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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/25/23 in tutte le aree

  1. Volevo dirvi che... quando mi sono iscritto a questo gruppo l'ho fatto perché, dopo anni di archeologia sul campo e dopo averla abbandonata con delusione del sistema Italia ed universitario per dedicarmi ad altro, un mio amico - il fratello minore che non ho mai avuto - nipote di un importante collezionista e studioso di Bologna, mi ha fatto riappassionare alle monete antiche. e qui trovavo spunti di divertimento e di leggero approfondimento. si... leggero... Il problema è che sono stato investito da così tanta roba meravigliosa che ora sono impazzito per le monetazioni altomedievali, da lì la monetazione bizantina... ma non vuoi anche interessarti al periodo tardoromano? E poi c'è sempre la monetazione repubblicana romana che era stata la mia prima passione da studente di numismatica. Però anche le celtiche sono interessanti... E vuoi mettere le monete medievali? Ci sono aree del forum che non voglio neppure aprire per paura 🙂 Mannaggia a voi!!!! Il leggero problema è che ad ora ho in elenco qualcosa come 68 tra articoli scientifici e libri da leggere, sto collezionando centinaia di immagini tratte dal web della qualunque e tra un po' mia moglie cambierà la serratura della porta di casa... Mannaggia voi... grazie! PS... ho inserito queste due righe qui proprio perché è una questione visceralmente numismatica anche se non si tratta di un oggetto in particolare.
    8 punti
  2. Nota in oro e argento, ci svela una pagina di storia della Somalia Italiana e del faro edificato a Capo Guardafui, sentinella del mare e simbolo di un’epoca di Roberto Ganganelli | Capo Guardafui, un luogo ignoto a quanti non conoscono in modo approfondito la storia, in particolare quella coloniale italiana: punta estrema del Corno d’Africa, nell’attuale Somalia, ha a nord il Golfo di Aden e a sud l’Oceano Indiano. Capo Guardiafui e il suo faro, un po’ di storia Conosciuto nell’antichità come Aromatum Promontorium – ossia, “Promontorio delle spezie” – deve il suo nome ai pericoli che i naviganti incontravano in quel tratto di mare. Naviganti e mercanti soprattutto italiani, tanto che il nome attuale deriverebbe da “guarda e fuggi” anche se alcuni studiosi pensano sia derivato dal portoghese. Poco distante da Capo Guardafui si trova il cosiddetto “Falso Capo Guardafui” che, a causa delle nebbie, veniva talvolta confuso col precedente causando incidenti marittimi e rovinosi naufragi. Per questo, nei primi anni Venti, durante il dominio italiano sulla Somalia, venne decisa l’edificazione di un faro che venne inaugurato nel 1924 e intitolato a Francesco Crispi (1818-1901) il quale, da presidente del Consiglio, aveva avviato la colonizzazione. Capo Guardafui nel Corno d’Africa: in posizione strategica, divide il Golfo di Aden dall’Oceano Indiano. La carta della Somalia Italiana è qui raffigurata sul rovescio di una medaglia della Squadriglia autoblindo della Somalia risalente agli anni Trenta Si trattava di un classico faro a traliccioche, tuttavia, pur strategico per la navigazione poneva non pochi problemi logistici, sia per la sua posizione difficile da raggiungere per i convogli dei rifornimenti sia per la presenza, in zona, di agguerriti ribelli migiurtini che attaccarono a più riprese l’installazione. Una guarnigione militare presidiava il Faro Francesco Crispi e, nel vicino villaggio di Tohen, dove era stata installata una fondamentale stazione radiotelegraficadotata di due grandi antenne, strategica per le comunicazioni nella regione. Dal traliccio al “fascione”: l’idea del governatore Corni Progettato dagli ingegneri della Regia Marina, il faro dovette essere modificato nel 1930 a causa della corrosione atmosferica e venne realizzato, sotto il governatorato di Guido Corni, quell’edificio così particolare che esiste ancora oggi. Il Faro Francesco Crispi nell’originaria forma con struttura a traliccio e in quella inaugurata nel 1930, voluta dal governatore della Somalia Italiana in pietra locale e con un fascio in cemento armato Eccolo in una descrizione dallo stesso Corni: “Nel 1929, presentando il traliccio in ferro del Faro Crispi segni di avanzata corrosione dovuta all’azione dell’aria marina, feci montare la lanterna su di una torre in pietra rossa e dura del luogo, cerchiata di anelli in cemento armato e recante una scure, simbolo del littorio”. Francobolli per un faro simbolo del regime in Africa Diciannove metri di altezza, come un edificio di sei piani, e soprattutto quella forma così “propagandistica” e particolare che lo rendono un simbolo della presenza italiana nella regione. Il faro di Capo Guardafui, a partire dal 1932, divenne il soggetto di una serie di francobolli“pittorici” della Somalia Italiana nei quali è raffigurato mentre, con i suoi potenti riflettori, dall’altura di 244 metri su cui è edificato, squarcia il cielo notturno (le lampade avevano una portata di circa 40 miglia). I quattro francobolli emessi dal 1932 dalle Poste Italiane con l’immagine del faro di Capo Guardafui La serie venne stampata dal Poligrafico dello Stato e approvata con Regio Decreto del 7 gennaio 1932 apparso sulla Gazzetta Ufficiale n. 46 del 25 febbraio. Gli otto soggetti scelti furono: il Faro Francesco Crispi (per i valori da 5, 7 ½, 10 e 15 centesimi), la Torre Mnara di Mogadiscio, il Palazzo del Governatore a Mogadiscio, un termitaio, uno struzzo, un ippopotamo, un’antilope Kudù e il tipico leone somalo con una piccola crineria. La medaglia della Regia Marina per il “Faro Mussolini” Ribattezzato anche “Faro Mussolini”, l’edificio appare inoltre su una medaglia, rarissima in oro e rara in argento, coniata nel diametro di 23,5 millimetri circa (in oro 18kt, pesa 8,5 grammi) e sul cui dritto le iscrizioni SOMALIA ITALIANA e REGIA MARINA circondano la figura turrita dell’Italia che riceve da un soldato ferito il tricolore; sullo sfondo, i tetti e le cupole di un villaggio somalo. La raffigurazione si riferisce all’eroismo dei militari italiani e somali che difesero il faro dagli attacchi dei ribelli tra il 1925 e il 1926. La rarissima medaglia con il “Faro Mussolini” e le vicine antenne radiotelegrafiche rende omaggio, al dritto, all’eroismo dei soldati italiani e somali che difesero la struttura fra il 1925 e il 1926 Solenne anche il rovescio sul quale il “Faro Mussolini” è raffigurato assieme alle antenne della vicina stazione radiotelegrafica e ad una figura femminile in volo col motto PER SILENTIA ET SIDERA(“Attraverso silenzi e stelle”) a ricordare sia quella luce guida – così importante per la navigazione – che quei segnali radio che, dalle antenne di Capo Guardafui, si diffondevano nell’etere. La medaglia risale a dopo il 1930, dal momento che raffigura già la versione “littoria” del Faro Francesco Crispi che, anche questo pochi lo sanno, pur non più operativo esiste ancora. Potrebbe addirittura essere stata realizzata in occasione dell’inaugurazione del faro. Il faro di Capo Guadafui dopo la caduta della Somalia Italiana Nel corso della Seconda guerra mondiale gli inglesi, dopo aver sconfitto gli italiani e aver conquistato la Somalia, non abbatterono il Faro Francesco Crispiche, anzi, restò acceso anche negli anni Cinquanta, durante l’Amministrazione fiduciaria italiana sulla ex colonia. Francesco Crispi (1818-1901), iniziatore della politica di espansione coloniale del Regno d’Italia nel Corno d’Africa, e un’immagine del faro di Capo Gaurdafui come appare oggi L’ultimo suo guardiano si chiamava Antonio Selvaggi ed era soprannominato “il principe di Guardafui” e quel faro, diventato protagonista nel 2015 di un libro di Alberto Alpozzi (clicca qui per saperne di più), per la Somalia del XXI secolo è candidato a diventare un monumento storico. Uno spunto di riflessione per quanti sbandierano la cancel culture come la crociata del secolo. Aspettiamo voci più autorevoli,può trattarsi di una spilla commemorativa al Faro di Crispi ma posso sbagliarmi ...,
    3 punti
  3. Sempre nella Certosa di San Martino sono custoditi due stemmi: uno con il leone rivolto a destra, l'altro a sinistra. Un'ulteriore conferma di come l'araldica - non solo quella monetaria - fosse lasciata all'estro dell'artista.
    2 punti
  4. Errori del genere esistono, sono documentati e, naturalmente, assai rari. Per quanto riguarda i Washington quarters, sono noti 3 (TRE) esemplari di monete two-tailed, doppia coda, ovvero con l'aquila incisa su entrambe le facce https://coinweek-com.translate.goog/pcgs-certifies-two-rare-unusual-washington-quarter-errors/?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=wapp Non ho trovato riscontri su monete, autentiche, con due teste, mentre anche nel link citato si fa riferimento ai numerosi falsi, ottenuti attaccando insieme due mezze monete autentiche. Se ne parla più diffusamente qui: https://www-thesprucecrafts-com.translate.goog/two-headed-coin-value-768399?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=wapp Attendiamo le foto del contorno della moneta, indispensabili per capire se si tratti di un artefatto o se possa essere, invece, un autentico errore di conio. petronius
    2 punti
  5. Quello che ha scritto è bellissimo, io proprio come lei da quando ho scoperto questo forum mi sono appassionato alla numismatica e ora non saprei proprio come farne a meno. Mi sono appassionato alla numismatica quando avevo più o meno 10 anni, ora ne ho 18 e penso che mi abbia aperto un mondo di conoscenze che nemmeno sapevo esistessero. Dai Celti ai Normanni passando per i Longobardi e i Bizantini tutte popolazioni che a me prima erano totalmente sconosciute e che ora in piccolissima parte conosco. Grazie mille a tutte le persone che contribuiscono ogni giorno alla crescita di questo forum
    2 punti
  6. Mi scuso per non essere riuscito a collegarmi prima (grazie Luciano per avermi citato) e provo ora a rispondere. Il sesino postato da @titire è una variante di Alvise Mocenigo (1570-1577) ed è una delle 99 varianti emesse durante il dogado. Molto interessante è l'avere il cerchio sia al dritto che al rovescio che rende questa moneta leggermente più rara delle sue sorelle. Il Papadopoli nel suo libro per il doge Mocenigo oltre alle 99 varianti inserice anche 14 disegni: e questo è il sesino della nostra discussione. Interessante anche il peso di g. 1,51 che è una via di mezzo tra il peso teorico della prima emissione di Francesco Donà con g. 1,764 e l'emissione di Pietro Loredan dove il peso era stato portato a g. 1,324 (dovevano essere tagliati 180 pezzi per marca). L'ipotesi che il tuo sesino sia la prima emissione sucessiva al Pietro Loredan è intrigante sia per il disegno sia per il peso. Per quanto riguarda l'iconografia ti ricordo che la croce psana era già stata utilizzato dal Barbarigo in 2 monete per i possedimenti di terraferma. Altro particolare divertente è il nome: perchè sesino se valeva 8 piccioli o bagattini ed aveva il valore di 2 quattrini? La risposta è nella prima emissione in quanto il sesino doveva sostituire nelle nuove province di terraferma “certi sesini forestieri bianchizadi”. In questo caso si effettua una rivalutazione in quanto 1 soldo vale 1 sesino e mezzo al posto del valore di 2 sesini stranieri occorrenti in modo da renderlo più accettabile alla popolazione. Spero di essere stato di aiuto e buon 25 Aprile. Fabry
    2 punti
  7. Stessa domanda per la piastra del 1785 che ha il leone a destra e 10 torrette disposte 3/2/2/2/1(come il ducato del 1784)mentre il ducato dello stesso anno ha il leone a sinistra ma le torrette del Portogallo adesso sono 9 disposte 3/2/2/1/1... ...
    2 punti
  8. In alternativa ad ‘armonica’ a me verrebbe ‘armatura’. Un saluto, Valerio
    2 punti
  9. Per non parlare del pungente e pacificatore Petronio, interpretato da Leo Genn, che per chi non se ne fosse accorto è l'immagine che rappresenta l'amico @petronius arbiter
    2 punti
  10. NAPOLI Repubblica napoletana (1648) Da 15 Grana 1648 var. sigla X AG (g 4,31) questo esemplare -a mio giudizio- si caratterizza per la lettura completa dell’anno 1648. Avrei però un quesito da sottoporre con riferimento al lavoro di Pietro Magliocca, La moneta napoletana dei re di Spagna nel periodo 1503 - 1680 (Nomisma, 1a Edizione 2020), pagg. 254-255. Vengono catalogati al riguardo due tipi: a) tipo GAC/S b) tipo GAC/M Ricordo che al D/ viene rappresentato il busto di San Gennaro mitrato, con la mano destra benedicente e con quella sinistra che tiene un pastorale ed un libro sul quale sono poggiate due ampolle; a destra, le sigle mentre a sinistra è presente il contrassegno. Mentre al R/ abbiamo lo stemma coronato con all’interno la scritta SPQN (Senatus PopulusQue Neapolitanus). Il tipo GAC/S (Magliocca 1 pag. 254) non riporta tra le varietà il contrassegno della “X”, presente invece tra le varietà di cui al tipo GAC/M (Magliocca 2 pag. 255). Le iscrizioni circolari sia per il D/ sia per il R/ sono uguali per entrambi i tipi. D/: ^S^I^REGE^ET^PROTE^NOS (data) R/: ^HENR^DE^LOREN^DVX^REI^NEAP Il dubbio nasce sull’esatta interpretazione/lettura della sigla sull’esemplare postato. In sintesi, secondo voi, si tratta di GAC/S ovvero di GAC/M ? Grazie per qualsiasi contributo. Domenico
    1 punto
  11. Importante ritrovamento archeologico in Spagna getta luce sulla misteriosa cultura tartessiana Due volti femminili rinvenuti negli scavi archeologici. Foto:CSIC. Ricercatori del CSIC spagnolo portano alla luce cinque busti in pietra del V secolo a.C. nel sito di Casas de Turuñuelo a Guareña (Badajoz), gettando nuova luce sulla misteriosa cultura tartessiana. Nei campi di Las Vegas del Guadiana, sono stati presentati questo martedì mattina i primi volti di sculture della cultura tartessiana, relativa cioè alla città di Tartesso. Si tratta di una antica civiltà che prese il nome dal fiume Guadalquivir, chiamato anticamente Tartessos, e che si sviluppò nella Penisola Iberica sud-occidentale, considerata una delle più importanti culture autoctone dela penisola iberica, che commerciava con fenici e greci, e che durò almeno fino al V secolo a.C. La misteriosa civiltà di Tartessos, sul fiume Guadalquivir I nuovi ritrovamenti stanno rendendo sempre più difficile sostenere l’antica teoria che la civiltà di Tartesso non avesse entità propria. Nella quinta campagna di scavi archeologici condotta da un team del CSIC presso il deposito di Casas de Turuñuelo a Badajoz sono stati rinvenuti cinque insoliti busti antropomorfi risalenti al V secolo a.C. che cambiano l’interpretazione della storia. I volti hanno una qualità che si riteneva impensata in quel periodo. Nell’area è in corso di escavazione un grande edificio a due piani con oltre 2.500 anni di antichità che sta letteralmente gettando luce sul passato del Mediterraneo. Un ritrovamento archeologico molto importante Questo straordinario ritrovamento, informa il CSIC, rappresenta un profondo cambio di paradigma nell’interpretazione di Tartesso, tradizionalmente considerata una cultura aniconica per la rappresentazione della divinità attraverso motivi animali o vegetali, o attraverso betilos (pietre sacre). Infine, il ritrovamento non fa che sottolineare ulteriormente sia l’importanza del sito sia l’importanza della cultura tartessiana nella valle del Guadiana durante i suoi ultimi momenti. https://www.itagnol.com/2023/04/importante-ritrovamento-archeologico-spagna-getta-luce-misteriosa-cultura-tartessiana/ Hallazgo histórico: descubiertos los primeros rostros humanos en la antigua Tartessos Se trata de un descubrimiento inédito al representar rostros humanos, algo desconocido en esta civilización Las excavaciones en el yacimiento tartésico de Casas del Turuñuelo, en las proximidades de Guareña (Badajoz), han sacado a la luz los restos de cinco relieves antropomorfos del siglo V a.C., los primeros pertenecientes a la cultura tartésica, la mítica civilización prerromana que ocupó el suroeste de la Península Ibérica entre los siglos VIII y IV a.C. El descubrimiento se ha realizado durante la excavación del sector este del yacimiento, el área por el que se accede al patio del edificio donde se documentó un masivo sacrificio de animales, principalmente caballos. Lo insólito del nuevo hallazgo es que las representaciones corresponden a rostros humanos, lo que supone un cambio de paradigma en la interpretación de la cultura tartésica, considerada anicónica por representar la divinidad a través de piedras sagradas y de motivos animales o vegetales. https://www.lasprovincias.es/sociedad/hallazgo-historico-descubiertos-primeros-rostros-humanos-antigua-20230418200634-ga_amp.html
    1 punto
  12. Buongiono al Forum e auguri di un 25 Aprile di pace. Vi chiedi un parere per qusti 5 franchi 1837 che dalla sigla M dovrebbe essere Tolosa, nella scheda de LAMONETA il 1837 Tolosa non viene riportato, la mia domanda è questa: ho alte monete con la sigla M di Tolosa ma sono con una M più pronunciata, altresì non mi sembra propio essere una W (Lilla) chiedo ai più esperti un loro parere, grazie, salui, F.P.
    1 punto
  13. Ho praticamente fotografato tutto il bordo che risulta perfetto. Anche il peso della moneta è assolutamente congruo. Poi magari ho preso una fregatura ma non trovo e non ho trovato quel particolare cosi palese da farmi dubitare. X me vi giuro che l'unica cosa fuori dalle righe era la patina sulla quale però ho voluto scommettere (lasciarmi passare il termine).
    1 punto
  14. Avevo letto qualcosa in merito qualche anno fa, ma @Vel Satieshai fatto bella ed esaustiva raccolta di informazioni, bravo.
    1 punto
  15. Certamente @ARES III Ikuvium, e magari forse non solo . Una buona serata
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  16. Ciao, anche io sono un pessimo fotografo 🙂. Queste che hai postato sono ottime direi, attendo a questo punto anche io i pareri degli esperti che mi auguro arriveranno. ANTONIO
    1 punto
  17. Ciao @alez72sempre se ti è possibile potresti postare delle foto con luce migliore? Francamente esprimere un parere, perché di questo si parla, risulta molto complicato perché della moneta oltre al colore che sappiamo essere scuro non si vede quasi nulla🙂 ANTONIO
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  18. Buonasera a tutti. Ciao @Releo, intervengo per spezzare una lancia a favore degli studiosi contemporanei (Magliocca, Di Rauso, Irpino, etc.) che hanno riconosciuto queste rare varianti con "gigli invertiti" come espressioni del simbolismo massonico. Ti consiglio di non dare molto peso alle affermazioni di chi, fino a ieri, dichiarava apertamente le sue insormontabili difficoltà nel riconoscere le diverse varianti ed il loro eventuale significato e che oggi, si ostina a voler far intendere agli altri quello che di fatto, non sa. Qual è la sostanziale differenza tra chi è intervenuto per bocciare in modo categorico queste varianti e gli studiosi contemporanei che in passato hanno scritto a riguardo? Gli studiosi, studiano... e per farlo, occorre tempo (tanto tempo) e quando scrivono qualcosa - il più delle volte - possono anche dimostrarlo. Chi ignora invece, quando scrive non fa altro che manifestare - per l'appunto - la propria ignoranza. Lo studioso che scrive di una variante "gigli invertiti" come di un chiaro ed esplicito simbolo massonico, non cerca una prova scritta perché è consapevole - trattandosi di società segrete - di non poter trovare nessun documento scritto a riguardo. Lo stesso simbolismo rappresenta il linguaggio della massoneria e quindi, la stessa variante rappresenta LA PROVA dell'intervento della massoneria. Questo per dire che probabilmente, la prova che si cerca è sotto agli occhi di tutti. Se non si studia la Storia ed il simbolismo massonico non lo si potrà riconoscere ed interpretare come tale. Quindi, può capitare che colui che ignora, vedrà per caso dei gigli invertiti sullo stemma di un palazzo napoletano (ignorandone l'autore, l'anno di esecuzione, il committente, il proprietario del palazzo, etc.) ed affermerà: "avete visto? Questi errori araldici erano frequenti e dimostrano il fatto che non c'è alcun significato nascosto"! Lo studioso invece, sarà molto più cauto e prima di pronunciarsi, studierà la storia di quello stemma e di quel palazzo ed alla fine, con molta probabilità, dimostrerà che anche in quel caso la variante "gigli invertiti" rappresenta un chiaro simbolo massonico. Chi ignora, non ha mai studiato la storia del Regno di Napoli e delle Due Sicilie e la società di quel tempo, così come ignora gli ordini cavallereschi, i politici e le famiglie nobili, chi ignora non conosce il legame tra l'arte e la massoneria e quindi non conosce Raimondo di Sangro principe di Sansevero, ignora la vita e le opere dei maestri di zecca e degli stessi incisori. Ciò che sa lo studioso invece, lo ha appreso attraverso lo studio e l'approfondimento (che è cosa faticosa per chi ignora). Un caro saluto, Lorenzo
    1 punto
  19. Quel poco che so su longobardi e celtismo padano è a tua disposizione e non parlo solamente di numismatica ma di cultura materiale in genere.
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  20. Ragazzi giovani come me sono sicuro che ce ne siano, purtroppo però è un dato di fatto che la maggioranza degli appassionati è composta da persone con un'età già più avanzata (non volendo offendere nessuno) e questo porta purtroppo ad un esiguo ricambio generazionale.
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  21. 1 punto
  22. Un giovane, educato e pure interessato alla numismatica: cosa vogliamo di più ? @Vel Satiesquando ho scritto che ci sono moltissimi giovani educati questa è la conferma.
    1 punto
  23. Conosco molto bene questa voglia bulimica di sapienza monetaria 😅... E' un malanno da cui sono affetto fin da bambino, quando passavo ore a sognare sui misteri e le avventure celate dietro i colori e le immagini delle banconote dei vari paesi del mondo come di quelle italiane, poi negli anni sono passato a collezionare monete di tutti i tipi e di tutte le epoche, finchè un potente impulso ordinatore unita alla sofferenza tascale mi fecero coordinare e polarizzare tutte le energie nella raccolta e acquisto di libri a tema numismatico e storico monetario-economico... Il risultato è che sono sommerso dai libri e mi lambicco il cranio ogni giorno per reperire lo spazio necessario ai sempre nuovi acquisti, ho una lista infinita di libri sia vecchi che appena pubblicati da acquisire e sono sempre indeciso per giorni sulle priorità da dare a ciascun acquisto, tra costo conveniente di un volume, rarità di un altro e voglia inesorabile e ineludibile di approfondire un certo argomento trattato da altri ancora, un casino insomma 😅
    1 punto
  24. Proprio simpatici questi volantini. Non avresti una foto più dettagliata per leggere meglio tutto? Il primo è una banconota da 500 “fragole” della “banca delle mercanzie di fisica divertente”. Poi aggiunge tipo che te le danno con la bottiglia di liquore… ma oltre non leggo più 🤷‍♂️ L’altro sostiene che diecimila franchi in banconote saranno [boh] a chi potrà […] questo articolo allo stesso prezzo. Come diceva Nikita si ispirano a banconote francesi reali, come queste. Complimenti se sono tue 🏆
    1 punto
  25. I primi rapporti tra Greci e Tartesso, nella narrazione di Erodoto, Le Storie I , 163 .
    1 punto
  26. Buongiorno, non ho mai postato in questa allegra sezione, spero vogliate "gradire" questi 4 soldi verdi che fanno invidia più che PIO IX sembra il duce con l'elmetto....hahahahahahahahahahahaha
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  27. Quel monogramma è composto da una M e una A (MA) sovrapposti, e sta per la zecca di Marsiglia
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  28. Mi sa che li conservavano piegati in quattro☺️ Molto belle💪
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  29. Buon giorno a tutti. Aggiungo gli ultimi arrivi intanto…
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  30. ARMONICA DI CEMENTO Buona notte da Stilicho
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  31. manca la foto... era dalle parti di Sauze di Cesana? Se si l'ho vista mentre passavo con l'auto :)
    1 punto
  32. Una moneta simile l'ho postata al post n°55 di questa discussione da asta Gadoury online n°40, del 24 aprile 2023. lotto n°83 che ha realizzato € 15000 + diritti da una base di € 1500. Giulio II (1503-1513) Giulio, Zecca di Roma, AG.gr. 3.69 Riferimenti MIR 558 (R3), Munt 24, Berman 570 odjob
    1 punto
  33. Come prezzi siamo in linea, stock da 50 o 100 pezzi vengono venduti a 6,50/6,70 max al pezzo comprese spedizione
    1 punto
  34. Registrandola, ho curiosamente notato che ho speso la stessa cifra della Piastra 1793 gigli invertiti che ho già in collezione. Acquistata da un Listino Fornoni "Autunno 1999" 🤔
    1 punto
  35. Quello che noto subito è che potrebbe trattarsi epoca fascista . Perché tutti gli incudini epoca fascista portavano la M di Mussolini. Se ben noti sotto la A fatta in questo modo si legge la M di Mussolini . ciao
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  36. I biglietti di Stato del Regno d'Italia non sono proprio il mio forte, so che questa tipologia è comunissima e ne sono arrivati sino ai nostri tempi anche a mazzette intere. Il biglietto che presenti appartiene alla prima emissione del 1940 (Grassi/Porena/Cossu), quando non è eccessivamente usata è ben visibile la data sul fronte in basso al centro. Eventualmente se ne trovi un'altra uguale ma con la data del 1944, non considerarla doppia, si classifica come prodotta durante la Repubblica sociale italiana.
    1 punto
  37. Eviti pure il settore cartamoneta?
    1 punto
  38. ROMA Gregorio XIII (1572 - 1585). Testone 1575. Condivido volentieri (ex Rimoldi Numismatica). D/ GREGORIVS XIII PON M - Busto a destra, piviale con San Pietro. Sotto, tre globetti. R/ IVSTI INTRABVNT PER EAM - La Porta Santa. Nel vano, in quattro righe, AN D 1575. Ai lati, RO-MA. In esergo, armetta della Zecca. 9,44 g. Muntoni 33.
    1 punto
  39. 1 punto
  40. Ciao @Oppiano, bellissimo il tuo testone giubilare di Gregorio XIII. Complimenti! Moneta comune, che diventa tuttavia molto rara in alta conservazione, come lo è il tuo esemplare. Il mio l'ho preso alcuni anni fa (ex Nomisma 49 ed ex Kunker 281): non è come il tuo, ma mi accontento anche in relazione all'ottimo rapporto qualità/prezzo. Spero che tu non inizi a prendere anche testoni papali, perché altrimenti io ho finito di collezionare! Michele
    1 punto
  41. Interessante quando c'è dietro tutto ciò! Ignoravo un'intenzione, un'idea così storica! Concordo e aggiungo: da questa prospettiva si può raffinare ulteriormente il discorso, anzi, se vediamo quanto c'è dietro ogni singola moneta, da quando viene decisa o scelta per una futura emissione, tutto il lavoro di creazione e realizzazione, ogni articolo fa già una storia a se, seppur recente. Personalmente mi permetto pure di aggiungere eventuali dettagli sui singoli pezzi, un po' come si farebbe su oggetti d'epoca, avere uno storico che certifica la provenienza, ma mi spiego meglio cosa intendo: Anche se non ho idea se possa avere un valore in futuro, nel caso degli acquisti diretti alle zecche, con tanto di documentazione varia, accerta che gli oggetti sono di prima mano. Forse apparirò troppo maniacale per pezzi così recenti, però, recenti oggi... dovessero durare ancora molti anni, in futuro potrebbe tornare utile alle generazioni che entreranno in possesso delle mie monete. Presumo che eventuali monete storiche oggi e pure certificate, abbiano un plus valore e che qualcuno come me abbia avuto analoghe manie in passato. Questo è uno dei motivi perchè talvolta preferisco spendere qualcosina in più acquistando diretto da una zecca, piuttosto che da un rivenditore alternativo, sia questa un'asta o altra situazione di vendita vantaggiosa. Eventuali benefici ipotetici, saranno comunque futuri e difficilmente ne godrò io, ma va bene così. Un altro motivo è che la qualità è accertata anche dalla garanzia del produttore, senza troppe sorprese (ma non sempre 🙄 )
    1 punto
  42. Ho avuto modo di leggerti con interesse in altre sezioni. Io colleziono monete romane imperiali, ma mi piace spesso fare un giro sul furum. E' il bello della nostra comune passione, che può davvero spaziare a 360 gradi. Allora magari ci rileggeremo qui in sezione a proposito di qualche altro bronzetto. Buona notte da Stilicho
    1 punto
  43. E' vero, ma non vedo come sia possibile impedire richieste del genere. L'unico modo sarebbe non rispondere, oppure rispondere dicendo al richiedente di cercarsi la risposta per conto suo, e poi chiudere la discussione. Ma anche così facendo, prima che capiscano ci vorrà parecchio, e nel frattempo passeremmo per maleducati, esperti di niente, gente con la puzza sotto il naso che "non si abbassa" a rispondere a domande così banali. Io invece ho sempre pensato che domandare è lecito e rispondere è cortesia, anche quando le domande sono sempre le stesse, anche se non se ne può più. Chi ha domandato si sentirà gratificato dall'aver avuto una risposta, e un po', credo, lo saremo anche noi. E tra i tanti, forse, ne uscirà qualcuno che si appassionerà veramente. In conclusione, pur non auspicando certo il moltiplicarsi di queste discussioni, sono contrario a ogni forma di censura, se non quella da riservare, giustamente, a chi si fionda nel forum dimenticando le regole minime di educazione e cortesia. Ma non è certo il caso dell'autore di questa discussione.
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  44. Ciao @Releo, non credo che gli altri utenti vogliano dire che non sia una variante o che non possa essere apprezzata maggiormente economicamente rispetto alle altre ma che non reputano corretto il "perché" che alcuni tendono a dare riguardo questa variante. La variante esiste, è classificabile e pienamente collezionabile. Perché esiste? Attualmente ci sono delle teorie che non tutti sono concordi ad accettare come ragione o spiegazione delle variante in questione. Mi chiedo, dato che la moneta c'è, è diversa, è una variante, è censita... serve veramente trovare un motivo? Poi il discorso cambia se dovesse venire fuori una documentazione o una fonte a confermare una determinata ipotesi, là secondo me ha senso parlare del perché la variante esiste.
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  45. Segnalo questo denaro, asta Numismatica Picena del prossimo aprile, spesso le rarità di una monetazione di "nicchia," per giunta su piccoli nominali come i denari lucchesi, sfuggono anche agli stessi venditori per la gioia dei collezionisti ma non è questo il caso, è la prima che vedo in dettaglio quindi non mi esprimo e chiedo vostri pareri, certo che come base d'asta mi sarei aspettato qualcosa di più per una moneta considerata R5 e conosciuta in soli due esemplari fino a un decennio addietro e a meno di altre recenti apparizioni che le abbiano fatto perdere un paio di "R" resta una moneta rarissima.
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