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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/26/23 in tutte le aree

  1. Buonasera sezione. Un ducato di Filippo II inedito -a mio avviso- nell’ambito della famiglia 14 del Magliocca; certamente non rientrante nei tipi 13 se non per il parziale marchio dei cinque globetti posti a croce non presente per gli analoghi tipi 14. Lotto 391 Asta GMA n. 4 24/3/2023: NAPOLI. Filippo II di Spagna (1554-1598). Ducato. AG (g 29,79). Magliocca 13/4. R Con cartellino Numismatica de Falco. Grading/Stato: qSPL
    5 punti
  2. Indubbiamente è gratificante avere nella propria collezione monete descritte e fotografate in qualche catalogo. Una moneta così acquisisce sicuramente anche un valore aggiunto in caso di vendita. Questo per i vecchi cataloghi, pubblicati ante il nostro acquisto, attualmente è sempre più frequente possedere una moneta in collezione e poi trovarla pubblicata da qualche parte da da webpirati che prendono qua e la le immagini di monete senza averle avute fra le mani e senza curarsi della proprietà. Ciò può dare un po' di fastidio, ma la moneta acquisisce comunque un valore aggiunto. E' anche certamente piacevole piacevole possedere una moneta che si sa essere stata apprezzata da qualche studioso e aver fatto parte di qualche importante collezione. Alle volte scopriamo di essere in possesso di monete esitate in qualche importante vecchia asta, e anche questo da piacere. Pedigree recenti danno meno gratificazione, ma è importante tenerne conto e documentare il tutto; é cosa che fa parte intrinseca della moneta e in futuro darà soddisfazione a qualche collezionista. Da ultimo, tutti noi collezionisti, speriamo, magari "sottosotto", che le nostre monete avranno un interesse maggiore, in futuro, perchè provenienti dalla nostra collezione.
    5 punti
  3. Buonasera a tutti, complimenti per questa discussione molto interessante e con monete bellissime, do anche io il mio contributo postando un mio ducato di Filippo II non censito sul Magliocca con una simbologia sotto il busto sicuramente molto rara.
    4 punti
  4. @Scipio: Se la restituzione frettolosa alla Grecia dell’aureo EID MAR si rivela motivata soltanto da una stima probabilistica di provenienza (che non viene tuttavia verificata dai pochi esemplari di denari EID MAR sopracitati) potrebbe essere un pessimo segnale sulla volontà delle autorità statunitensi di portare a buon termine l’indagine in corso. A chi sarà restituito il decadramma del Gaza hoard, l’unico delle tre monete sequestrate che ha finora una provenienza sicura? Allo stato palestinese sicuramente no, perché non riconosciuto dagli Stati Uniti. All’Iraq, perché coniato a Babilonia? https://www.lamoneta.it/topic/187736-inchiesta-su-hoard-di-decadrammi-di-alessandro/ Che fine faranno gli altri decadrammi di Alessandro venduti tra 2015 e 2018 da RN, Heritage Auctions e Hess Divo AG ? Gli acquirenti dovranno accontentarsi di una rispettabilità di facciata? Scusatemi se mi ripeto, ma l’albero Richard Beale colto in flagrante di bugia nasconde la foresta di numerose vendite da grandi case d’aste con pedigree vago o di monete proposte con maggior cautela senza provenienza. Solo chiacchierate da parte nostra? Ma dovremmo avere il diritto di sapere con chi abbiamo a che fare e che cosa esattamente stiamo comprando quando acquistiamo una moneta. Ancora una volta mi rendo conto che si rivela oggi ben lungi dall’essere il caso. E se il mio intervento è dispiaciuto a qualche amministratore, può senza alcun problema essere cancellato.
    4 punti
  5. Buonasera sezione, un Carlino antitosatura di Filippo IV.
    3 punti
  6. Dominion of Canada Denominazione del Canada utilizzata dal 1867 e sino alla fine degli anni '30, ma ufficialmente rimossa per legge solo nel 1951. Le frazioni di dollaro erano comunemente chiamate shinplaster (termine in uso durante la guerra d'indipendenza americana), era un pezzo di carta che i soldati mettevano dentro gli stivali per attutire fastidiosi sfregamenti. Erano così chiamate anche le banconote di basso taglio (meno di un dollaro) che circolavano nella seconda metà dell'800 (furono prodotte causa la carenza di moneta circolante), quest'ultime erano percepite quasi senza valore rispetto alle valute forti come le monete d'oro e d'argento, quindi divennero note con questo termine. Biglietto da 25 cent di dollaro del 1900 stampato a cura del Ministero delle finanze acquisito oggi. (cliccarci sopra per ingrandire) Una banconota da 25 cent che già possedevo del Dominion of Canada, in questa tipologia del 1923 è previsto il seriale alfanumerico
    3 punti
  7. Marco Aurelio Marco Aurelio Antonino Augusto (in latino Marcus Aurelius Antoninus Augustus; nato a Roma il 26 aprile 121 e morto a Sirmio il 17 marzo 180, meglio conosciuto semplicemente come Marco Aurelio, è stato un imperatore, filosofo e scrittore romano. Su indicazione dell'imperatore Adriano, fu adottato nel 138 dal futuro suocero e zio acquisito Antonino Pio che lo nominò erede al trono imperiale. Nato come Marco Annio Catilio Severo (in latino Marcus Annius Catilius Severus), divenne Marco Annio Vero (in latino Marcus Annius Verus), che era il nome di suo padre, al momento del matrimonio con sua cugina Faustina, figlia di Antonino, e assunse quindi il nome di Marco Aurelio Cesare, figlio dell'Augusto (in latino Marcus Aurelius Caesar Augusti filius) durante l'impero di Antonino stesso. Marco Aurelio fu imperatore dal 161 sino alla morte, avvenuta per malattia nel 180 a Sirmio secondo il contemporaneo Tertulliano o presso Vindobona. Fino al 169 mantenne la co-reggenza dell'impero assieme a Lucio Vero, suo fratello adottivo nonché suo genero, anch'egli adottato da Antonino Pio. Dal 177, morto Lucio Vero, associò al trono suo figlio Commodo. È considerato dalla storiografia tradizionale come un sovrano illuminato, il quinto dei cosiddetti "buoni imperatori" menzionati da Edward Gibbon. Il suo regno fu tuttavia funestato da conflitti bellici (guerre partiche e marcomanniche), da carestie e pestilenze. Marco Aurelio è ricordato anche come un importante filosofo stoico, autore dei Colloqui con sé stesso (Τὰ εἰς ἑαυτόν nell'originale in greco). Alcuni imperatori successivi utilizzarono il nome "Marco Aurelio" per accreditare un inesistente legame familiare con lui. (Wikipedia) Valore nominale: Sesterzio Diametro: 32 mm circa Peso: 29,90 gr Metallo: Bronzo Dritto: AVRELIVS CAES AN-TON AVG PII F (Aurelius Cæsar Antonini Augusti Pii Filius), testa nuda di Marco Aurelio a destra Rovescio: TR POT X - COS II (Tribunicia Potestate decimum Consul iterum), Minerva elmata e drappeggiata stante a sinistra, tiene gufo nella mano destra e lungo giavellotto nella mano sinistra, appoggiata allo scudo, S - C in campo Zecca: Roma Officina: Emissione: Anno di coniazione: 155-156 Riferimento: RIC 1325a Rarità: Note: Sesterzio di barra Attendo vostri pareri ed osservazioni, soprattutto sulla catalogazione. 😄 Ave! Quintus
    3 punti
  8. Salve a tutti! Oggi rapido giretto ad un mercatino domenicale della mia zona, di monete ho preso solo questa ma mi ha più che soddisfatto come acquisto, poi era in mezzo a monete comunissime e recenti, mi ha dato una bella soddisfazione l'averla scovata! L'avevo già ma di un anno più recente e messa decisamente peggio, per 50 cent non potevo farmela sfuggire così bella!
    3 punti
  9. Si ma comunque scrivono che è un 20 lire 1928, cosa alquanto opinabile e fuorviante.. later strike vorrebbe significare conio postumo.. cosa priva di ogni senso logico, come se in questo modo volessero ‘sanare’ l’errata classificazione..
    2 punti
  10. Antoniano imitativo gallico di Tetrico I (al dritto si vede figura barbuta stilizzata con corona radiata). Rovescio probabilmente a imitazione del tipo PAX (si vede il bastone retto da un braccio piegato a I da una figura in abiti lunghi). Come curiosità, la legenda al rovescio doveva essere degradata e retrograda, si vede la parte finale che è Ɔ/\V (che starebbe per AVG, la legenda completa corretta sarebbe PAX AVG). Moneta comune ma con una sua storia interessante che a me piace molto
    2 punti
  11. Perché su euro-coins.tv le monete non sono "valutate", viene solo data una media dei prezzi di alcuni shop online: ovviamente non possono comprendere tutti i negozi del mondo, men che meno quelli fisici. Il sito ti dà solo un'idea della media di alcuni prezzi, una semplice indicazione, non è un sito che dà il prezzo valido per tutto il mondo: trovare un prezzo diverso (maggiore o minore) da quello lì indicato è perfettamente normale. Se sei interessato ad una moneta in particolare, segui le aste su ebay, quello è il modo più semplice ed accurato per verificare quale è "il prezzo giusto" per essa
    2 punti
  12. Io non ricordo nei primi anni '80 di aver mai visto circolare monete da 5, 10 e 20, il minimo erano le 50. Non ricordo in che anno esatto ho cominciato a maneggiare soldi ma suppongo che almeno in certe zone siano state spazzate via in fretta dall'ondata inflattiva che arrivò al picco nel 1980. Ricordo che una partita a Juno First in sala giochi la facevo con 100 lire.
    2 punti
  13. Giusto. I confini attuali c'entrano poco. Si devono sempre considerare quelli che erano i " confini" dell'epoca e soprattutto quelle che erano le "aree numismatiche", i rapporti di "accettazione" delle rispettive monete tra gli stati.
    2 punti
  14. Ciao La & non è come congiunzione, ma come abbreviativo di Eccetera... In questo caso sarebbe VITTORIO EMANUELE PER GRAZIA DI DIO RE DI SARDEGNA, DI CIPRO E DI GERUSALEMME, DUCA DI SAVOIA GENOVA E MONFERRATO, PRINCIPE DI PIEMONTE, ECCETERA. In quel & ci starebbe un sacco di titoli Marchese di Saluzxo di Ceva di Susa di Ivrea di Oristano... Conte di Moriana di Nizza di Tenda.... Barone di Vaud... Signore di Vercelli di Pinerolo.... E tanti altri.... tutti in quella &...
    2 punti
  15. Assolutamente d'accordo con quanti prima di me hanno affermato di apprezzare le monete con pedigree. Anche io le cerco e se posso le aggiungo in collezione, disposto per tale motivo a fare anche una battuta in più per aggiudicarmele. In collezione ho testoni che sono stati prima di DeFalco, Cappelli, Grigori, ANPB, Calcagni, Muntoni, Magnaguti e Santamaria. Sapere che ora queste stesse monete sono parte della mia raccolta, mi dà la consapevolezza di essere custode temporaneo di pezzi che illustri collezionisti hanno ritenuto degni e meritevoli delle loro raccolte. Michele
    2 punti
  16. Divinità greca descritta in diversi miti come personificazione della Vittoria, Nike era figlia del titano Pallante e della ninfa oceanina Stige che gli generò anche Zelos (la Rivalità), Kratos (la Forza) e Bia (la Violenza). Secondo il mito classico, Stige rispose per prima alla chiamata di Zeus per lottare contro i Titani portando con sè Nike e le sue sorelle da lui quando stava radunando gli alleati per la battaglia. Zeus nominò Nike condottiera del suo carro divino (un ruolo in cui Nike viene spesso ritratta nell'arte greca e classica) e chiamò lei e le sue sorelle le quattro sentinelle del suo trono. Per questo Rivalità, Vittoria, Potere e Forza risiedevano sempre presso Zeus. Nike assunse così il ruolo di auriga divina in cui è spesso ritratta nell'arte greca classica, svolazzante sui campi di battaglia a premiare i vincitori con gloria e fama simboleggiate da una corona di foglie d’alloro. Il gesto di porre la corona d'alloro sulla testa del vincitore, chiunque egli fosse, rivela che la Nike sancisce la vittoria e il trionfo, ma non li procura. L'iconografia la rappresenta sempre alata, con le ali sulle spalle o ai piedi, anche se Pausania ne cita statue senza ali. In età arcaica è avvolta in una lunga veste agitata dal vento, con il ginocchio flesso nella corsa, come la Nike di Delo, purtroppo mutila, di Archemos di Chio, del VI sec. a. C. Sembra che in origine questa statua avesse quattro ali alle spalle, due più grandi e due più piccole e altre due alle caviglie, arrotondate verso l’alto alla maniera fenicia, come nell’esemplare visibile al Museo Nazionale di Atene. In età classica Nike diventò compagna di Atena, con cui fu identificata soprattutto ad Atene. Infatti nei rilievi del tempio dell’Acropoli la Nike parla con Atena e sulla stessa Acropoli è stato edificato fra il 430 e il 421 a. C. un tempietto ad Atena Nike sul lato ovest, presso i Propilei. Qui una statua di culto arcaica la rappresentava priva di ali in quanto gli Ateniesi gliele avevano tagliate perché la dea e, dunque, la vittoria, non si allontanasse mai più dalla loro città. Atena e Nike compaiono sugli stateri di Alessandro Magno e su quelli della stessa tipologia coniati a suo nome dopo la morte. Anche i distateri e gli emistateri mantengono la stessa iconografia, mentre nei quarti e negli ottavi di statere rimane Atena al dritto ma il rovescio raffigura rispettivamente le armi di Eracle e un cantaro. apollonia
    1 punto
  17. Ho capito!! Continua a non farle vedere a nessuno allora!!
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  18. La moneta non è oro. Il colore è quello del metallo spatinato. Solo l'acqua distillata difficilmente lo porta alla luce, secondo me o era stata ripatinata/reincrostata artificialmente oppure era così fragile la patina superficiale che è bastato poco per farla venire via e con essa anche lo strato più superficiale della moneta rivelando così il colore della lega metallica di cui è fatta la moneta (probabilmente ricavata dalla fusione di vecchi bronzi in oricalco). Quindi... Oro non lo è di certo! La barba io la intravedo da foto... Certo non è così evidente come per i tipi ufficiali, ma bisogna considerare la rozzezza della realizzazione e la conservazione assai mediocre
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  19. Anche tutte le altre caratteristiche (metallo, peso e Mussolini) elencate dalla casa d’aste sono superflue perché comunque non è una moneta né tanto meno un 20 lire del 1928
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  20. Soldo anonimo col Redentore TV SOLVS DOMINVS
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  21. Ottimo acquisto👍. Sono banconote che mi piacciono molto per i soggetti e la storia ... molto presto la metterò in collezione. Per adesso possiedo solo il 25 del 1923 a firme McCavour/Saunders ma senza il testo "AUTHORIZED BY R.S.C. CAP. 31": anche se più comune rispetto alla tua
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  22. Grazie! Si, le case d'asta riescono a "rovinare" le belle monete sia col bulino che con la macchina fotografica! 😄 Le ho messe a confronto appositamente. Sigh, ancora... 😞 Mi sa che devo stare un pelko più attento... oppure stipendiarti come revisore! Ave! Quintus
    1 punto
  23. Anch'io non ho mai riscontrato incongruenze sui dati relativi alle emissioni della Repubblica, però se il problema sono le informazioni sui siti sappi che ci sono i dati ufficiali, che puoi trovare su qualsiasi catalogo cartaceo: a meno di 20 euro ti prendi un Gigante di un anno qualsiasi e sei a posto. Che io sappia non disponiamo di dati sulle monete ritirate per ogni taglio, ma anche se ve ne fossero non sarebbero particolarmente indicativi in quanto le coniazioni della Repubblica si sono protratte per diversi decenni, e quindi non conoscendo (ovviamente) le date delle monete ritirate, l'informazione risulterebbe abbastanza inutile. L'unica risposta certa che possiamo dare alla domanda su quante lire della repubblica siano rimaste in circolazione è... "troppe".
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  24. Oppiano, hai portato a casa un bel pezzo! Complimenti. Edita o inedita, è sicuramente una importante e bella moneta. Un caro saluto.
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  25. Nella monetazione antica è normale che ci siano delle differenze, si utilizzavano molti coni diversi e il processo di coniazione era manuale. Ti dovresti preoccupare se ne trovassi una identica in ogni dettaglio
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  26. Ciao , la catalogazione e' giusta , ma ci sono degli errori nella tua descrizione del dritto (Imperator Gallienus Pius Felix Augustus) e del rovescio (Tribunicia Potestate decimum Consul iterum) che vanno corretti in : D/ AURELIO CESARE FIGLIO DELL' AUGUSTO ANTONINO PIO , al R/ TRIBUNIZIA POTESTA' DECIMA CONSOLE PER LA SECONDA VOLTA In quale catalogo la moneta risulta essere un R2 , molto raro ?
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  27. Ciao @Quintus, bell'esemplare. Notavo quanto appaia diversa la moneta nelle due fotografie. Segnalo solo che si tratta di Marco Aurelio cesare (c'è un lapsus calami nella descrizione del dritto). Stilicho
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  28. Ciao Saturno : la Casa Savoia era da poco alla guida dell'Italia e al tempo i "mass media" erano poco diffusi. C'era dunque l'esigenza di veicolarne le immagini, di rendere accettati e diffusi i volti dei Sovrani per cui, oltre alle monete e ai francobolli, se ne fece un uso notevolissimo che oggi sarebbe non solo incomprensibile, ma addirittura vietato. Le loro immagini compaiono su medaglie sportive, manifestazioni di vario tipo, su prodotti commerciali ( che ostentavano sugli involucri la scritta e i volti dei Re e Principi "Fornitori della Real Casa). Non so perché questo gettone sia stato forato, probabilmente per appenderlo alla catena di un orologio o qualcosa del genere : meno probabile per farne un bottone per cui, come già visto più volte, sarebbe stato più pratico saldare un anellino al verso, perpendicolare al gettone. Saluti. @Saturno
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  29. Virulento contagio che si ferma buona domenica
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  30. Fatto benissimo,non è certo comune trovarle cosí.....hanno tanto lottato😁
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  31. E ci ho messo, quindi, anche un' ora in meno di quanto indicato!
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  32. S commette reato TOC: alcione RO = Scommettere a Totocalcio nero Bravo: hai risolto il rebus 'ora legale marzo 2023' del Forum. Buona domenica da apollonia
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  33. Moneta da 10 tornesi deturpata chissà per quale motivo... 4 punzoni tondi lisci profondi volutamente posizionati ad ore 3-6-9-12 che vanno a gonfiare anche il dritto e foro centrale, un vero peccato perchè è l'unica del 1851 che posseggo.
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  34. Provo : SCOMMETTERE A TOTOCALCIO NERO Buona domenica da Stilicho
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  35. Se fosse Annona, potrebbe essere questa (RIC 1006):
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  36. Attenzione a dove le conservi. Per esperienza mia personale, vanno conservate solo ed esclusivamente nelle capsule. Le migliori sono quelle della Leuchtturm, sia come estetica sia come materiale. Subito tutti i metodi di conservazione sembrano uguali (mi riferisco a fogli e oblò), ma con il passare degli anni ti accorgi che le monete formano una patina che rovina irrimediabilmente la moneta. Le capsule poi puoi collocare in appositi fogli, e i fogli in album. Questo metodo è un po' più costoso, ma è il migliore, ed è anche esteticamente bello. Fatto salvo che il metodo principe, da usare per le monete, rimane sempre il vassoio di velluto (ma per i 2 euro potrebbe essere eccessivo). Non sottovalutare la conservazione, altrimenti te ne pentirai
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  37. Interessante e divertente: https://www.ebay.it/itm/115628266590?hash=item1aebfb545e:g:p8wAAOSwYTxjjcoU https://www.ebay.it/itm/115605762718?hash=item1aeaa3f29e:g:yloAAOSwG3xjdNon
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  38. Non è greca è un denario romano repubblicano di marcus cipius del 115 a.C. al diritto testa di Roma e la scritta M.CIPI.M.F dietro la testa X. Al rovescio la vittoria in biga. Sotto i cavalli c’è un timone di nave. In esergo ROMA Guarda qui: https://en.numista.com/catalogue/pieces61487.html
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  39. DALLA BARA DI TETNEY, UNA SEPOLTURA INGLESE DI 4000 ANNI FA, ALLA SARDEGNA Una bara di tronchi della prima età del bronzo contenente i resti di un uomo sepolto con un'ascia che si pensa risalga a 4.000 anni fa è stata scoperta accidentalmente su un campo da golf nel Lincolnshire in Inghilterra. Partendo da questo fatto di cronaca tentiamo di comprendere se lo strumento ritrovato all’interno potrebbe essere legato al rito di passaggio dalla vita alla morte, ma soprattutto chi poteva essere sepolto in questo particolare tumulo? La straordinaria scoperta è stata fatta per caso durante i lavori di manutenzione sul laghetto presso il campo da golf al Tetney Club nel luglio 2018. Un personaggio di alto rango La tomba, sostengono gli studiosi, mostra numerose prove che si trattava della sepoltura di una persona molto apprezzata all’interno della società o di alto rango. La bara, lunga tre metri e larga un metro è ricavata scavando un unico tronco d’albero. Sono stati usati rami di tasso e di ginepro per avvolgere e proteggere il corpo, un coperchio, ricavato sempre da un tronco, sigillava il prezioso corpo e il tutto fu ricoperto da un tumulo di ghiaia. La bara di Tetney è stata salvata insieme a parte del suo coperchio. La bara dell’età del bronzo è stata ricavata da un tronco di quercia ed è lunga 3 metri e larga 1 metro. Queste attenzioni erano concesse, nell’Età del Bronzo, solo a persone con uno status elevato all’interno della società. L’ascia trovata all’interno in perfette condizioni, secondo gli archeologi, ha caratteristiche molto particolari, sembra più un simbolo di autorità che uno strumento pratico, viene perciò definita “ascia cerimoniale”; in Gran Bretagna ne sono state rinvenute solo 12 di simili!! Qui si esaurisce la cronaca del ritrovamento secondo le fonti della BBC NEWS o The Guardian, ora permetteteci di fare qualche osservazione personale. Similitudini – tutte con il martello Il «viandante» di Carpene Tra le numerose incisioni rupestri della Val Camonica troviamo il cosiddetto «viandante», inciso sulla roccia tra ben oltre settecento altre raffigurazioni. È una figura di grandi dimensioni. Il corpo è un rettangolo dai cui angoli si diramano quattro arti monolinei, con mani e piedi risolti con dei circoletti. La testa, sproporzionatamente piccola, si sorregge sopra un curioso scollo a V. Il pene è indicato da una breve linea tra le gambe. La figura impugna nella destra un oggetto che potrebbe ricordare, appunto, il maglio impugnato dal «dio col mazzuolo». Roccia Grande di Carpene (r. 2-3). Parco comunale Archeologico e Minerario di Sellero a Brescia. Charun e Vanth Nella mitologia etrusca, Charun (o Charu) era uno psicopompo del mondo sotterrano chiamato Ade Charun (il nome si ricava da alcune iscrizioni etrusche) si trova riprodotto su pitture tombali, sarcofagi, urne, stele sepolcrali e vasi. È il nome equivalente della figura della mitologia greca Caronte. Nell’illustrazione tipica appare però molto differente da Caronte, rappresentato, di solito, alla guida di una barca, munito di remo, con funzione di traghettatore di anime. Il demone della morte degli Etruschi è, invece, una figura che accompagna i defunti nell’ultimo viaggio, a piedi, a cavallo o su carro, verso l’oltretomba, strappandoli al saluto dei propri cari e scortandoli verso la loro meta finale. Talvolta viene rappresentato a protezione delle porte dell’Ade (come, ad esempio, nella Tomba dei Caronti e nella Tomba degli Anina a Tarquinia) o comunque in connessione con la morte (come, ad esempio, nella Tomba François a Vulci). Tomba François a Vulci Tomba degli Anina a Tarquinia Tomba dei Caronti a Tarquinia Si presenta con barba, naso d’avvoltoio ed orecchie aguzze ed indossa corta tunica ed alti calzari. Nelle pitture funerarie viene raffigurato con un colore bluastro. Talvolta ha dei serpenti attorno alle braccia ed ali enormi (come, ad esempio, nella Tomba dell’Orco a Tarquinia). Regge in mano un martello, il suo simbolo religioso, simile all’ascia bipenne romana. Talvolta è munito anche di spada. È spesso accompagnato dalla dea Vanth (come, ad esempio, nella Tomba degli Anina a Tarquinia e nella Tomba François a Vulci), una dea alata anch’essa associata al mondo sotterraneo. Relativamente al significato del martello si è pensato che lo stesso servisse per chiudere i chiavistelli delle porte dell’Ade, impedendo così ai defunti di tornare indietro o per colpire le sue vittime. Alcuni autori (Franz. De Ruyt) lo comparano al dio celtico Sucellos, poiché anche quest’ultimo ha in mano un martello ed ha la stessa funzione di dio della morte. Sucellus: il dio-martello Sucello era il dio con il grande martello e la canna, presumibilmente un dio dell’abbondanza. In alcune immagini appare sempre con un Mazzuolo talvolta anche molto grande. Due immagini di lui includono, oltre il martello, un corvo e un cane a tre teste. Il corvo e il cane erano entrambi animali ctoni nella mitologia celtica. . Silvanus Statuetta proviene dall’oppidum celto-ligure di Glanum, nel territorio dei Salluvii, vicino l’attuale Saint-Rémy-de-Provence (dep. Bouches-du-Rhône, Francia) Silvanus è un dio celtico mascherato da un nome romano. Appare spesso come una variante del “dio martello celtico”, con il suo mazzuolo e la sua pentola, una corona di foglie sulla testa e un mantello di pelle di lupo. Sotto forma di Sucellos Silvanus proteggeva i luoghi selvaggi, oltre a vigneti e pascoli. Gli venivano offerti minuscoli martelli di legno, che ricordano i martelli indossati dai seguaci di Thor. Altorilievo del «dio col mazzuolo» proveniente dalla cosiddetta Maison de Sucellus, un’abitazione gallo-romana sita a Saint-Romain-en-Gal (Rhône, Francia) e datata al 180 d.C. Il dio regge olla e mazzuolo; un cane è accovacciato ai suoi piedi Dis Pater Dis era originariamente il dio romano della ricchezza, del suolo fertile e delle ricchezze sotterranee, che venne equiparato a Plutone, Orco e Sorano. Dis era originariamente associato a fertili terreni agricoli e ricchezze minerarie e, poiché quei minerali provenivano dal sottosuolo, in seguito fu identificato con le divinità ctonie Plutone (Ade) e Orco. Dis Pater non veniva sempre utilizzato per usi così elevati. Tertulliano, un padre della Chiesa primitiva, scrive: Possiamo perciò affermare che i Gladiatori gravemente feriti venissero “terminati“ da un boia travestito da Dite. Giulio Cesare scrisse che i Galli credevano di discendere da Dis Pater. Le parole esatte di Cesare furono: Molto probabilmente Dis Pater e Sucellus erano dei simili, o almeno soddisfacevano bisogni simili. Ipotesi Abbiamo visto qualche esempio ma nella lunga lista degli dei “legati alla morte” il mazzuolo o il martello è ricorrente. Possiamo perciò ipotizzare che “il mazzuolo” fosse legato al passaggio dalla vita alla morte. Esiste qualche precedente? Dalla Scozia una interessante pietra Una pietra scolpita dei Pitti, conosciuta come “Rhynie Man”, raffigura una figura barbuta con denti affilati che impugna un’ascia. Tap o’ Noth – Rhynie in Aberdeenshire, Scozia, un sito dal nome derivato dalla prima parola celtica rīg, che significa “re“, per gli archeologi che lo stanno studiando era un importante insediamento dei Pitti. Nel 1978, un contadino locale ha arato una spettacolare pietra pitta scolpita a sud del villaggio. Conosciuto come Rhynie Man, raffigura una figura barbuta con denti appuntiti che trasporta un’ascia distintiva. “Pensiamo che questa ascia potrebbe essere stata una versione simbolica di un martello che veniva usato per uccidere mucche e buoi, forse come parte di un rituale“, afferma Evans, il direttore degli scavi. I reperti archeologici del sito includono una testa di ascia in pietra datata circa 2000 a.C. e uno “spillone” in lega di rame a forma d’ascia che potrebbe essere stato un fissaggio per un mantello. Un perno di ferro da sei pollici a forma di ascia è stato recuperato dal sito reale dei Pitti di Rhynie. S’accabadora una figura temuta ma necessaria In tempi remoti, e forse anche relativamente recenti, la femina accabadora era una figura presente in alcune aree della Sardegna: una donna vestita di nero che aveva la funzione di “finire”, di porre termine alle sofferenze di un moribondo, o di un anziano bisognoso di cure troppo impegnative, che in una società rurale potevano significare un problema per la sussistenza dell’intero nucleo familiare. In Gallura, nel Museo etnografico di Luras è conservato proprio l’unico “mazzolu” , un martello di legno di olivo selvatico, che apparteneva ad una donna che operava come levatrice e come accabadora fino agli anni ’40 del secolo scorso. Su Mazzolu (Museo etnografico di Luras) Non deve stupire che in diversi racconti la figura dell’accabadora coincida con quella della levatrice, perché in passato la nascita e la morte venivano considerati momenti naturali del ciclo della vita. La studiosa di antropologia Dolores Turchi, ha scritto un libro, Ho visto agire s’accabadora, dove raccoglie la testimonianza di un’anziana donna che racconta del suo incontro con una accabadora. .com/coffin-found-golf-course-pond-4000-year-old-man-axe-2021-9 https://die-arkivierin.livejournal.com/24862.html https://earthandstarryheaven.com/2015/05/06/dis-pater/ http://bifrost.it/CELTI/Museo/Archeologia-Sucellos.html https://www.larazzodeltempo.it/2021/tetney-sardegna/
    1 punto
  40. Anche qui data e alcune lettere delle legende ribattute: non si scampa...
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  41. Dal tempo di Tolomeo I satrapo in Egitto, un tetradrammo con al rovescio una notevole raffigurazione di Atena armata ed in atto di combattere, forse un ricordo della imponente statua persa di Fidia, dedicata ad Athena promachos sull' acropoli di Atene . L' esemplare sarà il 27 Aprile in vendita BussoPeus 434 al n. 307 .
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  42. Vedo che anche nella tua del 1856 c'è una ribattuta (la "F" di FERDINANDVS). In quell'anno, fra gli aiutanti v'era un deciso tremore nelle mani: anche le mie tre del '56 hanno tutte un particolare più volte impresso. - "8" (e anche il "6") della data ribattuto: - "Leone" e torretta nello stemma del Portogallo ribattuti (il "leone", a dir il vero, è più impresso "mitragliato" che ribattuto): - "Giglio" e torretta ribattuti:
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  43. 1 punto
  44. Non possiedo testi in cui si evince questo; ma dobbiamo considerare che nell'800, il popolo minuto non andava molto per il sottile nella circolazione monetaria, infatti molti scambi, nelle campagne , avveniva tramite il baratto e esistevano zone dove circolavano ancora monete degli Stati pre-unitari, oltre che monete di bronzo dell'Unione Latina, pure se non ammesse. Lo si evince dai ritrovamenti, come in questo caso, e negli accumuli, di monete di bronzo , come dici giustamente francesi soprattutto e ne ho viste di veramente logore da circolazione A chiusura del discorso, inserisco questa cartolina francese che dice : cartolina con bandiera nazionale per far conoscere la monetazione internazionale nella quale, pur non elencati, sono illustrate le monete in bronzo da 5 e 10 centesimi. saluti
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  45. Ciao! L'ipotesi di Andrea è molto intrigante, ma - a mio avviso - resta una ipotesi. Riguardo alle bolle plumbee con le quali si corroborava/ufficializzava un documento emesso dalla cancelleria ducale, negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Dalle bolle che riproducevano l'iconografia delle oselle, a bolle che, pur emesse a distanza di decenni sotto i dogati di Dogi differenti, avevano parte del loro cordino uguale e quindi poco probabile. Troppo facile "costruire" bolle farlocche. Non è questo il caso. Che io sappia - e non ho mai letto nulla di differente - le bolle erano un tipo di sigillo che doveva rappresentare lo Stato e doveva avere i caratteri e le iconografie riconosciute e riconoscibili di quello veneziano; quindi di una Repubblica conosciuta i cui caratteri salienti erano il solito San Marco che consegna il vessillo con in cima la croce al Doge e nel retro il nome del Doge con i suoi titoli. Le prime bolle dogali (fatta eccezione quella conosciuta di Orso I Parteciaco della quale scrive nella RIN del 2016 il Prof. Asolati) riportano il Santo seduto in trono che consegna il vessillo al Doge. @AndreaPD, in una discussione del 2020 scrive che: Nel 1261 il tipario della bolla dogale muta, le ragioni pare debbano attribuirsi al nuovo consigliere ducale Corrado (cfr. V. Lazzarini, Lettere ducali..., cit., p.190). La figura del Santo ora si presenta in piedi e con la mitra sul capo, tiene il vangelo aperto con la sinistra, le vesti pontificali sono riconoscibili e si notano l’amitto e la dalmatica. Non parliamo del retro, che ha riportato i titoli attribuiti al Doge, differenti a seconda dei secoli. Anche quella del Michiel riporta il Santo seduto e ci siamo, ma è il vessillo che a mio avviso "stona"; mai ho visto una personalizzazione così palese di uno strumento repubblicano con lo stemma araldico del Doge regnante. Nemmeno nei sigilli che taluni uffici periferici adottavano e che riportavano il nome del funzionario preposto, veniva inserito il proprio stemma; al massimo veniva riportato il Leone o il vessillo marciano. Sono più propenso a pensare che si tratti di una croce accantonata, come scrive @chievolan. Circa i mosaici di San Marco non ho la sapienza per esprimermi, soprattutto non so quali siano da considerarsi effettivamente dell'epoca e quali siano invece stati rifatti in secoli successivi, fino all'800, con metodi ed inserimenti magari "di libera interpretazione". Bisognerebbe studiare quali e come sono stati restaurati, potendo rispettare gli originali, oppure, per alcuni, interpretarli con inserimenti anche "fantasiosi" aluti luciano
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  46. Eccola qui 😊
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  47. Ti confesso che un pochettino ho imbrogliato. La tua foto mi ricordava una moneta ma, ovviamente, non riuscivo a mente a classificarla. Tuttavia so bene che quella è l'iconografia dello scettro; mi è bastato mettere "scettro" nel motore di ricerca del nostro catalogo e mi sono uscite 9 pagine di monete (fra repubblicane e imperiali), non così tante da non poter essere esaminate ... Aspetto positivo: colgo l'occasione per far pubblicità al nostro catalogo, http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-REP , che è una risorsa incredibile ma purtroppo molti utenti non lo conoscono abbastanza Ora vogliamo la moneta intera!
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  48. Ciao...ho da poco acquistato qualche moneta e facendo ina rierca mi sono imbattuto in questa discussione e ho visto che citavi una moneta della quale posto le foto
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  49. ...o in qualche atelier di falsari....
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  50. Questa mattina , durante il Convegno Numismatico Torinese , ho recuperato alcuni gettoni ,grazie all' amico Giorgio. Gettone Regio Ospizio di Carita' Torino valore 5 centesimi La nascita ed il Regio Ospizio di Carità (1692-1886) La Farmacia degli Stemmi si trova sin dalle sue origini all'interno del palazzo edificato nella seconda metà del seicento come sede definitiva del Regio ospizio di Carità ed oggi conosciuto come Palazzo degli Stemmi. Sulla soglia in marmo del portale d'ingresso é riportata in caratteri di piombo, come data di fondazione, l'anno 1732. In realtà la presenza della farmacia é documentata all'interno dell'ospizio almeno sin dal 1692 — anche se con tutta probabilità non nei locali attuali — con prevalente finalità di assistenza ai ricoverati ma verosimilmente aperta anche al pubblico esterno. Palazzo degli Stemmi é l'attuale denominazione di un complesso di edifici ideati su schema del Castellamonte e costruiti tra il 1683 ed il 1697 "in un sito ove era (al di fuori delle mura della città) ai tempi di Emanuele Filiberto la posta dei cavalli ed ove fu poi una casa di delizie del duca Amedeo di Savoia". Vittorio Amedeo II, riprendendo un editto di Carlo Emanuele I che prevedeva la fondazione di uno "spedale ove ricoverare i mendicanti sani ed infermi", con regie patenti del 30 settembre 1682, destina alla costruzione dell'ospizio i terreni compresi nell'isola di San Maurizio — l'attuale ubicazione. Il ricovero degli ospiti, provenienti da strutture già esistenti in altri luoghi della città, avviene mano a mano che gli edifici vengono completati. La struttura risulta pienamente operativa a partire dal 1697 anche se l'edificio subisce ulteriori trasformazioni per adeguarlo al nuovo assetto urbanistico previsto per la via Po. Il Regio Ospizio di Carità viene inaugurato il 7 aprile 1717 con una solenne cerimonia. Sulla facciata del palazzo prospiciente via Po, al di sopra delle arcate del porticato della passeggiata reale sono presenti 24 stemmi in stucco armato in legno, opera di maestri luganesi e comacini, appartenenti alle famiglie dei benefattori della Compagnia di Carita e delle istituzioni cittadine. Fra gli altri, gli emblemi della Compagnia di San Paolo e della Città di Torino. Al centro del palazzo, ornamento del sopra portico in corrispondenza dell'ingresso principale, risalta la plastica composizione in cui l'emblema di casa Savoia, contornato da morbidi panneggi, si accompagna ad armoniose figure, allegorie della carità. La nascita della Farmacia degli Stemmi Negli archivi storici della città di Torino si conserva un documento, datato 10 maggio 1717, che rappresenta il primo atto ufficiale relativo alla Farmacia degli Stemmi. In esso vengono definiti obblighi, mansioni ed emolumenti del futuro direttore della spezieria, tale Pietro Gerbone, nonche del "primo giovane" aiutante, Pietro Bongiovanni, destinato alla successione del primo "in caso di morte o altro". Da questo documento risulta con evidenza che l'attività della farmacia nei primi decenni del 1700 é rivolta esclusivamente agli ospiti dell'ospizio di carità. Solamente nel 1732, con l'acquisto da parte della Compagnia di Carità di una delle licenze istituite con regie patenti allo scopo di soddisfare le esigenze createsi con l'incremento della popolazione urbana, la Farmacia del Regio Ospizio di Carità venne aperta ufficialmente anche al pubblico esterno. La gestione privata e la Alleanza Cooperativa Torinese (1886-1987) Nella seconda metà dell'ottocento emerge, per il Regio Ospizio di Carità, la necessità di uno spostamento da Palazzo degli Stemmi alla nuova sede di corso Unione Sovietica — realizzata su progetto di Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli — ove la congregazione assume la nuova e definitiva denominzazione di Ospizio di carità dei Poveri Vecchi. In tale circostanza viene decisa l'alienazione della farmacia e la sua cessione a privati tramite bando indetto nel 1886.
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