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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/07/23 in tutte le aree
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Il collezionismo, anche quello di monete e banconote, non può conoscere davvero delle crisi esiziali in quanto collezionare è parte intrinseca della natura psichica umana, ci sarà sempre qualcuno che collezionerà qualcosa, il collezionismo numismatico inoltre ha il vantaggio ineguagliabile di permettere a quasi tutte le tasche di acquisire degli oggetti del passato anche molto remoto, cosa che in nessun altro campo collezionistico avviene con la medesima accessibilità, per fare solo un esempio, quali altri oggetti di epoca greca o romana sono acquisibili a prezzi abbordabili al pari delle monete? Diverso può essere il discorso sullo stato di salute della numismatica come disciplina di studio, dal momento che numismatica come studio e collezionismo di monete non necessariamente vanno di pari passo, si può collezionare senza una particolare passione per l'approfondimento storico come si può approfondire lo studio della storia e delle monete senza collezionarle... detto questo la mia impressione è che anche in quest'ambito, della numismatica come scienza, i tempi attuali siano espansivi e in evoluzione favorevole, vi è un numero crescente di pubblicazioni nuove e importanti su tante zecche italiane, alcune mai trattate in precedenza o comunque non con lo stesso approfondimento, e tutto questo non solo nel formato cartaceo tradizionale, ma anche sotto forma di saggi e articoli disponibili sul web, non c'è mai stata tanta abbondanza e disponibilità di testi di argomento numismatico, anche gratuitamente sul web, come nel tempo attuale, a ciò andrebbe aggiunto anche il progetto scientificamente epocale, di pubblicazione sistematica della collezione di Vittorio Emanuele III, finalmente in atto con pubblicazioni disponibili sia in formato tradizionale che virtuale, un progetto di rilevanza assoluta che solo adesso si sta realizzando... mi pare che tutto questo evidenzi lo stato di salute, piuttosto florido, della nostra amata disciplina, anche nel nostro Paese...5 punti
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La moneta è arrivata oggi, e sono davvero contento, poiché grazie a questa sono riuscito a completare la dinastia Giulio Claudia con gli assi. Ringrazio inoltre coloro che in questi mesi mi hanno dato pareri e consigli, utili ad unire una collezione che mi sta dando soddisfazioni. Allego foto, buona serata.3 punti
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Venendo all'esemplare da te presentato si tratta sicuramente di un giorgino del secondo tipo, coniato quindi dal 1726 in poi. Temo però che l'esemplare in esame sia semplicemente in conservazione talmente modesta da impedire la lettura non solo della data ma anche della porzione terminale della legenda; si intuisce infatti RAYNALDVS I MVT R E mentre non si leggono C D e data ( ma lo spazio c'è). Andando poi a verificare i numeri 137, 138, 139 del CNI IX ( a cui il MIR fa riferimento) si può notare che nei primi due la legenda del verso è: S GEMIN PRO MV tipico dei giorgini del secondo tipo; la legenda del verso del n° 139 invece è: S GEMINIANVS MVT PROT tipico dei giorgini del primo tipo... quindi una tipologia di giorgino (senza data) legata ad entrambe le emessioni (fra loro molto diverse), nelle tavole non vi sono immagine a documentarne l'esistenza. Preciso inoltre che io non ho mai trovato un giorgino definibile con certezza "senza data" mentre ne ho visti molti con data parzialmente o completamente non leggibile a causa della scarsa conservazione. Questa sarebbe l'occasione per coinvgere tutti gli appasionati e chiedere di segnalare esemplari in buona conservazione e sicuramente senza data. Io comincio sinceramente a nutrire molti dubbi. E qui mi fermo Mario3 punti
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Luigi XIV conio moneta a Modena in seguito all'occupazione francese che si protrasse dal 1702 al 1706. L'occupazione fu inzialmente "pacifica"; il duca infatti nella disputa per il trono di Spagna si mantenne neutrale e nel 1702, all'arrivo delle truppe francesi, si rifugio a Bologna. Nel dicembre del 1703 Luigi XIV decise l'occupazione del palazzo ducale e di spogliare Rinaldo I di ogni autorità ducale. Con la definitiva vittoria degli imperiali il duca Rinaldo tornò in possesso del ducato dal febbraio 1707. Cosa fondamentale... Luigi XIV non fu mai duca di Modena. Vi conio moneta ma utilizzando la titolatura: LVD.XIIII.D.G.FR.ET.NAV.REX con varie troncature... quindi sempre come re di Francia e Navarra e mai come duca di Modena...3 punti
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Condivido volentieri (ex Lotto 975 Artemide LIX 6-7/5/2023): Napoli. Francesco II di Borbone (1859-1860). Piastra o 120 grana 1859. D/ Testa a capo nudo a sinistra; nel taglio del collo, LA (Luigi Arnaud maestro di incisione). R/ Stemma della casata Borbone coronato. P/R 1; MIR (Napoli) 537. AG. 27.28 g. 37.00 mm. Altissima conservazione con intensa patina dorata. FDC. Nacque nel 1836 da Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia. Dopo essere rimasto presto orfano della madre, alla morte del padre, nel 1859, non fu in grado di reggere il peso della corona che era sempre di più nel mirino dei Savoia. Rimasto inizialmente indifferente al pericolo che incombeva, a seguito dello sbarco dei Garibaldini a Marsala, fu costretto a fuggire a Gaeta e dopo tre mesi di resistenza alle truppe piemontesi firmò la resa l'11 febbraio 1861 rifugiandosi a Roma da papa Pio IX. Francesco abbandonò la capitale senza portare con sé le ingenti somme di denaro depositate nelle banche napoletane, favorendo in questo modo il saccheggio da parte dei savoiardi che in questa maniera riuscirono a coprire i loro precedenti debiti di guerra.2 punti
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Buongiorno a tutti. Ho aggiunto questo quarto di Carlo II nella mia collezione, e penso che il segno della zecca sia V e del zecchiere GC, ma come sempre é meglio d'avere i vostri pareri. Grazie anticipamente.2 punti
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Mi dispiace contraddire il giudizio della casa d'asta ma a mio modo di vedere non si può parlare di FDC,si notano diversi colpetti e graffi soprattutto al dritto e sui bordi... A parte cio la moneta è interessata da diverse debolezze sulla legenda al rovescio... Però è un pezzo interessante avendo la A di FRANCISCVS senza traversa(FR∧NCISCVS)...2 punti
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Buon pomeriggio. A proposito di varianti sulle Piastre borboniche e massoneria, mi sono chiesto: Potrebbe esserci un nesso "massonico" tra le diverse varianti di periodi differenti? Potrebbe esistere un fil rouge che collega una variante dello stemma con una variante in legenda? Ad esempio, se una 1795 "gigli di Francia invertiti" avesse lo stesso identico significato di una 1795 "SIGILIAR"? E se una variante 1834 "aquile capovolte" avesse lo stesso significato di una 1834 GRTIA? Se così fosse, potremmo anche concludere che una variante con i "gigli invertiti" equivale ad una variante "aquile capovolte" - e che una variante "SIGILIAR" o "SICILAR" equivale ad una variante "GRTIA" o "INPANS" etc. Dopo tutte queste domande, sono arrivato a delle personali conclusioni: Credo che il nesso tra le diverse varianti, ci sia. A mio avviso, qualsiasi importante modifica della moneta, ogni evidente variazione dello stemma e della legenda, potrebbe nascondere un determinato messaggio, che è sempre strettamente collegato agli avvenimenti storici di quel determinato anno (o di quel periodo). Così come ad esempio, immagino che nei primi anni del Regno di Napoli, una variante 1736 con i "gigli dei Medici invertiti" poteva semplicemente significare: noi ci siamo, siamo dentro, siamo il cerchio magico del re, il re ha il nostro appoggio. Allo stesso modo, suppongo che alla fine del '700, negli ultimi anni del primo periodo di Ferdinando IV, le modifiche dei conii potevano significare: dissenso. Credo che tutte le varianti di quel periodo, sia riguardanti la legenda (es. SICILAR) compreso la modifica dell'effige (abbinata a "SIGILAR"), sia la modifica dell'araldica, per citare le Piastre (1788-'93-'95) con il simbolico "ribaltamento" dello stemma dei Borboni - quindi con i "gigli di Francia invertiti", potevano benissimo significare un'unica cosa: sovvertire! Per fare un altro esempio, credo che gli studi araldici di Irpino sul significato delle varianti "aquile capovolte" siano abbastanza eloquenti: cacciare il re, sovvertire l'ordine costituito, capovolgere e destabilizzare. Durante il periodo di Ferdinando II, troveremo le aquile capovolte - per la prima volta - su alcuni conii delle Piastre del 1834 e probabilmente, per la volontà di alcune società segrete di manifestare l'intento - ai "fratelli massoni" in grado di leggere quei segni - di sovvertire il regno (forse su input della massoneria francese e/o inglese?). A parte le "aquile capovolte", proprio sulle piastre del 1834, si riscontrano - per la prima volta - anche delle importanti varianti in legenda. Varianti che vedono la sostituzione di una lettera della legenda con un'altra lettera - che per giunta è "capovolta" - (vedi FERDINANDAS e ATR), come segno di sabotaggio, sostituzione e capovolgimento. Varianti che vedono legende con una lettera in meno (vedi GRTIA e REGN), come sottrazione e rifiuto. Varianti in legenda che vedono invertito l'ordine delle lettere (vedi GRAITA) come inversione di rotta e ribaltamento dell'ordine. Quindi, aquile capovolte e legende variate... ma perché proprio nel 1834? Riporto uno stralcio di un articolo di Paolo Mieli del 2012 scritto per "il corriere della sera" dal titolo "L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli" [...] Fu così che Ferdinando II nel 1834 firmò (inconsapevolmente) la condanna a morte del suo regno. Quell'anno, 1834, nel pieno della «prima guerra carlista» (1833-1840), Ferdinando rifiutò di schierarsi a favore di Isabella II contro Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna nel conflitto per la successione a Ferdinando VII sul trono iberico. Dalla parte di Isabella, figlia di Ferdinando VII, e contro don Carlos, fratello del re scomparso, erano scese in campo Francia e Inghilterra, che considerarono quello del regime borbonico alla stregua di un vero e proprio atto di insubordinazione. Londra ci vide, anzi, qualcosa di più: il desiderio del Regno delle Due Sicilie di elevarsi, affrancandosi da antiche subalternità, al rango di medio-grande potenza. E da quel momento iniziò a tramare per destabilizzarlo. [...] Così, dopo oltre un ventennio, solo a partire dal 1856 (e fino al 1859) possiamo "ritrovare" nuovamente sulle piastre - e simultaneamente - sia le varianti "aquile capovolte" che altre varianti in legenda: con lettere sostituite da altre lettere "capovolte" (vedi FERDINANDAS / ATR ed altre con le lettere A della legenda sostituite dalle lettere V capovolte). Nel 1856 abbiamo anche una variante con le lettere in legenda "invertite" di posto (vedi - TVR anziché VTR). Da non trascurare il fatto che, sulle monete da 10 tornesi, le uniche varianti in legenda conosciute, si registrano solo nel 1858 (es. FERDINANDAS). Così, aquile capovolte e legende variate - a parte il 1834 - le ritroviamo anche sulle Piastre degli ultimi anni di regno, ma perché proprio a partire dal 1856? Allego uno stralcio del capitolo "Agesilao Milano e la cospirazione antiborbonica del 1856" dalle pagine 255-256 de "Rassegna storica del Risorgimento" 1974. [...] Ma ciò che rese scottante la questione murattista fu la nota controversia diplomatica che contrappose, nel 1856, la Francia e l'Inghilterra, unite nella guerra di Crimea, al Governo napoletano: controversia determinata sia dal rifiuto del re Ferdinando di partecipare alla guerra d'Oriente contro la Russia, sia dalle insistenze, dopo il congresso di Parigi, delle due potenze occidentali (Francia e Inghilterra) per fare concedere dal Borbone un'ampia amnistia ai condannati politici, nonché ordinamenti più umani e liberali. 4) Fu allora, come dicevasi, che il latente pericolo neo-murattista cominciò a delinearsi chiaramente nella sua grave, reale e sempre più incombente minaccia, secondato dalle Logge massoniche del Grande Oriente, e incoraggiato altresì dalle astute e sotterranee manovre del conte Cavour, il quale, a quell'epoca* non era alieno dall'idea di riservare alla Francia il lontano Mezzogiorno d'Italia, nella speranza di ottenere, in cambio, l'alleanza di Napoleone III in una guerra contro l'Austria, che avrebbe dovuto fruttare al Piemonte la conquista e l'annessione del più vicino Lombardo-Veneto. Intanto nel napoletano, il comm. Don Pasquale Mirabei Centurione, ambizioso Intendente della provincia di Principato Ulteriore, redigeva (1*11 gennaio 1854) un ampio rapporto sulle informazioni ricevute ad Avellino da Achille De Michele, farmacista, domiciliato in Castelfranco di Capitanata, inviandone copia al direttore del ministero della Polizia generale, Don Orazio Mazza.*) Il De Michele aveva conosciuto a Benevento un certo D. Domenico Isernia, il quale, nel corso di vari colloqui, gli aveva confidato che, oltre ad una setta denominata Socialismo, se ne era costituita recentemente un'altra, più gene-ratizzata , detta Murattina* con la denominazione ufficiale di Filo Elettrico, Il programma d'azione era il seguente: si sarebbero dovuti corrompere quaranta soldati, per ciascun reggimento, oltre ad un congruo numero di ufficiali, costringendo, in tal modo, il governo a mobilitare altri reparti dell'esercito per arrestare i disertori e i ribelli. Dei conseguenti disordini avrebbe approfittato Luciano Murat, che si sarebbe diretto verso il territorio del Regno con una fiotta navale francese e con truppe da sbarco. Segno di riconoscimento per gli affiliati: era quello di dare la mano palma a palma senza stringerla, rimanendo aperta e agitandosi vicendevolmente . Fine ultimo sia dell'una, sia dell'altra associazione segreta era quello di distruggere tutta la famiglia reale e tutti i dipendenti ad essa affezionati. La rivoluzione sarebbe dovuta avvenire prima di Pasqua (cioè prima del 16 aprile 1854). Quasi contemporaneamente, un'altra setta filofrancese, che si proponeva l'eversione della dinastia borbonica, e nella quale erano implicati il prete Don Michele Pacciolla, Nicola Lopez, e Giuseppe Patricelli, fu scoperta dalla polizia a Frattamaggiore. [...] Un saluto, Lorenzo2 punti
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Questo il giorgino per Luigi XIV su cui vennero coniati parte dei nuovi giorgini di 1°tipo. Monete, quelle del re di Francia, di scarsa qualità sia estetica che intrinseca, ritirate per cancellare la memoria dell'occupazione francese, e destinate alla fusione ma spesso semplicemente riconiate... aggiungendo alla scarsa qualità anche una discutibile qualità di coniatura...2 punti
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Io sono in possesso di questo esemplare ribattuto su un giorgino di Luigi come si vede dalla legenda del dritto. Il rovescio totalmente differente. Date non ne vedo anche se potrebbe esser sotto il busto del duca ma non leggibile. Dimmi cosa ne pensi... Metto per confronto anche il mio 1726 identico come tipologia a quello di @gpittini. A proposito complimenti 😊2 punti
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Secondo me è autentica ma alterata volontariamente, probabilmente limata vista la differenza si peso. In queste condizioni non vale nulla, nemmeno 1 euro avendo perso le caratteristiche ufficiali ma si può sostituire in banca con una moneta da 1 euro buona2 punti
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Condivido con voi questo carrarino da 2 soldi di Jacopo II da Carrara, Signore di Padova dal 1345, dopo aver fatto assassinare Marsilietto Papafava da Carrara, al 19 dicembre 1350, quando ebbe ad essere lui stesso assassinato da Guglielmo da Carrara. Questa è la mia prima moneta , acquistata da Paolucci di Padova, assieme ad un'altra che posterò nella sezione riguardante le monete veneziane, per quel che concerne la monetazione medievale. NOMINALE : Carrarino da 2 soldi ZECCA : Padova ANNO DI EMISSIONE: 1345 - 1350 AUTORITA' : Jacopo II da Carrara (Padova primi XIV secolo - Padova 19 dicembre 1350); figlio di Nicolò, nipote di Ubertino da Carrara. METALLO : Argento PESO: gr 1,12 DIAMETRO: mm 19 DRITTO: CI - VI -T'P . AD' ; Croce accantonata da I A e due piccoli carri ROVESCIO: *S*P'SDO / CIMVS* ; San Prosdocimo , con la città ed il pastorale, seduto in trono. Nel campo a destra la lettera P (Pietro dell'Olio) RIFERIMENTI : Biaggi 1729; Vidale D (RIN 2015); Rizzoli - Perini 4a GRADO DI RARITA' : C STATO DI CONSERVAZIONE : qSPL1 punto
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Ciao a tutti! In passato su questo forum sono state discusse varie volte le tassazioni per importare monete aggiudicate in aste europee. Torno sull'argomento se sia possibile fare chiarezza per coloro che devono acquistare in particolare in aste di SanMarino e Principato di Monaco, due microstati non UE. Può arrivare l'Iva da pagare in un secondo momento dalla Dogana? È uguale per entrambi i microstati? Ringrazio chi vorrà fare chiarezza.1 punto
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Cosa ne pensati di questi due sesterzi? Adriano - 117 d.C. e Antonino Pio, 161/180 d.C. entrambe zecca di Roma1 punto
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Il Museo kircheriano fu una raccolta pubblica di antichità e curiosità fondata nel 1651 dal padre gesuita Athanasius Kircher nel Collegio Romano . Le sue collezioni andarono gradualmente disperse nel corso di quasi quattro secoli di vita del Museo . Nel 1651 Alfonso Donnini , un aristocratico e antiquario italiano , donò ai religiosi del Collegio Romano , a Roma , il suo "gabinetto delle curiosità" : "varie cose curiose e preziose affinché se ne occupino e i loro studi possano trarne beneficio" . Padre Athanasius Kircher (1602-1680) , professore di matematica , fisica e lingue orientali , si occupò della collezione con grande cura e la trasformò presto in un Museo di antichità , tecnologia , arte , scienza e archeologia . Il motivo per cui pubblico questo post nella sezione di monete romane repubblicane e' dovuto al fatto che padre Garrucci , l' autore dell' opera : "Le monete dell' Italia antica" , fa spesso riferimento a questo Museo riportando nel suo libro disegni di fusi di Aes Signatum e monete fuse di Aes Grave , qui conservati/e fino alla sua epoca . Per un' ampia storia di questo antico Museo : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=81dd3b94a73b9ec3JmltdHM9MTY4MzQxNzYwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTIyMQ&ptn=3&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=museo+kircheriano&u=a1aHR0cHM6Ly9pdC53aWtpcGVkaWEub3JnL3dpa2kvTXVzZW9fa2lyY2hlcmlhbm8&ntb=1 Per la storia degli esemplari di Aes Grave : https://it.wikisource.org/wiki/L'aes_grave_del_Museo_Kircheriano1 punto
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Condivido volentieri (ex Lotto 1027 asta Artemide LIX 6-7/5/2023): Roma. Paolo V (1605-1621) Camillo Borghese. Testone A. I. D/ Stemma Borghese con mascherone leonino sopra sormontato da chiavi decussate e triregno. R/ San Pietro e San Paolo stanti di fronte; sotto, in esergo, stemma Primi, ai lati, RO - MA. Cf. CNI 49 (A. Il); Cf. M. 76 (A. II); Cf. Berm. -. AR. 9.44 g. 30.50 mm. RRR. Molto raro. Apparentemente inedito per accoppiamento stemma e anno di pontificato. qSPL. Ex NAC 81, 2014, 456 (che allego): Pubblicato in MIR Stato Pontificio vol. II, n. 1527/5.1 punto
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Analizziamo la moneta. Il fatto che sia presentato come "Inedito" é legato solo all'anno di pontificato, I invece di II. Di per sé la moneta è identica al tipo Munt 76 var 1 (CNI 49). Lo stemma, la legenda e le interpunzioni sono assolutamente identiche al Munt 76 var 1 (vedi per confronto l'esemplare passato alla Christie's a Milano del 2011, lotto 175, poi riproposto alla Nomisma 45 lotto 1478). Tra l'altro Muntoni per il 76 var 1 riporta l'interpunzione della legenda come punti, in realtà sono croci (almeno nell'esemplare Christie's/Nomisma), come descritto anche per il Munt 76. Per cui si, la possiamo interpretare come "inedito" o anche come una dimenticanza dell'incisore che ha messo una sola stanghetta per l'anno di pontificato invece di due. Michele Ecco l'esemplare ex Christie's/Nomisma, per confronto (Munt 76 var 1).1 punto
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Condivido volentieri (ex Lotto 978 Asta Artemide LIX 6-7/5/2023) l’esemplare in oggetto così descritto in Catalogo con relative foto: Padova. lacopo II da Carrara (1345-1350). Denaro. D/ Grande lettera I. R/ Astro a sei raggi intersecante la legenda. CNI 21/23; MIR (Triveneto) 212. MI. 0.27 g. 12.00 mm. RR. qSPL/SPL. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-J/21 punto
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Ma Domenico, allora li prendi i testoni papali?! Scherzo eh! Bella moneta. Bel pedigree! Non l'avevo comunque messa nel mirino tra i testoni proposti da Artemide oggi. I testoni di Paolo V sono in genere coniati male, con scarsa cura e con frequenti salti di coni e ribattiture. Si tratta sicuramente di un esemplare gradevole, soprattutto per i dettagli ben definiti e ben impressi dello stemma al dritto. Michele1 punto
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Ciao @Loruca, non sono un esperto, ma ti posso garantire che riceverai dei validi riscontri. Grazie1 punto
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Si ma quella della foto è una moneta da 1 lira del 1905, non lo scudo da 5 lire del 1901 (questo sì che è raro)1 punto
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A me da neofita mi sembra autentica. In quanto alla conservazione non saprei darle un grado perché non me ne intendo, ma la moneta mi piace non mi sembra molto usurata e ha una bella patina. Comunque attendi il parere di qualche altro più esperto di me.1 punto
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Buongiorno,non ho le giuste conoscenze in araldica e simbologia massonica,ma ammetto che le tue conclusioni mi sembrano alquanto interessanti se consideriamo anche gli avvenimenti storici proprio negli anni dove troviamo queste varianti,in particolare trovo interessante le considerazioni sull'anno 1856,anno in cui ci fu l'attentato al Re,ed è sempre nel 56 che troviamo anche la mezza piastra da 60 grana con le croci al posto dei gigli nella partizione dei Farnese,che ci sia un collegamento anche in questo caso?...1 punto
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Ciao, si, purtroppo è una riproduzione degli anni '70 senza alcun valore, imita grossolanamente questo ducato d'oro:1 punto
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Peccato per quelle righe sul viso di Colombo, e su tutti gli altri campi della moneta naturalmente, prima della pulizia la moneta non era per niente male, secondo me più che spl, potevano lasciarla così com'era anche se sporca, peccato veramente. Nelle condizioni di MB/BB il più delle volte i confini dei continenti all'interno dei due piccoli emisferi scompaiono o diventano indecifrabili (esempio) in questa moneta presentata invece si distinguono bene. Purtroppo solo una ventina di euro.1 punto
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Certo Max concordo, non è certo la regola..comunque esistono tondelli abbastanza insidiosi...altri pacchiani.. Poi se ci sono persone che si divertono a farlo appositamente di mettere zizzania o dichiarare una cosa per un altra allora il discorso cambia.1 punto
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Buonasera, Aggiungo dagli stessi conii dell’esemplare di apertura due monete. Ex NAC 123/77, ex NAC D/1166, ex CNG 67/160 e 87/181. Con evidenti tracce di scivolamento di conio al rovescio e un po’ di debolezza di parte dei rilievi al dritto. Peso 5.89 grammi. L’esemplare custodito a New York presso l’American Numismatic Society dal 1944 grazie al lascito Newell (SNG 1106). Peso 6.44 grammi. Sul pezzo di apertura le immagini di scarsa qualità presenti online non permettono di essere oggettivi, il peso riportato è fondamentalmente in linea con altri esemplari noti per questa serie (come giustamente indicato al post 4).1 punto
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Vel guarda che sono anni che leggo che il collezionismo e’ finito e i numismatici sono degli sfigati e che la numismatica e’ la cenerentola delle Belle Arti anzi ultimamente non avevo piu’ raccolto tanti commenti negativi forse perche l’evidenza dei fatti … 😌 a me sembra che sfigati sono proprio quelli che dicono e pensano quesre cose 😄1 punto
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Oggi è arrivata la moneta, ecco le foto. Peso 2.07 grammi. Data la presenza di DEI GRATIA, la moneta del 1911 è da escludere. Considerando l'usura, penso non sia possibile stabilire se si tratta della moneta in argento 925 (peso nominale 2.324 g) oppure di quella in argento 800 (2.33 ). Le poche cose che si vedono ancora mi sembrano identiche tra i due modelli.1 punto
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Ciao ragazzi condivido volentieri 😁. Dall’asta Nomisma 67, lotto 1157. Millesimo bisbetico sto qua da trovare in alta qualità, più che il 1816, vi assicuro. Credetemi che lo cercavo da molto tempo. E proprio con questa patina, che sul velluto negli anni acquisirà maggior fascino da moneta “riposata”. Ora ho la serie dei 5 valori di questa monetazione in qFDC o FDC completa tranne il 1819; che è un BB e che da oggi mi metterò in pista per sostituire 😳😂. Not easy neanche lui. 🧐1 punto
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Taglio: 5 cent Nazione: Malta Anno: 2013 Tiratura: 10.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 14 monete Taglio: 5 cent Nazione: Malta Anno: 2017 Tiratura: 4.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 3 monete Taglio: 5 cent Nazione: Malta Anno: 2019 Tiratura: 10.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 5 monete Taglio: 5 cent Nazione: Malta Anno: 2015 Tiratura: 12.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 13 monete Taglio: 5 cent Nazione: Malta Anno: 2021 Tiratura: 4.600.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 2 cent Nazione: Malta Anno: 2013 Tiratura: 7.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 3 monete Taglio: 2 cent Nazione: Malta Anno: 2018 Tiratura: 10.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 1 cent Nazione: Malta Anno: 2013 Tiratura: 11.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 7 monete Taglio: 1 cent Nazione: Malta Anno: 2017 Tiratura: 6.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 2 monete Taglio: 1 cent Nazione: Malta Anno: 2018 Tiratura: 21.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 4 monete1 punto
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Taglio: 20 cent Nazione: Malta Anno: 2019 Tiratura: 3.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 2 monete Taglio: 10 cent Nazione: Malta Anno: 2017 Tiratura: 2.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 6 monete Taglio: 10 cent Nazione: Malta Anno: 2021 Tiratura: 3.100.000 Condizioni: SPL Città: Milano1 punto
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Rispolvero una vecchia discussione su questo fiorino. Ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di approfondire un pochino i vari conii del millesimo 1847. In particolare, oltre alla differenza del punto/senza punto, avevo già notato nel mio esemplare qui sopra una differenza evidente nella legenda al rovescio, ovvero nell'utilizzo dei caratteri standard (diciamo "legenda fiorino") o l'uso del 'font' tipico del Paolo ("legenda Paolo"). Questa è la "legenda fiorino" per capirci: Si possono distinguere dunque 4 tipologie per il millesimo 1847: Tipo A: punto e legenda fiorino Tipo B: senza punto e legenda paolo (come il mio sopra) Tipo C : punto e legenda paolo Tipo D : senza punto e legenda fiorino Ho verificato gli esemplari su SixBid e quelli attualmente in vendita su ebay, trovando 24 esemplari in totale (incluso il mio), suddivisi nelle seguenti proporzioni: Tipo A : 14 esemplari Tipo B : 3 esemplari Tipo C : 1 esemplare Tipo D : 6 esemplari Saluti!1 punto
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Fortuna Redux L' Ara della Fortuna Redux era un modesto altare dedicato alla Fortuna Redux situato nei pressi di Porta Capena , vicino al tempio dell' Onore e della Virtu' . Nel caso di Lucio Vero l' iconografia della Fortuna con timone e la legenda in esergo FORTRED celebrava il ritorno di Lucio Vero dalla campagna partica .1 punto
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E' certamente per neofiti questo tutorial realizzato in spagnolo da numischannel, canale youtube facente capo ad un colto appassionato di Buenos Aires, ma è facile da ascoltare e ben spiegato1 punto
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Buongiorno, non ti rispondo in merito alla valutazione ma semplicemente mi limito alla classificazione che mi sembra di capire non ti sia conosciuta, in caso contrario mi scuso: ROMA, Repubblica, Gens Marcia, L. Marcius Censorinus - Ag Denarius; D/ Testa di Apollo laureata a ds; R/ L CENSOR, il satiro Marsia volto a sn, leva in alto la destra, dietro una colonna, sormontata da una figura (Minerva ?) - zecca di Roma, 82 a.C. - (Craw 363/1d, Bab 24, Syd 737, Sear R.C. 281) Lascio ad altri il parere sulla autenticità (ma secondo me è autentica) e soprattutto sul valore.1 punto
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Corretto. Solo RRC87 ha simboli sulla sovrastruttura: As (Ramo di palma), Semis (Mazza), Triens (Delfino). Il delfino è più chiaro in questo esempio.1 punto
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Foto quasi illeggibili: l'oro non è facile da fotografare, ma qui la superficie della moneta è indecifrabile. Sicuramente molti segnetti sono stati messi in risalto e certi rilievi sembrano essere butterati. Siamo attorno allo SPL, ma con variazioni di un quarto di punto (o più).Per confronto e condivisione presento due esemplari in buona conservazione; il secondo è un esemplare in oro rosso.1 punto
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Grazie per la precisazione ma so cosa sono i Suberati, avrei dovuto scrivere "Placcatura" o “ Argentatura" ma vista la natura del post mi sono concesso una "licenza poetica"… Allora, giusto per recuperare, considerando che altri potrebbero leggere, e fraintendere a causa del mio "errore", "incollo" il procedimento copiato dal sito di Moruzzi Numismatica a firma di Giorgio Giacosa. Il Bernareggi, nel 1965, con un'indagine metallografica approfondita applicata su 16 denari romani repubblicani di sicuro conio ufficiale e di emissione statale, distribuiti con un certo equilibrio per tutto il corso degli ultimi due secoli della monetazione romana repubblicana, ha potuto stabilire in modo incontrovertibile il processo di suberatura di una moneta (E. Bernareggi, Nummi pelliculati in Rivista Italiana di Numismatica, vol. XIII, Serie quinta, LXVII 1965, pagg. 5-31. Per l'ulteriore bibliografia sul tema v. questo stesso articolo. Vedi anche Angelo Finetti, Numismatica e tecnologia, 1987, pagg. 42-45.). Senza stare qui a ripetere analisi e complessi dettagli tecnico scientifici che chiunque desiderasse approfondire l'argomento può trovare nell'articolo del Bernareggi, si può concludere che il procedimento era il seguente: un tondello di rame puro, ricavato da fusione, cui erano stati dati forma e peso voluto, veniva lucidato a specchio, al fine di ottenere una superficie lucida, priva di ossidi. A questo dischetto veniva applicata manualmente con un mezzo di compressione a freddo una sottile lamina d'argento puro preparata in precedenza, curandone la perfetta aderenza al tondello di rame per impedire che tra la lamina d'argento e il tondello penetrasse aria e quindi ossigeno con conseguente formazione di ossidi di rame. Il dischetto così rivestito veniva posto con gli altri analogamente preparati in un contenitore e portato alla temperatura di fusione dell'argento che liquefacendosi avvolgeva uniformemente come una glassa senza crepe né sbavature il tondello di rame sottostante. L'argento fonde a 960,5 gradi mentre il rame fonde a 1083 gradi. Alla temperatura in cui l'argento era fuso il rame sottostante cominciava quindi anch'esso ad ammorbidirsi in superficie per cui si determinava la formazione di una zona intermedia subcorticale di cristalli commisti di argento e di rame. L'argento fuso tendeva lentamente a colare addensandosi in basso per cui lo spessore della rivestitura era un poco maggiore nella parte in basso della moneta. Solidificandosi nel raffreddamento l'argento restava comunque perfettamente e uniformemente aderente e quasi saldato al dischetto di rame grazie alla compenetrazione dei due metalli nella zona di contatto fra loro. Nel corso del raffreddamento, a una temperatura relativamente bassa, si procedeva alla coniazione la cui forte percussione compattava ulteriormente le due componenti della moneta. Grazie a questa tecnica sofisticata si ottenevano monete contraffatte dalla copertura argentea robustissima. Chi scrive ha potuto vedere più di una volta suberati giunti fino a noi dopo duemila anni con la loro copertura ancora pressoché integra e la cui vera natura può essere rilevata soltanto dal peso (il rame ha un peso specifico minore dell'argento). Ci si può chiedere a questo punto che convenienza economica potesse avere lo stato a realizzare falsi di così complessa fabbricazione per risparmiare alla fin fine circa 3 grammi di argento sostituendoli con un peso appena inferiore di rame. Oggi il costo elevato della manodopera, il costo relativamente alto del rame e quello relativamente basso dell'argento renderebbero del tutto antieconomica una simile operazione. Così non era nel mondo antico dove la manodopera servile era abbondante e non costava praticamente nulla e dove l'argento valeva rispetto al rame assai più di oggi. L'unica spesa era quella molto modesta del riscaldamento del metallo fino al punto di fusione dell'argento. Quindi la produzione dei suberati nel mondo romano era operazione assai redditizia. La produzione di monete d'argento suberate, proseguita con maggiore o minore intensità in epoca imperiale, diventa sporadica all'epoca di Comodo per cessare definitivamente con Caracalla quando la progressiva alterazione della lega d'argento toglie ogni convenienza economica alla suberatura. Nel campo delle monete d'oro la presenza di esemplari suberati (evidentemente realizzati con una tecnica diversa) è molto più sporadica e si concentra soprattutto nell'ultimo periodo dell'impero. Nel marasma politico, militare e monetario dell'epoca è probabile che trovassero più agevole campo di azione i falsari privati anche se i pezzi giunti fino a noi dovrebbero essere più a fondo e più sistematicamente studiati per cercare di stabilire la loro probabile origine statale o privata. Giorgio Giacosa1 punto
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@crispo57 Non conoscevo questa pratica di argentare monete di bronzo per conservarle e a dir la verità mi suona come un peccato mortale. Detto che le monete non sono nostre, ma ce le abbiamo solo temporaneamente in custodia, come regola generale se non sei sicuro al 200% di quello che stai facendo, non farlo.1 punto
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Ciao, io non sono la persona più indicata a darti consigli sulla pulizia e mantenimento delle monete ed essendo un purista assoluto non concepisco nessuna manomissione effettuata sulle monete. Le due monete che hai postato sono monete che hanno 2000 anni di vita e sono in bronzo o rame quindi metallo molto più soggetto a deperimento. Capisco che sono monete di poco valore economico, ma sono di grandissimo valore storico e quindi vengo al mio consiglio: passi la pulizia che ci può stare ma non riesco a capire l'argentatura superficiale, per preservarla da che cosa visto che è comunque arrivata a noi resistendo per tanti secoli. L'argentatura e te lo dico in tutta sincerità non si può vedere, proprio no.... Ci tengo a precisare che è solo un mio parere e chiaramente la moneta è tua e quindi sei liberissimo di farne quello che vuoi, ci mancherebbe altro. Aspetta anche altri consigli?. ANTONIO1 punto
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