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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/18/23 in tutte le aree
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Ciao oggi condivido il mio ultimo arrivo, un sesterzio di Filippo ll (imperatore insieme al padre Filippo l'Arabo dal 247 al 249 d. C.) con la sua raffigurazione sul rovescio, con lancia e globo, coniato a Roma nel 246 d. C. (spero). Il padre sali al potere nel 244 dopo aver eliminato, grazie all'appoggio dell'esercito, l'imperatore Gordiano lll e vi rimase per cinque anni prima di essere sostituito da Traiano Decio che lo sconfisse nei pressi dell'odierna Verona. L'anarchia militare la faceva da padrona e l'appoggio o l'insubordinazione dell'esercito era determinante per stabilire le sorti di un imperatore. Sembra che trovo la morte proprio per mano del suo esercito dopo la sconfitta come anche Filippo ll che fu assassinato a Roma. Furono ricambiati con la stessa moneta che avevano speso pochi anni prima per il povero Gordiano lll. Da esame diretto il sesterzio risulta coniato, ben centrato, con buon peso e con ritratto e figura del rovescio abbastanza leggibili. Le legende poco nitide, sembrano coperte in alcuni punti da patina di malachite e cuprite (cuprite presente anche sul ritratto di Filippo ll ma sono solo osservazioni da neofita che ha ovviamente tutto da imparare, percui... 🙂) ed ha circolato svolgendo la sua funzione di moneta. Ho scelto di proposito per questo imperatore un sesterzio con ritratto da Cesare perché possiedo già un antoniniano da imperatore coniato a Roma . Non mi resta che aggiungerci un antoniniano coniato ad Antiochia. Superfluo sottolineare che i rarissimi denari per il prossimo futuro devo accontentarmi di vederli in foto, poi chissà... Grazie ed alle prossime ANTONIO 30 mm 21,5 g RIC 256a L'antoniniano coniato a Roma cui aggiungere uno coniato ad Antiochia per archiviare anche questo imperatore 🙂5 punti
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Perché buttarla? È una riproduzione “sincera” indicata dalla R (a differenza di tanti falsi ingannevoli che circolano nel mercato numismatico) e un bel ricordo per chi ha vissuto da ragazzino il periodo della grande diffusione delle merendine MisterDay. Per non dire del contenuto didattico non disgiunto dal messaggio pubblicitario, a differenza di tanta pubblicità ridicola e raccapricciante da cui siamo attualmente circondati. Forse perché è arrivata con la spazzatura? Se lei ha scelto questa via insolita per venire da te, è una ragione in più per non respingerla dopo averla adeguatamente ripulita. apollonia5 punti
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Buongiorno. In merito a chi propone tali facezie: "Siano maledetti loro e tutta la loro progenie fino alla settima generazione; che il loro cane sia incrociato con un lama che gli sputi in faccia ogni volta che passano in corridoio, che il gatto gli vomiti palle di pelo nel letto quotidianamente e se mai avranno un pappagallo che questo li insulti in ogni momento." Antica maledizione Egizia 😇3 punti
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Per un IDENTIKIT numismatico del terribile VERCINGETORIGE https://www.cronacanumismatica.com/top-contents-per-un-identikit-numismatico-del-terribile-vercingetorige/ Dal classico Babelon ad una revisione delle emissioni romane, un identikit numismatico di Vercingetorige fra vecchie teorie e nuove ipotesi di Francesco Billi | Nel 48 a.C. Giulio Cesare (fig. 1) era da poco rientrato a Roma dopo la definitiva conquista della Gallia Transalpina, a ovest del fiume Reno fino alle coste atlantiche francesi e a nord della Gallia Narbonese, l’attuale Francia meridionale già provincia romana dal 121 a.C., fino al Canale della Manica. In quell’anno nominò nuovi responsabili della zecca e nella capitale dell’Impero vennero coniate numerose emissioni dedicate all’impresa dell’illustre generale. Una di queste, in particolare, è ancora oggi argomento di discussione fra numismatici e studiosi di storia antica: parliamo ovviamente del misterioso denario coniato a nome del magistrato Ostilio Saserna (RRC 448/2) e raffigurante al dritto il busto maschile di un barbaro etnicamente caratterizzato da barba e capelli lunghi, dal mantello e, nel campo dietro la nuca, dal tipico scudo celtico allungato (fig. 2). La questione è particolarmente intrigante poiché per molti la moneta rappresenterebbe niente di meno che Vercingetorige, re degli Arverni, capo indiscusso della coalizione anti romana in Gallia, principale nemico di Giulio Cesare e, dunque, grande sconfitto nello scontro appena conclusosi. Inoltre, se così fosse, il denario del Saserna mostrerebbe l’unico ritratto finora conosciuto del celebre condottiero barbaro. Fig. 1 Busto di Giulio Cesare rinvenuto nel 2007 presso Arles, la romana Arelate nella Gallia Narbonese, e considerato uno dei pochi ritratti del condottiero eseguiti mentre era ancora in vita | Fig. 2 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/2a; D/ Volto di barbaro e scudo celtico nel campo. R/ Carro da guerra celtico con auriga e guerriero armato di lancia e scudo Questa suggestiva tesi è piuttosto diffusa e la ritroviamo espressa, con maggior o minor cautela, in numerosi articoli e inserzioni d’asta. Del resto, Vercingetorige era stato condotto a Roma da Giulio Cesare come preda di guerra, i Romani l’avevano potuto vedere di persona e, nel 48 a.C., era ancora imprigionato in una cella della capitale. Il ritratto monetale in questione, poi, tradisce uno stile realistico e fisionomico, come se il conio fosse stato pensato per raffigurare un determinato personaggio e non una personificazione ideale: chi potrebbe essere costui, visto la notorietà del soggetto, se non Vercingetorige? Il condizionale, tuttavia, rimane d’obbligo, nonostante il fascino e l’indiscutibile effetto evocati dall’ipotesi di ritrovarci ancora oggi faccia a faccia con il temibile re dei Galli. Infatti, volendo sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, chi scrive questo articolo appartiene alla schiera degli scettici, cioè di chi pensa che l’identificazione fra il ritratto monetale nel denario di Saserna e Vercingetorige non sia affatto scontata. Per questo ora, com’è giusto che sia, cercherò di giustificare la mia scomoda posizione ed avanzare, con la dovuta prudenza, un’interpretazione alternativa. Fig. 3 Ritratto di Ernst Babelon (1854-1924) sulla medaglia in bronzo realizzata dall’artista belga Godefroid Devreese e dedicata al numismatico francese, Bruxelles, 1910, Forrer VI 322 | Fig. 4 Giulio Cesare, denario in argento, zecca itinerante, 48-47 a.C. RRC 452/4; D/ Ritratto femminile diademato rivolto a sinistra R/ Trofeo di armi celtiche con prigioniero seduto ai suoi piedi Babelon e Vercingetorige, anche i grandi possono sbagliare Tra i principali sostenitori della comparsa di Vercingetorige nei denari romani degli anni 48 e 47 a.C. vi fu il celebre numismatico Ernst Babelon (1854-1924), dal 1892 direttore del Cabinet des médailles e dal 1902 titolare della cattedra di numismatica antica e medievale al Collège de France (fig. 3). In generale le sue tesi sono giustamente considerate autorevoli, compresa quella che individuava il celebre condottiero gallico, non solo nel busto maschile della moneta di Saserna, ma anche nel prigioniero in catene, ai piedi del trofeo, raffigurato in alcune emissioni della zecca al seguito di Cesare (RRC 452/5 e 452/4) (fig. 4). Fig. 5 Vercingetorige getta le sue armi ai piedi di Cesare, dipinto del pittore francese Lionel Royel, 1899, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Per questo argomento specifico, tuttavia, non possiamo ignorare il retroterra culturale dell’eminente studioso, né il contesto politico in cui egli iniziò la sua carriera. Infatti Ernst Babelon, che innanzitutto era francese, si diplomò nel 1878 e la sua Descrizione delle monete della Repubblica Romana venne pubblicata a Parigi già nel 1884. Ebbene, proprio dalla metà del XIX le élite francesi si stavano appassionando al mito moderno di Vercingetorige, rivisitato in chiave romantica e nazionalista (fig. 5). Questa visione alterata, in parte sopravvissuta fino ad oggi, inventò l’immagine di un Re sfortunato che aveva unito la nazione della Gallia, peraltro mai esistita storicamente, con l’obiettivo di cacciare gli invasori romani dal patrio suolo. Nel 1865 l’imperatore Napoleone III aveva commissionato una monumentale statua di Vercingetorige da collocare nel presunto sito dell’antico oppidum celtico di Alesia, scenario dell’ultimo assedio di Giulio Cesare nel 52 a.C., durante il quale si consumò la resa definitiva del condottiero barbaro (fig. 6). Fig. 6 Statua monumentale di Vercingetorige, opera dell’artista francese Aimé Millet, fatta innalzare nel 1865 dall’Imperatore Napoleone III sul presunto sito dell’antico oppidum di Alesia | Fig. 7 Dritto dello statere aureo coniato a metà del I secolo a.C. in nome di Vercingetorige, con ritratto apollineo sul modello della monetazione macedone, esemplare conservato nel Museo delle Belle Arti di Lione Durante la Guerra franco-prussiana, terminata nel 1871, la propaganda nazionalista francese aveva paragonato il patriota Gambetta a Vercingetorige, l’assedio di Parigi a quello di Alesia e i tedeschi alle legioni romane. Dunque Babelon, pur da studioso integerrimo qual’era, difficilmente avrebbe potuto evitare il fascino di un personaggio recentemente assunto dai suoi connazionali tra gli antichi eroi fondatori della Francia, al pari di Giovanna d’Arco. E il fatto che di Vercingetorige non si conoscesse neppure il volto, fu un’ulteriore motivazione per ricercarlo sulle monete di età cesariana conservate presso la Biblioteca Nazionale parigina. D’altra parte le vere emissioni di Vercingetorige, cioè quelle celtiche coniate a suo nome, forse proprio durante l’assedio di Alesia e delle quali ci sono giunti alcuni nominali in oro e in bronzo, non mostravano il volto del re, ma un ritratto apollineo, imitando gli stateri macedoni ai quali il popolo degli Arverni si era sempre ispirato per il proprio circolante (fig. 7). Quindi l’identificazione di Vercingetorige con il barbaro del denario di Saserna fu per il Babelon una conclusione legittima e ragionevole, ma anche condizionata dai suoi tempi e suggestionante. Il rovescio della moneta visto nel dettaglio A mio modo di vedere può essere fornita un’interpretazione alternativa della moneta in questione e della sua iconografia, ma per farlo dobbiamo superare l’ossessione del ritratto in sé e concentrarci, invece, sugli elementi che ne costituiscono il contesto storico e numismatico, a cominciare dal suo rovescio. Infatti il tipo scelto per il rovescio dello “pseudo Vercingetorige” è rappresentato da un carro da guerra celtico sormontato da due guerrieri etnicamente definiti dalla nudità in combattimento, dalle armi (tipico scudo allungato e lancia), nonché da barba e capelli lunghi (fig. . Siamo di fronte, quindi, ad una doppia citazione, riconducibile ad una personalità o ad una componente del variegato universo gallico. Fig. 8 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di rovescio con carro da guerra celtico, auriga e guerriero armato di lancia e scudo E considerando che la monetazione di Roma antica, nella sua funzione politica e propagandistica, conservava regole rigidamente codificate, appare al limite della probabilità l’ipotesi che Ostilio Saserna, magistrato sicuramente filo cesariano, avesse doppiamente omaggiato il principale nemico di Giulio Cesare, raffigurandolo in volto, al dritto, e bellicoso sul suo carro da guerra, al rovescio. Anche perché, vale la pena ricordarlo, nel 48 a.C. Vercingetorige era ancora incarcerato a Roma e il linguaggio iconografico dell’epoca avrebbe potuto benissimo rappresentare la sua condizione di prigioniero senza ricorrere all’esagerazione quasi provocatoria di mostrarlo come un eroe sul campo di battaglia. Quell’interessante precedente di Narbo Martius Se non esiste nella numismatica romana un precedente coniato per esaltare con queste modalità il nemico sconfitto, neppure nel caso del ben più famoso Annibale, conosciamo invece un tipo di rovescio analogo: quello del denario serrato emesso nel 118 a.C. a Narbo Martius, capoluogo della Gallia Narbonese (all’incirca l’attuale Francia meridionale). Il contesto è celtico provinciale nel periodo immediatamente successivo alla fondazione della colonia, la prima al di fuori della penisola italica, e l’emissione porta il nome di Porcio Licinio (fig. 9). Nel dritto della moneta compare, secondo la tendenza dell’epoca, la testa elmata della dea Roma, ma al rovescio è raffigurato un carro da guerra, guidato da un guerriero celtico nudo, armato di scudo, lancia e caratterizzato inequivocabilmente dell’attributo del carnyx, la tromba che i Galli suonavano in battaglia. Fig. 9 Porcius Licinius, denario romano serrato della zecca di Narbo Martius, 118 a.C., RRC 282/5. D/ Testa elmata di Roma R/ Guerriero gallico su carro, con scudo ovale, lancia e carnyx Questa emissione è stata collegata alla vittoria di Gneo Domizio Enobarbo sulla tribù degli Allobrogi, tuttavia è evidente come l’intento del tipo di rovescio non fosse quello di esibire, né esaltare, il nemico sconfitto, ma, al contrario, quello di celebrare la nuova Gallia coloniale, entrata a far parte dell’Impero Romano, libera da catene e vigorosa. I tre denari a nome di Ostilio Saserna Sulla scia di questo precedente coloniale possiamo interpretare le monete battute nel 48 a.C. a nome di Ostilio Saserna come un programma iconografico unitario finalizzato a celebrare non solo la conquista militare della Gallia da parte di Giulio Cesare, ma anche la sua inclusione nell’impero. In altre parole, benché lo “pseudo Vercingetorige” abbia monopolizzato l’attenzione generale, le tre distinte emissioni denariali del Saserna rappresenterebbero insieme un vero e proprio manifesto dedicato al processo di romanizzazione della Gallia secondo la visione politica cesariana. Fig. 10 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/1a.; D/ Volto diademato di Venere R/ Vittoria alata che incede con caduceo e trofeo di armi celtiche La conquista militare e la Gallia Comata In questo senso una prima moneta (la RRC 448/1a e 1b) esprimerebbe il vero e proprio omaggio a Giulio Cesare trionfatore delle campagne galliche, raffigurando al dritto la testa di Venere, progenitrice della Gens Iulia, e al rovescio la personificazione della Vittoria alata che incede con un caduceo nella mano destra e un trofeo militare di armi celtiche appoggiato sulla spalla sinistra (fig. 10). Un secondo denario del Saserna (RRC 448/3) si riferiva all’espansione dell’Impero con l’annessione della Provincia della Gallia Comata, o Tres Galliae, attraverso la sua personificazione femminile caratterizzata dai lunghi capelli (“comata” in latino significa proprio capelluto o frondoso) e dalla presenza del carnyx celtico nel campo (fig. 11). Fig. 11 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/3. D/ Personificazione della Gallia con carnyx dietro la testa R/ Artemide-Diana di Efeso con lancia nella sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna Un’interpretazione, quest’ultima, avanzata dallo stesso Babelon e, in questo caso, condivisibile, tant’è che simile iconografia venne riproposta anche sulla corazza dell’Augusto di Prima Porta, in prossimità dell’ascella del braccio sinistro, all’inizio del I secolo d.C. Per il rovescio da abbinare alla personificazione della Gallia Comata fu scelta l’Artemide Efesina, vestita di lungo chitone, con una lancia nella mano sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna. Una divinità territoriale, dunque, diffusasi al di là delle Alpi grazie ai coloni greci di Massalia, l’attuale Marsiglia (come confermato dallo storico Strabone 4, 1,4), ma anche espressione di un antico legame fra la regione transalpina e la città di Roma dove, in età arcaica, il re Servio Tullio fece edificare sull’Aventino il tempio di Diana-Artemide con evidenti influssi ionici. La tessera mancante A questo punto la tessera mancante per completare il mosaico finora delineato sarebbe la rappresentazione dei nuovi abitanti barbari dell’Impero, che Giulio Cesare intendeva romanizzare, tant’è che i suoi avversari politici lo rimproveravano per l’eccessiva clemenza dimostrata verso i capi celtici sconfitti. Verso tutti, ovviamente, tranne che verso Vercingetorige, il quale fu giustiziato dopo il primo trionfo del 46 a.C. (Svetonio, Caes. 37, 1-2). Questa tragica sorte, come suggerisce lo storico Cassio Dione, dipese soprattutto dal tradimento ordito dal re degli Arverni nei confronti di Giulio Cesare. Infatti Vercingetorige era stato alleato del condottiero romano per gran parte delle campagne galliche, ne conosceva le tattiche di combattimento e forse era stato membro del suo ristretto entourage, composto da aristocratici romani e non, prima del clamoroso voltafaccia che rischiò di compromettere il successo dell’ambiziosa carriera cesariana (fig. 12). Fig. 12 Statua di Vercingetorige a Clermont-Ferrand, presso Place de Jaude, progettata nel 1870, in clima di Guerra franco-prussiana, ma realizzata nel 1903 dallo scultore e patriota francese Bartholdi, il cui nome è legato soprattutto alla Statua della Libertà di New York | Fig. 13 Saint Rémy de Provence, Mausoleo di Glanum, monumento di età cesariana, seconda metà del I secolo a.C. Era soprattutto il tradimento della passata amicizia, insomma, che rendeva Vercingetorige inadeguato al nuovo percorso di cooptazione della nobiltà barbara nei ranghi del governo romano e, allo stesso tempo, lo indicava come il miglior capro espiatorio da eliminare per placare le contestazioni verso l’eccessiva benevolenza di Cesare. Tuttavia per tanti altri nobili della Gallia le cose andarono in maniera ben diversa. Il perdono fu praticato con generosità e molti di loro accettarono la presenza romana che, in fin dei conti, gli garantiva non solo maggior autonomia rispetto al ritorno di un re, ma anche le ricchezze derivanti dai commerci con Roma. I monumenti coevi nelle provincie romane d’occidente testimoniano ancora oggi questa fase di intensa romanizzazione di seconda metà del I secolo a.C. Per esempio il mausoleo di Saint Rémy de Provence, nel sito dell’antica città di Glanum, riporta un’iscrizione celebrante l’adozione di alcuni dignitari locali nella Gens Iulia: un enorme privilegio che comportava la concessione della cittadinanza romana e che, in questo caso, avrebbe potuto coinvolgere lo stesso Giulio Cesare come garante (fig. 13). La dedica del mausoleo di Glanum è una delle prove più eloquenti di una fase successiva e distinta dalla brutale conquista militare, cioè quella della trasformazione della nobiltà barbara in influenti cittadini al servizio di Roma. La nuova aristocrazia provinciale Piuttosto che a Vercingetorige, il più discusso denario di Ostilio Saserna dovrebbe riferirsi a questa nuova aristocrazia di origine provinciale, assunta nei ranghi politici imperiali (fig. 14). Il busto maschile di barbaro con mantello rappresenterebbe, perciò, uno di questi nobili guerrieri devoti a Cesare o, più genericamente, l’aristocrazia guerriera della Gallia in fase di romanizzazione e pronta a difendere il comune impero, così come suggerito dal tipo di rovescio. Con questa interpretazione, infatti, si completerebbe un vero e proprio ciclo iconografico monetale unitario, dedicato all’annessione della Gallia Comata e coerente con la visione imperialistica dei cesariani: celebrazione di Cesare e della sua conquista militare (RRC 448/1), rappresentazione dell’espansione del territorio provinciale (RRC 448/3), e promozione del processo di romanizzazione della popolazione locale, iniziando dai vertici, per potenziare le risorse umane e militari dell’Impero (RRC 448/2). Fig. 14 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di dritto con volto di barbaro e scudo celtico nel campo | Fig. 15 Particolare del Galata Suicida, o Galata Ludovisi, copia in marmo di I secolo a.C. ispirata all’originale ellenistico di Pergamo Il realismo: “una questione di stile”… Infine sul realismo del ritratto monetale, argomento più volte ribadito a sostegno della tesi di chi identifica il personaggio con Vercingetorige, occorre precisare che un simile volto poteva non essere riferito ad un barbaro in particolare. Infatti la rappresentazione etnica dei celti risentiva allora dello stile realistico e fisiognomico tipico della scultura ellenistica, che proprio nel I secolo a.C. godette di particolare celebrità a Roma. Secondo lo studioso Filippo Coarelli, ad esempio, fu lo stesso Cesare a commissionare per la sua villa una copia marmorea del cosiddetto Galata Suicida, opera realizzata dall’originale scultura in bronzo che si trovava nel palazzo ellenistico di Pergamo (fig. 15). E i due volti, quello del denario di Saserna e quello della scultura, pur non essendo identici, condividono un’analoga impostazione realistica nel definire il ritratto del barbaro. Conclusioni In conclusione: benché autorevoli studiosi abbiano sostenuto che il denario di Saserna rappresentasse Vercingetorige, questa potrebbe non essere l’unica ipotesi possibile e, forse, neanche la più plausibile. Da una riflessione complessiva sulle emissioni del magistrato, infatti, emerge l’intento di sostenere la propaganda cesariana in una maniera ben più coerente con il contesto politico e culturale dell’epoca. Il processo di romanizzazione, considerato fondamentale per la costruzione dell’impero, potrebbe spiegare benissimo la scelta iconografica, mentre, per quanto riguarda lo stile, occorre sottolineare come la ritrattistica barbara fosse significativamente influenzata in quel periodo dalle copie ellenistiche caratterizzate da un approccio marcatamente realistico. Inoltre, resta il fatto che la monetazione romana repubblicana, codificata secondo consuetudini ben precise, difficilmente avrebbe accettato l’eccezione clamorosa di concedere l’onore del conio di dritto ad un nemico di Roma, traditore di Cesare e per giunta ancora in vita, benché prigioniero in attesa dell’esecuzione. Fig. 16 Vercingetorige si arrende a Cesare, dipinto del pittore francese Henri-Paul Motte, 1886, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Detto ciò, il mito moderno e romantico di Vercingetorige potrebbe continuare a sopravvivere anche senza il coinvolgimento della numismatica, che ha avuto il merito, questo sì, di consegnare a pensatori e artisti ottocenteschi un suggestivo modello di ritratto barbaro (fig. 16). Non è neanche giusto, però, deludere troppo l’emozione di chi, osservando questa moneta, pensa ancora oggi di intravvedere i lineamenti dello sfortunato re degli Arverni, o magari di qualcuno al lui somigliante, ma la storia, a mio modesto parere, andò diversamente. Vero è che se tornasse in vita uno dei personaggi coinvolti, e magari lo stesso Cesare, sarebbe tra le prime cose che tutti noi appassionati di numismatica gli vorremmo chiedere. Almeno… io lo farei.2 punti
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Valteri nella sezione archeologia ha dato conto delle recente scoperte archeologiche a Paestum. In attesa di sapere se emergeranno, come probabile, anche monete già da ora queste scoperte rivestono un interesse per i numismatici. Infatti tra i vari reperti spiccano statuette raffiguranti eros a cavallo di eros la statua richiama da vicino la moneta che qui posto e che appartiene, come indicano Cantilena - Carbone all'emissione con iscrizione PAISTANO, la prima serie in bronzo emessa dalla colonia e che Crawford riconduce tra il 280 e il 240 a.c. e piu precisamente in concomitanza della prima guerra punica o dopo l'arrivo di Pirro.2 punti
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Ciao a tutti! Grazie a @Saturno da un paio di giorni mi cimento con monete commemorative tedesche dell'est e dell'ovest e leggendo il catalogo ho trovato interessanti queste "due" monete del 1972, che in effetti però sono la stessa (ma non identica) e che così ho estratto dal mucchietto delle Anlagemünzen (monete da investimento) della "fu" Nonna: Trovata la differenza - a parte che una è sporca e l'altra no? Su che è facile... la prima, del gennaio 1970, dice XX giochi olimpici 1972 - IN GERMANIA e l'altra, di luglio '72 "A MONACO". Ma perchè hanno modificato il testo? Il comitato olimpico dell RDT, si era lamentato - in effetti anche loro erano "una" Germania - dicendo che i giochi si svolgono in una città e non in uno stato ed hanno pure vietato la vendita delle prime nella repubblica - vabbè... - democratica. La stessa moneta, ma con l'altra scritta, venne così nuovamente coniata - anche questa in 10Mio. di esemplari - insieme alle altre cinque sorelle. La leggenda narra che le monete della prima serie siano più rare, ma non è assolutamente vero, in quanto NON vennero nè ritirate, nè bloccate le vendite e sono di pari numero di 10 milioni. La serie intera (qui il PDF di un documento dell'epoca) https://www.bundesbank.de/resource/blob/599496/d2f910a8316356c134c17959df06e71d/mL/olympiamuenzen-zu-10-deutsche-mark-data.pdf fu coniata in 100 mio. di esemplari = entrate di oltre 1 miliardo di marchi, di cui - dopo aver dedotto i costi - rimasero più di 600 milioni per finanziare gli edifici olimpici di Monaco. Rare sono veramente solo quelle della "seconda serie" che sul contorno non hanno cinque cerchi/pallini ma gli arabeschi Servus, Njk2 punti
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Chiudiamo la discussione che ormai è decisamente off topic.2 punti
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Cosa dici, @CdC. La chiudiamo qui visto che ormai questo post si è trasformato in un delicato duello stilistico all’arma bianca che nulla ha che fare con la numismatica. Mi par di vedere i contendenti nella bruma mattutina e di respirarne la fresca umidità. Il discorso, a ben vedere, era stato chiuso già al post 22 punti
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Credo di avere visto poche volte così tanti post per un contenuto così inutile Così, per arrotondare, ci aggiungo un altro commento inutile pure io, e poi direi a nanna tutti, sia noi che questa discussione...2 punti
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DE GREGE EPICURI A domani sera, cari amici ! E non dimenticate che (solo per domani sera!) ci troviamo in via Orti 3, nella Biblioteca della Società Numismatica Italiana.2 punti
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Buonasera sezione, un Carlino antitosatura di Filippo IV.1 punto
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Dr. Leone alato e nimbato con corno dogale, gradiente a s. e volto di fronte, con la zampa s. sul libro aperto; all’esergo, B Z. Rv. OSSIBVS RECEPTIS DIV PETR VRSEOLI (in occasione del ritorno delle spoglie di San Pietro Orseolo) Urna, ornata del corno dogale, sulla quale è librato lo Spirito Santo sotto forma di colomba; all’esergo, 1733. Ricorda il dono delle ossa del Santo veneziano fatto da Luigi XV, re di Francia, e deposte nella basilica di S. Marco.1 punto
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Buonasera a tutti volevo segnalare che in asta SINCONA 83 del 15 mag 2023 - 17 mag 2023, vengono esitate tre " monetone " di doppio peso, provenienti dalla asta NAC 108 : Lotto 3130. ITALIEN. Venedig. Alvise Contarini, 1676-1684 2 Scudo della croce o. J. (1679), Venezia. Münzmeister G.Z (Gerolamo Zorzi). 62.78 g. Montenegro 1985/1986 (Scudo). Dav. 4271. Äusserst selten / Extremely rare. Kleiner Randfehler / Minor edge flaw. Sehr schön / Very fine. (~€ 5’000/USD 5’375) Lotto 3132. ITALIEN. Venedig. Silvestro Valier, 1694-1700 2 Ducato o. J. (1694), Venezia. Münzmeister F.T (Francesco Trevisan). 45.20 g. Montenegro 2185. Dav. 4285. Sehr selten / Very rare. Kleiner Schrötlingsfehler im Avers / Minor flan flaw on obverse. Gutes sehr schön / Good very fine. (~€ 3’000/USD 3’225) Lotto 3139. ITALIEN. Venedig. Alvise Mocenigo IV. 1763-1778 2 Ducato o. J. (1767), Venezia. Münzmeister D.G (Domenego Gritti). 4.47 g. Montenegro 2921. Dav. 1559. Sehr selten / Very rare. Überdurchschnittliche Erhaltung / Extraordinary condition. Vorzüglich / Extremely fine. (~€ 4’000/USD 4’300) Cordialmente Giovanni Melior est sapientia quam vires1 punto
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Eccellente maledizione, fa concorrenza alle mie 😁1 punto
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Marchesano di Ferrara. Sulla base delle classificazioni consolidate in bibliografia (N nel dritto "normale"; A nel campo del verso "squadrata") attribuibile a Nicolò II... Mario1 punto
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Io ti dico quello che leggo. DE FERARI A NICHOL' MAR CHIO Quindi Ferrara, Nicolò d'Este.1 punto
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Veniva depennato perché le cartoline illustrate dell'epoca riportavano sul retro la dicitura "cartolina postale" ed il mittente con tale precauzione evitava di incorrere nella tassazione della cartolina postale in fase di verifica.1 punto
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Confermo che si tratti di un quattrino per Ancona, con al rovescio la figura di San Pietro. Qui la scheda del nostro catalogo per una classificazione più precisa : https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GXIIIA/37 Ciao, RCAMIL.1 punto
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taglio: 2 euro cc EMU paese: portogallo anno: 2009 tiratura: 1.285.00 condizioni: bb città: trieste taglio: 2 euro cc EMU paese: olanda anno: 2009 tiratura: 5.309.500 condizioni: bb città: trieste1 punto
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Sicuramente, solo che il rebus non è a domanda e risposta perché in tal caso ci sarebbe stato un punto interrogativo dopo il primo 2. Quindi potrebbe essere TELA o, come viene a me, LITE. C O raggi: osa lì TE = Coraggiosa lite Buona giornata da apollonia1 punto
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dalla mia biblioteca, mi sento di citare anche: Gannon 2003 The iconography of early Anglo-Saxon coinage libro veramente interessante e piacevole1 punto
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Il San Giovanni Battista al Rovescio è indubbiamente un capolavoro di incisione su una cosí minuta monetina di 0,35 gr.1 punto
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Le ultime due cartoline che posseggo diverse dalle precedenti con annullo speciale sempre a tema. Per questo primo timbro non capisco cosa significhi MOD 17 , avendola presa solo per l'immagine al fronte non avevo approfondito, qualcuno sa di cosa si tratta?1 punto
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Nord Est Colleziona-Uniformexpo Dal 22 al 23 Aprile 2023 Mostra mercato di collezionismo e hobby: collezionismo militare, convegno filatelico numismatico Fiera di Pordenone Viale Treviso 1 Orario 09.00 - 18.001 punto
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Ciao Una moneta è collezionabile quando è identificabile; per le decimali il problema quindi non si pone Diciamo che con le decimali siamo a dover decidere tra: mi piace / non mi piace. Se a te piace, e il prezzo lo giudichi congruo (al netto dei difetti da te citati) perché no? Se devo dare un giudizio personale, non la prenderei; in questa tipologia, come per altre (ad esempio la biga e la fecondità su tutte) puoi letteralmente sbizzarrirti nel cercare esemplari in Fdc con patine molto molto belle, tipiche delle monete che non hanno circolato (certo, il prezzo sarà di tutto rispetto). Dipende quindi dal tuo gusto, e da quanto vuoi investirci economicamente1 punto
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L'importante è che li identifichi bene come "RIPRODUZIONI", altrimenti tra cent'anni qualche tuo erede chiederà qui sul forum quanto valgono... 😁1 punto
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Buongiorno, se proprio vuol saperlo, no. Cerco sempre di essere alla medesima altezza dell'interlocutore di turno 🙂 E se qualcheduno fa il "simpatico" con un nuovo arrivato che ha chiesto solo di essere reso edotto, ignorando ciò che per molti e per Tigna Numismatica è scontato, non vedo ove sussista motivo ostativo per cui non si possa usare la medesima moneta con l'illustrissimo conoscitore del savoire faire... Buon proseguimento di giornata a tutti.1 punto
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Figurati, io sono un bibliofilo e archivista/bibliotecario, quindi per me i libri in formato tradizionale sono una passione autentica e profonda oltre che la mia vocazione professionale, tuttavia l'utilizzo di biblioteche digitali oltrepassa i discorsi sulle preferenze e attitudini, è una questione di semplice praticità e comodità, anche perchè riguarda soprattutto testi particolari, saggi e articoli presenti in periodici o volumi miscellanei, che sono al contempo il nerbo centrale di una qualunque disciplina scientifica ma anche una gran complicazione per un loro comprensivo reperimento in un solo istituto bibliotecario, è sostanzialmente impossibile trovare in una sola biblioteca anche pubblica, per fare solo un esempio, tutta la saggistica pubblicata sulle monetazioni della Sicilia medievale tra periodici anche non specialistici e innumerevoli atti di convegni, dizionari e opere enciclopediche, l'unico modo pratico e concretamente possibile è raccogliere in files tutti i testi esistenti in un formato digitale, anche disponendo di notevoli e cospicue possibilità economiche e di spazio la soluzione digitale resterà sempre di gran lunga più vantaggiosa, anche per un boomer, basta solo un po' di pratica, oltretutto i testi in formato digitale pdf sono facilmente cercabili all'interno e questa cosa è fantastica per chi deve fare ricerca e ha delle scadenze da rispettare... Poi c'è anche la questione, importantissima, della possibilità di condividere e far fruire ad un pubblico più vasto le collezioni così composte, cosa che in digitale è espletabile grazie al web e alle connessioni in cloud, ma questo fa parte dei propositi ancora da realizzare, spero il prima possibile...1 punto
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Concordo pienamente! Applicando lo stesso approccio ad una monetazione antica piuttosto "di nicchia" sono riuscito a togliermi grossissime soddisfazioni. Con le medievali sono ancora un po' un neofita, bazzico soprattutto Brescia e la Milano viscontea ma sto cercando di ampliare i miei orizzonti..1 punto
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Che eloquio ... Complimenti. Non provi un po' di imbarazzo?1 punto
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Ad Archestrato che scrive: Spunto interessante, grazie, anche se fuori topic secondo me (conii diversi, gruppo diverso, tema diverso). Posso immaginare sia il titolo “aperto” ad averti indotto ad intervenire.. quindi continuare qui mi pare accettabile dopotutto. In effetti, non conoscendo la moneta, sono intervenuto solo per segnalare un falso di cui avevo un ricordo per i vari dettagli utili a identificarlo secondo l’accusa. Posso aggiungere il collegamento di forgerynetwork che rivela l’asta nella quale è stato presentato il tetradramma (Triton VI di 20 anni fa) e il commento dell’accusatore (Baka26) rilasciato nel giugno 2017: https://www.acsearch.info/search.html?id=121067 apollonia1 punto
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No, lo era La Palice…. mentre il suo doveva essere il pleonasmo1 punto
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Da grande ignorante in questo settore: questa contromarca indica che la moneta è stata utilizzata come gettone telefonico. I primi apparecchi funzionavano anche a monete da 50 e 20 cent. Puoi trovare alcuni esempi nei cataloghi "Gettoni nei secoli" (usa la funzione ricerca Google)1 punto
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Portando ad esempio la monetazione veneziana, solo le monete che portano il nome del doge vengono a lui attribuite. In assenza del nome si parla di monetazione anonima, pur sapendo esattamenre la data di emissione grazie alle iniziali del massaro. Quindi, visto che furono coniate prima del referendum, verrebbero chiamate monete anonime del Regno d'Italia. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buonasera di nuovo a tutti, nell'ultimo giorno di festività ho recuperato un po' di tempo da dedicare alle mie monetine. Questa è un'altra moneta che avevo preso chissà dove e l'ho poi lasciata li così in attesa. Dopo aver postato una trillina per Milano (vedi apposita sezione) per una conferma di identificazione chiedo anche un parere su questa moneta. A mio avviso si tratta di: DESANA, Agostino Tizzone (1559-1582) Quattrino (non ho per ora sotto mano bilancia e calibro, ma se serve posso poi fornire questi dettagli ulteriori). Spero che la foto sia adeguata in quanto fatta con lente e cellulare per comodità. Oltre a confermare la mia identificazione, chiedo: che grado di rarità ha secondo voi? Ho diversi volumi del MIR ma mi manca purtroppo quello delle zecche minori piemontesi. Un saluto e grazie.1 punto
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Buonasera, vorrei un vostro parere su questo grosso in termini di conservazione e di valutazione economica. L'esemplare presenta una bella patina a metà tra l'iridescente e il leggero brunito che dal vero fa una bella impressione. Mi sono fatto un'idea della conservazione e della valutazione (sapendo anche a quanto l'ho preso) e conoscendo questo tipo di monete. Tuttavia ne ho alcune delle quali vorrei pareri anche degli altri. Ringrazio chiunque voglia intervenire.1 punto
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un'altra moneta, probabilmente Giovanni, Onorio o qualcosa di simile, orrendamente deturpata per ricavarne un Avito.... povera monetina .... ovviamente dalla baia, dice Norvegia..... non posto tra i falsi perché la moneta, prima del "lavoretto" era di fatto un AE4 originale zecca di Roma saluti Alain1 punto
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