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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/20/23 in tutte le aree

  1. Il Gazzettino di Quelli del Cordusio #10 è in dirittura d'arrivo con 26 articoli e 11 "briciole" su quasi 180 pagine di pura passione numismatica. A breve la stampa ed in autunno la presentazione. "Estote parati!"
    5 punti
  2. Al mercatino di Borgo D'Ale un collezionista sabaudo mi ha ceduto il Peso della Lira INSTAR OMNIVM di Emanuele Filiberto ma prodotto sotto il figlio Carlo Emanuele I . Tipo inedito al Catalogo Zavattoni Il mercatino di Borgo D'Ale riserva sempre sorprese anche in tarda mattinata ! Grazie ad un amico sono riuscito a portare via questa bilancina piemontese . Interessante la scatola e la bilancia montabile con asta verticale
    4 punti
  3. Buongiorno @manuelcecca, da Autore (sebbene le mie ricerche vertano su un'altra Zecca) mi permetto di condividere la mia metodologia di studio nella speranza di fornire uno spunto. Il "tipo" è - come ci ricordano i vari manuali numismatici - la parte figurativa del conio: busti, stemmi... Nello specifico caso quindi un "1 tipo" può essere un tallero con busto giovanile mentre un "2 tipo" un tallero del medesimo Granduca ma con busto adulto. Si tratta di differenze macroscopiche, se parlassimo ad es. dei testoni sempre medicei potremmo notare anche le forme differenti dei colletti o della figurazione del San Giovanni. Da questa distinzione poi - logicamente - possono esser fatti discendere dei sotto-tipi: conii composti con punzoni FIGURATI differenti. Le legende e le loro varietà solitamente vengono considerate come secondarie (e pressoché trascurabili, se stiamo riferendoci a differenti abbreviazioni. Ovvio che se la scritta cambiasse completamente la varietà sarebbe ben più importante). Le varietà anche di legenda - o di grandezza della data - sono invece importanti eventualmente per proporre cronologie interne alle varie tipologie. E' uno studio molto più avanzato e specialistico, meno "collezionistico". Concetto di rarità: Personalmente considero differenti la rarità e la reperibilità. La prima è relativa agli esemplari oggi noti, nel loro totale. La seconda prende in considerazione i soli esemplari passati sul mercato. Mentre la rarità è un concetto relativamente stabile se sono state svolte indagini accurate, la reperibilità può ben variare (periodi di maggiore disponibilità di esemplari, causa cessione di raccolte specializzate, ad esempio). Per dare un grado di rarità accurato bisogna porre la massima attenzione, specie nel caso delle varianti non tipologiche o assolutamente minori: esemplari mal catalogati in passato, non illustrati o semplicemente non noti potrebbero stravolgere le nostre stime. Raccomando quindi la massima prudenza, senza scomodare i massimi gradi per differenze dovute a minimi particolari. Semmai meglio indicare "variante rarissima" o "molto rara", senza dare alle stampe un'Opera che rischierebbe di diventare parzialmente obsoleta nel giro di breve tempo. Anche perché, ricordiamolo, non c'é come indicare una minima variante "R5" per veder puntualmente partire la ricerca tra gli appassionati e far spuntare nuovi esemplari in un batter d'occhio. Cordiali saluti, Antonio Rimoldi
    4 punti
  4. Vorrei aggiungere al rammarico delle "mancate occasioni" anche qualche gradita ed insperata aggiudicazione. Collezionando monete di una piccola zecca, fin da ragazzo ho sempre dato per scontato che un pezzo sarebbe rimasto tra i desiderata considerandone l'estrema rarità. Ma mai dire mai! Qualche tempo fa ne appare uno in asta. Decido di provarci almeno per poter poi dire che il tentativo l'ho fatto. Arriva il giorno, seguo il live e in quel momento mia moglie decide di seguirlo assieme a me... (essendo anche lei collezionista, non di monete, condivide la mia passione). Ciononostante avrei preferito esser solo per non aver titubanze nell'offrire. Si parte con una base bassa che subito sale ma i miei click si susseguono uno dietro l'altro considerando che il mio limite è ancora lontano. Poi accade una cosa inaspettata. Le offerte rallentano fino a fermarsi. Il banditore inizia con il classico 1, 2... e prima di chiudere con il liberatorio 3, decide di riprendere daccapo la descrizione della moneta sottolineandone l'estrema rarità. Ovviamente non è la prima volta che partecipavo ad un asta online e tante volte ho abbandonato o semplicemente perso ma senza remore... ma questa volta ci tenevo. Cavolo se ci tenevo! Con un'emozione che credo molti di voi comprenderanno esplodo di fronte al monitor del PC con un urlo: "CHIUDIIIIIIIIII" che manco Martellini ai mondiali di Spagna. ...3. Aggiudicata! Osservo il monitor. Guardo mia moglie... Ad alta voce mi chiedo se sono io l'ultimo offerente... Il banner sotto l'offerta è verde! Sono io!!! La moneta è mia! Ed ad un quarto del mio massimo o meglio, del massimo che sapeva mia moglie... io sarei andato oltre 😇. Questo per far comprendere che i rammarichi per le mancate occasioni vanno compensati appieno dalle aggiudicazioni. Ora c'è una variante altrettanto rara che mi farebbe chiudere il cerchio delle emissioni di questa zecca da me collezionata... ed è tra i sogni irrealizzabili come quella precedente...😜
    4 punti
  5. Sogni numismatici. Quando cominciamo una collezione e passiamo in rassegna tutte le tipologie che ci piacerebbe raccogliere, c’è sempre “quella” moneta che pensiamo non riusciremo mai ad acquisire… vuoi per l’estrema rarità, vuoi per l’estremo costo. Per un collezionista di Costantiniane, sono tante le tipologie che si farà fatica a inserire nella propria raccolta, ma “quella” moneta non può che essere la mitica SPES PVBLIC. Emissione tra le più emblematiche di Costantino I, un rovescio che trasuda cristianità e di conseguenza estremamente ricercato anche da chi non colleziona Costantino I nello specifico. Ne consegue che, seppur non particolarmente rari, gli esemplari offerti in vendita raggiungono sempre somme spropositate a 4 cifre (top price di 10.000$ alcuni anni orsono). Quando 15 anni fa ho iniziato a collezionare le monete di Costantino I, ho immediatamente identificato la SPES PVBLIC come la “moneta che non avrò mai”… ma mi sbagliavo. i sogni numismatici qualche volta diventano realtà.
    3 punti
  6. Buonasera , continuo con la mia raccolta di Auguste sia Denari che Antoniniani. Questa sera vi presento un mio Antoniniano di Salonina. Riporto quel molto poco che ho trovato su Wikipedia, mi piacerebbe saperne di più. Cornelia Salonina fu una Augusta dell'Impero romano, membro della dinastia valeriana, moglie dell'imperatore Gallieno e madre di Cornelio Valeriano, Cornelio Salonino e Egnazio Mariniano. Wikipedia Luogo di nascita: Bitinia, Turchia Morte: 268 dopo Cristo, Mediolanum Coniuge: Gallieno Figli: Cornelio Salonino, Cornelio Valeriano, Licinio Egnazio Mariniano Sposata a Gallieno prima del 242, Salonina fu testimone dell'assassinio del marito nel 268, davanti alle mura di Milano assediata. È incerto se sia stata uccisa nella medesima occasione, o se sia sopravvissuta per clemenza del successore del marito, Claudio II il Gotico. Riporto Catalogazione della casa D'Aste. Salonina (Augusta, 254-268). Antoninianus (22mm, 3.28g, 6h). Rome, 265-7. Diademed and draped bust r., set on crescent. R/ Fecunditas standing l., extending r. hand to child standing before her, holding cornucopia in l.; Δ to r. RIC V 5; MIR 581aa; RSC 39a. Riporto foto di un bellissimo Busto custodito all' Ermitage di San Pietroburgo che la ritrae. Riporto anche una dedica fatta a Gallieno e Salonina, custodita nei musei vaticani. Foto presa dal Sito Web. Per chi volesse approfondire. Aspetto vostri commenti e cenni storico biografici dell'Augusta. Saluti Alberto
    3 punti
  7. Salve a tutti per gli amanti del V-VI secolo e le emissioni barbariche ROMA propone un'interessante selezione: https://www.romanumismatics.com/e-live-auction-7/2023-07-10?gridtype=listview @Vel Saties qui ci sono tutte le emissioni di tua preferenza dalle civiche Ostrogote alle Merovinge, dalle longobarde beneventane agli Sceattas dalle carolinge alle emissioni Crociate..
    2 punti
  8. E stellare lo è veramente, 180 pagine e 26 autori, che immagino saino dei professionisti o novizi della carta stampata. Attendiamo l'immagine della copertina dopo la stampa, non vedo l'ora di poterlo sfogliare, sarà bellissimo poterlo leggere. 👍👏👏👏
    2 punti
  9. Il giusto prezzo, come ogni cosa, è determinato dal mercato. La conoscenza del mercato arriverà solo quando avrai consapevolezza di ciò che cerchi ed acquisti. Per quanto ne sapevi avresti potuto acquistare anche un bottone a 18 euro. Investi i tuoi primi soldi in libri. Se non hai voglia di farlo o voglia di leggerli, la numismatica non fa al caso tuo. Insomma per "capire" non ci vuole un "attimo" ma anni di studio e la costanza nel seguire il mercato. In bocca al lupo se avrai voglia di cimentarti. Nel forum troverai le risposte ai quesiti che nel tempo vorrai porre. Buon viaggio.
    2 punti
  10. Due occasioni mancate finora. La prima una moneta troppo costosa per me in un determinato periodo della mia vita, avrebbe richiesto non pochi sacrifici ma ci ho sempre ripensato con sommo pentimento in seguito. Unica moneta che mi pento di non aver preso, ad oggi si sarebbe anche rivalutata parecchio ma non è quello economico il motivo del pentimento. La seconda occasione mancata è stata una moneta persa in un asta ma avevo offerto abbondantemente sopra il valore della moneta che ha realizzato 4 volte la quotazione da catalogo a seguito di una lunga battaglia a colpi di rialzi tra me ed il suo acquirente finale. Un peccato ma a differenza dell'altra moneta non ho nulla di cui pentirmi, avevo oggettivamente offerto molto più del suo valore commerciale e più di così non avrei potuto fare.
    2 punti
  11. Ne ho una bella serie di casi in cui per distrazione ho perso l'asta di una moneta che volevo assolutamente, ma forse è più interessante il racconto di un caso di virtù punita. Verona, una decina di anni fa. Quando parlo di Verona, ogni numismatico sa già a cosa mi riferisca... All'epoca ero fidanzato da poco con la mia attuale compagna, che viveva a Venezia; Verona si trovava a metà strada tra casa mia e casa sua, così avevo colto l'occasione dei famosi due piccioni con una fava e avevo organizzato un incontro con lei il sabato sera dopo il convegno, fermandoci a dormire lì a Verona per poi passare la domenica insieme. Arrivo a Verona di buon mattino con il portafogli gonfio e intenzioni bellicose; all'epoca non avevo ancora un lavoro stabile, quindi avevo sempre qualche remora a spendere, ma Verona era un'occasione speciale. A fine visita della fiera incredibilmente mi erano rimasti ancora 150 € nel portafogli: sarebbe stata forse la prima volta che uscivo da un convegno con ancora dei soldi in tasca! Quand'ecco che su un banchino appare lei: un argento preunitario molto raro, in bel BB, conservazione perfetta per gli standard della mia collezione. Prezzo: 180 euro. Tratto un po' con il venditore, che si dichiara alla fine disposto a cedermela a 150. Apro il portafogli, guardo i 150, guardo la moneta, riguardo i 150... poi penso alla morosa che mi aspetta, faccio leva sul mio senso di responsabilità e rinuncio a comprare la moneta. Esco tutto fiero per la mia maturità e mi dirigo all'appuntamento, incontro la morosa e insieme ci rechiamo in albergo a fare il check-in, per poi uscire a cena. Arrivato il momento di pagare la cena, apro il portafogli e mentre prendo la carta noto qualcosa che mi gela il sangue nelle vene: non c'è traccia di banconote nel mio portafoglio. I 150 euro erano spariti. Cerca e ricerca, ovviamente tutto è stato vano, e i miei 150 euro non sono più saltati fuori. Non ho mai capito come sia potuto accadere: un furto è improbabile (come avrebbero fatto a sfilarmi i soldi dal portafogli?): l'unica ipotesi che mi viene in mente - per quanto veramente surreale - è che mi siano accidentalmente caduti alla reception dell'albergo mentre facevo il check-in... Fatto sta che se invece di fare il virtuoso avessi comprato la moneta, tutto ciò non sarebbe accaduto, e sarei stato felice e contento con il mio bel pezzo inserito in raccolta: ovviamente quella moneta ora è molto salita di valore e non l'ho più trovata in vendita a meno di 300 euro in quella condizione; nella mia collezione, quel posto continua ad essere vacante, a perenne memoria del fatto che la virtù non paga
    2 punti
  12. Buon giorno, complimenti per l'acquisto. In linea generale, nel riprendere Alberto Campana, ben sette città di quell'area compresa tra l'alta Campania, il Samnium e il Latium, durante la prima guerra punica, si unirono in una " federazione monetaria" in appoggio ai Romani, testimoniata dall'utilizzo, su tutte le monete, dalla presenza del Gallo con astro ( che aveva un significato simile all'aureola cristiana), abbinato ad Apollo. Il gallo era presente anche in altre monetazioni, come quella magno greca o etrusca. Nel caso della federazione monetaria ( composta da città quali Aquinum, Suessa, Cales, Venafrum,Telesia, Teanum e Caiatia), il gallo rappresenterebbe una rivendicazione autonomistica di tale area geografica. La monetazione di Allifae, pur essendo tale città sannita, richiama maggiormente la monetazione magno greca con la presenza di mitili, come anche nel caso di Phistelia ed è di molto precedente ( IV secolo a.c.) a quella di cui discutiamo in questo discussione che fu emessa invece nel III secolo a.c. Per quanto riguarda, le fratture, anche a me sembrano volute, in quanto sono molto simili in parecchi esemplari. Sempre nel III secolo a.c. abbiamo altra moneta in bronzo, questa volta con al rovescio il toro androcefalo, con i riferimenti a città quali Teanum, Cales, Aesernia, Suessa, Cubulteria, Neapolis, ma riferita ad un'area commerciale con al centro Napoli, che era alleata anch'essa a Roma. A Suessa è attribuito anche un altro obolo con raffigurato Ercole con il leone Nemeo. https://storienapoli.it/2021/02/01/fontana-dellercole-di-sessa-aurunca/ Alcune discussioni sul tema: Buona giornata Eliodoro
    2 punti
  13. Che fanno parte della collezione di Lars Ramskold, che Leu sta esitando in più aste. La prima parte, a maggio, era incentrata sulla zecca di Roma… ovviamente piane zeppa di tipologie rarissime o uniche. Agli appassionati del periodo, consiglio la lettura del catalogo e lo studio delle note che accompagnano pressoché ogni lotto. Sono state scritte da Lars di proprio pugno e sono forse più interessanti delle stesse monete. Sicuramente il più chiaro, anche più di quello suo famoso medaglione.
    2 punti
  14. L'oggetto della discussione e' di interesse generale e trasversale (riguardando un po' tutte le monetazioni) e si presta a varie ed interessanti digressioni. Per dare più ampia diffusione e visibilità (nonchè vivacità) sposto quindi in "piazzetta". Buona serata. Stilicho
    2 punti
  15. A mio avviso, il concetto di “rarità” è relativo e dovrebbe essere sempre contestualizzato temporalmente, raffrontando il concetto stesso rispetto a dei punti di riferimento. Oserei dire che è un concetto tendenzialmente e verosimilmente dinamico. Solo mia opinione.
    2 punti
  16. Buonasera a tutti, da sempre legato al territorio dove vivo, ne amo conoscere ed approfondire la storia. Il mio Nick name già la dice lunga. Ho già in collezione monete del territorio tra cui la Litra con il galletto e l'etnico Svesano, recentemente ne ho acquisito uno con Etnico Caleno. Conservazione molto bassa e problemi che necessitano di un intervento restaurativo conservativo che ho già avviato con i primi mezzi a disposizione. Partendo dalla premessa che il territorio di Suessa, in epoca preromana popolato dagli Aurunci, entrò sotto il dominio di Roma, che vi dedusse una colonia di diritto latino, nel 313-312 a.C. Suessa coniò monete dal 270 a.C. circa alla Seconda guerra punica. Nel 209 a.C., proprio durante questo conflitto, dodici colonie, tra cui Cales, inviarono legati a Roma, dove rifiutarono di dare l'aiuto che era stato loro richiesto secondo la formula togatorum. Finita la guerra Roma ridusse profondamente l'autonomia precedente e tra le autonomie perse ci fu anche il diritto di coniazione. Quindi a proposito di Cales... Antichissima città degli Aurunci e degli Ausoni, Cales, ricordata da vari scrittori latini, fu conquistata del Romani nel 335 a.C. e vi fu insediata una colonia di 2500 uomini. Fedele ad Annibale, fu punita da Roma con l'imposizione di alti tributi nel 204 a.C. Riabilitata come colonia, nel secolo II a.C. divenne celebre per le ceramiche, oggi conosciute sotto il nome di vasi caleni. Eretta in municipio, a partire dal I secolo fu dotata di templi, di un anfiteatro, di terme e di teatro, mentre nel V secolo fu fondata la Diocesi di Calvi. Nell'879 fu distrutta dai Saraceni e fu ricostruita con mura dal longobardo Atenolfo I, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua. Fece poi parte del principato normanno di Capua e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero II. Grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Casilina e lungo la strada per Venafro, fu dotata di un castello e fu sede di una dogana. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e possesso dei duchi di Sessa, fino al 1460, quando Ferdinando I d'Aragona la cedette definitivamente a Capua, di cui poi seguì le sorti. Assediata e saccheggiata durante la Congiura dei baroni, fu quasi completamente abbandonata dopo secoli di declino in seguito alla peste del 1656. Gli abitanti, fuggiti da una situazione ormai compromessa, si rifugiarono nei vicini casali di Zuni, Petrulo e Visciano, tutti lontani circa un miglio, lasciando fondamentalmente spopolata la zona più antica della città. Essi seguirono nei fatti l'esempio dato dai vescovi locali, che dal 1647 presero ad abitare nella vicina Pignataro. Il centro abitato di Zuni divenne sede del potere locale e in seguito sede del municipio, denominato Calvi Risorta e che riunì sotto un'unica amministrazione i tre casali di Calvi Vecchia. ll 27 giugno 1818 le due diocesi furono unite aeque principaliter con la bolla De utiliori di papa Pio VII, assumendo il nome di diocesi di Calvi e Teano. La fonte storica riportata proviene da wikipedia. La trovo basilare al momento, ma si potrebbe approfondire ulteriormente chi volesse. Vi mostro la nuova arrivata. Saluti Alberto
    1 punto
  17. Di notevole "qualità" , un esemplare di didrammo da Agrigento, classificato Jenkins gruppo II, sarà a giorni, il 16 Giugno, in vendita Elsen 155 al n. 32 .
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  18. Buon Giorno, Nella scorsa asta numero 20 Montenegro, tra le altre monete, ai lotti n° 20 e n° 21 due “Fiorini” che per motivi diversi, con riferimento a ciascuna delle “monete”, hanno destato il mio interesse. Il primo al lotto n° 20 indicato come Fiorino di Firenze, in realtà una imitazione anonima, risulta precocemente ritirato, si tratta di una delle molte note per questo segno MIR 9-30. La moneta che in realtà mi ha lasciato perplesso è quella al successivo lotto n° 21, pur non essendo compresa tra quelle del periodo che studio in particolare, il mio interesse giunge fino alla peste, aveva qualcosa di stonato. L’impianto della moneta si presentava corretto sia al diritto che al rovescio, la nota stridente era nel Segno di Zecca che presentava (a mio parere) evidenti segni di manomissione, inoltre non ricordavo l’esistenza di un Segno di Zecca siffatto, neppure simile o confrontabile. La manomissione si presentava evidente nelle incisioni ai vertici del triangolo isoscele inscritto nello scudo, certamente successive alla coniazione, quello che sotto la base del suddetto triangolo ricordava la testa di un rivetto non sembrava originato dalla battitura così come la base del “triangolo” e per finire si “intuivano” tracce di lavorazioni nel campo dello stemma, ultimo, un improbabile bisante scavato sopra lo stemma. Alcuni di questi particolari sono certamente successivi alla coniazione. Tutto questo dall’analisi dell’immagine a corredo del catalogo dell’asta, una buona immagine ma che non consentiva di essere certi dell’interpretazione. Cercando Fiorini di stile compatibile con quello della moneta presumibilmente alterata ho probabilmente individuato la moneta di partenza, il segno originale è lo stemma “Della Antella con punto sopra” lo stile è quello del Fiorino MIR 27-13 o del MIR 27-18, in realtà non saprei distinguere i due Fiorini tra loro (stesso segno, stesso stile, pochi semestri di differenza). Scorrendo tra le immagini di Fiorini che ho in archivio ho individuato il rovescio di partenza per l’operazione di alterazione, ho individuato anche un Fiorino con le stesse impronte al diritto e al rovescio. La moneta è nella collezione del British Museum. Il Fiorino passato nella recente asta Nomisma n° 3 al lotto 1841 presenta invece lo stesso rovescio (prima dell’intervento di alterazione). L’aspetto più sconcertante di tutta la vicenda, almeno per me, sta nel non comprendere il motivo che ha portato questo “artista” a danneggiare irreparabilmente la moneta. L’epoca del misfatto potrebbe essere stimata a partire dallo studio dalle tecniche impiegate per la “saldatura” dei particolari aggiunti. La cosa sarebbe possibile solo analizzando direttamente la moneta. Per altro il “lavoro” deve aver richiesto tempo e una discreta perizia in considerazione delle dimensioni dei particolari, sul risultato avrei più di qualche riserva sia di tipo tecnico che in termini di logica oltre che di opportunità. Forse si è voluto creare un segno di zecca “esclusivo”. Si potrebbe essere indotti a considerare il lavoro assimilabile a quello di saldatura di un anello di sospensione a una moneta, oppure alla realizzazione di una montatura o di un anello. Ritengo questa manipolazione molto più grave, simile per certi aspetti a certi lavori di bulinatura e pulizia realizzati su monete antiche, che sarebbe più appropriato definire stravolgimenti, l’alterazione ha snaturato e sfregiato la moneta in modo peggiore e definitivo, l’ha trasformata in un falso che ritengo offensivo sia dal punto di vista culturale che storico. Viene trasformata una moneta in un artefatto di incerto significato Si potrebbero aggiungere ulteriori considerazioni che preferisco tenere per me. Motivi e ragioni resteranno sconosciuti. Non si può capire tutto, a volte è meglio non capire. Ho avuto modo di venire a conoscenza di fatti, in un ambito diverso, che potrebbe aiutare a comprendere il motivo alla base del misfatto. C’è stato chi ha alterato ex libris e stemmi con lo scopo di “costruirsi” una genealogia illustre, direttamente o per tramite indiretto da parte di adulatori che volevano ingraziarsi un potente. In ogni caso il risultato non poteva che essere patetico. Non so se esista un siffatto stemma. Allego nell’ordine le immagini del Fiorino alterato, di quello del British Museum, del Fiorino dell’Asta Nomisma n° 3 lotto 1841, di un ingrandimento del segno massacrato e stravolto e di una sovrapposizione in trasparenza del segno. La sovrapposizione va valutata considerando i riflessi e le diverse illuminazioni (Fiorino Nomisma rovescio e Fiorino alterato rovescio). Un appunto in relazione alla possibile “responsabilità” dell’organizzazione dell’asta, non è agevole “stanare” queste monete artefatte per chi non si occupi solo di quelle, i segni di zecca sono moltissimi e non tutti sono correttamente riportati nelle tavole riassuntive. Per altro non si dovrebbe trattare di un delitto recente (spero). Ci sono anche Fiorini (quasi) sicuramente di Firenze di cui non sono elencati i segni, così come segni in elenco riguardano imitazioni. Cordialità
    1 punto
  19. E' logico pensare che visto tutto lo spazio esistente nello spazio, con tutti i pianeti pieni di risorse materiali lungo la strada, sia del tutto insensato invadere altri pianeti abitati per motivi del genere. Ma diversi autori di fantascienza in passato hanno fatto l'ipotesi che una civiltà in crisi di sovrappopolazione ne potrebbe cercare un'altra da usare alla stregua di grande fattoria con vacche da latte, da mungere e poi trasformare in gustose bistecche. E' qualcosa di profondamente pessimista, ma tutto sommato non si può neanche escluderla a priori. Più di recente qualche altro autore ha avanzato l'ipotesi che le diverse civiltà avanzate se ne stiano zitte invece di mandare segnali nello spazio proprio per premunirsi da eventuali "vicini" ostili. Credo che almeno per ora Godzilla e le JSDF possano stare tranquilli. Per quanto riguarda l'ipotesi del diventare maiali da ingrasso per le scatolette aliene, si vedano in ordine questi interessanti video (di pochi minuti ciascuno): https://www.youtube.com/watch?v=smcLGFURupU https://www.youtube.com/watch?v=9D-qIPtarF4 https://www.youtube.com/watch?v=H1Fl9s2B7BU https://www.youtube.com/watch?v=DXFSxqSm-hg https://www.youtube.com/watch?v=wfseqC-yHJw https://www.youtube.com/watch?v=KiuMgC2cH6I
    1 punto
  20. Taglio: 2 Euro Paese: San Marino Anno: 2020 Tiratura: 621.257 Condizioni: BB Taglio: 50 Cent Paese: San Marino Anno: 2019 Tiratura: 800.000 Condizioni: BB
    1 punto
  21. Buonasera a tutti,durante le mie scorribande ai vari mercatini della mia regione mi sono imbattuto in questo oggetto che parrebbe una copia di un tetradracma coniato a Reggio Calabria nel IV secolo a.c.... Ovviamente non chiedo informazioni sulla genuinità o sulla presunta realizzazione d'epoca,e chiaro che si tratta di una copia,ma a mio avviso non è una copia per truffare qualche sprovveduto collezionista, ma sembrerebbe una copia realizzata per altri scopi e non di quelli truffaldini,anche perché il peso si discosta abbondantemente da esemplari originale,ma oltre al peso c'è un'altra cosa che mi lascia perplesso, l'oggetto sembrerebbe una coniazione e non una fusione,o almeno io non ne vedo traccia,non vedo tracce di cordoli di fusione,non vedo bollicine e non vedo i classici forellini di fuoriuscita dei gas di fusione, inoltre l'esemplare sembra in piombo o lega che ne contiene un'alta percentuale,dal vivo ha una bellissima patina che purtroppo non sono riuscito a far risaltare in foto mentre sul taglio sembra presente il classico ossido bianco del piombo... Anni fa', quando frequentavo il circolo di Bologna,in un dibattito tra collezionisti di classiche qualcuno sosteneva che alcuni musei utilizzavano copie al posto delle monete genuine, potrebbe essere questo il caso?a me non sembra una cosa moderna ma potrei sbagliarmi e quindi chiedo il parere di chi ne sa sicuramente più di me... Questi i ponderali... Metallo:piombo o lega di esso... Peso:25,74 grammi... Diametro::27,28 millimetri Aggiungo un link ad un esemplare originale... https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Bruttium-Rhegion-coin-415-410-387-BC-2.jpg Scusate per la qualità delle foto ma non sono riuscito a fare di meglio... Grazie a tutti...
    1 punto
  22. Sono d’accordo con te Antonio, credo si tratti molto probabilmente di una fusione, le fattezze della moneta sono molto grossolane, sono molto più propenso a pensare che possa avere una ventina d’anni e non duecento… Ma non essendo un esperto, sarebbe interessante anche sentire il parere di altri.
    1 punto
  23. Dalla Valcamonica all’Irlanda, il culto della luna-sole. I gioielli degli Dei e i simboli di 4500 anni fa in mostra Fino al 30 Settembre 2023 Capo di Ponte (Bs), MUPRE, Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica SOTTO LO STESSO SOLE. Europa 2500-1800 a.C. Mostra a cura di: Marco Baioni, Claudia Mangani, Maria Giuseppina Ruggiero. “Lunula” in oro da Blessington (Irlanda), datata 2400-2000 a.C. (tardo neolitico/inizio dell’età del bronzo), periodo che in Italia corrisponde alla fine dell’età del Rame e alla diffusione della Cultura del Vaso Campaniforme (Bell Beaker, 2500-2200 a.C.). “Sotto lo stesso sole. Europa 2500-1800 a.C.” è il titolo della mostra che vede come protagonisti il MUPRE-Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, a Capo di Ponte, il Museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo e il Museo Civico Archeologico “Giovanni Rambotti” di Desenzano del Garda. Tra il 2500 e il 1800 a.C. (tarda età del Rame e inizio dell’età del Bronzo) il continente europeo è teatro di importanti trasformazioni, conquiste tecnologiche e cambiamenti sociali ed economici. Il tutto è accaduto “sotto lo stesso sole”, in una Europa che assisteva alle prime prove di reti commerciali e culturali e di linguaggi iconografici comuni. Con le merci e le persone si muovevano le idee, le invenzioni e le culture. Si creano codici comuni, iconografie condivise, patrimoni di immagini che permettono di comunicare tra territori distanti. Pettorale d’argento (misure: 28×7,1 cm) da Villafranca Veronese, Età del rame (ca. 3500-2100 a.C.), cultura del Vaso Campaniforme Al MUPRE l’esposizione – aperta al pubblico fino al 30 settembre 2023 – ruota attorno ad uno straordinario reperto proveniente dal British Museum: la “lunula” d’oro da Blessington (Irlanda), datata tra il 2400 e il 2000 a.C. Il manufatto si inserisce in una produzione attestata in questo ambito cronologico soprattutto in Irlanda e in Gran Bretagna di preziosi collari in foglia d’oro, chiamati per la loro forma lunulae (dal latino “piccole lune”). A dispetto del nome, tuttavia, questi oggetti non erano collegati tanto alla rappresentazione della luna, quanto al sole e alla sua simbologia. L’uso dell’oro, l’accurata levigazione delle superfici, riflettevano la luce solare con effetti abbaglianti: erano certo ornamenti di grande prestigio che distinguevano per status chi le indossava, forse in particolari occasioni e cerimonie. Due lunule in bronzo dall’area di Pacengo in comune di Lazise (VR), inizio dell’antica età del Bronzo (2200-1800 a.C.). L’arrivo in Valle Camonica del prezioso manufatto nasce dalla collaborazione con il British Museum sostenuta nel 2022 da Emanuela Daffra in occasione prestito di quattro stele per la mostra “The world of Stonehenge”, che ripercorreva la storia millenaria di quell’eccezionale monumento. La lunula di Blessington fa da catalizzatore per scoprire l’esistenza di altre lunule da contesti dell’Italia settentrionale e permette di rivedere con altro sguardo alcune immagini incise sulle stele e sui massi-menhir della Valle Camonica. Dal Museo dell’Area Megalitica di Saint Martin de Corléans (Aosta) arriva in mostra il pendaglio in rame a forma di semiluna. Giungono dal nuovo Museo Archeologico Nazionale di Verona il pettorale semilunato in argento e l’alabarda di rame da Villafranca Veronese insieme ad altre due lunule in bronzo da Lazise. Sempre da Verona, ma stavolta dal Museo di Storia Naturale, proviene la lunula in bronzo da Torbiera di Guardola (Mantova). Spicca, tra gli elementi in mostra il corredo dalla Tomba 4 da San Giorgio Bigarello (Mantova), che viene qui per la prima volta esposto al pubblico, una doppia sepoltura che comprendeva i resti di un ragazzo e di una donna. Quanto esposto al MUPRE trova un approfondimento ed un contesto attraverso le tappe che, in successione, coinvolgeranno il Museo Archeologico della Valle Sabbia a Gavardo e il Museo Civico Archeologico “G. Rambotti” di Desenzano. Al Museo di Gavardo dal fino al 30 settembre 2023 ci si focalizza sii rapporti tra l’Italia settentrionale e il mondo transalpino; da luglio a ottobre 2023, sarà la volta del Museo Rambotti, dove il tema delle reti commerciali e delle connessioni culturali sarà illustrato attraverso lo studio di un manufatto particolare: il brassard, una placchetta rettangolare in pietra, probabilmente utilizzata come parapolsi per gli arcieri, di cui ritroviamo esemplari simili in Italia e in varie parti d’Europa. Nell’anno di Brescia e Bergamo capitali della cultura, partendo dall’analisi del singolo manufatto, lo sguardo si estende oltre la produzione locale alla ricerca di confronti e contatti con altri contesti dell’anfiteatro morenico del Garda per poi affacciarsi sul panorama europeo. MUPRE – Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica Via S. Martino, 7 – 25044 Capo di Ponte (BS) Tel. +39 0364 42403 email: [email protected] http://www.mupre.capodiponte.beniculturali.it/ Orari Martedì – venerdì 10.00-16.00 Sabato e domenica 10.00-13.00 e 14.00-18.00 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Museo Archeologico della Valle Sabbia, Gavardo Piazzetta San Bernardino 2 – 25085 Gavardo (BS) Tel. +39 0365 371474 email: [email protected] http://museoarcheologicogavardo.it/ Orari Lunedì – venerdì 9.00-13.00 Sabato chiuso Domenica 14.30-18.30 Museo Civico Archeologico “Giovanni Rambotti”, Desenzano del Garda Via Anelli 42 – 25015 Desenzano Del Garda (BS) Tel. +39 030 914 4529 email: [email protected] https://www.museorambotti.it/ Orari Martedì e giovedì 9.30-13.00 Venerdì – domenica 9.30-12.30; 14.30-19.00 Lunedì e mercoledì chiuso https://www.stilearte.it/dalla-valcamonica-allirlanda-il-culto-della-luna-sole-i-gioielli-degli-dei-e-i-simboli-di-4500-anni-fa-in-mostra/
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  24. Grazie, @fofo ma non chiamarmi ˺professore'. Certamente varianti come la posizione della data e legenda sono importanti. Data piccola / grande ha in certi casi correlazione con il tipo della raffigurazione: 1619 piccolo : Cosimo con baffetti. 1619 grosso : senza baffetti. Per il 1620, grosso o piccolo, invece, non pare ci sia relazione con l'iconografia del granduca. anche io vedo nei talleri con data sotto il busto un 1603, tranne in un caso dove il 1605 risulta la lettura più plausibile (esitato da Christies ma non citato da Ciabatti, vedi sotto). e in effetti questo ha pure una legenda diversa al rovescio essendo l'unico dei talleri in questione ad avere 'MEMORIA', presenta inoltre anche differenze al dritto rispetto ai '1603', (due spunzoni tra III e FERDINANDVS invece di uno) vedi foto. RIGUARDO AI 2 TALLERI del COMMENTO nr. 2 comunque sia, gli esemplari postati al commento 2 rimangono isolati. Prendendoli come 1603 avrebbero una variante nella legenda e nella forma della corona sopra la croce. Volendo attribuirli al 1605, avrebbero allora la variante della data sotto al busto invece che nella legenda. Anche in questo caso sarebbero comunque gli unici 2 con questa variante. Il fatto che il rovescio sembri in effetti quello di alcuni talleri del 1606, come dice il Ciabatti, è problematico perché i conii si deterioravano presto. difficile che nel 1603 e nel 1606 potessero usare lo stesso conio. Si potrebbe ipotizzare che i 2 talleri in questione siano allora una sorta di fase intermedia tra i comuni talleri del 1605 con data nel giro e quelli del 1606 realizzati con lo stesso conio del rovescio. Il problema è però che paleograficamente l'ultima cifra pare proprio un '3' il 1603 dell'asta Rauch (dove il 3 è piuttosto evidente). sotto il 1605 di Christies ciao il rovescio del tallero di christies
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  25. Se intendi quello di Alvise pisani (rif. Paolucci 20) è una prova. Esiste un riconio del 1849. E una variante rarissima che puoi vedere sul catalogo NAC 108 al n. 1061. Arka Diligite iustitiam
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  26. La legenda sul contorno veniva incisa sul tondello prima che questo fosse coniato. Quindi, la caduta del tondello nella macchina coniatrice era del tutto casuale e poteva presentare i FERT in un senso o nell'altro. La moneta postata è quindi, come ti è stato detto, autentica, ma in conservazione modesta. Una moneta che io non comprerei per come è stata pulita in modo aggressivo (hairlines). Concordo con chi mi ha preceduto: valore economico 25-30 €.
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  27. Ciao secondo me il verso dei FERT è abbastanza casuale e non costituisce sintomo di non genuinità. Nel caso del tuo esemplare a me sembra autentica (è molto falsificato il millesimo 1878, questo molto molto meno per ovvi motivi di rarità) ed in modesta conservazione, BB a essere buoni, oggigiorno 25-30 euro, c’è ne sono in giro centinaia di migliaia di esemplari così.
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  28. Eccone un'altra della serie, Catawiki
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  29. Si esatto. Il terzo è in primo piano sotto.. edizione numerata con acquaforte firmata dall’autore.
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  30. Dalle foto la moneta sembra autentica, ma la conservazione è sotto il BB, sia per l'usura che per la pulizia aggressiva che ha lasciato gli hairlines. Il prezzo è decisamente alto poiché considera il valore pieno del catalogo per il BB. È buona norma decurtare i prezzi dei cataloghi di un buon 20% perché in essi è compreso il diritto d'asta (i cataloghi riportano una media degli esemplari venduti in asta). Io non andrei oltre i 70 euro. Per confronto, posto un 2 Lire 1890 in buona conservazione:
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  31. Sono tante le volte di cui mi pento , monete che poi non sono passate più in asta, o lotti in cui non ho offerto abbastanza, come mi pento anche di non averne preso di più 10/15 anni fa quando i prezzi erano molto più bassi, specie su alcune tipologie ( vedi ad esempio denari di Cesare ).. ma pazienza, cerco di non pensarci, mi concentro su quelle ( poche ) che invece sono riuscito a portare a casa..
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  32. Ad avere la provenienza, se vorrai rivenderla senza problemi. Se non ti rilasciano fattura e certificato di provenienza, almeno tieni foto insieme a scontrino.
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  33. Concordo con @Arka: tutto dipende dal target. Fino ai primi dell'Ottocento i conii erano pressochè tutti diversi perchè approntati singolarmente (anche se talora con punzoni complessi preformati) per cui le monete da essi derivate sono tutte formalmente "varianti" (e anche gli accoppiamenti di conii). Se la moneta era coniata in elevata tiratura (es. 2-300.000 esemplari) i conii a monte potevano essere 20-30 o più. Ha senso considerarli tutti in una pubblicazione? A motivo di studio sì, a motivo di collezionismo solo quelli che presentano differenze "importanti" che possono derivare da tradizioni del passato (es. puntali aguzzi o sagomati delle alabarde dello stemma napoleonico nella monetazione decimale), varianti significative di legenda (errori, dimensioni, ...) o particolari modificati delle raffigurazioni (es. approntati da incisori diversi, ecc.).
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  34. La simbologia presente sulle monete di Filippo III è molto intrigante ma per la quasi totalità fa capo al mito di Giasone e del Vello d'oro da cui fu poi creato l'Ordine cavalleresco del Toson d'Oro. Ordine caratterizzato da un collare in cui era presente una serie di simboli che ritroviamo sulle monete. La maglia del collare vede contrapposti degli acciarini (con una parte a forma di B a ricordare la Borgogna) con pietre focaie dalle quali sprizzano fiamme a rappresentare il motto dell'Ordine Ante ferit quam flamma micet (colpisce prima che la fiamma divampi). Non si evidenzia però in questa simbologia, almeno in maniera diretta, la presenza dei due tronchi decussati con le fiamme. Si tratta invece del più antico simbolo del Vello. La croce di Borgogna formata da due tronchi di alloro con prominenze disuguali che rappresentano la nascita dei rami. Il motto di questa simbologia è Flamescit Uterque "Tra i due sorge la fiamma". Questa fiamma che i rami accendono è la fiamma della fede. Una simbologia quindi legata molto alla fede. Di seguito un particolare della culla di Carlo V (fonte web - Musées Roayaux d'Art et Histoire. Bruxelles) dove sono ben visibili, tra i due acciarini, i tronchi decussati da cui sprizzano le fiamme). Sperando di aver fatto cosa gradita e di non aver detto castronerie (che verranno sicuramente segnalate) ma sono andato a braccio dopo aver visto il tornese postato precedentemente.
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  35. Tutto dipende dal grado di approfondimento che vuoi usare. Se fai uno studio per conio, che di norma si fa in monetazioni greche, tutte le differenze sono da segnalare, perchè provengono da coni diversi. Spesso lo si fa anche nelle emissioni medievali. Per le monete moderne credo che i tuoi criteri possano essere validi. L'importante è specificarli nell'introduzione. E lo stesso vale per le rarità. C'è chi scrive solo gli esemplari noti senza specificare la rarità. Attenzione che a volte l'esistenza di altri esemplari potrebbe non essere nota per vari motivi. Arka Diligite iustitiam
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  36. Concordo pienamente con te @Pxacaesar . 👍
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  37. Buonasera, @Oppiano bello quel galletto Svesano.. ti faccio vedere il.mio. Saluti Alberto
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  38. Lars Ramskold, di Stoccolma. Ha scritto una monografia di 160 pagine su questa tipologia, censendo tutti gli esemplari (e i coni) noti, sia degli esemplari autentici che dei falsi. https://www.academia.edu/45459170/A_treatise_on_Constantine_s_SPES_PVBLIC_coins_with_notes_on_the_Chi_Rho_the_staurogram_and_the_early_bronze_coinage_of_Constantinopolis_2020_Lars_Ramskold_Jahrbuch_für_Numismatik_und_Geldgeschichte_vol_69_70_pp_201_360_with_59_Figures_ Ho avuto la fortuna che fosse in Italia qualche settimana fa
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  39. Giuseppe Girola era un membro storico della SNI ed un magnifico studioso. In seno alla Società la sua funzione era quella di Bibliotecario ma oltre ad assicurare questo servizio la sua assistenza andava ben al di là del mero compito istituzionale costituendo un punto di riferimento imprescindibile per chiunque si rivolgesse a lui per un semplice quesito, un consiglio o una ricerca. Giuseppe è scomparso prematuramente nel 2022 - la Società ha voluto dedicargli un volume, a cura della Prof.ssa Perassi e di Matteo Rongo, che raccoglie i suoi studi e testimonia l'ampiezza e la profondità dei suoi interessi. Con lui ho avuto frequentissimi scambi su tematiche numismatiche di mutuo interesse che andavano dalle emissioni Axumite, ai tremissi longobardi alle coniazioni rinascimentali del condottiere Medeghino. Inutile dire che il vuoto da lui lasciato non si è colmato. All'indomani della sua scomparsa ho proposto di intitolare la biblioteca SNI, sua creatura, al suo nome. Proposta poi accolta e ratificata dall'Assemblea della Società. Cercheremo di proseguire il servizio che Giuseppe svolgeva a beneficio degli studi della comunità numismatica.
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  40. Ti ha lasciato lo scontrino almeno?
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  41. Provo a spiegarmi meglio, seppur in poche righe. Ci sono giunte dal passato (dagli scavi, o anche dalle collezioni - l'abitudine di collezionare monete romane è antica) numerose monete (migliaia di tipi diversi, accorpabili in circa 500 "serie") in argento e bronzo (alcune anche in oro) con la legenda "Romano" o "Roma". Siccome ce ne sono giunte altre con i nomi e i ritratti degli imperatori, va da sè che queste devono essere monete della Repubblica; e in effetti alcune di esse è possibile "agganciarle", cronologicamente, a eventi storici accaduti durante la Repubblica (grazie ai ritrovamenti archeologici, o grazie alle raffigurazioni monete stesse). Insomma: sono monete in qualche modo riconducibili alla Repubblica, questo è praticamente certo. Tanto premesso, incrociando una serie di fattori (stili delle raffigurazioni, oggetto delle raffigurazioni, altre scritte presenti sulle monete, peso delle monete, ritrovamenti archeologici, etc.) è stato possibile, in secoli di studi, redigere una cronologia delle singole emissioni che è abbastanza accettata. E' stata cristallizzata da un famoso studioso di nome Crawford ed è la cronologia cui fa riferimento il nostro catalogo ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-REP ) . Ora, se la cronologia assoluta (= in quale anno è stata emessa una certa moneta) è oggetto di discussioni, soprattutto per le emissioni più antiche, la cronologia relativa (= quale moneta viene viene prima e quale dopo) è abbastanza pacifica, soprattutto grazie al dato ponderale ( = il peso). Infatti - banalizzando - si osserva che nelle economie con monetazione a valore intrinseco ( = una moneta vale tanto metallo prezioso quanto ne contiene, incrementato di una percentuale denominata "aggio") l'inflazione si manifesta con dei "sotterfugi" adottati dallo Stato, riducendo il peso della moneta e/o sostituendo il metallo prezioso con leghe in cui è presente metallo vile. Siccome i fenomeni inflattivi colpivano, per ragioni macroeconomiche, intere aree collegate fra loro dai commerci (nel nostro caso, più o meno, l'Italia centro-meridionale), incrociando i dati di più città si riesce agevolmente a capire quale emissione viene prima, e quale dopo. Fatte queste precisazioni, si arriva a capire che le monete con legenda "ROMANO" sono sicuramente più antiche di quelle con legenda "ROMA". "Romano", del resto, è il genitivo maschile plurale arcaico, che sarà sostituito in epoca classica da "Romanorum": significa quindi "[moneta] dei Romani". Le monete a legenda "ROMANO" non solo sono le più antiche fra quelle riferibili alla Repubblica, ma presentano anche un chiaro stile greco, che si perderà in quelle a legenda "ROMA". Sono infatti palesemente più belle, prodotte da artigiani di cui la grezza Roma ancora non poteva disporre (ma di cui la Magna Grecia era piena), e presentano raffigurazioni tipiche delle monetazioni greche. Anche lo stesso uso del genitivo plurale, per indicare che una certa emissione è "di" un certo popolo, è caratteristico della monetazione della Magna Grecia. Si ritiene quindi che queste monete siano state prodotte da artigiani greci per la Repubblica di Roma e, siccome la prima area della Magna Grecia con cui Roma ha stretto contatti è la Campania, le si definisce "monetazione romano-campana". La "monetazione romano-campana" è quindi quella prodotta (probabilmente) in Campania (impossibile dire se a Neapolis, Capua, Metaponto o altrove) su commissione della Repubblica di Roma. Fra tutte queste monete, ce n'è una, ormai rarissima, in cui la legenda è scritta in Greco, " PΩMAIΩN " ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/1 ). Si ritiene (ma è discutibile e discusso) che sia la prima moneta in assoluto prodotta in Magna Grecia, probabilmente a Neapolis, per Roma. Tu chiedi quindi se la monetazione romano campana sia costituita dalle "prime coniazioni dei romani o ... prime coniazioni dei romani per gli abitanti della Campania". La risposta giusta è: sicuramente sono fra le prime coniazioni dei Romani (se siano o no le prime dipende dal problema dell'aes grave, di cui scrivo dopo) e molto probabilmente servivano per alimentare i commerci tra i Romani (di Roma, Ostia, Capua o qualunque altra città romana) e gli abitanti della Magna Grecia. Per concludere, devo ammettere che occorre introdurre un elemento di ulteriore complicazione a questo quadro. La monetazione romano-campana presenta monete in argento, chiaramente a valore intrinseco, e monete in bronzo, che sono invece di peso troppo piccolo per poter essere considerate a valore intrinseco: dovevano quindi essere dei frazionali, a valore fiduciario, di quelle in argento. In antico, tuttavia, Roma (al pari di molti altri popoli italici dell'Italia centrale) emise anche monete in bronzo a valore intrinseco, il cosiddetto "aes grave" ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRB ). Sono monete COMPLETAMENTE diverse, di fattura grezza, grosse e pesanti; insomma, sono veramente "romane", chiaramente prodotte da un popolo molto meno raffinato e molto più pratico di quelli ella Magna Grecia. La collocazione cronologica dell'aes grave è molto discussa: secondo alcuni autori sono monete molto più antiche di quelle magno greche, ma oggi prevale l'idea che siano più o meno contemporanee (fine IV secolo - inizi III secolo a.C.). Ai fini della tua domanda, ne derivano due conseguenze: - se l'aes grave è più antico della monetazione romano-campana (improbabile ma possibile), allora quest'ultima non è, in effetti, la primissima monetazione della Repubblica; - se aes grave e monetazione romano-campana hanno circolato in contemporanea (quasi sicuro, a prescindere da quale dei due fosse nato prima), allora si può ipotizzare, come molti autori fanno, che il primo servisse per commerciare con i popoli italici, la seconda con le più evolute città magno-greche. Spero di essere stato chiaro Tieni presente che è impossibile datare con certezza questa monetina: alcuni ritengono che sia la prima solo ed esclusivamente per l'anomalia della legenda in Greco. La monetina in bronzo con legenda "PΩMAIΩN" è assolutamente identica ad altre monetine, prive di legenda (credo che ce ne siano altre ancora, sempre identiche, con la legenda riferita ad altri popoli diversi dai Romani, ma non ne sono sicuro, non è il mio campo). Tutte queste monete, identiche fra loro (salvo la legenda), sono normalmente attribuite alla zecca di Neapolis; probabilmente quelle prive di legenda erano per i Neapoletani, le altre per altri popoli che appaltavano la loro produzione a quella stessa zecca. Ora, di tutte queste monete è ignota la datazione, sebbene sia ragionevole ritenere che siano fra loro contemporanee (perché, come detto, sono identiche). Pedroni, uno studioso della materia, sulla base del loro peso (che, come ho spiegato prima, è un elemento molto importante per datare le monete) propone di datarle tutte al 339/338 a.C. e suggerisce che quelle a legenda "PΩMAIΩN" servissero a commemorare la concessione della cittadinanza romana agli abitanti di Capua (la "deditio" di Capua è del 343, ma la concessione della "civitas sine suffragio" ai Capuani è del 338). Crawford, invece, ritiene che le monetine a legenda "PΩMAIΩN" debbano essere del 326 a.C., perché in quell'anno fu sancito il patto di alleanza tra Roma e Neapolis (un "foedus aequum") che sarebbe presupposto necessario affinché i Romani potessero rivolgersi alla zecca di Neapolis. Un altro autore, il Thomsen, data la monetina con "PΩMAIΩN" addirittura al 280 (non ricordo su quale base); in tal caso, essa non sarebbe la prima moneta emessa per Roma; fra l'atro, si ritiene oggi che questa didracma https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/3 debba essere datata al 312-308 a.C. , e quindi sarebbe più antica. Come vedi, c'è molta incertezza. PS Ci diamo del "tu" sul forum, per quanto ne so io; siamo accomunati da una medesima passione.
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  42. Taglio: 5 cent Nazione: Germania a Anno: 2022 Tiratura: 27.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: NEWS!!! Taglio: 5 cent Nazione: Grecia Anno: 2022 Tiratura: ??? Condizioni: BB++ Città: Milano Note: NEWS!!! Taglio: 5 cent Nazione: Andorra Anno: 2018 Tiratura: 1.800.000 Condizioni: BB++ Città: Milano Note: NEWS!!! Taglio: 5 cent Nazione: San Marino Anno: 2004 Tiratura: 1.000.000 Condizioni: B Città: Milano
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  43. Una volta mi è capita proprio una 10 lire bucata, forse proprio per quello scopo.
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  44. Credo che un po' tutti i biblionummofili e aspiranti tali siano passati per la lettura di questo piccolo ma prezioso volumetto, ricordo che insieme ai vari articoli di Mario Traina esaltanti i libri e le biblioteche numismatiche, questo libro fu fondamentale nell'ispirare e accrescere la mia "libridine" in senso monetoso 😁
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  45. RUOTOLO Giuseppe Il vecchio Vergara estratto da RIN 1992
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