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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/28/23 in tutte le aree
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anche io ho un 1796 in bella conservazione. è tra le mie preferite come tipologia.5 punti
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Aspettavo a confermare perché lo saprò più avanti, quest’anno fino a fine giugno ho un impegno importante in un altro ambito associativo che mi occupa alcuni sabato, però posso già dire che stiamo lavorando molto sul prossimo Gazzettino di Quelli del Cordusio che sarà il nostro numero 10 e che sarà lo posso già dire un supernumero ma uscirà dopo l’estate. vi aggiorno …5 punti
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Buongiorno a tutti, esattamente un anno fa (era l'ultima domenica di aprile) mi ritrovai a sbirciare sulle bancarelle di Cordusio e feci il mio primo acquisto: un denario di Augusto con Lucio e Caio sul rovescio. Una moneta di scarsa conservazione, pagata poche decine di euro, ma capace di spingermi a cominciare una collezione di monete romane imperiali. Voglio condividere con voi il risultato di questo primo anno, fatto di acquisti in asta con certificati di lecita provenienza, e di studio sui libri suggeriti da molti di voi, oltre che di una metodica lettura delle discussioni del forum. Il bisogno di condividere ciò che ho messo insieme non è per mera esibizione, ma per raccogliere suggerimenti utili a migliorare; mi è molto chiaro che il collezionismo numismatico è una lunga maratona e non una gara di velocità, e posso, con molte probabilità, aver sbagliato qualcosa al momento della partenza. Adesso però devo iniziare a gestire la corsa con più consapevolezza, e mi serve anche il vostro aiuto. Come potete vedere, la mia collezione inizia con un paio di repubblicane, un piccolo sesterzio in argento che spero di poter presto confrontare con un sesterzio imperiale, e un denario, e termina con "un'invasione" a Costantinopoli con due solidi bizantini. In mezzo diverse imperiali, mi affascinano molto i denari ma non disdegno qualche bronzetto. La regola è una: la moneta mi deve piacere per il ritratto e/o per il rovescio. Sono riuscito a raggiungere uno degli obiettivi importanti che mi ero posto: un denario con elefante di Giulio Cesare. Ultimamente ho scoperto la bellezza dei follis del terzo secolo, e credo che i miei prossimi acquisti saranno principalmente in quell'area. Naturalmente, conto di raccoglierne il più possibile del mio omonimo Gratianus. Obiettivi medio/importanti da raggiungere senza fretta: il "tribute penny" di Tiberio, un Caligola (anche un bronzetto andrebbe bene), un sesterzio (mi piacerebbe molto di Nerone, come potete vedere è un imperatore che mi piace molto, ma credo che dovrò accontentarmi di qualcosa di più economico), un solido del terzo secolo. Adesso, qualche domanda in ordine sparso: - al momento ho acquistato solamente da Inasta e da Artemide, mi dite quella che secondo voi è un'altra casa d'aste da cui dovrei assolutamente comprare per la qualità dei pezzi offerti? - ha senso aggiungere in collezione monete di scarsa conservazione se appartengono ad un imperatore di cui non se ne trovano facilmente, ad esempio Pertinace, o i quattro imperatori del 69 d.c.? - conviene comprare dai negozi di numismatica che si trovano online, o è meglio aspettare l'occasione in un'asta? Attendo di leggere i vostri consigli - mi interessano meno i giudizi - saranno molto preziosi per me. p.s.: vi terrò aggiornati sugli sviluppi della mia collezione aggiungendo nei commenti le foto dei nuovi arrivi.4 punti
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La tipologia comprende : A.Gritti - Scudo 3 tipi e mezzo scudo P.Lando - scudo F.Donà - scudo e mezzo scudo F.Venier - scudo e mezzo scudo G.Priuli - scudo (di cui si conosce un solo esemplare. Non sollevano entusiasmi queste monete. Forse perchè se si esclude lo scudo Gritti non se ne vedono spesso in giro, forse perchè il disegno è simile a differenza dei ducati-zecchini che molte varianti le hanno. Io con fatica sono riuscito a metterne in collezione tre, Gritti 3, Donà e Venier. Vi mostro il Donà il più raro dei tre3 punti
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Ciao @lory90, ben arrivato nel Forum. Se non già lette, ti segnalo le Line Guida del ns. Regolamento: https://www.lamoneta.it/guidelines/ Per quanto riguarda la tua richiesta, ti segnalo quanto BCE descrive: Sulle monete da €1 e €2 figurano i castelli e gli stemmi araldici del paese circondati dalle 12 stelle dell’Unione europea. L’immagine simboleggia il dialogo, lo scambio di valori e la dinamica della costruzione europea. Al centro campeggia il sigillo reale del 1144. https://www.ecb.europa.eu/euro/coins/html/pt.it.html Sposto nella Sezione più appropriata. Saluti.3 punti
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a noi? sei il portavoce del forum?3 punti
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Non è chiaro se le monete erano state catalogate/fotografate dal Museo Immaginerei pero' di si perche altrimenti come si fa a sequestrarle/bloccarle per la vendita ad una casa d'aste o commerciante. La pecca di moltissimi musei italiani e ' la non pubblicazione - almeno digitale - delle collezioni. Pubblicare significa salvaguardare3 punti
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Come scrive qualcuno: “condivido volentieri”, 🤣 direttamente dall’asta Nomisma 67. I colpetti al bordo non inficiano più di tanto la bellezza dei rilievi, la loro satinatura e il lustro di conio sui fondi speculari. E siamo a sette colli lunghi in FDC 🙏🏼2 punti
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Visto che siamo in tema vi mostro anche il Francesco Venier. Il mio Gritti è normale2 punti
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Buongiorno avete mai visto uno scudo della croce cosi " pasticciato" ? Francesco Erizzo doge XCVIII, 1631-1646. Scudo della croce, AR ??,?? g. FRANC EZZOZO DVX VEN Croce ornata e fogliata, accantonata da quattro foglie di vite. All’esergo, B B (Bernardo Balbi massaro). Rv. SACTVS MMA VENEE Leone in soldo, entro scudo ornato; all’esergo, 1440. Paolucci 9. Cordialmente Giovanni Melior est sapientia quam vires2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Traiano (98-117 d. C.) con la personificazione sul rovescio della dea Vittoria in una delle diverse sue raffigurazioni coniato a Roma nel 100 d. C. circa. È chiaramente un rovescio celebrativo forse di uno dei tanti successi delle diverse campagne militari di questo Augusto. Traiano fu il primo imperatore adottato quindi non discendente per dinastia dal suo predecessore, che inauguro' un lungo periodo di imperatori appunto non dinastici. Fu l'anziano imperatore Nerva, succeduto a Domiziano in un periodo molto travagliato per l'impero, che non avendo figli lo adottò designandolo come suo successore. Nacque nella provincia di Italica in Spagna (il padre era di origine umbra, di Todi, ed era un senatore) quindi fu anche il primo provinciale a guidare l'impero, e faceva parte dell'esercito dove si era distinto per le sue eccellenti capacità strategiche e militari. Il buon Nerva, che governo' per soli due anni, non era ben visto dall'esercito e sappiamo come l'appoggio o meno di quest'ultimo aveva rilevanza fondamentale, perché da senatore era solamente un politico di lungo corso e lui con lungimiranza pose un freno a questo con l'adozione di Traiano (amatissimo dai militari) che quando lo sostituì operò in maniera egregia anche dal punto di vista politico tanto da ricevere l'appellativo di Optimus Princeps. Uno dei migliori imperatori che può essere annoverato tra quelli più amati dal popolo romano. Il denario da esame diretto risulta coniato (spero ai tempi di Traiano 🙂), abbastanza centrato, con discreto metallo (erano coniati in buon argento) ed ha chiaramente circolato ottemperando alla sua funzione. Grazie ed alle prossime ANTONIO 18 mm 3,18 g RIC 58 I miei denari di questo imperatore cui aggiungere un sesterzio 🙂2 punti
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I testi che posseggo sulle monete siciliane.2 punti
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Da Crotone nel Bruzio, un non comune esemplare di statere incuso con al diritto tripode con etnico ed al rovescio aquila ad ali spiegate incusa . Sarà il 4 Maggio in vendita Hirsch 380 al n. 35 .1 punto
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Buongiorno. Avrei piacere di avere qualche notizia o parere, se qualcuno come penso conosce questo genere di banconota, sul pezzo del quale allego una foto. E' consueto trovare impresso il timbro di una banca ? Grazie a chi vorrà intervenire.1 punto
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Buongiorno, segnalo l'articolo a firma DI DANIELA GIANNACE del 25 u.s. apparso su: https://leganerd.com/2023/04/25/monete-vichinghe-antico-tesoro-scoperto-in-danimarca/ Monete vichinghe risalenti a oltre 1.000 anni fa sono state scoperte in un campo di grano vicino ad una fortezza vichinga nel nord-ovest della Danimarca. Il tesoro, composto da circa 300 monete d’argento di origine danese, araba e germanica, è stato scoperto grazie ad una ragazza che stava cercando metalli lo scorso autunno. L’importanza della scoperta è stata sottolineata dal direttore del North Jutland Museum, Lars Christian Norbach, che ha dichiarato che un tesoro come questo è molto raro. Il tesoro comprende non solo le monete, ma anche pezzi di gioielleria provenienti dalla Scozia o dall’Irlanda. Secondo gli archeologi, questi reperti risalgono allo stesso periodo del forte, costruito dal re Harald Bluetooth, e offrono una visione più ampia e profonda della storia dei vichinghi. L’intenzione degli archeologi è quella di continuare a scavare nella zona durante il prossimo autunno, nella speranza di trovare ulteriori tesori, come i luoghi di sepoltura e le case dei proprietari delle monete. Dalle iscrizioni presenti sulle monete sembra che queste possano risalire all’anno 980 e che possano esserci legami tra il forte e il tesoro, probabilmente causati da un incendio che ha colpito il forte. Inoltre, i vichinghi credevano che seppellire il tesoro consentisse di ritrovarlo dopo la morte. Le monete saranno esposte al pubblico a partire dal prossimo luglio presso il Museo storico di Aalborg, mentre la ragazza che ha scoperto il tesoro riceverà un compenso economico la cui cifra non è stata resa nota. Questo ritrovamento è importante perché offre un’opportunità unica per approfondire la conoscenza dei vichinghi e della loro cultura, nonché per scoprire nuovi tesori che potrebbero essere ancora sepolti in quel luogo.1 punto
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Condivido volentieri.1 punto
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Bella monetina, dal peso corretto, quindi non tosata.Penso proprio di sì che al Correr sia presente. Complimenti.1 punto
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Lo Scudo d’oro veneziano Nel 1528 Venezia coniò una nuova tipologia monetale, lo scudo d’oro, per pagare i suoi soldati. Di Carlo Barzan. Gli anni del dogato di Andrea Gritti, dal 1523 al 1538, furono piuttosto tumultuosi per l’Italia. La battaglia di Pavia aveva dato a Carlo V il temporaneo predominio nella penisola. Roma aveva subìto il sacco da parte dei lanzichenecchi, i mercenari arruolati nell’esercito imperiale. Firenze aveva perso le sue libertà. I possedimenti veneziani a Oriente erano minacciati dall’impero ottomano. La Repubblica di Venezia rispose con decisi interventi militari e finanziari. Per far fronte alla richiesta di monete d’oro da parte delle truppe impegnate sui vari fronti, il Consiglio dei Dieci previde di affiancare al ducato allora in uso una nuova tipologia monetale aurea. Il 15 maggio 1528 un decreto firmato da Daniel Rhenerius e Franciscus Donatus chiariva: «Questo Conseglio intende quanto sia il continuo bisogno che si ha di trovar scudi dal sol per mandar alli exerciti nostri». Annunciava quindi l’entrata in uso della nuova moneta, lo scudo, e lo descriveva: «con il S. Marco in soldo in uno scudo da una banda et dall’altra una iusticia cum lettere atorno che dicano Andr. Griti». In effetti sul diritto la moneta raffigurava una croce fiorata all’interno di un cerchio, mentre dentro un bordo perlinato la legenda citava Andreas Griti dux Venetiar(um), ‘Andrea Gritti doge di Venezia’. Al rovescio il campo era occupato al centro dal leone di san Marco e nella parte superiore da un gruppo di tre foglie e due volute ai lati. La legenda precisava Sanctus Marcus Venetus. L’iconografia era semplice ma vigorosa: mancava il ritratto del regnante, ma il simbolo cristiano della croce e il leone, per antonomasia riferimento al potere di Venezia, bastavano per identificarla immediatamente. Il peso era di 3,4 grammi e il titolo di 917 millesimi, inferiore quindi al titolo del ducato, che era di oro zecchino, cioè 997 millesimi. A causa della nuova commessa, la zecca di Venezia si trovò a dover fronteggiare un improvviso e imponente carico di lavoro. I provveditori in zecca cercarono di rimediare con l’assunzione di nuovo personale: intanto ad aiutare Gambello e Benintendi alla lavorazione dei conii era arrivato Paolo de Franceschi. Fra maggio 1528 e luglio 1529 tutta la produzione si svolse sotto la sovrintendenza del massaro all’oro Marco Donà. Le loro fatiche furono premiate perché, grazie agli utili derivati dalla produzione delle nuove monete, la zecca di Venezia poté provvedere autonomamente al pagamento dei salari, che dal 1507 erano a carico della cassa del Consiglio dei Dieci. Il 7 novembre 1530 «ritrovandose questa cita et altre terre nostre in strettela de monede» venne ritenuto conveniente «proveder che almeno se possi haver oro de menor quantità de quello del ducato». Fu quindi introdotta anche una frazione dello scudo: pesava 1,68 grammi, valeva la metà ed era definita medias corona aureas. (Panorama Numismatico, luglio 2018)1 punto
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Grazie per il tuo intervento Pxacaesar, e questo è un consiglio di cui farò sicuramente tesoro. Ti leggo sempre con molta attenzione, e ti ringrazio perché condividi i tuoi nuovi arrivi arricchendo le foto delle monete con informazioni preziosissime.1 punto
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Cari forumisti, spero di farvi cosa gradita, oggi condivido con voi questo gioiellino in alta conservazione. È moneta comune (a differenza della sorella coniata a Roma), ma non è facile trovarla in queste condizioni:1 punto
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Allora volendo escludere il caso di falsi a diverso tenore di metallo è normale che nel corso di 10 20 30 40 50 anni sia variato il contenuto soprattutto di rame a discapito dell'argento presente in lega per arrivare a mille millesimi partendo dai 916. Ovviamente a mio modesto parere per ogni anno dovrebbe essere un colore omogeneo punto. Per il resto per avere la certezza bisognerebbe parlarne con qualcuno che conosce esclusivamente queste monete con la tecnica di coniatura. Stiamo parlando comunque di metalli che sono quasi inalterabili in condizioni domestiche al ritrovare quello che ti dico se tu mi dire uno su di me hanno un colore molto ma molto più scuro, mentre le prime sono quasi giallo paglierino grazie a un'elevata quantità di argento presente a scapito del rame.1 punto
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Concordo...ha sicuramente bevuto un'ombretta di troppo...😉 Scusatemi ma FRANC...EZZOZO...mi fa troppo ridere🤣1 punto
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Pxacaesar i tuoi denari di Traiano sono meravigliosi, è un imperatore che ancora manca nella mia giovane collezione e spero di poterlo "ospitare" molto presto. Complimenti sinceri, anche per le dettagliate descrizioni delle tue monete che leggo sempre con molta attenzione.1 punto
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Da Wikipedia: "a partire dal giugno 1923, nessun paese straniero accettava più i marchi tedeschi per il pagamento dei propri prodotti" e di conseguenza, presumo, le banche non li cambiavano. Dovrebbe valere anche per questo biglietto, sovrastampato nel settembre di quell'anno. Proviamo a coinvolgere @littleEvil che forse ne sa di più. petronius1 punto
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Ciao, la banconota è stra-conosciuta ma il timbro è piuttosto inconsueto, è talmente nitido e dal colore inusuale (vedo bene verde scuro?) tanto da sembrare un'ulteriore soprastampa, difficile se non impossibile stabilire se è coevo/a alla banconota, sappiamo solo che il Banco Sant'Alessandro di Bergamo esisteva a quel tempo. L'emissione originaria come mille marchi è del dicembre 1922 successivamente soprastampata per un miliardo dal settembre 1923. In ogni caso bisognerebbe prima sapere se le banche sul territorio italiano potevano accettare d'incassare una cartamoneta che non aveva nessuna corrispondenza con le riserve d'oro del Paese emittente, e che di fatto, nel giro di poche settimane (ottobre 1923), non aveva alcun valore anche se si trattava di un miliardo di marchi. Aspetta l'intervento di qualcun'altro che magari ne è a conoscenza.1 punto
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Ad esistere esiste (la plastica vegetale, da riciclare conl'organico, ormai è usata largamente per le bottiglie di acqua minerale), ma bisogna anche vedere che durata ed effettiva capacità di "proteggere" ha.1 punto
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Qualche settimana fa sono riuscito ad accaparrarmi questa moneta stranamente passata un po’ in sordina, per mia fortuna. Si tratta di Nerone (piccolo, appunto, ma pur sempre Nerone): Come detto, la moneta e’ piccola, complessa nel rovescio e non ben centrata; pertanto, mi ha richiesto una lunga ed attenta osservazione per poter cercare di interpretare tutti gli elementi (dalle effigi alle legende) necessari per arrivare ad una identificazione e quindi ad una classificazione le più corrette possibile (si spera), anche perché di questa monetina esistono diverse “varianti”. Ma, come spesso succede con la monetazione romana imperiale, la classificazione non e’ la cosa più importante. O almeno non lo e’ per me e non lo e’ in questo caso. Comunque, dovrebbe trattarsi di un semisse di Nerone in oricalco, il RIC I 233. Diametro massimo: 17,32 mm Peso: 2,82 g Ecco la descrizione (in corsivo) del RIC: NERO CAES AVG IMP: Nero, laur., r. CER QVINQ ROM CO: Table, seen from front and r., bearing urn on l. and wreath on r.; on the front panel, a bas-relief of two sphynxes (or two griphons) confronted; a round shield rests against table-leg. Value-mark S above table to l. S C ex. La moneta in mano e’ assai piacevole, con l’oricalco che occhieggia giallognolo dalle parti più in rilievo. Il ritratto di Nerone e davvero nitido ed espressivo, ben apprezzabile anche nei dettagli del viso (nonostante un piccolo eccesso di metallo adiacente al naso), soprattutto nonostante le dimensioni ridotte della moneta. Il rovescio e’ bellissimo nella sua complessità e i molti elementi rappresentati sono tutti apprezzabili. Che cosa rappresenta? La legenda e’ importante. Sciogliendola diventa: CERTAMEN QVINQVENNALE ROMAE CONSTITVTVM che si potrebbe tradurre come “giochi quinquennali istituiti a Roma”, intendendo quel ROMAE come genitivo locativo con valore di stato in luogo, vista la posizione nella frase. Questa e’ una mia ipotesi, ma il mio latino e’ scarso e vecchio. Magari qualcuno può contribuire con una traduzione più congrua della mia. Comunque, grammatica latina a parte, il senso dovrebbe essere chiaro. A cosa si riferisce, quindi, il rovescio? Nel 60 d.C. Nerone istituì a Roma (secondo il modello greco) il certamen quinquennale, un complesso di giochi (simili ai giochi pitici) cui diede il nome di Neronia. Esso comprendeva tre tipi di gare: ginniche (di atletica), equestri (corse di carri) e musicali (che includevano prove di canto e di recitazione in prosa ed in versi). Ecco cosa dice Svetonio a proposito dei Neronia (De vita Cesarum, Nero) : “Instituit et quinquennale certamen primus omnium Romae more Graeco triplex, musicum gymnicum equestre, quod appellauit Neronia”. “Fu il primo tra tutti ad istituire a Roma un concorso quinquennale secondo l’usanza greca articolato in tre sezioni, musica, esercizi ginnici, corse di cavalli che chiamò Neronia”. E Tacito, Annales, Liber XIV: “Nerone quartum Cornelio Cosso consulibus quinquennale ludicrum Romae institutum est ad morem Graeci certaminis, varia fama, ut cuncta ferme nova.” “Nell’anno del quarto consolato di Nerone e di Cornelio Cosso furono istituiti a Roma i giochi quinquennali sul modello di quelli greci, con reazioni molto diverse, come quasi sempre avviene con le novità.” Dei Neronia parla anche Cassio Dione nella sua Storia Romana (ho trovato la citazione, ma non il passo). Ma vediamo meglio il rovescio, davvero interessante. Forse, quella che si vede e’ una cosiddetta “mensa agonistica” sulla quale si esponevano i doni per i vincitori delle gare atletiche. Ci potrebbe stare visto ciò che si trova sopra, ovvero una corona d’alloro e un’urna che forse, ad onor del vero, sembra più una coppa, simile a quella che viene data oggi in premio ai vincitori delle competizioni. Inoltre, a terra potrebbe esserci uno scudo, ma secondo alcuni addirittura un disco che potrebbe richiamare le gare atletiche. Interessanti anche i grifoni (o sfingi?) affrontati del fondo che potrebbero essere un richiamo ad Apollo ed ai giochi pitici, più simili (rispetto a quelli olimpici) ai Neronia. Il termine quinquennale è stato molto discusso dagli storici anche sulla base delle fonti antiche (soprattutto Svetonio e Tacito). Probabilmente con esso, in realtà, si intendevano i giochi a cadenza “quinquennale”; ogni 4 anni, quindi, dal momento che in antichità nel conteggio venivano compresi il primo e l’ultimo anno dell’intervallo temporale. Ciò sarebbe in sintonia con il fatto che i giochi successivi al 60 si sarebbero dovuti tenere nel 64. E secondo Svetonio, in effetti, si tennero nel 64; invece, secondo Tacito, nel 65. Magari avevano ragione entrambi. Non è escluso che si siano svolti in due parti (nel 64 e nel 65) sia a causa di impegni imprevisti ed intercorrenti di Nerone (viaggio in Egitto e nelle province orientali, poi rimandato all’ultimo), sia soprattutto a causa dell’incendio di Roma. Circa invece l’edizione del 68 non sappiamo nulla. Probabilmente non si fece a causa delle ribellioni di Giulio Vindice, di Clodio Macer e della ascesa della figura di Galba che precedettero di poco la caduta di Nerone (e la sua morte) nella primavera proprio del 68. Nerone aveva forse altro a cui pensare… Dal punto di vista numismatico e’ una moneta che fa parte della III emissione di Roma del 64-65 d.C. caratterizzata dal fatto che, per la prima volta, tutta la serie bronzea (dai sesterzi ai quadranti) veniva coniata in oricalco. Probabilmente, si ipotizza, emessa proprio per la seconda edizione dei giochi. Si tratta di un effetto della riforma monetaria di Nerone (attuata tra il 63 d il 64 d.C.) che riguardò non solo la monetazione nobile di oro e argento, ma anche, per l’appunto, la monetazione enea. Con essa, tutta la monetazione bronzea fu coniata in oricalco e con una riduzione di peso di tutti i nominali. Le motivazioni della scelta di una emissione tutta in oricalco appaiono oscure e si possono solo fare delle ipotesi. L’oricalco, infatti, pur avendo in questo periodo subito una riduzione del tenore di zinco (componente fondamentale della lega) aveva un costo ben più elevato del rame. Quindi, pur se associato ad una riduzione del peso dei nominali, non si capisce bene che vantaggio economico ne avrebbe ricavato l’autorità emittente. Da come ho letto, forse vi era da parte di Nerone la volontà di armonizzare la moneta bronzea nonché il desiderio di migliorarne l’aspetto estetico (cosa cui, come sappiamo, Nerone prestava molta attenzione). Sta comunque di fatto che questa modifica ebbe vita breve. Alla fine, si tornò al sistema augusteo, ma con la testa radiata sui dupondi e con una riduzione della percentuale di zinco nel divisionali in oricalco. Certo che, quante cose ci sono dietro una piccola monetina! Un saluto a tutti da Stilicho1 punto
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@demonetis mi permetto di incollare qui l'indice che hai postato nella discussione sulla bibliografia inerente la numismatica meridionale. Nel testo sono presenti numerose informazioni inedite come la tiratura della monetazione aurea (inerente, purtroppo, solo alcune date), la corretta attribuzione di alcune monete alla zecca di Messina, informazioni sui periodi rivoluzionari del 1820 e 1848 e tanti approfondimenti sulle singole monete (dove è stato possibile effettuarli).1 punto
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GF - GI sotto al busto, moneta tosata e quindi non visibili del tutto, ma stanno là1 punto
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Buongiorno, sarò a Verona per sabato 20 maggio e mi aggiungo anche per il pranzo1 punto
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Troppe le monete trafugate per pensare ad un ladro esterno...1 punto
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😀Dico in genere.. lo so che quando chiedo un giudizio dovrei postare delle foto dignitose..1 punto
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Ciao @Alex Cinquantenario, bell'esemplare. Per confronto e commenti, ti allego i miei esemplari: Saluti.1 punto
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Ciao @ro64be, come mi hanno già preceduto, sarebbe preferibile postare una foto di entrambi i lati dell'esemplare da te descritto, magari indicandone anche il peso e il diametro. Solo così, può essere possibile (forse) fornire un giudizio sulla moneta. Sono certo che comprenderai. Grazie mille.1 punto
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perché non si inizia magari a postare comparazioni con esemplari di certa autenticità? dire mi piace o non mi piace, serve a poco... Per chi non lo sapesse, questo può essere un primo approccio..1 punto
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Trovati 2 tesori in un campo arato. 300 pezzi d’argento dei quali 50 monete di 1000 anni da I membri del Nordjysk Detektorforening – un’associazione che unisce appassionati di metal detector – hanno trovato monete d’argento in un campo a Bramslev, a nord-est di Hobro, a circa otto chilometri dal castello vichingo di Fyrkat. I primi pezzi sono stati scoperti da Jane Foged-Mønster, membro dell’associazione. Ha prima portato alla luce un lacerto d’argento, che si è poi rivelato un dirham arabo ritagliato, poi una sfera di metallo prezioso. Il gruppo, dopo aver ricevuto tanti altri segnali dalle strumentazioni elettroniche, ha avvertito gli esperti del Museo dello Jutland settentrionale, senza scavare ulteriormente. Numerosissimi i pezzi recuperati. Gli archeologi hanno stabilito che provenivano da ben due tesori vichinghi sepolti a pochi metri di distanza. I tesori possono, tra l’altro, sulla base delle monete coniate sotto Harald Blåtand, essere datati al 980 circa, lo stesso periodo in cui, non lontano, fu costruito – appunto – il castello di Fyrkat. La notizia del ritrovamento è stata data in queste ore dal Nordjyske museer danese, che ha coordinato le operazioni e ha iniziato lo studio dei reperti. L’epoca, come abbiamo visto, è quella di Re Aroldo “Dente Azzurro” – Harald Blåtand, in lingua danese – il primo sovrano a unificare il frammentario regno di Danimarca (che allora comprendeva solo la penisola dello Jutland) dal punto di vista politico e religioso. Aroldo visse tra il 911 circa e il 987. Alcune monete del tesoro riemergono dal terreno sabbioso. @ Foto: Nordjyske museer dk Prezioso elemento decorativo recuperato nel campo danese @ Foto: Nordjyske museer dk “I due tesori sono stati rinvenuti nello stesso campo, a meno di 50 metri di distanza, e contengono entrambi un gran numero di piccole monete d’argento e gioielli d’argento tagliati, che probabilmente servivano come mezzo di pagamento a peso”. – dicono gli studiosi del Nordjyske museer – Complessivamente i due tesori comprendono fino a 300 pezzi d’argento, di cui circa 50 monete intere”. A causa della moderna aratura ed erpicatura, spiegano gli studiosi, i depositi antichi sono stati disturbati, nel tempo, e sparsi su un’area più ampia. Originariamente erano depositati abbastanza vicini l’uno all’altro, ma sono poi stati sparpagliati dalle macchine agricole. È quindi difficile per gli archeologi determinare con certezza al 100% a quale dei due depositi appartenessero i singoli reperti. Ma si può accertare che entrambi i tesori contengono un misto di monete danesi, tedesche e arabe. Le monete danesi, in particolare, hanno permesso la datazione dei depositi e hanno attirato l’interesse degli archeologi perché sono le cosiddette monete crociate, coniate sotto il re Harald Blåtand, negli anni ’70 e ’80 del 900 d. C. Una delle monete che hanno permesso la datazione del tesoro @ Foto: Nordjyske museer dk Le prime monete del Re non erano decorate con una croce. Probabilmente il sovrano introdusse il simbolo cruciforme in relazione a una serie di azioni – reali e simboliche – con le quali intendeva cristianizzare i danesi. Le monete crociate di Harald erano in circolazione da meno di qualche decennio quando il sovrano, a metà degli anni Ottanta del 900, perse il potere, che fu violentemente acquisito dal figlio. I tesori risalgono, quindi, a un periodo altamente drammatico dell’era vichinga. Oltre alle monete e ai lacerti di metallo, i depositi contengono altri due pezzi d’argento particolarmente interessanti. Pesano circa 70 grammi, e ovviamente provengono dallo stesso gioiello: una spilla ad anello. Tali spille ad anello erano usate soprattutto dagli uomini ai vertici della società nell’Irlanda dell’era vichinga e nelle isole vicine. Alcuni di questi gioielli in argento pesavano circa mezzo chilo. Gioielli di queste dimensioni e qualità erano indossati da vescovi e re. I danesi probabilmente razziarono questi pezzi e li usarono come argento monetario. “I due tesori d’argento costituiscono di per sé una storia fantastica, ma trovarli abbandonati in un insediamento a soli otto chilometri dalla fortezza vichinga Fyrkat di Haralds Blåtand è incredibilmente eccitante”, afferma l’archeologo e ispettore dei musei dello Jutland settentrionale, Torben Trier Christiansen. Fyrkat, insieme agli altri castelli ad anello di Harald Blåtand, furono utilizzati solo per un periodo molto breve, intorno all’anno 980. Non si sa perché i castelli ad anello furono abbandonati, ma a Trelleborg in Zelanda, sono state trovate tracce di battaglie. “Forse i castelli non sono stati abbandonati del tutto volontariamente, e forse l’abbandono è avvenuto in connessione con lo scontro finale tra Harald Blåtand e suo figlio Svend Tveskæg. Apparentemente i tesori di Bramslev furono sepolti più o meno nello stesso periodo o poco dopo che i castelli furono abbandonati”. dice Torben Trier Christiansen. Lo scavo dell’area proseguirà in autunno con il sostegno economico da parte dell’Agenzia danese dei Beni monumentali e della Cultura. Probabilmente non ci sono più tesori d’argento da trovare, ma durante le indagini di questa primavera, è stato stabilito che entrambi i depositi preziosi erano originariamente sepolti all’interno o molto vicino ad edifici, poi scomparsi. Le prossime indagini si concentreranno quindi sulle tracce di insediamenti. Dal 1° luglio gli interessati potranno saperne di più sui due consistenti depositi d’argento e potranno ammirarli al Museo storico di Aalborg, dove saranno esposti quest’estate. In numerosi Paesi europei la collaborazione tra lo Stato e gli appassionati di metal detector è regolamentata e virtuosa. Il lavoro dei “rilevatori elettronici” si rivela particolarmente prezioso nei campi arati, dove non esiste più un terreno stratificato e dove gli oggetti archeologici possono essere devastati dai trattori. https://www.stilearte.it/trovati-2-tesori-dargento-in-un-campo-arato-300-pezzi-dei-quali-50-monete-di-1000-anni-fa/1 punto
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Commodo ( 180-192 d. C.) con la personificazione della dea Annona sul rovescio coniato a Roma nel 181 d. C. circa (spero 🙂). Commodo, figlio di Marco Aurelio e di Faustina Minore, un imperatore molto discusso a causa della sua personalità crudele e con poche remore, qualità poco edificanti che utilizzò anche per governare durante il suo regno. Per questo non fu mai apprezzato come suo padre, rimpianto dal popolo romano, discostandosi dall'operato dell'imperatore filosofo che gli costo' la damnatio memoriae dopo la sua morte anche se sembra poi fu revocata. Per ricordare solo alcuni episodi l'esilio della sorella Lucilla (rea di aver ordito un piano poi fallito per farlo eliminare) e della moglie Crispina sull'isola di Capri, un tempo tranquille dimore di Augusto e Tiberio, dove trovarono la morte fatte giustiziare per sua esplicita volontà😞. L'Annona era la dea delle messi (cereali) e delle derrate agricole dal quantitativo delle quali dipendeva il benessere alimentare di tutto il popolo romano. Veniva invocata e ringraziata con una festa in suo onore che si svolgeva presumibilmente a fine estate che era la stagione con più prodotti che giungevano a maturazione. Sul denario figura nella sua rappresentazione classica con cornucopia dell'abbondanza e spighe di grano che con la mano destra deposita nel Modio (contenitore per derrate secche ed unità di misura delle stesse) ai suoi piedi. Denario coniato, con buon metallo e con discreta usura da circolazione. Grazie ed alle prossime ANTONIO 17,50 mm 3,18 g RIC 14a Per archiviare anche questo imperatore devo aggiungere un sesterzio 🙂1 punto
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In Italia avrebbero mobilitato i N.O.C.S., arrestato il piccolo imprenditore agricolo e la moneta sarebbe poi finita chissà dove. Per fortuna esistono ancora paesi civili, queste sono belle notizie anche se per noi "italici" un approccio così sensato, logico e corretto sembra davvero fantascienza.1 punto
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