamento artistico della monetazione italiana, rivolgendosi ad artisti affermati. Tale commissione diede l'incarico di preparare i nuovi modelli a quattro noti scultori italiani: Egidio Boninsegna, designato ai modelli per le monete in oro; Davide Calandra per l'argento; Leonardo Bistolfi per il nichelio e Pietro Canonica per il rame. La realizzazione delle prove venne affidata allo Stabilimento Johnson di Milano. Tra queste c'era il pezzo da 5 lire in argento tipo quadriga uscito dai modelli di Calandra dal quale deriverà il pezzo da 5 lire coniato nel 1914. La scena che rappresenta l'allegoria dell'Italia, stante su quadriga briosa, ornata di fiori e della scritta FERT, che tiene lo scudo nella sinistra e un ramo di ulivo nella destra venne modificata diverse volte da Calandra per migliorarne l'effetto di agilità e movimento. L'incisione fu affidata ad Attilio Motti e la tiratura fu di 272.515 esemplari. Lo scoppio della I Guerra Mondiale ha trasformato questo pezzo in una moneta rara e ricercata. Qualcuno scrisse che la rarità derivasse dall'affondamento, durante la guerra, di una misteriosa nave militare carica di casse contenenti queste 5 lire. Assai più realistico pensare che ; considerato l'alto contenuto d'argento ; le monete che uscirono dalle officine della Regia Zecca furono subito tesaurizzate e custodite in cassette di sicurezza. Col passare del tempo sono stati proposti sul mercato diversi esemplari, per cui la rarità è diventata relativa, ma la bellezza di questo scudo da 5 lire rimane indiscussa. Fonte https://wannenesgroup.com/it/lots/337-15370-regno-ditalia-vittorio-emanuele-iii-5-lire-quadriga-briosa-1914/2 punti
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Io avevo sempre dato per scontato si trattasse di questa. Ed in effetti non ho mai visto quella cui fa riferimento Grierson. Allego l'immagine di una splendida moneta passata in asta da Artemide 54 lotto 408. Se riesco, nei prossimi giorni posterò anche il mio ducale.1 punto
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Complimenti per l'acquisto e per l'appassionata discussione che hai aperto su questo forum. Riguardo la moneta di Alessio I, ricordo di aver letto, non ricordo più da quale fonte (forse il MEC), che questa fu il modello degli zecchieri normanni per la creazione del ducale. La moneta di Alessio se non erro dovrebbe essere stata coniata intorno al 1080-1090, quindi alcune decine di anni prima della coniazione normanna.1 punto
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Sì, corrisponde al Solidus per la Lituania. D/ SIG III D G REX PO MD R/ SOLIDVS MA D LIT Anno 1619 Zecca Vilnius Kopicki V.5 Arka Diligite iustitiam1 punto
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Io credo che di base ci sia un errore del Fusco. Ignoro il reale funzionamento della pietra di paragone ma credo che tale metodo fornisca la bontà dell'argento del saggio prelevato sulla superficie e, in caso di monete integre che conservano appieno l'eventuale sbiancatura superficiale, possa fornire un contenuto di fino elevato. Il Fusco ritiene il contenuto di fino della lega molto alto: Ma citando uno studio precedente riporta: Il Magli poi da te citato, riporta il valore del Fusco ma poi aggiunge che però gli esemplari si attestano attorno al 50% di contenuto di fino: Valore quest'ultimo che rispetta i saggi effettuati sulla Collezione Reale riportati nel volume della Travaini "La monetazione dell'Italia Normanna" che indica un contenuto di fino del 50% con oscillazioni dal 30% al 60%.1 punto
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tutto giusto dire se Arcadio o Onorio è impossibile... io mi giocherei 5 ero su Arcadio per la zecca la più papabile mi sembra Nicomedia, ma la stima è data dai tratti del dritto e non è una certezza al 100%1 punto
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Una moneta forse di conservazione non eccezionale (il volto di Ruggero III è per metà cancellato, le iscrizioni in qualche punto appena leggibili, sul rovescio il “SLS” di “Rex Siciliae” accanto a Ruggero II si perde nell’usura del contorno perlinato...), ma di buon peso... E comunque con quel volto di Cristo al dritto ad occhi spalancati, con qualche incrostazione di ossidazione azzurro-verdastra a colorare le iridi, che sembra quasi interrogarti. Come sempre accade in numismatica (disciplina eminentemente visiva in cui - credo - si parte dapprima dall’interesse che uno stile, un particolare, una ben riuscita composizione suscitano all’occhio per poi giungere ad appassionarsi alla storia che la moneta può raccontare), dall’impatto iniziale ho poi cercato di approfondire il contesto storico di questo tondello... che mi ha affascinato forse ancora più dell’immagine! Innanzitutto, mi sono chiesto cosa ci fosse di così interessante in quel volto del Pantocratore... Non è stata certo la prima moneta a presentare questo soggetto: la prima moneta a recare l’immagine di Cristo - come ho potuto imparare da questo forum - risale a quasi mezzo millennio prima, per la precisione agli ultimi anni dell’imperatore bizantino Giustiniano II (685-695), quando per la prima volta sul diritto di un solido compare proprio un’immagine del Pantocratore... Da allora, nella monetazione bizantina l’immagine di Cristo, rappresentato a mezzo busto o assiso sul trono, diverrà quasi una costante, con l’unica eccezione dei periodi in cui si manifestò la furia iconoclasta. Un soggetto tipicamente bizantino, dunque, e con numerosi esempi di pregevole stile proprio nella monetazione bizantina, che però fino ad allora non avevo mai considerato con particolare interesse... continuavo dunque a chiedermi perché, se doveva attirarmi la rappresentazione del volto di Cristo, avesse proprio dovuto attirarmi QUESTA moneta, NON bizantina...1 punto
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DE GREGE EPICURI Esattamente. Anche sul Sear (Greek Imperial Coins) si citano diversi casi, nella parte generale (pp. xxii-xxiii).1 punto
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Salve. Nella prossima KÜNKER 383 saranno in gara due pezzi da 16 Litre della collezione ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA con la raffigurazione al dritto di Filistide, la consorte di Gerone II. Al rovescio una raffigura la Vittoria alla guida di una quadriga che ricorda la “briosa” del 5 Lire 1914 di Vittorio Emanuele III, l’altra la Vittoria alla guida di una quadriga “lenta” simile a quella del 20 lire 1936 dello stesso sovrano. Base d’asta: 2.000 EUR. Valutazione: 2.500 EUR. Lotto 2019. DIE SAMMLUNG ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA. GRIECHISCHE MÜNZEN. SICILIA. SYRAKUS Hieron II., 274-216 v. Chr. für Philistis. AR-16 Litren; 13,55 g. Verschleierter Kopf l., dahinter Fackel//Nike in Quadriga l., unten E. Burnett, Enna hoard in SNR 62, 1983, -; Hoover 1553; SNG ANS -; SNG München -. RR Herrliche Tönung, Stempelglanz Exemplar der Aktion Tkalec, Zürich 19. Februar 2001, Nr. 50 und der Auktion Fritz Rudolf Künker 304, Osnabrück 2018, Nr. 195. Base d’asta: 1.600 EUR. Valutazione: 2.000 EUR. Lotto 2020. DIE SAMMLUNG ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA. GRIECHISCHE MÜNZEN. SICILIA. SYRAKUS Hieron II., 274-216 v. Chr. für Philistis. AR-16 Litren; 13,38 g. Verschleierter Kopf l.//Nike in Quadriga r., oben Halbmond, r. A. Burnett, Enna hoard in SNR 62, 1983, 32 (stempelgleich); SNG ANS 876 (stempelgleich); SNG München -. Feine Tönung, vorzüglich Exemplar der Giessener Münzhandlung 190, München 2010, Nr. 76 und der Auktion Fritz Rudolf Künker 304, Osnabrück 2018, Nr. 196. apollonia Lotto successivo1 punto
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Io invece ricordo (poi smetto perché sono off topic da un pezzo...) lo Zecchino d'oro del 1964, ancora adesso dai meandri della memoria di fanciullo ricordo i testi di alcune canzoni quasi interamente: "Se avessi", per me la più bella, "Da grande voglio fare", "La favola della gatta Miagola" (un vero tormentone),"Il pulcino ballerino", "Me l'ha detto l'uccellino" e altre ancora. https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=Se+avessi+zecchino+d'oro+1964#fpstate=ive&vld=cid:a0994a9f,vid:3TZMek7dm3k1 punto
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Ciao, lo stile di alcune monete suberate (quelle ben fatte e che circolavano molto di più delle altre fatte meno bene che venivano identificate più facilmente) non può fare affermare che siano state prodotte sicuramente in Zecche ufficiali. I bravi incisori non penso lavorassero tutti per lo stato. Quindi erano in grado secondo me di riprodurre in toto molto verosimilmente dritti e rovesci ufficiali. Le pene per i falsari si sa erano severissime (pena di morte) ma questo non ci può far affermare che bastasse da deterrente. La pena di morte esiste ancora oggi in qualche stato, ma i crimini per la quale è prevista non è che sono scomparsi, anzi. Per quanto riguarda le suberate che hanno perso quasi totalmente la copertura penso che la causa sia dovuta al tempo ed alle condizioni di giacitura nei posti dove sono stati ritrovati. Credo che monete rovinate che facevano intravedere il metallo meno nobile sottostante non venissero accettate sicuramente da nessuno in pagamento e ritirate dalla circolazione. Se c'erano le monete in buon argento e le suberate riconoscibili, entrambe prodotte dallo stato, voi l'avreste fatto? Io certamente no. Avrei preteso in pagamento monete in buon argento. A me sinceramente sembra molto inverosimile. Una ultima osservazione, come già detto su molte monete autentiche che sono giunte fino a noi sono ben visibili i segni che venivano fatti per saggiare la bontà del metallo, e ne ho viste con vari stati di usura percui continuavano giustamente a circolare. Di quelle suberate giunte fino a noi mai, segno che quando venivano individuate venivano sicuramente eliminate. Per questo l'idea che mi sono fatto io (che è personale e che non ha nessuna pretesa ovviamente) è che le suberate erano prodotte da normali falsari, più bravi e meno bravi ne più ne meno come ci sono sempre stati da quando è nata la moneta fino ai giorni nostri. 🙂 ANTONIO1 punto
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Già, allora si diceva "ghe la nebia" e non vedevi le case di fronte: era palpabile, densa resa così dalle caldaie a carbone (ricordo ancora i camion che lo scaricavano nelle finestre del seminterrato adibito a magazzino) e da quelle a nafta ricca di zolfo, come quelle dell'Istituto dei tumori che vedevo dalle finestre della cucina, che all'inizio dei primi freddi riversava nell'aria colonne di fumo nero alla pari la cannoniera del film di Steve McQueen "Quelli della San Pablo" (la gente di Città Studi diceva ridendo amaramente "hanno necessità di procurarsi nuovi pazienti..."). Ma allora non c'erano le centraline di rilevamento dello smog e tutti respiravamo sereni a pieni polmoni. Ricordo le sere delle domeniche invernali, quando si andava a messa in quella bella chiesa romanica dedicata a San Babila (Sancti Babilæ tribusque pueris) per poi, una volta finita, era d'obbligo prendere il pollo arrosto ed altre prelibatezze nella rosticceria Leoni lì dirimpetto che inondava di aromi soavi la piazza ed il corso Vittorio Emanuele II. O al contrario, in quelle giornate limpidissime e ventose di prima primavera, quando dalla finestra in lontananza, potevi goderti le montagne ed il Resegone ancora innevati... Evanuerunt dies... e tutto è nostalgia!1 punto
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Molto dipende dal potenziale acquirente, ma credo che il "prova piccolo" sia di un ordine di rarità superiore agli altri (personalmente non ne ho mai visto uno...) e, di conseguenza, raggiunga un valore maggiore. Quanto a: Riporto la "briciola" apparsa sul Gazzettino di Quelli del Cordusio #4 del gennaio 2019:1 punto
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Trovo molto discutibile questa osservazione, mi sembra assai poco rispettosa della moneta come oggetto storico. I due pezzi in oggetto - oltre ad essere assolutamente dignitosi e collezionabili - hanno una storia alle spalle. Se per voi esistono solo i FDC, forse dovreste limitarvi a collezionare le coincard dei due euro.1 punto
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Mi sembra di vedere che nel campo del R/ i trifoglini siano nel 2° e 3° campo, per cui dovrebbe trattarsi del CNI 9 o CNI 11 , probabilmente CNI 11 - Moneta comune.1 punto
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Più osservo queste caravelle e più sono convinto che sia una moneta rara nel suo genere....o sono io che ho problemi di vista: uhm...🤔 forse non è un falso ma dovrebbe essere la 500 lire caravelle emessa per i giochi olimpici del 1960: @nikita_è il solito fortunato ... che colpo preso in una ciotola🤣1 punto
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Salve. Medaglia dello scultore e medaglista francese Georges Contaux emessa in occasione del concorso dei balconi fioriti del 1936, organizzato da LES AMIS DE SAINT-GERVAIS (GLI AMICI DI SAN GERVASIO). D/ Volto frontale della Marianne, rappresentazione nazionale allegorica della Repubblica Francese. Firma G. CONTAUX lungo il bordo in basso a destra. R/ In un ottagono contornato da un ramo di foglie d’alloro e un ramo di foglie di quercia, la scritta LES AMIS DE SAINT-GERVAIS * * CONCOURS / DE / BALCONS FLEURIS / 1936 Bronzo: 64,9 g; diametro 50 mm; sul contorno in incuso BRONZE e marchio di zecca. Provenienza asta Elsen 153. http://www.villes-villages-fleuris-de-france.fr/maisons_fleuries.html apollonia1 punto
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Non credo che l'altezza dei tre personaggi sia una cosa, comunque, dirimente. Io l'ho notato come curiosità e l'ho segnalato. Ho guardato e lo stesso RIC X recita così: Qui la zecca non e' chiara, quindi una attribuzione diventa difficile, considerando che non e' certo neanche di che sovrano si tratti. Comunque, fosse Cyzicus per Arcadio, dovrebbe essere la 148. Sicuramente potrà aiutarci il nostro @Poemenius Ciao da Stilicho1 punto
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Leonardo da Vinci scoprì il segreto della gravità prima di Newton Lo schizzo rivelatore è stato identificato nel Codice Arundel da un professore del California Institute of Technology Il disegno di Leonardo da Vinci nel Codice Arundel Gli studiosi non hanno alcun dubbio: lo scienziato e artista italiano Leonardo da Vinci ha condotto esperimenti pionieristici e finora sconosciuti sulla gravità, anticipando, di fatto, di oltre un secolo e mezzo, la legge di gravitazione universale enunciata dal matematico e fisico inglese Isaac Newton nel libro del 1687 "Philosophiae Naturalis Principia Mathematica". La scoperta è stata rivelata in un saggio pubblicato sulla rivista dedicata ai rapporti tra scienza e arte "Leonardo", edita da Mit Press. I firmatari della ricerca sono: l'ingegnere statunitense Morteza Gharib, professore di aeronautica al California Institute of Technology di Pasedena, Chris Roh, docente di ingegneria biologica e ambientale alla Cornell University, e Flavio Noca, docente di aerodinamica alla Scuola di Specializzazione di Scienze Applicate di Ginevra. L’importante scoperta storica L’ingegnere Gharib ha scoperto un piccolo schizzo nel Codice Arundel, una famosa raccolta di documenti di Leonardo, dove sarebbe calcolata la cosiddetta costante gravitazionale, utilizzata per accertare il suo effetto sugli oggetti. "Leonardo da Vinci si è avvicinato al 10% del valore utilizzato oggi. È sbalorditivo", ha spiegato lo studioso. In due pagine del Codice sono presenti disegni che mostrano una brocca d'acqua il cui contenuto fuoriesce in grandi gocce circolari. In questi schizzi la traiettoria verso l'esterno e verso il basso è rappresentata lungo l'ipotenusa di un triangolo adiacente. A Gharib è bastato questo per fare un collegamento con la teoria della gravitazione di Newton, perché nel diagramma, diviso in sezioni da linee verticali lungo il triangolo, la forza gravitazionale si scompone e accelera lentamente. Si vede che il contenuto d'acqua diminuisce più rapidamente con il passare del tempo. La costante gravitazionale L’ingegnere è convinto che Leonardo da Vinci abbia espresso quella che i fisici chiamano "costante gravitazionale" entro il 10% del suo valore reale, pur avendo condotto solo un esperimento approssimativo. Si tratta della costante di proporzionalità della legge di gravitazione universale, stabilita da Isaac Newton. Solo con Galileo Galilei nel XVI secolo e soprattutto con Newton nel XVII secolo fu formalizzata una teoria della gravitazione, sfruttando le tecniche di misurazione dell'epoca e i progressi della matematica. In seguito, Albert Einstein mise in discussione la teoria newtoniana e la arricchì con la relatività generale e speciale. https://www.ilgiornale.it/news/scienze/leonardo-vinci-scopr-segreto-gravit-newton-2119903.html1 punto
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Soltanto ora ho ricevuto la copia, ancora grazie al nostro @miroita per la "summa" che sta portando avanti sulle monete marchigiane.1 punto
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Facilissimo: Giustiniani, in forma "dialettale" Zustinian. Dove si trova esattamente?1 punto
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Ciao @Catt. Qualcuno ti ha consigliato di lasciar perdere. Probabilmente a pelle non piace, anche se non si sono espressi sulla genuinità del denario L. Si tratta di una modesta fusione a cera persa. I piani non hanno niente di una moneta coniata, così come puoi vedere dalle foto in dettaglio, le sferette lucide tipiche da fusioni a cera persa. Nel merito dei tagli, solo una disattenzione del falsario, nel manipolare la copia in cera con pinzetta.1 punto
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Inutile cercare fdc senza un'adeguata esperienza: antoniniani di Gordiano III piacevoli (anche senza essere fdc) passano sul mercato per alcune decine di euro. Questo è stato venduto a 60 euro + diritti, e ha un ottimo ritratto su fondi ancora brillanti.1 punto
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Ho provato ad iscrivermi al forum www.collezionistaserio.it ma mi hanno rifiutato1 punto
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È noto il rapporto di amicizia (e forse anche di parentela) fra Archimede e Gerone II che chiamò lo scienziato per difendere la città dalla conquista romana con le macchine da guerra da lui costruite. Ma Archimede mise a disposizione la propria genialità anche per risolvere qualche problema personale postogli da Gerone come quello della corona d’oro che il re si era fatto costruite da un artigiano al quale aveva consegnato la quantità d’oro necessaria. Quando ricevette la corona, Gerone ebbe il sospetto che l'artigiano avesse costruito una corona d'argento ricoperta d'oro e non di oro puro. Chiese allora ad Archimede di verificare che l'artigiano avesse effettivamente utilizzato tutto l'oro che gli aveva dato senza mescolarci altri metalli meno preziosi come l'argento, allo scopo di impossessarsi di una parte dell'oro. Archimede, che in quel periodo stava studiando le leggi fisiche del galleggiamento, trovò la soluzione. Immerse la corona in acqua e si accorse che il volume di acqua spostato era maggiore di quello che avrebbe spostato una quantità in oro uguale al peso della corona. L'argento, a parità di peso, occupa un volume maggiore (ha cioè una densità minore) e quindi l'esperimento dimostrò che la corona non era composta di oro puro come richiesto dal sovrano. E così, come si conclude la leggenda, l'orafo venne giustiziato. apollonia1 punto
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1521 REGNO D'ITALIA. VITTORIO EMANUELE III. 20 LIRE IMPERO 1936 Roma. Argento, 20 gr, 35,5 mm, qFDC. Rara. 😧 VITTORIO.EMANUELE.III.RE.E.IMPERATORE. Testa nuda del Re a sinistra R: L'Italia con la Vittoriola e fascio seduta su quadriga lenta a destra. A sinistra millesimo e anno dell'era fascista su due righe. In esergo scudo sabaudo coronato ornato da fasci ai lati indicazione del valore. Sotto la base della quadriga a sinistra il nome dell'autore G . ROMAGNOLI a destra segno di zecca. Bibliografia di riferimento: Pagani 681. Gigante 45. Montenegro 78 Stima € 1.000 - 2.000 Fonte https://wannenesgroup.com/it/lots/337-15210-regno-ditalia-vittorio-emanuele-iii-20-lire-impero-1936/ apollonia1 punto
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Ti ringrazio della stima, ma in una pagina oscura perduta nel cuore dell'album "dei rottami" giace 1 Corona Austroungarica del 1916 che più rovinata non si può. A me piace pensare che sia un "relitto" del fronte, chissà forse presa ad un fante caduto fra i reticolati durante un assalto. Si presenta strappata, semibruciata... chissà!? E poi è diversa da un'altra Corona in mio possesso che riporta la stessa data 1 dicembre 1916:1 punto
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DE GREGE EPICURI Un paio di cose, fra le tante che si possono dire: un imperatore è raro se ha regnato poco, se ha coniato poco (per "avarizia" come Tiberio, o perché disponeva di poco metallo, come alcuni usurpatori, ecc.), se molte sue monete sono state rifuse o ritirate (in caso di damnatio memoriae), se è estremamente richiesto dai collezionisti per motivi di vario tipo (Nerone, ma non solo),ecc. Ma in molti casi non tutte le monete di un certo imperatore sono rare: ad es., di Augusto è più difficile (oggi) trovare denari che bronzi; mentre per quasi tutti i primi Severi (Settimio Severo e Iulia Domna,ma anche Caracalla,Geta ed Eliogabalo) i denari sono comuni, ed i bronzi rari. Poi ci sono aspetti che riguardano la singola moneta, ma la tua era una domanda generale.1 punto
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