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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/10/23 in tutte le aree
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Eliogabalo (218-222 d. C.) con la personificazione sul rovescio della dea della Felicità (Felicitas Temporum) coniato a Roma nel 219 d. C. Rappresentava per i romani, in sintesi, tutte le cose piacevoli della vita che grazie alla Felicitas dovevano accompagnare sempre tutti. Infatti è raffigurata stante con cornucopia dell'abbondanza ed il caduceo. Tuttavia sembra che almeno per questo imperatore il tempo della felicità non durò poi molto,circa 4 anni di regno, ma che comunque sembra sfrutto' molto bene. Complice la sua giovane età, dei suoi eccessi sotto tutti i punti di vista e soprattutto il voler imporre il culto del dio Sole (da cui prese anche il nome) a discapito degli altri venerati da sempre dai romani lo portarono ad essere inviso ed odiato. Una congiura orchestrata ai suoi danni ne decreto' la morte quando aveva soli 19 anni a cui segui la "damnatio memoriae" l'onta più grave che l'imperatore potesse subire. La moneta da esame diretto risulta coniata (spero nel 219 d. C.), con discreto metallo (il quantitativo di argento per questa monetazione era di circa il 50%),abbastanza centrato ed ha circolato anche se non tantissimo. Grazie ed alle prossime 🙂 ANTONIO 19 mm 2,83 g RIC 1504 punti
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Riporto su questa discussione aggiungendo le foto dei miei carlini. Carlino di Ferdinando I d'Aragona MIR 72/2 Sigla A, peso 3,50 grammi4 punti
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La discussione l’ho aperta io e io la chiudo. Evidentemente non si riesce a trovare un equilibrio. Un caro saluto, Domenico3 punti
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Grazie mille per queste parole, la penso esattamente così, è da febbraio che ho cambiato indirizzo sulle monete e mi sono dato a quelle romane, ancora sinceramente non ho ben capito cosa voglio fare (principalmente sono sulle imperiali ma non disdegno le repubblicane), ma ne ho solo 15 e quindi sono in tempo, ognuna di quelle che ho comprato mi trasmette sensazioni uniche, pensando a quello che hanno passato e come dicevo mi ritrovo perfettamente nelle tue parole. Non ho un budget elevato quindi mi concentro sul valore storico (che comunque è la cosa che più mi interessa) e cerco di trovare un compromesso fra qualità/prezzo che mi soddisfi. Una delle ultime che ho preso ad esempio non è imperiale, è un denario legionario, quando l'ho vista mi sono emozionato pensando a quanto tempo è passato da quando un anonimo coniatore l'ha fatta come pagamento per i soldati in una battaglia che lui non sapeva sarebbe stata persa...insomma, non mi dilungo oltre tanto so che qui capiscono tutti cosa intendo dire. Perdonatemi se magari sono uscito fuori tema ma è bello ogni tanto condividere anche le emozioni oltre che l'oggetto in sé.3 punti
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Buongiorno a tutta la Sezione. Arrivato qualche giorno fa un nuovo 6 tornesi del 1799 "normale" cioè senza imperfezioni, ben coniato, da affiancare a quello "sbagliato" cioè con errori di conio. Eccolo.3 punti
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Ad integrazione di questa interessante e stimolante tematica sottopongo alla vostra attenzione un interessante incuso suberato di Crotone tra pochi giorni in asta. Naville 82, 18.6.2023, 68 https://www.sixbid.com/it/naville-numismatics-ltd/10838/greek/9418759/bruttium-croton-plated-stater-circa Bruttium, Croton Plated stater circa 530-500, AR 22.00 mm., 7.08 g.Tripod with legs ending in lion's paws; on lebes, ornaments; on r., marsh-bird. Rrv. ϘPO - TON, tripod incuse. Historia Numorum Italy 2081 var (reverse). L'esemplare sembrerebbe tratto dagli stessi conii di BM 1866,1201.337 (6,60 g): https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1866-1201-337 E' interessante che tanto l'esemplare suberato quanto quello in argento abbiano un peso decisamente basso.3 punti
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Buonasera a tutti. Tutta la discussione era partita dagli euro falsi e dai falsari. Il ragionamento che dovrebbe essere alla portata di tutti è abbastanza semplice: abolendo il contante anche i falsari dovrebbero "andare a lavorare" come noi tutti o almeno dovrebbero faticare per imparare a falsificare e smerciare qualcosa d'altro. C'è qualcuno che è contrario a questa cosa? C'è qualcuno che crede che vivere fuori dalle regole sia "figo" o, se preferite, una sorta di welfare mascherato? Proseguendo il ragionamento si è affermato che l'abolizione del contante sarebbe un colpo quasi letale anche per la nostra disciplina. A mio avviso, ciò non corrisponde a verità in quanto la Numismatica comprende il collezionismo ma anche lo studio e costituisce un valido compendio alla Storia e all'Arte; lo studioso dell'Antica Roma prima o poi si troverà a leggere qualcosa delle monete che vi circolavano, idem lo studio del Rinascimento e via dicendo. Se poi vogliamo parlare di contemporaneità non mi si venga a parlare degli obbrobri prodotti da IPZS per spennare i Clienti (quelli si che fanno scottare e allontanare dalla numismatica i neofiti...) Si è poi affermato che l'abolizione del contante metterebbe in difficoltà vecchi. Quanta carità pelosa trasuda da queste parole, vere come la banconota da tre euro. A prescindere da tutto, peraltro, il mondo non può essere a misura degli ottantenni: questi devono essere aiutati ma il mondo deve andare avanti. Quando poi si è parlato dei benefici effetti dell'abolizione del contante sulla evasione fiscale e sulla malavita (ad esempio lo spaccio al dettaglio di stupefacenti) il cielo si aperto e si è cominciato a inveire, a parlare di "grossi evasori" contrapposti ai "piccoli evasori", al solito GomBlotto, all'indottrinamento politico e via dicendo Io in tutto ciò io però non ho ancora capito una cosa: ma chi ha tutta questa voglia di contante, di cosa caspita ha paura? Quale interesse deve difendere? Un saluto alle persone educate e anche a quelle maleducate...😁2 punti
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Sono perfettamente d'accordo sul lavoro del Magliocca. Ed anche sul fatto che la rarità possa ridimensionarsi nel tempo. Visto che nella mia collezione ho un esemplare del 6 tornesi 1800 con due punti in orizzontale dopo ET, ho voluto capire come realmente stanno le cose. Ringrazio tutti e pubblico la mia moneta. Un caro saluto.2 punti
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L'R4 è stato assegnato in base alla reperibilità nel periodo in cui si stilò il manuale,se poi negli anni successivi ne sono saltati fuori degli altri il Magliocca non poteva di certo prevederlo,e in numismatica non è di certo una novità che alcune monete definite rarissime siano diventate "solo"rare con il passare degli anni,tra l'altro sai in quanti lo avevano in collezione e manco lo sapevano?quindi più che giudicare il lavoro del Magliocca io mi sento invece di elogiarlo, perché altrimenti in molti non sapremmo neanche cosa abbiamo in collezione... Ma poi in definitiva quanti ce ne sono?in quanti che raccolgono Ferdinando IV ce l'hanno in collezione?anche sul forum non è che ne ho visti molti... Quindi non parlerei di "abbaglio"ma semplicemente di un ridimensionamento di rarità causato proprio dal lavoro del Magliocca, perché, ripeto,se non fosse stato per il manuale credo che non ne staremmo neanche parlando...2 punti
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Complimenti @AndrewChoosy. Bellissimi carlini. Questi sono i post che mi inducono in tentazione e rischio di ricominciare a collezionare questi tondelli che trovo veramente affascinanti.2 punti
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Certamente. Ma non dimentichiamoci che la distinzione netta tra scienza, credenza, religione, esoterismo, è un qualcosa di moderno. In passato le distinzioni non erano così nette2 punti
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Non ha però metodo e fondamenta scientifiche, ma esoteriche.. precursore della scienza ma lontana dal metodo scientifico2 punti
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Vi comunico che si è riunita la commissione giudicante del Quinto Premio Traina per valutare le cinque tesi di laurea presentate. La commissione, formata dagli Accademici Luciano Giannoni, Bernardino Mirra, Beniamino Russo e Giovan Battista Vigna, e da Michele Asolati, docente di Numismatica presso l’Università di Padova; Cristina Crisafulli, conservatrice del Gabinetto Numismatico del museo Correr di Venezia; Paola Giovetti, direttrice del Museo Civico Archeologico di Bologna ha così deliberato: Il primo premio, consistente in due sterline d’oro, è stato assegnato al dottor Alessandro Minola per la tesi dal titolo “Argento e moneta nel Levante di V e IV a.C.”; Il secondo premio, una sterlina d’oro, al dottor Francesco Pagliani per la tesi “Monete e castelli. Circolazione monetale nelle terre dei Guidi e degli Ubaldini tra metà secolo XII e metà secolo XIV”.2 punti
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La Pax che hai postato è adorabile nella sua bruttezza Sgraziata, dinoccolata, smunta, occhio da pesce lesso, muso lungo (che a me pare pure un po' barbuto) e tette tristi... è proprio la Pax del III secolo!2 punti
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sai assai te della germania chi evade le tasse ruba alla società. che un autonomo non arrivi a fine mese non giustifica il furto alla società. se non ce la fa deve chiudere e fare altro. nessuno lo obbliga a fa' l'autonomo. punto.2 punti
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al massimo anche tu, se ti senti chiamato in causa. ========== se gentilmente - mettendo un paio di informazioni concrete sui salari - posti il nome della nazione che intendi, io magari poi faccio le valigie e mi ci trasferisco. ========== Servus, Njk PS: Caro diario, oggi ho imparato che dall'estero è inappropriato affermare che chi evade le tasse è un delinquente. Non ho capito bene perchè, ma sembra una questione dogmatica.2 punti
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Immaginavo fossi a stipendio in un altro paese con stipendi congrui e tassazioni “ umane”.…. Facile fare il ….. col culo degli altri stando al caldo e protetti….. Vieni a farlo qui ….2 punti
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Io sono convinto che per eliminare l'evasione piccola, basta rendere tutto detraibile. Bisogna che ci sia interesse a ricevere la fattura. Mentre per la grande evasione nemmeno la moneta elettronica è sufficiente. Purtroppo. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Una piccola sezione della mia raccolta, a disposizione per chiunque volesse fruirne:2 punti
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Buongiorno comitato scientifico, vorrei un vostro parere se si tratta di una moneta, diametro 8 millimetri,1 punto
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A quanto di mia conoscenza l'unico catalogo esistente è quello redatto da Castellani sulla raccolta Papadopoli-Aldobrandini... non so se sia stato pubblicato altro negli ultimi anni...1 punto
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Io faccio esattamente così nel mio studio biblioteca... Seduto comodamente su una poltrona, libri, monete e medaglie davanti agli occhi, sul tavolino a fianco un bel caffè e da buon napoletano anche una bella sfogliatella frolla 😋 (Quando mi immergo nella sapienza monetaria siciliana però passo al cannolo, ad ogni libro e monetame annesso bisogna abbinare il dolce adatto 🧐)1 punto
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Buonasera, la ringrazio per i complimenti e ci ha fatto altrettanto piacere conoscerla. In effetti bel convegno, piccolo ma ottimamente organizzato. Un grazie a Giampaolo che ha fatto gli onori di casa da parte del circolo di Terni.1 punto
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Ciao Gianni, @didrachm questa è la pagina del catalogo Magliocca dove al numero 383a è catalogato il 6 tornesi del 1800 variante due punti dopo ET1 punto
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Ciao, vediamo se anche senza foto possiamo dirti qualcosa: La moneta EID MAR, data la sua estrema rarità, non è una moneta che si trova per caso, molto probabilmente sarà questa riproduzione data in omaggio dalla mister day negli anni '70/80. Ad ogni modo posta una foto nitida di entrambe le facce e i dati ponderali. La mille lire con Giuseppe Verdi del secondo tipo è una banconota molto comune ed anche in eccellenti condizioni il più delle volte non supera i 5/10 euro, se è normalmente circolata e con un'evidente usura ha solo un valore affettivo. Il 100 franchi belga degli anni '60 è anch'esso un biglietto comune, in perfette condizioni viene proposto ad una ventina di euro, comunemente circolato a 5/10 euro. Riguardo le foto che ti risultano pesanti per poterle postare cito il buon @caravelle82 che ti illustrerà la sua guida ps: 30 MAGGIO 1981 e 26 FEBBRAIO 19691 punto
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uhm... Germania? Quale Germania? Adesso ce n'è sol più una - io ci abito già - e non capisco da dove prendi le informazion' sugli stipendi congrui e tassazioni “umane”. Quel che ho trovato è: Sempre più multi-jobber / Quando anche due lavori non bastano per vivere - 29/05/2023 In Germania, sempre più persone riescono a sbarcare il lunario solo con diversi lavori. L'alta inflazione aggrava drammaticamente la situazione, soprattutto per molte famiglie. Confronto OCSE / Elevato onere fiscale e fiscale in Germania - 25/04/2023 L'onere fiscale su salari e stipendi in Germania è ancora elevato nel confronto internazionale. Tasse e prelievi gravano sul reddito più che in quasi tutti gli altri paesi industrializzati. ====== e queste informazioni son recenti e arrivan da una fonte dimostrabilmente sicura, cercar per credere. Non scrivo per dimostrar qualcosa a Tinia - tanto lui non cambia idea - lo faccio più per gli altri lettori, per non lasciar diffondere impunemente i soliti stereotipi, anche se ormai obsoleti. Servus Njk La fonte: https://www-tagesschau-de.translate.goog/wirtschaft/verbraucher/multijobber-working-poor-mehrere-jobs-arbeitswelt-100.html?_x_tr_sl=de&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=wapp https://www-tagesschau-de.translate.goog/wirtschaft/verbraucher/oecd-steuern-abgaben-deutschland-100.html?_x_tr_sl=de&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=wapp PS: stavamo scrivendo insieme neanch'io!1 punto
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Le monete non più circolanti, è vero che con un amico collezionista se mi interessa qualcosa che possiede e che è disposto a cedere posso intavolare trattative con qualche denario romano, ma la spesa la vedo ardua da fare con suddette monete 😅 Credo che il Berrettini più che ai numismatici in questo momento interessi molto di più ai paparazzi 😋1 punto
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C'è libertà: se qualcuno non ama il cash può se vuole farne a meno, io non giudico. Ma imporre agli altri la propria visione mi sembra un po' esagerato: obbligare gli altri di fare a meno della moneta non è una prevaricazione della libertà altrui ? PS: per eliminare la corruttela, l'evasione, il malaffare,... definitivamente bisognerebbe eliminare tutta l'umanità, perché l'occasione rende l'uomo ladro.... Esagero ma nessuno in nessuna epoca e con nessun sistema repressivo è mai riuscito a sradicare il malaffare! Anche prima dell'invenzione della moneta esisteva la corruzione e l'evasione fiscale. Quindi le cose rimarranno grosso modo uguali anche con i pagamenti elettronici, in quanto ci sono già modalità per fare i furbetti senza l'utilizzo del contante (basta chiedere a chi di dovere...). Se ci sono alcuni disonesti allora sono tutti disonesti. Mi ricorda quello che dicevano degli Italiani: sono tutti mafiosi. Perché ? Perché non ci sono forse alcuni mafiosi tra gli Italiani? Quindi siamo tutti mafiosi: sia tu che io, secondo il tuo modo di pensare.1 punto
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Questo nuovo dinaro, comincia ad avere una vita più serena. Qui una banconota ancora da 5 dinari del Marzo 1994, restyling della precedente. Vengono eliminate le scritte in alfabeto latino e il logo della Banca viene sostituito dallo stemma della Federazione (oramai solo Serbia e Montenegro). La denominazione ufficiale dello Stato é : Савезна Република Југославија = Savezna Republika Jugoslavija) Al dritto: immagine presa da foto giovanile di Tesla Al rovescio : Museo a lui dedicato a Belgrado1 punto
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Nel 1993, a causa dell'inflazione galoppante, la banconota dedicata a Tesla guadagnò un po' di zeri: 5 000 000 di dinari. Come immagine cambiò poco; al rovescio, oltre alla bobina, fu aggiunta una diga di centrale idroelettrica (non saprei identificarla)1 punto
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Finalmente ho trovato il tempo di far fare una "sparaflashata" con XRF alle monete dubbie e ... ... non è alpacca ma argento ... solo che ha titolo di 650 millesimi. 🤣1 punto
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Buona sera, il disallineamento deriva semplicemente dal fatto che dopo la rivolta del vespro Napoli e Sicilia ebbero storie monetarie in larga parte separate. Si trattava di due regni diversi ognuno con una diversa politica monetaria ed interessi diversi. Farò un breve sunto. nel 1278 Carlo D'angiò introduce il carlino del valore di mezzo tarì d'oro e del peso di circa 3.3 g. Poichè il Tarì era diviso in 20 grani, se ne ebbe che il Carlino si divideva in 10 grani (Grana a Napoli). Con la rivolta dei Vespri il Carlino viene "copiato" in Sicilia, quantomeno dal punto di vista ponderometrico. In Sicilia prende il nome di Pierreale. Si divide anche qui in 10 grani. Intorno al 1300 Carlo II D'angiò riforma il carlino Napoletano, per mantenere intatto il rapporto tra moneta d'argento e moneta d'oro a 15 a 1 (l'oro si stava sopravvalutando sull'argento). Il carlino viene coniato con un piede di circa 4 g e prende il nome di gigliato (diviso sempre in 10 grani). Il pierreale rimane inalterato (sempre 3.3 g). I piedi monetari rimangono grossomodo stabili fino a metà del 1400. All'inizio del regno di Giovanni d'Aragona il Pierreale deve essere svalutato per tutta una serie di problematiche economiche interne alla Sicilia. Il nuovo Pierreale (che oramai chiamano carlino anche in Sicilia) pesa 2.6 g. A Napoli il carlino da 10 grana (che ora prende il nome di coronato) pesa sempre 4 g. Ferdinando II D'Aragona effettua una nuova svalutazione della moneta Siciliana ed introduce il tarì (o Aquila) da 3.6 grammi e del valore di 2 vecchi pierreali. In quest'epoca per la prima volta il Tarì pesa quanto il carlino Napoletano (3.6 grammi). Non è una coincidenza, Ferdinando il cattolico aveva appena riunificato i due regni. Ovviamente il tarì Siciliano eredita la suddivisione in 20 grani. Tuttavia una seconda svalutazione fatta sempre da Ferdinando II in Sicilia ai primi del '500 porta il tarì ad un peso intorno ai 3 g. Il tarì Siciliano pesa ora meno del Carlino Napoletano. Il tarì Siciliano in epoca vicereale pesa sempre leggermente meno del carlino Napoletano. Sotto Carlo V il tarì Siciliano pesa 2.9 g, sotto i 3 Filippi 2.6 g. Il carlino Napoletano si Stabilizza per larghissima parte del '600 intorno ai 3.1 g. Ed ecco che sotto Carlo II di Napoli stavolta è il carlino napoletano a dover essere svalutato per motivi fiscali ed economici vari (di cui non è opportuno parlare in questa sede). Con due svalutazioni successive, se non ricordo male, il peso del Carlino si riduce fino a 2.2 g, peso che manterrà fino al 1859. Il tarì Siciliano rimane stabile a 2.6 grammi. E' ora lui a pesare più del cugino Napoletano. Sarà Carlo di Borbone a stabilire l'eguaglianza tra le due monete, per ovvi motivi pratici di circolazione monetaria tra i due regni, svalutando nuovamente il tarì Siciliano fino ad un peso di 2.2 g. Peso che le due monete manterranno fino alla fine dei loro giorni.1 punto
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Abbiamo già affrontato il discorso più volte. Personalmente, per vari motivi, anche di sicurezza, preferirei che i convegni durassero solo un giorno, ovvero il sabato. Dalle 9.00 alle 19.00 ci sarebbero 10 ore per vedere, comprare, discutere... E tutti resterebbero anche nel pomeriggio. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Nel passato era una pratica relativamente applicata ora lo Stato e’ molto piu’ ‘stitico’ pero’ al contempo butta via soldi oer acquisire - coattivamente - monete gia’ possedute in numerosi esemplari o comunque di modesto interesse culturale invece si impiegare quei fondi nell’unica opera di tutela veramente efficace: la catalogazione selle collezioni pubbliche 🙏1 punto
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Amilcare e Annibale raffigurati in un cameo di età romana Tutta la famiglia barca era cartaginese , di origini fenice, credo quindi sia improbabile ma non impossibile che Annibale avesse questi tratti somatici centroafricani raffigurati sulla moneta1 punto
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Rispolvero questo recente post aggiungendo uno studio apparso su academia.edu , scritto da Giovanni Schioppo : https://www.academia.edu/36428814/Strane_monete_in_Val_di_Chiana_allepoca_di_Annibale Strane monete in Val di Chiana all’epoca di Annibale di Giovanni Schioppo Come abbiamo già sostenuto altrove, è vero che nessuna delle città etrusche, tradendo i patti di alleanza, si sia ribellata a Roma venendo incontro alle aspettative di Annibale, almeno fino alla battaglia di Canne; è però altrettanto vero che, da Canne in poi, aneliti di autonomia si siano manifestati in diverse città etrusche. Le notizie delle vittorie di Annibale al Ticino e al Trebbia, della pesante sconfitta romana al Trasimeno e del disastro di Canne si erano senz’altro diffuse in tutta l’Etruria, ma, anche se non furono sufficienti a scatenare aperte ribellioni, ne alimentarono il vento che, probabilmente, si manifestò, tra gli altri modi, con un fatto singolare. Ci riferiamo al ritrovamento in Val di Chiana di monete etrusche, risalenti al terzo secolo a. C., che recano sul dritto il profilo di un africano1 e sul verso un elefante. Moneta etrusca con negro ed elefante Questo ritrovamento ha posto non pochi interrogativi agli studiosi. Fatta certa l’origine etrusca delle monete2, a chi si riferisce il volto sul dritto? Per trovare una risposta che metta d’accordo luogo, datazione della moneta ed eventi, dobbiamo fare alcune ipotesi che si basano su altrettante considerazioni. Non era la prima volta che gli Italici avevano visto elefanti sul proprio suolo; sessant’anni prima della guerra di Annibale c’erano stati quelli di Pirro, e i Romani, che non avevano mai visto animali simili, li avevano chiamati “buoi lucani”. A quell’epoca le velleità di autonomia delle città etrusche erano ancora molto vive. Perciò il conio della moneta potrebbe aver commemorato Pirro che portava con sé speranze di liberazione. Ma Pirro non era Africano; e allora come spiegare il profilo dell’africano? Una risposta a tale domanda potrebbe essere vista nel fatto che l’uomo raffigurato sulla moneta fosse la guida dell’elefante, tuttavia una guida non ha un’importanza tale da vedere il suo volto raffigurato su una moneta. 1 Secondo altri potrebbe essere un indiano 2 Le monete recano l’iscrizione etrusca “Peithesa” che gli etruscologi traducono con: “al soldo di Peithe” che sarebbe stato un reclutatore di truppe mercenarie. L’africano raffigurato sul dritto della moneta non è Annibale. Infatti nessuna città etrusca avrebbe voluto commemorare il passaggio del Cartaginese, portatore di una guerra fatta di tante devastazioni e morti, con il conio di una moneta se tutte, almeno fino a Canne, gli avevano chiuso le loro porte. Nessuna città etrusca inoltre avrebbe osato esporsi alle rappresaglie di Roma con una monetazione che certamente sarebbe stata vista come un aperto atto di ribellione. Il profilo raffigurato è proprio quello di Annibale. Per accettare comunque tale ipotesi e renderla più verosimile bisogna datare il conio delle monete agli anni successivi alla battaglia di Canne, cioè quando effettivamente Roma era giunta sull’orlo del baratro e le città etrusche videro nella ribellione di Arezzo il segnale della riscossa contro Roma. Dove avvenne il conio della moneta? Senz’altro in Val di Chiana; ma, in quale città? Dobbiamo comunque escludere dal novero delle città defezionarie quelle più vicine a Roma3 che, perciò, erano più direttamente controllate dai Romani, e assieme a queste, quelle della fascia costiera altrettanto controllate per l’importanza che i loro porti ebbero per il trasporto di truppe romane attraverso il Mediterraneo Occidentale. Quelle che maggiormente avrebbero potuto manifestare tali aneliti sono le città dell’Etruria settentrionale interna. Tra queste, Fiesole che probabilmente per prima aveva visto passare l’esercito di Annibale attraverso le paludi che la separavano da Arezzo, e che avrebbe potuto dare l’incipit ad un movimento insurrezionale che si sarebbe diffuso in tutta l’Etruria. Ma gli storici antichi, e principalmente Polibio, che è il più vicino agli anni della guerra annibalica e al quale hanno abbondantemente attinto quelli successivi, non fanno alcun cenno al coinvolgimento di questa città in simili eventi. Di Cortona sappiamo che pagò caro il prezzo della sua fedeltà a Roma subendo le numerose devastazioni di Annibale nei suoi territori. Resta, perciò, Arezzo; e questa era già nota per i torbidi che erano esplosi per ben due volte (302 a. C. e 284 a. C.) all’interno delle sue mura. Nel 209 a. C. e negli anni successivi altre due rivolte scoppiarono ad Arezzo e nei suoi territori infiammando tutta l’Etruria a tal punto da richiedere l’intervento di due legioni. Fatte queste considerazioni, la conclusione più verosimile cui possiamo giungere è che Annibale, al suo arrivo in Etruria, abbia dato ad alcuni Aretini traditori, e, probabilmente, proprio al reclutatore di truppe di nome Peithe, l’incarico del conio delle monete, mentre la diffusione delle stesse sia avvenuta subito dopo la battaglia di Canne. 3 Bisogna comunque ricordare che nel 212 a. C. le colonie di Sutri e Nepi, insieme ad altere dieci colonie, stremate dalla luna guerra, pur senza manifestare azioni di rivolta contro Roma, si rifiutarono di fornire ulteriori aiuti sia in denaro che in uomini.1 punto
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È da tanto che, colpevolmente, non aprivo una discussione sul forum ma il mio tempo libero purtroppo/per fortuna è sempre meno e cerco di dividerlo adeguatamente fra le mie passioni ed interessi. Di recente c’è stata un’interessante asta che ha messo all’incanto un’intera collezione che ha creato bagarre fra numerosi collezionisti. Quello che mi ha piacevolmente colpito è stato l’interesse suscitato, oltre quello ovvio alla moneta, verso i cartellini della vecchia collezione. Solitamente quando si compra una moneta il tondello resta “anonimo”, riparte da zero nelle mani del suo nuovo possessore destinando all’oblio chi prima di lui ha curato e coccolato quella moneta, un triste destino per noi collezionisti. Un semplice pezzettino di carta che accompagna la moneta invece ha permesso di non far cadere nel dimenticatoio il precedente possessore, un dovuto rispetto a chi prima di noi ha permesso che la moneta sia finita in mano nostra. Insomma una sorta di immortalità oltre che per il tondello, anche per chi prima di noi lo ha avuto. Una visione forse un po’ troppo romantica e poco legata all’attuale momento storico del collezionismo in cui il pensiero predominante è dettato da due sole parole: “Quanto vale?”, ma permettetemi questa visione forse più adatta ai tempi che furono e nel vedere l’interesse per i cartellini, che spero non sia motivato dal pensiero di un surplus sul valore economico, mi ha fatto comprendere che qualche “vecchio romantico” numismatico ancora c’è e questo è un bene per la Numismatica. Fatta questa doverosa e piacevole premessa passerei a parlare di una moneta ora in mio possesso ma sui cui sono riuscito a ricrearne parte dei suoi passaggi di mano nel tempo. Chi mi conosce sa della mia passione mai sopita per i cavalli. La moneta del popolo per eccellenza ricca di tipologie e di innumerevoli varianti e questo la rende, a mio avviso, il motivo sul perché sia tanto apprezzata dai collezionisti. Ognuno di noi credo possa vantare di avere in collezione un esemplare particolare, raro, o magari non ancora censito. Avendo per scelta ridotto la mia raccolta a pochi esemplari e cercando di studiare a fondo queste poche monete, periodo storico compreso, mi capita sovente di vedere gli stessi esemplari transitare di asta in asta nel tempo a conferma che le monete restano… i collezionisti passano. La ricerca continua di esemplari da censire mi ha portato a scoprire diversi passaggi d’asta di una moneta ora presente nella mia collezione. Una semplice curiosità ma che fa apprezzare ancor di più questo piccolo tondello di rame passato di mano in mano per tanti anni alimentando anche, senza negarlo, un po’ di ego del sottoscritto inorgoglito sapendolo passato in alcune collezioni importanti del passato. La prima notizia su questo cavallo lo troviamo nel “ragionamento” di Giovan Vincenzo Fusco Intorno alle zecche ed alle monete battute nel Reame di Napoli da re Carlo VIII di Francia edito nel 1846 dalle stamperie del Fibreno a Napoli (il Fibreno è un breve corso d’acqua che scorre a pochi metri dalla mia casa natale… segno del destino? ?). Il “ragionamento” del Fusco, illuminante per l’epoca, non è però esente da qualche imprecisione in quanto questo cavallo viene riportato come battuto nella zecca di Capua. Ve lo presento: Da Fusco 1846, Tav. IV, nr. 3 Passano gli anni e si arriva al 1882 dove, per la legge di cui sopra che non ammette deroghe al fatto che le monete restano mentre i collezionisti passano, questo cavallo, assieme alle altre monete della collezione Fusco, viene messo all’incanto. Pur se nel catalogo della collezione la moneta non è riportata tra le poche e sicuramente più meritevoli di figurare nelle tavole, la sappiamo presente perché al lotto 2149 leggiamo la descrizione di 6 cavalli con relativi riferimenti ed uno di essi è riferito proprio al lavoro del Fusco, tav. IV numero 3. Non so chi abbia preso la moneta ma di certo dopo è finita nella collezione Cora perché nel successivo passaggio, cioè la vendita della collezione San Romé del 1924, la ritroviamo al lotto nr. 2343 proprio con l’indicazione del passaggio precedente (collezione Cora nr. 167). Con relativa immagine nelle tavole. Passano gli anni ed ecco che, all’inizio del nuovo millennio, la moneta viene riproposta in un listino di vendita della ditta Baranowsky di Roma. Un sorriso, una stretta di mano e da allora questo cavallo riposa con me. Per concludere questa è una mia storia ma sono certo che molti di voi ne hanno altre da raccontare. Vi invito a farlo in modo da non tagliare quel legame che unisce noi collezionisti di oggi con quelli del passato onorando la loro memoria. D.F.1 punto
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