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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/06/23 in tutte le aree
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Buongiorno a tutti. Condivido ultimo acquisto, quarto di scudo vecchio 1733 Carlo Emanuele III con conio del dritto non censito.4 punti
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potrebbe essere il seguito di un film coi vampiri, ma non lo è Ciao a tutti, ogni tanto vado a riprendere le banconote tedesche di un lotto che ho preso qualche tempo fa e me le riguardo, spulciandone poi una che magari solo ad una seconda occhiata può essere interessante (anche perchè non sono messe bene). Per esempio questa 20 marchi 1915 (anche se sono uscite dal '17 in poi) con tiratura di 77.528.000 esemplari, 140x90 mm siamo in piena guerra mondiale, ma niente cannoni: a sinistra e a destra ornamenti con sigillo della banca, al centro in alto due uomini con cornucopie (abbondanza aurea) e medaglione con aquila imperiale coronata col valore. Vabbè... giriamola che poi viene il bello! Sul rovescio rappresentazioni figurative in due campi ottagonali verticali, delimitati da leggere modanature riempite di linee verdoline. Gli stessi bordi dividono anche il resto dell'area stampata e racchiudono campi più scuri con linee bluastre tra loro. Due anelli nella linea centrale. Aha! a sinistra un uomo, sullo sfondo un albero e il sole come impersonificazione del lavoro (tiriamoci su le maniche!) e del giorno, a destra una donna dormiente, sullo sfondo luna e stelle come incarnazione del riposo e della notte se qualcuno adesso si chiede il perchè di questa rappresentazione, ebbene, rimarrà deluso nel non ricevere una risposta. Bisognerebbe fare una seduta spiritica e chiedere an un certo Arthur Kampf e Hans Meyer, che se ho capito bene hanno collaborato nella creazione della banconota. Una cosa che posso immaginare è che - essendo stata prevista nel 1915 - la banconota volesse richiamare più alla "deutsche Tugend" (Virtù tedesca: Wörk, Wörk!) che non ad una guerra che si espanderà solo dopo. Qui la filigrana: uhm... dove son finiti i buchi e le pieghe??? Non ci sono 😁: per pochi spiccioli ho preso un esemplare FDS (9,5/10) che però ha fatto una brutta fine: è finito a tempo indeterminato nel raccoglitore - mentre l'altro biglietto è ancora fuori ed ogni tanto va a giocare all'aria fresca insieme alle altre banconote! Alla prossima. Servus, Njk3 punti
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Devo anche ringraziare, oltre agli autori dei 27 articoli, anche gli autori delle briciole firmate che sono poi degli articoli brevi, in particolare Stefano Antonietti, Realino Santone e @El Chupacabra. Le briciole in questo numero sono ben 11 e sono indubbiamente molto varie e con belle tematiche.3 punti
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La pubblicazione raccoglie le ricerche e gli studi di circa trenta anni sulla Parpagliola milanese della Provvidenza. Sono descritte dettagliatamente in singole schede le varianti capostipite divise per reggente, 65 pagine e nove tavole con 200 esemplari illustrati con fotografie di ottima qualità, tabelle riassuntive e delle rarità.2 punti
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Hanno ritrovato il castello di Matilde di Canossa. Sul monte, sotto alberi e zolle, la struttura inizia a riemergere Poche ore di lavoro, all’inizio della campagna archeologica, sono bastate per iniziare a portare alla luce i resti di importanti edifici medievali. Ci siamo. Si cerca il castello perduto di Matilde di Canossa, tra gli alberi e sotto una spessa zolla di terreno. I primi ritrovamenti, in queste ore, all’inizio della campagna archeologica sul Monte Baranzone @ Archaeology Mountains Rivers “Nascosti nel bosco i resti del castello di Montebaranzone – affermano i responsabili di Archeo Metodologia Univr – Matilde di Canossa fece di Montebaranzone una delle sue residenze predilette, dove vi costruì uno dei fortilizi più importanti della collina tra il fiume Secchia e il torrente Fossa. Il toponimo sembra possa derivare dal pre-latino barranca cioè burrone, oppure da nomi propri liguri o longobardi quali Barancio o Barucio”. Le archeologhe del gruppo, impegnate in questi giorni nello scavo, posano in un’iconica foto in bianco e nero I primi ritrovamenti, in queste ore, all’inizio della campagna archeologica sul Monte Baranzone @ Archaeology Mountains Rivers · Le porzioni emergenti del fortilizio.@ Foto Archeo Metodologia Univr Montebaranzone è una frazione di Prignano sulla Secchia, un Comune di circa 3800 abitanti della provincia di Modena, il cui municipio sorge a un’altitudine di 557 metri sul livello del mare. Foto Archeo Metodologia Univr Montebaranzone nel 1197 sì assoggettò spontaneamente al comune di Modena anche se la fortezza fu rivendicata dal Salinguerra, erede di Matilde. Nel 1415 passò sotto il controllo diretto degli Estensi che ne diedero il governo nel 1432 a Jacopo Giglioli, già signore di Montegibbio. Due anni dopo, alla morte di questi, il duca Ercole I d’Este ne diede il feudo, unito con Sassuolo, ai Pio che lo tennero fino al 1599, quando morì assassinato Marco Pio, ultimo erede della famiglia. Successivamente, il duca Francesco I tolse Montebaranzone alla podesteria di Sassuolo, unendolo con Pescarola e Varana al marchesato di Montegibbio appartenente a Giacomo Boschetti. Morto Francesco, figlio di Giacomo, senza eredi, gli Estensi nominarono il Marchese Giovanni Galliani, signore di Montebaranzone e Varana, e il governo della sua famiglia, durò fino all’invasione dell’Italia da parte delle truppe napoleoniche nel 1796. Foto Archeo Metodologia Univr Nel punto più alto del paese sono visibili i resti dell’antica fortificazione. Nella parte del paese prossima all’antico castello si ammirano alcune case a schiera con portali trecenteschi a conci squadrati con rosa a quattro punte e una casa a torre (un edificio a pianta quadrata più robusta di una semplice torre segnaletica ma dotata di strette feritoie e di piccoli portali, in cui veniva abitato il piano intermedio dei tre che di solito costituivano questa tipologia edilizia). Scendendo da Montebaranzone verso il torrente fossa si incontra Volpogno, il quale conserva una casa a torre e alcuni edifici quattrocenteschi che si affacciano su un’aia comune. https://www.stilearte.it/hanno-ritrovato-il-castello-di-matilde-di-canossa-sul-monte-sotto-alberi-e-zolle-la-struttura-inizia-a-riemergere/2 punti
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Buonasera a tutti, ringrazio @Releoper aver riproposto questa vecchia discussione, arricchendola con il suo esemplare. Ne approfitto per postare il mio secondo esemplare del tipo . Saluti Alberto2 punti
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Scatenate l’inferno! Trovati resti della spaventosa battaglia tra le legioni romane. Armi, frecce, soldati decapitati Centinaia di armamenti, teste umane decapitate, punte di freccia e i detriti di uno scontro esplosivo. Gli archeologi francesi hanno fatto un’eccezionale scoperta, individuando il punto in cui fu combattuta l’ultima, disperata fase della battaglia di Lione, che contrappose le legioni dell’imperatore Settimio Severo e a quelle dell'”usurpatore” Clodio Albino il 19 febbraio 197 dC, alle porte della città. Battaglia persa da Clodio che significò l’abbandono della città alta di Lione per l’insediamento della popolazione vicino al letto della Saona. Resti della caserma romana, estremo punto di difesa e forse quartier generale di Clodio Albino © Muriel Chaulet, Ville de Lyon Decimo Clodio Ceionio Settimio Albino (Hadrumetum, Tunisia 145 circa – Saona, 19 febbraio 197) era stato proclamato imperatore dalle legioni della Britannia e della Spagna subito dopo la morte di Pertinace nel 193 (conosciuto anche come l'”anno dei cinque imperatori”), e si autoproclamò Augustus verso la fine del 195, poco prima della sconfitta finale degli inizi del 197, nel luogo ora sottoposto a scavi archeologici. Alcuni dei numerosissimi resti di armi trovati dagli archeologi francesi © Muriel Chaulet, Ville de Lyon Clodio Albino, per quanto fosse nato in Africa, apparteneva a una famiglia italica. La Historia Augusta narra che il nome Albino deriverebbe del fatto che, al momento della nascita, al contrario di tutti i bambini che hanno la pelle rossastra, Clodio era di carnagione bianchissima. Albus infatti significa bianco, ma anche, riferito agli uomini, pallido e smunto. Trascorse l’intera fanciullezza in Africa, ricevendo una sommaria istruzione in greco e latino. La sua indole fiera lo portò poi ad appassionarsi alla vita militare. Si arruolò, fece una rapida carriera combattendo in numerose regioni dell’impero. Divenne in seguito, prima console nel 187 e poi fu trasferito da Commodo in Gallia, probabilmente come governatore della Germania inferiore. Il cranio decapitato (il volto è rivolto verso il terreno). di uno degli uomini impegnati nella battaglia. Clodio Albino stesso subì la decapitazione, come i propri familiari e tanti uomini a lui vicini © Muriel Chaulet, Ville de Lyon La Historia Augusta riferisce che l’imperatore Commodo, colpito da come aveva condotto la guerra in Gallia e Germania, gli inviò una lettera in cui gli concedeva il diritto di assumere il titolo di Cesare. Di fatto, suo successore. Clodio proseguì la propria carriera governando la provincia di Britannia a partire dal 191. Frattanto Settimio Severo (comandante delle legioni danubiane della Pannonia superiore) acquisì un enorme potere. L’alleanza tra Settimio Severo e Clodio Albino ebbe breve durata. Con la fine del 195, Albino, una volta che Severo ebbe proclamato Cesare il proprio figlio Bassianus, il futuro imperatore Caracalla, si autoproclamò Augustus in aperto conflitto con Severo. Il 19 febbraio del 197 i due pretendenti alla porpora imperiale si scontrarono nella valle della Saône (battaglia di Lugdunum), non lontano dal punto scavato ora dagli archeologi. Secondo ciò che su può dedurre dalle fonti antiche sembra che sul campo fossero impegnati complessivamente 150.000 armati. L’esercito di Settimio Severo doveva essere numericamente prevalente perchè poteva disporre dell’intero esercito presente sul limes renano e danubiano composto da 200.000 armati. La battaglia fu spaventosa, per violenza, durò due giorni, durante i quali si ebbero numerosi rivolgimenti di fronte. Settimio Severo prevalse sul rivale, sebbene avesse subito uno scacco iniziale e avesse perduto il proprio cavallo. «Nel corso della battaglia decisiva – è scritto nella Historia Augusta – dopo che un gran numero dei suoi soldati erano stati uccisi, moltissimi messi in fuga e molti si erano arresi, Albino si diede alla fuga e, secondo alcuni, si uccise con le proprie mani; secondo altri, fu colpito dal suo servo e portato ancora in vita da Severo […]. Molti altri sostengono che ad ucciderlo furono i suoi soldati, che cercavano con la sua morte di ottenere il favore di Severo.» Severo gli fece tagliare la testa e la inviò su una picca a Roma, come monito a chi lo aveva sostenuto, tra cui molti senatori che l’avevano sostenuto. I suoi figli in un primo momento furono perdonati, ma poi anch’essi decapitati insieme alla loro madre e gettati nel fiume Rodano. Frattanto Lugdunum venne distrutta. I resti della battagli trovati ora in Francia sono emersi nei pressi di quella che doveva essere una caserma romana sull’attuale collina di Fourvière. E’ plausibile pensare che la caserma, in mano a Clodio, fosse diventato l’ultimo punto di resistenza per gli uomini di Clodio stesso. Le tracce di questo scontro finale sono chiaramente percepibili all’interno di questa caserma attraverso i 350 pezzi di armamenti e attrezzature militari che sono stati portati alla luce durante questi scavi. Tra questi ritrovamenti troviamo in particolare elementi di un elmo in bronzo, tacchi e punte di lancia, pilum, spada o anche due rampini da assedio. https://www.stilearte.it/scatenate-linferno-trovati-resti-della-spaventosa-battaglia-tra-le-legioni-romane-armi-frecce-soldati-decapitati/2 punti
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Salve. Condivido il mio 2 grana 1810. La interpunzione è con le stellette. Il peso è di grammi 13,60. Saluto tutti.2 punti
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054890 W19 FDC (stesso venditore che detiene la 054891 W19; alla faccia della rarità)2 punti
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Questa versione dello stemma Dandolo si blasona (---> si 😉 descrive in termini tecnici) troncato d'argento e d'azzurro, a sei gigli posti in fascia dell'uno nell'altro. Ossia: lo scudo è diviso orizzontalmente in due parti, sopra bianca e sotto blu, e in ogni parte ci sono tre gigli affiancati che hanno il colore dell'altra parte. Quindi, i segni orizzontali che vedi nella metà inferiore indicano l'azzurro tramite il cd. tratteggio araldico (convenzione grafica per indicare i colori negli stemmi acromi, tramite un sistema di segni). I segni verticali che li attraversano ai lati sono invece semplici ombreggiature, atte a dare tridimensionalità allo stemma.2 punti
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Questa notizia effettivamente era già stata ampiamente discussa in altri post2 punti
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Salve. Riporto la foto del retro delle piastre 120 grana 1834 con aquile rovesciate nello spazio Aragona. Tutte quelle che, fino ad oggi, sono conosciute e documentate. Complessivamente sono "sette" e sono suddivise su due conii differenti. Nell'ordine di presentazione, le prime" cinque" presentano uno stesso conio, le successive "due", invece, hanno origine da un conio diverso. Altri esemplari con la variante in oggetto, anche dopo verifiche approfondite, non sono risultati presenti sul mercato. Naturalmente, è gradita la segnalazione del collezionista che si trovi in possesso di una 1834 aquile rovesciate non riportata in questo topic o che ne conosca l'esistenza. Un caro saluto.1 punto
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esemplare Tari’ con provenienza da collezione privata. Peso 3,93 gr circa e diametro 25 mm Segnalo e posto l’articolo a firma della sig.ra Luisa Bovi Mastroianni, vedova del dott. Giuseppe Bovi: http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1990_2.pdf Saluti, Domenico1 punto
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Condivido volentieri l’esemplare in oggetto proveniente da asta 30 E-Live di Nomisma del 23-24/1/2023, Lotto 443, così descritto in Catalogo con relative foto, oltre foto personali: NAPOLI Ferdinando IV (1799-1805) 6 Tornesi 1801 - Magliocca 348a CU (g 18,22) RRRRR Variante dritto P: . Piccole screpolature al R, graffio al R/. Grading/Stato: SPL Saluti, Domenico1 punto
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Ma si dice "gli A"? Sì: la lettera A è di genere femminile e maschile. Ciao da apollonia1 punto
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Ciao @Fiore151, un rovescio originale per Claudio Gotico, e non è Saturno: https://ric.mom.fr/en/coin/699?tempRIC=&asmSelect0=&Reign=Claudius+II&asmSelect1=&asmSelect2=&asmSelect3=&asmSelect4=&asmSelect5=&asmSelect6=&asmSelect7=&Legend=AETERNITATI+AVG&asmSelect8=&asmSelect9=&asmSelect10=&asmSelect11=&BustDescription=&ReverseDescription=&Note=&Reference=&page=1&mod=result&from=advanced1 punto
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Gran bella moneta! Pezzo veramente importante e in splendida conservazione! Per quanto riguarda il conio del diritto sarebbe interessante trovare una immagine del quarto segnalato dal Traina al 95a che al rovescio segnala la D di DVX retrograda come in questo caso per vedere se è uguale, ma trovare l'immagine dell'asta Ratto del 1962 non sarà facile...1 punto
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Il KGB aveva (ha) la disinformacia, mentre la CIA la disinformation. Quindi gente che crea confusione e disinformazione c'è sempre stata ed è sempre stata utilizzata per fini geopolitici. @ART saprebbe raccontarlo meglio di me.1 punto
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-> https://www.nationalgeographic.it/la-capsula-del-tempo-di-uno-tsunami-di-3600-anni-fa-getta-luce-su-uno-dei-piu-grandi-disastri-dell-umanita?utm_source=pocket-newtab-bff La “capsula del tempo” di uno tsunami di 3.600 anni fa getta luce su uno dei più grandi disastri dell’umanità L’eruzione vulcanica di Santorini fece tremare il Mediterraneo e cambiò la sua storia. Cruciali e agghiaccianti informazioni forniscono ulteriori dettagli sul cataclisma che scosse l’età del Bronzo. da Kristin Romey pubblicato 27-06-2023 Raffigurazione di un’eruzione sull’isola vulcanica di Thera (l’attuale isola di Santorini) nel mar Egeo, nel XIX secolo. Gli archeologi impegnati in scavi a più di 160 chilometri di distanza hanno rinvenuto evidenze riguardanti l’eruzione di Thera avvenuta durante l’età del Bronzo e il conseguente tsunami che potrebbe aver ucciso decine di migliaia di persone. ILLUSTRAZIONE DI INCISIONE A COLORI tramite UNIVERSAL HISTORY ARCHIVE/UIG/BRIDGEMAN IMAGES Una straordinaria “capsula del tempo” risalente a uno dei più grandi disastri vulcanici nella storia dell’umanità è stata portata alla luce sulla costa della Turchia, fornendo una convincente prova di quel cataclisma e persino i resti fisici di una tra le decine di migliaia di persone che probabilmente morirono nell’evento. In un articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, un team internazionale di ricercatori ha presentato delle prove di un devastante tsunami avvenuto in seguito all’eruzione di Thera (l’attuale Santorini), isola vulcanica nel mar Egeo, circa 3.600 anni fa. Turchia, 2015 - Beverly Goodman-Tchernov, membro del team di ricerca e National Geographic Explorer, esamina uno strato di cenere presso il sito di Çeşme-Bağlararası risalente all’età del Bronzo. FOTOGRAFIA DI Vasıf Şahoğlu, ANKARA UNIVERSITY Si stima che l’eruzione “super-colossale” di Thera, classificata di livello 7 (su nell’indice di esplosività vulcanica, sia stata una delle eruzioni più distruttive nella storia dell’umanità, tanto da essere paragonata da alcuni ricercatori alla detonazione di milioni di bombe atomiche come quella di Hiroshima. Molti studiosi credono che la traumatica memoria collettiva di questo evento dell’età del Bronzo, avvenuto intorno al 1600 a.C., potrebbe essere ritrovata nell’allegoria della città sommersa di Atlantide di Platone, composta più di mille anni più tardi e che l’impatto dell’evento potrebbe anche essere riflesso nelle dieci piaghe d’Egitto descritte nella Bibbia. Akrotiri, città minoica completamente sommersa dalla cenere di Thera, è oggi una famosa attrazione turistica spesso comparata a Pompei. Un affresco del palazzo minoico di Cnosso, a Creta. La civiltà minoica rappresentava una potenza nella cultura marittima del Mediterraneo dell’età del Bronzo, ma l’eruzione di Thera distrusse le sue rotte e infrastrutture commerciali. FOTOGRAFIA DI Prismatic Pictures / Bridgeman Images Sebbene non esistano racconti diretti dell’eruzione e del conseguente tsunami, i ricercatori moderni hanno tentato di definire la portata e l’impatto che ebbe sulla vita nel Mediterraneo del tempo, in particolare per la civiltà minoica, ricca potenza marittima della vicina isola di Creta che vide il suo declino all’incirca nello stesso periodo, nel XV secolo a.C Portare alla luce uno tsunami L'articolo descrive la ricerca condotta presso il sito archeologico di Çeşme-Bağlararası, situato nella famosa località turistica di Çeşme sulla costa egea della Turchia, a più di 160 chilometri a nord-est di Santorini. Le ricerche archeologiche presso Çeşme-Bağlararası, che si trova in un quartiere residenziale a soli due isolati dal moderno litorale, iniziarono nel 2002 dopo il ritrovamento di antiche ceramiche rinvenute durante la costruzione di un edificio. Dal 2009 l’archeologo Vasıf Şahoğlu dell’Università di Ankara in Turchia ha diretto le operazioni di scavo di quello che sembra essere stato un fiorente insediamento costiero occupato quasi ininterrottamente dal XIII secolo a.C. alla metà del terzo millennio. Ma a differenza degli edifici e delle strade ben conservati scoperti in precedenza, l’area alla quale si è dedicato Şahoğlu si è rivelata molto più caotica: mura di fortificazione crollate, strati di cenere e un coacervo di ceramiche, ossa e conchiglie marine. Şahoğlu si è consultato con colleghi specializzati in vari ambiti che potevano aiutarlo a dare un senso a quel caos, tra i quali Beverly Goodman-Tchernov, professoressa di geoscienze marine presso l’Università di Haifa in Israele e National Geographic Explorer, con particolare esperienza nell’identificazione di tsunami nei reperti archeologici e geologici. Le tracce di antichi tsunami possono essere difficili da identificare: resti di edifici crollati e di incendi potrebbero anche essere le conseguenze di terremoti, inondazioni o tempeste. In ogni caso questo tipo di prove possono svanire velocemente con il passare del tempo, in particolare in ambienti molto aridi come la costa egea. Anche se alcune tracce dell’impatto dell’eruzione di Thera possono essere riscontrate anche molto lontano - come nelle calotte glaciali della Groenlandia e nei pini dai coni setolosi in California - finora sono stati identificati soltanto sei siti fisici con evidenze dello tsunami provocato dall’eruzione di Thera che si è propagato con violenza attraverso il mar Egeo. Nessuno di questi, però, presenta la complessità che contraddistingue Çeşme-Bağlararası. “Gli tsunami sono fenomeni prevalentemente erosivi, non eventi deposizionali: ecco perché tutta questa euforia quando ne troviamo prova!”, dichiara in una e-mail Floyd McCoy, professore di geologia e oceanografia presso il Windward College dell’Università delle Hawaii. McCoy, National Geographic Explorer che ha studiato l’eruzione e lo tsunami di Thera, ma che non ha preso parte al progetto, definisce questa ricerca come “un importante contributo non solo per lo studio sui depositi dello tsunami, ma anche per il loro significato e la loro interpretazione, soprattutto in relazione all’eruzione di Thera”. I ricercatori hanno lavorato alla creazione di “liste di controllo” sempre più dettagliate per il processo di studio di antichi tsunami, che includono anche le firme biologiche e chimiche della vita marina portata dalle inondazioni sulla terraferma e i particolari modelli di deposito di sedimenti e rocce. Presso Çeşme-Bağlararası, ad esempio, incastrati nelle pareti degli edifici crollati, sono stati trovati strati di molluschi portati dalle acque dell’oceano. “È raro che mi senta davvero sicura dell’interpretazione di uno tsunami, specialmente in ambienti aridi, perché generalmente non si ha molto materiale a disposizione su cui lavorare”, afferma Jessica Pilarczyk, docente assistente in Scienze della terra e titolare di una cattedra di ricerca sui rischi naturali presso la Simon Fraser University in Canada, che non ha partecipato alla ricerca sul sito di Çeşme-Bağlararası. “Ma in questo caso sembra che il team sia stato in grado di rilevare ed elaborare prove davvero eccezionali”. Jan Driessen, archeologo presso l’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, e capo del gruppo di ricerca Talos, che si occupa dell’impatto dell’eruzione di Santorini, scrive via e-mail che questi reperti potrebbero costituire un caso di studio di riferimento per archeologi e altri scienziati per capire meglio la devastazione che si è abbattuta su vari luoghi affacciati sul mar Egeo e situati più vicino al vulcano (Driessen non è tra gli autori dello studio in questione). Un disastro senza vittime? Uno degli aspetti più sconcertanti dell’eruzione di Thera è la mancanza di vittime: si stima che siano morte più di 35.000 persone nello tsunami generatosi dall’eruzione del Krakatoa, e una simile stima è stata ipotizzata per quello avvenuto nel mar Egeo durante l’età del Bronzo. Tuttavia, soltanto un individuo è stato identificato come possibile vittima di Thera: un uomo trovato sepolto sotto le macerie nell’arcipelago di Santorini durante operazioni di scavo condotte alla fine del XIX secolo (i ricercatori autori dell’articolo hanno ipotizzato che si trattasse della vittima di un terremoto e hanno esaminato lo studio originale per verificare le circostanze e la datazione della morte dell’uomo). Le teorie in merito alla mancanza di vittime sono varie: precedenti eruzioni più contenute potrebbero aver portato le persone ad abbandonare la zona prima che si verificasse il cataclisma; le vittime potrebbero essere state incenerite dai gas bollenti; oppure potrebbero essere morte prevalentemente in mare o essere state sepolte in fosse comuni ancora da trovare. “Come può uno dei peggiori disastri naturali della storia non aver lasciato vittime?”, si chiede Şahoğlu. Goodman-Tchernov ipotizza che, così come i ricercatori potrebbero non aver riconosciuto tracce di tsunami in passato, allo stesso modo potrebbero aver già rinvenuto possibili vittime del disastro di Thera, senza collegare i due eventi. “È molto probabile che siano già state scoperte [altre] vittime e che non siano state attribuite all’evento perché associate a effetti secondari e collaterali in atto nel contesto dell’eruzione”. A Çeşme-Bağlararası, tuttavia, i ricercatori affermano di aver trovato la prima vittima del cataclisma: i resti dello scheletro di un giovane uomo in salute con segni di trauma da corpo contundente, trovato prono nelle macerie dei depositi dello tsunami. Nelle vicinanze, in una zona di ingresso crollata, sono stati rinvenuti anche i resti di un cane. La datazione diretta dello scheletro umano e di quello del cane è stata fatta nei mesi successi. Ondate di terrore I ricercatori hanno determinato che quattro ondate di tsunami colpirono Çeşme-Bağlararası nel giro di qualche giorno o settimana. Questo è un fatto particolare interessante per McCoy, che osserva che l’eruzione di Thera fu caratterizzata da quattro fasi. I ricercatori si sono a lungo interrogati su quale sia stata la fase dell’eruzione che ha innescato quello che pensavano fosse un unico evento di tsunami. “Questo è un importante interrogativo”, scrive McCoy in una e-mail, “ma i risultati della ricerca indicano che è possibile che due, tre o tutte e quattro quelle fasi avrebbero effettivamente potuto generare uno tsunami perché sembra che il numero di singole ondate verificatesi sia lo stesso”. Sembra che i sopravvissuti abbiano sfruttato gli intervalli tra le diverse ondate, quando le acque si ritiravano, per scavare e cercare le vittime sotto i detriti. Evidenze di uno di questi tentativi di scavo sono state trovate proprio sopra al corpo del giovane uomo, che non è stato trovato perché chi scavava si è fermato poche decine di centimetri troppo presto. Le prove dei tentativi di recuperare le vittime dello tsunami fa pensare alla volontà di dare una degna sepoltura ai corpi, probabilmente in fosse comuni, per contrastare lo sviluppo di malattie. “Questo tipo di comportamento aiuterebbe a spiegare la generale assenza di vittime umane nei siti distrutti del mar Egeo”, osserva Driessen. Datazione dell’evento Le datazioni al radiocarbonio dei depositi dello tsunami hanno alimentato un dibattito: l’eruzione di Thera viene tradizionalmente fatta risalire a un periodo conosciuto come Tardo Minoico IA, corrispondente alla XVIII dinastia egizia del 1500 a.C., ma le datazioni al radiocarbonio di elementi di legno rinvenuti negli strati di cenere ad Akrotiri rimandano alla seconda metà del 1600 a.C.: una discrepanza di più di un secolo. Questo ha creato difficoltà per i ricercatori che hanno provato a correlare cronologicamente le varie culture che esistevano nell’area mediterranea a quel tempo e di individuarne le interazioni prima e dopo il disastro. Secondo i ricercatori, l’eruzione non sarebbe potuta avvenire in un periodo precedente alla prima datazione ottenuta dall’analisi dei materiali portati dallo tsunami: la datazione al radiocarbonio di un chicco d’orzo rinvenuto vicino ai resti del giovane uomo corrisponde al 1612 a.C. Alcuni consulenti esterni hanno sollevato interrogativi specifici in merito alla metodologia applicata e sembrano essere concordi sul fatto che, pur essendo sempre utile ottenere nuovi dati, il problema della cronologia degli eventi non verrà risolto da quanto scoperto a Çeşme-Bağlararası. Molti interrogativi rimangono senza risposta nel dibattito scientifico sulla tempistica dell’eruzione di Thera e della devastazione provocata nel mondo mediterraneo durante l’età del Bronzo, ma i ricercatori sperano che questo studio spinga gli archeologi impegnati nella regione ad analizzare approfonditamente i risultati delle loro opere di scavo, alla ricerca di evidenze apparentemente elusive di uno dei più devastanti disastri naturali della storia. Intanto, Şahoğlu spera che questo straordinario sito archeologico, al centro di una famosa località turistica, possa diventare un giorno un’attrazione turistica in sé. Ci auspichiamo che la ricerca stimoli una maggiore consapevolezza nella collettività e anche una maggiore prontezza di reazione nel caso di un evento catastrofico, afferma Pilarczyk, che studia non solo i disastri naturali del passato, ma anche il rischio di quelli potenziali del futuro. “Quando si prendono in esame eventi come gli tsunami, dato che sono molto pochi e si verificano a distanza di molto tempo, a volte passano secoli tra un evento e l’altro. Di conseguenza le conoscenze non vengono tramandate costantemente negli anni e quindi le persone danno per scontato di essere al sicuro”.1 punto
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Vai vai e non lesinare...sii generoso tanto non costano (ancora) niente! PS: per gli amministratori , non fatevi venire idee strane per racimolare introiti, tassando le reazioni e le faccine! Che è un attimo trasformare il Forum in Parigi....1 punto
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Ho conosciuto una persona che per soldi si fingeva anche stupido.... quindi se qualcuno si dà da fare talmente tanto, credo che qualche utilità dovrebbe avercela....1 punto
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Classical Numismatic Group > Electronic Auction 542 Auction date: 19 July 2023 Lot number: 492 Price realized: This lot is for sale in an upcoming auction - Lot description: ROMAN IMPERIAL. Constantine I. AD 307/310-337. Æ Follis (18.5mm, 3.05 g, 5h). Londinium (London) mint. Struck AD 319. Cuirassed bust left, wearing high-crested helmet decorated with eight-pointed stars, holding spear over shoulder / Two victories standing facing one another, together holding vota shield inscribed VOT/ PR in lines, resting on column; –|–//PLN. RIC VII 156; C&T 9.01.004. Mostly silvering, toned, flan crack. EF. Wonderful bust type. From the C. J. Sabine Collection. Estimate: 150 USD ILLUSTRAZIONE: SOLDATI DELL'ESERCITO DI COSTANTINO1 punto
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Ci sarà come nei precedenti incontri un momento conviviale finale per chi vorrà, il pranzo numismatico è’ un altro grande appuntamento non tanto minore degli altri già spiegati. Andremo in un posto molto vicino all’Hotel, ovviamente a tempo debito bisognerà sapere un numero di massima degli aderenti.1 punto
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Certo... La prima e della 32R e la seconda della GRTIA Sul rovescio della GRTIA ed in particolare sotto la E di ET c'è una correzione di conio che non sono riuscito a decifrare con certezza. Secondo voi cos'è?1 punto
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Buongiorno. Nonostante le foto non adeguate, provo a fare una valutazione. Per quanto riguarda i rilievi è ben conservata. Siamo sullo Spl. Di hairlines varie ne ha, non saprei quantificare quante non avendola in mano, ma credo ne abbia molte. Il colore non è il massimo: anche qui dovrei vederla, ma mi sorge il dubbio sia stata pulita o non conservata al meglio. Giudizio finale: bb+1 punto
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Bronze Coin of Antiochus I Soter, Ecbàtana, 278 BC - 261 BC. 1944.100.73620 (Coll. ANS). Dritto: Diademed head of Antiochus I right Rovescio: BAΣΙΛΕΩΣ ANTIOXOY - Apollo seated left on omphalos, holding three arrows and resting left hand on grounded bow Descrizione fisica: Asse: 11. Dimensioni: Peso: 5.77. Diametro: 17. Canonical URI: http://numismatics.org/collection/1944.100.73620 apollonia1 punto
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Si confermerebbe @Vietmimin che l' oggetto in origine di discussione, riflette i tipi dei tetradrammi in argento di Antioco . una buona serata1 punto
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Ciao @VALTERI, nel database Seleucid coins online, alcuni bronzi con largo modulo di Antioco III potrebbero corrispondere alla descrizione del Sear, con diversi monogrammi. L’esemplare in discussione sarebbe comunque sottopeso. Zecca di Ecbatana, 14,77g, 26 mm: http://numismatics.org/sco/id/sc.1.1250 Ciao @tigro, se la foto è stata presa in rete, non so se potrai fornire delle altre? Concordo con i precedenti interventi, sarebbero indispensabili per dare un qualsiasi parere.1 punto
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Buonasera Riccardo, non è una questione di fiducia, ma semplicemente che i tuoi argomenti sono stati più convincenti dei miei😅 E se il signor Vittorio ci vide un H, quasi certamente si trattava della versione piccola del Chimenti 25, da intendersi però secondo la tua ipotesi...1 punto
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Roma Numismatics Ltd > Auction XXVIII Auction date: 5 July 2023 Lot number: 587 Price realized: This lot is for sale in an upcoming auction Lot description: Hadrian AV Aureus. Rome, AD 128-129. HADRIANVS AVGVSTVS P P, laureate, draped and cuirassed bust to right / COS III, emperor on horseback to right, raising hand. RIC II.3 930; C. 410; BMCRE 503; Calicó 1221a. 7.36g, 20mm, 6h. Good Extremely Fine; a magnificent portrait on a large planchet. Rare. Ex Roma Numismatics Ltd., Auction XXV, 22 September 2022, lot 1021. This very attractive equestrian aureus was struck to mark the triumphant return to Rome of the emperor, and shows him riding into the city accepting the honours and praise of the people. Mattingly and Sydenham argue that during his four year absence from Rome there had been little change in the coinage, no development of style, and the mint had been virtually inactive. However, upon his return there was a great new output of coinage, of which this is a stunning example. For his new coinage, Hadrian drops the long legends favoured by his predecessor Trajan, preferring to simplify them to HADRIANVS AVGVSTVS P P on the obverse and COS III on the reverse. This new obverse legend very distinctly calls into mind the coinage of the first emperor Augustus, while the new, larger and more gracious style of imperial portrait that fills the fields of the flan is a complete change from the small, careful and cramped types of Trajan. Reverse types such as this one complement the new style and the result is a very attractive and artistic coin. Hadrian's reign was dominated by his extensive travels across the provinces, and indeed he spent more than half of his reign outside of Italy. A known Hellenophile, shortly before the return to Rome that prompted the issue of coinage to which this aureus belongs the emperor had toured Greece and this, coupled with his studies in Greek academia, art and sculpture led the change to the very Hellenistic design we see here, a piece which can be seen as the product of the highest flourishing of Roman art and sculpture. Although no sculpture or written record of such survives, it is quite probable that this reverse type was modelled on an equestrian statue of Hadrian that stood in Rome and that is lost to us today. We know that numerous equestrian statues of emperors once graced Rome, and we know that equestrian statues of Hadrian in particular existed sources corroborate one at Aelia Capitolina on the Temple Mount directly above the Holy of Holies, and another is known to have adorned the Milion built by Constantine I at Constantinople, which along with an equestrian statue of Trajan, must have been removed from its original location and placed there. Indeed, if it were the case that this coin depicts a now lost sculpture, this missing statue would easily fit into a series of imperial equestrian statues that are both well-attested and displayed on the Roman coinage, beginning with the sculpture of Augustus that can be seen on denarii of 16 BC struck under the moneyer L. Vinicius (RIC 362), through Domitian's addition to the Forum Romanum in AD 91 and Trajan's own statue in the Forum Traiani. All of these followed a traditional mode, of which the gilt bronze statue of Marcus Aurelius, which was also featured on that emperor's coinage and which is preserved in the Capitoline Museum, is the sole surviving example. Estimate: 17500 GBP1 punto
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Ciao Releo, Il conio diverso (per me) inteso come diverso proprio nello standard ad esempio questo: Nota la line del collo, è diversa, l'effige è diversa quindi (per me) due conii diversi. Ora: Qualcuno mi potrà dire sono due conii diversi... Invece sono (per me) due conii uguali con due diverse varianti (o errori).1 punto
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Correttamente la serie è la commemorativa Costantinopoli / Vittoria su prua (L'altra è Urbs roma / lupa che allatta) Confermo R corona Epsilon Datazione 330-331, 333-337 (ma dal peso e diametro calanti direi una datazione più bassa). Moneta abbastanza comune1 punto
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Ciao @pedro_88 Un bel antoniniano con argentatura quasi integra. MIR 1222, seconda officina di Mediolanum. https://www.acsearch.info/search.html?id=78365381 punto
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Grazie x la citazione @Raff82 non so se corrisponda a quelle descritte da @Releo ( complimenti per l'interessante discussione ). La posto anche se la conservazione è piuttosto bassa. Buona serata,1 punto
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Possiamo intanto dire che le consegne e le presentazioni da parte degli autori stessi del Gazzettino avverrà nell’ambito dell’evento di Milano Numusmatica, il 11 novembre 2023 all’Hotel De La Ville a Milano, di cui si parla anche nella sezione eventi.1 punto
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Dandolo. Non è una voce del verbo dare, ma il cognome della famiglia veneziana. 🤣 Di solito evito di sbilanciarmi, ma l'appartenenza di questo stemma sembra abbastanza evidente. Ovviamente, se il nostro amico @pogo ha nozione certa d'una provenienza non veneziana del manufatto, sono pronto a revisionare l'ipotesi.😉1 punto
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Riporto anche la recensione dell’asta: HESS A. e LEU & Co., Lucerna-Zurigo del 12 ottobre 1961 da cui provengono i due “140” della Bolaffi e il multiplo da 20 del Corner II (di altro topic), apparsa sulla nota rivista Numismatica Anno II n. 3 settembre-dicembre 1961 http://www.socnumit.org/doc/NSA/1961.3.Num.pdf1 punto
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Qualche settimana fa sono riuscito ad accaparrarmi questa moneta stranamente passata un po’ in sordina, per mia fortuna. Si tratta di Nerone (piccolo, appunto, ma pur sempre Nerone): Come detto, la moneta e’ piccola, complessa nel rovescio e non ben centrata; pertanto, mi ha richiesto una lunga ed attenta osservazione per poter cercare di interpretare tutti gli elementi (dalle effigi alle legende) necessari per arrivare ad una identificazione e quindi ad una classificazione le più corrette possibile (si spera), anche perché di questa monetina esistono diverse “varianti”. Ma, come spesso succede con la monetazione romana imperiale, la classificazione non e’ la cosa più importante. O almeno non lo e’ per me e non lo e’ in questo caso. Comunque, dovrebbe trattarsi di un semisse di Nerone in oricalco, il RIC I 233. Diametro massimo: 17,32 mm Peso: 2,82 g Ecco la descrizione (in corsivo) del RIC: NERO CAES AVG IMP: Nero, laur., r. CER QVINQ ROM CO: Table, seen from front and r., bearing urn on l. and wreath on r.; on the front panel, a bas-relief of two sphynxes (or two griphons) confronted; a round shield rests against table-leg. Value-mark S above table to l. S C ex. La moneta in mano e’ assai piacevole, con l’oricalco che occhieggia giallognolo dalle parti più in rilievo. Il ritratto di Nerone e davvero nitido ed espressivo, ben apprezzabile anche nei dettagli del viso (nonostante un piccolo eccesso di metallo adiacente al naso), soprattutto nonostante le dimensioni ridotte della moneta. Il rovescio e’ bellissimo nella sua complessità e i molti elementi rappresentati sono tutti apprezzabili. Che cosa rappresenta? La legenda e’ importante. Sciogliendola diventa: CERTAMEN QVINQVENNALE ROMAE CONSTITVTVM che si potrebbe tradurre come “giochi quinquennali istituiti a Roma”, intendendo quel ROMAE come genitivo locativo con valore di stato in luogo, vista la posizione nella frase. Questa e’ una mia ipotesi, ma il mio latino e’ scarso e vecchio. Magari qualcuno può contribuire con una traduzione più congrua della mia. Comunque, grammatica latina a parte, il senso dovrebbe essere chiaro. A cosa si riferisce, quindi, il rovescio? Nel 60 d.C. Nerone istituì a Roma (secondo il modello greco) il certamen quinquennale, un complesso di giochi (simili ai giochi pitici) cui diede il nome di Neronia. Esso comprendeva tre tipi di gare: ginniche (di atletica), equestri (corse di carri) e musicali (che includevano prove di canto e di recitazione in prosa ed in versi). Ecco cosa dice Svetonio a proposito dei Neronia (De vita Cesarum, Nero) : “Instituit et quinquennale certamen primus omnium Romae more Graeco triplex, musicum gymnicum equestre, quod appellauit Neronia”. “Fu il primo tra tutti ad istituire a Roma un concorso quinquennale secondo l’usanza greca articolato in tre sezioni, musica, esercizi ginnici, corse di cavalli che chiamò Neronia”. E Tacito, Annales, Liber XIV: “Nerone quartum Cornelio Cosso consulibus quinquennale ludicrum Romae institutum est ad morem Graeci certaminis, varia fama, ut cuncta ferme nova.” “Nell’anno del quarto consolato di Nerone e di Cornelio Cosso furono istituiti a Roma i giochi quinquennali sul modello di quelli greci, con reazioni molto diverse, come quasi sempre avviene con le novità.” Dei Neronia parla anche Cassio Dione nella sua Storia Romana (ho trovato la citazione, ma non il passo). Ma vediamo meglio il rovescio, davvero interessante. Forse, quella che si vede e’ una cosiddetta “mensa agonistica” sulla quale si esponevano i doni per i vincitori delle gare atletiche. Ci potrebbe stare visto ciò che si trova sopra, ovvero una corona d’alloro e un’urna che forse, ad onor del vero, sembra più una coppa, simile a quella che viene data oggi in premio ai vincitori delle competizioni. Inoltre, a terra potrebbe esserci uno scudo, ma secondo alcuni addirittura un disco che potrebbe richiamare le gare atletiche. Interessanti anche i grifoni (o sfingi?) affrontati del fondo che potrebbero essere un richiamo ad Apollo ed ai giochi pitici, più simili (rispetto a quelli olimpici) ai Neronia. Il termine quinquennale è stato molto discusso dagli storici anche sulla base delle fonti antiche (soprattutto Svetonio e Tacito). Probabilmente con esso, in realtà, si intendevano i giochi a cadenza “quinquennale”; ogni 4 anni, quindi, dal momento che in antichità nel conteggio venivano compresi il primo e l’ultimo anno dell’intervallo temporale. Ciò sarebbe in sintonia con il fatto che i giochi successivi al 60 si sarebbero dovuti tenere nel 64. E secondo Svetonio, in effetti, si tennero nel 64; invece, secondo Tacito, nel 65. Magari avevano ragione entrambi. Non è escluso che si siano svolti in due parti (nel 64 e nel 65) sia a causa di impegni imprevisti ed intercorrenti di Nerone (viaggio in Egitto e nelle province orientali, poi rimandato all’ultimo), sia soprattutto a causa dell’incendio di Roma. Circa invece l’edizione del 68 non sappiamo nulla. Probabilmente non si fece a causa delle ribellioni di Giulio Vindice, di Clodio Macer e della ascesa della figura di Galba che precedettero di poco la caduta di Nerone (e la sua morte) nella primavera proprio del 68. Nerone aveva forse altro a cui pensare… Dal punto di vista numismatico e’ una moneta che fa parte della III emissione di Roma del 64-65 d.C. caratterizzata dal fatto che, per la prima volta, tutta la serie bronzea (dai sesterzi ai quadranti) veniva coniata in oricalco. Probabilmente, si ipotizza, emessa proprio per la seconda edizione dei giochi. Si tratta di un effetto della riforma monetaria di Nerone (attuata tra il 63 d il 64 d.C.) che riguardò non solo la monetazione nobile di oro e argento, ma anche, per l’appunto, la monetazione enea. Con essa, tutta la monetazione bronzea fu coniata in oricalco e con una riduzione di peso di tutti i nominali. Le motivazioni della scelta di una emissione tutta in oricalco appaiono oscure e si possono solo fare delle ipotesi. L’oricalco, infatti, pur avendo in questo periodo subito una riduzione del tenore di zinco (componente fondamentale della lega) aveva un costo ben più elevato del rame. Quindi, pur se associato ad una riduzione del peso dei nominali, non si capisce bene che vantaggio economico ne avrebbe ricavato l’autorità emittente. Da come ho letto, forse vi era da parte di Nerone la volontà di armonizzare la moneta bronzea nonché il desiderio di migliorarne l’aspetto estetico (cosa cui, come sappiamo, Nerone prestava molta attenzione). Sta comunque di fatto che questa modifica ebbe vita breve. Alla fine, si tornò al sistema augusteo, ma con la testa radiata sui dupondi e con una riduzione della percentuale di zinco nel divisionali in oricalco. Certo che, quante cose ci sono dietro una piccola monetina! Un saluto a tutti da Stilicho1 punto
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In teoria andrebbe denunciata alla soprintendenza per le leggi un po' folli che abbiamo in questa nazione. Gli oggetti trovati sotto terra appartengono alla comunità persino quando la comunità sarebbe ben felice di lasciarli a chi ha trovato il "reperto", come in questo caso. Il valore è nullo, essendo una moneta comunissima coniata tra gli anni 20 e 30, rimasta nelle case di tantissimi italiani (mio nonno me ne fece trovare una ventina come ricordo di gioventù) e oltretutto rovinata dal tempo trascorso sotto terra. Direi che va benissimo per tenerla in famiglia come ricordo utilizzando l'aneddoto del ritrovamento. Perché la domanda sorge spontanea: Chi l'ha persa? Il nonno? Il bisnonno? A chi apparteneva il terreno 100 anni fa? Diciamo che questa moneta svolge il suo compito di manufatto storico quando ci porta a riflettere sugli aspetti legati alla sua perdita.1 punto
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Se l'acquirente è residente all'estero, ma si consegna il bene venduto in Italia, è necessario comunque chiedere il permesso di esportazione? In tal caso non è l'acquirente straniero a doverlo chiedere qualora porti il bene fuori dall'Italia?1 punto
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