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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/17/23 in tutte le aree
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L’individuazione di in secondo esemplare é di grande importanza. La teoria degli esuli rivela più il grande sforzo (e le competenze) di Fischer-Bossert di vedere tra le nebbie di questa emissione che non un fatto verosimile o facilmente condivisibile. Personaggi storici di secondo piano o la guida stessa dei Siculi avrebbero avuto tempo e strumenti tali da ingaggiare personale per incidere un dritto di questa qualità mentre erano in esilio? Un’emissione di questo livello (grande nominale, stile) riportante l’etnico degli avversari avrebbe loro portato davvero dei vantaggi? Se il mito di Alfeo potesse essere usato come simbolo di minaccia e pericolo per Siracusa perché non riportarne il nome in modo esplicito? Bel video ricco di contenuti e spunti, ma la faccenda a me sembra sempre assai lontana dall’essere risolta in maniera, se non parzialmente, condivisibile. Interessante in ogni caso sentire quante osservazioni coincidano con quanto avevamo esposto a fine 2021 sulle belle pagine di questo forum. Una parte del premio dovrebbe spettarci di diritto! 😇3 punti
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Buongiorno ieri mattina, domenica, durante il mio giretto in bicicletta, capito a Viale Trastevere; mi ricordo che a un certo punto, ci sta un pezzo del "famigerato" mercato di Porta Portese. Ci arrivo e scovo un banchetto di monete (che poi è il solo che c'era...). Aveva una ciotola, 5 monete per 2 euro; questo è il pescato. 5 franchi Africa Equatoriale - Cameroun 1972 Nigeria, 6 pence 1959 Oman, 25 baisa 1390 -1970 Afghanistan, 25 pul 1352-1973 e in ultimo, 100 lire 1966, (non messa troppo male, per sostituire quella vecchia)3 punti
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La famosa cosiddetta moneta di Gelone, che ha il volto del barbuto dio fluviale, è stata appena discussa da Wolfgang Fischer-Bossert che è fortemente in disaccordo con la sua attuale posizione nel pantheon delle monete. La conferenza è visibile al seguente link gratuito. La sezione pertinente inizia circa a metà. La conferenza è in inglese. Non rovinerò la conclusione della sua analisi con un riassunto, ma lui ritiene che non provenga direttamente da Siracusa e sia di data successiva. Spero che sia giusto postare un link video qui.2 punti
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Che è uguale al tuo Io la S non la vedo, ma soprattutto non sarebbe compatibile con la conservazione più che buona della moneta, impossibile che si sia cancellata solo quella. Può valere una decina di euro, sarebbero stati molti di più se di San Francisco, ma io credo che, anche dando credito a chi la S invece la vede, nessuno la pagherebbe per San Francisco, troppi sarebbero i dubbi (che personalmente non ho, per me è Philadelphia ) petronius2 punti
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Ho sentito finalmente l'intera registrazione. A momenti cadevo dalla sedia - Fischer-Bossert in pratica afferma che: - il tondello non è tipico delle emissione delal Sicilia antica che utilizzano quasi sempre un tondello 'circolare' - la tecnica di coniazione è molto in rilievo e al rovescio si ha un incuso profondo, ambedue caratteristiche mai utilizzate - come tali - in Sicilia l'emissione in questione non ha caratteristiche di emissione siciliana bensi della grecia continentale Esattamente questi punti sono tra quelli da me evidenziati nella discussione citata da Archestrato (che Fischer-Bossert l'abbia letta ?!? :)) non convincendomi affatto un'origine autoctona siciliana dell'emissione per le sue caratteristiche cosi stridenti con le tecniche impiegate sull'isola. Pur riconoscendo assoluta autenticità alla moneta ho sempre dubitato delle conclusioni cui erano pervenuti gli autori dell'articolo che per primo ha illustrato il pezzo. Ora Fischer-Bossert con un'analisi davvero molto accurata sostiene con ottime argomentazioni una sua origine 'corizia' molto coerente per quanto riguarda le caratteristiche autoptiche del pezzo (tondello, tecnica di coniazione, pondometria etc.) e anche coerenti con l'origine allogena dell'emissione ovvero da parte di un siciliano in terra straniera. Eccellente infine aver rintracciato un altro esemplare dell'emissione - oggi di collocazione ignota - che ha permesso di chiarire alcuni punti importanti e anche di fugare (se mai ce ne fosse stato bisogno) ogni inopportuno dubbio sulla sua autenticità. Grande lezione di numismatica!2 punti
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Osservazione corretta @Fiore151, ma bisogna tener conto di alcuni fattori: - La produzione era molto variabile sia come pesi sia come misure (ricordiamoci che non erano coniate ... quindi niente tondelli uguali ... fusione... con tutti i difetti derivanti) - La lega metallica con cui erano fatte non era identica per tutte le zecche. - Il periodo di produzione Chiedo a @mr_palanca come ha effettuato la pesata ... bilancino di precisione o bilancia da cucina ? Posto un paio di esempi di "pesi non allineati" Hui Zong. 1101-1125 AD. 10 CASH. 1102-1106 AD. Materiale: bronzo 33,27 mm - 11,30 gr. 35.00 mm - 9.32 gr 33.00 mm - 9.42 gr Ma la letteratura parla di monete anche sotto i 9 grammi. Per tutto questo c'è una motivazione: Nonostante le monete coniate durante il regno dell'imperatore Hui Zong (1101-1125) sono considerate tra le migliori prodotte durante la dinastia Song in termini di qualità, essenza artistica e calligrafia, il periodo storico era caratterizzato da un'economia non certo florida, anche a causa della corruzione dilagante. Furono coniate le seguenti tipologie di monete: - Jian Guo (建国 1101), - Sheng Song (圣宋 1101-1106?), - Chong Ning (崇宁 1102-1106), - Da Guan (大观 1107-1110), - Zheng He (政和1111-1117), - Chong He (重和 1118) - Xuan He (宣和 1119-1125). Una varietà di Jian guo tong bao(建国通宝) fuso in "bronzo bianco" (una lega che presenta una superficie molto simile a quella dell’argento sia come compattezza al tatto che come colore), è così raro che l'unico esemplare conosciuto si trova al Museo Nazionale della Cina (ex Museo di Storia Cinese) a Bejing. Le monete Sheng song yuan bao (圣宋元宝) sono particolarmente belle e ne esistono un certo numero di varietà. Le monete Sheng song tong bao (圣宋通 宝) , sono state prodotte in numero molto inferiore sia come quantità sia come varietà. L'imperatore Hui Zong volle che la calligrafia usata per le monete Chong Ning Tong Bao fosse come la sua, molto distintiva e nota come "oro sottile" ( shou jin shu瘦金书), perché i caratteri assomigliano a filamenti d'oro intrecciati). Mentre le monete più piccole da 1 Chong Ning Tong Bao (崇 宁通 宝) sono abbastanza scarse, le monete più grandi da 10 Chong Ning Tong Bao (崇宁通宝) e da 10 Chong Ning Zhong Bao (崇宁元宝) sono abbondanti ed esistono in molte varietà. Sfortunatamente, queste monete da "10 contanti" non valevano il loro valore dichiarato, ma servivano invece come mezzo usato dal governo per confiscare la ricchezza della popolazione. C'è una storia umoristica risalente a questo periodo di tempo che illustra le difficoltà causate dalla mancanza di monete da 1 in contanti. La storia racconta che un mecenate comprò una scodella di zuppa e la pagò con una moneta da "10 contanti". Il venditore di zuppa non aveva spiccioli e quindi incoraggiava il cliente a mangiare sempre più zuppa. Il cliente continuò a mangiare ma alla fine sospirò e disse: "è una fortuna che la mia moneta sia solo un "10 cash". Se fosse stato un "100 cash" mi avrebbe ucciso!" Queste 10 monete in contanti erano così sopravvalutate che alla fine furono svalutate fino a valere l'equivalente di 3 monete in contanti. Nel libro di David Hartill "Cast Chinese Coin" , viene riportato: "Nel 1102 furono emesse 5 monete cash. L'anno successivo furono lanciate le 10 monete cash di Chong Ning zhongbao e fu ordinato di farle circolare ovunque tranne che nelle aree di monete di ferro di Shaanxi, Shanxi e Sichuan. Ciascuno di questi pesava 3 qian e conteneva il 60% rame, 30% di piombo e 10% di stagno.Nel 1104, le monete da 1 e 5 cash furono abolite e si fece esclusivo affidamento sulle monete da 10 cash, anche le monete da 2 cash, che erano state tenute di riserva, furono riconiate in monete da 10 cash. afferma che la produzione della moneta Chong Ning da 10 cash fu interrotta a Chong Ning , 1105" (Cited from: https://www.cointalk.com/threads/song-dynasty-10-cash-genuine-i-hope.405716/) P.S. Mi scuso per la traduzione2 punti
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Ringrazio vivamente @Deinomenid per aver postato il link di questo interessante approfondimento di Fischer-Bossert su una moneta di cui si è ampiamente discusso, anche su questo forum. Condivido tuttavia in pieno i dubbi sollevati da @Archestrato. In primis c'è una diffusa tendenza a voler trovare ad ogni costo una spiegazione storica per ogni esemplare che sia raro (se non unicum) senza tener conto che la moneta non sempre rispecchia dinamiche storiche e politiche dell'autorità emittente ma il più delle vote è svincolata da esse. In secondo luogo , proprio in considerazione della particolare esecuzione stilistica della moneta, nutro non poche perplessità nell'accettare la datazione "bassa" proposta dallo studioso.2 punti
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Anche senza conoscere la lingua si va per immagini, questa è la tabella dei numeri in uso in Etiopia i caratteri sulla tua moneta Abbiamo in fila quindi un 10 poi 8 un 100 seguito da 90 e 5 infine la formula ( 10 + 8 ) x 100 = 1800 + 90 + 5 = 1895 >>> nostro 19032 punti
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DE GREGE EPICURI Ciao a tutti, volevo il vostro parere sullo stato di conservazione di questi 30 soldi (di cui purtroppo non ho il peso). A me sembra un BB al D, e al rovescio MB o MB+. Che ne dite?1 punto
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Buona sera, ho scelto volutamente un titolo quantomeno … ambiguo. “I tarocchi del povero Probus”. Ma “tarocchi” in che senso? Tentava di conoscere il futuro consultando delle arcaiche carte da gioco dotate del dono della preveggenza? Tarocchi nel senso della tipologia di arance? Ma lui non era quello dell’uva e del vino? O tarocchi tipo il “Mister Taroccò con l’accento sulla Q” di un giovane Greggio di cui avranno memoria chi è almeno cinquantenne? Ebbene sì… i tarocchi di cui all’oggetto sono quelli che hanno a che fare con il truffaldino personaggio satirico di Ezio Greggio. https://www.youtube.com/watch?v=7enF_SnF3yU E Probus? Cosa c’entra con Mr. Taroccò? Tempo fa ho svolto una ricerca sulla Baia con chiave di ricerca Probus ed avevo notato un esemplare che esulava dal consueto stile ritrattistico. Mi aveva incuriosito, ve lo propongo. Bronze - 4.3 grams Diameter - 22.5 mm Come già detto ritratto un po’ fuori dallo standard, la legenda IMP C M AVR PROBVS P AVG esiste ma non si ricollega al SOLI INVICTO con Sol e quadriga. I dati fisici sono tutto sommati buoni e l’asta ha avuto ben 22 offerte fino ad una somma di 31 £. Da venditore professionale con un feedback del 100%. Io una idea a suo tempo me l’ero fatta ma i 5 offerenti che si fronteggiano pure (e magari potevano aver ragione loro). Pertanto restai con una ipotesi ma in attesa di qualche conferma. Recentemente sotto l’ombrellone stessa ricerca e chi ti trovo? In vendita a prezzo fisso. 210 £ + 36 di spedizione per una scoppiettante cifra pari a 300 € tutto incluso. C’è però la possibilità di formulare una proposta e quindi si può tentare di limare qualcosina. Dati fisici non indicati. Feedback del venditore: 95. D’altra parte potrebbe essere effettivamente lo stesso esemplare, magari raro o per assurdo unico. Sempre mettersi in dubbio, con una certa umiltà di base. E quindi cerca che ti cerca, dal sito https://www.coincommunity.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=409175 ne salta fuori un altro. E un altro! E uno ancoraaaa!1 punto
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Buonasera posto una piccola moneta imperiale che non si vede spesso. La moneta, di lecita provenienza, è 1/4 di Follis attribuito a Massimiano dopo la sua morte sotto Costantino tra il 317 e il 318 d.C. Al dritto testa velata e laureata dell'Imperatore DIVO MAXIMIANO SEN FORT IMP Al rovescio Massimiano è assiso su una sedia curule con scettro REQVIES OPTIMOR MERIT in esergo RP prima officina della zecca di Roma. g 2,60 RIC VII Roma 104. La moneta è R3 Sono graditi i commenti e approfondimenti Buona serata Antonio1 punto
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Da poco più di una decina d’anni, grazie alla documentazione offerta dal mercato antiquario, è stato possibile assistere all’incremento, benché limitato, di un’emissione alquanto rara di dioboli di Caulonia con testa femminile/cerva che fino allo studio del Noe (The coinage of Caulonia, New York 1958) era nota da appena due esemplari conservati al British Museum (BMC 48-49 = Noe, 232 a-b). Un pezzo sarà in vendita nell’asta Artemide 64E del 2-3/09/2023, n. 87 (ex Peus 412, 24.4.2014, 17: 0,75 g): https://www.sixbid.com/it/artemide-aste/10949/greek-coins/9506911/greek-italy-bruttium-kaulonia-ar Esemplari noti: 1. BMC 49 (0,933 g) 2. Nomos, “Obolos” 12, 31.3.2019, 161 (“Swiss collection”: 0,87 g; 11 mm ex Solidus 23, 13.1.2018, 25: 0,88 g; 10 mm ex Peus 3, 9.7.2016, 17: 0,87 g) 3. BMC 48 (0.784 g) 4. Artemide 64E, 2-3.9.2023, 87 (ex Peus 412, 24.4.2014, 17: 0,75 g) 5. Nomos 26, 21.5.2023, 62 ("Collection sans Pareille" of Ancient Greek Fractions, ex Triton XIII, 5.1.2010, 1014 ex Münzen und M., FPL 602, Nov.-Dec. 1996, 30: 0,72 g; 10,5 mm) La media dei pesi noti restituisce un valore di 0,814 g che corrisponde pienamente al diobolo di standard acheo-corinzio. La testa giovanile del diritto è stata variamente riferita ad una divinità fluviale o ad una ninfa, quest’ultima identificazione sembrerebbe tuttavia quella più plausibile sia per l’assenza del corno, tipico delle personificazioni dei corsi d’acqua, sia soprattutto per la resa dell’acconciatura che richiama analoghe raffigurazioni presenti su monete di Velia e di Terina. Con quest’ultima un ulteriore collegamento si coglie nella legenda KAVΛONIA che potrebbe interpretarsi come nominativo singolare riferito al nome della ninfa (eponima?) richiamando l’iscrizione TEPINA (anch’essa al nominativo) associata alla ninfa sulla più antica serie di stateri argentei emessi dalla zecca. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=138577 L’errore (o la confusione) nasce probabilmente dall’esistenza di un diobolo (unicum) documentato da un esemplare della coll. De Luynes (n. 700: 0,87 g = Noe 231) con al D/ una testa maschile provvista di corno – attestata anche su die serie enee (Noe 233-4) – questa volta ben identificabile con una giovane divinità fluviale, abbinata al R/ con una cerva. Che tuttavia le due serie – con testa di ninfa e con divinità fluviale – siano strutturalmente connesse è innegabile. Pur collocando la moneta della coll. De Luynes (n. 231) immediatamente prima dell’emissione con testa di ninfa (nn. 232 a-b) il Noe non rileva che le due serie risultano battute, se non dallo stesso conio di martello, da uno molto simile o comunque opera dello stesso incisore. Paris, BN, De Luynes 700 (= Noe 231: 0,87 g) La notazione è interessante per molteplici aspetti. Da un lato concorre a rimarcare la stretta successione (o parallelismo) tra le due emissioni già ravvisabile nella forma allungata dell’etnico (KAVΛONIA – KAVΛONIATAM), dall’altro evidenzia, attraverso le opzioni tipologiche, uno specifico richiamo al paesaggio cauloniate, descritto dalle fonti come un’ampia vallata ricca di boschi, sorgenti e corsi d’acqua che le immagini monetali (ninfa, divinità fluviale) sembrano significativamente evocare. In questo scenario peraltro troverebbe opportuna collocazione anche il culto di Artemide Elaphaia, cacciatrice di cerve e linci, a cui è stato recentemente riferito il tipo della cerva (De Sensi Sestito 2010). La presenza di Artemide peraltro appare tanto più significativa se coglie nel segno l’identificazione con Apollo, fratello della dea, della figura maschile scelta come episemon monetale della città, benché in passato l’interpretazione del tipo è stata oggetto di ipotesi differenti (Apollo, Herakles, divinità locale, ecc.). Strettamente connesse con queste emissioni risultano due ulteriori serie con testa giovanile laureata (Noe 229-230), probabilmente di Apollo. Erroneamente ritenute da Noe provenienti dallo stesso conio di incudine, esse appaiono diversificate al R/ dalla legenda (KAVΛ-KAV) nonché dalla comparsa del simbolo della foglia d’edera (n. 230) che rimanda ad una fase alquanto tarda della coniazione (gruppo I Noe), databile nell’ultimo quarto del V secolo a.C. Noe 229 BMC 47 (0,647 g) Noe 230 BMC 46 (0,777g) Paris, BN, De Luynes 699 (0,75 g) RN, The Anders Collection Part II, 1.6.2023, 765 (0,57 g)1 punto
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Esattamente. E' necessario secondo me un approccio diverso alla moneta che tenga conto di vari elementi e bisogna chiarire soprattutto se la prima lettera sia davvero sigma, come sembrerebbe leggersi nella tavola di Lelewel.1 punto
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Buonasera ragazzi , segnalo una moneta passata da Savoca oggi pomeriggio che non si vede spesso, come da titolo un'asse di Salonina , 20mm per 6,5 grammi , uno degli ultimi assi dell impero romano, affascinante , difatti ha raggiunto una cifra di 60 euro più commissioni, considerevole viste le condizioni..1 punto
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Credo siamo in zona spl. Le foto non rendono giustizia,ma sono sicuro che parliamo di una piastra in buona conservazione1 punto
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Ciao @Ptr79, complimenti per il nuovo acquisto. Le Piastre del 1838 hanno delle lettere in legenda che sembrano più alte rispetto agli altri millesimi. Per la conservazione (da queste foto poco nitide) direi che si avvicina allo SPL . qSPL per me. Per paragone ti mostro la mia, chiusa in perizia da Alex Numismatica. Giudicata dallo stesso come SPL+1 punto
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Esatto @Rocco68 ho voluto giocare con questo Falso d'Epoca in argento (%??) basso cosi è dichiarato dalla casa d'asta ma non in che percentuale. Peso g.24,30 e diametro mm.36,7 ora vi posto anche le foto del taglio dove la scritta non è all'altezza del resto della moneta ma ha delle zigrinature come nelle piastre originali , la scritta è molto superficiale, spero si veda,1 punto
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Quella degli "esperti" che si lanciano in previsioni talmente spericolate che nemmeno il Divino Otelma dev'essere una fissazione dell'autrice, che in un altro articolo a proposito dei 2 euro commemorativi vaticani del 2020 dedicati a GPII, scrive: "si trova già sui 50 euro... ma... alcuni esperti sottolineano che questa moneta possa, nel corso del tempo, arrivare a valere anche più di 10 mila euro." In questo caso, almeno, la valutazione attuale (che non conosco) potrebbe essere ragionevole, ci sta che una moneta venduta alla fonte a 18 euro possa essere scambiata a 50 sul mercato. https://www.android-news.eu/2021/02/25/fino-a-10-mila-euro-per-questa-antica-moneta-inizia-a-cercarla/ petronius1 punto
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La intravedevo pure io, ma poi ho cambiato idea, secondo me è solo una piccola irregolarità dovuto all'usura. @Antonella81 non la vede nemmeno con la lente, e c'è l'ha pure di presenza, mentre noi giudichiamo solo attraverso un'immagine. Ad ogni modo, anche se ci fossero tracce infinitesimali di una S irrimediabilmente corrosa e deturpata, nessuno l'apprezzerebbe come un vero dime 1913 zecca di San Francisco.1 punto
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Quello che so io è che la nave si trova in ex acque francesi diventate italiane dopo una recente ridefinizione delle acque territoriali tra Francia e Italia. I francesi cominciarono lo scavo ma dopo le variazioni dei confini dovettero limitarsi a supportare gli archeologi italiani. Va da sé che essendo in acque italiane il malloppo è nostro. Come cantava l'avvocato di Asti ? "E ai francesi ancora gli girano" 🤭1 punto
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per me le due cose più interessanti del video sono state queste la moneta comparsa per la prima volta nel 2007 da che nazione attuale potrebbe provenire ? italia, grecia, turchia ? non sono tutte nazioni che prevedono che i ritrovamenti recenti di monete antiche appartengono allo stato ? o la moneta sarà stata trovata all'interno di qualche muro 'moderno' come qualcuno nel forum ipotizzava in passato come fonte di monete antiche ?1 punto
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Diciamo che gli ingredienti ci sono tutti, di tutte le culture.... Sembra anche scodellata come alcune bizantine 😄1 punto
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Forse un follis di Costantino X ed Eudossia? Un esempio: https://www.acsearch.info/search.html?id=8276732 Diametro congruente, peso leggermente calante, ma il range è abbastanza ampio, soprattutto con monete un po' rovinate che potrebbero quindi aver "perso peso"1 punto
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Onestamente lo avessi letto appena pubblicato le avrei scritto. Le avrei proposto le mie a un decimo del loro valore: 300 l'una!1 punto
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Buona Giornata Riprendo questa discussione sulla sigla "FERT" in quanto facendo altre ricerche mi sono imbattuto in questa nota sul motto "FERT" scritta dal Conte Luigi Gioppi di Turckheim e pubblicata su "Miscellanea numismatica" di Ott.-Nov.-Dic. del 1922 e ho pensato di condividerla1 punto
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Indagano una strada misteriosa, piena di leggende, che porta al nulla. E in fondo trovano i resti di un forte romano Un gruppo di ricerca del Dipartimento di ingegneria del territorio e morfologia della Scuola tecnica superiore di ingegneria stradale, dei canali e dei porti dell’UPM scopre un forte romano nella città celtiberica di Titiakos. Gli studiosi, grazie ad immagini aeree e alle prime verifiche sul campo hanno messo in luce i segni inequivocabili di una struttura difensiva romana, della cava da cui furono estratti i materiali lapidei per l’opera difensiva di un villaggio celto-iberico. Lo studio è stato pubblicato in queste ore dalla rivista “Scienze Archeologiche e Antropologiche”. La Celtiberia è una regione dell’odierna Spagna centro-settentrionale che fu abitata a partire dal III secolo a.C. da tribù ritenute di origine celtica mista e iberica . La maggior parte dell’attuale provincia di Soria e una parte considerevole delle province vicine di Guadalajara e Teruel erano abitate da questi Celtiberi, che vivevano nella regione collinare tra le sorgenti dei fiumi Tago (Tajo) e Ibero (Ebro). Tutto è partito da una strada che porta al nulla. Una strada regolare che entra nei boschi e si blocca al bordo di un precipizio di 40 metri. Una via ricca di leggende inquietanti. A che serviva quella via? “Nonostante la sua rilevanza, questo sito non è mai stato studiato ed è rimasto ignorato. Ad oggi, non è stato condotto nessuno studio sistematico che abbia cercato di scoprirne l’importanza storica”, afferma Vicente Alejandre, sindaco di Deza e membro del Centro de Estudios Bilbilitanos, anche lui membro del gruppo di ricerca. Álvaro Sanz de Ojeda, ingegnere energetico e minerario dell’UPM, osserva che la chiave per l’identificazione delle vestigia romane è stata fornita dalle fotografia aeree della geomorfologia delle pendici di una gola montana del luogo. Le colline non avevano tratti naturali, ma risultavano oggetto di importanti adeguamenti, avvenuti nel passato remoto, con la regolarizzazione dei profili inspiegabile sotto il profilo geologico. Era il percorso che da un lato portava a una cava di materiali lapidei e, dall’altra, al forte romano sconosciuto, realizzato grazie a quei materiali rocciosi. Dopo la caduta dell’Impero romano, il forte fu oggetto di spoliazione da parte degli abitanti dei centri vicini. E i 12mila metri cubi di pietra calcarea che erano stati cavati per la realizzazione della struttura difensiva sono stati utilizzati nei dintorni per case, sistemazione di canali, piccole o grandi opere del territorio agreste. Le fotografie aeree hanno permesso di distinguere le fondazioni del forte romano. Scavi sistematici potrebbero rilevare la presenza di numerosi reperti. Il forte romano venne realizzato a protezione del vicino paese, dove potrebbe esserci stata anche una zecca per battere moneta. Celtiberia e il resto della Hispania erano già stati conquistati a quel tempo (82-76 aC). – dicono gli studiosi – Sicuramente i Celtiberi (Titos) di Titiakos erano alleati di Sertorio, e volevano difendersi dai sostenitori di Pompeo, che alla fine vinsero la guerra civile contro Roma (Guerre Sertoriane). Sebbene Deza si trovi su un poggio che si erge a 50 m sopra la valle del fiume Henar, in caso di guerra era vulnerabile a un attacco di catapulta dall’altopiano situato a 100 m sopra a nord-est. Realizzare un forte in quel punto più elevato era necessario per proteggere la città celtiberico-romana di questo luogo così vulnerabile. Dicono i membri dell’equipe: “Ora sappiamo che si tratta di un progetto di ingegneria militare romana molto ben fatto: da un lato, il sito geologico è stato sfruttato in modo selettivo, differenziando le aree per l’estrazione di blocchi di pietra grandi e piccoli, a seconda delle esigenze dell’opera. Racconta Antonio Arcos, Professore Titolare della stessa Scuola di Strade e partecipante ai lavori, che “il materiale lapideo veniva trasportato per mezzo di carretti lungo un percorso attentamente e studiato di circa 600 m di lunghezza e di chiara tipologia romana. Da questa cava sono stati estratti circa 12.000 m3 di calcare che corrispondevano al volume e al tipo di roccia dei resti delle mura ancora conservate in situ, e dei recinti di cinta in pietra dei poderi circostanti”. https://www.stilearte.it/indagano-una-strada-misteriosa-piena-di-leggende-che-porta-al-nulla-e-in-fondo-trovano-i-resti-di-un-forte-romano/1 punto
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2.300 reperti antichi digitalizzati e interamente accessibili sui progetti Wikimedia grazie alla collaborazione tra Museo Egizio, Wikimedia Italia e Creative Commons Italia -> https://www.draft.it/cms/Contenuti/museo-egizio-reperti-wikipedia/?fbclid=IwAR29p_N7gbZkEbUrFG8Fh-N4qW7C4XfgCp6IX-01xpNqr41j8foQzaJR60Q Sono 2.300 i reperti del Museo Egizio digitalizzati e accessibili su Wikimedia, su un patrimonio di circa 40.000 conservati a Torino all’interno del museo più antico al mondo dedicato alla civiltà nilotica. È il primo risultato della convenzione quadriennale stipulata nel 2022 tra Wikimedia Italia, Museo Egizio e Creative Commons Italia, che prevede una collaborazione tra gli enti per rendere disponibili on line le riproduzioni fotografiche e i contenuti delle collezioni del Museo Egizio, adottando gli strumenti e le licenze Creative Commons. Nel quadro della collaborazione tra il Museo, Wikimedia e Creative Commons, Wikimedia Italia sta caricando le immagini provenienti dal sito del Museo dedicato alla collezione su Wikimedia Commons, la più grande banca dati al mondo che già ospita oltre 90 milioni di immagini liberamente utilizzabili, e Wikidata, il database collaborativo che favorisce la ricerca di contenuti online. Christian Greco, Direttore del Museo Egizio ha dichiarato: “I musei sono l’enciclopedia materiale delle generazioni che ci hanno preceduto. Come sottolinea l’articolo 9 della nostra Costituzione, la Repubblica custodisce il patrimonio culturale e la ricerca tecnico-scientifica. Le nostre collezioni, quindi, appartengono alla res pubblica e rappresentano un pezzo di memoria collettiva che le generazioni precedenti ci hanno lasciato in eredità. Dunque, per far vivere la collezione, per far in modo che lo studio si sviluppi e che si sviluppi l’industria culturale e creativa, c’è necessità assoluta che tutte le collezioni siano accessibili a tutti e in ogni luogo”. Grazie a questa collaborazione, saranno rese disponibili online le immagini di migliaia di reperti custoditi al Museo Egizio, insieme ai dati relativi alla cronologia, alla provenienza dei reperti e ai loro materiali. Si tratta di materiale che arricchisce in maniera puntuale e con testi scientificamente corretti le voci di Wikipedia nelle varie edizioni linguistiche e che permette di facilitare la ricerca su internet di immagini, dati e informazioni sulle collezioni del Museo Egizio. “L’apertura del Museo Egizio è un importante esempio di come le istituzioni hanno l’opportunità di aprirsi al pubblico, essere accessibili e inclusive e potenziare la propria funzione al servizio della società, in collaborazione con Wikipedia, i progetti Wikimedia e usando strumenti e licenze libere Creative Commons – spiega Iolanda Pensa, Presidente di Wikimedia Italia – Siamo molto felici di sostenere il Museo Egizio in questo percorso e siamo a disposizione per affiancare tutte le altre istituzioni italiane che vogliono adottare l’Open Access e muoversi sempre di più verso la definizione di museo dell’International Council of Museums (ICOM), che li vuole proprio accessibili, inclusivi e aperti al pubblico”. L’Egizio è tra i musei all’avanguardia in Italia sulla digitalizzazione e sul tema dell’Open Access. Già prima della pandemia aveva lanciato il Turin Papyrus Online Platform (TPOP), vincitore del Premio del Patrimonio/ Premio Europa Nostra 2020 nella categoria “Ricerca”, che contiene fotografie ad alta risoluzione, descrizioni in inglese e talvolta traslitterazioni e trascrizioni geroglifiche di una parte dei 700 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 17.000 frammenti di papiro, che documentano più di 3.000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue, conservati nella papiroteca del Museo. Un work in progress volto a rendere accessibile la Collezione papiri dell’Egizio, che è esposta in minima parte. “L’esperienza con il Museo Egizio può fare da modello apripista per tutte le istituzioni che intendono condividere il proprio patrimonio culturale con la collettività – dichiara Deborah De Angelis, lead di Creative Commons Italia – realizzando la missione che le caratterizza di conservazione e divulgazione della cultura e del sapere. La cultura aperta si identifica in uno spazio di libertà e di condivisione, nel quale è possibile per chiunque, in modo democratico ed egualitario, avere accesso alla conoscenza in ogni parte del mondo, per non perdere le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti e sostenere l’innovazione e il progresso sociale, nonché incentivare le forme di creazione collaborativa”. Sul sito i visitatori e studiosi possono consultare una selezione di quasi 3.000 dei circa 4.000 oggetti della collezione del Museo Egizio. Le immagini sono scaricabili e riutilizzabili liberamente sotto licenza Creative Commons CC BY 2.0. Mentre nell’autunno 2021 è iniziata la digitalizzazione dell’archivio storico fotografico del Museo, che custodisce circa 45.000 suddivise tra lastre in vetro e su celluloide, stampe ottocentesche e novecentesche, diapositive, che documentano un arco temporale tra la seconda metà dell’Ottocento e i primissimi anni Duemila e che documenta per immagini le Missioni archeologiche italiane dal 1903 al 1937 in 14 località in Egitto, che portarono a Torino oltre 30.000 reperti. L’archivio storico fotografico digitale l’anno scorso è stato insignito del Premio Museo Open Culture Italia, ideato da Icom-Italia (International Council of Museum), Wikimedia Italia e Creative Commons Italia. Nell’ambito di questa strategia volta a digitalizzare e a portare sui pc di appassionati e studiosi i reperti dell’antico Egitto, si inserisce la collaborazione con Wikimedia e Creative Commons. La collaborazione tra Wikimedia Italia e il Museo Egizio può essere d’esempio per molti altri musei italiani più cauti rispetto al tema dell’open access. Per facilitarli, Wikimedia Italia ha lanciato “Tutti i musei su Wikipedia”, promosso in collaborazione con ICOM Italia, Creative Commons Italia, il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” dell’Università di Torino, con il co-finanziamento di Wikimedia Foundation. L’iniziativa ha l’obiettivo di invitare tutte le oltre 3.000 istituzioni culturali italiane a collaborare con Wikipedia e i progetti Wikimedia, accompagnandole nell’elaborazione di una Open Access Policy e nella pubblicazione di una selezione di immagini e documenti con strumenti e licenze libere. È rivolta a tutti i musei del territorio italiano, che grazie a questa collaborazione possono raggiungere nuovi visitatori e studiosi attraverso internet. Per accedere alle risorse qui: -> https://collezioni.museoegizio.it/1 punto
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Nel complesso direi un BB: mi sembra vi siano alcune debolezze più che usura, e comunque segni di circolazione e lucidatura. Queste foto non permettono però alcun serio giudizio (troppo bassa la risoluzione).1 punto
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Per completezza aggiungo... Questa era a Roma al Colosseo... Come vedi sono abbastanza sul pezzo...😉1 punto
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Quindi… Spedizione in Britannia. 20.000 ausiliari e 4 legioni coinvolte nella campagna bellica. Necessità di pagare le truppe di stanza sul continente e quelle che sono sbarcate in un territorio dove non possono utilizzare la moneta locale come moneta di necessità come accaduto in altre aree dove venne utilizzata quella presente in bronzo per le piccole spese quotidiane. Inoltre Roma deve pagarli per evitare rivolte e sedizioni. Per questo motivo vengono attivate delle zecche sia in Gallia che in Hispania e che provvedono al fabbisogno dell’area gallica e britannica le prime, quella ispanica e dell’Africa del Nord (cif. Mauretania) la seconda. Circolano poi delle produzioni imitative caratterizzate da una certa sommarietà ed approssimazione (con diametri e pesi calanti) che verosimilmente sono monete di necessità (di origine militare?) non ufficiali ma tollerate obtorto collo in quanto appunto necessarie alle miriadi di piccole operazioni comemrciali di ogni giorno. Le produzioni galliche sono relativamente simili a quelle centrali da un punto di vista stilistico, mentre quelle ispaniche sono caratterizzate da uno stile abbastanza tipico, come nel caso in esame. Quindi non imitativa ma ufficiale da zecca ispanica. Si tratta di una cosiddetta "moneta ausiliaria" dal Rodolfo Martini. https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=3810&lot=916 https://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=65318.0 La legenda dalla spaziatura sembra che NON termini con il successivo titolo PP (Pater Patriae) che entra in vigore dal gennaio 42 e quindi è antecedente come emissione. Tutto ciò in estrema sintesi. Saluti Illyricum1 punto
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@giuseppe ballauri, il Magliocca assegna un solo grado di rarità al 5 Grana 1848 con simbolo punto . Secondo me andrebbe corretto, (a parte i simboli del coniatore) è ostico da reperire il 18481 punto
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Salve, da lontano una P, da vicino una S 😅 Ma propenderei anch’io per la S. La zecca è molto probabilmente Ticinum, e sarebbe la stessa officina S della moneta di Oxford riportata nella nota del RIC. Provo di trasmettere le tue foto a Georges Gautier, magari è a conoscenza di altri esemplari simili.1 punto
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“Red spots“ e “ Red streaks” su monete d’oro “Red spots“ e “ Red streaks” sono i termini anglosassoni per indicare le macchie e le striature rosse/rossastre che compaiono sulle monete d’oro d’epoca. La presenza di queste macchie può sembrare in contraddizione con la chimica dell’oro che lo vuole inerte nei confronti della luce e degli agenti atmosferici responsabili della patina di altri metalli monetali come l’argento e il rame, ma non è così in quanto queste macchie non sono prodotte da trasformazioni chimiche dell’oro bensì di metalli presenti nella lega monetale con l’oro. Il termine “macchie di rame” con cui queste formazioni sono conosciute nel settore delle monete dimostra la loro provenienza dal rame in lega con l’oro. Le monete d'oro degli Stati Uniti coniate per la circolazione generale fino al 1933, per esempio, sono in realtà solo al 90% d'oro in quanto il resto della massa è costituito da metalli minori che servivano a rendere le monete più dure e quindi più resistenti all'usura. A tale scopo è stata aggiunta all’oro una miscela di rame (per la maggior parte) e argento (in piccole quantità) per creare una lega standard tipica di queste emissioni che in teoria al riscaldamento era completamente fusa, in modo che con la solidificazione ogni area della moneta fosse uniformemente composta dal 90% di oro e dal 10% di rame-argento. Ma a volte il rame si concentrava in alcune aree della superficie della moneta dove, per azione degli agenti atmosferici, assumeva lentamente un colore rosso ben evidente sul fondo color giallo-oro. Il fenomeno si manifesta non solo sulle monete moderne come le Aquile d'oro americane e i Krugerrand a 22 carati, ma anche su quelle più antiche come i Franchi francesi e le Sovrane inglesi che non sono d’oro puro al 100% ma contengono una percentuale di metalli come argento, rame e altri metalli più duri. In alcune monete d’oro della Cina si è visto che le red spots traggono origine da piccole macchie di argento che reagiscono con lo zolfo presente nell'atmosfera. Oltre alle macchie rosse di natura, diciamo così, endogena come quelle descritte sopra, ve ne sono anche di natura esogena in quanto dovute alla presenza di granelli di rame o d’argento sul tondello o sull'attrezzatura di conio che aderisce alla superficie durante la coniazione. apollonia1 punto
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Almeno questo, anche se nulla rimborserà lo stress accumulato in quasi due mesi di attesa.1 punto
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Buongiorno,si sono d'accordo,anche per me è un 7... Non sono esperto in questo nominale ma ho notato che in molti esemplari l'ultima cifra della data spesso presenta tracce di qualcosa sotto di essa,quindi penso che o si usa la data dell'anno precedente,o è una traccia dove punzonare l'ultima cifra,penso ciò perché sembra che quello che si intravede sotto l'ultima cifra della data di molti esemplari sia sempre qualcosa di circolare o ovale,come un centro diciamo,un po' come i punti di centraggio o i cerchi per delimitare le legende... A meno che non abbiano usato sempre la data 1836 (similitudine del 6 con un cerchio o un ovale)come "guida",ma faccio fatica a credere che abbiano usato questa data per 17 anni...1 punto
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@QuintoSertorio, il dubbio era venuto anche a me ... allora ho verificato e, a quanto ho potuto notare, esistono molte versioni di V. Posto alcuni esempi1 punto
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Seconda moneta commemorativa della Germania: “175. Giubileo Costituzione della Chiesa di Paolo". https://www.bundesfinanzministerium.de/Content/DE/Pressemitteilungen/Briefmarken/2023/2023-07-13-gedenkmuenze-paulskirchenverfassung.html?cms_pk_kwd=13.07.2023_2-Euro-Gedenkmünze+175+Jubiläum+Paulskirchenverfassung+&cms_pk_campaign=Newsletter-13.07.20231 punto
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Buongiorno! La testa, purtroppo, per stile ed iconografia non ha nulla di romano nè di italico... le stesse condizioni di giacitura (appoggiata sopra al fondo lacustre, non affondata nel fango) e di conservazione (pulita, senza un'alga o una concrezione), dimostrano che è stata collocata nel lago in tempi molto recenti (e lo dico da archeologo che ha collaborato a varie ricognizioni e scavi presso i due laghi albani). Lo stesso fatto che la notizia sia "sparita nel nulla" dopo le verifiche della Soprintendenza la dice lunga... senza contare che il lago è stato svuotato quasi totalmente per il recupero dei relitti negli anni '20-'30 ed esplorato palmo a palmo, e ricerche e sub sono stati attivi anche nel dopoguerra. Per quanto riguarda la storia delle navi proposta da Ares III, sulla vicenda della distruzione ci sono molte imprecisioni. Gli ultimi studi storiografici, accettati a pieno dalla comunità accademica, indicano che furono le granate alleate a incendiare accidentalmente le navi. Ed escludono, prove alla mano, tutte le altre versioni sulla colpevolezza dei tedeschi, degli sfollati rifugiati nel museo, dei partigiani e di presunti ladri di metallo. Faccio in particolare riferimento al volume Altamura F., Paolucci S., 2023, L’incendio delle navi di Nemi. Indagine su un cold case della Seconda guerra mondiale, Passamonti Editore, Grottaferrata, del quale potete trovare una recente sintesi in questo articolo sulla rivista Engramma dell'Università di Venezia: engramma - la tradizione classica nella memoria occidentale n.203 Ps, gli stessi autori hanno anche smontato la recente teoria della terza nave di Nemi, che si basa su errate letture delle fonti e altre simili amenità... per approfondire questo tema: (2) La terza nave di Nemi: ascesa e caduta di una leggenda | Flavio Altamura - Academia.edu1 punto
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Illustrazione @dracma come il solito approfondita ed impeccabile, di una rara e particolare tipologia : grazie . Unisco in calce la classificazione del tipo in BMC . Una buona giornata1 punto
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Ci sono questi portali dove si possono trovare molti testi d'epoca: http://incuso.altervista.org/ https://it.scribd.com/lists/2817535/Digital-Library-Numis-DLN Poi vi sono portali più generalisti dove è possibile scaricare tantissimo materiale di interesse numismatico, ma bisogna cercare un po': https://www.academia.edu/ https://archive.org/ https://journals.openedition.org/ https://www.persee.fr/1 punto
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Se hai effettuato il pagamento mediante PayPal,non importa se con il denaro su account o con denaro su C/C bancario o su carta, dovresti venire rimborsato.Ad ogni modo contatta PayPal perchè non vorrei che scadano i tempi per la richiesta di rimborso. Bisogna contattare UPS e vedere se le pratiche di sdoganamento sono state tutte espletate da parte tua,magari ad UPS manca qualche dato ed è bloccato tutto.Controlla anche la casella dello SPAM nell'indirizzo di posta elettronica ,può darsi che UPS ti abbia inviato qualche email di richiesta info e che siano andate nello SPAM e tu non hai avuto modo di leggerle. Secondo me il problema è fra te ed UPS. Tienici informati ma ti consiglio di ricontattare UPS e di sincerarti che le pratiche di sdoganamento siano OK odjob1 punto
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Buonasera, Piastra 1840 In questo anno in Zecca a Napoli vennero usate due tipologie di busto, sia nelle Piastre che nei 10 Tornesi . Mentre per i 10 Tornesi è di facile reperimento , nella Piastra del 1840 è molto raro trovarlo.1 punto
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Visto che probabilmente la mia idea sulle monete placcate non è piaciuta posto una piastra da 120 grana dorata,con la speranza che non passi come una moneta di "presentazione"o come tentativo di farla passare per un 30 ducati...1 punto
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I cartellini di Becker e De Falco sono quelli a cui sono più affezionato perché mi ricordano gli inizi della mia avventura numismatica.1 punto
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Buongiorno,che fossero di presentazione è da escludere assolutamente,e sinceramente non credo neanche che siano stati dorati per farli passare come 3 ducati,le differenze di peso e diametro sono assolutamente incompatibili,3,79 grammi e 18,5 millimetri di diametro per i 3 ducati e 1,15 grammi e 16,5 millimetri di diametro per i mezzi carlini,senza considerare che oltre al ritratto del Re,che forse poteva passare,sono completamente diverse le impronte al rovescio e la legenda al dritto... A mio avviso le placcatura non sono neanche d'epoca, credo che siano state fatte da orefici su richiesta di qualcuno che voleva forse farne un monile da indossare e che magari non poteva permettersi un esemplare in oro, oppure sono prove di placcatura che orefici e argentieri facevano su monete in argento e rame ...1 punto
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