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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/17/23 in tutte le aree
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Buon sabato Amici. Ferdinando II Tornesi 1853 ex Collezione Francesco di Rauso @francesco77.7 punti
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Grazie @gennydbmoney, quando vedo queste cose mi passa la voglia di dare informazioni... 🥺 Arka Diligite iustitiam3 punti
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io mi fido di te: Ed adesso sono tre: ci si rilegge a settembre con l'Osmia rufa! Servus Njk2 punti
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È quello che penso anch'io,ma non tanto per il fatto che la moneta oggetto della discussione sia in asta ma per il fatto che ,nonostante le informazioni ricevute,il venditore allude ad una probabile genuinità della moneta ma poi, ovviamente,chiarisce che la moneta viene venduta con la formula "visto e piaciuto"... Un po' come l'altra discussione sui 120 grana del 1826 di Francesco I di Borbone, nonostante la mia segnalazione,e lo sdegno di alcuni partecipanti alla discussione ,la moneta è ancora in vendita allo stesso prezzo,per non parlare poi degli altri oggetti che il venditore ha in vendita... Sinceramente la vedo come una presa per i fondelli e, questo mi dà alquanto fastidio...2 punti
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Grazie per le informazioni. Si, credo di avere delle foto migliori. Le allego.2 punti
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Penso che come dice sostanzialmente anche Nikita "solo" 10 numeri diversi non sono abbastanza per suscitare un interesse tale da far valere una banconota circolata più del suo facciale. Fossero stati 11 diversi magari qualcuno l'avrebbe pagata di più ma così fanno 50€ tondi tondi.2 punti
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Il discorso che oggi gli mb valgono poco,per quanto riguarda le monete della repubblica, è condivisibile,ma se andiamo su altri tipi di monetazione,per alcune date è difficilissimo trovarle anche mb,che poi data la rarità venga considerata magari quasi bb questo è frequente,né so qualcosa con la mia raccolta delle monete delle sedi vacanti dello stato pontificio, saluti Aldo.2 punti
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Salve. Ho avuto in dono un lotto di monete del titolo da 50 cent., 1 Franco e 2 Franchi di varie date, che ho trovato interessanti anche per le varianti che possono presentare nella data. Moneta da 2 Franchi del 1924 D/ Mercurio, dio del commercio. COMMERCE INDUSTRIE / DOMARD INV. 1924 R/ CHAMBRE DE COMMERCE DE FRANCE – BON POUR / 2 / FRANCS / BR. AL. Contorno zigrinato Rame-alluminio: 7,9 g – diametro 27 mm Varietà a cifre 2 e 4 aperte Come si vede sotto, ci può essere anche la variante con le due cifre “chiuse” da un piccolo residuo di metallo che vi si è incastrato durante la coniatura, ostruendo lo spazio che invece è rimasto nell’altra variante. apollonia1 punto
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Ciao a tutti, premetto che la tecnica in oggetto è sicuramente sconsigliatissima nel caso di monete di valore o nel caso di monete comunque "leggibili" e che necessitino di una (per quanto profonda) pulizia. Ma, avendone sentito parlare, avendo visto qualche tutorial ed essendo un curioso di natura ho comunque voluto provare. Non mi biasimate Volevo condividere con voi i risultati. Mi sono dunque procurato il necessario: un trasformatore (nel mio caso con uscita a 9 Vcc), un paio di "coccodrilli" (i morsetti a pinza) da montare sui due cavi d'uscita del trasformatore, un contenitore (nel mio caso in plastica) ed una barretta di ferro (i tutorial facevano l'esempio di un cucchiaino, ma perchè rovinarne uno?); acqua di rubinetto e sale fino da mettere nel contenitore. E poi, soprattutto, una moneta da "sacrificare" sull'altare della scienza. Per quest'ultimo punto ho recuperato un lotto di monete del regno, principalmente 5 centesimi "spiga" e 10 c "ape", che avevo comprato tempo fa proprio per avere materiale "di prova". La maggior parte in condizioni pessime, alcune peggio. Oltretutto, tutte le monete da 10 c "ape" erano state "grattate" all'altezza della data alla ricerca di date pregiate. Insomma, dopo 10 minuti di "lavorazione", l'acqua era diventata una cosa inguardabile: nero-marrone-verdastra, sembrava una palude. Ma questo è stato il risultato: prima: E dopo: Per le foto non c'è trucco non c'è inganno: stesso sfondo, stessa luce, stesso telefono a farle (e stesso, scarsissimo, fotografo). è chiaro, non si può dire che sia una bella moneta (l'elettrolisi si porta via l'ossido ma anche un po' di materiale "buono", da cui l'aspetto butterato), ma almeno è riconoscibile. Sto pensando di fare altra pratica su altri rottami che ho, per poi magari applicarmi a qualche altro rottame, ma del quale ignoro la provenienza... magari diventa almeno leggibile...1 punto
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Salve a tutti , sono nuova in questo gruppo , e in generale in tutti i gruppi. Non sono mai stata appassionata di Forum, ma negli ultimi tempi sono cambiate un po' di cose,la piu' importante la morte di mio nonno che ci ha lasciato un po' di cose... e tra queste ci sono delle medaglie particolari. Non essendo esperta , ho chiesto in giro e degli amici mi hanno consigliato il vostro Sito, perche' testuali parole :" prima di farti fregare informati bene ". Ed eccoci qui ... Mi chiamo Grazia e vivo in Svizzera, mio Nonno ci ha lasciato delle Medaglie della Croce Rossa e delle monete antiche e volevo sapere se ci fosse l’opportunità di sapere se hanno del valore reale od erano solo affettive...visto che lui nella Croce Rossa ci aveva fatto volontariato tanti anni. Ringrazio tutti per un eventuale interessamento e informazioni. Buon fine settimana Grazia1 punto
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Cari forumisti condivido volentieri 🫢🤣 il lotto 249 dell’ultima asta Varesi 81, ultimo entrato in collezione. Tallero da 80 soldi del Leone di Carlo I Cybo Malaspina signore di Massa di Lunigiana (1623-1662), MIR 319, 39 mm, 25,62 grammi, in buon BB. Sapete quanto rifugga dalle modeste conservazioni, ma qui si tratta di una moneta di straordinaria rarità presa poco sopra ad una base letteralmente ridicola. In un piccolo studio di qualche anno fa apparso su Cronaca Numismatica (“I talleri del leone di Carlo I Cybo Malaspina”, In Cronaca Numismatica n. 216), sono illustrati in tutto sette esemplari di tallero del leone di Carlo I Cybo Malaspina per la zecca di Massa di Lunigiana. Di questi esemplari: sei sono del tipo con valore espresso in numeri romani ed uno, l’unico conosciuto, con valore espresso i numeri arabi. Questo esemplare esitato dal buon Alberto, che sono riuscito non so ancora come a prendere, presenta il valore in numeri arabi! 😳 L’ho raffrontato subito con l’esemplare apparso su Cronaca Numismatica ed è assolutamente diverso (quello è anche leggermente meglio conservato). Ne ho dedotto quindi che si tratti del secondo esemplare conosciuto col valore 80 anziché LXXX. Ho avuto l’occasione nei giorni scorsi di incontrare quasi casualmente un profondo conoscitore milanese della monetazione, tra le altre, anche di questa piccola zecca, che io definisco tra quelle da amatori e gliel’ho portata. Mi ha sgranato letteralmente gli occhi, chiedendomi dove diavolo l’avessi trovata…confermando le mie deduzioni, è proprio il secondo esemplare noto. A volte l’emozione di avere in raccolta un R5, assoluto, mancante anche nella Collezione Reale, supera quella di un bel FDC. E detto da me è tutto dire ✌️😁 Buona serata1 punto
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Fai una bella foto nitida del tuo francobollo fronte/retro su sfondo nero.1 punto
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Buonasera @Gordonacci La rarità è spesso dettata dalle varianti, ma per questo tipo non mi risultano varietà particolarmente rare o ricercate. Non è comune, non la si trova a pochi euro. Decisamente più rara, come tutte le ossidionali, in stato SPL, dove può raggiungere i 2000 euro... un buon BB va sui 100/200 Una moneta affascinate, dalle lettere leggermente disallineate, moneta battuta dopo la resa della città a Louis XVIII. Lo stato mi pare MB, per lo stato delle lettere e delle foglie, la L anche pare molto consumata. Moneta da 30/50 euro a mio modesto avviso, ma piena di fascino, complimenti Saluti Napoleonici L1 punto
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Moneta da 50 cent. del 1923 2,0 g - 18 mm Variante a 2 chiusa Variante a 2 aperta apollonia1 punto
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Di questa moneta ne parlavo col mio amico Beppe @giuseppe ballauri, navigato per il Regno d' Italia😃1 punto
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Non fare il furbo @ARES III 😁 , già il semplice fatto che tu chiedessi consiglio denuncia i tuoi legittimi dubbi sull'attribuzione fatta dal redattore ( non posso pensare che gli archeologi inglesi gabbiano toppato in maniera così plateale ) ,il punto interrogativo è solo una ulteriore finezza.1 punto
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Quest'ultima medaglia é quella al merito ovviamente della croce rossa, valore una quindicina max 20€ Materiale bronzo Poi: Mezzo giulio o grosso di Pisa1 punto
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Dettaglio meglio l'aggettivo che ho utilizzato: avendo il venditore ricevuto informazioni sull'oggetto, avrebbe potuto (o dovuto) usare quel poco nella descrizione. Ovvero: invece di scrivere "moneta da identificare", poteva scrivere "gettone 1933 Milano", o qualcosa di simile. Aggiungendo magari che non aveva idea di perché fosse stato coniato e che uso avesse, certo, ma non ciurlando clamorosamente nel manico, facendo intendere che si potrebbe trattare daltro... Se non avesse chiesto qui, allora avrei potuto capire, ma dopo aver ricevuto qualche informazione... @Claudio59: male male...1 punto
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La mostra a Napoli. Alessandro Magno e l'arte: sorgenti di cultura Una rassegna all’Archeologico segue le espansioni del re macedone verso Oriente. Il ruolo positivo per la creazione di intrecci fra i popoli Gli occhi grandi, il mento piccolo e le labbra leggermente contratte, l’atteggiamento fiero e pensoso, così Alessandro il Grande è raffigurato nel celebre mosaico della battaglia di Gaugamela, avvenuta nel 331 a.C., in cui la carica dei macedoni si abbatte su Dario III, re dei Persiani. L’opera, custodita nel Museo Archeologico di Napoli, proveniente da Pompei, dove era posta a pavimento nella Casa del Fauno, fu realizzata probabilmente da una locale bottega alessandrina tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., ed è forse una copia musiva, fedele e ridotta, di un dipinto del grande Apelle. Nel mosaico Dario appare singolarmente in posizione sopraelevata, ritto sul suo carro, come se l’autore avesse voluto non già sottolineare l’aggressività del re macedone, ma il dramma dei Persiani, la loro indicibile paura di fronte alla irriducibile foga del conquistatore. Ma Alessandro è ricordato nella storia non solo per essere stato un grande condottiero, ma perché seppe avere riguardo per i popoli vinti, integrandone le culture, le religioni, i costumi. Sicché una ricognizione sulla sua figura diventa in qualche misura una lettura non solo della cultura greca che egli esportò fin nel cuore dell’Asia quanto degli intrecci anche profondi e originali, che quella cultura stabilì con i popoli di volta in volta assoggettati. È quanto suggerisce una mostra ampiamente documentata e ricca di reperti, dipinti, sculture, documenti, oggetti preziosi e di decoro, provenienti da numerosi musei italiani e stranieri, da poco aperta a Napoli, presso il Mann ("Alessandro Magno e l'Oriente", fino al 28 agosto), e dislocata tra il grande Atrio e la sala della Meridiana, a cura di Filippo Carelli ed Eugenio Lo Sardo. Il distintivo dell’iniziativa appare infatti proprio la sottolineatura e l’approfondimento scientifico delle nuove istanze culturali sorte dalla intelligenza espansionistica del re macedone che, in poco meno di dieci anni e fino alla sua morte, avvenuta a Babilonia nel giugno del 323 a.C., raggiunse Persepolis, le piramidi egiziane, le montagne dell’Hindu Kush, le foreste equatoriali del Punjab, fino a penetrare nel cuore delle Indie, fondando villaggi e città (come le celebri Alessandrie, tra cui quella d’Egitto), immergendosi nel profondo delle culture locali, di cui sovente restò affascinato. Non mancano invero, nella storia di Alessandro, luci ed ombre. Nei rapporti umani il re era irascibile, mutevole, impulsivo. È indubitabile tuttavia che le sue conquiste determinarono inediti e preziosi intrecci di culture. Centosettantasei sono le opere presenti in mostra, tra cui il busto-erma di Alessandro, del I sec d.C., proveniente dal Louvre e collocato in apertura del percorso espositivo. Sono poche in realtà le effigie veritiere del re. Forse l’unico ritratto certo è proprio quello del citato mosaico, di cui oggi si avvia un fondamentale e improcrastinabile restauro, che consentirà mediante una copertura trasparente di assistere alle varie fasi del lavoro. Nei giardini del museo, infine, sono state ricreate le suggestioni di alcuni paesaggi conosciuti dal macedone, attraverso la ricostruzione di piante, animali e profumi. A ribadire il taglio della mostra, che, al di là della evidente ricognizione scientifica, punta a un vivo, fondamentale coinvolgimento del pubblico. https://www.avvenire.it/agora/pagine/alessandro-magno-sorgente-di-cultura1 punto
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@Adelchi66 grazie. Avevo dei dubbi, è per questo che nel titolo ho messo il punto interrogativo. Comunque, anche se fai il modesto, hai ottime conoscenze, da esperto.1 punto
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Ciao Ares ,grazie dell'"esperto" ma ce ne vuole ancora... Comunque : secondo me ,quasi certamente non è una fibula ,sicuramente non è romana. Visto il gusto per il decoro a compasso e per gli smalti policromi direi celtica insulare di III IV sec. a.C. La funzione non è definibile ,forse decorativa,forse apparteneva ad un fodero di spada o a una brocca ,chi lo sa? Il drago io proprio non ce lo vedo , ripeto è un tipico decoro geometrico sviluppato a compasso ,aniconico ,tipico dei Celti britannici .1 punto
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Peccato, l’argomento sui movimenti ecologisti radicali che promuovono la disubbidienza civile di fronte ad una inadeguata presa in conto delle diverse minacce ambientali, sui loro potenziali effetti salutari o controproducenti, meritava di più di questa diatriba sempliciotta e di queste affermazioni approssimative e al limite della diffamazione. All’inizio riporti dati accertati e ben conosciuti (l’A22, la rete di questi gruppi attivisti, è finanziata in gran parte dal Climate Emergency Found (CEF) ma anche dal « crowdfunding » che ha un quadro legale), poi aggiungi accenni evasivi su pacchetti di finanziamenti loschi da parte di lobby dell’industria petrolifere volte a screditare i movimenti ambientalisti nel loro complesso. A questo punto anch’io sto aspettando un riferimento a qualche articolo non fazioso sulle « varie inchieste in merito ». A proposito dei tre nomi citati dei fondatori del CEF, vorrei rimettere a posto le cose: Trevor Neilson, ex direttore di progetti della Bill and Melinda Gates Fundation, presidente di Wastefuel, Global Business Coalition on HIV/AIDS, cofondatore del Global Philantropy Group, è stato personalmente sensibilizzato all’emergenza climatica dopo un incendio in California, durante il quale moglie e figli sono stati costretti a scappare dalla propria casa. Beh, meglio tardi che mai? Ha recentemente preso le distanze dal CEF. Aileen Getty è una dei nipoti di Jean Paul Getty, fondatore della Getty Oil Company, compagnia venduta dai figli del magnate del petrolio nel 1984 a Texaco. Il poco che ne rimaneva ha dichiarato bancarotta nel 2011. Rory Kennedy, figlia postuma di Bob Kennedy, regista e produttrice cinematografica… Se hai qualche informazione seria trattandosi di un eventuale legame diretto ed attuale di queste tre persone con imprese petrolifere o altre aziende inquinanti, o le loro lobby, puoi darli qui senza rischio di querela, se sono fatti e non affermazioni prive di fondamento. Altrimenti, il « dibattito » che hai iniziato contribuirà, come spesso accade, ad alimentare le teorie complottiste che fingi di denunciare altrove.1 punto
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Sotto una fattoria romana del II secolo d. C. trovati un tesoro di monete in una bottiglia e ceppi per schiavi Una bottiglia di metallo sepolta nei sotterranei di una fattoria di 1900 anni fa. Dentro di essa un panno di stoffa che chiude, come un tappo, il tesoretto. La bottiglia è stata recuperata, senza che fosse svuotata, e portata in laboratorio. Successivamente – come avviene in questi casi nell’archeologia contemporanea – il contenitore sarà sottoposto a un micro-scavo per il recupero accurato di tutto il materiale in esso contenuto. Il peso complessivo dell’oggetto e del suo contenuto è di 6,8 chilogrammi. La bottiglia di metallo che contiene un tesoretto, trovata sotto il terreno della cantina © Stéphane Lancelot, Inrap La scoperta è avvenuta in uno spazio che potrebbe coincidere con la cantina dell’edificio padronale di un’antica tenuta gallo-romana. Sotto i resti dello stesso edificio sono stati trovati anche ceppi di ferro, utilizzati per impedire la fuga a schiavi e prigionieri, senza esimerli dalla possibilità di spostarsi per lavorare, sotto controllo. I ceppi sono “manette per le caviglie”. Questi e numerosi altri materiali sono emersi durante uno degli scavi compiuti nella campagna di Saint-Sauveur, un comune francese di 1.385 abitanti situato nel dipartimento della Somme, nella regione dell’Alta Francia. La bottiglia del tesoro e i ceppi © Stéphane Lancelot, Inrap La fattoria, fondata nel I secolo, fu riorganizzata e ampliata notevolmente nel secolo successivo. La possiamo immaginare – nella versione del II secolo – composta da un palazzo padronale, attorno a una corte chiusa da edifici rustici di servizio e alloggi dei lavoratori. La fattoria aveva anche laboratori artigianali e cantine. Probabilmente nelle stanze sotterranee venivano detenuti schiavi o l’ambiente era utilizzato come prigione. “I resti scoperti – relativamente alla parte più vecchia, risalente al I secolo, ndr – danno l’immagine di una popolazione romanizzata molto antica, che aveva contatti commerciali lontani, ma rimaneva fortemente ancorata alle abitudini alimentari galliche come la consumazione di carni di cavallo – dicono gli studiosi dell’Inrap – . A partire dalla metà del II secolo il luogo fu riorganizzato, con un ampliamento dell’habitat e la comparsa di attività artigianali. Vasti edifici residenziali, associati a cantine e ripostigli, sono organizzati intorno a un cortile dominato da un imponente edificio con cantina. Nelle fondamenta di questo edificio rettangolare, abbiamo trovato un vaso interrato che conteneva un deposito monetario. La posizione dell’edificio principale e il percorso che conduce ad esso, così come la partizione tra un cortile con attività e un’area residenziale, ricordano l’organizzazione in pars urbana e pars rustica delle fattorie gallo-romane. In questo periodo fu installata anche una fucina che serviva per modellare, da piccoli lingotti, minuscoli oggetti come chiodi o coltellini. I resti della fauna, trovati nell’area della fattoria del II secolo, mostrano un consumo di cibi variegato composto principalmente da carni di maiale e pecora. La notevole qualità e quantità di oggetti intrappolati nelle strutture scavate illustrano l’agio degli occupanti (ceramiche importate, vasellame metallico, ornamenti, scritte, ecc.) e testimoniano le attività ivi svolte (metallurgia, agricoltura, molitura, lavorazione tessile, legno e pelle). Una necropoli gallica composta da cinquantatré tombe era stata scoperta dall’Inrap nel 2015 a Saint-Saveur. Un cimitero utilizzato per circa 150 anni, durante il III e il II secolo a.C. Vasi corredavano la tomba di ogni defunto, spesso con offerte di cibo e talvolta depositi di oggetti metallici: coltelli, forbici, rasoi e alcuni ornamenti come braccialetti o perle. L’ultimo scavo – oltre alla fattoria – ha rivelato un’altra necropoli dello stesso periodo, situata a diverse centinaia di metri di distanza, ai margini del sito dell’insediamento. È circoscritta da un recinto aperto ad est. Tre tombe occupano lo spazio centrale, tra cui una più riccamente dotata che contiene cinque vasi e due perle di vetro blu. https://www.stilearte.it/sotto-il-pavimento-di-una-fattoria-romana-del-ii-secolo-d-c-trovati-un-tesoro-di-monete-in-una-bottiglia-e-ceppi-per-schiavi/1 punto
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Ciao, bella moneta a mio parere autentica che tutto sommato porta ancora bene l'età che ha 😶. Sembra che sia stata tentata una sua pulizia, non proprio da esperti, che ha lasciato qualche segno sulla sua superficie. ANTONIO1 punto
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https://www.erroridiconiazione.com/t-4-errori-bimetallici/#_ftn3 Dal sito @andrea78tsdi Andrea, dove spiega gli errori sui tondelli bimetallici. Questo in esame per me é l'occhio di bue al 1° grado di accavallamento (vedasi link con figure). Non é un 4° grado, ma per me merita considerazione negli errori. saluti1 punto
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Una precisazione: RPC II 507A e 507B sono due monete diverse da 507 pur condividendone il rovescio. Sono state aggiunte al catalogo online anni dopo la pubblicazione del cartaceo; hanno entrambe diversa legenda del diritto e la seconda testa laureata anziché radiata.1 punto
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Ciao Carorland, le referenze sono le indicazioni relative al testo (o ai testi) in cui la moneta viene descritta. es. RPC 2 507 = Roman Provincial Coinage Volume 2 n° 507 (sotto metto un estratto di questo testo con tre versioni della moneta) Per il prezzo, e se fosse autentico, ne ho visto uno praticamente identico (ma messo molto peggio) venduto per 120 €. Riusciresti ad avere foto migliori ? Volume: II №: 507 Reign: Titus Persons: Titus (Augustus) City: Flavian Latin mint in Thrace Region: Thrace Province: Thrace Denomination: Dupondius Average weight: 12.45 g. Issue: Titus and Domitian Caesar, and Julia (AD 80/1) Obverse: IMP T CAES DIVI VESP F AVG P M TR P P P COS VIII; radiate head of Titus, r. Reverse: ROMA, S C; Roma seated, l., on cuirass, holding wreath Reference: Cahn 7, BMCRE 314, RIC II, 1 T503 Specimens: 11 Volume: II №: 507A Reign: Titus Persons: Titus (Augustus) City: Flavian Latin mint in Thrace Region: Thrace Province: Thrace Denomination: Brass (29 mm) Average weight: 11.69 g. Issue: Titus and Domitian Caesar, and Julia (AD 80/1) Obverse: IMP T CAESAR DIVI VESP F AVG P M; radiate head of Titus, r. Reverse: ROMA, S C; Roma seated, l., on cuirass, holding wreath Reference: Cahn —, RIC II, 1 T503A Specimens: 2 Volume: II №: 507B Reign: Titus Persons: Titus (Augustus) City: Flavian Latin mint in Thrace Region: Thrace Province: Thrace Denomination: Brass (29 mm) Average weight: 11.46 g. Issue: Titus and Domitian Caesar, and Julia (AD 80/1) Obverse: IMP T CAES DIVI VESP F AVG P M; laureate head of Titus, r. Reverse: ROMA, S C; Roma seated, l., on cuirass, holding wreath Specimens: 11 punto
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Buonasera ragazzi e ben trovati ,ho acquistato su un asta una moneta di dario i ,ma non so se è il primo secondo o ul terzo tipo ,e in più volevo un vostro parere su questa moneta ,se originale o meno ,posto qui la foto ,grazie del vostro aiuto ,un saluto Enki ,1 punto
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Si tratta di un dupondio (corona radiata, metallo giallo = oricalco) dell'imperatore Tito, coniata nell'80-81 d.C. dopo la divinizzazione di Vespasiano (DIVI VESP F = figlio del divino Vespasiano) da una zecca orientale, probabilmente in Tracia (odierna Bulgaria). Al rovescio Roma seduta su una corazza, con corona d'alloro e parazonium. Le referenze sono RIC 2.1 503, RPC II 507.1 punto
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Nei tuoi post su questo argomento tu fai lo stesso.. Sei finanziato anche tu della Shell?1 punto
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Rileggendo questa interessante discussione mi è venuta la voglia di rispolverare lo studio, già citato, su questa Piastra del 1916 a cura Rocco citraro. L'articolo pubblicato sui "quaderni di studi" di Mario Rasile, anche se datato 2002, sembra molto attuale. L'autore infatti esordisce proprio nei primi righi con la frase: "Ormai credevo che tutto fosse già stato scritto sulla monetazione Napoletana........" Ancora oggi, a distanza di più di 20 anni dalla pubblicazione, grazie a studiosi e semplici appassionati, si continuano a trovare nuove varianti e errori di questa fantastica monetazione.1 punto
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Beh daltronde si sa, sono fatte per far conoscere, ma il tutto si puó sempre rivoltar contro🤷🏼♂️ Pazienza dai. Io rimango sempre favorevole, da (anche) pataccaro 😅1 punto
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Tanto per cominciare nessun disturbo... quando ci sono il tempo ed il modo di farlo, dare una mano con una piccola ricerca è, oltre che un esercizio sempre utile (almeno per me), un piacere. Quindi chiedi pure, se qualcuno si sente disturbato al massimo non risponde1 punto
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Forza allora✌️ Ricordo i nipponici...li proponevi come variante al festival😅1 punto
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Certo, ma infatti servirebbe una strategia seria di transizione energetica a livello mondiale ma non se ne vede nemmeno all'orizzonte. Se io avessi 20 anni oggi sarei moooolto preoccupato del mondo in cui mi troverò a vivere. E metti che protesti e fai petizioni e non ottieni niente mentre imbrattando Palazzo Vecchio con un gesto discutibile generi discussione? Forse è proprio la bruttezza del gesto, lo scempio di una cosa bella, il messaggio che vogliono far passare: distruggere il pianeta è fare scempio di una cosa bella, come i monumenti che vengono imbrattati. Insomma, mi pare che qui c'è chi indica la luna ma troppi guardano il dito...1 punto
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Molto in ritardo ma ecco le foto promesse PAO_788_ANONIME_SCUTARI_(1).tif PAO_788_ANONIME_SCUTARI_(2).tif PAO_788_ANONIME_SCUTARI_(3).tif1 punto
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Ciao@Matteo91,grazie mille per l'informazione ,questa monetazione mi piace molto ,cerco di prendere quelle conservate meglio ,sto pensando di prendere anche quest'altro pezzo ,che è in ottimo stato ,se riesco come dici tu punterò sul primo e secondo tipo ,che hanno un valore maggiore ,che ne dici di questo ,saluti Enki1 punto
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Provo a spiegarmi meglio, seppur in poche righe. Ci sono giunte dal passato (dagli scavi, o anche dalle collezioni - l'abitudine di collezionare monete romane è antica) numerose monete (migliaia di tipi diversi, accorpabili in circa 500 "serie") in argento e bronzo (alcune anche in oro) con la legenda "Romano" o "Roma". Siccome ce ne sono giunte altre con i nomi e i ritratti degli imperatori, va da sè che queste devono essere monete della Repubblica; e in effetti alcune di esse è possibile "agganciarle", cronologicamente, a eventi storici accaduti durante la Repubblica (grazie ai ritrovamenti archeologici, o grazie alle raffigurazioni monete stesse). Insomma: sono monete in qualche modo riconducibili alla Repubblica, questo è praticamente certo. Tanto premesso, incrociando una serie di fattori (stili delle raffigurazioni, oggetto delle raffigurazioni, altre scritte presenti sulle monete, peso delle monete, ritrovamenti archeologici, etc.) è stato possibile, in secoli di studi, redigere una cronologia delle singole emissioni che è abbastanza accettata. E' stata cristallizzata da un famoso studioso di nome Crawford ed è la cronologia cui fa riferimento il nostro catalogo ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-REP ) . Ora, se la cronologia assoluta (= in quale anno è stata emessa una certa moneta) è oggetto di discussioni, soprattutto per le emissioni più antiche, la cronologia relativa (= quale moneta viene viene prima e quale dopo) è abbastanza pacifica, soprattutto grazie al dato ponderale ( = il peso). Infatti - banalizzando - si osserva che nelle economie con monetazione a valore intrinseco ( = una moneta vale tanto metallo prezioso quanto ne contiene, incrementato di una percentuale denominata "aggio") l'inflazione si manifesta con dei "sotterfugi" adottati dallo Stato, riducendo il peso della moneta e/o sostituendo il metallo prezioso con leghe in cui è presente metallo vile. Siccome i fenomeni inflattivi colpivano, per ragioni macroeconomiche, intere aree collegate fra loro dai commerci (nel nostro caso, più o meno, l'Italia centro-meridionale), incrociando i dati di più città si riesce agevolmente a capire quale emissione viene prima, e quale dopo. Fatte queste precisazioni, si arriva a capire che le monete con legenda "ROMANO" sono sicuramente più antiche di quelle con legenda "ROMA". "Romano", del resto, è il genitivo maschile plurale arcaico, che sarà sostituito in epoca classica da "Romanorum": significa quindi "[moneta] dei Romani". Le monete a legenda "ROMANO" non solo sono le più antiche fra quelle riferibili alla Repubblica, ma presentano anche un chiaro stile greco, che si perderà in quelle a legenda "ROMA". Sono infatti palesemente più belle, prodotte da artigiani di cui la grezza Roma ancora non poteva disporre (ma di cui la Magna Grecia era piena), e presentano raffigurazioni tipiche delle monetazioni greche. Anche lo stesso uso del genitivo plurale, per indicare che una certa emissione è "di" un certo popolo, è caratteristico della monetazione della Magna Grecia. Si ritiene quindi che queste monete siano state prodotte da artigiani greci per la Repubblica di Roma e, siccome la prima area della Magna Grecia con cui Roma ha stretto contatti è la Campania, le si definisce "monetazione romano-campana". La "monetazione romano-campana" è quindi quella prodotta (probabilmente) in Campania (impossibile dire se a Neapolis, Capua, Metaponto o altrove) su commissione della Repubblica di Roma. Fra tutte queste monete, ce n'è una, ormai rarissima, in cui la legenda è scritta in Greco, " PΩMAIΩN " ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/1 ). Si ritiene (ma è discutibile e discusso) che sia la prima moneta in assoluto prodotta in Magna Grecia, probabilmente a Neapolis, per Roma. Tu chiedi quindi se la monetazione romano campana sia costituita dalle "prime coniazioni dei romani o ... prime coniazioni dei romani per gli abitanti della Campania". La risposta giusta è: sicuramente sono fra le prime coniazioni dei Romani (se siano o no le prime dipende dal problema dell'aes grave, di cui scrivo dopo) e molto probabilmente servivano per alimentare i commerci tra i Romani (di Roma, Ostia, Capua o qualunque altra città romana) e gli abitanti della Magna Grecia. Per concludere, devo ammettere che occorre introdurre un elemento di ulteriore complicazione a questo quadro. La monetazione romano-campana presenta monete in argento, chiaramente a valore intrinseco, e monete in bronzo, che sono invece di peso troppo piccolo per poter essere considerate a valore intrinseco: dovevano quindi essere dei frazionali, a valore fiduciario, di quelle in argento. In antico, tuttavia, Roma (al pari di molti altri popoli italici dell'Italia centrale) emise anche monete in bronzo a valore intrinseco, il cosiddetto "aes grave" ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRB ). Sono monete COMPLETAMENTE diverse, di fattura grezza, grosse e pesanti; insomma, sono veramente "romane", chiaramente prodotte da un popolo molto meno raffinato e molto più pratico di quelli ella Magna Grecia. La collocazione cronologica dell'aes grave è molto discussa: secondo alcuni autori sono monete molto più antiche di quelle magno greche, ma oggi prevale l'idea che siano più o meno contemporanee (fine IV secolo - inizi III secolo a.C.). Ai fini della tua domanda, ne derivano due conseguenze: - se l'aes grave è più antico della monetazione romano-campana (improbabile ma possibile), allora quest'ultima non è, in effetti, la primissima monetazione della Repubblica; - se aes grave e monetazione romano-campana hanno circolato in contemporanea (quasi sicuro, a prescindere da quale dei due fosse nato prima), allora si può ipotizzare, come molti autori fanno, che il primo servisse per commerciare con i popoli italici, la seconda con le più evolute città magno-greche. Spero di essere stato chiaro Tieni presente che è impossibile datare con certezza questa monetina: alcuni ritengono che sia la prima solo ed esclusivamente per l'anomalia della legenda in Greco. La monetina in bronzo con legenda "PΩMAIΩN" è assolutamente identica ad altre monetine, prive di legenda (credo che ce ne siano altre ancora, sempre identiche, con la legenda riferita ad altri popoli diversi dai Romani, ma non ne sono sicuro, non è il mio campo). Tutte queste monete, identiche fra loro (salvo la legenda), sono normalmente attribuite alla zecca di Neapolis; probabilmente quelle prive di legenda erano per i Neapoletani, le altre per altri popoli che appaltavano la loro produzione a quella stessa zecca. Ora, di tutte queste monete è ignota la datazione, sebbene sia ragionevole ritenere che siano fra loro contemporanee (perché, come detto, sono identiche). Pedroni, uno studioso della materia, sulla base del loro peso (che, come ho spiegato prima, è un elemento molto importante per datare le monete) propone di datarle tutte al 339/338 a.C. e suggerisce che quelle a legenda "PΩMAIΩN" servissero a commemorare la concessione della cittadinanza romana agli abitanti di Capua (la "deditio" di Capua è del 343, ma la concessione della "civitas sine suffragio" ai Capuani è del 338). Crawford, invece, ritiene che le monetine a legenda "PΩMAIΩN" debbano essere del 326 a.C., perché in quell'anno fu sancito il patto di alleanza tra Roma e Neapolis (un "foedus aequum") che sarebbe presupposto necessario affinché i Romani potessero rivolgersi alla zecca di Neapolis. Un altro autore, il Thomsen, data la monetina con "PΩMAIΩN" addirittura al 280 (non ricordo su quale base); in tal caso, essa non sarebbe la prima moneta emessa per Roma; fra l'atro, si ritiene oggi che questa didracma https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/3 debba essere datata al 312-308 a.C. , e quindi sarebbe più antica. Come vedi, c'è molta incertezza. PS Ci diamo del "tu" sul forum, per quanto ne so io; siamo accomunati da una medesima passione.1 punto
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ciao @cobrapel, ossidionale perché coniata al tempo in zone in stato di guerra dove non vi era una forma certa e definita a livello istituzionale e governativo; in particolare l'assedio di Strasburgo del 1814 noto come blocco di Strasburgo si colloca nel periodo finale dell'epopea napoleonica dove la sesta coalizione a seguito della vittoria di Lipsia e l'inizio della ritirata dell'esercito imperiale napoleonico verso i confini nazionali arriva a minacciare entro le proprie frontiere naturali il Primo Impero Francese. In particolare il 2 gennaio 1814 con l'avanzata delle truppe alleate la città di Strasburgo viene cinta d'assedio. Il generale Buorrier al comando della piazza di Strasburgo fa coniare numerosi pezzi da un "decime" con l'iniziale di Napoleone coronata, fino al 13 aprile quando la restaurazione dei Borboni con l'arrivo di Luigi XVIII e la caduta dell'imperatore seguita alla sua abdicazione pongono fine al conflitto. La coniazione continua ma la "N" viene sostituita con una "L". Nel 1815 con i "Cento Giorni" e la mobilitazione generale ordinata da Napoleone contro la settima coalizione Strasburgo viene nuovamente assediata e sulle monete ricompare la "N". La piazza resiste fino al 4 settembre, ma la coniazione non termina ancora, infatti abbiamo anche il millesimo 1815 con "L" coronata, produzione probabilmente portata avanti fino al 1816. Caratteristica delle ossidionali è per ovvi motivi la presenza di "varianti" ovvero una produzione non sempre rispettosa di uno standard. saluti Gordon1 punto
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Sapevo che i 10 numeri diversi danno un plus valore alla nuova tipologia di banconote/euro che prevedono per l'appunto una combinazione di 10 numeri. La numerazione di una banconota appartenente alla prima emissione è formata da 11 numeri, ed anche se sono presenti 10 numeri diversi la particolarità è in ogni caso "sporcata" da due numeri uguali, in questo specifico caso da due 7. Il sito segnalato al post #4 dice che 1 o 2 biglietti su un migliaio possono presentare 10 numeri diversi su 11 (in parole spicciole una su 500), significa che ne esistono/esistevano a milioni e milioni con questa "particolarità", attribuirgli un NC è una forzatura.1 punto
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https://www.panorama-numismatico.com/il-5-centesimi-1913-senza-punto/ Segnalo l’articolo: Il 5 centesimi 1913 senza punto1 punto
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