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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/25/23 in tutte le aree
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Buon pomeriggio a tutti. La parola GRATIA (per esteso) compare per la prima volta nel 1825 sulla monetazione di Francesco I e nello specifico, su tutte le monete d'oro e d'argento coniate a Napoli tra il 1825 ed il 1831. La parola GRATIA è stata quindi punzonata in modo corretto su svariate decine o forse, su alcune centinaia di conii preparati per la suddetta monetazione. A seguire, dal 1831 al 1859, Ferdinando II fece coniare oltre 180 monete (tra oro e argento) che riportano in legenda la parola GRATIA. La parola GRATIA, compare anche nella legenda delle 3 monete d'argento di Francesco II. In conclusione, possiamo constatare che la parola GRATIA è stata eseguita in modo corretto - per quarant'anni consecutivi - su migliaia di conii utilizzati per la produzione di circa 200 diverse monete della Zecca di Napoli. Solo ed esclusivamente su alcune Piastre da 120 Grana datate 1834, si possono riscontrare alcune anomalie riguardanti la parola GRATIA. Di queste anomalie fa parte la rarissima variante GRTIA: Fino ad oggi, questa variante sulle Piastre da 120 Grana è stata riscontrata solo ed esclusivamente su TRE diversi conii datati 1834. Si conoscono TRE diversi conii 1834 che presentano la variante GRTIA. Sono almeno TRE i conii delle Piastre da 120 Grana 1834 in cui si può leggere la scritta GRTIA anziché la parola GRATIA. La inscripción GRTIA se encuentra - exclusivamente - en 3 cuños distintos útiles únicamente para la acuñación de monedas de plata de valor nominal 120 Grana y únicamente en las fechadas 1834. The inscription GRTIA is found - exclusively - on 3 different dies useful only for minting silver coins with a nominal value of 120 Grana and only in those dated 1834. L’inscription GRTIA se trouve - exclusivement - sur 3 matrices différentes utiles uniquement pour frapper des pièces d’argent d’une valeur nominale de 120 Grana et seulement dans celles datées de 1834.4 punti
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Ciao a Tutti, ecco la mia Cingranella 1838 di cui parlavo. Sembra mancante dei puntini eccetto che tra VTR e SIC. Buona Domenica.3 punti
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Ciao @Litra68, Lotto 223 Nomisma Aste odierna (E-Live 3). Appena entrato in collezione (ne sono sicuro!). Così descritto in catalogo con foto: NAPOLI Filippo IV d'Asburgo (1621-1665) Grano - Magl. 59 CU (g 10,22) RRRR Grading/Stato: qBB3 punti
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Il 5 Grana o Mezzo Carlino, detto “ Cingranella” nella locuzione popolare, come sapete è una moneta d'argento molto piccola ( diam. 16,5 mm Peso: 1,15 g. ) e per questo motivo, un vero piccolo capolavoro di arte incisoria. Coniata in poche date, 1836-38-44-45-46-47-49-51-53, è spesso poco considerata dai collezionisti di Monete Borboniche, forse perchè in collezione sparisce al confronto delle monete di grande modulo. Un piccolo tondello che però può dare delle soddisfazioni a livello di scoperte, come ribattiture della legenda e della data, mancanze, ed altre possibili variabili. Non ho trovato nel Forum una discussione “monografica” di questa tipologia ( mi scuso nel caso contrario ), pertanto il mio intendimento sarebbe la condivisione, con il vostro indispensabile aiuto, delle Cingranelle, al fine di riunire le nostre presenti in collezione. Tutte quante, normali, con errori e varianti. Inizierei con il primo millesimo: 1836 data molto comune, ma il criterio temporale non è assolutamente vincolante. Grazie a tutti e Saluti, Beppe Questa è quella della mia collezione2 punti
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E’ online il numero 9 del Gazzettino di Quelli del Cordusio a disposizione di tutti sul nostro sito di academia.edu, buona lettura e buon anno ! https://independent.academia.edu/QuellidelcordusioGazzettini2 punti
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A me ricorda, anche se risulta molto più "rozzo", alcune coniazioni bizantine (follis di Niceforo III) con il volto del Cristo. Andrea2 punti
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Oggi è il Patrono di Firenze e per ricordarlo nelle Zecche Moderne metterò qualche rovescio dove vi è raffigurato nelle monete mie dei Medici un saluto dal Mediceo1 punto
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Santo Patrono di Genova e Firenze, molto rappresentato nella monetazione di entrambe ma soprattutto di quest'ultima. Essendo a me caro per il nome che porto, vorrei ricordarlo invitando a postare qualche moneta che lo rappresenta. Nell'incertezza della scelta, mostro un mezzo giulio fiorentino relativo a Cosimo III, molto raro (R5) per la bassissima tiratura (qualche centinaio di pezzi), interessante per la rappresentazione di un S. Giovanni seduto e ancora giovinetto. D/ Stemma coronato R/ S. Giovanni seduto con lunga croce. CNI 98 MIR 339/2, Gal. XX, 3. Pucci, 8. CNI. 98. Ex asta Crono 7 (Crippa), ex asta Varesi 74.1 punto
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DE GREGE EPICURI Si legge al rovescio, attorno alla lira, ΑΠΟΛΛΟ -ΝΙΑΤΩΝ. Dovrebbe essere un bronzo di Apollonia Salbace, in Caria, 1° o 2° secolo a.C.1 punto
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Posso dire cosa non è. Né Ostrogoti Né Longobardi Né vandali ...io di altomedievali un po' ne ho viste... A me non dice nulla1 punto
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Roma Numismatics Ltd > Auction XXVII Auction date: 22 March 2023 Lot number: 415 Price realized: 30,000 GBP (Approx. 36,697 USD / 34,000 EUR) Note: Prices do not include buyer's fees Lot description: Baktria, Sophytes AR Tetradrachm. Uncertain mint in the Oxus region, circa 246-235 BC. Attic standard. Head of Seleukos(?) to right, wearing laurel wreathed Attic helmet decorated with spiral pattern on crest and eagle wings on cheek-guard, tied under chin; no letters on bust truncation / Cockerel standing to right; kerykeion behind, ΣΩΦYΤΟΥ downwards to right. Jansari 67-70 (O1/R1); cf. Bopearachchi, Sophytes Series 3A, pl. I, 1; for type, cf. SNG ANS 21-3 (drachm); Mitchiner 29 (drachm); Whitehead NC 1943, pp. 64, 1 and pl. III, 7-8 (drachm); Roma XIV, 365 (same dies). 16.89g, 29mm, 6h. Good Extremely Fine; featuring a stunning old cabinet tone and a bold, expressive Hellenistic portrait. Extremely Rare. From the 1960s Andragoras-Sophytes Group, present in Germany in 1975, subsequently exported to the USA. This portrait, which has all too often been simply assumed to be that of Sophytes himself, is eminently worthy of further scrutiny. It is the work of a highly talented individual, and depicts what should by any account be a great general, helmeted in Attic style and wearing the laurel wreath of a conqueror. Unfortunately the actions of Sophytes, whatever they might have been, were either not recorded or have long since been lost. We cannot therefore determine whether this individual may indeed have performed such deeds as to be worthy of commemoration in such a fashion. In examining the features of the individual depicted on this coin however, it becomes immediately apparent that there are distinct similarities with certain idealised portraits of Seleukos I. It is conceivable that we should see in this portrait not an image of the unknown ruler Sophytes, but an idealised image of the deified Seleukos, as can be found on the somewhat earlier coinage of Philetairos. Those images (cf. in particular Gulbenkian 966) have nearly identical features - in particular the heavy brow, aquiline nose, down-turned mouth and prominent chin. The historical sources offer us few clues as to the dating of Sophytes' rule. They tell us that Stasanor was satrap of Baktria until at least 316 BC, and that Seleukos reintegrated Baktria into his empire on his eastern anabasis in c. 305. An early date therefore seems highly unlikely. Turning to the evidence of the coin itself, numismatists have correctly observed that the obverse portrait is derived from the similar type of Seleukos on his trophy tetradrachms (SC 174), which should be dated to after c. 301 BC; the presence of the somewhat worn elephant-quadriga tetradrachm in the present group pushes the date even further to the right, and into the third century. Now, the presence of this type in this group along with coins of Andragoras indicates a considerably later date than previously supposed. We have already proposed with good reason that the coinage of Andragoras should be dated to c.246/5-239/8 BC and that given the patterns of wear that may be observed upon them, there is sufficient justification to argue for the dating of Sophytes' named coinage to c. 246/5-235, after Andragoras had begun coining but before Diodotos II would have been free to dispose of any lesser regional powers. This turbulent time period has already afforded us a plausible reason for the striking of Andragoras' coinage. It is possible that Sophytes too was prompted to look to the security of his own territory following the effective withdrawal of the central government's influence in that area. Diodotos I too struck his own coinage in Baktria, which while bearing his own portrait on the obverse nevertheless maintained the name 'Antiochos' on the reverse as a token symbol of loyalty. Does Sophytes coinage, with a distinctly 'local' reverse type, seek to achieve the same veneer of loyalty as that of Philetairos and Diodotos by placing the image of Seleukos I, the founder of the Seleukid empire, on his obverse? Estimate: 30000 GBP1 punto
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Al rovescio ci vedo una figura seduta con caduceo in mano?! Al dritto forse Geta ma potrebbe anche essere una provinciale….. se non lo fosse si tratterebbe di un asse visto anche il peso1 punto
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Bronzo del IV secolo della serie campgate , al dritto potrebbe essere Costantino, ma anche Crispo o altri del periodo non saprei. Per la zecca mi sembra di vedere 2 S in fila ma sono senza occhiali e potrebbe essere di tutto1 punto
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Buonasera @oppiano e buona domenica, certo che ti dico la casa daste, e NBS AUCTIONS, SU BIDDR, saluti Enki,1 punto
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La croce davanti al busto è un simbolo del coniatore. I simboli dei coniatori, come sappiamo, sono numerosi e alcune volte è capitato che lo stesso simbolo sia stato censito due volte con nomi diversi (rosetta e fiore potrebbe essere un esempio), poiché i censori che compilano i cataloghi usano vocaboli e interpretazioni diverse. D'altra parte, soprattutto per i nominali o le tipologie più rare, simboli che magari sono stati utilizzati decine di volte non sono mai stati riscontrati dai censori e quindi mancano nei cataloghi.1 punto
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Personalmente ti consiglierei di iniziare da altro: la classificazione di "qualità" ha sì dei canoni ma contiene comunque gradi di soggettività. Peraltro, credo sia chiaro che non esistono libri che ti rendono edotto su TUTTE le monete di TUTTE le epoche. O definisci un periodo che ti interessa, e allora è più facile determinare una bibliografia, o... leggi tutto. Sempre a livello MOLTO personale, ti consiglierei sì di leggere molto, anche tutto, , ma iniziando.,... da qui. Dal forum. Ci sono discussioni dalle quali si impara veramente tantissimo (soprattutto a COME approcciare la moneta), ci sono sezioni specifiche se vuoi approfondire un periodo, e c'è un catalogo. Tutto fatto molto bene.1 punto
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Cingranella del 1838 Simbolo punto. Entrambi i numeri 8 della data sono aperti1 punto
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Ti ringrazio per la gradita risposta. Infatti non mi compariva la tua risposta. Per quanto riguarda i denari anconetani, grazie al tuo chiarissimo lavoro, mi sono diventati immediatamente molto interessanti. Grazie ancora1 punto
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La classificazione che hai fatto sulla base del mio studio è perfetta. Complimenti! Mi auguro che questo sia solo l'inizio di una collezione di denari anconetani che non finiscono mai di regalarci delle sorprese con nuove piccole varianti ed inediti. Ho riproposto il mio intervento, che non riesco a capire perché fosse rimasto bloccato.1 punto
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Ad ogni buon conto, si tratta del Lotto n. 7 dell’asta NBS Auctions B.V. (Web Auction 18) tenutasi ieri, con prezzo di partenza pari a 1 euro e un risultato di 26 euro. L’asta ha proposto 12 esemplari similari, tutti aggiudicati. Tutti con partenza 1 euro. Massimo risultato: euro 55. https://www.biddr.com/auctions/nbsauctions/browse?a=3630&l=4205246 Domenico1 punto
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No è stato un incontro diciamo di "paese" dove venivano illustrate le curiosità,ritrovamenti e conformità del territorio.1 punto
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Dal 2014, quando una capsula della spezieria Al Cedro Imperiale è entrata nella mia collezione (post # 234), ho parlato in più occasioni della doppia insegna di forma ovale in cui compare questa farmacia accanto alla farmacia "All'Insegna della Vecchia", che si trova all’esterno, sulla colonna di destra dell’ingresso La fusione tra le due insegne in una sola farmacia per diritti di proprietà acquistati nel maggio del 1822 è certificata dai documenti. Una spiegazione meno burocratica e più ‘romantica’ dell’accaduto si trova nelle cronache del 10 gennaio 1755, la data del funerale della moglie del console di Gran Bretagna. La defunta era vestita d’un abito bianco di seta e teneva in mano un cedro come geroglifico dell’Eternità. In memoria di questa signora il farmacista dell’epoca, che secondo i pettegoli era legato da ‘affettuosa amicizia’ alla defunta, decise di modificare l’insegna ‘Alla Vecchia’ consegnandola ai posteri com’è oggi. apollonia1 punto
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Esatto, è quello che penso. ci saranno delle eccezioni, nel senso che di monete mal coniate ce ne sono in tutte le monetazione. Il metallo era comunque prezioso, come anche preservare il più possibile L integrità dei conii. Da qui dipende anche il fatto che se secondo me la zecca preferiva emettere anche monete mal coniate piuttosto che rifonderle per coniarle nuovamente …1 punto
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Bellissima moneta complimenti Aggiungo un mezzo giulio anche io, questa volta di Ferdinando I con un San Giovanni michelangiolesco saluti1 punto
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Ma io non voglio che lo condivida nessuno, ho sottolineato che è un mio pensiero ! Io mi faccio delle domande e provo a darmi delle risposte, non me ne esco sempre con la solita solfa dell'errore, quando le monete ci dicono che gli errori, quelli veri, nelle legende sono stati corretti. Ok d'accordissimo con te, non abbiamo documenti si va per ipotesi e idee, io almeno ci provo ad andare oltre,vorrei però leggere anche altre ipotesi che vadano oltre "l'errore ". Se guardo le piastre dal 1831 fino al 1859 vedo solo 3 date con legende che storpiano il motto e sono :la GRTIA, la GRAITA la REGN per il 34,la REGN I cn la I in incuso nel 35 qui però si sono presi la briga di correggere direttamente sulla moneta, e la 56 TVR...perché solo in questi anni? Se in zecca operava gente che faceva errori non pensate che si sarebbero distribuiti anche in altre date? Ve lo siete mai chiesti? Oppure solo per il 34 e il 56 hanno lavorato operatori che non sapevano ne leggere e ne scrivere?1 punto
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@King JohnQuella che al Post 3 indichi come Costanzo II non è Costanzo, ma Costante (CONSTANS).1 punto
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Alcuni esempi di correzione sulle 34 per chi non li conoscesse... Una 36... Altre correzioni relativamente a ferdinando II fin ora non se ne sono viste in legenda...quindi penso che gli incisori non erano ne ignoranti e ne sbadati, sapevano quello che facevano...ma hanno secondo me, e sottolineo secondo me, deriso il Re nel motto, negli anni 34 e 56 gli unici due anni che presentano errori di questo tipo.1 punto
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Buonasera a tutti. Mancava una Discussione specifica sulle Cingranelle, grazie @giuseppe ballauri . Come anticipato sopra, questo nominale non viene da tutti collezionato per via delle sue minuscole dimensioni, ma non sfigura certamente in bellezza . Partecipo con molto piacere con i miei due esemplari del millesimo 1836. Il primo lo acquistai nel lontano 2003 e riporta il numero cronologico 303 della mia Collezione, pesa grammi 1,15 . Questo conio del dritto non ha punteggiatura in legenda e non riporta nessun simbolo. Mancava nei testi per la mancanza di simbolo sotto il busto, infatti ne' il D'Incerti e né il Pagani lo conoscevano, e solamente il Magliocca nel 2018 lo cita al numero 656/a con rarità R21 punto
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Rientro ora dal Cerrofil. Location interessante e piacevole in mezzo al parco sotto agli alberi, con lo stand del cibo lì vicino. Buona la presenza di commercianti, direi in totale una ventina di banchi di monete, una metà di livello (professionisti come Felsinea, Valente, Anzilotti e altri) e una metà più amatoriali. Trovato pure qualche chicca interessante. Tornato come di consueto povero ma felice 😂1 punto
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Io oggi ho ricevuto la mia terza moneta del 2023 (per la precisione, trattasi di 5 centesimi italiani). Sembra che si stia andando decisamente a rilento con queste monete del 2023, rispetto agli anni dell'emergenza sanitaria globale (2020, 2021 e 2022) non sto affatto riscontrando una maggiore facilità nel reperire le monete di nuova emissione, anzi... Dal momento che i flussi turistici internazionali sono ormai tornati ai livelli del 2019 (ed anzi in molti casi si sta andando ben oltre), sicuramente la "colpa" è da attribuirsi ai sistemi di pagamento elettronici (ormai la gente utilizza il denaro di plastica per pagare qualsiasi cosa, e nessuno fa più problemi ad accettare le carte come metodo di pagamento)...1 punto
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Un Gazzettino che vive di vita propria: ora gli articoli sono 27 e le pagine 180! Ma ora è definitivamente chiuso.1 punto
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Pur avendo ancora una visione molto limitata dal fatto che ho appena cominciato (circa un annetto) mi sentirei di dire che il collezionismo non è morto è anzi più florido che mai: il problema sta forse nell'espansione di quello che è considerato "materiale collezionabile". Per quelli nati come me tra la fine degli anni '80 e la prima metà degli anni '90 si è aperto il mare magnum delle carte collezionabili. Un pozzo senza fondo fatto di titoli anche evanescenti e che per qualche ragione sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni. Non parlo dei grandi titoli famosi (Magic, Pokemon, Yugi-oh) ma anche di giochi meno noti ma con grande attrattiva e un pubblico internazionale legato soprattutto all'anglosfera. Direi che non ci sono mai stati così tanti collezionisti in giro - nella mia cerchia di amici una buona metà delle persone possiede una qualche sorta di collezione - semplicemente la scelta enorme di campi a cui dedicarsi ha un po' annebbiato le branche "classiche" - filatelia e numismatica.1 punto
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Salve a tutti, in una vecchia scatola di famiglia ho ritrovato un vecchio gioco che mi ha riportato a quando ero un bambino! Domino filatelico, regalatomi da mio nonno, ovviamente abbonato di cronaca filatelica.. vi mando una foto, volevo condividere con voi! Ho anche trovato sul web un ritaglio delle regole1 punto
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Sì. Prima della scienza moderna. Isaac Newton era un alchimista. L'alchimia era una disciplina, una scienza esoterica da cui discende parte della scienza moderna. Quindi, gli alchimisti, visti con gli occhi del passato e non con gli occhi moderni, possono essere considerati degli scienziati1 punto
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Io penso che tra 100 anni in pochi sapranno che cos'era la filatelia. Di fatto i francobolli sono quasi inutilizzati e le emissioni filateliche sono una parodia. L'Italia emette quasi un centinaio di francobolli all'anno: quando si emettono così tanti francobolli, si commemora qualunque cosa, e si scade nell'insignificante. Sono emessi solo per far cassa con i collezionisti. Ovvio, i francobolli hanno una lunga storia e la loro storia non è ancora finita. Ma alla fine si comporteranno come le schede telefoniche. Solo che la parabola delle schede telefoniche ha avuto una durata decennale. I francobolli l'hanno avuta secolare. E la numismatica millenaria. L'estinzione del contante è "il pericolo" per la numismatica. Neanche le scienze sono eterne. Per esempio non mi sembra di vedere molti alchimisti in giro. Tutto si evolve. I collezionisti non scompariranno mai. Poiché è una caratteristica insita nell'uomo. La numismatica per ora è fiorente. Forse troppo (aimè per i nostri portafogli). Trovo però sciocco pensare sia eterna. È un pensiero bello, romantico, ma purtroppo non realistico1 punto
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Purtroppo è quello che è successo con la filatelia: i francobolli sono pressoché scomparsi, così come la corrispondenza cartacea, di conseguenza si è di molto affievolita l'attenzione verso questo settore. Se scomparisse la moneta tangibile (ma non credo succederà, per vari motivi) anche la numismatica ne risentirebbe (perlomeno quella moderna e contemporanea).1 punto
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Posso ritenermi fortunato... Rispetto ad altre FdC da rotolino che ho ricevuto, queste sono pressoché immacolate.. poi chissà, forse con un microscopio si trovano difetti 😜, ma vanno benissimo così! Potrei supporre che la commessa che ha maneggiato le monete, in quanto dipendente dell'ufficio filatelico numismatico, sapeva il fatto suo e soprattutto dei suoi abituali clienti... BRAVA COMMESSA! 🤩1 punto
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Buona sera, il disallineamento deriva semplicemente dal fatto che dopo la rivolta del vespro Napoli e Sicilia ebbero storie monetarie in larga parte separate. Si trattava di due regni diversi ognuno con una diversa politica monetaria ed interessi diversi. Farò un breve sunto. nel 1278 Carlo D'angiò introduce il carlino del valore di mezzo tarì d'oro e del peso di circa 3.3 g. Poichè il Tarì era diviso in 20 grani, se ne ebbe che il Carlino si divideva in 10 grani (Grana a Napoli). Con la rivolta dei Vespri il Carlino viene "copiato" in Sicilia, quantomeno dal punto di vista ponderometrico. In Sicilia prende il nome di Pierreale. Si divide anche qui in 10 grani. Intorno al 1300 Carlo II D'angiò riforma il carlino Napoletano, per mantenere intatto il rapporto tra moneta d'argento e moneta d'oro a 15 a 1 (l'oro si stava sopravvalutando sull'argento). Il carlino viene coniato con un piede di circa 4 g e prende il nome di gigliato (diviso sempre in 10 grani). Il pierreale rimane inalterato (sempre 3.3 g). I piedi monetari rimangono grossomodo stabili fino a metà del 1400. All'inizio del regno di Giovanni d'Aragona il Pierreale deve essere svalutato per tutta una serie di problematiche economiche interne alla Sicilia. Il nuovo Pierreale (che oramai chiamano carlino anche in Sicilia) pesa 2.6 g. A Napoli il carlino da 10 grana (che ora prende il nome di coronato) pesa sempre 4 g. Ferdinando II D'Aragona effettua una nuova svalutazione della moneta Siciliana ed introduce il tarì (o Aquila) da 3.6 grammi e del valore di 2 vecchi pierreali. In quest'epoca per la prima volta il Tarì pesa quanto il carlino Napoletano (3.6 grammi). Non è una coincidenza, Ferdinando il cattolico aveva appena riunificato i due regni. Ovviamente il tarì Siciliano eredita la suddivisione in 20 grani. Tuttavia una seconda svalutazione fatta sempre da Ferdinando II in Sicilia ai primi del '500 porta il tarì ad un peso intorno ai 3 g. Il tarì Siciliano pesa ora meno del Carlino Napoletano. Il tarì Siciliano in epoca vicereale pesa sempre leggermente meno del carlino Napoletano. Sotto Carlo V il tarì Siciliano pesa 2.9 g, sotto i 3 Filippi 2.6 g. Il carlino Napoletano si Stabilizza per larghissima parte del '600 intorno ai 3.1 g. Ed ecco che sotto Carlo II di Napoli stavolta è il carlino napoletano a dover essere svalutato per motivi fiscali ed economici vari (di cui non è opportuno parlare in questa sede). Con due svalutazioni successive, se non ricordo male, il peso del Carlino si riduce fino a 2.2 g, peso che manterrà fino al 1859. Il tarì Siciliano rimane stabile a 2.6 grammi. E' ora lui a pesare più del cugino Napoletano. Sarà Carlo di Borbone a stabilire l'eguaglianza tra le due monete, per ovvi motivi pratici di circolazione monetaria tra i due regni, svalutando nuovamente il tarì Siciliano fino ad un peso di 2.2 g. Peso che le due monete manterranno fino alla fine dei loro giorni.1 punto
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Scaricato immediatamente per essere inserito assieme agli altri nella mia personale biblioteca digitale. Come sempre bisogna fare i complimenti perchè oltre al cartaceo, che naturalmente ha un suo fascino, la versione digitale riesce sicuramente ad arrivare a tutti, facendo conoscere le penne che in questi anni si sono susseguite nel Gazzettino, con firme di assoluto rilievo e dilettanti che con la loro passione cercano di trasmettere le loro piccole conoscenze. Complimenti a tutti, ora aspettiamo il numero 10 che sarà sicuramente non un punto d'arrivo, ma un trampolino per i futuri numeri che verranno.1 punto
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Alcuni articoli sono già arrivati per il 10 …altri arriveranno, non c’è fretta ma più voci ci saranno e meglio sarà, chi ha qualche idea lo aspettiamo volentieri !1 punto
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Ora barra dritta verso il numero 10 che diventa un numero importante, quando abbiamo fatto il numero 1 nessuno avrebbe scommesso su questo e tanto altro neanche io devo dire …però crederci e perseverare in una mission virtuosa in cui si crede poi fa sempre la differenza, ma questo vale in tutto nella vita …1 punto
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assai interessante quanto noti Archestrato. In effetti riguardando il Calciati, per curiosità, e stimolato anche dalla richiesta di @Giov60, l'autore cosi si esprime: "l'emissione viene attribuita ad Exakestidas - sulla base di molti esemplari firmati... tuttavia vi sono molti esemplari che evidenziano tracce di firma non riconducibili ad Exakestidas". Inoltre aggiunge: "l'esame stilistico di molti esemplari rivela differenze cosi sostanziali che è certo l'intervento di altri incisori". Calciati illustra molti esemplari del tetras con pesi tutti attorno ai 2 gr., ma di stile molto piu' povero rispetto all'esemplare, straordinario, di Artemide. Inoltre, noto io, gli esemplari firmati citati nel Calciati riportano le iniziali EX oppure IM (incisore sconosciuto) ma sempre solo nel campo. Possiamo osservare che il valore del pezzo Artemide non risiede solo nella conservazione ma soprattutto anche nello stile, assai diverso dai pezzi illustrati nelle varie Sylloge citate e nel Calciati. Si pone quindi la questione se appartenga ad un'emissione particolare di questi tetras curata in modo differente rispetto agli altri conosciuti, e a questo punto occorrerebbe ipotizzare realizzata da chi e forse anche 'perché'/'per quale occasione' realizzarne una cosi fine. Infine, una domanda che mi sono subito posto: qual'è la provenienza del pezzo Artemide? A tale proposito ho fatto qualche indagine fra le collezioni di bronzi piu' selezionate passate e ho trovato che la Virzi aveva diversi esemplari di questi tetras, uno dei migliori è descritto come passato successivamente nella collezione di David freedman (Triton V) una delle piu' pregevoli raccolte se non la migliore per i bronzi greci dopo la Virzi'. Freedman aveva due esemplari del tetras, uno proveniente da una vendita Sternberg (XVI del 1985 - lot 74) di stile 'normale' e un'altra di stile piu' raffinato, simile a quella Artemide ma meno conservata (tale esemplare è citato come Virzi n. 1485 ma non corrisponde alle tavole fotografiche della collezione Virzi). Anche Laffaille, altra straordinaria collezione di bronzi greci aveva un esemplare del tetras, che descrive come dionkion, proveniente anch'esso dalla vendita Sternberg del 1985 (lotto 73), anch'esso di stile 'basso'. Infine nella vendita Virzi (Bank Leu n. 6 del 1973) al n. 215 compare un tetras con Aretusa in ottima conservazione ma non dello stile piu' raffinato (anche se comunque bellissimo anche questo). Ho riguardato anche le tavole fotografiche della collezione Tom Virzi (pubblicate privatamente) ove sono riportati ben 8 tetras con Aretusa frontale, ma nessuno (almeno a giudicare dalle foto che comunque appaiono molto nitide e ben fatte) dello stile dell'esemplare Artemide. Nella Sammlung Ludwig (coll. Athos Moretti) è riportato un esemplare, ex collezione Pozzi, del tetras del peso di gr. 2.37 (ingrandimento alla Tav. 38) di ottima conservazione ma di stile piu^severo rispetto all' esemplare Artemide. E' interessante pero' la nota dove il compilatore suggerisce che per questi bronzetti, assieme ad alcune rarissime litre, gli incisori si siano ispirati alla tetradracma dell'aretusa frontale di Cimone. Un altro esemplare ancora viene riportato nelle tavole del Cammarata alla Tav. II, 32 (pessime foto ma bellissime monete) , di nuovo un esemplare in alta conservazione ma, di nuovo, non del medesimo stile di quello Artemide. Il Rizzo (gigantesco Rizzo!) alla Tav. 48 illustra tre esemplari, di cui uno , la n. 24, sembra finalmente appartenere allo stile del tetras Artemide per la finezza del tratto. Rizzo, riferendosi a questi esemplari suggerisce la possibile attribuzione ai maestri firmanti menzionando Eukleidas e Kimon, anche se in realtà non sembra voler/poter approfondire troppo la questione, interessandosi maggiormente alla produzione argentea. § Ricapitolando, da un esame veloce (e quindi potenzialmente fallace e sicuramente parziale) dei tetras con Aretusa frontale citati nelle varie bibliografie e riportati nelle principali opere e cataloghi delle varie aste/collezioni, parrebbero tre gli esemplari che possono ascriversi a questo stile particolarmente fine (che potremmo definire 'sognante' del volto della ninfa) : Rizzo Tav. 48, 24; l'esemplare ex Freedman (Triton V, 235) ; e l'esemplare Artemide.1 punto
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