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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/22/23 in tutte le aree

  1. Salve, chiedo a qualche amatore di banconote se può darmi maggiori informazioni della banconota da 1000 lire qui in foto, purtroppo conciata malaccio.. Ringrazio in anticipo
    3 punti
  2. Buonasera , Voglia di Vicereale... Filippo II Carlino Sigle GR/VP Riporto una nota presa dal web. Curiosità Filippo II di Spagna si sposò quattro volte e per quattro volte divenne vedovo, ebbe numerosi figli ma pochi di loro giunsero all’età adulta. Il Re di Spagna la prima volta si sposò con sua cugina la Principessa Maria Emanuela d'Aviz; la seconda volta fu con un’altra cugina, la Regina Maria I d'Inghilterra; la terza si sposò con la Principessa Elisabetta di Valois; infine con la nipote Arciduchessa Anna d'Austria. Quest’ultimo matrimonio segnò l’inizio delle unioni endogamiche che determinarono la fine della Casa d’Asburgo con Carlo II per l'eccessiva consanguineità. Saluti Alberto
    3 punti
  3. Partecipo a questa bella discussione con uno dei miei pochissimi esemplari di monete romane che da sempre girano per casa:
    3 punti
  4. Cari Forumisti condivido oggi l’ultima arrivata in collezione, terzo esemplare in raccolta di questo piccolo grande capolavoro numismatico voluto da Vittorio Emanuele III e uscito dalle geniali mani di Attilio Silvio Motti su modello di Davide Calandra. Cito anzitutto disegnatore ed incisore perché questa tipologia fa parte delle quattro prove che hanno preceduto la altrettanto ricercata emissione regolare. Si tratta della meno rara delle prove, ma comunque ha indubbiamente un suo seguito di aficionados 😁. È entrata in collezione il mese scorso quasi casualmente, a seguito di un prezzo estremamente competitivo, decisamente al di sotto della media per questa conservazione, ed in considerazione del leggero colpetto al bordo a ore sette del R. Sapete che cerco i FDC, ma qui i rilievi non sono poi così male e il rapporto prezzo/qualità assolutamente formidabile. Ho fatto due foto con luci diverse per far apprezzare la differenza di risultati al modificarsi delle differenti angolazioni luminose. I due esemplari di regolare emissione in raccolta sono uno paragonabile a questa, (che è periziata qFDC), precisamente SPL+/qFDC con favolosa patina bersaglio, qui già due volte condiviso, e l’altro è un FDC assoluto, una moneta straordinaria che ha attirato nei decenni l’ammirazione di vari commercianti, periziato Ugo Aureli nel 1969, che però è sepolta da secoli in banca. Anche di questo esemplare che vi mostro oggi il destino è quello, per cui volentieri lo condivido prima della sepoltura 🤣 per la gioia di chi apprezza quest’arte incisoria di assoluto livello mondiale. Le altre tre emissioni di prova sono via via più rare. Si parte dal 1914 Prova, riportato R2 come questo e come la tipologia destinata alla circolazione, ma più difficile da trovare rispetto a questa. Poi si sale vertiginosamente di quota all’R4 del mitico “1a prova” del 1914, davvero difficile da reperire. E si chiude infine con l’inafferrabile “1a prova” con data 1913, a metà strada tra R4 e R5 secondo me, che in FDC sfiora ampiamente le centomila cocuzze (forse cinque gli esemplari noti se non vado errato, ma qualcuno più esperto potrà correggermi). Comunque il 5 lire 1914 e’ universalmente conosciuta come la più bella moneta in argento del Re Numismatico, e forse del Regno d’Italia intero, e in mano le sensazioni che da’ non smentiscono questa fama. Il Prova di Stampa è più raro dell’emissione normale, ma per i FDC veri (diciamo da MS 65 in su) il mercato paradossalmente prezza di più quest’ultima, forse perché i Prova di Stampa generalmente si trovano in qFDC (come il mio esemplare) o FDC, mentre i 1914 regolari in vero fior di conio sono molto bisbetici da trovare, principalmente per i colpi al bordo che caratterizzano oltre la metà degli esemplari, peculiarità che invece solitamente si reperisce meno frequentemente sulle prove, proprio per lo scopo di queste ultime, che non era la circolazione regolare. Buona serata a tutti e alla prossima
    2 punti
  5. Buonasera a tutti, rinfresco la discussione con un altro dei miei esemplari non bellissimo ma a me piace. Anche molto economico come investimento. Constantius II mm.23,40 g.6,18 Zecca Cizico? Ric 93? Aspetto vostri pareri. Saluti Alberto
    2 punti
  6. La dimensione è quella di un foglio A4, ma posso garantire che è molto corposo, ed abbraccia tutto il territorio nazionale diviso per regioni ed oltre. Io l’ho ordinato dall’editore, era un opera che aspettavo da quando ho saputo che sarebbe stata pubblicata. Un tassello essenziale per una biblioteca numismatica.
    2 punti
  7. Condivido foto di un ritaglio, credo della settimana enigmistica, che mio nonno aveva conservato in uno dei suoi album..
    2 punti
  8. Pesaro. Leone X (1519-1521). Quattrino MI gr. 0,77. CNI 6/14. Muntoni 157. Berman 725. Cavicchi PS, 119. MIR 712. Condivido volentieri.
    2 punti
  9. Per chi fosse interessato e si trova il 25 aprile presso il Parco Archeologico di Paestum e Velia l'ingresso è gratuito dalle ore 8.30 alle 18.30. Hanno messo una navetta che permette di spostarsi fino a Velia partenza 14.30 e riparte da Velia alle 17.30 bisogna ritirare il ticket navetta presso la biglietteria. per le visite ai depositi del museo dalle ore 10.00 alle 12.00 dalle 15.00 alle 17.00 bisogna prenotarsi al numero 0828811023 o all'indirizzo email [email protected]. Ho riportato tutto come era scritto su un giornale. Ps: Se qualcuno del forum viene puo' mandarmi un msg e ci contatteremo, vi portero' dove hanno fatto gli scavi recenti, sara' piacevole conoscersi e scambiare quattro chiacchere.
    2 punti
  10. Non è proprio la mia monetazione ma non ho resistito alla doppia battitura del viso della Madonna e della doppia A in legenda, poi è sempre una Preunitaria il mio debole. A voi ogni commento 🙏🏼
    1 punto
  11. Buonasera a tutti, sono sempre piu affascinato da queste piccole monetine e dalla loro iconografia. Monetazione per niente monotona. Come riportato da @Illyricum65 nella sua pregevole discussione* ( che rappresenta per me un importante punto di riferimento) ci sono più varianti iconografiche. *La ripropongo qui per completezza. Ho ripreso con piacere a collezionarle e questa sera ve ne mostro qualcuna della serie . "Legionario che trafigge un cavaliere " @Stilicho so che è anche lui sensibile a questa tematica vediamo cosa ne pensa, sono ovviamente graditi commenti di chiunque voglia intervenire. Saluti Alberto
    1 punto
  12. Ho notato una singolare identità di conio su tre dei sei sesterzi di Nerone con Ceres e Annona Ric 496, pari alla metà di quelli passati in asta e presenti su Acsearch. Ne metto l'immagine per studiare, io per primo, la cosa. Il primo è ex Kuenker 376 lotto 4928. Il secondo ex Cng TritonVII lotto 865 (Ex Schweizerische Kreditanstalt 4 (3 December 1985), lot 463). Il terzo ex Vico 151 lotto 366 I diritti mi sembrano identici. I rovesci del Kuenker e del Vico appaiono identici, il CNG è differente. I tondelli sembrano tutti diversi. I pesi sono rispettivamente 24,80 - 26,98 e 27,30 Qualcosa nel ritratto fa pensare a una medaglia Ottocentesca. Singolare la grande perfezione nei ritratti, i capelli si possono contare uno a uno; ritratti un po' piatti, come coniati a pressa, è pur vero che raramente ho visto Nerone con chiare evidenze di coniazione. Ma non vedo altro di troppo anomalo...
    1 punto
  13. Salve condivido foto di una banconota e ringrazio in anticipo chiunque mi saprà dare maggiori informazioni!
    1 punto
  14. Quando si afferma che questo Forum ospita i più insigni esperti italiani di Numismatica non si dice una nefandezza. È la verità, e se ne ha la riprova ogni giorno. Questo post è solo uno dei tanti esempi e @Poemenius è davvero un grande! Complimenti, con tanta tanta ammirazione! 👌
    1 punto
  15. @Litra68 La tua moneta ha una effigie di dritto davvero molto bella ed espressiva. Ciao da Stilicho @El Chupacabra Però niente male per un pezzo che gira da sempre per casa! Vedo che anche nel campo delle "romane imperiali" ti difendi bene. Ciao da Stilicho
    1 punto
  16. DE GREGE EPICURI Ma anche al D, dietro alla testa,sembra che una placchetta di Ag si sia staccata, rivelando un metallo diverso. A me pare suberata.
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  17. Ciao @vathek1984, ciao @cabanes (se ci sei batti un colpo!), ciao naturalmente anche a tutti gli altri che leggeranno. Riapro la discussione per presentarvi il mio... Tallero della scrofa! [Sautaler] ma perché un suino? Questi Madonnentaler/Marientaler venivano spesso trasformati in oggetti devozionali (per offerte e ringraziamenti, come talismani) e gioielli (come il mio). Queste monete che - come anche questo Vereinsthaler - erano un mezzo di pagamento, scomparvero sempre più dalla circolazione e divennero così rare e preziosae che addirittura, al tempo di Maximilian III, nel XVIII secolo, con una sola ci si poteva comprare un maiale intero, il che diede al tallero il soprannome di "Sautaler". GRUUUNT! Servus, Njk
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  18. Siamo sul pianeta Terra, baby: c'è addirittura chi crede che quello sia un disco. Cifre da capogiro come centinaia di migliaia di euro o milioni sono improbabili, ma il pollo inesperto o l'aspirante investitore che ti paga un eccesso anche sostanzioso per quella che gli fai credere una gran rarità o un errore molto interessante destinati a rivalutarsi nel tempo non è detto che non si trovi.
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  19. Ciao! E' vero, lo accenna il Montenegro richiamando scritti del Rubbi, del Galliccioli e del Papadopoli, ma aggiunge anche che non è mai stata emessa. Direi quindi che si sia fermata a livello di progettazione....dovrei gardare sul Capitolar delle Broche, ma domani...oggi non ce la faccio. saluti luciano
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  20. Buonasera Per me potrebbe essere Baina. Quindi santa Baina. Baina è un nome femminile,poco diffuso (Quebec, ex Cecoslovacchia).
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  21. Ciao Alberto,il simbolo N non è censito dal Magliocca... Se dovessi datarlo escluderei il 1678, quindi o 1679 o 1680...
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  22. Catalogo Asta Varesi: https://issuu.com/numismaticavaresi/docs/catalogo_napoleone
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  23. Il cielo nelle monete celtiche di Adriano Gaspani l'Astronomia n. 159 (novembre 1995) pp. 25-30 Tutte le popolazioni del mondo antico tenevano in grande considerazione l'osservazione del cielo e dei suoi fenomeni, come ci testimoniano numerosi reperti archeologici. Ovviamente gli oggetti osservati erano il Sole, la Luna, pianeti visibili ad occhio nudo, le stelle più luminose e la strumentazione era per lo più limitata a traguardi e mire costruiti in legno o in pietra, talvolta di grandi dimensioni come certi monumenti megalitici tuttora esistenti nel Nord Europa. L'uso che gli antichi facevano delle osservazioni astronomiche era legato alle specificità culturali delle diverse civiltà. Ad esempio, l'astronomia cinese era tutta improntata sulla meticolosa registrazione di ogni mutamento che si verificasse nel cielo e sul trarre indicazioni e auspici per la vita sulla Terra, mentre non era sentita l'esigenza di sviluppare qualche modello finalizzato a descrivere, predire e rendere conto della posizione e del moto dei corpi celesti. Questo approccio, tipico delle popolazioni dell'Estremo Oriente, era completamente differente dal modo di intendere l'astronomia delle culture del mondo occidentale. E' ben nota l'attività speculativa dei greci intorno alla descrizione del "Sistema del Mondo" e quanto essa abbia condizionato il pensiero scientifico e filosofico occidentale nei secoli successivi. Tale attività, tesa a costruire modelli che spiegassero la natura e il moto degli astri, non fu però accompagnata da precise e continue registrazioni cronologiche e descrittive degli eventi celesti. L'astronomia egizia e soprattutto quella babilonese erano invece meno improntate alla speculazione filosofica, ma maggiormente alla formulazione di modelli atti a predire i fenomeni del cielo. Di tutte queste civiltà esistono generalmente documenti scritti, pervenuti fino ai giorni nostri, che testimoniano come l'astronomia venisse praticata, con quali mezzi, con quali intenti e quali risultati venissero ottenuti. Esiste però una popolazione, o meglio un insieme di popolazioni, la cui cultura ha condizionato in maniera determinante quella di tutti i popoli europei e le cui capacità astronomiche e matematiche, per altro molto sviluppate, stanno emergendo solamente adesso. Si tratta delle popolazioni celtiche, dei Galli - come venivano usualmente denominati dai Romani - diffuse su tutta l'Europa centro-occidentale e settentrionale, nella Spagna e nell'Italia settentrionale. I Celti, di cui si può parlare in senso stretto solo dal VI secolo avanti Cristo in poi, derivarono da tre ondate di invasioni di popolazioni scitiche stanziate originariamente nell'Asia centro-occidentale che si fusero con le popolazioni preesistenti in Europa. La prima ondata si verificò intorno al 4400 a.C., la seconda verso il 3300 a.C. e la terza verso il 2800 a.C. Lo studio dei ritrovamenti archeologici mette in evidenza una grande abilità dei Celti nella lavorazione dei metalli, nell'artigianato e in tutte quelle attività caratteristiche non di una popolazione barbarica (come ci è stato insegnato per secoli, intendendo la storia dal punto di vista della Romanità), ma di un popolo molto evoluto, che però non ebbe mai fortuna politica e militare a causa del continuo frazionamento e delle lotte interne tra tribù e tribù per questioni di egemonia sul territorio. Nonostante ciò, i Celti rappresentarono sempre un grosso problema per i Romani, anche dopo la Guerra di Gallia durata dal 58 al 51 a.C. e vinta da Giulio Cesare. I Romani li sconfissero militarmente, ma assorbirono una grandissima parte dei loro usi, tradizioni e bagaglio culturale: spesso li ritroviamo presenti, a distanza di due millenni, anche nel nostro modo di vivere attuale. E' incredibile la quantità di luoghi geografici, in Europa, che portano nomi derivati dalla lingua gallica e lo stesso accade per la denominazione di oggetti di uso comune. Emblematica è anche la derivazione celtica di alcuni dialetti lombardi. Paradossalmente, a questa elevata influenza culturale non corrisponde una pari disponibilità di documenti scritti che testimonino l'attività intellettuale di questo popolo; anzi, i due rami della lingua celtica attualmente noti comprendono un vocabolario costituito da qualche migliaio di parole e poche stringate nozioni di grammatica. La spiegazione di questa carenza è da ricercarsi nel modello culturale celtico che riteneva la natura una cosa viva ed in continua evoluzione. Scrivere significava congelare un concetto, impedendone l'evoluzione; quindi i Celti tendenzialmente non scrivevano e, quando proprio era necessario, lo facevano con riluttanza. C'era poi anche l'esigenza da parte della classe sacerdotale druidica di preservare il proprio ruolo dominante basato sulla profonda conoscenza della natura e delle sue manifestazioni. Scrive Giulio Cesare riguardo ai druidi: "...Non ritengono lecito scrivere i loro sacri precetti; invece per gli affari, sia pubblici che privati, usano l'alfabeto greco. Mi sembra che due siano le ragioni per cui essi evitano la scrittura: prima di tutto perché non vogliono che le norme che regolano la loro organizzazione siano risapute dal volgo, poi perché i discepoli non le studino con minore diligenza..." (De Bello Gallico, VI, 14). Era preferita una rappresentazione del mondo attraverso un linguaggio grafico, che ancora oggi possiamo ammirare sui reperti archeologici, con lo scopo di fissare l'essenza e il significato profondo delle cose più che rappresentare il loro aspetto esteriore. Un simile modo di pensare era certo adatto ad un'attività speculativa di tipo astratto, per cui si può ipotizzare che l'astronomia e la matematica fossero coltivate dalla classe sacerdotale. Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico attribuisce ai druidi grande conoscenza del cielo, delle stelle e dei loro moti, e la capacità di descrivere ed interpretare i fenomeni naturali. Infatti, riguardo al periodo ventennale di addestramento dei futuri druidi scrive: "...Vengono trattate ed insegnate ai giovani molte questioni sugli astri e sui loro movimenti, sulla grandezza del mondo e della Terra sulla natura..." (De Bello Gallico, VI, 14). La stessa cosa viene affermata da Pomponio Mela, da Plinio il Vecchio, da Pompeo Trogo, da Posidonio e da altri storici latini e greci. E' emblematico il fatto che Giulio Cesare, la cui competenza nelle scienze astronomiche era per quel tempo notevole, incaricò Sosigene di preparare la riforma del calendario romano proprio ai tempi della guerra di Gallia, cioè dopo il contatto con i druidi celti. Il calendario usato correntemente dai Romani a quell'epoca era decisamente poco accurato, mal conciliava i moti del Sole e della Luna, era in errore sulla durata dell'anno e si trovava perennemente in ritardo sulle stagioni. Il calendario gallico invece aveva una struttura più complessa, ma la sua precisione era decisamente più elevata. Esistono documenti, di origine greca, che attestano fitti scambi di idee ed esperienze tra i pitagorici della scuola siracusana e i druidi celti che venivano a contatto con loro nelle varie colonie greche fiorenti sulla costa meridionale della Francia. A titolo di esempio, analizzando i rapporti tra le dimensioni delle decorazioni presenti su taluni manufatti, ci si può facilmente accorgere che le terne pitagoriche erano conosciute. In più, si osserva che i motivi decorativi prediletti erano basati su fregi eseguiti con il sapiente uso del compasso ad apertura variabile con continuità. Questo permette di eseguire raccordi mediante segmenti di curve di ordine elevato il cui tracciamento richiede la conoscenza di qualche algoritmo, per lo meno di natura grafica, per ottenerli. Ovviamente la carenza di documenti scritti rendeva impossibile la verifica di ogni ipotesi, ma da quando, verso la fine del secolo scorso, vennero ritrovati i frammenti del Calendario di Coligny, risalente al secondo secolo dopo Cristo e, successivamente, quello di Village d'Heria, gli studiosi iniziarono a rendersi conto di quanto doveva essere sviluppata la scienza astronomica celtica. Il Calendario di Coligny è un sofisticato calendario luni-solare basato su cicli di cinque anni di 12 mesi lunari più sessanta giorni da intercalare, secondo talune regole, in modo da accordare tra loro i moti apparenti del Sole e della Luna. Il ciclo di cinque anni faceva parte di un ciclo lungo trent'anni, detto Saeculum dagli storici latini. Il reale meccanismo con cui tale calendario fu sviluppato e come venisse utilizzato è ancora in parte coperto da mistero, nonostante gli importanti lavori di A.M. Duval, G. Pinault a altri. Da studi attualmente in corso risulta che l'abilità necessaria allo sviluppo di un siffatto calendario doveva implicare obbligatoriamente una notevole conoscenza sia astronomica, relativa ai moti del Sole e della Luna, che matematica. Va comunque ricordato che la fusione delle popolazioni scitiche con quelle autoctone portò all'assorbimento da parte degli invasori della cultura preesistente la quale, tra l'altro, aveva prodotto i monumenti megalitici che abbondano in vari luoghi del nord Europa. La conclusione che possiamo trarre è che l'osservazione del cielo e la speculazione relativa ai fenomeni celesti ricoprirono un ruolo fondamentale nella cultura celtica. La carenza di reperti scritti, salvo i due calendari citati, non ci permette di avere a disposizione registrazioni chiare e oggettive, ma sia le citazioni di autori latini e greci sia le evidenze indirette ci spingono ad affermare che l'astronomia fosse praticata ad alto livello dai druidi celti. Tra i reperti che possono aiutarci a renderci conto di ciò esistono le monete, coniate in grande quantità e con grande frequenza dalle varie tribù galliche, su cui possono essere identificati simboli astronomici. E' vero che anche i Greci e i Romani coniarono monete con raffigurazioni di oggetti astronomici, ma esse rappresentano solo casi limitati e poco numerosi, mentre il numero delle coniature di monete galliche con simbologia astronomica è inusualmente elevato. In questa sede saranno descritti solo alcuni esempi significativi, al di là della famosa moneta d'oro fatta coniare da Vercingetorige (vedi a lato) intorno al 52 a.C., sul cui rovescio è rappresentata la falce della Luna sopra l'immagine di un cavallo, animale frequentemente rappresentato sulle monete galliche. La numismatica celtica è un campo in cui la datazione dei reperti è estremamente problematica. Contrariamente a quanto avviene nel caso delle monete romane, in cui sia le iscrizioni che le effigi rappresentate sono di grande utilità dal punto di vista cronologico, nel caso delle monete celtiche risulta difficile ottenere una datazione precisa di ciascun pezzo. Questa difficoltà è dovuta, oltre che alla mancanza di reperti scritti, anche al fatto che le monete stesse forniscono usualmente poche informazioni utili per risalire alla data di conio. Per quanto ci è dato sapere, esistono solamente due importanti riferimenti storici su cui basarsi ai fini cronologici e cioè la sconfitta di Bituitus (121 a. C.) che pose termine all'egemonia degli Arverni sulle altre tribù galliche e la guerra di Gallia, condotta da Giulio Cesare, che culminò nella sconfitta della coalizione delle tribù celtiche ad Alesia e che segnò la fine dell'indipendenza delle popolazioni celtiche della Gallia. La prima data è ritenuta empiricamente come il limite temporale più remoto a cui far risalire la consuetudine di battere moneta, mentre nel caso della battaglia di Alesia i ritrovamenti archeologici sono numerosi ed estremamente interessanti. Dal punto di vista delle rappresentazioni e delle iscrizioni sulle monete, predominano teste di re e magistrati sul dritto e cavalli e cavalieri sul verso, ma non mancano casi curiosi ed interessanti, soprattutto dal punto di vista astronomico. Tra la grande quantità di pezzi rinvenuti negli scavi archeologici sono da ricordare le serie complete di monete armoricane, cioè coniate dalle popolazioni celtiche stanziate in Armorica, regione geograficamente corrispondente all'odierna Bretagna, nella Francia settentrionale. In particolare, risultano di estremo interesse le monete coniate dalla popolazione celtica dei Coriosoliti, raccolte e classificate da Colbert de Beaulieu che pubblicò il suo documentato lavoro nel 1937. Le monete dei Coriosoliti sono generalmente suddivise in sei classi, in successione cronologica, sulla base degli elementi stilistici presenti. Se si prende in esame ad esempio l'insieme di sei pezzi, cronologicamente ordinati, si nota un fatto estremamente interessante. Sul dritto delle sei monete è incisa una testa umana variamente stilizzata; sul rovescio invece è raffigurato un cavallo con un cinghiale tra le zampe, ma nella seconda e nella terza il cinghiale lascia il posto alla raffigurazione di una cometa vista sopra l'orizzonte. Il cinghiale è chiaramente un simbolo sacerdotale, druidico, mentre il cavallo è un attributo della classe aristocratica, quella dei cavalieri, da cui provenivano coloro che esercitavano il potere temporale. Originariamente l'immagine della cometa era stata erroneamente interpretata come la raffigurazione di una lira, strumento musicale molto usato dai bardi, cioè i cantori gallici; solo nel 1987 J. Muller propose la più corretta interpretazione astronomica. L'ordine cronologico delle monete è tale per cui evidentemente il conio avvenuto durante il periodo di visibilità della cometa riportò la sua rappresentazione, mentre quando la cometa non fu più visibile ritornò ad essere raffigurato il tradizionale simbolo del cinghiale. Il disegno illustra come spesso venivano rappresentate le comete e le stelle sulle monete celtiche (disegno di M. Milani) Gli archeologi datano questa serie di monete tra il 100 e il 60 a. C. e di conseguenza la cometa potrebbe essere quella di Halley, osservata durante il passaggio dell'anno 87 a.C. Più recentemente, Galliou nella sua Histoire de la Bretagne e des Pays Celtiques (1983) riporta che i Coriosoliti iniziarono a battere moneta tra il 90 e l'80 a.C., periodo che risulta in ottimo accordo con l'attribuzione dell'immagine riportata sulle monete alla cometa di Halley. Una simulazione del moto orbitale mostra che durante il passaggio dell’ anno 87 a.C., la data del perielio fu il 6 agosto. Nelle 37 settimane precedenti la distanza della cometa dalla Terra toccò un minimo di 0,44 U.A., con il risultato che essa doveva essere presumibilmente molto luminosa e ben visibile nel cielo. Secondo gli annali cinesi, tradotti da Ho Peng Yoke, la cometa fu vista in Cina dal 10 agosto all'8 settembre dell'anno 87 a.C. Da fonti babilonesi, decifrate da Stephenson nel 1985, la Halley sarebbe stata osservata, giorno dopo giorno, nel mese lunare che andava dal 14 luglio all'11 agosto dell'anno 87 a.C. Le registrazioni cuneiformi babilonesi, incise su pietra, riportano anche la presenza di una coda ben visibile ed estesa circa 10 gradi, 20 volte il diametro della Luna Piena. Ma cosa avrà spinto a ritenere così importante la presenza in cielo di questa cometa da indurre coloro che governavano i Coriosoliti a disporne la rappresentazione sulle monete? Per tentare una risposta bisogna ricordare che nella struttura sociale celtica, pur esistendo una classe sociale dominante, cioè quella della nobiltà guerriera la quale governava la tribù per mezzo del re, in realtà chi veramente aveva nelle mani il potere assoluto era la classe dei druidi alla cui autorità anche il re doveva sottomettersi. Tra le quattro importanti feste religiose dei Celti una era dedicata al dio Lug e veniva celebrata nei primi giorni di agosto. Questa divinità rappresentava il dio della luce ed era la più importante dell'olimpo celtico: a lui erano attribuite assoluta sapienza e assoluta competenza in tutte le arti e i mestieri. Il nome Lug significava "luminoso" ed il suo astro caratteristico era ovviamente il Sole. Usualmente i giorni della festa di Lug erano anche il periodo della grande assemblea di tutte le tribù galliche. E' interessante il fatto che il periodo di massima visibilità della Halley nell'87 a.C. sia corrisposto proprio con il cadere della festa di Lug. Paradossalmente la Halley fu ben visibile in cielo per qualche tempo prima e per qualche tempo dopo di essa, ma fu invisibile, essendo in congiunzione eliaca, proprio nei giorni della festa. Cercando di ricostruire l'andamento del fenomeno visibile si osserva che la Halley, di per sé già luminosa, andò approssimandosi al Sole man mano che la festa si avvicinava, sparì nei bagliori solari durante i giorni della festa e si allontanò dal Sole a festa conclusa e nei mesi successivi. Questo fenomeno, straordinario agli occhi di quelle popolazioni, fu probabilmente ritenuto di origine divina e deve aver sicuramente colpito la fantasia dei druidi, tanto da disporne la rappresentazione sulle monete. Questa ipotesi potrebbe essere confortata anche dalla circostanza che è il cinghiale (attributo religioso) ad essere sostituito dal simbolo astronomico (la cometa), entrambi di pertinenza strettamente sacerdotale, mentre il simbolo del potere temporale, il cavallo, rimane sempre presente. Il caso delle monete dei Coriosoliti non è il solo. Infatti abbiamo anche gli interessanti esempi rappresentati dalle monete delle Isole del Canale. Tra le monete che compongono il "ritrovamento di Jersey" esistono quindici esemplari differenti in cui, oltre ad una cometa, si cerca anche di rappresentare la costellazione in cui fu visibile. A titolo di esempio, citiamo uno statere armoricano in argento datato fra il 100 a.C. e il 60 a.C. in cui su un verso appare, sotto l'immancabile figura del cavallo, l'immagine di una cometa situata in mezzo ad una coppia di stelle. La consultazione degli annali cinesi suggerisce che si tratti della rappresentazione della cometa passata il 69 a.C. tra le stelle alfa e gamma Virginis (Spica e Heze), nel luglio di quell'anno. L'astro, però, potrebbe anche non essere una cometa, ma una nova, visto che secondo le registrazioni cinesi essa rimase fissa durante tutto il periodo di visibilità e posizionata vicino a Spica. Un altro caso interessante è rappresentato da una piccola moneta delle Isole del Canale e risalente allo stesso periodo. Su questa moneta è possibile osservare la presenza di ben tre comete e di un certo numero di simboli di carattere stellare. Facendo nuovamente ricorso agli annali cinesi, si rileva che nell'anno 69 a.C. non era passata solo una cometa, quella già menzionata, ma tre. Il primo evento è indicato come una cometa apparsa a circa 30 gradi da Venere, nel febbraio di quell'anno. Il secondo riguarda la cometa già menzionata. Il terzo sarebbe una cometa apparsa in agosto a nord-est della costellazione della Corona Boreale e con moto in direzione sud. Il 27 agosto del 69 a.C. essa attraversò la parte meridionale della costellazione di Ercole presentando una coda bianca. Un'altra popolazione celtica, spesso nominata da Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico, è quella degli Edui. Anche sulle loro monete è possibile riscontrare riferimenti di tipo astronomico. Su una moneta d'argento coniata fra il 100 e il 60 a.C., quindi precedentemente all' invasione romana, è possibile osservare, per esempio, una stella sotto la figura del cavallo. L'interpretazione in questo caso è più complicata: l'oggetto potrebbe essere stato una nova o una supernova invece che una cometa. Se si assume che l'astro rappresentato fosse una cometa visibile a quel tempo come un oggetto nebuloso senza coda, allora la solita consultazione degli annali cinesi suggerisce che si tratti di quella passata nel 61 a.C., visibile in direzione est nell'agosto di quell'anno. La mancanza di coda potrebbe anche essere dovuta all'influenza dei Romani, già presenti a quei tempi nella Gallia Narbonense, grosso modo l'attuale Provenza: in particolare, all'abitudine dei coniatori di monete romani di rappresentare le comete come stelle raggiate, ma senza coda. La moneta in esame riporta sul dritto la scritta "ORCHTIRIX", comune sulle monete coniate dagli Edui in quel periodo. Quel nome, che viene tradotto dal Celtico in Orgetorix, potrebbe essere messo in relazione con un personaggio omonimo citato da Giulio Cesare: "Orgetorige era molto superiore, per nobiltà e ricchezza, a tutti gli altri principi..." (De Bello Gallico, I, 2). Quanto alla seconda ipotesi, cioè che sulla moneta degli Edui sia rappresentata una stella e non una cometa, v'è da dire che la figura della stella è diversa da quella usuale sulle altre monete celtiche, e perciò farebbe pensare ad un astro per qualche verso particolare, come una nova o una supernova. L'assenza della linea dell'orizzonte presente invece su altre monete rappresentanti comete, potrebbe suggerire che l'astro rappresentato era visibile alto nel cielo e non vicino all'orizzonte. L'identificazione dell'oggetto in questo caso diventa però molto difficile. La rappresentazione di oggetti stellari include un altro caso molto interessante dal punto di vista archeoastronomico: si tratta dello statere d'oro di Tincommius, coniato in Bretagna e databile fra il 20 a.C. e il 5 d.C. Su questa moneta è possibile osservare la presenza di una stella sul verso sopra l'immagine del cavaliere, mentre sul dritto è presente la scritta "TINC" che si riferisce al nome del personaggio dominante all'epoca del conio. Anche in questo caso la questione della attribuzione dell'oggetto rappresentato a una stella o a una cometa non è di facile soluzione. Se si accettasse la rappresentazione cometaria, allora le registrazioni antiche non riportano notizie di comete, escluso il ritorno di quella di Halley nel mese di agosto del 12 a.C. Il passaggio al perielio avvenne il 10 ottobre; la minima distanza della Terra fu di 0,16 Unità Astronomiche il 10 settembre. La prima osservazione registrata negli annali cinesi è del 26 agosto e indica che la cometa era visibile nella costellazione del Cane Minore; l'ultima osservazione indica la Halley posizionata nella costellazione dello Scorpione, circa 56 giorni dopo. Questo passaggio della Halley fu osservato anche a Roma e fu fatto corrispondere alla morte del generale romano Agrippa. Prendendo invece in esame la possibilità che l'oggetto rappresentato fosse una nova o una supernova, allora, consultando nuovamente gli annali cinesi, si ottengono alcune notizie che permetterebbero di formulare interessantissime ipotesi. Gli annali registrano una "stella nuova" comparsa nei mesi di marzo o aprile dell'anno 5 a.C. e rimasta visibile ad occhio nudo per circa 70 giorni. Le coordinate approssimate per questo oggetto corrispondono ad un punto nella costellazione del Capricorno. Gli annali cinesi riportano però anche l'apparizione di un'altra stella, probabilmente una nova, che dovrebbe essere apparsa nel 10 a.C. vicino ad Arturo nella costellazione di Boote. E' molto probabile, considerato il modo in cui l'oggetto è rappresentato sulla moneta, cioè alto nel cielo rispetto all'immagine del cavaliere, che si tratti di una di queste due novae e non della cometa di Halley. Un altro caso simile è quello della moneta di bronzo di Tasciovanus, databile dal 20 a.C. al 10 d.C., periodo in cui egli regnò. Nonostante il cattivo stato di conservazione, si può notare nuovamente la rappresentazione di un oggetto di aspetto stellare posto in alto sopra l'immagine del cavallo, sul rovescio della moneta. Probabilmente, vista la similitudine con il caso precedente e la datazione molto simile, l'oggetto rappresentato è la stessa stella dello statere di Tincommius. La casistica non si esaurisce qui. E' disponibile nelle raccolte numismatiche una quantità molto elevata di monete celtiche sulle quali sono raffigurati oggetti astronomici. Ad esempio, su una moneta d'argento del tipo detto di Buschelquinar, risalente al I secolo a.C., è incisa una configurazione di quattro oggetti immersi in un alone raggiato a forma di spirale. Tale configurazione potrebbe rappresentare una congiunzione planetaria molto vistosa verificatasi, secondo le simulazioni al computer, nel giugno dell'anno 26 a.C. nella costellazione del Leone vicino a Regolo. I pianeti interessati furono Venere, Giove e Saturno e poco distante fu presente anche Marte; inoltre all'inizio di giugno anche la Luna transitò in vicinanza dei pianeti in congiunzione. L'eccezionalità dell'evento avrebbe spinto alla rappresentazione sulla moneta. Un altro caso interessante riguarda una moneta d'argento del tipo detto "a la Croix" coniata nel I secolo a.C. da popolazioni del sud della Gallia e ritrovata negli scavi dell'Oppidum di Manching in Baviera. Il rovescio della moneta è diviso in quattro quadranti. In uno di questi è rappresentata la falce della Luna con vicino una stella che potrebbe essere una nova, una supernova o un pianeta, ma anche una cometa visibile ad occhio nudo con aspetto diffuso, senza coda visualmente osservabile. Un caso analogo è quello relativo ad una moneta in argento coniata presumibilmente nel I secolo a.C da popolazioni del Norico. Il rovescio della moneta presenta una configurazione formata da quattro stelle. La centrale è dotata di quattro raggi e sembra essere la più luminosa, mentre le altre sono dotate di un solo raggio in direzione radiale rispetto a quella centrale. Sono anche rappresentati dei raggi tra una stella e l'altra che convergono in corrispondenza della stella centrale. L'immagine potrebbe essere la rappresentazione di una nova o di una supernova tra le stelle di una costellazione, oppure anche in questo caso una congiunzione planetaria. Invece, una rappresentazione di cometa si ritrova sul rovescio di una moneta d'argento, imitazione di un denaro romano, risalente al I secolo a.C. e un'altra ancora su una moneta d'oro del tipo Regenbogenschlusselchen rinvenuta a Irshing (Baviera). Questo reperto risale alla seconda metà del II a.C., e sul rovescio paiono rappresentate addirittura due comete. Sono frequenti anche probabili rappresentazioni di costellazioni, come accade sul rovescio di una moneta in elettro coniata nel II-I secolo a.C. dalla tribù degli Osimi o su una moneta in lega d'oro coniata dalla tribù dei Biturigi della Gallia Centrale nel I secolo a.C. Dalla stupefacente quantità di riferimenti celesti nella numismatica appare evidente che l'astronomia ricoprì per le popolazioni celtiche un ruolo fondamentale. Va ribadito che certamente siamo di fronte alla fusione di una cultura astronomica formata in oriente e portata dagli Sciti durante le loro tre ondate di invasione con una cultura astronomica autoctona e preesistente, che ebbe la sua massima espressione nella costruzione e nell'uso dei monumenti megalitici ai fini dell'osservazione del cielo. La prima con caratteristiche osservative "a tutto cielo" vicine all'astronomia cinese o coreana e con talune inclinazioni al calcolo riscontrabili nell'astronomia indù e babilonese. La seconda tipicamente d'orizzonte, meno speculativa, ma più orientata alla misura soprattutto della posizione del Sole e della Luna nel tempo. Questa fusione potrebbe dare una spiegazione alla grande tradizione astronomica celtica che solamente negli ultimi tempi sta venendo alla luce. Alcuni esempi di monete celtiche : 1) Moneta d'oro dei Biturigi della Gallia centrale, I sec. a.C., raffigurante presumibilmente una costellazione ai piedi di un cavallo, simbolo del potere temporale (Rouen). 2) Esempio di moneta d'oro di tipo Regenbogenschlusselchen del ripostiglio di Irshing in Baviera, raffigurante due comete contrapposte, II-I metà del I sec. a.C. (Monaco). 3) Moneta d'argento del Norico, I sec. a.C., raffigurante quattro stelle (Vienna). 4) Moneta d'argento del Sud della Gallia del tipo detto "a la Croix", I sec. a.C. (Monaco). 5 e 6) Dritto e rovescio di una moneta d'argento del tipo detto Buschelquinar, con evidenti simboli astronomici. Scheda autore : Adriano Gaspani. Lavora presso l'Osservatorio Astronomico di Brera (Milano), dove attualmente svolge l'attività di system manager presso il locale Centro di Calcolo. Dal 1974 è membro del GEOS (Gruppo Europeo d'Osservazione Stellare). Da molti anni si occupa di archeoastronomia, avendo inaugurato l'applicazione di tecniche di ricognizione e analisi computerizzata di siti preistorici e protostorici basate su Reti Neuronali Artificiali e sulla Fuzzy Logic, con particolare riferimento ai reperti risalenti alla cultura celtica. TRATTO DA : https://www.antiqui.it/archeoastronomia/moneteceltiche.htm Sommario : I megaliti di Aosta
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  24. George-Julien Fellmann. Trésor de numismatique et de glyptique, etc. Collection des Médailles de la Révolution française
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  25. Molto interessante, ho trovato un articolo sul potere d’acquisto delle 1000 lire. Nel 1939 equivalevano a 871€. Ecco il link: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2015/04/14/se-potessi-avere-calcola-il-potere-dacquisto-in-lire-ed-euro-con-la-macchina-del-tempo/
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  26. Ciao, dall'aspetto sembrano prodotte da ciclo naturale; per avere la certezza che si tratti di una moneta suberata dovresti "saggiare" con un ago l'interno di una un po` grossa e verificare che il metallo sottostante non sia buon argento.
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  27. Ha il suo fascino e un altro pregio non banale : e’ buona! ( oggi una specia da proteggere) anch’io ho ereditato dal nonno un portachiavi con tanto di zanna ( facocero?) e un fascinosissimo relitto di trachy bizantino da cui non mi separero’ mai 😊
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  28. Ciao, qual è la dimensione di questo libro? Non l'ho ancora visto venduto su altre piattaforme.
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  29. Grazie mille @nikita_delle info e dei consigli. è mia e non ho la minima intenzione di toccarla. Immagino che all’epoca avesse anche un suo significativo potere d’acquisto.
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  30. Ciao, è conciata maluccio ma resta pur sempre una banconota maestosa, siamo dell'ordine di un classico qmb/mb, nonostante tutto i colori non sono sbiaditi. E' tra le più comuni 'Barbetti senza matrice' ed appartiene alle ultime emissioni (1946-1947) con il contrassegno testina, la tua è una Einaudi/Urbini del gennaio 1947, a fine dello stesso anno subentra il tipo con il contrassegno medusa. Se è tua ed è presente ancora quel nastro adesivo ti consiglio di non provare a toglierlo, per il resto lasciala così per come si trova, con scritte e quant'altro.
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  31. Ci provo, dai: in test ardi': spacciato? No INTESTAR DISPACCI A TONO Buona giornata da Stilicho
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  32. Ciao, il verso giusto: La data è ben visibile 1 mangir del 1099 (nostro 1688) https://en.numista.com/catalogue/pieces84341.html
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  33. Buongiorno il globo crucigero credo corrisponda al segno di zecchiere, catalogato sul CNI al numero 50 (volume XI, tavola XXVII). Quattrino del 1351? Attendiamo altri pareri...
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  34. Complimenti! Davvero bella conservazione per la tipologia!
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  35. io ho una riproduzione di questo baiocco, sono di Foligno, davvero bella la sua moneta e pure decentrata.
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  36. Mi permetto di riscrivere e anche di traslitterare a favore di una migliore leggibilità. 50 КОПЕѢКЪ , traslitterato in 50 KOPEĚK". (Oggi trovereste la seguente grafia: 50 КОПЕЕК, entrata in uso dopo le Rivoluzioni del '17, cioè 50 KOPEEK in caratteri latini).
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  37. Tra Modena e Mantova non saprei cosa scegliere, entrambe hanno prodotto dei piccoli capolavori. Dico questo perché esteticamente sono tra le mie monete preferite e non posso che farti i complimenti per la scelta! La conservazione è comunque discreta, tutta la moneta risulta leggibile, unico appunto: non riterrei la ribattitura un plus. Hai fatto bene a offrirle “un tetto”…. N.
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  38. Medaglia antica REGINA CLERI Argento e smalti: 27,13 g; 22 mm x 28 mm l’ovale; 64 mm con i bracci. apollonia
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  39. Medaglia devozionale, bronzo/ ottone, fine XVII inizio XVIII sec.- D/ Questa iconografia di una Santa Martire potrebbe rappresentare Santa Martina o Santa Sabina, ambedue decapitate, la spada e simbolo del loro martirio, ma la scritta non è di facile interpretazione?- R/ le tre croci rappresentano la crocefissione di Gesù sul monte Calvario tra i due ladroni, in basso due figure adoranti, anepigrafe. Non comune da approfondire? Ciao Borgho
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  40. In tema cancro del bronzo, proporrei un pò di orrori ~~~ migliorati🤣 Ovvero: Medaglietta credo" premio ", anni primi '900 con San Giorgio che trafigge dragone Poi preseguo con questi rubli russi ....per passar al cent usa 😆 ...arrivando al papa buono, ovvero Giovanni XXIII , con questa medaglietta
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  41. @gpittini e @nikita_ vedo come voi, forse un bronzo di Akragas sotto il tiranno Phintias di questo tipo? https://www.acsearch.info/search.html?id=7116174
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  42. Grazie! Il fatto che ci siano due simboli diversi sulle due facce è una cosa comune o ha qualche significato?
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  43. E' vero, ma non vedo come sia possibile impedire richieste del genere. L'unico modo sarebbe non rispondere, oppure rispondere dicendo al richiedente di cercarsi la risposta per conto suo, e poi chiudere la discussione. Ma anche così facendo, prima che capiscano ci vorrà parecchio, e nel frattempo passeremmo per maleducati, esperti di niente, gente con la puzza sotto il naso che "non si abbassa" a rispondere a domande così banali. Io invece ho sempre pensato che domandare è lecito e rispondere è cortesia, anche quando le domande sono sempre le stesse, anche se non se ne può più. Chi ha domandato si sentirà gratificato dall'aver avuto una risposta, e un po', credo, lo saremo anche noi. E tra i tanti, forse, ne uscirà qualcuno che si appassionerà veramente. In conclusione, pur non auspicando certo il moltiplicarsi di queste discussioni, sono contrario a ogni forma di censura, se non quella da riservare, giustamente, a chi si fionda nel forum dimenticando le regole minime di educazione e cortesia. Ma non è certo il caso dell'autore di questa discussione.
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  44. Certo che si è capito, ma come detto altre volte, non è un motivo valido per chiudere la discussione
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  45. Ecco un cardellino di tondello impresso, credo a Martello giusto? Saluti Fofo
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  46. Tarì 1689, legenda interrotta. Buona Pasqua!!
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  47. buona sera a tutti il Suo intervento iniziale mi ha fatto pensare a molte cose della vita del collezionista in generale naturalmente parlando del sottoscritto e delle sue esperienze. Da bambino ( ora passo i settanta ) appassionato filatelico, i miei sogni gli Antichi Ducati Italiani, qualche piccolo acquisto, nel senso di poche lire perchè allora non esisteva paghetta e i genitori facevano fatica a comperare i libri per gli studi delle superiori in quanto fra i miei compagni di un paesino sperduto ero diciamo un privilegiato che non doveva andare a lavorare dopo le medie perchè non detestava la scuola. La vita passa, la filatelia finisce in un cassetto, un giorno, verso i quaranta scopro la numismatica, i pochi francobolli tanto amati e comprati con sacrifici scopro che ora li potrei comperare forse a meno prezzo. Va bene egualmente in fondo ho sognato una grande collezione come quella di Ferrari, di Burrus.... Ora seguo la numismatica perchè mi piacciono le monete, quelle antiche son troppo difficili per me, mi piacciono quelle del 1500, quelle moderne decimali, anche qualcuna più recente, gli euro ho acquistato qualche divisionale..... Cosa voglio dire con tutto questo? Le collezioni si fanno perchè si è collezionisti, perchè amo collezionare e capire cosa vi è dietro una moneta, la sua storia...conoscerla...non lo faccio perchè spero un giorno di guadagnarci, so quasi per certo che ricaverò meno di quello che ho speso quindi concludendo e sperando di non aver annoiato nessuno le monete, qualsiasi moneta è bella da collezionare purchè ...non sia comperata per essere sicuri di guadagnarci. Se qualcuno dopo la mia dipartita le venderà e avrà un ricavato.....benissimo. un saluto a tutti Franco1951
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  48. Salve a tutti. Splendida moneta, con molti dettagli ancora ben visibili, corredata anche da una rarità di tutto rispetto: complimenti @Rocco68. Ottima l'osservazione di @nando12: effettivamente gli spessori delle lettere V sono invertiti rispetto ad altri esemplari simili, il che è spiegabile con il fatto che l'incisore li abbia eseguiti a sinistra e poi, lavorando il conio in incuso, si sono trovati a destra. Viceversa per l'altro caso esposto da @nando12. Una bella curiosità, senz'altro.
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