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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/19/23 in tutte le aree

  1. Io non ho mai scritto che il Magliocca è carta straccia, anzi quando posso lo elogio. È correttissimo, anzi direi doveroso, riportare le varianti attribuendo un grado di rarità e il relativo valore. Quello che desidero far capire, ma ovviamente non imporre, è che le varianti nello stemma non sono volute, almeno in base alle informazioni che abbiamo in questo momento. È palese che le maestranza della zecca non erano le stesse di coloro che scolpivano gli stemmi e credere che entrambe si mettessero d'accordo per modificare l'arme borbonica per uno scopo massonico o di altra natura mi pare altamente improbabile. Il mio intervento è limitato alle varianti del solo stemma, negli altri casi sono della tua stessa opinione: di certo i segni segreti esistono.
    6 punti
  2. Fra 2000 anni i numismatici si chiederanno il perchè di queste contromarche e si faranno mille ipotesi. E JK, osservandoli dall'alto, avrà la sua soddisfazione. Arka Diligite iustitiam
    4 punti
  3. Ciao oggi condivido il mio ultimo arrivo, un sesterzio di Filippo ll (imperatore insieme al padre Filippo l'Arabo dal 247 al 249 d. C.) con la sua raffigurazione sul rovescio, con lancia e globo, coniato a Roma nel 246 d. C. (spero). Il padre sali al potere nel 244 dopo aver eliminato, grazie all'appoggio dell'esercito, l'imperatore Gordiano lll e vi rimase per cinque anni prima di essere sostituito da Traiano Decio che lo sconfisse nei pressi dell'odierna Verona. L'anarchia militare la faceva da padrona e l'appoggio o l'insubordinazione dell'esercito era determinante per stabilire le sorti di un imperatore. Sembra che trovo la morte proprio per mano del suo esercito dopo la sconfitta come anche Filippo ll che fu assassinato a Roma. Furono ricambiati con la stessa moneta che avevano speso pochi anni prima per il povero Gordiano lll. Da esame diretto il sesterzio risulta coniato, ben centrato, con buon peso e con ritratto e figura del rovescio abbastanza leggibili. Le legende poco nitide, sembrano coperte in alcuni punti da patina di malachite e cuprite (cuprite presente anche sul ritratto di Filippo ll ma sono solo osservazioni da neofita che ha ovviamente tutto da imparare, percui... 🙂) ed ha circolato svolgendo la sua funzione di moneta. Ho scelto di proposito per questo imperatore un sesterzio con ritratto da Cesare perché possiedo già un antoniniano da imperatore coniato a Roma . Non mi resta che aggiungerci un antoniniano coniato ad Antiochia. Superfluo sottolineare che i rarissimi denari per il prossimo futuro devo accontentarmi di vederli in foto, poi chissà... Grazie ed alle prossime ANTONIO 30 mm 21,5 g RIC 256a L'antoniniano coniato a Roma cui aggiungere uno coniato ad Antiochia per archiviare anche questo imperatore 🙂
    3 punti
  4. Per un IDENTIKIT numismatico del terribile VERCINGETORIGE https://www.cronacanumismatica.com/top-contents-per-un-identikit-numismatico-del-terribile-vercingetorige/ Dal classico Babelon ad una revisione delle emissioni romane, un identikit numismatico di Vercingetorige fra vecchie teorie e nuove ipotesi di Francesco Billi | Nel 48 a.C. Giulio Cesare (fig. 1) era da poco rientrato a Roma dopo la definitiva conquista della Gallia Transalpina, a ovest del fiume Reno fino alle coste atlantiche francesi e a nord della Gallia Narbonese, l’attuale Francia meridionale già provincia romana dal 121 a.C., fino al Canale della Manica. In quell’anno nominò nuovi responsabili della zecca e nella capitale dell’Impero vennero coniate numerose emissioni dedicate all’impresa dell’illustre generale. Una di queste, in particolare, è ancora oggi argomento di discussione fra numismatici e studiosi di storia antica: parliamo ovviamente del misterioso denario coniato a nome del magistrato Ostilio Saserna (RRC 448/2) e raffigurante al dritto il busto maschile di un barbaro etnicamente caratterizzato da barba e capelli lunghi, dal mantello e, nel campo dietro la nuca, dal tipico scudo celtico allungato (fig. 2). La questione è particolarmente intrigante poiché per molti la moneta rappresenterebbe niente di meno che Vercingetorige, re degli Arverni, capo indiscusso della coalizione anti romana in Gallia, principale nemico di Giulio Cesare e, dunque, grande sconfitto nello scontro appena conclusosi. Inoltre, se così fosse, il denario del Saserna mostrerebbe l’unico ritratto finora conosciuto del celebre condottiero barbaro. Fig. 1 Busto di Giulio Cesare rinvenuto nel 2007 presso Arles, la romana Arelate nella Gallia Narbonese, e considerato uno dei pochi ritratti del condottiero eseguiti mentre era ancora in vita | Fig. 2 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/2a; D/ Volto di barbaro e scudo celtico nel campo. R/ Carro da guerra celtico con auriga e guerriero armato di lancia e scudo Questa suggestiva tesi è piuttosto diffusa e la ritroviamo espressa, con maggior o minor cautela, in numerosi articoli e inserzioni d’asta. Del resto, Vercingetorige era stato condotto a Roma da Giulio Cesare come preda di guerra, i Romani l’avevano potuto vedere di persona e, nel 48 a.C., era ancora imprigionato in una cella della capitale. Il ritratto monetale in questione, poi, tradisce uno stile realistico e fisionomico, come se il conio fosse stato pensato per raffigurare un determinato personaggio e non una personificazione ideale: chi potrebbe essere costui, visto la notorietà del soggetto, se non Vercingetorige? Il condizionale, tuttavia, rimane d’obbligo, nonostante il fascino e l’indiscutibile effetto evocati dall’ipotesi di ritrovarci ancora oggi faccia a faccia con il temibile re dei Galli. Infatti, volendo sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, chi scrive questo articolo appartiene alla schiera degli scettici, cioè di chi pensa che l’identificazione fra il ritratto monetale nel denario di Saserna e Vercingetorige non sia affatto scontata. Per questo ora, com’è giusto che sia, cercherò di giustificare la mia scomoda posizione ed avanzare, con la dovuta prudenza, un’interpretazione alternativa. Fig. 3 Ritratto di Ernst Babelon (1854-1924) sulla medaglia in bronzo realizzata dall’artista belga Godefroid Devreese e dedicata al numismatico francese, Bruxelles, 1910, Forrer VI 322 | Fig. 4 Giulio Cesare, denario in argento, zecca itinerante, 48-47 a.C. RRC 452/4; D/ Ritratto femminile diademato rivolto a sinistra R/ Trofeo di armi celtiche con prigioniero seduto ai suoi piedi Babelon e Vercingetorige, anche i grandi possono sbagliare Tra i principali sostenitori della comparsa di Vercingetorige nei denari romani degli anni 48 e 47 a.C. vi fu il celebre numismatico Ernst Babelon (1854-1924), dal 1892 direttore del Cabinet des médailles e dal 1902 titolare della cattedra di numismatica antica e medievale al Collège de France (fig. 3). In generale le sue tesi sono giustamente considerate autorevoli, compresa quella che individuava il celebre condottiero gallico, non solo nel busto maschile della moneta di Saserna, ma anche nel prigioniero in catene, ai piedi del trofeo, raffigurato in alcune emissioni della zecca al seguito di Cesare (RRC 452/5 e 452/4) (fig. 4). Fig. 5 Vercingetorige getta le sue armi ai piedi di Cesare, dipinto del pittore francese Lionel Royel, 1899, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Per questo argomento specifico, tuttavia, non possiamo ignorare il retroterra culturale dell’eminente studioso, né il contesto politico in cui egli iniziò la sua carriera. Infatti Ernst Babelon, che innanzitutto era francese, si diplomò nel 1878 e la sua Descrizione delle monete della Repubblica Romana venne pubblicata a Parigi già nel 1884. Ebbene, proprio dalla metà del XIX le élite francesi si stavano appassionando al mito moderno di Vercingetorige, rivisitato in chiave romantica e nazionalista (fig. 5). Questa visione alterata, in parte sopravvissuta fino ad oggi, inventò l’immagine di un Re sfortunato che aveva unito la nazione della Gallia, peraltro mai esistita storicamente, con l’obiettivo di cacciare gli invasori romani dal patrio suolo. Nel 1865 l’imperatore Napoleone III aveva commissionato una monumentale statua di Vercingetorige da collocare nel presunto sito dell’antico oppidum celtico di Alesia, scenario dell’ultimo assedio di Giulio Cesare nel 52 a.C., durante il quale si consumò la resa definitiva del condottiero barbaro (fig. 6). Fig. 6 Statua monumentale di Vercingetorige, opera dell’artista francese Aimé Millet, fatta innalzare nel 1865 dall’Imperatore Napoleone III sul presunto sito dell’antico oppidum di Alesia | Fig. 7 Dritto dello statere aureo coniato a metà del I secolo a.C. in nome di Vercingetorige, con ritratto apollineo sul modello della monetazione macedone, esemplare conservato nel Museo delle Belle Arti di Lione Durante la Guerra franco-prussiana, terminata nel 1871, la propaganda nazionalista francese aveva paragonato il patriota Gambetta a Vercingetorige, l’assedio di Parigi a quello di Alesia e i tedeschi alle legioni romane. Dunque Babelon, pur da studioso integerrimo qual’era, difficilmente avrebbe potuto evitare il fascino di un personaggio recentemente assunto dai suoi connazionali tra gli antichi eroi fondatori della Francia, al pari di Giovanna d’Arco. E il fatto che di Vercingetorige non si conoscesse neppure il volto, fu un’ulteriore motivazione per ricercarlo sulle monete di età cesariana conservate presso la Biblioteca Nazionale parigina. D’altra parte le vere emissioni di Vercingetorige, cioè quelle celtiche coniate a suo nome, forse proprio durante l’assedio di Alesia e delle quali ci sono giunti alcuni nominali in oro e in bronzo, non mostravano il volto del re, ma un ritratto apollineo, imitando gli stateri macedoni ai quali il popolo degli Arverni si era sempre ispirato per il proprio circolante (fig. 7). Quindi l’identificazione di Vercingetorige con il barbaro del denario di Saserna fu per il Babelon una conclusione legittima e ragionevole, ma anche condizionata dai suoi tempi e suggestionante. Il rovescio della moneta visto nel dettaglio A mio modo di vedere può essere fornita un’interpretazione alternativa della moneta in questione e della sua iconografia, ma per farlo dobbiamo superare l’ossessione del ritratto in sé e concentrarci, invece, sugli elementi che ne costituiscono il contesto storico e numismatico, a cominciare dal suo rovescio. Infatti il tipo scelto per il rovescio dello “pseudo Vercingetorige” è rappresentato da un carro da guerra celtico sormontato da due guerrieri etnicamente definiti dalla nudità in combattimento, dalle armi (tipico scudo allungato e lancia), nonché da barba e capelli lunghi (fig. . Siamo di fronte, quindi, ad una doppia citazione, riconducibile ad una personalità o ad una componente del variegato universo gallico. Fig. 8 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di rovescio con carro da guerra celtico, auriga e guerriero armato di lancia e scudo E considerando che la monetazione di Roma antica, nella sua funzione politica e propagandistica, conservava regole rigidamente codificate, appare al limite della probabilità l’ipotesi che Ostilio Saserna, magistrato sicuramente filo cesariano, avesse doppiamente omaggiato il principale nemico di Giulio Cesare, raffigurandolo in volto, al dritto, e bellicoso sul suo carro da guerra, al rovescio. Anche perché, vale la pena ricordarlo, nel 48 a.C. Vercingetorige era ancora incarcerato a Roma e il linguaggio iconografico dell’epoca avrebbe potuto benissimo rappresentare la sua condizione di prigioniero senza ricorrere all’esagerazione quasi provocatoria di mostrarlo come un eroe sul campo di battaglia. Quell’interessante precedente di Narbo Martius Se non esiste nella numismatica romana un precedente coniato per esaltare con queste modalità il nemico sconfitto, neppure nel caso del ben più famoso Annibale, conosciamo invece un tipo di rovescio analogo: quello del denario serrato emesso nel 118 a.C. a Narbo Martius, capoluogo della Gallia Narbonese (all’incirca l’attuale Francia meridionale). Il contesto è celtico provinciale nel periodo immediatamente successivo alla fondazione della colonia, la prima al di fuori della penisola italica, e l’emissione porta il nome di Porcio Licinio (fig. 9). Nel dritto della moneta compare, secondo la tendenza dell’epoca, la testa elmata della dea Roma, ma al rovescio è raffigurato un carro da guerra, guidato da un guerriero celtico nudo, armato di scudo, lancia e caratterizzato inequivocabilmente dell’attributo del carnyx, la tromba che i Galli suonavano in battaglia. Fig. 9 Porcius Licinius, denario romano serrato della zecca di Narbo Martius, 118 a.C., RRC 282/5. D/ Testa elmata di Roma R/ Guerriero gallico su carro, con scudo ovale, lancia e carnyx Questa emissione è stata collegata alla vittoria di Gneo Domizio Enobarbo sulla tribù degli Allobrogi, tuttavia è evidente come l’intento del tipo di rovescio non fosse quello di esibire, né esaltare, il nemico sconfitto, ma, al contrario, quello di celebrare la nuova Gallia coloniale, entrata a far parte dell’Impero Romano, libera da catene e vigorosa. I tre denari a nome di Ostilio Saserna Sulla scia di questo precedente coloniale possiamo interpretare le monete battute nel 48 a.C. a nome di Ostilio Saserna come un programma iconografico unitario finalizzato a celebrare non solo la conquista militare della Gallia da parte di Giulio Cesare, ma anche la sua inclusione nell’impero. In altre parole, benché lo “pseudo Vercingetorige” abbia monopolizzato l’attenzione generale, le tre distinte emissioni denariali del Saserna rappresenterebbero insieme un vero e proprio manifesto dedicato al processo di romanizzazione della Gallia secondo la visione politica cesariana. Fig. 10 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/1a.; D/ Volto diademato di Venere R/ Vittoria alata che incede con caduceo e trofeo di armi celtiche La conquista militare e la Gallia Comata In questo senso una prima moneta (la RRC 448/1a e 1b) esprimerebbe il vero e proprio omaggio a Giulio Cesare trionfatore delle campagne galliche, raffigurando al dritto la testa di Venere, progenitrice della Gens Iulia, e al rovescio la personificazione della Vittoria alata che incede con un caduceo nella mano destra e un trofeo militare di armi celtiche appoggiato sulla spalla sinistra (fig. 10). Un secondo denario del Saserna (RRC 448/3) si riferiva all’espansione dell’Impero con l’annessione della Provincia della Gallia Comata, o Tres Galliae, attraverso la sua personificazione femminile caratterizzata dai lunghi capelli (“comata” in latino significa proprio capelluto o frondoso) e dalla presenza del carnyx celtico nel campo (fig. 11). Fig. 11 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/3. D/ Personificazione della Gallia con carnyx dietro la testa R/ Artemide-Diana di Efeso con lancia nella sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna Un’interpretazione, quest’ultima, avanzata dallo stesso Babelon e, in questo caso, condivisibile, tant’è che simile iconografia venne riproposta anche sulla corazza dell’Augusto di Prima Porta, in prossimità dell’ascella del braccio sinistro, all’inizio del I secolo d.C. Per il rovescio da abbinare alla personificazione della Gallia Comata fu scelta l’Artemide Efesina, vestita di lungo chitone, con una lancia nella mano sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna. Una divinità territoriale, dunque, diffusasi al di là delle Alpi grazie ai coloni greci di Massalia, l’attuale Marsiglia (come confermato dallo storico Strabone 4, 1,4), ma anche espressione di un antico legame fra la regione transalpina e la città di Roma dove, in età arcaica, il re Servio Tullio fece edificare sull’Aventino il tempio di Diana-Artemide con evidenti influssi ionici. La tessera mancante A questo punto la tessera mancante per completare il mosaico finora delineato sarebbe la rappresentazione dei nuovi abitanti barbari dell’Impero, che Giulio Cesare intendeva romanizzare, tant’è che i suoi avversari politici lo rimproveravano per l’eccessiva clemenza dimostrata verso i capi celtici sconfitti. Verso tutti, ovviamente, tranne che verso Vercingetorige, il quale fu giustiziato dopo il primo trionfo del 46 a.C. (Svetonio, Caes. 37, 1-2). Questa tragica sorte, come suggerisce lo storico Cassio Dione, dipese soprattutto dal tradimento ordito dal re degli Arverni nei confronti di Giulio Cesare. Infatti Vercingetorige era stato alleato del condottiero romano per gran parte delle campagne galliche, ne conosceva le tattiche di combattimento e forse era stato membro del suo ristretto entourage, composto da aristocratici romani e non, prima del clamoroso voltafaccia che rischiò di compromettere il successo dell’ambiziosa carriera cesariana (fig. 12). Fig. 12 Statua di Vercingetorige a Clermont-Ferrand, presso Place de Jaude, progettata nel 1870, in clima di Guerra franco-prussiana, ma realizzata nel 1903 dallo scultore e patriota francese Bartholdi, il cui nome è legato soprattutto alla Statua della Libertà di New York | Fig. 13 Saint Rémy de Provence, Mausoleo di Glanum, monumento di età cesariana, seconda metà del I secolo a.C. Era soprattutto il tradimento della passata amicizia, insomma, che rendeva Vercingetorige inadeguato al nuovo percorso di cooptazione della nobiltà barbara nei ranghi del governo romano e, allo stesso tempo, lo indicava come il miglior capro espiatorio da eliminare per placare le contestazioni verso l’eccessiva benevolenza di Cesare. Tuttavia per tanti altri nobili della Gallia le cose andarono in maniera ben diversa. Il perdono fu praticato con generosità e molti di loro accettarono la presenza romana che, in fin dei conti, gli garantiva non solo maggior autonomia rispetto al ritorno di un re, ma anche le ricchezze derivanti dai commerci con Roma. I monumenti coevi nelle provincie romane d’occidente testimoniano ancora oggi questa fase di intensa romanizzazione di seconda metà del I secolo a.C. Per esempio il mausoleo di Saint Rémy de Provence, nel sito dell’antica città di Glanum, riporta un’iscrizione celebrante l’adozione di alcuni dignitari locali nella Gens Iulia: un enorme privilegio che comportava la concessione della cittadinanza romana e che, in questo caso, avrebbe potuto coinvolgere lo stesso Giulio Cesare come garante (fig. 13). La dedica del mausoleo di Glanum è una delle prove più eloquenti di una fase successiva e distinta dalla brutale conquista militare, cioè quella della trasformazione della nobiltà barbara in influenti cittadini al servizio di Roma. La nuova aristocrazia provinciale Piuttosto che a Vercingetorige, il più discusso denario di Ostilio Saserna dovrebbe riferirsi a questa nuova aristocrazia di origine provinciale, assunta nei ranghi politici imperiali (fig. 14). Il busto maschile di barbaro con mantello rappresenterebbe, perciò, uno di questi nobili guerrieri devoti a Cesare o, più genericamente, l’aristocrazia guerriera della Gallia in fase di romanizzazione e pronta a difendere il comune impero, così come suggerito dal tipo di rovescio. Con questa interpretazione, infatti, si completerebbe un vero e proprio ciclo iconografico monetale unitario, dedicato all’annessione della Gallia Comata e coerente con la visione imperialistica dei cesariani: celebrazione di Cesare e della sua conquista militare (RRC 448/1), rappresentazione dell’espansione del territorio provinciale (RRC 448/3), e promozione del processo di romanizzazione della popolazione locale, iniziando dai vertici, per potenziare le risorse umane e militari dell’Impero (RRC 448/2). Fig. 14 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di dritto con volto di barbaro e scudo celtico nel campo | Fig. 15 Particolare del Galata Suicida, o Galata Ludovisi, copia in marmo di I secolo a.C. ispirata all’originale ellenistico di Pergamo Il realismo: “una questione di stile”… Infine sul realismo del ritratto monetale, argomento più volte ribadito a sostegno della tesi di chi identifica il personaggio con Vercingetorige, occorre precisare che un simile volto poteva non essere riferito ad un barbaro in particolare. Infatti la rappresentazione etnica dei celti risentiva allora dello stile realistico e fisiognomico tipico della scultura ellenistica, che proprio nel I secolo a.C. godette di particolare celebrità a Roma. Secondo lo studioso Filippo Coarelli, ad esempio, fu lo stesso Cesare a commissionare per la sua villa una copia marmorea del cosiddetto Galata Suicida, opera realizzata dall’originale scultura in bronzo che si trovava nel palazzo ellenistico di Pergamo (fig. 15). E i due volti, quello del denario di Saserna e quello della scultura, pur non essendo identici, condividono un’analoga impostazione realistica nel definire il ritratto del barbaro. Conclusioni In conclusione: benché autorevoli studiosi abbiano sostenuto che il denario di Saserna rappresentasse Vercingetorige, questa potrebbe non essere l’unica ipotesi possibile e, forse, neanche la più plausibile. Da una riflessione complessiva sulle emissioni del magistrato, infatti, emerge l’intento di sostenere la propaganda cesariana in una maniera ben più coerente con il contesto politico e culturale dell’epoca. Il processo di romanizzazione, considerato fondamentale per la costruzione dell’impero, potrebbe spiegare benissimo la scelta iconografica, mentre, per quanto riguarda lo stile, occorre sottolineare come la ritrattistica barbara fosse significativamente influenzata in quel periodo dalle copie ellenistiche caratterizzate da un approccio marcatamente realistico. Inoltre, resta il fatto che la monetazione romana repubblicana, codificata secondo consuetudini ben precise, difficilmente avrebbe accettato l’eccezione clamorosa di concedere l’onore del conio di dritto ad un nemico di Roma, traditore di Cesare e per giunta ancora in vita, benché prigioniero in attesa dell’esecuzione. Fig. 16 Vercingetorige si arrende a Cesare, dipinto del pittore francese Henri-Paul Motte, 1886, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Detto ciò, il mito moderno e romantico di Vercingetorige potrebbe continuare a sopravvivere anche senza il coinvolgimento della numismatica, che ha avuto il merito, questo sì, di consegnare a pensatori e artisti ottocenteschi un suggestivo modello di ritratto barbaro (fig. 16). Non è neanche giusto, però, deludere troppo l’emozione di chi, osservando questa moneta, pensa ancora oggi di intravvedere i lineamenti dello sfortunato re degli Arverni, o magari di qualcuno al lui somigliante, ma la storia, a mio modesto parere, andò diversamente. Vero è che se tornasse in vita uno dei personaggi coinvolti, e magari lo stesso Cesare, sarebbe tra le prime cose che tutti noi appassionati di numismatica gli vorremmo chiedere. Almeno… io lo farei.
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  5. STREGHE! STREGHE! STREGHE! Qualcuno accenda il rogo presto.. E come si fa a porre in dubbio l’opinione sull’autenticità di chi ha avuto la moneta in mano senza evidenze di falsificazione e quando qui si giudica per foto? Si taccia di incompetenza gli esperti o peggio ancora li si considera in malafede? La cautela, non il dubbio, sono doverosi di fronte alle emissioni di estrema rarità, agli unicum, ad esemplari mai censiti. La cautela, lo studio, la ricerca, le analisi scientifiche. Il dubbio se non supportato da dati oggettivi è solo l’altro nome del caos.
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  6. Io temo che a lungo andare le notizie fake ci verranno un po' a noia (visto che procedure e soggetti sono sempre gli stessi) e che i suoceri sapientoni finiranno stesi a terra con un pugno.
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  7. Certo che si è capito, ma come detto altre volte, non è un motivo valido per chiudere la discussione
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  8. Apporre l'affrancatura sull'illustrazione della cartolina era tollerato ma in netto contrasto con la normativa U.P.U (Unione Postale Universale) che stabiliva l'affissione dell'affrancatura dal lato indirizzo. Poteva inoltre non essere chiaro l'annullo dei francobolli se apposti nella parte illustrata, infatti il bravo operatore postale dell'epoca in questa cartolina appone gli annulli anche se senza francobolli nel recto della stessa, e così fa anche l'operatore postale francese.
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  9. L'errata rappresentazione della disposizione dei gligli - sia nell'arme dei Medici sia in quella dei Borbone - in questo stemma è eloquente: dimostra come la rappresentazione dei gigli invertiti non hanno alcun significato nascosto nella monetazione borbonica e che si tratta semplicemente di ignoranza araldica. Pubblico un altro stemma da me fotografato presso la Certosa di San Martino di Napoli che presenta l'errore araldico nel bisante dei Medici.
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  10. e più di 100 monete. Ma, se avessi potuto, ne avrei portate a casa 10 volte tanto... Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  11. Buongiorno, mi è capitato una cosa simile. La cosa preoccupante è che dopo che gli spieghi che sono notizie false si incavolano pure.
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  12. A Pasqua è venuto a trovarmi mio suocero. La prima cosa che mi ha detto, sapendo che mi occupo di numismatica, è che ha scoperto che "se trovi un centesimo coniato storto vale 4mila euro" e c'è "il 2 euro della Finlandia che ne vale 2mila" e "quello della Grecia che ne vale fino a 10mila". Ho provato a spiegargli che non è vero ma mi guardava poco convinto, perché "l'ha letto da diverse parti".
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  13. Ciao , mi ritengo sostanzialmente d' accordo con l' autore dell' articolo , vorrei solo aggiungere qualche riflessione personale : 1) Se in effetti come sembra il dritto rappresenta un Gallo , su questo ci sono pochissimi dubbi , in quanto i dettagli del ritratto , lo scudo , il torques , portano in questa direzione , chi potrebbe essere se non Vercingetorige ? forse una idealizzazione di un generico Gallo ? mi sembra poco probabile . 2) E' vero che rappresentare su moneta un nemico acerrimo di Roma sarebbe un unicum nella monetazione romana repubblicana , ma e' anche probabile che Seserna assistette di persona alla capitolazione di Vergincetorige e al suo fiero ingresso a cavallo nel campo romano armato di tutto punto e nell' atto di deporre ai piedi di Cesare la propria spada , forse vi fu una scenografia tipo "onore delle armi" verso comunque un nemico valoroso , questo potrebbe avere influenzato fortemente Seserna e Cesare stesso , concedendo a Vercingetorige l' onore della rappresentazione monetale , inoltre non sappiamo se tra Cesare e il Gallo avvenne un dialogo sulle condizioni della resa . Oggi noi viviamo in un periodo europeo sostanzialmente di pace da quasi ottant' anni , ma al tempo di Cesare e degli antichi in generale , le guerre iniziavano a marzo e venivano sospese ad ottobre - novembre , quindi erano per otto - nove mesi in stato di guerra , questa situazione comportava battaglie in cui si moriva , si vinceva , si rimaneva feriti o invalidi , ma si rispettava anche il nemico specialmente quando combatteva per una nobile causa quale poteva essere quella di Vergincetorige . Esempi di rispetto del nemico non mancano nella storia romana , vedi ad esempio il caso del Console Fabrizio che al tempo di Pirro avviso' il re epirota che il proprio medico si era a lui offerto per avvelenarlo , oppure il caso di Scipione l' Africano che seppur nemico feroce di Annibale , ne era pero' affascinato dalla sua figura di condottiero . Certamente nessuno ebbe l' onore della rappresentazione in una moneta romana , ma l' eccezionalita' non puo' essere esclusa a priori , perche' non era mai successo . Infatti l' autore dell' articolo termina , giustamente , concedendo a tutti l' emozione o l' "illusione" di vedere nel Gallo il ritratto di Vercingetorige .
    2 punti
  14. Forse l'ignoranza è la condanna finale di questo popolo, una legge del contrappasso applicata in maniera chirurgica: vivere completamente immersi nel bello, nel più grande museo a cielo aperto del mondo, senza capirci praticamente nulla di qualsiasi cosa, senza riuscire ad apprezzare nulla, che non siano i like sui social. Quanti riusciranno ad apprezzare una moneta, la sua storia?! Oltre all'ignoranza, intesa nel senso stretto del termine, sono venute meno la curiosità e l'umiltà, che consentivano anche a mio nonno operaio e contadino di potersi interrogare davanti a qualcosa di nuovo. Anestetizzati da qualsiasi tipo di curiosità. Massima lettura?! un post, ma purché sia breve o non lo leggi fino in fondo. Il tempo inteso come tempo produttivo. La vita stessa deve essere usata in maniera produttiva, riprendendola con un dispositivo. Sono scoraggiato per la società, il mondo, nel quale sto crescendo i miei figli.
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  16. Ciao a tutti! Grazie a @Saturno da un paio di giorni mi cimento con monete commemorative tedesche dell'est e dell'ovest e leggendo il catalogo ho trovato interessanti queste "due" monete del 1972, che in effetti però sono la stessa (ma non identica) e che così ho estratto dal mucchietto delle Anlagemünzen (monete da investimento) della "fu" Nonna: Trovata la differenza - a parte che una è sporca e l'altra no? Su che è facile... la prima, del gennaio 1970, dice XX giochi olimpici 1972 - IN GERMANIA e l'altra, di luglio '72 "A MONACO". Ma perchè hanno modificato il testo? Il comitato olimpico dell RDT, si era lamentato - in effetti anche loro erano "una" Germania - dicendo che i giochi si svolgono in una città e non in uno stato ed hanno pure vietato la vendita delle prime nella repubblica - vabbè... - democratica. La stessa moneta, ma con l'altra scritta, venne così nuovamente coniata - anche questa in 10Mio. di esemplari - insieme alle altre cinque sorelle. La leggenda narra che le monete della prima serie siano più rare, ma non è assolutamente vero, in quanto NON vennero nè ritirate, nè bloccate le vendite e sono di pari numero di 10 milioni. La serie intera (qui il PDF di un documento dell'epoca) https://www.bundesbank.de/resource/blob/599496/d2f910a8316356c134c17959df06e71d/mL/olympiamuenzen-zu-10-deutsche-mark-data.pdf fu coniata in 100 mio. di esemplari = entrate di oltre 1 miliardo di marchi, di cui - dopo aver dedotto i costi - rimasero più di 600 milioni per finanziare gli edifici olimpici di Monaco. Rare sono veramente solo quelle della "seconda serie" che sul contorno non hanno cinque cerchi/pallini ma gli arabeschi Servus, Njk
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  17. Unica cosa che veramente mi ha aperto un dubbio amletico è stato Brobboluto!! Mi sono arreso e ho abbandonato
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  18. Buongiorno. In merito a chi propone tali facezie: "Siano maledetti loro e tutta la loro progenie fino alla settima generazione; che il loro cane sia incrociato con un lama che gli sputi in faccia ogni volta che passano in corridoio, che il gatto gli vomiti palle di pelo nel letto quotidianamente e se mai avranno un pappagallo che questo li insulti in ogni momento." Antica maledizione Egizia 😇
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  19. Scusate. Probabilmente io vivo in un mondo parallelo fatto da fate ed unicorni multicolori. Un mondo dove, evidentemente, non capisco una cippa di monete ed affini e, prevalentemente, colleziono e catalogo fotografie di monete che non posso permettermi. Ma volevo chiedere lumi a voi che avete un polso differente dal mio sulla situazione della numismatica riguardo a cosa significa tutto questo aumento di richieste sugli euro circolanti. Nulla contro gli appassionati di monetazioni contemporanee, ça va sans dir: mio padre stesso ne è appassionato ed è una delle poche cose che riesce a seguire nelle situazioni in cui versa e mi chiede di procurare ogni anno quanto coniato dalle varie zecche. Ma davvero c'è chi crede che monete contemporanee circolate e circolanti possano essere vendute a decine di migliaia di euro per un difettino o un eccesso di metallo o per intervento divino? Ci sono monete con migliaia o centinaia di anni di vita, monete di enorme importanza storica, archeologica oltre che collezionistica e.... davvero la numismatica in percentuale si concentra sul circolante? Desiderio di svoltare col colpo della vita? Io ricordo con affetto ed ammirazione la passione e la profondità con cui il mio professore di numismatica all'università ci mostrava le monete. E quanto abbiamo studiato e sognato su ognuna di esse. Aiuto: cosa è andato storto?
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  20. La lettura del Suo commento è stata per me un percorrere a ritroso le esperienze di vita che mi portano a condividere (purtroppo) cio' che Lei ha scritto. Analisi lucida di una realtà odierna innegabile e veritiera. Ma, creda, quanta amarezza nel darle ragione, pensando che per i nostri figli (e per me anche i nipoti) il futuro che si prospetta non è quello che noi avevamo pensato (e talvolta sognato) per loro. La ringrazio, SANTI
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  21. Brào! Il monastero di Fonte Avellana nelle Marche!
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  22. No,no hai sbagliato coniugazione, sono già stufo di vederle ogni volta che apro Google😣
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  23. Questa casistica si riscontra anche sulle monete siciliane coeve, dove è possibile trovare la Z in luogo del 2 o, per esempio, la S in luogo del 5. L'idea che mi sono fatto, per quanto concerne le date, è che si tratti più di una caratteristica di "stile" dell'epoca, andando a vedere monumenti e targhe marmoree antiche è possibile ritrovare le date scritte alla stessa maniera delle monete, con la Z e la S a sostituire il 2 e il 5. O ancora il 2 fatto "ad uncino" come anche in altre monete ancora. In questo articolo è presente una piccola parentesi sul 5 nelle monete settecentesche siciliane (che potete scaricare qui). https://www.academia.edu/51594701/Approfondimenti_storico_numismatici_riguardanti_le_monete_dellincoronazione_di_Carlo_di_Borbone E poi se n'è parlato qui https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0hu56VH1kHrTxT1fyz5XPhvyYxGb1L6ndaeSXNGcgAgYLegAgy1wqJqJgVFDD6h61l&id=113898907000301 Riguardo le lettere in sostituzione di altre lettere, come la T sottosopra per sostituire la L, concordo invece con l'idea che possano sostituire caratteri dei quali manchi il punzone.
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  24. Meroe ossia Sudan (quello del Nord)
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  25. Un saluto a tutti!! Oggi mi hanno dato di resto questa moneta… vorrei sapere se vale qualcosa in piu….. Scherzo ovviamente😏😏.Dopo questi mesi di forum ,un po’ i resti li controllo, magari più per trovare errori di conio ( so che anche con quelli non si diventa ricchi )….dopo aquile tedesche , alberi francesi , Danti Alighieri Italiani…. finalmente una un po’ più particolare!! La dovevo mettere per forza😏… Emissione luglio 2022 se non sbaglio, quindi abbastanza recente!! Bellino anche il 35 che si vede/non si vede, questa la metto da parte!! Saluti Ps : complimenti per la pazienza che avete e le informazioni che date su tutto 👍
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  26. Ma con quella cifra mi ci faccio una settimana nel castello aragonese con colazione servita sul terrazzo🤣
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  27. @PaoloV, riperdonami... ma la prima delle due foto l'hai guardata prima di postarla. Non è a fuoco. Non si capisce se è un fagiano o una banana. Tu ci capisci qualcosa da queste foto? Ricorda che tu hai in mano la moneta e sei tu che dovresti trovare la luce più adatta per aiutarci ad aiutarti.
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  28. Ti piacciono i castelli? qui c'è un'inserzione che fa a caso tuo: Castelli d'Italia A quanto pare non ci sono soli i folli che vendono i due euro "rari" a cifre assurde
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  29. Visto che sono tante e non c'è richiesta ti offro 1 € 😇🤣
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  30. @PaoloV Paolo, perdonami... ma ti sei reso conto di che foto hai postato per chiedere un'identificazione?
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  31. Ciao, si tratta dell'Augusta Antonia, moglie dell'imperatore Druso. Dal peso e dal diametro che hai postato si tratta di un dupondio e da quel poco che si riesce ad intravedere del rovescio dovrebbe essere della tipologia con la raffigurazione del figlio Claudio. Posto moneta per confronto,nell'attesa di altri interventi 🙂 ANTONIO
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  32. Perché queste emissioni non devono entrare in circolazione. Niente lo vieterebbe, perciò l'unica maniera è che il valore facciale sia molto distante da quello intrinseco. Se così non fosse, a seguito delle normali fluttuazioni del metallo di cui è fatto (supponiamo l'oro) e questo scendesse sotto il valore del facciale, la moneta sarebbe messa in circolazione ed adoperata per l'acquisto di beni. Questo porterebbe una gran confusione e un alternarsi di circolazione e tesaurizzazione. Per un altro aspetto queste emissioni per collezionisti non vengono conteggiate come massa monetaria circolante, che è un elemento fondamentale con cui le banche centrali controllano economia ed inflazione. Bene quindi che i valori espressi come facciali siano estremamente distanti da quello del suo intrinseco.
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  33. MITE ELEFANTINO Buona giornata da Stilicho
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  34. eh se non ci arriva e crede alle cose scritte sul web gli vendi un centesimo coniato storto a 4mila euro" il 2 euro della Finlandia a 2mila" e "quello della Grecia a 10mila semplice è vero e ti dicono che non capisci nulla...allora lo mandi da un perito numismatico che gli dirà la stessa cosa
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  35. In allegato i 20 centesimi in oggetto con al dritto una contromarca . L'amico marocchino che me l'ha data chiede se c'è una qualche rarità e/o valore oppure se è solo... uno scherzo. Grazie! Stefano P. S. Scusate se le foto non sono granché; le ha fatte lui con il cellulare.
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  36. Venezia, sesino Pasquale Cicogna
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  37. @Cremuzio Come ben indicato nell'articolo diverse sono le emissioni a scopo puramente politico, celebrativo dell'impresa gallica di Cesare. Partiamo con una celebrazione dai toni più classici e generici, l'emissione di Hostilio Saserna RRC 448/1a che rimane bene o male nell'alveo dell'iconografia romana; da lì si passa alla moneta RRC 448/3 che, nella raffigurazione del diritto, è ancora un ritratto ideale e simbolico, più "classico", diciamo. Poi c'è una piccola svolta: un'anelito del verismo tardo repubblicano che si insinua nella raffigurazione del galata capto ai piedi del trofeo di armi gallche sulla moneta di zecca itinerante RRC 452/4 in cui il generale, che controllava direttamente la zecca, svincolato dagli obblighi della zecca romana, si è potuto permettere il lusso di far scrivere il proprio nome. Ma è nella, sempre di Saserna, RRC 448/2a che avviene un salto di qualità e di registro. Per me un capolavoro di comunicazione e propaganda. Qui il verismo della raffigurazione investe sia il rovescio, con l'indicazione precisa di un carro da guerra gallo e simbolo del modo di combattere di quei guerrieri. Cosa c'è di meglio per far vedere la netta differenza tra il combattimento romano, ben conosciuto in patria, fatto precipuamente da schieramenti di fanti che mostrare la diversità del nemico? il suo attaccare caricando con dei carri armati lanciati in velocità? E poi quel diritto carico di tutti i segni umani di un volto non romano. Un esempio di verismo che investe roma dalla guerra sociale fino all'introduzione del neoatticismo augusteo. Sguardo fiero, occhi profondi e palpebre carnose, guance scavate, i capelli acconciati per essere diritti, quell'orecchino e quella torquis. Ditemi che quel naso è una raffigurazione ideale! Tutto fa dire che se il modello non fu Vercingetorige, probabilmente fu un vero guerriero nemico quello ritratto su questa moneta. E se non fu Vercingetorige UN gallo venne usato per simboleggiare IL nemico gallo. Un nemico per nulla vinto e battuto. Non ci sono simboli di vittoria romana ma il sottolineare la fierezza e la potenza bellica del nemico. Tipico di Cesare che non sminuì mai i suoi nemici, anche perché stava a significare sminuire le proprie vittorie.
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  38. Inserisco di seguito le tre cartoline per intero (cliccarci sopra per ingrandire le immagini)
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  39. Non é mia intenzione farti cambiare opinione. Ogni tanto presento una moneta commemorativa della mia raccolta DDR, per cultura numismatica; sono monete che non si trovano facilmente e che aldilà della loro bellezza/bruttezza hanno una storia da raccontare e talvolta un messaggio "politico". Iniziai la raccolta di monete e banconote della DDR all'indomani della caduta del Muro; fare una raccolta di monete di uno Stato che non esiste più, mi intrigava. Poi, mi sono interessato alla storia (breve) di questa entità statuale e ho approfondito con alcuni libri (in italiano, anch'essi non facili da trovare). Ho concluso che la DDR nella sua genesi, vita, agonia e morte, rappresenta (a mio parere) un "unicum" nella Storia non solo tedesca ma direi europea. Una esperienza da cui trarre insegnamento. un caro saluto
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  40. Complimenti Loris per l'entusiasmo, slide molto interessanti. Bella la sede della biblioteca della Società Numismatica che ci ha ospitato. Buon numero di partecipanti sia in presenza che in remoto.
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  41. Valteri nella sezione archeologia ha dato conto delle recente scoperte archeologiche a Paestum. In attesa di sapere se emergeranno, come probabile, anche monete già da ora queste scoperte rivestono un interesse per i numismatici. Infatti tra i vari reperti spiccano statuette raffiguranti eros a cavallo di eros la statua richiama da vicino la moneta che qui posto e che appartiene, come indicano Cantilena - Carbone all'emissione con iscrizione PAISTANO, la prima serie in bronzo emessa dalla colonia e che Crawford riconduce tra il 280 e il 240 a.c. e piu precisamente in concomitanza della prima guerra punica o dopo l'arrivo di Pirro.
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  42. Firenze, Palazzo Vecchio. Dal recupero di una ‘scala segreta’ emergono pitture a grottesche del ‘500 La scoperta durante i lavori a una via di esodo dal terrazzo di Saturno verso via dei Leoni. Erano impegnati nel recupero di una scala ‘segreta’, ancora inutilizzata, che dal Terrazzo di Saturno conduce fino al piano terra, sulla via dei Leoni. Durante le operazioni di ‘descialbo’ delle volte e delle pareti, ovvero nella rimozione accurata di tutti gli strati coprenti l’intonaco antico, i restauratori hanno riportato alla luce le superfici decorate a ‘grottesche’ risalenti all’incirca agli anni di poco successivi alla metà del ‘500, coeve a svariate pitture ubicate in altri ambienti di Palazzo Vecchio, attribuibili all’artista Marco Marchetti da Faenza. “Palazzo Vecchio è uno scrigno di bellezze che si celano dietro ogni angolo e questa ennesima scoperta lo dimostra: si tratta di decorazioni a grottesche risalenti all’incirca alla metà del ‘500 che stanno tornando al loro originale splendore grazie a un lavoro certosino – ha dichiarato il sindaco Dario Nardella –. L’amministrazione, attraverso l’ufficio Belle Arti, è impegnata al massimo per la manutenzione e la valorizzazione di questo grande patrimonio artistico e architettonico”. “Tornano alla luce bellissime superfici decorate, è il risultato dell’impegno di tecnici e restauratori, un grande lavoro di squadra per tutelare e valorizzare una parte di Palazzo ancora da riscoprire” ha commentato la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini. I lavori di recupero della scala, a cura dei tecnici del Servizio Belle Arti del Comune di Firenze, sono in corso da alcuni mesi. A questo intervento si aggiunge il restauro delle superfici decorate emerse, in seguito a saggi stratigrafici, durante la riqualificazione della ‘scala segreta’, e situate nelle voltine a botte delle rampe e nelle volte a crociera dei pianerottoli, e poi nel piano intermedio all’altezza degli uffici che attualmente ospitano l’avvocatura, nelle cui pareti e nel soffitto sono presenti ulteriori grottesche dipinte su legno e tela. Queste ultime risultano essere di una mano diversa rispetto a quelle della scala, attribuibili al pittore Marco Marchetti da Faenza, e potrebbero risalire anche ad un’epoca successiva – in questo frangente, infatti, non è possibile al momento fare una valutazione certa fino al termine delle prove di pulitura. In molti casi la superficie dell’intonaco è risultata a rischio di distacco per cui si è rivelato necessario intervenire preventivamente con azioni di consolidamento e rifacimento della pellicola pittorica. Per questo tipo di interventi è opportuno l’utilizzo di strumentazione specializzata, da parte di restauratori professionisti, compreso strumenti a laser per la pulitura. Al termine, la scala sarà integrata nel sistema di esodo dal Palazzo, recuperando il suo carattere storico, per implementare la sicurezza degli uffici. Obiettivi, da un lato valorizzare alcuni ambienti finora utilizzati come spazi di servizio, dall’altro riportare alla luce le tracce della decorazione originaria, ridando vita in tutta la sua bellezza a un luogo nascosto che fa parte della storia più antica del palazzo. L’investimento complessivo è di circa 150mila euro. Dalle fonti e dai documenti si evince che la ‘scala segreta’ era stata realizzata per fornire un percorso che consentisse a Eleonora di Toledo e a Cosimo de’ Medici di avere una via di fuga e di esodo in caso di necessità, evitando il passaggio nelle scale monumentali, oltre che per funzioni di collegamento tra le varie parti del Palazzo. https://www.stilearte.it/firenze-palazzo-vecchio-dal-recupero-di-una-scala-segreta-emergono-pitture-a-grottesche-del-500/
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  43. Brozzoluto, dalla foto sotto la taschina sembra vedere di vari difetti nel bordo, ma spero siano sono una questione ottica, ripeto, sempre una bella monetina
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  44. Marchesano di Ferrara. Sulla base delle classificazioni consolidate in bibliografia (N nel dritto "normale"; A nel campo del verso "squadrata") attribuibile a Nicolò II... Mario
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  45. Ho portato Venezia come esempio, per dare una possibile soluzione al problema. 😉 Arka Diligite iustitiam
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  46. L'iconografia del rovescio (aquila con caduceo) rimanda a un bronzo di Amorium per Augusto. Le lettere ΚΑΛΛ non sono l'etnico, ma si riferiscono al magistrato Alexandros Kallippou. RPC I 3231 (o 3232). Dalla foto non vedo motivo di dubitare della sua autenticità.
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  47. Assolutamente d’accordo. Purtroppo la ricerca del tesoro nascosto nel cassetto del nonno è qualcosa che è figlia naturale della povertà di questi tempi che attanaglia tanti e chi si affaccia nel nostro mondo con questa speranza a mio avviso non può essere oggetto di condanna morale. Non si tratta di persone vuote ma in molti casi di persone disperate o semplicemente bisognose. Non è un fenomeno arrestabile, anzi peggiorerà. Concordo che stia a coloro che, per ventura, formazione, vicende personali o passione, hanno un po’ a cuore il contenuto vero della Numismatica di contribuire per far sì che il Forum non diventi (solo) una squallida sfilata di una pletora di miseri questuanti.
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  48. Credimi,sono giorni che ho setacciato miliardi di discussioni sul forum che potevano dare tanto alla numismatica. Invece nulla. Abortite dopo pochissimo. Si potevano capire e raccogliere dati stuzzicanti e altre info,ma questo è... Io capisco che tanti arrivano qui per passione e tanti altri ancora arrivano per una sola ragione che sappiamo tutti, ma dopo aver letto tante e tante discussioni ripeto, mi continuo a domandare se veramente si possa esser cosí vuoti. Un senso di vuoto e sconcerto si è impadronito di me. Ecco perchè mi impegnerò a far sí che questo in futuro non accada dando il mio apporto umile ma "puntiglioso". Poi ripeto,nell' oceano di disonformazione,noi appassionati,abbiamo l' obbligo di far informazione,anche se in un laghetto😉 Ciao Massimo
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