Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/16/23 in tutte le aree
-
Buongiorno alla sezione, Condivido con voi l'ultima arrivata in raccolta,moneta rara, e a memoria (ma se sbaglio correggetemi pure) non è stata mai postata qui in sezione. Un saluto a tutti. Raffaele.8 punti
-
Buona sera a tutti. Spero di non essere in ritardo, allego foto della mia piastra di Francesco I. Sul dritto io vedo tutte le tipologie di bordo che si alternano: il bordo comune, doppia perlinatura e decoro lineare...5 punti
-
Trovata oggi in ciotola una moneta da 1 lira di Vittorio Emanuele II del 1863. È messa piuttosto male e so che è l’anno più comune, ma penso che per 1€ ne sia valsa la pena.4 punti
-
Ottimo spunto, proprio a ridosso di quegli anni ci fu un rimodernamento dell'esercito borbonico e un incremento della produzione di armi dove il rame era essenziale... Allego due trafiletti estrapolati dal link che segue... https://it.m.wikipedia.org/wiki/Esercito_delle_Due_Sicilie4 punti
-
Buonasera a tutti. Vorrei sottoporvi il mio ultimo acquisto "napoletano": un carlino del 1795 in ottimo stato di conservazione.4 punti
-
Questi archeologi non ce lo vogliono dire ma il Karaoke c'era già nel VII secolo d.C.. Ed anche i microfoni a filo. Quindi anche i sistemi di amplificazione. Lo dimostra questa moneta in asta Rauch 116 Lotto 234. Leontius (695-698) (D) Solidus (4,44 g), Constantinopolis, 10. Offizin, 695-698 n. Chr. Av.: D LEO-N PE AV, Büste mit Kreuzdiadem, Loros, Akakia und Kreuzglobus v.v. Rv.: VICTORIA - AVGU I / CON OB (im Abschnitt), Kreuz auf drei Stufen. Sear 1330, MIB 1, Sommer 15.1. Minimaler Doppelschlag im Rv. und leichte Haarkratzer. Scharf ausgeprägtes Prachtexemplar. Gold vzgl.-stplfr.3 punti
-
Era da un po' di tempo che volevo acquistare questi volumi di Cesare Bobba in condizioni accettabili, anche perché riguardano la monetazione che più mi interessa e mi appassiona, e, finalmente, li ho trovati da tre diversi rivenditori di libri usati. Ora che li ho sfogliati, posso che dire che l'idea editoriale era notevole e anche molto moderna nella presentazione e impostazione; allo stesso tempo, gli errori e le omissioni sono davvero tanti, rilevabili pure da un meno che dilettante come me. Arriverei a dire, non accettabili se i libri uscissero oggi, periodo in cui abbiamo molti riferimenti, anche raggiungibili in un click, per sapere tutto di zecche e dimensioni precise di monete moderne e diffuse come quelle trattate. Eppure, ciò vuol dire che il "mio" mondo di collezionista è migliore di quello di cinquanta, sessant'anni fa, che non ho conosciuto? Ovviamente è impossibile rispondere a questa domanda, ma una indicazione l'ho trovata nelle introduzioni, scritte dall'autore stesso: dove non sono praticamente mai presenti riferimenti al valore venale dei pezzi, ad esempio, ma tanti sono i richiami all'amore, alla passione per le monete come veicolo di storia e, soprattutto, alla curiosità. Bobba dice di aver scelto temi, che forse oggi risulterebbero troppo vasti e farebbero storcere il naso ai collezionisti "professionali", perché sicuro che la varietà dei tipi, i molti Paesi rappresentati, avrebbero suscitato l'interesse del lettore, che a partire da una semplice moneta può giungere ad approfondire e conoscere eventi e storie di Nazioni anche molto lontane dall'Italia. Trasuda, in quelle poche righe, un amore per il Sapere, una conoscenza di ciò che anima (e rende felice) il collezionista che forse opere più moderne, e discussioni sul fatto che il tal grading debba essere MS/PR-63 o MS/PR-64, non riescono del tutto a restituire. E allora: ringrazio la mia epoca, che mi permette di acquistare questi e altri libri comodamente da casa, in posti che non potrei mai raggiungere fisicamente, e grazie alla quale posso accedere a migliaia di informazioni su ciò che mi interessa. Mi chiedo, però, se tutte queste informazioni riusciamo a gestirle correttamente, e provo ammirazione, che non vuole essere vuota nostalgia, per chi, con meno mezzi a disposizione, riusciva a veicolare passioni, curiosità, sentimenti e cultura.3 punti
-
E su questo (parafrasando la famosa frase dell'Amleto), pur non essendoci mai stato, avevo pochi dubbi. In tutte le classifiche su ricchezza, qualità della vita, funzionamento dei servizi, diritti e uguaglianza, ecc., ecc., il paese è sempre ai primissimi posti. Quello che non sapevo, o a cui forse non avevo mai pensato, è che questo "buono" interessa anche un oggetto assai diffuso anche in Italia, il cui uso però viene spesso, a torto o a ragione, contestato (anche qui nel forum). Sto parlando del famoso (o famigerato? ) metal detector strumento usato da oltre 5.000 danesi (su 6 milioni di abitanti) che puntualmente consegnano quanto trovato al Museo Nazionale di Copenaghen, che ora li ringazia con una mostra. https://www.artribune.com/dal-mondo/2023/05/danimarca-metal-detector-mostra-copenhagen/?utm_source=Newsletter Alcuni estratti dell'articolo che potete leggere integralmente nel link qui sopra, che ho trovato particolarmente significativi: "La storia dei ritrovamenti in Danimarca è molto antica e inizia con una legge del 1241, con cui si stabiliva che ogni oggetto in oro e argento senza proprietario appartenesse al Re. Per molto tempo la strategia è stata quella di fondere tutto, poi dal XVII secolo la Corona ha cominciato a collezionare reperti da mostrare alle altre famiglie reali seguendo una moda europea. Oggi nulla di tutto questo appartiene più alla monarchia ma al Museo Nazionale, che riceve le scoperte dai musei locali, dove i detectorist le consegnano. La regola stabilisce che tutti gli oggetti risalenti a prima del 1536 vadano consegnati al museo più vicino, dopo quella data lo stesso vale solo per gli oggetti d’oro e i grandi reperti d’argento." "L’arrivo dei metal detector negli Anni Ottanta del secolo scorso ha segnato una svolta nel settore, grazie alla lungimiranza dei dirigenti museali dell’epoca. 'Hanno stabilito una connessione con le persone attraverso i musei locali e la strategia ha avuto un ampio successo. E credo che questo abbia creato un terreno fertile per la fiducia tra i dilettanti e i professionisti'. Mentre in molti Paesi questa pratica veniva vietata, in Danimarca i detectorist sono diventati una risorsa e hanno cominciato a contribuire alle mostre con gli oggetti ritrovati, trasformando le ricerche in un evento sociale da condividere con altri appassionati." "I detectorist sanno che, una volta trovato un reperto, non bisogna pulirlo, per evitare di danneggiarlo. Va solo inserito in una busta di plastica e portato nel museo locale più vicino, che si occuperà di destinarlo alla sede nazionale. Ai veri detectorist l’idea di tenere i reperti per sé senza consegnarli non è mai balenata per la testa: chi sceglie di farlo non è benvenuto nella comunità. C’è una sorta di aspetto sociale che porta a rispettare le regole. Per questo quasi non esistono persone che non hanno consegnato gli oggetti”. In misura minore contribuisce anche la ricompensa per i reperti che il Museo Nazionale conserva senza rispedirli al mittente. Nell’ultimo anno la Danimarca ha pagato ai detectorist oltre sei milioni di corone (circa 800mila euro), per una media di 50 euro a oggetto. In ogni caso si tratta di cifre abbastanza degne da non spingere a vendere gli oggetti sul mercato nero." Qualsiasi confronto con quanto accade in Italia sarebbe impietoso per noi, sia per quel che riguarda la lungimiranza da parte delle istituzioni, che anche (se non soprattutto) il senso di responsabilità civica dei detectoristi. Un binomio, lungimiranza e senso civico, da noi, temo, difficilmente praticabile, e non solo in questo campo petronius3 punti
-
Sono tutti concordi sull'R3 ( Magliocca, Gigante e Nomisma ). In realtà la 1825 ( basandomi sui passaggi ) è più rara ( direi anche più rara del 1828 ).3 punti
-
Buon pomeriggio, sempre dall'ultima asta Varesi 81, condivido l'esemplare in oggetto con descrizione di Catalogo e relative foto: VITTORIO EMANUELE III (1900-1946) 5 Lire 1926 "Aquilotto", Prova Roma P.P. 227 Luppino PP173 Mont. 214 Ag g 4,99 mm 23 RRR Con bigliettino di vecchia e prestigiosa raccolta, manoscritto da Vico D'Incerti. Ex Celati, 1930, Lire 300. FDC Personalmente piace molto. Saluti.2 punti
-
Buonasera, come promesso, condivido due esemplari asta Varesi 81: Lotto 661 VITTORIO EMANUELE III (1900-1946) 1 Lira 1915 "Quadriga" Prova Roma P.P. 258 Luppino PP197ter Mont. 338 Ag g 4,99 mm 23 RRR • Con bigliettino di vecchia e prestigiosa raccolta, manoscritto da Vico D'Incerti. Ex Celati, 1930, Lire 225 FDC Lotto 662 VITTORIO EMANUELE III (1900-1946) 1 Lira 1915 "Quadriga" Prova di Stampa Roma P.P. 259 Luppino PP198 Mont. 339 Ag g 5,00 mm 23 RRR • Con bigliettino di vecchia e prestigiosa raccolta, manoscritto da Vico D'Incerti. Ex Celati, 1930, Lire 20 FDC Resto in attesa di vostri commenti e/o suggerimenti, e pongo una domanda: quale è la differenza tra “PROVA” e “PROVA DI STAMPA” ? Grazie infinite. Lotto 661 Lotto 6622 punti
-
Buongiorno a tutti, inizio la mia settimana Numismatica sotto la Corona Borbonica. Nel fine settimana ho passato a rassegna i miei 10 Tornesi di Ferdinando II. Devo dire che fanno la sua bella figura nel vassoio, certo ci sono delle caselle vuote che andrebbero riempite, non sono un completista ma diciamo un discreto accumulatore seriale. Non disdegno i doppioni ma nemmeno qualche annata mancante se capita l'occasione di innamorarmi. Ho però realizzato che ci sono sicuramente delle annate rare, altre molto rare e altre (questo mi intriga di più) che non sono nemmeno menzionate nei cataloghi o sul web. Vengo al punto 1. Millesimo 1834 Anno particolare di produzione dove la fa da padrona una marea di Piastre con continua comparsa e presenza di esemplari con varianti. Ma ed eccomi alla mia riflessione... Il 10 Tornesi 1834 Chi lo ha visto? Ne discutevo con amici del Forum in privato. La risposta nel Magliocca e Nel Gigante grazie @giuseppe ballauriper avermi segnalato cio che andiamo a riassumere: Il 10 Tornesi 1834 è già citato da Cagiati e D'Incerti. Il Gigante e Magliocca scrivono che probabilmente esistono 2 esemplari nella Collezione Neumann uno con stella a 5 punte, uno con rosetta a 5 petali. Mai comparso comunque. Se qualche anima Pia ne sa qualcosa in più o magari ha la fortuna di avere qualche foto o un disegno per favore interagisca. Punto 2 Millesimi 1842 e 1843 Cosa sappiamo? Di questi non ho trovato nulla, o magari non ho cercato bene, unica sicurezza che nei testi da me consultati non sono menzionati. Esiste documentazione che ne parli? O del perché non furono coniati? Anche per queste due annate ci sono gli altri tagli e mi chiedo il perché non siano stati coniati i pezzi da 10. Se esiste già una discussione simile per favore me la segnalate ed ignorate la mia. In caso contrario tirate fuori i vostri pezzi. Saluti Alberto2 punti
-
Salve. Lega di metallo bianco: 18,7 g, 35 mm. ACLI è l’acronimo di ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI e il logo attuale delle associazioni è un esagono con all’interno un libro, una croce, una vanga e un’incudine. La forma esagonale ricorda le celle degli alveari in quanto le Acli sono considerate le “Api operaie della Dottrina Sociale della Chiesa”. Le raffigurazioni all’interno dell’esagono sono una stilizzazione di quelle dello stemma originale del 1945 e raccontano un po’ la storia delle Acli. Gli elementi del lavoro dell’uomo rappresentano la centralità del lavoratore, il libro richiama l’importanza della cultura e della formazione, e la croce simboleggia l’identità cristiana e l’appartenenza alla Chiesa. apollonia2 punti
-
Buona sera Oppiano. Mi sembra che abbia fatto un "saccheggio" in questa asta, complimenti, una moneta più bella dell'altra! Considerazione forse un po' scontata e banale è che le prove sono per me molto interessanti perché si possono percepire i rilievi senza usure di conio ed acciacchi vari dovuti alla produzione. Cordialità Gabriella2 punti
-
Hi @mty1805 Maybe this is correct if you see nomista catalogue on the web at “type” they are both classified as “pattern” but in the description you see trial strike or pattern maybe some professionals in the forum can be more helpful! see the link below https://en.numista.com/catalogue/italie-1.html2 punti
-
L’eruzione, certo, ma anche le continue scosse di terremoto. Ecco come sono morti gli abitanti dell’antica Pompei, in una complessità della tragedia che emerge sempre di più mentre viene studiata con metodologie più avanzate. Gli ultimi due scheletri di ritrovati, vanno ad aggiungere un nuovo tassello al mosaico della storia degli abitanti ritrovati dal XVIII secolo ad oggi, e stiamo parlando di ben oltre mille di loro, di tutte le classi sociali. Due persone, quindi, individuate durante uno scavo nell’Insula dei Casti Amanti, vittime di un terremoto che ha accompagnato l’eruzione, sotto il crollo di un muro avvenuto, scrivono dal Parco archeologico di Pompei, in una delle fasi dell’eruzione del 79 d.C., che, secondo le stime più recenti da parte degli archeologi, causò la morte di almeno il 15-20% della popolazione. GUARDA IL VIDEO SUGLI SCAVI ALL’INSULA DEI CASTI AMANTI A POMPEI: I dati pubblicati dall’E-journal degli scavi di Pompei suggeriscono che i due individui, probabilmente maschi di almeno 55 anni, siano morti a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio. Sono tra l’altro emerse tracce di materiale organico, forse un involto di stoffa. All’interno sono state trovati vaghi di collana e sei monete, di cui sotto riportiamo la descrizione. Nella stanza sono emersi anche alcuni oggetti, a cominciare da un’anfora appoggiata verticalmente alla parete nell’angolo vicino a uno dei corpi e una serie di vasi, ciotole e brocche allineata alla parete di fondo. L’ambiente adiacente ospita un bancone da cucina in muratura, temporaneamente fuori uso al momento dell’eruzione. La preparazione di calce rinvenuta in siti indica che si stavano compiendo lavori in muratura nelle vicinanze. Le monete e gli oggetti: All’interno del possibile involucro in stoffa di cui si accenava sopra sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo (due sesterzi, un asse e un quadrante), erano anch’esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio. “La cosa più impressionante – scrivono dal Parco archeologico – è l’evidenza dei danni subiti da due pareti, probabilmente, a causa dei terremoti che hanno accompagnato l’eruzione. Parte della parete sud della stanza è crollata colpendo uno degli uomini, il cui braccio alzato rimanda forse alla tragica immagine di un vano tentativo di proteggersi dalla caduta della muratura. Le condizioni della parete ovest, invece, dimostrano la forza drammatica dei terremoti contestuali all’eruzione: l’intera sezione superiore si è staccata ed è caduta nella stanza, travolgendo e seppellendo l’altro individuo”. Sulla superficie del bancone si trova “un mucchio di calce in polvere in attesa di essere impiegata in attività edilizie, il che suggerisce che al momento dell’eruzione si stavano effettuando delle riparazioni nelle vicinanze. Lungo la parete della cucina si trova una serie di anfore cretesi, originariamente utilizzate per il trasporto del vino. Sopra il bancone della cucina, le tracce di un santuario domestico sotto forma di un affresco che sembra raffigurare i lares della casa e un vaso di ceramica parzialmente incassato nel muro che potrebbe essere stato utilizzato come ricettacolo di offerte religiose. Accanto alla cucina, inoltre, una stanza lunga e stretta con una latrina, il cui contenuto sarebbe defluito in un canale di scolo sotto la strada”.2 punti
-
Il "collezionare" ha sempre delle motivazioni profonde, talvolta apparentemente inspiegabili, inconsce. Anche la scelta della/e monetazioni di riferimento e passione è talmente soggettiva e imperscrutabile che neanche i diretti interessati, nella maggior parte dei casi, sanno dare un spiegazione logica, razionale ai loro bisogni e desideri. In una considerazione prettamente numismatica concordo con Scudo, qualunque tipologia è degna di considerazione e rispetto. I marenghi italici rappresentano per me l' inizio del mio lungo percorso numismatico (da quando mio zio Gino me li donava con affetto). Date comuni, ma in alto grado di conservazione e, memore di quanto vissuto, consiglio ai giovani collezionisti di non porsi falsi problemi sugli obbiettivi da raggiungere (o palesemente irraggiungibili). Che continuino a coltivare, giorno dopo giorno, le loro passioni (non solo numismatiche) con costanza, impegno e intelligenza: i risultati, con il passare del tempo, saranno sempre, comunque, gratificanti. Comunque penso che mai, nella vita, i giovani debbano "autocensurarsi" in termini di conoscenza e risvolti economici apparentemente proibitivi. Come disse Nietzsche "Quando si arriva alla Meta la si supera, anche". Cari saluti, SANTI2 punti
-
Da giovane collezionista, ritengo che la questione della disponibilità economica - come già ricordato nei precedenti interventi - sia centrale, in generale e soprattutto se si vuole collezionare i marenghi. Personalmente, per ovviare al problema, ho separato il problema lasciandolo al mio "io" futuro. In particolare, da qualche anno colleziono monete della zecca della mia città, Bologna, che mi permettono di contenere le spese a poche decine di euro per moneta (epoca comunale e, se riesco, monete delle signorie). Parallelamente, porto avanti una collezione di monete di VEII limitandomi ai moduli di argento e rame comuni o che comunque non comportino una spesa eccessiva per non sforare il - risicato - budget Al momento, dunque, se avessi ad esempio la possibilità di spendere 400 euro, preferirei utilizzarli per acquistare diverse monete delle due monetazioni che seguo, dedicandomi piuttosto allo studio dei marenghi (e non solo) per familiarizzare con tali moduli, sperando negli anni futuri - con maggior disponibilità economica - di poterli acquistare conoscendone la storia e apprezzandone il valore, svincolandomi da quello prettamente economico che, ad oggi, è rilevante (decidendo magari di comprare marenghi più o meno comuni e nell'ambito del BB-SPL).2 punti
-
2 punti
-
Salve. Condivido la mia piastra 120 grana del 1766 di Ferdinando IV. Saluti.2 punti
-
Complimenti Raffaele @Raff82 per la new entry. Bella conservazione e soprattutto molto rara. Probabilmente la Piastra più rara di Francesco I°. Dal 2010 si contano infatti 5 passaggi in asta ( compreso quella presente in vendita nella "Civitas Neapolis" ) e la tua. Naturalmente è probabile che chi legge possa integrare questo dato e condividerne altre. La monetazione Borbonica riserva sempre delle sorprese: il millesimo 1825 ( il più comune ) presenta pochissime Reimpresse. Il 1826, più raro, molte di più. Nei Manuali/Cataloghi le reimpresse ( 1825-26 ) sono accomunate da uno stesso grado di Rarità ( R3 ). A mio parere andrebbe rivisto. Saluti a tutti ed ancora complimenti Raffaele per aver completato la serie delle Piastre di Francesco I°. Beppe2 punti
-
Latona ci guarda di nuovo dall’alto nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia Tuccio Sante Guido illustra il restauro della scultura che svettava in cima al Tempio di Portonaccio a Veio Il 19 maggio, giorno del ritrovamento nel 1916 dell’Apollo di Veio, saranno presentati i primi dati, ma sarà per le Giornate europee dell’archeologia (16, 17 e 18 giugno) che verrà esibita la Latona restaurata per la prima volta dopo la sua ricomposizione risalente a circa ottant’anni fa. Si completa così l’intervento sulle grandi sculture acroteriali del Tempio etrusco di Portonaccio a Veio dedicato a Menerva, che in origine vedeva sfilare 12 statue fittili sul colmo del tetto a doppio spiovente, ognuna sulla sua base di terracotta dipinta. La visione era dal basso, contro il cielo, ma la raffinatezza dei particolari di ogni singolo pezzo giunto fino a noi, nonostante la collocazione a 12 metri di altezza, impressionò da subito il mondo intero. Le storie sono tutte relative ad Apollo, e il probabile riconoscimento e interpretazione della scena, Latona, madre di Apollo, con il piccolo dio in braccio mentre tira con l’arco contro Pitone, derivano essenzialmente dai frammenti di una statua di serpente trovati in loco. Latona venne scoperta, a parte alcuni frammenti nel 1916, durante la campagna di scavi del 1939-40 che aveva diretto Massimo Pallottino. I circa 250 frammenti rinvenuti furono quindi rimontati e integrati dal restauratore Augusto Falessi, ma senza la testa che venne trovata anni dopo e integrata solo negli anni ’50, probabilmente in occasione del riallestimento del museo voluto dall’allora direttore Renato Bartoccini e affidato all’architetto Franco Minissi. La Latona di Veio in un allestimento storico Con il coordinamento di Miriam Lamonaca e il contributo dello Studio legale Carbonetti, il restauratore Tuccio Sante Guido, che ha già messo mano alle sculture di Eracle e Apollo, ha scelto di non smontare il restauro ormai storicizzato ma di riadattarlo per ovviare alle evidenti sproporzioni soprattutto della zona del mento troppo pronunciato e del collo troppo alto, che dava alla testa un’eccessiva inclinazione all’indietro. È stata rispettata la visione dal basso con cui le sculture furono ideate in origine, «il collo, spiega Sante Guido, è stato rilavorato in quattro fasi, e vari altri elementi sono stati rimodellati secondo forme e proporzioni desunte dall’Apollo, come il cadere delle trecce, di cui esistevano la parte bassa e gli attacchi, mentre prima i capelli erano solo abbozzati». La pulizia delle superfici, aggiunge Lamonaca, ha rivelato una differenziazione di colori più marcata, come per l’orlo della veste, che rende la figura molto più leggibile. E le pennellate ritrovate, che accompagnano le pieghe plastiche del mantello, insieme ai particolari del copricapo, restituiscono un intento pittorico sorprendente, un senso di morbidezza delle stoffe quasi assente nelle altre statue. Per quanto, come si deduce nel modo di modellare l’argilla, l’artista sia lo stesso: un seguace del geniale Vulca di una o due generazioni seguenti, identificato da Giovanni Colonna nel «Veiente esperto di coroplastica», a cui Tarquinio il Superbo commissionò la quadriga sul tetto del Tempio di Giove Capitolino inaugurato nel 508 a.C. La Latona di Veio dopo il restauro Le vecchie reintegrazioni a tinta neutra sono state tutte riqualificate a puntinato per una migliore lettura dell’opera, come nell’Apollo e nell’Eracle. «Non inventiamo nulla, precisa Sante Guido, tutto è perfettamente documentato ed è semplicemente ripreso o per simmetria o per completezza», nell’ottica di una concezione del museo che deve comunicare a tutti, non solo agli esperti. Latona, aggiunge il direttore del museo Valentino Nizzo, in futuro sarà rimontata su una delle basi originali in terracotta, oggi conservate all’Università «La Sapienza», da cui arriverà anche la base terminale sul frontone, l’unica decorata a nimbi, che probabilmente doveva reggere una figura emblematica come Zeus, di cui però non è rimasto nulla. Nizzo ha inoltre un sogno ambizioso, un progetto non ancora finanziato (9 milioni), elaborato con la Facoltà di Architettura dell’Università «La Sapienza», di riallestimento del museo e ricollocazione dei capolavori di Portonaccio «per ricreare, per quanto possibile, attraverso la rimozione di alcuni solai, l’originale effetto di visione dal basso, uno spaccato del tempio in asse visivo con il Sarcofago degli sposi (che presto sarà restaurato), e una pedana che consenta di girarci attorno». https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/latona-ci-guarda-di-nuovo-dall-alto-nel-museo-nazionale-etrusco-di-villa-giulia/142138.html Verrà restaurata la Latona del Tempio di Portonaccio Tra le più famose opere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, la statua è un capolavoro della fine del VI secolo a.C «Latona con il piccolo Apollo in braccio minacciata dal serpente Pitone» (Fine VI secolo a.C). Era il 18 maggio 1916 quando le sculture di Eracle e Apollo tornarono alla luce dopo circa 2.500 anni con la loro policromia ancora perfetta, destando stupore e ammirazione nel mondo. Il gruppo fittile che decorava la sommità del tempio di Portonaccio a Veio dedicato a Menerva (corrispondente alla romana Minerva), tra le più famose opere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, circa 15 anni fa è stato restaurato da Tuccio Sante Guido, che ora si dedicherà alla statua di Latona facente parte dello stesso complesso, rinvenuta in decine di frammenti decenni più tardi. Il restauro a cantiere aperto, reso possibile dal contributo dello Studio legale Carbonetti e coordinato da Miriam Lamonaca, partirà dalla pulitura delle superfici; quindi rimodellerà le parti mancanti integrate alla metà degli anni ’50 in forme non corrette, che offuscano i tratti gentili della dea: in particolare la parte dalle spalle al mento, con il collo troppo lungo e sottile rispetto alle proporzioni della statua, la mascella troppo pronunciata, i capelli solo accennati; e si concluderà con una reintegrazione cromatica, per favorirne la lettura. L’intervento, abbastanza delicato, sarà preceduto da una lunga serie di indagini diagnostiche tra cui fotografie a luce radente, a infrarossi e ultravioletti per analizzare le superfici, radiografie per capire la natura della struttura metallica interna, una scansione in 3D che si estenderà anche alle sculture di Apollo, Eracle e Hermes. La Latona con il piccolo Apollo in braccio minacciata dal serpente Pitone è un capolavoro assoluto dell’arte etrusca della fine del VI secolo a.C, opera di un maestro anonimo che subito dopo sarà chiamato da Tarquinio il Superbo per decorare il più grande tempio di Roma, quello della Triade Capitolina sul Campidoglio. «Finalmente, sottolinea il direttore del museo Valentino Nizzo, si avvia un cantiere che volevamo partisse fin dal primo giorno del mio insediamento qui a Villa Giulia». https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/verr-restaurata-la-latona-del-tempio-di-portonaccio/139511.html2 punti
-
Interessante, ma bisognerebbe fare un bagno di realtà 1- la numismatica è talmente vasta che è fisiologico che i giovani (ma non solo) abbiano solo l'imbarazzo della scelta nel cosa collezionare 2- come si è già accennato il fattore economico è essenziale: se non puoi spendere molto (soprattutto agli inizi) come si possono collezionare monete d'oro ? È fattuale. Poi le monete d'oro in BB andranno perse nei comproro ? Sì, certamente, se frutto di reato. Altrimenti non è così conveniente.2 punti
-
Un progetto di una moneta assomiglia più a un prototipo che poi non è mai entrato in produzione2 punti
-
Salve posto le foto di quello che sembra il ritaglio dell’affrancatura di una busta conservata da mio nonno e sono a richiedere ai più esperti maggiori informazioni e se possa avere un interesse collezionistico! Ringrazio in anticipo chi mi aiuterà. Cordialità1 punto
-
1 punto
-
Complimenti una bella liretta anche se non in conservazione eccelsa spuntata ad un ottimo prezzo! Un vero affare da ciotola1 punto
-
@gennydbmoney Provo a classificare la prima. Potrebbe essere la RIC VIII 44, tipo questa: Ae2 Constance II (nummus-bible-database.com) Dovrebbe essere una AE2, ma come detto, occorrerebbero i dati di diametro e peso. Ciao da Stilicho1 punto
-
Che io sappia sí. Superato un tot di tempo non si può piú modificare. Sí almeno un giorno1 punto
-
Nell' articolo di academia.edu , Giovanni Schioppo ipotizza di riconoscere nel volto dell' africano l' immagine di Annibale , e' possibile , pero' lo ritengo poco probabile per alcuni motivi . 1 l' aspetto del dritto e' inequivocabilmente quello di un africano : volto , capelli e labbra non lasciano praticamente dubbi sull' origine etnica 2 l' autore del conio potrebbe semplicemente aver voluto rappresentare nella moneta l' idealizzazione di un africano generico che probabilmente colpi la sua fantasia artistica , tanto diversa dalla propria . 3 esiste , forse , una reale rappresentazione di Annibale in una moneta spagnola conservata a Barcellona , ben diversa dalla supposta rappresentazione annibalica della moneta della Val di Chiana . 4 immagini artistiche di genti fenicie , semitiche , portano a non riconoscere nell' uomo della moneta il profilo di Annibale . In foto la supposta moneta con l' immagine di Annibale e un principe fenicio1 punto
-
Si tratta di un 4 MON Giapponese (Shin Kan Ei Tsu Ho ) nuovo conio. Questa moneta viene anche chiamata "juichi nami" 十一波 (11 onde) per le incisioni caratteristiche sul retro. Dalle incisioni posso datarla all'epoca Meiwa-sen (1769-1788) prodotta da Sendashinden a Fukagawa Edo, provincia di Musashi. Non si tratta della versione "Fu ei" ふ永 quindi molto comune (Codice O329 JNDA 133.75)1 punto
-
Bisognerebbe consultare un catalogo in inglese, per essere sicuri di usare la terminologia tecnica appropriata. Dovrei avere qualcosa in biblioteca, ma sono in viaggio per un po’ non avrò accesso!!1 punto
-
Grazie mille Genny, molto gentile. Grazie anche a te didrachm. Saluti Raffaele.1 punto
-
Caro Scudo, oltre le evidenti competenze numismatiche noto che nei suoi commenti Lei esprime (sempre) una "dinamicità intellettuale" che, mi scuso per l' equiparazione, definisco di matrice "futurista" (a me personalmente molto cara). Complimenti. Un cordiale saluto, SANTI1 punto
-
stile del busto e della ghirlanda... e stile in generale ... ci vuole un po' di esperienza per questo1 punto
-
1 punto
-
mi capita d'imbattermi nel tema della tutela dei beni culturali, in senso lato, per motivi di lavoro, e penso che sia il caso fare chiarezza: i beni culturali godono di particolare tutela, per questo la loro circolazione è regolamentata a livello europeo e dei singoli stati. riporto alcuni passi salienti: Regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008 , relativo all'esportazione di beni culturali (Versione codificata) Articolo 1 Definizione "Fatti salvi i poteri degli Stati membri ai sensi dell'articolo 30 del trattato, per «beni culturali» s'intendono, ai fini del presente regolamento, i beni elencati nell'allegato I." https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv%3AOJ.L_.2009.039.01.0001.01.ITA&toc=OJ%3AL%3A2009%3A039%3AFULL#ntr1-L_2009039IT.01000101-E0001 L'articolo 30 nella versione consolidata attuale è divenuto il 36: Articolo 36 (ex articolo 30 del TCE) "Le disposizioni degli articoli 34 e 35 lasciano impregiudicati i divieti o restrizioni all'importazione, all'esportazione e al transito giustificati da motivi di moralità pubblica, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di tutela della salute e della vita delle persone e degli animali o di preservazione dei vegetali, di protezione del patrimonio artistico, storico o archeologico nazionale, o di tutela della proprietà industriale e commerciale. Tuttavia, tali divieti o restrizioni non devono costituire un mezzo di discriminazione arbitraria, né una restrizione dissimulata al commercio tra gli Stati membri." https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:12012E/TXT:it:PDF LA discriminazione arbitraria non si configura perché come si legge nella risposta della Commissione per le peetizioni del Parlamento Europea ad una petizione riguardante proprio il tema in questione: "L'articolo 35 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea vieta restrizioni quantitative all'esportazione fra gli Stati membri e qualsiasi misura di effetto equivalente. Ciononostante, ai sensi dell'articolo 36 del TFUE, queste disposizioni lasciano impregiudicati i divieti o restrizioni all'esportazione giustificati da motivi di protezione del patrimonio artistico, storico o archeologico nazionale. L'articolo 36 del TFUE stabilisce altresì che tali divieti o restrizioni non debbano tuttavia costituire un mezzo di discriminazione arbitraria, né una restrizione dissimulata al commercio tra gli Stati membri. Pertanto l'obbligo degli Stati membri di proteggere il patrimonio nazionale può giustificare misure che ostacolano l'esportazione. La definizione esatta di "patrimonio nazionale" si presta a varie interpretazioni; di conseguenza, pur essendo chiaro che gli articoli che rientrano in questa categoria devono avere un reale valore artistico, storico o archeologico, spetta agli Stati membri decidere in merito all'assegnazione alla suddetta categoria. Ne consegue che gli Stati membri impongono restrizioni diverse all'esportazione dei beni culturali, e che tali restrizioni - e le relative procedure amministrative, quali ad esempio la compilazione dei moduli di dichiarazione e la fornitura di documenti giustificativi - sono generalmente considerate giustificate ai sensi dell'articolo 36 del TFUE. " https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2009_2014/documents/peti/cm/911/911603/911603it.pdf Più in generale il tema è già stato affrontato nella COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO RELATIVA ALLA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO, STORICO 0 ARCHEOLOGICO NAZIONALE NELLA PROSPETTIVA DELLA SOPPRESSIONE DELLE FRONTIERE INTERNE NEL 1992. "Si può dubitare del fatto che tutte queste legislazioni rispettino integralmente I limiti tracciati dal diritto comunitario, ma È in ogni caso Innegabile che esse rientrano, almeno in parte, nel diritto comunitario vigente. In altri termini, il diritto comunitario attuale - a prescindere dall'istituzione del mercato Interno- permette di applicare misure nazionali che vietano o restringono l'uscita di beni culturali, a condizione che esse rispettino I limiti da esso tracciati." (p.3-4) https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:1989:0594:FIN:IT:PDF1 punto
-
1 punto
-
@gennydbmoney @caravelle82 @Illyricum65 @Litra68 ho creato una nuova discussione in Identificazioni trasferendovi i post di genny (e seguenti) al quale chiedo, se possibile, di inserire i dati ponderali delle monete, per facilitarne l'attribuzione.1 punto
-
Ciao Alberto, @Litra68 Cominciamo a prendere in considerazione il millesimo 1834. In questo anno si coniò un numero ingente di Piastre, come dimostra la facilità nel reperire tale moneta e soprattutto nell'enorme numero di Varianti/Curiosità della stessa. Le altre monete d'argento sono piuttosto rare ( Mezza Piastra R -Tarì R4 – Carlino R3/R4 – Mezzo Carlino: non emesso ). Può essere spiegato con il fatto che gli addetti alla Zecca fossero occupati quasi esclusivamente nella coniazione delle Piastre. La monetazione in rame manca totalmente, con l'eccezione del 10 Tornesi che è riportato dal Cagiati e successivamente dal D'Incerti. Il Cagiati è abbastanza preciso, citando la Collezione Neumann ed il numero di archivio. Un dato di fatto è però certo: la moneta non è mai comparsa, non esistono documenti e/o fotografie che possano attestare l'esistenza della stessa. La stessa Collezione Neumann, se si svolgono delle ricerche sembra non esistere. A questo punto si ritorna al quesito: “ Perchè nel 1834 non furono coniate le monete in lega di rame?” Avanzerei delle semplici ipotesi. Nel 1834 Re Ferdinando appoggiò esplicitamente Don Carlos nella prima Guerra Carlista a discapito di Isabella II° che risultò il “cavallo vincente”. Si inimicò Francia ed Inghilterra che appoggiavano la futura Regina, oltre naturalmente alla Spagna. E' possibile pensare ad un boicottaggio di queste potenze nelle materie importate? Secondo il mio parere è una ipotesi da scartare perchè non spiegherebbe la grande disponibilità di argento e quindi la grande tiratura delle Piastre con questo millesimo. Altro fatto degno di nota è l'eruzione del Vesuvio, ma da fonti storiche, non sembra abbia causato danni a Napoli e quindi problemi tecnici alla Zecca. A mio parere l'ipotesi più probabile è che si comprese l'evidente carenza di Piastre nel circolante e quindi la Zecca era “sotto pressione” per coniare questo nominale al contrario delle monete in rame che erano ritenute sufficienti. Stessa supposizione per le annate mancanti 1842-43. Probabilmente negli anni 1838-39-40 furono coniate molti 10 Tornesi, pertanto si ravvisò che, per qualche anno, non fosse necessario coniare tale moneta. Saluti a tutti1 punto
-
Giov60 al post n.51 mi sembra abbia dato una risposta alla monetina in questione abbastanza veritiera1 punto
-
misterioso ma molto carino in mano questo minuscolo bronzetto repubblicano (quadrante ?) . Al dritto testa di zeus o di un magistrato romano? Al rovescio biga al trotto guidata da nike e poi legenda al contorno parte alta (io leggo) MENA nella parte bassa INON e al centro (sotto le zampe dei cavalli) un simbolo di uno sgabello ?. Spero che qualcuno di voi riesca ad identificare cosa sia questo bronzetto, grazie, diametro 20mm 3,65gr h121 punto
-
devo provare a confrontare i risultati, diciamo che con lo scanner il risultato non è variabiale come potrebbe essere la foto fatta con smartphone che può uscire meglio o peggio... ps. fatta la prova...misa' che vado di scanner anch'io d'ora in poi... smartphone scanner scanner e PP (aumento esposizione)1 punto
-
Il Forum fa il suo “dovere”!! Internet ampia gli spazi conoscitivi. I giovani devono essere guidati anche per evitare fenomeni di sovraccarico informativo.1 punto
-
Un giovane, educato e pure interessato alla numismatica: cosa vogliamo di più ? @Vel Satiesquando ho scritto che ci sono moltissimi giovani educati questa è la conferma.1 punto
-
.... Come ti invidio. Se avessi le possibilità sarei circondato da tutto ciò che è etrusco... Comunque una monetina, una sola dovresti prenderla (tutto in modo legale conforme alla legislazione vigente!). Non c'è bisogno di spendere dei capitali. Anch'io, dopo anni e anni ci sono riuscito:1 punto
-
Mi consenta ma sono totalmente in disaccordo con quanto da lei affermato. Trovo giusto che lo Stato intervenga e punisca in maniera esemplare chi compie scavi illegalmente, deturpando in maniera irreversibile il nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Tuttavia, non credo sia giusto mettere sulla graticola l'intera categoria dei collezionisti, demonizzandola in maniera così gratuita. Non credo debba essere ritenuto un crimine se qualcuno desidera comprare una moneta antica in un'asta o da un venditore che ne certifichi la lecita provenienza. Ricordo che il collezionismo numismatico esiste da secoli (anche il buon Petrarca le raccoglieva) e tanti privati, con le loro pubblicazioni/studi, hanno contribuito in maniera importante alla scoperta e divulgazione di numerosi aspetti legati a varie monetazioni. Inoltre, diverse collezioni private sono finite in mano a musei, entrando a far parte del patrimonio dello Stato. Qualora il collezionismo privato venisse, di fatto, messo al bando sarebbe una grave perdita, in quanto verrebbe a mancare quell'interscambio che da sempre garantisce una fonte di arricchimento culturale. P.S. Ci tengo a precisare che non colleziono monete antiche, anche se ne apprezzo il fascino.1 punto
-
Ne metto un paio anch'io anche se le foto non sono straordinarie come le vostre :( .1 punto
-
Questa è una moneta che ha preso una patina a mio avviso fantastica.. Vi piace?1 punto
-
Si. E' un peso per l'ungaro o ongaro: il re regge con la destra il globo con la croce e con la sinistra una piccola alabarda. Saluti Gzav1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
