Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/07/23 in tutte le aree
-
Complimenti @Ptr79, davvero una splendida cartolina . Più che una cartolina "umoristica", questa fa parte di quelle cartoline "satiriche" propagandistiche, prodotte durante la guerra (ma anche prima che l'Italia entrasse ufficialmente in guerra), che miravano a ridicolizzare il nemico e farlo vedere alla popolazione come "facile da sconfiggere". La produzione non si limitava alle cartoline ma anche ai manifesti e alle testate giornalistiche. Oltre a quelle satiriche, sono state prodotte anche quelle "terroristiche", in cui il nemico, incarnazione del male, è sempre rappresentato come un essere privo di umanità, un sadico assassino, ridicolo ma estremamente crudele. In entrambi i casi, il nemico che viene sconfitto, viene descritto visivamente in modo tale da suscitare, a seconda dei casi, ilarità, disprezzo, odio e indignazione. In quella postata è evidente il fatto che il pilota non sia altri che l'Imperatore Francesco Giuseppe (identificabile dall'alta uniforme bianca che era solito usare), mentre siede sul trono e porta con se un paniere carico di vettovaglie, tra cui spicca la forca ... sistema di repressione prediletto degli austriaci per eseguire le sentenze di morte contro gli irredentisti... e non solo. Quindi una sorta di gita turistica su un velivolo ridicolo, che è destinata a fallire grazie al proietto di artiglieria (i missili non esistevano ancora) che gli sta per arrivare nel deretano (mai frontalmente ... sarebbe meno offensivo). Ogni nazione ne ha prodotte (sia cartoline che manifesti) davvero una quantità incredibile. Posto alcuni esempi tratti da "I Manifesti" e "Il piccolo Re"... Libri a cui tengo moltissimo e che fanno parte della mia collezione personale. 1) Cartolina austriaca in cui il soldato austriaco giganteggia su un ridicolo sovrano italiano. 2) Vignetta inglese (prima utilizzata come manifesto e poi trasformata in cartolina propagandistica) in cui l'infermiera tedesca getta a terra le medicine destinate ad un fante inglese sotto l'occhio compiaciuto del Kaiser Guglielmo e dell'Imperatore Francesco Giuseppe 3) Vignetta anteguerra, in cui un Vittorio Emanuele III viene tirato da una parte dal Kaiser Guglielmo e dell'Imperatore Francesco Giuseppe e dall'altra dallo Zar Nicola II, dal presidente francese Raymond Poincaré e dal Re Giorgio V. 4) Vignetta tedesca in cui i serpente inglese minaccia un infante tedesco ... la scritta vuol dire "Pensate ai vostri figli". Andrea P.S. Mi scuso con i puristi della nobile arte della fotografia per le immagini fatte di fretta e senza una adeguata esposizione e cura.4 punti
-
Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in foto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo2 punti
-
Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in foto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo2 punti
-
Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo2 punti
-
Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo2 punti
-
Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo2 punti
-
Mentre i solidi e i tremissi di Benevento ricalcano quelli bizantini, il tremisse del regno d'Italia ha un elemento di rilevante novità. Sul rovescio, infatti, compare per la prima volta un santo, in questo caso San Michele Arcangelo, protettore dei Longobardi. La raffigurazione dei santi sulle monete ebbe in seguito un enorme successo. Arka Diligite iustitiam2 punti
-
Sicuramente saranno esistite statue di quel tipo. L'iconografia di Vittoria era, nel mondo Romano, proprio quella della didracma repubblicana e del successivo vittoriato: andante, girata di tre quarti, con le ali spiegate e le braccia alzate (due braccia, a differenza di quella siracusana, che ne alza solo uno) a porgere il pegno della vittoria. Lo dimostra la sua unica (per quanto io sappia) statua enea pervenutaci, la Vittoria del capitolium di Brescia. Probabilmente aveva queste sembianze anche la Vittoria contenuta nella curia del Senato sino a che l'iconoclastia cristiana ne ha preteso la distruzione. Il tema dei trofei d'armi, per parte sua, era diffusissimo nella scultura romana. Basta citare quelli marmorei oggi esposti al Campidoglio, cosiddetti "trofei di Mario".2 punti
-
La forma triangolareggiante può essere scomposta in quattro forme principali, senza che vi sia una netta divisione tra l'una e l'altra. Forme triangolareggianti: a) tondello equilatero con i tre lati curvilinei; b), c) e d) con angoli al vertice rispettivamente di 45, 60 e 90°. Una moneta può essere spezzata agevolmente in due o in quattro parti: ogni altra spezzatura appare di difficile realizzazione e quindi improbabile. La spezzatura in quattro parti da origine a quattro tondelli triangolareggianti con un angolo di 60° ed il lato opposto curvilineo, che è quanto si osserva con maggiore frequenza. Tuttavia, la spezzatura non è agevole e spesso darebbe origine a tondelli con un angolo maggiore di 60°, sino a 90°, o minore di 60°, sino a 45°, che è quanto si osserva. Inoltre, poiché buona parte di queste monete triangolareggianti può inscriversi in un cerchio di circa 15 mm di diametro, ne consegue che se fossero originate dalla spezzatura di una vecchia moneta, questa dovrebbe avere un diametro di circa 30 mm con uno spessore simile a quello dei nummi del V secolo: un diametro incompatibile con i numerali del IV secolo, i maggiori dei quali – maiorine e decargiri – hanno un diametro di circa 20 mm, e anche quello dei follis nati dalla riforma diocleziana, circa 25 mm, non appare coerente con la dimensione delle monete triangolareggianti battute i nome di Valentiniano III e, inoltre, hanno uno spessore forse eccessivo. Invece, la forma equilatera con i tre lati tondeggiante e i tre vertici approssimativamente di 60°, sembra essere il risultato di un tondello al quale si è voluto dare questa forma, e non il risultato di una spezzatura di una vecchia moneta. Quale spiegazione dare a questa particolare forma di queste emissioni controverse in nome di Valentiniano III? Sono il risultato della spezzatura di vecchie monete (con successiva ricottura in forno sin quasi al punto di fusione), o sono il risultato di un tondello volutamente con questa forma?2 punti
-
Buonasera a tutti, da sempre legato al territorio dove vivo, ne amo conoscere ed approfondire la storia. Il mio Nick name già la dice lunga. Ho già in collezione monete del territorio tra cui la Litra con il galletto e l'etnico Svesano, recentemente ne ho acquisito uno con Etnico Caleno. Conservazione molto bassa e problemi che necessitano di un intervento restaurativo conservativo che ho già avviato con i primi mezzi a disposizione. Partendo dalla premessa che il territorio di Suessa, in epoca preromana popolato dagli Aurunci, entrò sotto il dominio di Roma, che vi dedusse una colonia di diritto latino, nel 313-312 a.C. Suessa coniò monete dal 270 a.C. circa alla Seconda guerra punica. Nel 209 a.C., proprio durante questo conflitto, dodici colonie, tra cui Cales, inviarono legati a Roma, dove rifiutarono di dare l'aiuto che era stato loro richiesto secondo la formula togatorum. Finita la guerra Roma ridusse profondamente l'autonomia precedente e tra le autonomie perse ci fu anche il diritto di coniazione. Quindi a proposito di Cales... Antichissima città degli Aurunci e degli Ausoni, Cales, ricordata da vari scrittori latini, fu conquistata del Romani nel 335 a.C. e vi fu insediata una colonia di 2500 uomini. Fedele ad Annibale, fu punita da Roma con l'imposizione di alti tributi nel 204 a.C. Riabilitata come colonia, nel secolo II a.C. divenne celebre per le ceramiche, oggi conosciute sotto il nome di vasi caleni. Eretta in municipio, a partire dal I secolo fu dotata di templi, di un anfiteatro, di terme e di teatro, mentre nel V secolo fu fondata la Diocesi di Calvi. Nell'879 fu distrutta dai Saraceni e fu ricostruita con mura dal longobardo Atenolfo I, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua. Fece poi parte del principato normanno di Capua e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero II. Grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Casilina e lungo la strada per Venafro, fu dotata di un castello e fu sede di una dogana. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e possesso dei duchi di Sessa, fino al 1460, quando Ferdinando I d'Aragona la cedette definitivamente a Capua, di cui poi seguì le sorti. Assediata e saccheggiata durante la Congiura dei baroni, fu quasi completamente abbandonata dopo secoli di declino in seguito alla peste del 1656. Gli abitanti, fuggiti da una situazione ormai compromessa, si rifugiarono nei vicini casali di Zuni, Petrulo e Visciano, tutti lontani circa un miglio, lasciando fondamentalmente spopolata la zona più antica della città. Essi seguirono nei fatti l'esempio dato dai vescovi locali, che dal 1647 presero ad abitare nella vicina Pignataro. Il centro abitato di Zuni divenne sede del potere locale e in seguito sede del municipio, denominato Calvi Risorta e che riunì sotto un'unica amministrazione i tre casali di Calvi Vecchia. ll 27 giugno 1818 le due diocesi furono unite aeque principaliter con la bolla De utiliori di papa Pio VII, assumendo il nome di diocesi di Calvi e Teano. La fonte storica riportata proviene da wikipedia. La trovo basilare al momento, ma si potrebbe approfondire ulteriormente chi volesse. Vi mostro la nuova arrivata. Saluti Alberto1 punto
-
DE GREGE EPICURI E' l'anonima costantiniana che porta al D la scritta POP(ULUS) ROMANUS, coniata a Costantinopoli, con un ponte fluviale (non si sa con certezza che ponte sia); ed è abbastanza rara. Sopra al ponte si legge la zecca: CONS.1 punto
-
Ci sono stati diversi utenti, oltre al CdC e Apollonia, che hanno "interpretato male" quanto hai scritto, e hanno inviato segnalazioni in merito. Anche per questo il CdC è intervenuto. Come dice il proverbio, a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre, e anche se forse non è questo il caso, è davvero meglio che ti fermi qui.1 punto
-
1 punto
-
Liutprando ( - / oltre 759 ) Longobardo figlio di Gisulfo II, è stato duca di Benevento dal 751 al 758 : ne unisco @vindar un suo tremisse ( 1,28 grammi ) . Il suo omonimo Liutprando è stato re dei Longobardi dal 712 al 744 : ne unisco anche un tremisse ( 1,27 grammi ) . La tipologia della monetazione longobarda di Benevento propone la tipologia tipica della monetazione bizantina, soprattutto per vicinanza di confini . Una buona giornata1 punto
-
Attività in antiquo anche molto differenti tra loro come Le buche per le spoliazioni del materiale lapideo di una villa rustica tardoantica in età altomedievale, o gli scavi per la depredazione di una tomba, così come lo scavo di tombe o buche di palo nel peristilio di una grande villa per la costruzione di capanne sono "manomissioni" di una situazione precedente, ma fanno parte del normale sviluppo storico del sito. Cito il caso di un sito che conosco molto bene avendo lavorato sia alla fase di scavo che di realizzazione delle planimetrie. https://www.academia.edu/49362597/Il_sito_di_Palazzo_Pignano_in_epoca_medievale L'azione della fauna sotterranea provoca rimestamento degli strati e financo crescita degli stessi, in particolare i lombrichi. Ma allo stesso modo gli animali che scavano tane portano alla superficie materiale archeologico e possono risultare anche utili nel riconoscimento di un sito. Ma veniamo alla domanda iniziale. Come si fa a distinguere una manomissione antropica con una naturale? Grazie all'interpretazione degli strati. Ho letto delle relazioni in cui si descriveva come siano state riportate alla luce le arature antiche per gli impianti di vigna e come siano stati individuati gli apparati radicali delle piante. Andamenti di tane di talpe non possono essere confuse con un'azione umana. Ho avuto dubbi con tane di tasso. Una volta in Grecia individuammo una strana "collinetta" di una 20ina di metri di diamtro in un rada boscaglia circa 5 metri davanti ad essa individuammo un'apertura circolare che era la terminazione di un tunnel che scendeva in diagonale. Ebbene trattavasi di un tunnel che portava in una specie di camera che presentava una porta. Ecco... si trattava del dròmos di una tomba a Tholos. Pensai subito che si trattasse di uno scavo clandestino ma non c'era nessuna prova di un'azione di curiosi/vandali/ladri, tant'è che individuai anche i resti del corredo. Ad una visione più attenta scoprii che si trattava di una tana/nido di un tasso. La forma poteva essere quella di una scavo clandestino ma solo l'analisi del contesto, peraltro molto chiaro, potè dirimere la questone. Nella pianura padana, invece strati e strati di ghiaia e sabbia limosa sovrastanno strati antropici. Possiamo interpretarli come riempimenti in estensione per innalzare il terreno o come depositi alluvionali? In questo caso decise il geologo, ma se stai vicino ad un fiume a regime torrentizio il cui alveo è variato storicamente, tipo il Serio, allora la risposta è abbastanza certa... Non so se mi sono spiegato1 punto
-
Si , la statua della Vittoria nella Curia del Senato aveva (forse) questo atteggiamento scultoreo con la sola differenza che era in oro ; statua probabilmente presa a Taranto come bottino di guerra . Nella Curia del Senato romano , dall' anno 29 a. C. , Ottaviano , in ricordo della sconfitta e morte di Marco Antonio , pose nella Curia un altare posto come base per la statua d' oro della Vittoria presa ai Tarantini . La statua ritraeva (forse) una donna alata che portava una palma e una corona di lauro , questi attributi sono quelli che si suppone portasse nelle mani , ma non e' certo che la statua della Vittoria posta nella Curia del Senato avesse queste movenze scultoree , forse ritraeva una donna alata con un piede posto su un globo e una corona di alloro in mano come compare in alcune monete del tempo di Augusto . Quale realmente fosse la Vittoria che tante discordie provoco' tra Cristiani e Pagani gia' sul finire del IV secolo , non e' certo . La Vittoria comunque venne rimossa per la prima volta nel 357 dall'imperatore Costanzo II , fervente ariano , ma fu ricollocata in Senato durante il regno di Giuliano . Nel 382 Graziano , accogliendo le richieste di Ambrogio di Milano , Vescovo dell' allora capitale della Parte Occidentale dell' Impero , la fece nuovamente rimuovere dall' aula del Senato . Seguì nel 384 , sotto il regno di Valentiniano II , la famosa disputa tra Ambrogio di Milano e Quinto Aurelio Simmaco , Senatore pagano e fiero oppositore del cristianesimo che , da Prefetto di Roma , si prodigò per la reintegrazione dell' Ara e della statua in Senato . Alla morte di Valentiniano II l' altare fu nuovamente ricollocato nella sede del Senato da Eugenio nel 393/4 , per essere definitivamente rimosso nel 394 da Teodosio dopo la vittoria al Frigido su Eugenio . Un solido emesso da Costantino II ne riproduce le sembianze con entrambe le braccia alzate che tengono in mano una corona di alloro e una palma , simboli di Vittoria e Pace (Pax Romana) Un interessante vecchio articolo su questa statua : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=f51d262107af756bJmltdHM9MTY5MTM2NjQwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTIzNQ&ptn=3&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=la+statua+della+vittoria+di+Taranto&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cubGFtb25ldGEuaXQvdG9waWMvMTM2MTU0LWxhLXZpdHRvcmlhLw&ntb=11 punto
-
Ciao. Ritorno su questa questione. Bisognerebbe capire cosa si intenda esattamente per manomissione. Anche la "manomissione" fa parte del processo evolutivo di un sito essendo costituito da una o tutte le azioni di asporto. apporto e trasformazione https://people.uniud.it/sites/default/files/Manuali I. Scavo.pdf1 punto
-
1 punto
-
C'è stata qualche punzecchiatura a causa di un post un po' troppo "saccente" (a buon intenditor... ) cui è stata data risposta adeguata Adesso cerchiamo di tornare nei ranghi. Grazie.1 punto
-
Salve. Volevo condividere questo esemplare con la cifra 1 del millesimo completamente abrasa, lasciando una leggerissima traccia che si vede molto poco. L’abrasione ha interessato anche la prima X dell’anno XX, che però è ancora ben visibile. apollonia.1 punto
-
1 punto
-
Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo1 punto
-
Un vero e proprio volume che non può mancare nella biblioteca di un numismatico1 punto
-
Buonasera. Bellissimo intervento. Molto molto suggestivo il rovescio di questa tetradramma di Siracusa che mostra proprio lo stesso soggetto rappresentato sui vittoriati e sull’oncia di Capua. Doveva essere evidentemente un soggetto abbastanza noto nella cultura greca e romana. Sarebbe allora ancora più interessante scoprire se questa immagine della Vittoria che incorona il trofeo d’armi sia proprio comparso per la prima volta su monete o prima ancora in altre forme(statue,dipinti ecc), come sono indotto a pensare. La didracma romana l’avevo notata anche io navigando nella sezione romano-campana delle monete repubblicane romane. Però era stata proprio l’assenza del trofeo di armi nel rovescio di questa didracma del 265-242 a farmi sospettare che l’oncia capuana fosse la prima moneta a mostrare la Nike incoronante il trofeo. Invece col tuo intervento scopro che è nota la tetradramma di Siracusa del 310-304 a.C.. Mi pare comunque che nella didracma romano-campana che hai menzionato la Vittoria sia simile a quelle presenti nei vittoriati, nella tetradramma siracusana e nell’oncia di Capua, pur avendo un significato diverso.1 punto
-
Leu Numismatik AG > Web Auction 26 Auction date: 8 July 2023 Lot number: 2335 Price realized: 160 CHF (Approx. 180 USD / 164 EUR) Note: Prices do not include buyer's fees. Lot description: CILICIA. Tarsus. Hadrian, 117-138. Tridrachm (Silver, 22 mm, 10.59 g, 1 h). ΑΥΤ ΚΑΙ ΘΕ ΤΡA ΠΑΡ ΥΙ ΘΕ ΝΕΡ ΥΙ ΤΡΑI ΑΔΡΙΑΝΟϹ ϹEB Laureate head of Hadrian to right. Rev. TΑΡϹΕΩΝ ΜΗΤΡΟΠΟΛΕΩϹ City-goddess, turreted and veiled, seated left, holding palm in her right hand and cornucopiae in her left; at feet to left, river-god Kydnos, crowned with wreath of sedge, swimming left. Prieur 761. RPC III 3262. Graffito of 'AXI' on the obverse and with a scratch on the reverse, otherwise, good very fine. Starting price: 50 CHF ILLUSTRAZIONE: LA TICHE DI ANTIOCHIA, COPIA MARMOREA DI UN ORIGINALE GRECO IN BRONZO DEL III SECOLO A.C. OPERA TI EUTICHIDE, MUSEI VATICANI1 punto
-
Non ho mai visto una bolla insieme al documento che conteneva. Ho cercato anche in internete, ma foto di bolle ancora sigillate non ho viste nemmeno una. Possiamo solo immaginarla?1 punto
-
DE GREGE EPICURI Sembra una delle emissioni anonime, per le quali è difficile risalire al periodo preciso. C'è uno studio di Tomaso Lucchelli uscito anni fa sulla RIN, non ricordo l'anno preciso.1 punto
-
Ma si formerebbero anche delle incrostazioni col tempo difficili da eliminare. Considerate anche questo prima di "sacrificare" le monete e la storia che portano con sé.1 punto
-
Non ha cadenza annuale, ma ha pubblicato una cinquantina di edizioni. Ciascuna edizione si occupa di un determinato secolo: ad esempio 1600-1700 o 1901-2000. Ovviamente una raccolta così vasta non potrà mai poter esser completa, ma da apprezzare sicuramente l'intento. In Italia le monete mondiali sono considerate di nicchia, la mia partenza da bambino collezionista, poi specializzarsi per area geografica e periodo storico diventa inevitabile.1 punto
-
Poemenius. Resto sempre in attesa di vedere l'immagine dei nummi 2150 e 2151 dei quali hai postato l'esergo. Per quanto concerne il 2150, hai ragione tu, la lettura CON che ho dato all'unico esemplare con esergo leggibile che ho in archivio è errata e la lettura corretta è ROM. Il ritratto degli esempi del 2150 è talmente simile a quelli del 2133 che mi fa pensare che nonostante la legenda nominativa completa nei secondi accorciata nei primi, vi sia ben poca distanza di tempo tra la coniazione delle due tipologie, o addirittura sia simultanea. Per il RIC 2151 con legenda SALVS REIPVBLICE, non ho mai visto nessuna immagine, né l'hanno mai vista gli amici con cui discuto sulla monetazione di Valentiniano III. Poiché nel RIC lo descrive con le parole "Victory advancing l. holding trophy over r. shoulder and dragging captive" che sono esattamente le stesse con cui descrive il RIC 2106, con l'aggiunta di uno staurogramma nel campo, mi viene logico pensare che il 2151 sia una variante del 2106 dal quale si distingue unicamente per l'assenza dello staurogramma, e accomunarle entrambe in quanto a periodo di emissione. Penso di aver fatto bene ad escludere i 2150 e 2151 dalle emissioni controverse, ciò che feci molto tempo fa.1 punto
-
riallacciandomi a quanto sopra vi faccio vedere questo schema: si tratta della variazione dell'andamento della provenienza delle anfore trovate nei depositi del porto di Ostia a partire dal 100 a.C e fino al 350 d.C. Emerge chiaramente un crescendo di rapporti commerciali tra il porto di Ostia e i territori del Nord Africa cui si assiste a un progressivo calare della provenienza della merce autoctona e dai territori di Spagna e Gallia. Le merci viaggiavano portando con sé (e lasciando ovviamente in loco) grossi quantitativi di denaro. Il cosiddetto "Tesoro dei sei imperatori" (ripostiglio da nave naufragata nella baia di Camarina, Ragusa) è la testimonianza di come grossi quantitaivi di moneta imitativa di chiara origine gallica venivano portati (e scambiati probabilmente a peso e non a valore facciale) in nord Africa e usati come strumento di pagamento in luogo della moneta ufficiale (stiamo parlando di un ripostiglio del periodo di Probo, anno più anno meno). E' innegabile inoltre come la serie imitativa Divo Claudio (altare e aquila) sia stata importata per le medesime rotte commerciali in nord Africa e abbia dato poi origine a una serie di emissioni locali autoctone dove la moneta importata è diventata modello di imitazione. Ora, ritornando alle monete "triangolari" su cui verte questa discussione, è così peregrino supporre una importazione "a peso" di moneta svilita, non ufficiale, fuori corso o altro continuato nel tempo nelle medesime rotte commerciali e utilizzato come "materia prima" per emissioni create in loco? I depositi sembrano concetrati in nord Africa stando a quel che fin qui è emerso e i ritrovamenti sparsi in altri contesti (anche italici) può far supporre a una sorta di "normale ritorno commerciale" ma in maniera e misura limitata perché evidentemente nei territori dell'impero centrale avrebbero faticato a trovare una collocazione nella circolazione ordinaria. I segni di zecca (Arles, Roma o altro) potrebbero non identificare l'officina emittente, ma solo il tipo imitato: esporto merce -> importo "moneta grezza" -> uso la "moneta grezza" per creare moneta locale ma che rechi l'impronta di una autorità comunque riconosciuta atta a garantire la validità di questa moneta. Da dire poi che imitativa non deve essere sinonimo di brutta o di mancanza di competenza. Il maggior livello incisorio di alcune emissioni a scapito di altre? Oltre alla circolazione delle merci e delle monete circolava anche chi le merci le produceva e le vendeva e analogamente circolava anche che le monete le faceva e che magari si spostava per paghe migliori o per sfuggire a guai in patria o per altre motivazioni professionali o personali e quindi accanto a una importazione di "moneta-materiale da riuso" ritengo non peregrino supporre anche una importazione di "personale e mezzi produttivi" (parlo di importazione in relazione a una possibile natalità nord africana di queste emissioni triangolari). Probabilmente ho buttato giù diversi strafalcioni, ma ho provato a rileggere queste emissioni con gli occhi del III secolo ragionando sul fatto che nonostante i cambi di governi e di equilibri politici, militari e commerciali, di fondo ci sono sempre delle costanti economiche che a fasi più o meno cicliche si replicano. Prendete il tutto quindi con le pinze e come il frutto di una serie di riflessioni a mente libera di un caldo pomeriggio di luglio.1 punto
-
nell'ottica di una produzione "non istituzionale" (non voglio dire "non ufficiale" per i motivi di cui accennavo nel mio intervento precedente) e fuori zecca e quindi in ambito locale si potrebbe spiegare l'abbinata con le tre G: non conta tanto la coerenza tra dritto e rovescio quanto piuttosto "il riconoscimento dato dall'autorità conosciuta dal popolo ripresa per il dritto". Questo ben si confà nell'ottica di una produzione "imitativa" più o meno tollerata dall'autorità ufficiale se non addirittura incentivata o comunque ritenuta necessaria e magari anche "controllata". Ora, l'ambito e il contesto sono completamente differenti, però - richiamo ancora l'analogia con le imitative galliche del III secolo - l'abbondante produzione di minimi nei territori gallici a un certo punto è stata "esportata" in nord Africa dove è divenuta moneta circolante a tutti gli effetti abbandonando il contesto (e lo scopo iniziale) in cui era stata originariamente coniata e dando il via, in loco, a una produzione autonoma che si rifaceva a questa tipologia inizialmente solo importata tramite le rotte commerciali e la triangolazione GALLIA-SUD ITALIA-NORD AFRICA.1 punto
-
Ho letto in grande velocità tutta la discussione. Purtroppo in questo periodo non ho tempo di approfondire molto, ma vedo un sacco di cose interessanti e una discussione di quelle che da tempo mancavano. Ritorno brevemente sull'argomento. Io credo vedo molte analogie con quanto accadeva in Gallia con la produzione di imitative nella fase finale di immissione nel flusso circolante dei cosiddetti minimi. Moneta precedente, frazionata e rimaneggiata (anche se non sempre) per realizzare tondelli vergini da riconiare. Per quel che conosco io la similitudine la vedo qui: nella tecnologia produttiva. Non ho competenza per discernere tra imitative e ufficiali su questa tipologia. Per voi conoscitori della materia un'analisi sulla tipologia di autorità emittente/rovescio/zecca(o pseudo tale) abbinata alle informazioni sui ritrovamenti dovrebbe poter fornire qualche dato su cui ragionare (ed è la direzione che ha tracciato @antvwaIa). Poi intendiamoci, con il termine "imitative" si apre una varietà di scenari non indifferente: fraudolente? di necessità? scarsezza di materia prima? necessità di divisionale spicciolo? Prendete il mio intervento come una bozza, una serie di appunti buttati in velocità e alla rinfusa... Ma appena ho visto le foto ho pensato alle "mie imitative galliche radiate"... E dovrei avere un quarto tagliato in vassoio da qualche parte...1 punto
-
per onestà intellettuale va detto che le 2150 e 2151 sono di Roma ... o comunque riportano RO – RM - ROΛ o simile ... e mai nella vita ne ho vista una con la scritta CON le emissioni galliche del V secolo, hanno poi uno stile abbastanza particolare, mentre queste 2150-51 rientrano nella casistica della numerazione finale di Valentiniano III, e direi che non hanno nulla di gallico. qualche immagine giusto per chiarire... tutte da 2150 e 21511 punto
-
Illyricum. Non si può parlare di "tagli distinti" poiché riportare i 3 angoli è una semplificazione: in realtà c'è continuità tra l'uno e l'altro e non ho notato differenze di peso tra i tipi triangolari, quadrati o rotondi, così come non ci sono differenze statisticamente significative tra una tipologia e l'altra. Il peso medio risulta di 1,30 g (da un campione di 436 monete) e da questo valore si discostano solo due tipologie: lo staurogramma in ghirlanda che è chiaramente una moneta vandala, e la Vittoria con prigioniero, moneta di elevata qualità incisoria e con esergo CON, apparentemente attribuibile ad Arles.1 punto
-
Buongiorno, volevo solo aggiungere come contributo informativo che il fenomeno del taglio di monete antecedenti al fine di fabbricare nuove copie (nel caso che propongo radiati imitativi) è documentato in area britannica nel White Woman Hole's Hoard (Mendip Hill). http://www.ubss.org.uk/resources/proceedings/vol13/UBSS_Proc_13_1_70-82.pdf Saluti Illyricum1 punto
-
il tema ha una complessità non banale, ed è questo il motivo per il quale non ha trovato a tutt'oggi una soluzione semplice. è ad esempio indefinita la provenienza perché queste monete si trovano spesso in ripostigli nord africani, è vero, ma altrettanto spesso come monete sparse e spurie sul territorio italico e soprattutto a Roma (grazie alla maggiore quantità di contesti pubblicati? possibile....)... quindi circolavano a Roma senza dubbio, a differenza delle monete vandale...per dire.... Quindi abbiamo posizioni diverse, e a sfavore di una origine romana si è espressa ad esempio la Molinari.... altri oltre a Kent invece la appoggiano...pur con il dubbio che tutti abbiamo. va poi detto che sono triangolari una serie di monete numerate dal Kent e attribuite a Valentiniano III per nomi al dritto a lui apparentemente associabili (VAL VALEN VALNTIN VALENT etc ....), ma anche una serie di monete certamente imitative che al dritto sono quasi identiche... allora fino a oggi quale è stato il criterio? le monete che si presentano con una certa regolarità di emissione e con numeri bene o male significativi, sono diventate "di valentiniano" le altre "imitative"... tra le imitative abbiamo casi su casi.. VOT di qualsiasi tipo, XVX etc, Staurogrammi, croci (vedi Ordona che parte con DN V), Aquile stanti come quelle del III secolo per le monete di consacrazione, etc etc etc etc tutte però a me note in un numero di esemplari limitatissimo...spesso uniche. ora, oggettivamente, non esiste per i dritti un confine tra le "numerate del RIC" e le "imitative", ma abbiamo una scala di grigi virtualmente infinita. certo, alcune mostrano una continuità di rovescio, e una casistica tale da far supporre si tratti di una "emissione" piuttosto che di una imitazione estemporanea peraltro di un prototipo inesistente. che le monete siano state spezzate da una più grossa divisa in 4 o 3, o che siano state ridotte meccanicamente come già accadeva da tempo con le monete di IV secolo, fa poca differenza, ma fa differenza il fatto che si sia scelto di riconiare questi frammenti, invece di utilizzarli così come erano (vedi fondi Cossar per capirci....esempio di una casistica infinita in tutto il Mediterraneo) purtroppo va detto che anche il confine tra "moneta buona" e "moneta falsa" va letto con la dovuta attenzione... la nota officina di falsi di Alessandria del secolo precedente raccontata da Gara, era certamente "tollerata" o forse di più, vista la dimensione e la posizione della "zecca dei falsi" in pieno centro città. . . e che dire delle monete imitate in Gallia proprio nello stesso periodo, dove la Moneta publica veniva temporaneamente chiusa .... A questo aggiungiamo che la zecca (moneta publica soltanto... moneta publica lo ricordo è la zecca che conia il solo bronzo e non l'oro o l'argento) di Roma ebbe alla fine del regno di Valentiniano certamente una interruzione.... di quanto non è dato sapere.... ma se questo è vero, per ben più di 7 anni a sud di Ravenna non si vedono coniazioni in bronzo (Roma ricomincia a coniare solo gli AE4 con in monogramma di Ricimero e siamo almeno nel 462...almeno... e Maggioriano conia solo a Milano e Ravenna)... quindi essendo quella del centro Italia un'area abituata alla moneta spicciola, non appare strano che si sia proceduto alla coniazione di una moneta di necessità...autorizzata? tollerata? incentivata? da chi? non è dato saperlo, ma il 455 non è per forza la data ante quem per queste monete.... che a mio avviso non è per nulla scontato assegnare all'Africa. In Africa poi le monete possono essere arrivate in molti modi... pagamenti (essendo una moneta spuria è normale venisse spesa prima), saccheggi, etc etc ... e soprattutto non è facile datarle perché purtroppo essendo assolutamente incerta la datazione dei Domino Nostro, "questi" non possono essere usati per datare "quelle"... la datazione delle Domino Nostro anche se spostata avanti o indietro di 20 o 30 anni, non fornisce poi nessun indizio risolutivo. Anche il "buon senso" non aiuta... perché, ci si chiede, impiegare tutto quello sforzo per spezzare una moneta e riconiarla... di certo era una lamina... forse è vero...forse no ... chiederei... perchè nel ridurre meccanicamente quelle di IV secolo si sprecava tutto quel tempo nel salvaguardare l'immagine imperiale? .... e poi... le imitative di Maggioriano dalla presunta zecca di Aquileia (sempre fondi Cossar) anche lì erano lamine spezzate o monete più antiche battute e poi spezzate.? ho tante domande e nessuna risposta ... anche perché una risposta semplice e che consideri la complessità multipla della cosa, non è per nulla scontato esista saluti Alain1 punto
-
In qualche caso è evidente che la moneta triangolare proviene da una spezzatura, senza che sia stata ricotta ad una temperatura prossima a quella di fusione, come dimostra il bordo seghettato. Se il bronzo originale spezzato fosse stato una moneta, proprio poiché non è stata ricotta a lungo ad alta temperatura, dovremmo vedere traccia della coniatura precedente, mentre non è così. Inoltre, la grande variabilità nella composizione del bronzo del IV e V secolo rende aleatoria ricuocere ad una "temperatura prossima a quella di fusione" poiché questa risulta molto differente rea una moneta e l'altra. Quello che è stato coniato era un tondello triangolare liscio, non proveniente da una vecchia moneta. Se la soluzione fosse nella laminazione del bronzo in tondelli rotondi di circa 30 m di diametro poi spezzati in quattro? La laminazione del metallo (non solo la battitura, ma la vera e propria laminazione, era un processo applicato nella romanità, ma sui metalli nobili e facile anche sul rame, ma difficile sul bronzo... Poi perché scegliere una tecnica così inutilmente difficile? Infine, la soluzione triangolare riguarda tutte le tipologie, quindi fu di durata relativamente lunga; in qualche caso è evidente la volontà di dare questa forma senza ricorrere alla spezzatura, ma in altri casi essa appare non voluta. E non dimentichiamo che tutte le "emissioni controverse" di Valentiniano III mostrano carattere di emergenza....1 punto
-
Che la forma triangolare venga dalla spezzatura di AE2 teodosiani sembra la risposta più ovvia: ma mi paiono troppo un po' grandi per essere dei quarti di maiorine (decargiri). Monete più antiche (per esempio vecchi assi) mi paiono improbabili perché erano troppo spesse. Poi resta in piedi un dubbio: era più semplice spezzare monete in quattro parti e poi ricuocerle sin quasi al punto di fusione per cancellare ogni traccia di conio e arrotondarne gli spigoli, oppure fondere le vecchie monete e colare i bronzo negli stampi? Ma in questo secondo caso, perché fare degli stampi triangolari? Infine, ci sono alcuni esempi per tutte le tipologie dove la forma è di un triangolo equilatero e non sembrano essere il risultato di nessuna spezzatura, ma della volontà di dar loro questa forma... Comprendere il perché di queste monete triangolari potrebbe aiutare a capire se ha ragione Kent dandole a Roma, o Mostecky dandole a Cartagine....1 punto
-
Si, è così. Ma non è il caso delle emissioni controverse e la composizione chimica non spiega il perché di una forma prevalentemente triangolare. In quanto alla VOT XV, potrebbe corrispondere ad un periodo iniziale dove non c'era ancora bisogno di "spezzare" monete anteriori, ammesso che questa "spezzatura" sia avvenuta realmente. Da notare che la monetazione proto-vandala attribuibile a Genserico (455-477) presenta un tondello rotondo, non triangolare.1 punto
-
Effettivamente alla metà del V secolo per Roma (e per Cartagine) risultava difficile procurarsi lo stagno, per cui lo sostituivano con quantità notevoli di piombo. Le analisi chimiche di monete di questo periodo sono pochissime. Nel 1992, C.E. King, D.M. Metcalf e J.P. Northover analizzarono chimicamente due esemplari di VOT PVB con i seguenti risultati (King et alii 1992): peso Sn Pb Cu 1° esemplare 1,88 g 5,57% 6,19% 88,45% 2° esemplare 1,31 g 7,08% 19,28% 73,32% L’enorme differenza della lega utilizzata in due esemplari di una stessa tipologia, dimostra la difficoltà per la zecca romana di disporre dei metalli necessari alla coniazione. Ancora da King et al. “The five illegible nummi with African provenance correspond closely enough with this Rome alloy. They are quite probably of the Rome mint, although the contrast in alloy content with the later Carthaginian norm (most noticeable in the significantly higher zinc contents of the nummi of the latter) may not be sufficient to confirm what we would assume to be the case on numismatic grounds.”, King et al. 1992:60 Ma ciò non spiega il perché di una forma triangolare. Il taglio degli AE2 teodosiani darebbe un peso compatibile con questi nummi, ma la loro dimensione appare piccola. Il tondello appare prevalentemente triangolare per tutte le tipologie dal RIC 2142 in poi, mentre è prevalentemente rotondo per il VOT XV (RIC 2140-41)1 punto
-
Bentornato ! Non sai quanto mi è mancata la tua erudizione . L'apprezzeranno presto tutti coloro che in questi anni non ti hanno conosciuto. Se vorrai continuare renderai il Forum un posto migliore. Adelchi.1 punto
-
La netta prevalenza della forma triangolareggiante sulle altre forme, ma anche evidenza di come sia difficile ricondurre questi nummi a degli archetipi geometrici ben definibili (dal mio data-base)1 punto
-
1 punto
-
In epoca romana per fusione. Le tecniche di coniazione sono riassumibili riassumendo in: - coniazioni a fusione - coniazioni a martello - coniazioni meccaniche Le monete coniate per fusione si ottengono colando metallo fuso all’interno di una matrice recante il tipo del dritto e quello del rovescio. Le monete coniate a martellate erano prodotte disponendo un dischetto liscio di metallo, il tondello, fra due coni e colpendo quindi il conio superiore con un martello per imprimere l’immagine richiesta su entrambi i lati. La monete con coniazione meccanica sono ottenute con l’ausilio generalmente un torchio. Si crea un modello in gesso di grandi dimensioni della moneta, il modello viene poi ricoperto con gomma siliconata per creare uno stampo per copiare la moneta in metallo o resina. Successivamente con un pantografo, l’immagine viene ridotta su una matrice d’acciaio dalla quale si creano i coni di lavoro.1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
Una delle statue piu’ famose della Roma antica , forse la piu’ famosa , anche per la disputa religiosa che ne segui’ nel tardo Impero , e’ certamente quella della Vittoria o Nike , che rimase riverita e venerata nella Curia del Senato per circa 650 anni . L’origine di questa statua inizia in seguito ad una vittoria sui Romani nel 280 a.C. , una delle “amare vittorie” di Pirro , ottenuta dall’ Epirota ad Eraclea ; a seguito della vittoria militare fu eretta a Taranto questa statua in bronzo dorato raffigurante una Nike alata , una Vittoria , che poggiava un piede su di un globo . Probabilmente la statua è stata identificata con relativa certezza in una terracotta conservata nel Museo Nazionale di Taranto che ne riproduce l’iconografia . E’ certo storicamente che la statua fu trasportata a Roma in occasione della presa di Taranto nel 272 a.C. da parte del Console Lucio Papirio Cursore e posta nell’ antica curia del Senato , mentre Augusto nel 29 a.C. , come riporta Cassio Dione , Storia romana , Libro LI , Tomo 22 , la pose nella Curia Giulia , nuova sede del Senato , dove rimase fino all’epoca in cui fu rimossa per sempre e dove Senatori e Magistrati prestavano giuramento . L' opera statuaria fu al centro nel IV secolo d.C. di una famosa disputa , prima nel 357 d.C. sotto l’ Imperatore Costanzo II , che porto’ a Roma l’ Obelisco piu’ alto del mondo ora al Laterano , il quale pero’ per richiesta dei Senatori ancora in gran parte pagani , rimise al suo posto la Vittoria ; questa fu rimossa successivamente una seconda e definitiva volta , quando il Prefetto dell'Urbe , Quinto Aurelio Simmaco , si contrappose aspramente con un famosissimo panegirico , ma inutilmente , a Sant'Ambrogio , vescovo di Milano , in merito alla sua rimozione insieme all'altare che la sosteneva , dall'edificio della Curia sede del Senato , in seguito a un editto di Graziano del 382 e questa volta fu la fine dell' antica e venerata statua . Un reperto di notevole interesse proviene proprio dal Foro di Augusto a Roma , dove negli anni Trenta si rinvenne un frammento di statua , un piede destro in bronzo dorato , sollevato sulle dita , facente parte di una statua di dimensioni maggiori del naturale , circa due metri , raffigurante una vittoria alata . Il piede poggia su un grosso blocco a forma di parallelepipedo , se questo sostegno fosse stato applicato all’ interno di un globo , come sostegno , potremmo trovarci d’avanti proprio ad un frammento della statua originale tarantina portata via da Taranto dal Console Papirio nel 272 a.C.1 punto
-
Probabili rappresentazioni su Aureo e Denari di Augusto della statua della Vittoria con piede poggiato su globo , nella Curia del Senato , con diversi attributi a secondo delle situazioni iconografiche .1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
