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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/02/23 in tutte le aree
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Ciao a tutti, oggi condivido con voi un mio denario di Plautilla: provenienza Numismatica Tintinna. Ex vecchia collezione Inglese. Descrizione del venditore. Impero Romano. Plautilla, moglie di Caracalla (deceduta nel 212 d.C.). Denario. D/ PLAVTILLAE AVGVSTAE. Busto drappeggiato a destra. R/ PROPAGO IMPERI. Caracalla e Plautilla, stanti uno di fronte all'altra, si stringono la mano. RIC 362. gr. 3.45 19.00mm. R. AG. SPL.7 punti
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Auguro a tutti un buon 2 giugno (Festa della Repubblica....VENETA????😉) ed al tempo stesso vi presento l'ultimo arrivato (che bel modo di festeggiare). Si tratta di un soldino di Andrea Contarini inedito che permette a tutti di capire meglio il perchè di un particolare decreto. La moneta si presenta: Al D/ +ANDR'9TAR'DVX il Doge stante a sinistra con il vessillo, in campo a sinista iniziale del massaro che in questo caso è F (Filippo Barbarigo) Al R/ +.....IFER.VENE.... o VENE.... (per VEXILFER.VENETIA4 o VENECIA4)6 punti
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Ciao a tutti a grazie per i suggerimenti: in effetti nel 1914 la Germania ha invaso il Belgio, occupandone per alcuni anni la maggior parte del territorio, e se queste spille furono create per i soldati (tedeschi) allora è logico trovarle da quella parte del confine. Come dice sopra @wstefano avevo pensato anch'io alla "trench art" e nel documto linkato viene mostrata anche quest'immagine come " Jewelry Trench Art" e tra le croci c'è proprio una moneta belga. Devo dire che per me la vera "arte da tricea" monetale è più questa fatta con ciò che si aveva sotto mano e con strumenti più rudimentali. Nel mio (nostro) caso, direi che i dettagli sono troppo ben rifiniti - le montature delle pietre e la catenella, l'argentatura(!) - per non essere di produzione come minimo semi-professionale (senza poi chiedersi da dove avrebbero preso le gemme in trincea ) Anche grazie all'ultimo post di @numys si vede che tante sono davvero molto similli (ordine delle monete, gemme, chiusura dell'ago) azzarderei un'ipotesi dicendo che in un laboratorio venivano assemblate le spille che poi venivano donate ai militari che se le portavano a casa come trofeo della "campagna del Belgio". Se tutti siamo d'accordo, io chiuderei qui il caso! Grazie ancora a tutti. Servus Njk https://www.money.org/money-museum/virtual-exhibits/wwi/trench-art3 punti
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Ciao, condivido il mio esemplare della stessa tipologia, ovviamente non paragonabile in generale alla tua moneta 🙂 ANTONIO3 punti
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Con questo soldino (cosa unica) invece abbiamo il caso inverso. Per creare il soldino è stato usato il Rovescio di un tornesello: Si può notare come la legenda VENETIA4 sia ravvicinata e non distanziata come nei normali soldini di Andrea Contarini dando prova certa dell'utilizzo del Rovescio di un conio di tornesello per creare questo inedito soldino. In questo caso sono d'accordo con @Arka sulla casualità. In pratica rompendosi il conio di martello del soldino si è pensato bene di ricorrere in emergenza al conio del tornesello, cosa non plausibile come affermato da @417sonia vista la continuità dell'utilizzo sui torneselli della legenda S.MARCVS.VENETI.3 punti
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Segnalo l'uscita del n. 395 di Panorama Numismatico. Questo è l'indice: Gianni Graziosi, Il mito dell’uomo selvatico – p. 3 Roberto Diegi, La monetazione di tipo greco in Sicilia, 8, Anche Messina coniò proprie monete – p. 9 Realino Santone, Monete aragonesi del Regno di Napoli, Legenda inedita su un cavallo aquilano – p. 12 Angelo Cutolo, Note sul 15 grana della Reale Repubblica Napoletana con la sigla GAC/S – p. 13 Riccardo Martina, Le medaglie in ghisa fuse a Follonica sotto il Granduca Leopoldo II di Lorena – p. 21 Giuseppe Carucci, Talleri commemorativi di Ludwig di Baviera, prima parte – p. 35 A cura della Redazione, Il valore di una moneta che non c’è – p. 45 Recensioni – p. 50 Notizie dal mondo numismatico – p. 51 Emissioni numismatiche – p. 61 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 632 punti
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Cari forumisti condivido volentieri 🫢🤣 il lotto 249 dell’ultima asta Varesi 81, ultimo entrato in collezione. Tallero da 80 soldi del Leone di Carlo I Cybo Malaspina signore di Massa di Lunigiana (1623-1662), MIR 319, 39 mm, 25,62 grammi, in buon BB. Sapete quanto rifugga dalle modeste conservazioni, ma qui si tratta di una moneta di straordinaria rarità presa poco sopra ad una base letteralmente ridicola. In un piccolo studio di qualche anno fa apparso su Cronaca Numismatica (“I talleri del leone di Carlo I Cybo Malaspina”, In Cronaca Numismatica n. 216), sono illustrati in tutto sette esemplari di tallero del leone di Carlo I Cybo Malaspina per la zecca di Massa di Lunigiana. Di questi esemplari: sei sono del tipo con valore espresso in numeri romani ed uno, l’unico conosciuto, con valore espresso i numeri arabi. Questo esemplare esitato dal buon Alberto, che sono riuscito non so ancora come a prendere, presenta il valore in numeri arabi! 😳 L’ho raffrontato subito con l’esemplare apparso su Cronaca Numismatica ed è assolutamente diverso (quello è anche leggermente meglio conservato). Ne ho dedotto quindi che si tratti del secondo esemplare conosciuto col valore 80 anziché LXXX. Ho avuto l’occasione nei giorni scorsi di incontrare quasi casualmente un profondo conoscitore milanese della monetazione, tra le altre, anche di questa piccola zecca, che io definisco tra quelle da amatori e gliel’ho portata. Mi ha sgranato letteralmente gli occhi, chiedendomi dove diavolo l’avessi trovata…confermando le mie deduzioni, è proprio il secondo esemplare noto. A volte l’emozione di avere in raccolta un R5, assoluto, mancante anche nella Collezione Reale, supera quella di un bel FDC. E detto da me è tutto dire ✌️😁 Buona serata2 punti
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Visto che le Sedi Vacanti piacciono, e che se ne parla frequentemente nel forum, voglio presentare una chicca per conservazione che si trova da ormai vari anni nella mia collezione: un testone S.V. 1691. In quella SV non fu coniata la piastra, ma in compenso ben 3 tipologie di testoni con la colomba in direzione destra (capo a sinistra), ascendente e discendente. L'esemplare qui presentato è del 1° tipo (MIR 2106/1) e proviene da asta Nomisma 2012 ed ex Collezione Dolivo, Munzen und Medaillen XXVII, 15-16 Novembre 1963, lotto 836 , FdC. Il Camerlengo era il Card. Paluzzi Altieri, il cui stemma è rappresentato al diritto; al rovescio armetta Corsini.2 punti
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https://www.panorama-numismatico.com/il-5-centesimi-1913-senza-punto/ Segnalo l’articolo: Il 5 centesimi 1913 senza punto2 punti
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Grazie a tutti per le risposte, scusate per le foto, ma è la prima volta che le carico, provo ad allegarvene di nuove. Ciao, si è una gran bella serie, purtroppo ho solo questo esemplare da 5 cent e uno da 2 cent del 1917.2 punti
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Sicuramente visto l'importanza dell'errore, in quanto i soldini corrono a Venezia,nella terraferma e nelle colonie la cosa non è passata inosservata per arrivare anni dopo al decreto che istituiva il locum separatum. Ma la cosa intrigante è il massaro Filippo Barbarigo. Sappiamo della denuncia e dei vari provvedimenti emessi nei suoi confronti e tutto ciò porta a pensare che l'inizio dell'abisso da parte della zecca di Venezia sia iniziato in maniera cruciale con la sua supervisione che definere superficiale è poco. Ci troviamo di fronte ad un furbo ladro che per aggiustare i conti utilizzava soluzioni fantasiose? Bella domanda su cui indagare. Auguro buona lettura e buon 2 giugno2 punti
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Ciao @motoreavapore, il 1799 è quello con i fantasmini delle lettere al rovescio ? Ti aiuteremo a trovare le varianti che ancora ti mancano 😊 Complimenti per la famigliola ! Se non ricordo male avevamo gli stessi conii per il 1799... Ecco il mio2 punti
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Buona festa della Repubblica!! Comunque che bella discussione che ho avviato hahahah non mi aspettavo che la mia prima discussione avrebbe avuto tanto dibattito e quindi tanto successo (prima discussione ‘’impegnata’’ dato che le precedenti le feci che andavo ancora a scuola) . Vi ringrazio per i vostri preziosi commenti da cui traspare grandissima esperienza! Mi state insegnando moltissime cose.2 punti
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Sempre a proposito di "segni segreti" sulle monete borboniche... Allego la foto di un mio 10 Tornesi 1858 (D/ tutte le V sostituite da A) FERDINAND∀S / ∀TR - variante rara già catalogata.2 punti
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Salve a tutti, dalla foto della 120 Grana 1835 (legenda separata al Dritto) con conservazione migliore, postata da @LOBU, si può affermare che la tua, @magicoin ha la stessa capigliatura sul ciuffo frontale. Non si avvertono debolezze di conio. Sembra proprio che quel ciuffetto sia stato disegnato in maniera diversa, seppur con minime differenze rispetto allo standard. Concordo con @LOBU sul fatto che non possa definirsi una "variante degna di nota", ma pur sempre una variante, visto che deriva da una scelta stilistica (poco percettibile) da parte dell'incisore che, stranamente però, mantiene tutto il resto della capigliatura nel disegno standard... misteri delle monete napoletane.2 punti
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Aggiungo che con una rapida ricerca effettivamente ho trovato anch'io molto altre spille veramente molto simili con le stesse monete Questa sul noto sito addirittura pensavo fosse lei stessa e invece le date sono diverse! https://www.ebay.com/itm/184519484070 Comunque visti i molti esemplari che si trovano e che le date delle monete non superano mai il 1914 e la conservazione è sempre abbastanza incompatibile con una lunga circolazione effettivamente potrebbe trattarsi di oggetti prodotti negli anni della guerra con monete belghe magari un po' come ricordo/trofeo per soldati tedeschi che avevano combattuto in Belgio.2 punti
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Buonasera, ciao @magicoin mi piace il fatto che tu sia costantemente impegnato nella ricerca di nuove varianti... continua così! Comunque, tempo fa salvai l'immagine di questa moneta per confrontarla con delle altre Piastre 1835 legenda interrotta, proprio perché mi incuriosì la forma della testa... Alla fine, l'effige di questa 1835 è risultata essere uno dei numerosi ritratti giovanili di Ferdinando II - in questo caso - con ciuffo, naso e punta del collo leggermente diversi dal tipo base - e seppur si tratti di un conio raro - a mio avviso resta una curiosità, perché non rappresenta qualcosa di così rilevante da poterlo definire una "variante degna di nota". Riguardo la fronte ed il ciuffo, potrebbe trattarsi di un conio sporco/otturato o più semplicemente, di una leggera debolezza di conio. A proposito di ciuffi sulla fronte, ricordo che in un'altra occasione ti allegai anche un'immagine con i diversi tipi di ciuffi (in avanti, all'insù, all'indietro e con ricciolo tondo). In altre discussioni invece, abbiamo anche trattato più nel dettaglio il tema delle diverse effigi sulle piastre con volto giovanile, soprattutto tra il 1833 ed il 1836, quando evidentemente, vi è stata una più che massiccia coniazione di Piastre e di conseguenza, vi fu un'elevata produzione artigianale dei conii. Allego una Piastra 1835 che presenta lo stesso identico conio della tua, ma in uno stato di conservazione leggermente più leggibile. Allego anche un'immagine GIF comparativa con un'altra 1835 del modello base. Spero di esserti stato utile, Lorenzo2 punti
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Ecco altro esemplare di questa medaglia da poco entrato in collezione, ex Lotto 42 Asta 1213 Pandolfini 29/5/2023 così descritta in catalogo con relative foto: MARCANTONIO GIUSTINIAN (1684-1688) CVII DOGE. MEDAGLIA CELEBRATIVA CONIATA NELLA ZECCA DI NORIMBERGA NEL 1687 OPUS GEORG HAUTSCH Ar gr. 114,38 mm. 72x57 PARCERE SUBIECTIS ET DEBELLARE SUPERBOS SCIT NOBILIS IRA LEONIS Il Doge seduto in trono al centro della scena sotto un regale baldacchino è affiancato da tre consiglieri in atto di ricevere, inginocchiati in segno di resa, i fratelli Mustafà Pascià e Hassan Pascià R/ EX UTROQVE VICTOR Il Leone di San Marco vittorioso, rampante a s., con la d. brandisce una spada avvolta da ramo d’alloro e con la s. stringe un delfino, simbolo del dominio del mare. Al suolo freccia e arco spezzati. Nel taglio: SERENISSIMI LEONIS LATI SOLO SALOQUE TURCARUM VICTORIS TRIUMPHALE FLORILEGIUM 1687 Rif: Volt. 1054; Milford Heaven 88, Vannel Toderi 1990, 54. Rarissima. Eccezionale esemplare con patina di medagliere, SPL/FDC Very rare. Outstanding specimen with cabinet tone, EF/MS Questa bellissima raffigurazione costituisce una testimonianza della resa fratelli Pascià, Mustafà di Nauplia e Hassan “Bassallo di Morea”, che nel 1687 giunsero a Venezia a cospetto del Doge. Costoro, sconfitti pochi giorni prima da Francesco Morosini e terrorizzati dal castigo che sarebbe stato loro inflitto per avere perso la fortezza di Nauplia, preferirono ricevere la protezione del Doge Giustinian che, come testimonia la legenda della medaglia, li accolse con umanità.2 punti
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Facciamo un piccolo giochino...Pensate a una classica battaglia in stile giapponese tra due feudi nemici, come quelle che si vedono in alcuni film e serie TV. L'avete pensata? Beh...Scommetto che buona parte di voi ha sognato una battaglia con gli eserciti costituiti principalmente dai famosissimi guerrieri samurai, ma la realtà storica era ben diversa. Pertanto, in questa discussione analizzeremo un'ossatura "sconosciuta" degli eserciti giapponesi feudali: i fanti ashigaru. L'origine degli ashigaru Gli ashigaru, letteralmente "piedi leggeri", furono fanti impiegati nei conflitti del Giappone feudale dalla casta dei samurai. Qual è l'origine di questi fanti? Per rispondere a questa domanda bisogna dare uno sguardo alle origini dei samurai...Inizialmente i samurai servirono principalmente come arcieri a cavallo, tanto che i primi racconti non menzionano nemmeno le spade ed elogiano l'abilità con l'arco. La fanteria appiedata era costituita principalmente da agricoltori arruolati, non addestrati ed equipaggiati con i loro strumenti agricoli convertiti ad armi. Considerati dei non soldati, gli agricoltori arruolati non erano pagati e guadagnavano di razzie e bottini. Fu così che nacquero i primi nuclei di ashigaru. I contadini si resero presto conto che combattere le guerre poteva renderli più ricchi, e molti rinunciarono all'agricoltura per diventare fanti negli eserciti dei vari feudi. I primi racconti descrivono gli ashigaru come elementi pericolosi, mercenari, inaffidabili, ribelli e con un alto tasso di diserzione. È per questo motivo che gli ashigaru sono quasi sconosciuti, proprio perché gli scrittori giapponesi erano più interessati a scrivere storie sui samurai che ai mercenari contadini. Il culmine dello scempio fu il saccheggio e la distruzione di Miyako (l'odierna Kyoto) durante la guerra Ōnin (1467 - 1477). Nel periodo Sengoku (1467 - 1603) il modo di combattere cambiò dai numerosi duelli singoli al confronto tra formazioni disposte in ranghi. Pertanto, gli ashigaru diventarono la spina dorsale di molti eserciti feudali, trasformandosi a fanti semi - professionali ed equipaggiati. L'equipaggiamento degli ashigaru Come specificato precedentemente i primi ashigaru non avevano nessuna armatura e utilizzavano i vari strumenti agricoli come armi. Con l'inasprirsi delle guerre e il cambio del modo di combattere, i vari capi feudali iniziarono a equipaggiarli con armi migliori e armature economiche. Spesso erano armati con una lancia (yari) o un arco (yumi), ma molti portavano anche una spada (uchigatana) come arma da combattimento ravvicinato. Essenzialmente era una spada economica "usa e getta"; e la famosissima katana è un'evoluzione proprio di questa spada. Nel XVI secolo gli ashigaru furono equipaggiati anche con i tanegashima-teppō, un archibugio derivato da quelli portoghesi. Approfondiremo l'utilizzo delle armi da fuoco nella parte successiva. Per quanto riguarda l'armatura poteva consistere in un cappello conico (kasa), pettorali (dō), delle maniche rinforzate (kote), gambali (suneate) e cosciali (haidate). Il cappello conico poteva essere sostituito anche da un classico elmo giapponese (kabuto) o un cappuccio (tatami zukin). Nel periodo Sengoku la richiesta di armamenti aumentò a causa dei sempre più crescenti eserciti di ashigaru, aumentando così la produzione di elmi e armature semplici come la tatami. Inoltre, gli ashigaru, così come i samurai, portavano lungo la schiena un'asta con in cima uno stendardo chiamata sashimono, con lo scopo di facilitare l'identificazione durante la battaglia. Immagine da sinistra verso destra: cappello conico "kasa"; disegno recente di un gruppo di ashigaru; armatura di tipo "tatami" L'arrivo delle armi da fuoco I giapponesi utilizzavano armi da fuoco già da oltre due secoli, ma si trattava di rudimentali schioppi e cannoni derivati da modelli cinesi arcaici e superati. Come si arrivò a produrre un archibugio simile a quello portoghese? Devo dire che la storia è alquanto...bizzarra. Nel 1543 una nave cinese diretta verso l'isola di Okinawa con a bordo degli avventurieri e mercanti portoghesi fu costretta a ormeggiare nell'isola di Tanegashima a causa di una tempesta. La nave venne sequestrata e il signore dell'isola, Tanegashima Tokitaka, entrò in possesso di due archibugi. Capite le potenzialità di queste armi, Tokitaka affidò i due archibugi al suo armaiolo di fiducia, ma questo non riuscì a riprodurre il complesso scodellino dell'archibugio. Il problema si risolverà l'anno successivo, quando i portoghesi tornarono a Tanegashima portando un loro armaiolo che venne messo a servizio del daimyo dell'isola. Negli anni successivi la famiglia Tanegashima passò l'idea al potente clan Shimazu, ma in breve tempo anche altri clan si appropriarono dell'invenzione. La diffusione fu rapida e in soli 10 anni furono prodotti circa 300000 tanegashima-teppō. I samurai non disdegnarono l’uso degli archibugi, ma non si adattavano nel loro stile di combattimento. Per risolvere questo inconveniente i daimyō iniziarono a dotare i propri ashigaru con le nuove armi, anche perché richiedevano scarso addestramento per essere impiegati rispetto agli archi che servivano tanti anni di pratica. Il vantaggio degli archibugi fu decisivo durante la fine del periodo Sengoku. Un esempio è la battaglia di Nagashino (1575) dove i fucilieri ashigaru, appartenenti alla coalizione tra clan Oda e Tokugawa, vennero posizionati strategicamente da Oda Nobunaga e falciarono la temuta cavalleria del clan Takeda con colpi incessanti. Dopo la battaglia, il ruolo degli ashigaru negli eserciti venne riconosciuto e divennero un elemento essenziale pari ai samurai. I fucilieri ashigaru verranno utilizzati anche nelle invasioni della Corea nel 1592 e nel 1597, con un rapporto tra fucili e archi di 2:1 alla prima invasione e uno di 4:1 durante la seconda. Immagine da sinistra verso destra: stampa del periodo Edo con fucilieri ashigaru; stampa del periodo Edo che raffigura degli ashigaru indossare i "mino" sotto la pioggia. La fine degli ashigaru Con l'inizio dello shogunato Tokugawa (1603 -1868) l'arruolamento degli ashigaru iniziò subito a cadere in disuso. Sempre durante gli inizi del periodo Edo gli ashigaru rimanenti, oramai diventati professionisti, vennero considerati parte della classe samurai, nettamente più importante e prestigiosa, in alcuni feudi, mentre in altri rimasero tali. Così finì l'utilizzo dei "piedi leggeri", che da contadini mal equipaggiati e rozzi si trasformarono nel corso del tempo in fanti ben riforniti e disciplinati. Riprendo una bella frase finale su un sito storico straniero che rispecchia un po' tutta questa discussione: quando diciamo la parola samurai, non ci rendiamo conto che stiamo anche dicendo ashigaru. Spero che la discussione sia stata di vostro gradimento! Per qualsiasi dubbio o informazione scrivete pure! Alla prossima Xenon97 Gruppo di rievocatori vestito da ashigaru marciano in parata come parte della rievocazione della Battaglia di Sekigahara.1 punto
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Chi l'ha già visto un oggetto simile? Ciao a tutti! Iniziamo con quello che è palese: è una spilla, con in alto al centro un 10 centesimi 1911, Congo belga, Re Alberto I; ai lati due 5 Centesimi belgi 1906+1913 (Leopoldo II + Alberto I) Sotto tutto solo un centesimo del 1894, anche questo di Leopoldo II. Le monete sono in rame-nichel / rame, argentate. L'avete mai vista una spilla così? Se sì, dove? Io praticamente le ho solo viste in vendita in Germania, cosa che già mi sembra strana per una spilla in teoria belga. Alcune (simili) vengono descritte come spille patriottiche e/o commemorative della prima guerra mondiale ed altre sembrano più artigianali, quello che mi irrita di questo modello è la montatura del fermaglio dell'ago, che sembra prodotta in serie, quasi industrialmente. Se qualcuno ha un'idea o ancor meglio una qualche documentazione mi farebbe un grande piacere. Se poi qualcuno - lo so che da foto è difficile - mi può confermare che incastonati sono un diamante, uno smeraldo ed un zaffiro, sono proprio felice Servus, Njk1 punto
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Buongiorno a tutti gli amici del Forum, condivido volentieri con voi il mio ultimo acquisto arrivato oggi, un sesterzio di Marco Aurelio patina verde intonsa, provenienza: Moruzzi Numismatica, Ex Praefectum Coins. Descrizione del Venditore: Impero Romano, MARCO AURELIO, (161-180 d.C.), SESTERZIO, emissione del 171-172 d.C., della zecca di Roma, con al dritto: M ANTONINVS AVG TR P XXVI, busto laureato con paludamento e corazza a destra, ed al rovescio: IMP VI COS III, S C, Roma galeata seduta sopra ad una corazza con lo scettro nella destra e il gomito sinistro poggiato sullo scudo, è in bronzo, del peso di grammi 18,45 e diametro di millimetri 34,2. L’ esemplare, con bella parina verde smalto, raro (R), con riferimenti bibliografici R.I.C., 1034/S; Cohen, 281var.; Cayon, 120, Ex Praefectum Coins.1 punto
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per favore qualcuno mi può spiegare perchè sulle piastre mostrate, quando il carattere A viene utilizzato normalmente, la stanghetta sta al centro, mentre quando è capovolta la stessa si trova quasi alla cima della lettera? sul 10 tornesi invece le A sono identiche, sia dritte che capovolte?1 punto
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non sono competente in lavaggio.. attendi consigli da chi ne sa qualcosa.. considerato il livello di conservazione io non la toccherei proprio.. al massimo una semplice immersione nel liquido per monete.. fatto da esperto..senza praticare sfregamento.. andresti a rovinare il metallo..1 punto
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Come già detto: foto inadeguate per dare un giudizio. Troppo campo "vuoto" e moneta "scura". Per confronto e condivisione posto le mie due in buona conservazione:1 punto
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Non sapendo come collocare i francobolli delle colonie usati come fiscali ho chiesto in altro forum , .. questa la risposta: ""Purtroppo manca un annullo postale, ma se su un supporto originale frammentato o completo, credo ci sia un certo pregio rispetto agli usati normali, un pò per l'utilizzo improprio al posto delle marche da bollo, un pò per il loro numero decisamente limitato. E' una situazione analoga che si è verificata nelle Occupazioni di Sicilia e di Napoli nel 1943 dove le marche da bollo furono subito ritirate per non ingrassare l'Erario italiano, nelle Colonie dopo il 1937 furono distribuiti i francobolli dell'A.O.I. e nel 1941 per lo stesso motivo le marche furono soprastampate dagli inglesi; in Sicilia si utilizzarono normalmente come marche gli alti valori postali da 5 e 10 lire, in altri casi il pagamento in denaro. Nel Territorio Libero di Trieste le marche repubblicane (da bollo ed entrate) furono soprastampate AMG VG e AMG FTT con le stesse matrici dei francobolli (vedere il post dedicato). Complimenti, un bel ritrovamento.............un abbraccio""1 punto
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Tutt’altro stile … questo , al massimo, potrebbe essere il risultato di aver lasciato incustoditi moneta e figlio piccolo insieme ad un martello e dei punzoni da officina1 punto
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Ciao, anche per questa moneta hai controllato tutto il bordo per vedere se ci sono anomalie? L'aspetto generale, a mio parere, è quello di una fusione. Attendiamo altri interventi 🙂 ANTONIO1 punto
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Ciao, posto oltre ai 2 esemplari segnalati da @Vel Satiesaltri 5 esemplari della stessa tipologia trovati in rete anche questi con conii di incudine e martello diversi. Sicuramente ce ne saranno ancora quindi penso che sia una moneta non comune ma non rarissima 🙂1 punto
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Sublime Porta a Sublime Porta; Il processo del bizantino; Il Sultano; Linea Nera (o Linea dal Mar Nero); ....1 punto
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Mi dispiace, non ho pratica sulle monete modernein fdc. Temo che un qualsiasi metodo (alluminio + bicarbonato + h2o bollente; ammoniaca 20%; edta) farebbe comunque perdere il lustro della moneta o, al meglio, renderebbe molto evidente il contrasto fra aree spatinate e aree non spatinate... in definitiva non ho un metodo "sicuro" da proporti... Ciao Mario1 punto
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Non è troppo basso, ci possono stare 11gr... un po troppo usurata magari spinge a pensar male 🤨🫣🤨 per me ha un buon 40% di probabilità che sia buona... dalla foto non vedo elementi certi di un falso, mia relativa opinione.1 punto
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Ciao Genny, Nessuna sciocchezza, anzi ogni ipotesi può essere valida, a questo avevo pensato anche io a dire il vero, ho anche pensato che visto l'alto numero di conii,non hanno prestato tanta attenzione nella fase di trasferimento punzone/coniomadre, forse sbaglio ma trovare un alto tasso solo in queste date mi da pensare.1 punto
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Buongiorno Raff,non seguo la monetazione di Ferdinando II e probabilmente sto scrivendo una sciocchezza,ma potrebbe essere che abbiamo usato lo stesso punzone della testa del Re?oppure la stessa matrice per creare appunto il punzone?...1 punto
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Il 5c. bruno appartiene alla 1° serie pittorica del 1932. Visto che non sappiamo come considerarlo ti entrambi i valori, usato 10 euro su busta viaggiato 70 euro. Laltro è un 75c carmino rosa stessa emissione 1 euro usato 15 euro su busta. È possibile che in quella colonia in quegli anni vi fu carenza o mancanza di marche da bollo, comunque rimane un'anomalia e credo dia un pizzico di rarità ai tuoi documenti bancari.1 punto
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qui puoi trovare qualcosa di simile http://www.colchestertreasurehunting.co.uk/numbers/15thCtokens.htm1 punto
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Trovato.. 5 euro il valore dell'usato..1 punto
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"Scusi, è una moneta?" (Citazione della domanda di una signora alla fine di una mini conferenza sulla storia e la Numismatica durata un pomeriggio...). A parte la facezia, bel pezzo e magnifica patina intonsa. Well done, Luca!1 punto
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non siamo in Agorà quindi dovremmo evitare , comunque non credo all'oscurantismo (e per la cronaca phobia non significa odio o razzismo, ma timore e repulsione). Quindi continuerò (ove possibile ed utile) ad intervenire Tornando alla spilla mi viene in mente il romanzo À rebours (Controcorrente) di Huysmans dove un aristocratico "decadente" fa incastonare il carapace di una tartaruga con delle pietre preziose. Quindi questa spilla accessoriata da gemme dovrebbe essere stata fatta su esplicita richiesta (quasi a formare la bandiera del Belgio, ma ci sarebbe voluto una pietra gialla e non bianca).1 punto
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Questa cosa, io, l'ho sempre pensata invece per il 20 L elmetto. Cito: "Opinione personalissima eh..." 🤫1 punto
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Foto famigliola dei 6 tornesi raccolta motoreavapore completa. Ho finalmente aggiunto il millesimo 1802 che mi mancava. Niente di eccezionale, ma non so perché questa tipologia di moneta mi ha sempre incuriosito. Buon proseguimento.1 punto
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Ottima analisi Sdy82, il gettone in oggetto reca il disegno di una ghirlanda di fiori di tulipano e ha la firma del produttore "VAUGHTON BIRM" Sostanzialmente erano gettoni in ottone (peso e misure variabili ... anche se di poco), destinati ad attività tipo pub o mense, e venivano usati come fossero "buoni pasto" o biglietti di ingresso. Spesso venivano coniati, o incisi, nella parte anteriore (quella vuota) il nome dell'azienda che lo aveva fatto produrre. Molti esemplari sono catalogati e esposti al British Museum. Molti negozi di numismatica (anche on line) ne vendono ... ma non ho idea di quale possa essere la loro quotazione. Secondo i documenti ufficiali, questa azienda, inizialmente produttrice di chiavi e sigilli d'oro, fu fondata nel 1819 con il nome "Philip Vaughton", che era un orafo e gioielliere di Birmingham. Nel 1854/55, l'azienda si espanse e cambiò nome in Philip Vaugnton & Son e poi nel 1864 in Philip Vaughton & Sons. Dal 1880 l'azienda diventa famosa per la produzione di medaglie e dal 1890 circa anche distintivi, assegni e gettoni. Nel 1909 il nome è Vaughtons Limited. Dal 1896 al 1901 circa i gettoni ecc . recano la firma “VAUGHTON BIRM.”. Dal 1994 l'azienda non è più di proprietà familiare ... ma esiste ancora a Birmingham https://vaughtons.com/ (P.S. Non mi ricordo se posso mettere un link non commerciale)1 punto
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In base a quanto sopra esposto, avendo le due piastre del 1856 uno stesso identico conio, senza essere, però, la stessa identica moneta, ci dovremmo ancora trovare di fronte ad un caso in cui il difetto "doppio orecchio" non riguarda la singola moneta ma risale ad un difetto "doppio orecchio" già originariamente presente sul conio. Quindi si tratterebbe di un caso simile ai due 10 tornesi 1856/57. Una conferma molto importante. Saluti.1 punto
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Il dritto di questi oboli è stato interpretato con qualche dubbio come raffigurazione del dio fluviale Piramo in quanto il luogo in cui era ubicata l’antica città di Mallo doveva trovarsi dove il fiume Piramo confluiva nel fiume Kermalas. La città, fondata secondo Strabone da Anfiloco e suo fratello Mopso, due indovini reduci dalla guerra di Troia, aveva come simbolo il cigno raffigurato al rovescio delle sue monete. apollonia1 punto
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Un bellissimo esemplare di questo aureo che non compare nel mercato da ca. 20 anni sarà in vendita da Roma numismatics nella prossima asta. Stima ca. 20000 euro. Mi ha colpito molto per la raffigurazione del rovescio del combattimento tra il semidio ed il mostro. L'incisore è stato bravissimo a rendere la tridimensionalità nonostante lo spazio e la profondità estremamente ridotti. Descrizione Massimiano AV Aureo. Treviri, 293-294 d.C. MAXIMIANVS PF AVG, testa laureata a destra / HERCVLI DEBELLAT, Ercole stante di fronte, testa a sinistra, tiene la clava nel braccio destro alzato, si prepara a colpire l'Idra avvolta attorno alla sua gamba destra, che afferra con la mano sinistra; PT in esergo. RICVI 9; C. -; Calicò 4658. 5,42 g, 18 mm, 12 ore. Buono Estremamente fine, piccolo graffio sul collo restaurato. Estremamente raro; nessun altro esempio offerto all'asta in oltre due decenni. Ex Fritz Rudolf Künker GmbH & Co. KG, asta 216, 8 ottobre 2012, lotto 1259 (martello: EUR 22.000). Questa moneta fu coniata come donativo in occasione dei primi consolati dei nuovi Cesari Costanzo e Galerio; Diocleziano comprese bene la necessità di condividere il potere e dividere la responsabilità dell'impero tra capi capaci che potessero difenderlo dalla moltitudine di nemici, sia interni che esterni, che doveva affrontare. Il Cesare di Massimiano, Costanzo, fu immediatamente incaricato del recupero delle terre governate dal ribelle Carausio che si era ribellato alla fine del 286 o all'inizio del 287. Alla fine del 293 tutti i possedimenti continentali dell'usurpatore erano stati catturati e la Britannia fu finalmente riconquistata nel 296. Il tipo inverso di questa moneta può essere visto come un riferimento allegorico alla costante lotta degli imperatori contro i numerosi nemici di Roma, simboleggiati dall'Idra - e in particolare da Carausius, che si era rivelato un tale motivo di imbarazzo per Massimiano dopo la fallita campagna di 289. Il modo particolare in cui Ercole e l'idra sono qui raffigurati è estremamente simile alle immagini trovate sulla monetazione di Festo a Creta della fine del IV secolo aC. È stato ripetutamente suggerito che quei disegni successivi di Festo copino un capolavoro di scultura o pittura ora perduto, forse persino un gruppo di statue del grande scultore Lisippo (vedi Lehmann, 'Statues on Coins', New York 1946; vedi anche Lacroix, ' Les Reproductions de Statues sur les Monnaies Grecques", Liegi 1949; vedi anche S. Lattimore, " Scultura di Lisippo su monete greche', California Studies in Classical Antiquity Vol. 5 1972). Lattimore fa un argomento plausibile e convincente per il confronto Herakles-Hydra come raffigurato su quella moneta (e apparentemente riprodotta su questo aureus di Massimiano) che viene copiato da una scultura; in particolare osserva che un prototipo scultoreo è fortemente suggerito da "una caratteristica rara, forse unica, nel design numismatico greco: il gruppo di combattenti è mostrato da entrambi i lati, non in un'inversione speculare, ma come due viste di profilo di un tre -gruppo dimensionale' (cfr. Svoronos tav. XXIV, 17 e 22, e Wroth tav. XV, 6).1 punto
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Bronzo della Koinon di Macedonia, periodo di Alessandro Severo (222-235 d. C.), che raffigura al diritto la testa di Alessandro Magno con copricapo in pelle di leone e al rovescio Alessandro, nudo fino alla vita, seduto a destra su un basso banco, la mano destra sul banco e la sinistra in grembo; davanti a lui, a destra, Nike in piedi che gli porge un elmo e appoggia la sinistra su uno scudo rotondo con una rappresentazione di Achille che attacca Pentesilea (Nomos 16). GREEK COINS Macedon. Koinon of Macedon. Period of Severus Alexander, 222-235. Triassarion (Bronze, 25 mm, 12.53 g, 1 h), Beroea. ΑΕΞΑΝΔΡΟΥ Head of Alexander in lion's skin headdress to right. Rev. [ΚΟΙΝΟΝ] ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ Alexander, nude to the waist, seated right on a low bench, his right hand on the bench and his left resting in his lap; before him to right, Nike standing left, holding out a helmet to Alexander in her right hand and, by her left side, resting her left on a round shield that bears a representation of Achilles attacking Penthesilea. La raffigurazione del rovescio è identica a quella del medaglione Aboukir di Caracalla al Museo di Berlino. La rappresentazione risale all'immaginario omerico, in particolare alla scena di Teti, la madre di Achille, che gli porta le armi forgiate da Efesto da usare nella guerra di Troia. Esito del bronzo all’asta Nomos Starting price: 400 CHF. Estimate: 500 CHF. Result: 1.800 CHF apollonia1 punto
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Durante la fine del XIII secolo l'Impero Mongolo fu indubbiamente l'entità politica più potente di quel tempo e l'imperatore che teneva le redini di questo grandissimo, ma fragile, impero fu Kublai Khan, nipote del temuto Gengis Khan. Fig 1. Estensione cronologica dell'Impero Mongolo Nel 1274 i Mongoli tentarono la conquista del Giappone con una flotta di 900 navi e circa 33000 soldati, ma un improvviso tifone annientò quasi completamente la flotta mongola e i pochi superstiti si ritirarono verso la penisola coreana. Il capo mongolo, irritato per la fallita spedizione, voleva vendicarsi il più velocemente possibile, ma l'impegno a conquistare gli ultimi territori sotto la dinastia Sung cinese non gli permisero di preparare una seconda spedizione. Nel frattempo in Giappone intorno al periodo 1276 -1279 i samurai, per difendersi da un probabile secondo tentativo di invasione, decisero di edificare una barriera di pietra lungo la costa della Baia di Hakata (i resti sono visibili ancora oggi) e di costruire una piccola flotta per difendere le coste. Nel 1279 Kublai inviò degli emissari per accordare la resa dei giapponesi, ma il reggente dello shogun Koreyasu, Hōjō Tokimune, rifiutò l'offerta e fece decapitare i poveri diplomatici mongoli. Questo episodio fece scaturire l'inizio della seconda invasione. Fig 2. Resti della muraglia difensiva della Baia di Hakata I Mongoli prepararono 2 armate: La prima, denominata esercito orientale, era costituita da 900 navi e un esercito tra coreani, cinesi e mongoli di circa 40000; La seconda, denominata esercito meridionale, era costituita da 3500 navi e un esercito di ben 100000. In totale 4400 navi e circa 140000 soldati, una sorta di "D - Day antico" con l'obiettivo di annettere una volta per tutte il Sol Levante. Il piano prevedeva l'unione delle 2 armate vicino a Tsushima e la successiva invasione dell'isola di Kyūshū. L'esercito orientale salpò dalla Corea il 22 maggio del 1281 e il 9 giugno dello stesso anno sbarcò, e conquistò, Tsushima. La stessa sorte toccò alla piccola isola di Iki il 14 giugno. Furono i primi territori del Giappone a cadere nelle mani dei Mongoli. Il 21 giugno l'esercito orientale arrivò nei pressi della Baia di Hakata. Nel frattempo l'esercito meridionale non era ancora completamente pronto e si trovava piuttosto indietro con i tempi, mentre l'esercito orientale continuò l'invasione ma trovarono l'imponente muro difensivo e i samurai pronti a combattere. Per evitare un difficile sbarco il grosso dell'esercito orientale sbarcò gli uomini lungo la penisola di Shiga poiché il muro difensivo non era stato esteso fino a quel punto, perciò i Mongoli potevano aggirare e annientare le difese avversarie. I samurai capirono il piano ed effettuarono massicci attacchi in stile banzai, simili a quelli del secondo conflitto mondiale, contro le forze mongole fino a respingerle, stracciando così il piano mongolo. Nei successivi giorni i rifornimenti a bordo iniziarono a scarseggiare, lasciando i mongoli in preda alla fame e alla seta. Durante la notte i samurai utilizzarono le piccole imbarcazioni costruite in precedenza per abbordare le possenti navi mongole in totale furtività; si arrampicavano a bordo, uccidevano più Mongoli addormentati che potevano e infine ritornavano nelle piccole barche per fuggire via. Questa tattica fu talmente efficace che l'esercito orientale, in preda al panico, si ritirò verso l'isola di Tsushima. Il 12 agosto l'esercito meridionale arrivò a Tsushima e si unì all'altro esercito per il piano finale. I Giapponesi pregarono gli dei affinché intervenissero in loro aiuto, e forse ci riuscirono pure! Il 15 agosto del 1281 un violento tifone, simile a quello del 1274, spazzò la maggior parte della flotta mongola. Secondo le fonti giapponesi solo 200 navi riuscirono a scappare via, mentre 80% delle truppe mongole affogarono o vennero uccisi sulle spiagge dai samurai. Fig 3. Una rappresentazione della battaglia Kublai progettò una terza invasione nel 1284, ma rinunciò definitivamente alla conquista del Giappone. Per ringraziare gli dei i Giapponesi denominarono questi venti con il nome di Kamikaze, una parola che oggi assume un triste significato ma che in giapponese significa "vento divino". Questa storia veniva raccontata ai bambini come una leggenda, ma mancavano prove effettive riguardo alla distruzione della flotta mongola. Nel 1994 il Professore Hayashida Kenzō, docente di Archeologia Subacquea presso l’ateneo Kayo Daigaku di Tokyo, ritrovò nei fondali vicino all'isola di Takashima una grossa ancora lunga circa 7 metri, e successivi esami al radiocarbonio fissarono la datazione intorno al 1260 -1270. Nei successivi anni si troveranno altri reperti, ad esempio nel 2013 un team guidato dall'archeologo italiano Daniele Petrella trovano in fondo al mare del Canale di Bungo pezzi lignei degli scafi delle navi mongole, ceramiche e utensili sempre di origine mongola. La leggenda è confermata! Fig 4. Reperti al museo Fig 5. L'ancora di circa 7 metri trovata dal Professore Hayashida nel 19941 punto
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