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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/04/23 in tutte le aree
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Salve. Riporto la foto del retro delle piastre 120 grana 1834 con aquile rovesciate nello spazio Aragona. Tutte quelle che, fino ad oggi, sono conosciute e documentate. Complessivamente sono "sette" e sono suddivise su due conii differenti. Nell'ordine di presentazione, le prime" cinque" presentano uno stesso conio, le successive "due", invece, hanno origine da un conio diverso. Altri esemplari con la variante in oggetto, anche dopo verifiche approfondite, non sono risultati presenti sul mercato. Naturalmente, è gradita la segnalazione del collezionista che si trovi in possesso di una 1834 aquile rovesciate non riportata in questo topic o che ne conosca l'esistenza. Un caro saluto.5 punti
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L’articolo di Ramskold (Constantine's Vicennalia and the Death of Crispus, link allegato sopra da @Illyricum65) ipotizza che la coniazione di questi bronzi dinastici è innescata dalla sosta di Costantino nelle città imperiali sul percorso che lo porta da Nicomedia a Roma nell’anno dei Vicennalia (luglio 325/luglio 326). La tipologia comincia probabilmente ad Antiochia subito dopo la sconfitta di Licinio alla fine del 324 o all’inizio del 325, che è come riportato da Illyricum l’unica zecca che ha emesso queste serie anche per le augustae Fausta e Elena. Poi s’incontrano, a volte associate con delle coniazioni d’oro o d’argento, nelle diverse tappe del periplo segnate su questa pianta: Un raro bronzo dinastico di Ticinum, RIC 0, che senza sorpresa s’inserisce nell’emissione P T del anno 326: Una delle conclusioni di questo studio è che Crispo era ancora vivo all’arrivo di Costantino e della sua corte a Roma il 18 luglio 326, che segna l’inizio della prima emissione romana di questi bronzi dinastici, con l’insolito esergo SMRA. Un’emissione rarissima coniata dalla sola officina « A », indipendente delle altre officine P,S,T,Q già esistenti, emissione probabilmente presto interrotta dall’assassinio di Crispo che si situerebbe pertanto fine luglio/agosto 326. Questo evento drammatico spiegherebbe anche la sorprendente assenza di coniazione d’oro a Roma, sebbene la sosta di Costantino nell’Urbs, da giugno a settembre 326, fosse stata il punto culminante delle festività dei vicennalia. Il Santo Graal per ogni collezionista di Crispo, sarebbe l’ultima moneta coniata a suo nome: Crispo è già sparito al momento dell’emissione più comune SMRP, che coinvolge le quattro officine P, S, T, Q (prima foto dei post #1 e #2 di Illyricum, con « rosette-diadem » per Costantino e la corona al rovescio al posto della stella per i Cesari). Secondo Ramskold, questa emissione SMRP sarebbe posteriore di circa 2 o 3 anni alla precedente, eseguita probabilmente anche lei in presenza di Costantino a Roma, forse all’occasione del funerale di Elena attorno al 329 d.C. Non può in ogni modo essere anteriore alla metà del 327 per il tipo di diadema, un ottimo marcatore temporale per la monetazione costantiniana. Insomma, se vedete un Crispo con esergo SMRP-Q, è sicuramente un falso. Se è un Crispo SMRA, può essere falso anche lui ma per carità, fatemi sapere! 😂5 punti
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Sono daccordo con te. Ho dovuto fare un mutuo per metterla in collezione....5 punti
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Esiste pure una serie più tarda contraddistinta dalla presenza a rovescio di una ghirlanda sopra il testo. https://www.cointalk.com/threads/constantinian-anepigraphic-series.393213/ Purtroppo da qualche tempo circolano spesso dei falsi. Vi segnalo un tipo ultimamente molto frequente: Dati fisici non indicati. https://www.ebay.it/itm/225638050128 Bronze - 1.4 grams Diameter - 18.5 mm https://www.ebay.it/itm/115792770255 Altri due cloni di cui ho perso i riferimenti web: Bronze - 1.4 grams Diameter - 17.8 mm Bronze - 1.46 grams Diameter - Non indicato Per cui se dovreste essere attratti dall’idea di inserire in collezione una moneta anepigrafa costantiniana … fate attenzione. Saluti Illyricum4 punti
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Buongiorno Halloween, per prima cosa usiamo il "tu" .... così facilitiamo la comunicazione. Premetto che le foto che hai postato hanno avuto la mia istantanea attenzione ma... mi servirebbe, prima di poter dare una opinione che stia in piedi: - il peso - una fotografia con il pezzo quasi orizzontale... in modo che si vedano gli ideogrammi con un pochino di angolazione - la conferma che gli ideogrammi sono in incusso (scavati) e non in rilievo (non vorrei essere io che ci vedo male). - nel caso siano in incusso riusciresti a fare un positivo usando della plastilina, gomma pane o altro ? Già così ti posso dire che, se autentico, si tratta di un pezzo cinese antecedente al 1657. (la tipologia di queste monete va dal 621 al 1657 ... solo mille anni) Gli ideogrammi posti a sud, est e ovest (寧通寶) significano Ning Thong Bao Thong Bao (通寶) significa 1 contante (ovvero una moneta circolante) L'ideogramma Ning (寧) per essere contestualizzato dovrei associarlo all'ideogramma posto a nord (ma ho qualche difficoltà a identificarlo ... per questo mi servirebbe vederlo in rilievo). Le monete cinesi non venivano coniate ma prodotte per fusione, cosa che è continuata invariata fino alla fine del XIX secolo... quindi non può essere un negativo "da coniazione". La fusione avveniva in appositi stampi in argilla nei quali venivano impresse, con un'unica moneta, chiamata "moneta-madre" tutte le monete che si volevano fabbricare. Logicamente per poter fare un'operazione del genere, dovevano essere utilizzati due stampi diversi, uno per il dritto e uno per il rovescio. L'estrazione avveniva per frantumazione dello stampo in argilla... che quindi era monouso. In seguito furono usati stampi in bronzo... che avevano un ciclo di vita ben maggiore (presumo usando leghe a basso contenuto di stagno, al fine di aumentare la temperatura di fusione e quindi mantenere un delta termico maggiore tra le temperature di fusione tra lo stampo e il bronzo che veniva versato all'interno... ma è solo una mia ipotesi). Del momento in cui si rese necessario aumentare la capacità produttiva si passò poi dagli stampi tradizionali (che permettevano la produzione di poche monete per volta) agli stampi chiamati "ad albero", dove un canale centrale consentiva al metallo fuso di fluire nelle cavità.3 punti
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Grazie Rocco. Ultimamente sono riuscito a portare a casa dei pezzi che rincorrevo da tempo. Questo è un altro3 punti
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Grazie x la citazione @Raff82 non so se corrisponda a quelle descritte da @Releo ( complimenti per l'interessante discussione ). La posto anche se la conservazione è piuttosto bassa. Buona serata,2 punti
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Forse sto per bestemmiare e se sbaglio "mi corrigerete" [cit.] ma il pesare la monete non dovrebbe essere la prima cosa da fare - o se non la prima - uno dei requisiti per la perizia? La densità è data dal rapporto tra peso e volume e - sebbene possano esserci delle differenze tra leghe con la stesse percentuali di metalli dovute soprattutto alle temperature utilizzate nell'ottenimento della lega stessa - i protocolli costanti adottati dalle zecche dovrebbe garantire una densità pressocché identica tra pezzi diversi dello stesso esemplare. A parità di dimensione quindi il peso andrebbe sempre verificato per la controprova dell'autenticità complessiva del pezzo. Come è possibile che ben due esperti del settore non lo abbiano fatto?2 punti
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E non solo quella 😊 Anche la 1848 reimpressa appartenuta al Pin e riportata nel suo bel lavoro sulle Piastre di Ferdinando II.2 punti
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Io ormai le monografie delle zecche umbro-marchigiane le ho tutte a partire dal Finetti, dai volumi di Cavicchi, di Ciavaglia, Mengozzi, Mazzei, Emidi, Leopardi,...... Ma un MIR Marche-Umbria andrebbe fatto da chi le zecche le conosce. Altrimenti sarebbe come fare un copia-incolla.2 punti
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Buonasera a tutti , mi associo a chi mi ha preceduto, bei Sesterzi @Andy66. Sono anche io un amante di questo "taglio" e come gli altri appassionati nella mia rincorsa ai denari non disdegno qualche Sesterzio. Saluti Alberto2 punti
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Buona sera. AD 324-325. La famiglia imperiale viene celebrata in una emissione anepigrafica (anepìgrafo agg. [dal gr. ἀνεπίγραϕος, comp. di ἀν- priv. e ἐπιγραϕή «iscrizione; titolo»]. – 1. Di monumento, senza epigrafe. 2. Di manoscritto, o di componimento letterario, senza titolo: codice a.; canzone anepigrafa. Tratto da www.treccani.it ) a nome di Costantino, Crispus, Costantino II e il giovane Costanzo II (raramente a nome di Elena*). Se ne era parlato già altre volte, una discussione relativamente recente è questa: https://www.lamoneta.it/topic/166265-anepigrafe/ *Elena così come Fausta sono rappresentate solo in un officina di Antiochia. Alcuni esemplari: La zecca più diffusa è Antiochia dove è stato proposto che la Famiglia Imperiale abbia soggiornato ma la serie anepigrafa come già anticipato è emessa da varie zecche tanto da far ipotizzare che si tratti di una vera e propria “serie dinastica”: https://www.acsearch.info/search.html?id=507983 https://www.acsearch.info/search.html?id=2580561 https://www.wildwinds.com/coins/ric/constantine/_thessalonica_RIC_VII_141.jpg Il riferimento bibliografico dedicato anche a queste emissioni è il seguente: https://www.researchgate.net/publication/278128917_Constantine%27s_Vicennalia_and_the_Death_of_Crispus Inoltre ho utilizzato il link: https://www.cointalk.com/threads/constantinian-anepigraphic-series.393213/2 punti
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Signori, io posso sbagliare (del resto giudico da foto e non sono infallibile), però, il discorso che la moneta sia C e di valore contenuto e che quindi, non valga la pena di falsificarla non regge. Ammesso che sia Ag 900 (e non una lega d'argento con un metallo "più pesante" per raggiungere il peso corretto), il valore è comunque inferiore a quello della moneta in sé. Bisogna tener conto anche del momento in cui è stata prodotta: l'argento poteva avere un valore di mercato inferiore a quello odierno e la moneta (anche se usurata, ma questo potrebbe essere non stata alterata già all'origine, ma avere una storia tutta sua) aveva - da catalogo - un valore superiore a quello di oggi che penalizza, e di molto, le basse conservazioni. L'acquirente (e il vostro ragionamento conforta questa ipotesi) rimane meno sospettoso davanti ad una moneta comune ed in conservazione contenuta, ma la realtà dimostra che se c'è comunque un guadagno (basta pensare ai centesimi di euro falsificati per non parlare degli 1 e 2, tanto per rimanere al giorno d'oggi...) la moneta verrà falsificata. Inoltre, una moneta comune può ottenere un vantaggio nella produzione in economia di scala: chi trova strano che se ne possa trovare abbastanza facilmente? Al contrario, una moneta molto rara e/o di gran valore sarà soggetta a maggiori controlli e non ne potrai immettere sul mercato molti esemplari. È solo la differenza di costi di produzione e valore ricavato che fa una moneta più o meno falsificabile. Recentemente, mi è capitato di vedere un 100 Lire oro di Carlo Alberto talmente perfetto (praticamente FDC) che aveva superato l'esame di due periti (che, data la perfezione dei particolari l'avevano data per buona), ma non del terzo che per scrupolo l'ha pesata. La differenza di circa un grammo è stata l'unica cosa che ha rivelato la falsità della moneta in oro 750/1000. Pensate se avessero usato oro 900, il valore numismatico aggiunto avrebbe consentito un guadagno diverse volte superiore al costo di produzione. Ma qui parliamo d'una moneta che si presta a qualche verifica in più dato il valore, cosa che probabilmente non si sarebbe fatto per una moneta comune, sia pure in alta conservazione.2 punti
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Cingranella del 1847 busto giovanile. Taglio liscio. @giuseppe ballauri , anche qui la data sembra "corretta" su altre cifre.2 punti
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Esatto, forse anche un tacito accordo col Cavicchi. Si son spartiti l'Italia!2 punti
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Buonasera, sono d'accordo sul fatto che sia difficile - se non impossibile - dare una risposta certa. Io rimango dubbioso sulla lettera H, anche perché, a differenza degli esemplari postati in cui la H è frutto di un punzone unico (e di origine nordica) completamente diverso dagli altri e creato ad hoc, nei bolognini ogni segno era un punzone a sé stante. Quindi nel nostro caso si tratta di tre punzoni (due I e uno con la doppia stanghetta) come anche per esempio per la N...e se dovessi decidere, quella unione delle due I mi farebbe pensare ad un tentativo di creare una U latina e quindi una V...a supporto di questa mia ipotesi, vi è lo spazio temporale tra queste due emissioni, 1254 la prima (doppia I con segnetto in mezzo) e 1265 la seconda (V per la U latina), unico tentativo di modificare significativamente quella lettera del nome dell'imperatore...io la vedo come una sorta di trasformazione: Forma iniziale II; Forma intermedia I = I; Forma "finale" V. Non essendovi certezze, sarebbe curioso sapere se in monetazioni coeve nelle città italiane avessero un punzone per la lettera H e come fosse creato, posto che molte zecche seguirono l'esempio del bolognino grosso bolognese. Concludo ritenendo che un errore del maestro dei conii, seppur nel ventaglio delle possibilità, mi sembra improbabile tenuto conto dei controlli che venivano effettuati sulle monete e sull'assenza, per quanto è a mia conoscenza, di altri errori in queste precise emissioni. Riccardo2 punti
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Chiedi al buon Alberto Varesi, da sempre vessato da queste ripetute domande, ma sempre gentile nel rispondervi.2 punti
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la mia idea non è poi cambiata moltissimo, e anzi, avendo lavorato sul "valore" dell'AE4, sono sempre più convinto che le monete in bronzo circolassero al valore nominale. credo ci siano prove significative su questo e l'ho recentemente scritto. alcuni fraintendimenti sono a mio avviso dovuti all'uso dei termini. Ad esempio è difficile a mio avviso negare che a un certo punto nel V secolo l'AE4 valesse 5 nummi... e che poi sia stato portato nuovamente al valore di 1. (1) Gennari Alain, The value of the Æ4 and the reforms of Anastasius I / Il valore dell’Æ4 e le riforme di Anastasio I | Alain Gennari - Academia.edu sulla terminologia che ha creato problemi cito un passo di Esichio di Alessandria, che per il V secolo parla di un follis da 8 λεπτά, 6.000 dei quali fanno un solido. molti hanno scritto che forse il follis da M=40 in alcuni luoghi potesse "valere" 8 nummi... Ma.... se l’autore avesse citato con la parola λεπτά l’Æ4, quindi una piccola moneta reale, che come aveva probabilmente in una parte del V secolo il valore di 5 nummi, la frase potrebbe essere forse ricostruita così: un follis da 8 λεπτά, ognuno dei quali da 5 nummi, 6.000 dei quali fanno un solido. Quindi 1 follis = 8 λεπτά = 40 nummi per l'oro il tema è completamente differente.... parliamo di monete/lingotto, quindi la pesatura c'era senza alcun dubbio, e ci sono fonti che parlano di frazioni che di fatto non furono mai coniate, quindi la cosa è a mio avviso fuori di dubbio, l'oro era pesato eccome... L'argento, nei secoli V e VI ha a mio avviso una complessità maggiore, e a oggi non so dare una spiegazione che mi soddisfi al 100%, ma in un sistema basato sull'oro e che ti fatto non vive di concambi fissi, credo che plausibilmente fossero monete scambiate a valore facciale, pur con un valore la cui stabilità era assai limitata. che le monete avessero valori "fluttuanti" è abbastanza ovvio a mio avviso in un sistema che vive una inflazione abbastanza costante se per le monete come la LIRA è sufficiente aggiungere degli zeri, e far lentamente sparire i tagli più piccoli, su monete tendenzialmente prive del valore facciale basta ritariffarle .... su monete come quelle bizantine, con il valore impresso si procederà prima riducendo la dimensione e peso, e secondariamente facendo sparire i moduli più piccoli, che è quello che accade il pentanummo, non a caso, sostituisce rapidamente l'AE4 .... dal quale spesso è indistinguibile e tutti i multipli minori (5, 10 e 20) in un tempo non troppo lungo spariscono e si resta con un solo nominale da 40 nummi, di dimensione ridotta.... spero di aver espresso chiaramente il mio punto di vista, se così non fosse, mi scuso, ma sono disponibile a provarci ancora saluti Alain2 punti
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Qualcuno sa indicarmi le nuove uscite prossime delle Monete Regionali Italiane?1 punto
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Nella variopinta simbologia impressa nei bronzi repubblicani coniati troviamo impressi : animali vari , simboli astronomici , simboli religiosi , simboli civili , simboli militari , simboli marinari , simboli agricoli , lettere singole e composte . Di tutta questa varieta’ simbolica , grazie all’ archeologia , di alcuni simboli abbiamo delle conferme materiali . Un esempio tangibile e’ quello del simbolo dell’ elmo (Cr. 118/1-2-3-4-5) , questo particolare tipo di elmo , che troviamo nei vari moduli dei bronzi , riconduce al modello Montefortino , elmo di origine celtica che venne adottato dai Romani , maestri nell’ assimilare armi , e non solo , dai nemici , adattandole e perfezionandole per le proprie Legioni , elmo che rimase in uso con alcune varianti per circa quattro secoli . Per la storia di questo elmo , da Wikipedia : "L'elmetto di Montefortino era un tipo di elmo militare celtico inizialmente, e successivamente romano, usato dal 300 a.C. circa fino al I secolo d.C. con continue modifiche. Questo tipo di elmo prende il nome dalla frazione di Montefortino, del comune di Arcevia nelle Marche, dove fu scoperto per la prima volta, in una tomba celtica. L'elmo Montefortino è caratterizzato da una forma conica o rotonda con una manopola centrale rialzata, un paranuca e delle paragnatidi per proteggere le guance. Altre caratteristiche comuni includono un motivo a "corda" attorno al bordo e un motivo a "pigna" sulla manopola a cresta. Si noti che le classificazioni sono quelle utilizzate dagli archeologi, piuttosto che dai Celti o dai Romani, che, se distinguevano i diversi tipi, non hanno lasciato alcuna traccia conosciuta dei termini che utilizzavano. Nella Repubblica Romana, l'elmo Montefortino fu il primo stadio nello sviluppo della galea, derivato dai lineamenti della versione originaria celtica. Tipi simili si trovano in Spagna, in Gallia e in Gallia Cisalpina. Gli esempi sopravvissuti si trovano generalmente privi delle paragnatidi (probabilmente perché esse erano fatti di un materiale deperibile che non è sopravvissuto, ad esempio in pelle[1]) anche se un paio di fori su ciascun lato dell'elmetto da cui queste piastre avrebbero teso per essere chiaramente identificabili, e gli esempi che includono i guanciali mostrano chiaramente come sono stati usati questi fori. Le versioni romane a volte contengono iscrizioni del nome del soldato che indossava l'elmetto. I precedenti tipi sono generalmente più decorati poiché le legioni repubblicane erano composte da uomini richiamati in leva: dalle riforme mariane (fine del II secolo a.C.) gli elmi economici, non decorati ma efficaci, dovettero essere prodotti in serie per i legionari principalmente poveri. Canosa Rieti : questo tipo è stato il primo a svelare le iscrizioni identificandole chiaramente come romane. Buggenum, circa I secolo a.C.: Questi elmi semplici e pratici appartengono chiaramente al tipo Montefortino e si pensa che siano stati usati durante il periodo di Cesare contemporaneamente al sottotipo Mannheim dell'elmetto Coolus . Le protezioni per il collo di questo tipo sono più larghe e le manopole a cresta tendono ad essere vuote in contrasto con quelle solide dei tipi precedenti. Hagenau, circa I secolo d.C.: questi caschi ibridi mostrano ancora la tipica forma dei caschi Montefortino, ma la protezione del collo diventa sostanzialmente più ampia, e alcuni incorporano un cinturino di rinforzo sulla fronte, oltre a un gancio per il trasporto o una maniglia sul retro" Seguono vari reperti di elmi Montefortino : https://www.roma-victrix.com/summa-divisio/armamentarium/cassideae-et-galeae/montefortino-iv-sec-a-c-i-sec-d-c.html In foto un Asse con simbolo "elmo"1 punto
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collezionassi la repubblica mi ci fionderei https://www.ebay.it/itm/333876616531?mkevt=1&mkcid=1&mkrid=724-53478-19255-0&campid=5338722076&customid=&toolid=100501 punto
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confermo e aggiungo CORRADO II imp. Matzke pag.188 n16 - Bellesia pag.55 1/B - CNI XI 1/13.1 punto
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Ciao a tutti, ricercando un po' di informazioni aggiuntive su di una banconota tedesca (purtroppo le italiane non sono così a buon mercato), mi sono imbatttuto nella tesi di laurea di uno studente dell'università di Merseburg. Dopo questa grafica in cui cataloga la percentuale delle immagini di persone sulle banconote - Figura intera / dal ginocchio - Busto - Testa - Profilo - mezzo profilo - frontale - numero persone "Gentleman, you had my curiosity, now you have my attention" ("Signore, aveva la mia curiosità, ora ha la mia attenzione".) Copyright Tarantino L'orignale lo trovate qui: "Winke winke" a @wstefano https://www.dropbox.com/s/b1glcl9w76sqf9u/LabryYann_Deutsche Banknoten von 1871 bis 1999_IT.pdf?dl=0 per gli altri ho preparato una traduzione automatica qui (un po' incasinata, purtroppo): https://www.dropbox.com/s/b1glcl9w76sqf9u/banconote tedesche 1871 - 1999_IT.pdf?dl=0 che tanto ultimamente sul forum si fa più copia&incolla che altro. Questa era una tesi per un Master of Arts, belli anche i video (sul primo spegnete solo l'audio, vi conviene ) Palazzo della Repubblica (Banknote Stories: DDR 1975) https://www.youtube.com/watch?v=U4lHPo84urM&list=PLSY1pFhtGnT3hy4xP81lUA2sDtkow4Xql&index=3&ab_channel=5o'clockcreativity Merian in Suriname (Banknote Stories: Deutschland 1991) https://www.youtube.com/watch?v=ZAjcMK_6AUw&list=PLSY1pFhtGnT3hy4xP81lUA2sDtkow4Xql&index=4&ab_channel=5o'clockcreativity Per oggi è tutto, che preparo il materiale che sto raccogliendo, ma questa è un'altra storia. Servus Njk1 punto
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DE GREGE EPICURI La seconda medaglia è del 1911, pesa 9,92 g e misura 26-28 mm. Al D un profilo maschile, questa volta a sin., e la scritta : VI ET MENTE. Al rovescio, una vittoria e la scritta: MCMXI- Il TCI conta i suoi centomila nell'anno a te sacro o patria. Avanti. Si è voluto quindi celebrare il cinquantesimo della proclamazione del Regno, insieme col raggiungimento di ben 100.000 soci: raddoppio degli iscritti in soli 7 anni. Personalmente, non ho altre medaglie del TCI, ma so che esistono; sarebbe bello se qualcun altro le aggiungesse.1 punto
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È il nostro cervello che si fa ingannare dalle immagini: anch'io la vedo in incusso con il tavolo che esce dal buco in rilievo.Basta che ruoto la foto e tutto ritorna normale con gli ideogrammi in rilievo..👍1 punto
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Ciao Fausto Di falsi di parpagliole non è che se ne vedano molti... Data anacronistica con sigle di zecchiere FD di Filiberto Diano... Questo forse ci permette di ipotizzare che sia stata prodotta dopo il 1584 data in cui compaiono queste sigle sulle parpagliole. Curioso anche il crescente lunare ad inizio legenda del rovescio.. Mi piace pensare che chi ha prodotto questi falsi aveva gioco facile in quel periodo visto la quantità di monete non buone e brutte che dovevano circolare fra le mani della gente... Certo che allora a falsificare una moneta si rischiava parecchio di più dei giorni nostri, ma sotto Carlo Emanuele I dovevano comunque essere parecchi i falsari!1 punto
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Richieste da spostare eventualmente in questa discussione, c'è @Mi_manca79 che non vede l'ora di rispondergli esattamente....1 punto
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Esiste una precedente discussione nel forum che ne parla: Vi è anche una recensione su Panorama Numismatico: https://www.panorama-numismatico.com/i-dogi-e-le-loro-monete/ Qui si può anche acquistare: https://www.ebay.it/itm/185714067740?hash=item2b3d6bc91c:g:JaIAAOSwlINjqxNi&amdata=enc%3AAQAIAAAA4Kf7AA8RqVgL6nmV2bGy1BpH1om7S6muzhnK%2B3KmcPoBMkmi9TqU2mleVRwtgeOwPwOx00MhsqBBKgnykkbOqSWhjb45DkjEHLcfxk4EfhDRKr9MCihHGimvNftIVYSOgW86rY9hGgitbUog26MwOJ3mdZJmztWTJC7OgofTKJQD6C%2Bo07DZLSYNGEO5bHMoX0zX%2FSCXHW9%2FxUiyVzgIb8papP0zpc%2FLp9YJmvfP%2FE8grJv17J1PJYQqz4POKqZl1LXdqtZ4YKgJvg2SD3W9SgnJECLnsejQRUrnXDTaHh7s|tkp%3ABk9SR-qCzpSkYg1 punto
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Frammento con striscia verticale di 3 del 20c del 7° Centenario della Morte di San Francesco emissione del 1926 raffigurante 'La Visione di Gerusalemme'. Annullo doppio cerchio grande con lunette rigate di Perugia arrivi e partenze del 21 o 27 ?? .1.26. Qui abbiamo un piccolo enigma filatelico, in quanto l'emissione è del 30.1.1926... quindi ci troviamo un annullo 'primo giorno' fatto prima del primo giorno di emissione. È comunque possibile che la serie dei francobolli fosse arrivata ai grandi uffici postali ovviamente con giorni di anticipo sulla data di emissione, e fosse subito posta in vendita/uso, per carenza di tagli da 20c. È comunque una bella anomalia interessante, non da tutti i giorni.1 punto
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Ricordo vagamente che qualcuno aveva iniziato uno studio per il MIR Marche-Umbria. Ma ormai con il volume di Villoresi ed i miei studi sulle monete di Ancona (compreso quello sui testoni di Gregorio XIII per la zecca di Ancona) su Ancona siamo messi benino. Per le altre zecche umbro marchigiane esistono una serie di monografie tuttora valide.1 punto
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Per me è buona, direi un MB in complesso, valore ca 30 euro (gigante)1 punto
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Un problema potrebbe essere trovare una persona che abbia voglia di farsi carico di tutto quel lavoro. Un lavoro che comunque, in qualsiasi modo venga affrontato, sarà subissato da critiche. Già mi immagino: non ha inserito le varianti... Ha appesantito il testo inserendo le varianti...1 punto
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Moneta con graffi e colpi al bordo (uno importante al R/ tra ore 11 e 12). Dalle foto direi D/: MB-BB e R/: q.BB.1 punto
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Questo non è un insulto, questa è una constatazione di fatto. Fomenko e le persone come lui sono pericolosi sognatori che ingannano le teste di persone poco istruite.1 punto
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Buonasera e grazie molte per la risposta. Io sinceramente rimango nel dubbio al 50/50 e credo che una risposta certa sia molto difficile da dare... Mi pare di capire che oltre che nel caso della A, anche in quello della N le due stanghette facessero parte integrante della lettera, mentre se fosse una U qui si tratterebbe di una sorta di elemento per suggerire l'unione delle due parti e che inoltre i bolognini con "doppia I" siano molto più numerosi di quelli con U. D'altra parte nelle monete coeve a nome di un qualche Enrico (tedesco o inglese) è vero che la forma ENRICUS o HENRICUS è quella decisamente più diffusa ma ci sono anche altre varianti tipo: https://en.numista.com/catalogue/pieces126931.html Qui la H è molto simile alla lettera del bolognino... HENRICHUS o HEINRICHUS... l'incisore potrebbe anche aver sbagliato ed eliminato la U, lasciando l'H... Nell'esempio in foto mi pare di leggere HEINRCHUS senza I https://en.numista.com/catalogue/pieces351400.html1 punto
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Buongiorno, anche io tempo fa mi sono posto la medesima questione e ho provato a capire se quel doppio trattino fosse da qualificare come "stanghetta" centrale della lettera H oppure no. Posto che quel segno viene utilizzato - come anche gli altri punzoni - in altre parti dei bolognini grossi (ad esempio, nella "A" centrale come da lei indicato oppure come stanghetta della "N" in altri esemplari), a mio avviso la risposta corretta è la seconda. Infatti, la doppia "I" di Enriciis è da leggere come "V" del nome latino "Enricvs" e nell'unico altro caso in cui al posto della doppia "I" viene messa un'altra lettera, essa è proprio la lettera "V", sia nei bolognini piccoli che in quelli grossi (io sono in possesso di un bolognino grosso con la "V" al posto di "II", raffigurato nella mia immagine profilo). Secondo me, quel doppio trattino inserito in mezzo a "II" era un altro tentativo, poi non mantenuto, di rendere più evidente che si trattasse di una "V". Inoltre, anche dal punto di vista linguistico, la lettera "H" latina aveva più un valore fonetico di tipo aspirato e non indicava una pronuncia più "dura" come le nostre CH, GH o simili. Quindi, se fosse ENRICHS si avrebbe una pronuncia con un suono un po' stonato e/o strano (anche se uno volesse leggere la "H" dura). P.S.: di conseguenza, ritengo errata l'indicazione nel CNI e condivido la classificazione del Chimienti. Riccardo1 punto
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Vorrei solo riuscire a capire come venivano "ristrette", penso con una specie di torchio, ma mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero in merito. Perché di una cosa sono abbastanza sicuro, venivano rimpicciolite di diametro con un qualche tipo di pressa radiale per mantenere il peso.1 punto
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Buongiorno a tutti, Rocco mi trovi d'accordissimo, anche secondo me è la più rara. Nelgli ultimi anni ne sono passate solo 3 nelle aste. 1) Nomisma 2016 asta n. 54, lotto 1388. 2) Ranieri 2017 asta n. 11, lotto 643 3)NAC 2023 asta n. 139, lotto 620. A quest'ultima ho partecipato ma sono stato letteralmente polverizzato. Nomisma. Ranieri. NAC.1 punto
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E' stato appena pubblicato, per questo credo sia passato ancora inosservato, un importantissimo parere da parte dell'Ufficio Legislativo del MIC in merito all'interpretazione dell'art. 72 del Codice dei Beni Culturali che riguarda la detenzione e il commercio delle monete antiche e moderne da collezione. In allegato sotto il parere pubblicato ieri. Tre capisaldi colpiscono per la loro menzione esplicita che contrasta con quanto espresso sinora dal ministero: La famosa prova ‘diabolica’ (provare la provenienza di una moneta ante-1909) non puo’ essere richiesta al collezionista/commerciante andando nientemeno contro l'art 42 della Costituzione rendendosi impossibile il diritto di difesa (da parte del collezionista o commerciante) viene riconosciuto alle monete il carattere di 'serialità' (salvo il carattere di particolare rarità o pregio di alcuni particolari esemplari) e quindi la presenza già acquisita per la stragrande maggioranza delle monete presso le collezione dei musei (altro elemento mai citato in precedenza che contrasta anzi con le ultime circolari ministeriali) Infine viene riconosciuto il contributo del collezionismo storico come elemento fondamentale per il Patrimonio Culturale del Paese e quindi la necessità che il collezionismo vada favorito e non demonizzato (devo dire che qui riuscivo a stento a trattenere le lacrime 😄) E' una dipartita storica. Vedremo ora come la nomenclatura si adatterà a tali nuovi dettami. Nel frattempo ....gaudeamus igitur 😊 https://www.beniculturali.it/comunicato/248641 punto
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Taglio liscio e un 1846, sempre con taglio liscio, per continuare nella serie. Ciao.1 punto
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Buona Sera a tutti, posto la mia Cingranella 1844. Il 1844 ha due varianti censite, come scritto da @Rocco68 : taglio liscio e taglio rigato che è considerato R. La mia è taglio rigato e presenta un'altra curiosità: l'ultima cifra sembra ribattuta ( ma su quale cifra ? ) oppure è un consueto esubero di conio. Saluti, Beppe1 punto
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Salve. Ho avuto in dono un lotto di monete del titolo da 50 cent., 1 Franco e 2 Franchi di varie date, che ho trovato interessanti anche per le varianti che possono presentare nella data. Moneta da 2 Franchi del 1924 D/ Mercurio, dio del commercio. COMMERCE INDUSTRIE / DOMARD INV. 1924 R/ CHAMBRE DE COMMERCE DE FRANCE – BON POUR / 2 / FRANCS / BR. AL. Contorno zigrinato Rame-alluminio: 7,9 g – diametro 27 mm Varietà a cifre 2 e 4 aperte Come si vede sotto, ci può essere anche la variante con le due cifre “chiuse” da un piccolo residuo di metallo che vi si è incastrato durante la coniatura, ostruendo lo spazio che invece è rimasto nell’altra variante. apollonia1 punto
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Carissimo Antonio. Magari nessuno si è voluto esprimere su questa "PATACCA ". Lo faccio io, mi assumo la responsabilità. Basta una busta sigillare il contenuto e vaiiiiiii.....con 26.500 euro, te la porti a casa. Ma in che mondo stiamo arrivando. Mi dispiace per il Perito che l'ho ha fatto. Sicuramente non capisce abbastanza sulle monete Greche Siciliane. Le monete Greche Siciliane, vanno viste com passione e sentire l'emozioni che sprigionano artisticamente. Fai attenzione ( visto che vuoi imparare ) al confronto che segue. Anche se la moneta sigillata fosse coniata, manca il contesto artistico del figurato. Non ti sembra che questa imitazione, sia stata creata da un bambino ???1 punto
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Il termine corretto è fornito, o condiviso. Questo che hai definito intrallazzo strano non ha niente di strano e tecnicamente si chiama pooling, una pratica comune fin dalla nascita dell'euro in contante unitaro: se per qualunque motivo uno stato ha necessità di monete nuove gliele può anche passare un altro (al costo facciale, ovviamente) e le mette in circolazione. Il risultato finale è lo stesso, come se fossero state prodotte ed emesse localmente. Un esempio particolare che noi italiani conosciamo bene è quello citato da fagiolino, la circolazione degli 1 e 2 cent austriaci: visto che in Italia come in altri stati si è deciso di non produrre più le 1 e 2 cent se ne vogliamo mettere lo stesso in circolazione locale ce le facciamo dare dall'Austria. Come puoi notare da quanto scritto da Rossano questo meccanismo è molto battuto dai gomblottari di professione, quindi vediamo per sicurezza di chiarire sinteticamente qualche punto: "Da un punto di vista tecnico invece dice una cosa piuttosto significativa, che l'euro come moneta unica in realtà non esiste. ogni paese usa e contabilizza il proprio euro nazionale, che ha solo un cambio fisso con le altre," Classica farneticazione in voga negli anni 2000, dopo la messa in circolazione del contante in euro. Naturalmente non esistono "euro nazionali" e la loro contabilizzazione e uso sconnesso, anche perchè come ben sappiamo le entità che emettono l'euro sono due differenti (come in quasi ogni paese al mondo): gli stati per le monete e la banca centrale per le banconote. Nella fondazione dell'unione monetaria gli stati dell'eurozona dell'epoca hanno deciso di comune accordo di istituire una valuta in cui... "soprattutto le decisioni circa le politiche monetarie [sono] prese dall'unico organo sovranazionale, la BCE." Il che contraddice già di per sè le precedenti affermazioni sull'esistenza di fatto di diversi euro. La politica monetaria della valuta è una, centralizzata, com'è ovvio che debba essere. "Il quadro dell'emissione monetaria, con ogni paese che emette e gestisce le proprie monete, contrassegnate dalla faccia nazionale," Visto che con pochissime eccezioni tutte le valute del mondo sono emesse in moneta dallo stato (in genere dai ministeri delle economie) e in banconota dalla banca centrale è normale che le monete di un'unione monetaria possano anche avere una faccia diversa, ma ciò non cambia la sostanza: quelle monete e quelle banconote, indipendentemente dalla grafica di una faccia, sono per volontà e legge degli stati membri una valuta sola con una gestione sola. Non a caso in UE gli stati determinano le caratteristiche tecniche comuni delle monete (e anche delle banconote) ma è la BCE che calcola quante bisogna emetterne per garantire la normale circolazione. "rende visibile cioè il vero sistema di funzionamento dell'intero euro. A ben vedere anche le banconote hanno il contrassegno nazionale, che è la prima lettera del numero di serie." Rende visibile cioè che non va data retta alle balle complottiste, anche quelle fuori moda, perchè fa male alla mente e al corpo come fumare o drogarsi. Ad esempio, a ben vedere le banconote non hanno più da un pezzo neanche il contrassegno nazionale, in quanto nella serie Europa la prima lettera indica la stamperia e non più lo stato in cui la banconota è stata emessa (che è diverso dal caso delle monete, perchè l'ente emissore delle banconote è solo la BCE). Un cenno anche al TARGET2 e assurdità varie applicabili ad esso: si tratta del sistema di regolamento lordo in tempo reale adottato in eurozona e oltre (ne fanno parte anche stati UE che ancora non adottano l'euro), come ne hanno tutti i sistemi bancari del mondo. Lo dico perchè la definizione di "complesso ed oscuro", che vuol far pensare al solito complotto in azione, è attributo caratteristico della modalità di pensiero in cui tutto quello che non piace è sempre "oscuro", "fumoso", "non chiaro", "narrazione ufficiale" ecc. Calcolarlo alla perfezione è impossibile, anche perchè non si poteva prevedere l'entità delle speculazioni dei commercianti sul changeover e il livello esatto dell'inflazione che si sarebbe avuta quest'anno.1 punto
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La pratica dello "slab" nasce e si sviluppa totalmente in un'ottica di garanzia di investimento finanziario legato a due soli fattori, conservazione -rarità, dando per sottintesa, ahimè, l’autenticità del pezzo. È una categoria del mercato di investimento, non collezionistico, che cerca sempre nuovi settori da "finanziarizzare" attraverso strumenti che permettano la loro massima diffusione e quindi crescita e ritorno economico. La numismatica è altra cosa.1 punto
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