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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/30/23 in tutte le aree
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Ho acquistato ieri un antoniniano di Gallieno della zecca di Milano che sulle prime mi aveva colpito per la sua conservazione e la freschezza del ritratto: un amore a prima vista nonostante la lacuna a seguito di una frattura che tuttavia non pregiudica la godibilità del dritto e del rovescio: D\ [IMP] GALLIENVS P AVG R\ IOVI C[O]NSERVAT, /P 21mm; 2.40g Zecca: Milano Cercando sul MIR, esiste la n. 1186e (4 esemplari) che è quella più vicina: tuttavia la legenda al dritto non collima in quanto questa è più breve "IMP GALLIENVS AVG" senza la "P". Nemmeno scorrendo il testo di Doyen "L'Atelier de Milan 258-268" (a meno che non mi sia sfuggita) ho trovato riscontro con questa combinazione di dritto/rovescio. Infine nemmeno cercando su vcoins, ma-shop, cgb.fr, ac-search ecc non ho trovato altri esempi. Aspetto che mi arrivi per posta per studiarmela bene in mano, ma se non ho preso qualche abbaglio mi sa che la mia analisi fin qui condotta è corretta5 punti
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-> https://www.ilgiornaledellanumismatica.it/giovino-un-usurpatore-lasciato-monete-pregevoli-2/ un articolo datato ma abbastanza interessante per i neofiti Si definì restauratore dello stato, restitutor reipublicae, e si servì delle stesse zecche già attive, senza istituirne di nuove di Roberto Diegi http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/wp-content/uploads/2020/12/foto-1-375x176.jpg Solido di 4,50 grammi coniato ad Arelate tra il 411 e il 413 da Giovino. Al diritto elegante busto diademato. Al rovescio l’Imperatore con labaro e Vittoriola calpesta un prigioniero; la legenda è RESTITUTOR REIP Nel 411 d.C. Giovino fu elevato al soglio imperiale – pur essendo un usurpatore perché l’imperatore legittimo era Onorio – a Mogontiacum (Magonza), dopo la morte di un altro usurpatore, Costantino III. Giovino non era un parvenu, ma il nipote di Flavio Valente Giovino, nominato Magister Armorum per Gallias sotto l’imperatore Giuliano, circa un secolo prima. Ebbe il sostegno della nobiltà gallo-romana e si alleò con le tribù nomadi dei Burgundi e degli Alani stanziate oltre il Reno. Nella stessa zona, però, giunsero anche i Visigoti di Ataulfo, che avevano lasciato l’Italia portando con loro come ostaggi l’ex-imperatore Prisco Attalo e la sorellastra di Onorio, Galla Placidia. I rapporti tra Ataulfo e Giovino, pur formalmente alleati, mostravano già qualche incrinatura. Col sostegno di Ataulfo, Giovino espanse il proprio territorio nella Gallia sud-orientale, ma nominò imperatore coreggente il fratello Sebastiano senza consultare preventivamente Ataulfo, di cui non si fidava. http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/wp-content/uploads/2020/12/foto2_fronte.jpg Un altro esemplare, simile al precedente, rinvenuto nel 2004 nelle campagne inglesi del Kent, è stato di recente posto in vendita all’asta a Londra. Per parte sua, Ataulfo cercava un territorio in cui i suoi Visigoti potessero insediarsi, come Giovino aveva fatto con altre nazioni barbare. La reazione del sovrano visigoto fu quella di accordarsi con Claudio Postumo Dardano, prefetto del pretorio in Gallia e unico alto ufficiale rimasto fedele a Onorio in quella provincia. Attraverso Dardano, Ataulfo concluse con Onorio un accordo, in base al quale l’imperatore avrebbe fornito ai Visigoti viveri ed equipaggiamenti in cambio dell’uccisione dei due fratelli usurpatori, da provarsi con la consegna delle loro teste mozzate. Lo scontro fra Giovino e Sebastiano da una parte e Ataulfo dall’altra divenne inevitabile e si risolse a favore del sovrano visigoto. Era il 413 d.C. e la breve avventura dei due fratelli, nei quali i nobili gallici riponevano le loro speranze d’indipendenza, stava terminando. Sebastiano e Giovino si rifugiarono con i superstiti del loro esercito all’interno delle mura di Valentia (Valence), nel sud della Gallia. La città fu messa immediatamente sotto assedio dalle truppe di Ataulfo, il quale si attendeva che i Burgundi o gli Alani accorressero in aiuto del loro benefattore, ma né gli uni né gli altri si mossero. http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/wp-content/uploads/2020/12/foto-3a-1-375x198.jpg Siliqua di 1,5 grammi circa, coniata a Treviri tra il 411 e il 413. Al diritto busto diademato di Giovino. Al rovescio Roma seduta a sinistra con legenda VICTORIA AVGG. A quel punto Ataulfo, sicuro delle proprie forze, riuscì a entrare in città senza incontrare particolare resistenza. I due nemici furono subito catturati e, rispettando il patto con Onorio, Ataulfo li consegnò a Dardano in quanto governatore della provincia, che risiedeva a Narbona. Gli usurpatori furono condannati a morte e decapitati. Le teste di Giovino e Sebastiano furono consegnate alla corte di Onorio, a Ravenna, dove giunsero il 30 agosto del 413 d.C., ed esposte come monito sulle mura della città. La reazione dei nobili gallici, soprattutto Arverni, che avevano appoggiato la causa di Giovino e di suo fratello fu violenta e preoccupante, tanto che l’imperatore d’Occidente incaricò Dardano di porre fine alle rivolte e ai malcontenti che i maggiorenti già stavano fomentando in tutta la provincia per manifestare la loro insofferenza nei confronti del governo centrale. http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/wp-content/uploads/2020/12/foto-4-375x180.jpg Siliqua di 1,7 grammi coniata ad Arelate (Arles). Al diritto busto diademato. Al rovescio Roma seduta. La repressione di Dardano fu spietata: centinaia furono i condannati a morte, soprattutto tra i nobili Arverni filo-gioviniani. I due fratelli usurpatori, passati alla storia come sovrani fantoccio nelle mani dei barbari, furono presto dimenticati e, in un occidente sempre più germanizzato, solo coloro che riuscirono a sfuggire alla persecuzione di Dardano poterono raccontare le loro gesta. La monetazione di Giovino è composta da solidi, silique e mezze-silique, a differenza di quella del fratello Sebastiano, che coniò solo silique. Le zecche attive per Giovino furono quelle di Treviri, Lione e Arelate, il che dimostra che Giovino controllava quanto meno tutta la Gallia orientale. L’usurpatore Giovino, come risulta da alcuni suoi solidi, si definì “restauratore dello stato” (restitutor reipublicae) e si servì delle stesse zecche già attive, senza istituirne altre. http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/wp-content/uploads/2020/12/foto-4-1-375x180.jpg Siliqua ridotta coniata a Lugdunum. Al diritto busto diademato. Al rovescio Roma seduta con Vittoriola e legenda.5 punti
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Per Giovino mi accontenterei pure di una siliqua schiacciata da un treno , successivamente messa in frullatore, poi ingerita ed evacuata da un sorcio.. 😅5 punti
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Per i prezzi e le fatture tengo a parte un raccoglitore, tengo tutto anche perché mi potrebbero servire per certificare la lecita provenienza delle monete.4 punti
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Caspita, addirittura una collezione reale, vuoi far concorrenza a VE III? 😊4 punti
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Sono arrivato a oltre 700 libri e/o articoli che abbracciano il periodo relativo al Corpus Nummorum Italicorum..Il mio cruccio? Non avere ancora reperito il Lanfranco Prove e progetti originale. Per ora ho solo fotocopie rilegate...ma lo cerco sempre.. Poi donerò la mia biblioteca al mio paese natale4 punti
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-> https://archeologiavocidalpassato.com/2023/08/27/levanzo-tp-nuovi-ritrovamenti-archeologici-nei-fondali-sito-della-battaglia-delle-egadi-recuperati-altri-due-rostri-in-bronzo-sono-legadi-26-e-legadi-27-e-poi-15-elmi-20-para/ Una scoperta importante che va assommarsi alle altre sulla battaglia delle Egadi individuato dal compianto Sebastiano Tusa. Trovate per la prima volta sul fondale anche delle monete d’argento, oltre ad un centinaio di monete enee. Levanzo (Tp). Nuovi ritrovamenti archeologici nei fondali, sito della Battaglia delle Egadi: recuperati altri due rostri in bronzo. Sono l’Egadi 26 e l’Egadi 27. E poi 15 elmi, 20 paragnatidi, una spada e, per la prima volta, 7 monete d’argento Egadi 27: è il 27° rostro in bronzo nei fondali di Levanzo (Tp) sito della battaglia delle Egadi del 241 a.C. (foto regione siciliana) E sono 27! Parliamo dei rostri recuperati nei fondali di Levanzo (Trapani), sito della Battaglia delle Egadi. Sono passati quasi 20 anni, da quel lontano 2004, quando la “scoperta” del primo rostro delle Egadi nello studio di un dentista trapanese ad opera del nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri confermò al compianto Sebastiano Tusa che il luogo di rinvenimento, a poche miglia a Nord-Ovest del Capo Grosso di Levanzo, doveva essere proprio il teatro dello storico scontro navale delle Egadi tra la flotta cartaginese e quella romana che nel 241 a.C. segnò la fine alla prima guerra punica (vedi Recuperato nel mare di Levanzo il dodicesimo rostro che conferma l’ubicazione della battaglia delle Egadi del 241 a.C. tra romani e cartaginesi, che pose fine alla prima guerra punica a favore dei romani | archeologiavocidalpassato). Area della battaglia delle isole Egadi tra romani e cartaginesi nel 241 a.C. L’archeologo Sebastiano Tusa, tragicamente scomparso in un incidente aereo nel marzo 2018 “I fondali delle Egadi”, dichiara l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, “si confermano ancora una volta uno scrigno prezioso di informazioni per comprendere lo scontro navale tra romani e cartaginesi. La scoperta di Sebastiano Tusa continua ancora oggi a ricevere conferme sempre più importanti, avvalorando l’intuizione dell’archeologo prematuramente scomparso nel 2019 che aveva consentito l’individuazione del teatro della battaglia che sancì il dominio dei Romani sul Mediterraneo”. Egadi 26: è il 26° rostro in bronzo nei fondali di Levanzo (Tp) sito della battaglia delle Egadi del 241 a.C. (foto regione siciliana) La campagna di ricerche che si sta svolgendo in questi giorni – come comunica la soprintendenza del Mare – ha consentito il recupero di due rostri in bronzo denominati “Egadi 26” e “Egadi 27”. Sono stati individuati su un fondale di circa 80 metri e recuperati con l’ausilio della nave da ricerca “Hercules” della fondazione statunitense RPM Nautical Foundation che negli anni ha permesso, grazie alle sofisticate strumentazioni presenti a bordo, l’individuazione e il recupero di numerosi reperti riguardanti l’importante battaglia svoltasi il 10 marzo del 241 a.C. Due monete d’argento recuperate nella campagna di ricerche subacquee 2023 nei fondali di Levanzo (Tp) sito della battaglia delle Egadi (foto regione siciliana) Paragnatide recuperato nella campagna di ricerche subacquee 2023 nei fondali di Levanzo (Tp) sito della battaglia delle Egadi (foto regione siciliana) In particolare, in quest’ultima campagna, i subacquei hanno recuperato 15 elmi del tipo Montefortino, 20 paragnatidi (le protezioni per le guance e il viso dei soldati a corredo degli elmi), una spada, un centinaio di monete in bronzo e, per la prima volta in oltre vent’anni di ricerche, 7 monete in argento. Tutti i reperti sono stati trasferiti presso il laboratorio di primo intervento allestito presso l’ex Stabilimento Florio di Favignana e sono già al vaglio degli archeologi della soprintendenza del Mare. Le attività di ricerca nel tratto di mare tra Levanzo e Favignana sono condotte da un team formato dalla soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla statunitense RPM Nautical Foundation e dalla SDSS The Society for Documentation of Submerged Sites. Sala di controllo delle operazioni di ricerche subacquee nei fondali di Levanzo (Tp) (foto regione siciliana) Sono 26 i rostri ritrovati con ricerche archeologiche subacquee a partire dai primi anni del Duemila. Micidiali armi di distruzione che, applicati sulla prua delle navi da guerra, consentivano lo speronamento delle navi nemiche e il conseguente affondamento. Negli ultimi 20 anni sono stati individuati anche 30 elmi del tipo Montefortino, appartenuti ai soldati romani, 2 spade, alcune monete e un considerevole numero di anfore. Da alcuni anni, alle ricerche puramente strumentali condotte in collaborazione con la RPM, sono state affiancate le ricerche con l’impiego dei subacquei altofondalisti della SDSS che hanno consentito, grazie alla specializzazione nelle ricerche in acque profonde, l’individuazione e il recupero di importanti reperti.3 punti
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Salute a tutti gli amici del forum. Quest'oggi ho il piacere di condividere con voi la prima moneta-prova della mia collezione. Come da titolo, trattasi del progetto del 3 centesimi 1806 zecca di Milano. Facente parte delle prime coniazioni eseguite all'indomani dell'incoronazione di Napoleone come Re d'Italia, di questa tipologia esistono alcune varianti per quel che riguarda la realizzazione del taglio. Quella in mio possesso presenta una serie di foglioline di lauro in rilievo e viene catalogata come R4 da Luppino nel suo "Vento Napoleonico" (rif. PP790). Nonostante si tratti di monete-prova, i pochi esemplari giunti fino a noi presentano spesso evidenze di avvenuta circolazione. L'esemplare in mio possesso, lungi dall'essere classificabile come FDC, presenta comunque dei rilievi in buona conservazione e non mostra particolari difetti di conio. Punto debole è, purtroppo, la patina (su cui qualcuno è intervenuto maldestramente) ma spero che con il tempo migliori. Detto ciò, ne approfitto per augurare a tutti voi un buon Ferragosto. Mando gli auguri anche a Napoleone, che domani è il suo compleanno P.S. L'ho acquistata come PCGS MS63 ma a mio avviso è uno SPL. Ovviamente lo slab è già finito nel cestino della plastica.3 punti
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7. Io vado controcorrente. Non li amo, ma per me non sono nenache il male assoluto. Per me hanno anche aspetti positivi, e a chi proprio non piacciono, può sempre rompere lo slab e liberare la moneta. Sulla monetazione moderna li trovo accettabili, spesso le valutazioni sono più affidabili rispetto a quelle di aste o periti locali, la moneta ivi conservata non rischia di alterarsi o di danneggiarsi nel tempo, la valutazione è valida internazionalmente. Da un lato è vero che c'è la moda degli slab, ma dall'altro lato c'è anche una "moda" di condannare senza appello gli slab in un modo forse un po' snob. Un po' di equilibrio ed un freno agli estremismi gioverebbero all'ambiente a mio modesto parere3 punti
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Cari tutti, Apro questa discussione per condividervi e chiedere un vostro parere su questa moneta, un antoniniano di Floriano (276 d.C.), coniato a Lione. I riferimenti corretti dovrebbero essere i seguenti: RIC 2, RIC Online 4140. Normalmente non colleziono monete romane, tuttavia questa volta ho fatto un eccezione. L’ho trovata presso un antiquario di York (UK) che l aveva esposta in una vetrina assieme ad altre monete classiche e medievali. Ad impressionarmi in particolare è stato il dritto con il ritratto dell’imperatore molto dettagliato e chiaro. purtroppo al momento non in grado di fornire il peso e diametro precisi Le foto non sono il massimo e sfalsano un po’ il colore della moneta, in mano più scura ed omogenea. un caro saluto a tutti, matteo3 punti
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Vorrei chiedere alla comunità numismatica quanto vi piacciono le monete conservate in slab da 1 a 10. Ringrazio da subito chi avrà la pazienza di rispondere a questo sondaggio.2 punti
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Cari Amici, Vi sottopongo questa moneta di non facile identificazione,credo tibetana,pesa gr.10,90, diametro mm.31,metallo argento.Parere su autenticità,datazione ed altre info.Grazie. Saluti da Max2 punti
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Francobolli sotto pesi Spero possa essere utile a qualcuno . Buona serata Come recuperare francobolli incollati ai bolari no bolaffi .2 punti
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Io non sopporto gli slab e mi aggrego alla comitiva degli 1, ma il tuo intervento è davvero misurato e ragionevole: penso di essere d'accordo con tutte le tue affermazioni, pur senza variare la mia opinione. Comunque, io non li sopporto per numerosi motivi, a partire dalla trasformazione dell'oggetto culturale in strumento da investimento qualunque fino alla ferma convinzione che una moneta in collezione debba essere libera e vada toccata con le mani: una perizia deve servire unicamente a garantire la transazione, dopodiché può essere comodamente eliminata, mentre uno slab è sostanzialmente uno spreco di denaro e di plastica, che collateralmente porta a un aumento dei prezzi non legato al valore della moneta. Resta comunque più sensato tenere in collezione le monete chiuse negli slab piuttosto che nelle oscene buste di plastica dei periti nostrani.2 punti
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Sfogliare le proprie monete per me deve un piacere, guardare ogni volta il prezzo nel cartellino mi contorcerebbe lo stomaco per i sensi di colpa.2 punti
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Cari Lamonetiani, dopo il breve excursus in Repubblica Italiana con le 10 Lire 1946-1950, eccomi di ritorno nel Regno d'Italia. Oggi vi sottopongo (in due parti) la serie del Centesimo prora (1908-1918), un modulo molto piccolo che, tuttavia a me piace al pari dei grandi moduli come gli Scudi. Ed ecco la seconda parte. Più avanti nella discussione (se avrò attratto la vostra attenzione) vi sottoporrò una di queste monetine "misteriosa" con cui discutere.2 punti
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Questo è il link diretto alla rivista https://www.panorama-numismatico.com/ Questo il link per farselo arrivare a casa https://auctions.nomismaweb.com/it/sitem/2576/abbonamento-panorama-numismatico-annuale/2 punti
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Ogni volta che rivedo gli espositori del Medagliere, l'emozione è sempre più alta. Questa volta con il mio Iphon, sono riuscito a immortalare a pochi centimetri dal vetro, che proteggono quando di piu bello dellarte incisoria della monetazione Siciliana. Condividere queste foto in questa sezione, a beneficio dei tanti appassionat. Un consiglio.......Visitate il medagliere e non ve n'è pentirete. Certamente quel che è esposto è solo una piccola parte. Purtroppo non c'è un catalogo sulle zecche Siciliane. La prima foto, Il tetradramma firmato da KIMON...........Superbo A seguire il tetradramma di Katana firmato da XOIRION1 punto
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Salve. Riporto la foto del retro delle piastre 120 grana 1834 con aquile rovesciate nello spazio Aragona. Tutte quelle che, fino ad oggi, sono conosciute e documentate. Complessivamente sono "sette" e sono suddivise su due conii differenti. Nell'ordine di presentazione, le prime" cinque" presentano uno stesso conio, le successive "due", invece, hanno origine da un conio diverso. Altri esemplari con la variante in oggetto, anche dopo verifiche approfondite, non sono risultati presenti sul mercato. Naturalmente, è gradita la segnalazione del collezionista che si trovi in possesso di una 1834 aquile rovesciate non riportata in questo topic o che ne conosca l'esistenza. Un caro saluto.1 punto
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Buongiorno ragazzi, un piccolo ed umile nummo non classificato , rimasto invenduto, ha attirato la mia attenzione.. da quello che ho capito appartiene a quella serie di monete attribuite ai Vandali , prima del loro insediamento in Africa del nord , che imitavano per molti versi le coniazioni ufficiali imperiali, ma avevano già le loro caratteristiche peculiari, facendo diversi confronti , per stile , se dovessi buttarmi tra Genserico ed Hunnerico direi il primo, ed anche altri soci del forum hanno avuto la stessa impressione, ma ovviamente certezze assolute su questi nummi non possono esserci: 0.56 grammi per 10 mm ..1 punto
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Qualcuno conosce le date in cui si tiene l'evento presso il Novotel di Mestre Venezia, in Via Ceccherini 21, immediatamente adiacente all'uscita Castellana della tangenziale che organizzano Stefano ed Elena Palma ad ottobre?1 punto
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Ciao,oggi condivido un denario abbastanza comune dell'imperatore Caracalla (198-217d.C) recante sul rovescio la personificazione del dio Sole con corona radiata e globo nella manodestra(a significare il mondo romano su cui vegliava) coniato a Roma nel 216 ( spero). È stato uno dei miei primi acquisti, circa 2 anni fa da un commerciante americano, per ricevere il quale dire che è stato complicato è riduttivo. Spedizione gratis tracciabile dagli USA, arrivo in Italia pochi giorni dopo e qui iniziano i problemi. Controllo alla dogana e blocco del plico. Richiesta di informazioni sulle modalità di acquisto, sul venditore ed invio delle mie generalità con foto di carta d'identità. Il tutto perché sul plico non era indicato nulla sul suo contenuto e su quanto era stato pagato ( meno di 50 euro percui non assoggettabile a nessun dazio). Per concludere, la moneta mi è arrivata dopo più dì 2 mesi con un surplus da pagare di 15 euro pena non consegna della stessa e restituzione al mittente. Mai piu fatto acquisti extra UE. Ritornando alla moneta il dio Sole ( Deus Sol Invictus) molto probabilmente ripreso dall'Oriente (Egitto e Siria) celebrava la grandezza e l'importanza del Sole come forza generatrice di tutte le cose esistenti e quindi della vita. Per gli imperatori in modo più deciso a partire dalla dinastia dei Severi (Caracalla fu il primo, Eliogabalo ne fu addirittura l'emblema) ma anche altri imperatori molti anni dopo come Aureliano e Costantino, c'era una sorta di identificazione con questo dio tanto che si consideravano e venivano considerati e venerati allo stesso modo. La data solenne per il suo festeggiamento coincideva con il 25 dicembre, da cui deriva il Natale dei Cristiani festeggiato in tutto il mondo. Da esame diretto risulta coniato, ben centrato, con buon metallo e da quando si può osservare ha circolato svolgendo la sua funzione di moneta. Se volete postate vostri esemplari con il dio Sole, è sempre cosa gradita. Grazie ed alle prossime ANTONIO 19 mm. 2,75 g. RIC 281b Alcune raffigurazioni del dio Sole Altre mie monete con il dio Sole, un sesterzio di Alessandro Severo, un antoniniano coniato ad Antiochia di Gordiano lll ed un denario di Eliogabalo (che non poteva mancare 🙂)1 punto
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Buonasera, questo bronzetto pesa 6,37 g su un tondello di circa 20 mm: Sapete darmi qualche informazione? Grazie!1 punto
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Torna al mercato dopo 13 mesi, un piacevole piccolo bronzo ( c. 65 a.C. / 2,00 g / 15 mm ) attribuito ad Olbia di Scizia, anepigrafe, con al diritto lira ed al rovescio stella . Classificato SNG SHM Moskau 2388-93, sarà il 7 Settembre in vendita RomaNum. 112 al n. 253 .1 punto
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@PostOffice, mi unisco al pensiero di @Jagher Tu sei veramente edificante, e questo è sicuramente dei thread più belli di tutto il Forum 😍 Davvero non ho parole! Super, super, super chapeau 🎩1 punto
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4, gravemente insufficiente Io non demonizzo gli slab che per le monete moderne rappresentano un sistema che ambisce a definire nel modo migliore possibile lo stato di conservazione (per le antiche, mi pare che gli slab abbiano davvero poco senso). Se poi gli slab forniscano sempre e comunque una accurata classificazione dello stato di conservazione di una monete è tutta un'altra questione, ma non mi pare che questo sia il tema della discussione. Come ho scritto in un altro post personalmente preferisco tenere le monete in album che personalizzo aggiungendo fogli con note e cenni storici. In questo modo posso "leggere" la mia piccola collezione in modo completo evidenziando anche i "buchi" che - prima o poi - spero di colmare. Le monete "slabbate" sono troppo ingombranti per essere inserite negli album e per questo motivo evito proprio di acquistarle (non vedo perché dovrei pagarle più di una moneta di analoghe condizioni non slabbata e poi spaccarli per "liberare la moneta" con il rischio di danneggiarla)1 punto
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Dovrebbe essere di Siracusa (Sicilia), al tempo di Agatocle (ca. 317-305 a. C.). Sul dritto la testa di Apollo con corona di alloro a sinistra; sul rovescio triscele con ali ai piedi e Gorgone centrale. apollonia1 punto
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No. Io ho solo il catalogo Baranowsky ! Altrimenti avrei postato una foto migliore!1 punto
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Una delle più belle effigi di Napoleone, se non la più bella... Arte vera e propria, complimenti per l esemplare !1 punto
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Buonasera, Ho ripreso questa discussione in quanto, a distanza di circa 10 anni, non sono riuscito a reperire notizie di altri esemplari noti nonostante la mia "bibliografia papale" si sia notevolmente arricchita (grazie a diversi amici....) e nonostante la notevole quantità di monete papali Rarissime apparse nell'ultimo decennio.... Che sia un R5 come sospetto' Rcamil ? Sempre in attesa di gradite info allego 2 foto "aggiornate"... Daniele1 punto
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1. Ma non ne faccio una crociata. Ho già comprato monete slabbate. Quando mi arrivano a casa, spacco la bara e le conservo come le altre della mia raccolta.1 punto
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Scoperto l’Anfiteatro romano rosso-sangue: straordinario ritrovamento racconta la vita della leggendaria Legio VI Ferrata Il georad impiegato nella ricerche e resti dell’anfiteatro della Legio @ Matthew J. Adams Un mondo sepolto: alla scoperta dell’anfiteatro rosso sangue Una scoperta archeologica senza precedenti, getta lo sguardo sulla potenza militare dell’antica Roma, e porta alla luce un’arena di combattimento ricoperta di un color rosso-sangue, ove si allenava la legione romana. Ci troviamo vicino a Tel Megiddo, Israele. Questa notevole scoperta getta luce sulla rigorosa formazione al combattimento cui si sottoponevano i soldati. Legio: la forza della seconda legione romana Il sito di questa straordinaria rivelazione, noto come Legio, una volta ha ospitato una colossale base militare che alloggiava la Legio VI Ferrata di Roma durante il secondo secolo. Situato nei pressi del sito storico di Tel Megiddo, Legio ha ora rivelato il campo di addestramento degli antichi soldati romani. Dalle profezie all’archeologia: Megiddo e il campo di Legio Lo scavo, guidato dagli archeologi Eileen Ernenwein della East Tennessee State University e Matthew J. Adams del The Center for the Mediterranean World, ha riportato alla luce un anfiteatro all’interno dei confini del campo. Contrariamente alla comune associazione degli anfiteatri all’intrattenimento, questa struttura in particolare era destinata esclusivamente a scopi di addestramento al combattimento. Le pareti dell’arena, dipinte curiosamente di vernice rosso sangue, forniscono una visione affascinante dell’estetica delle strutture di addestramento militare antiche. Sotto il suolo di Kibbutz Megiddo: un antico accampamento romano Di notevole interesse è l’utilizzo del radar a penetrazione terrestre (GPR), una tecnologia all’avanguardia che ha permesso ai ricercatori di mappare le caratteristiche sotterranee del sito senza procedure invasive. Il GPR funziona emettendo onde radio ad alta frequenza nel terreno e mappando gli impulsi che tornano, creando così una mappa sotterranea. Questa tecnica non invasiva ha permesso al team di scoprire caratteristiche nascoste come strade, edifici e cortili. Il team ha utilizzato un sistema GPR trainato da un veicolo, rivelando una visione completa ma affascinante della storia di Legio. Tuttavia, circa la metà del campo rimane da esplorare tramite GPR e attende successive escavazioni. Un’arte tecnologica: radar a penetrazione terrestre rivela i segreti di Legio L’anfiteatro, fulcro centrale di questa scoperta, presenta caratteristiche distintive che lo differenziano dagli impianti tradizionali di intrattenimento. Le pareti circolari che indicano espansioni in diversi periodi evidenziano l’evoluzione di questa struttura di addestramento al combattimento. Matthew J. Adams ha sottolineato la natura unica di questa struttura, enfatizzando il suo ruolo esclusivo per l’uso dell’esercito, una rarità nel panorama archeologico della regione. Formazione mortale: l’anfiteatro di combattimento di Legio Inoltre, questa spedizione ha scoperto tracce intriganti di attività cultiche all’interno del cancello dell’anfiteatro, tra cui numerose lampade che potrebbero essere legate al culto di Nemesis, la dea della vendetta. Questi ritrovamenti illuminano le dimensioni religiose e culturali della vita dei soldati, offrendo una comprensione più completa delle loro esperienze. Un’evolutione continua: le espansioni dell’anfiteatro di Legio La vasta roccaforte militare di Legio si estendeva per 500 metri di lunghezza e 400 di ampiezza, e qui alloggiavano circa 5.000 soldati delle Legioni II Trajana e VI Ferrata. Secondo i ricercatori è stato via via ampliato con il passare dei decenni. Il ritrovamento di resti di sculture (sono stati trovati tre dita di un piede scolpito nell’avorio) in un tempio all’interno della principia—il centro amministrativo e religioso di Legio—ha suggerito la presenza di pratiche di culto imperiale romano. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, molto probabilmente, appartenevano a una statua raffigurante un imperatore romano, forse Adriano (che governò dal 117 al 138 d.C.), Questa intuizione offre uno sguardo sulle credenze spirituali intrecciate con la vita militare. Tracce di culto: misteri all’interno dell’Anfiteatro di Legio Uno degli aspetti più promettenti di questa ricerca in corso è l’indagine sul cimitero legionario, situato al di fuori dei confini del campo, scoperto con il radar (Gpr). I ricercatori stanno raccogliendo campioni di DNA per far luce sulle origini etniche e le pratiche di reclutamento dei soldati. Questo sforzo promette di fornire una comprensione più profonda delle diverse provenienze che componevano le potenti legioni romane. Gli scavi a Legio, diretti da Yotam Tepper e Matthew J. Adams per conto del Jezreel Valley Regional Project e dell’Albright Institute di Gerusalemme, rappresentano una testimonianza dello sforzo collaborativo tra diverse istituzioni, con il sostegno dell’Autorità per le Antichità e il finanziamento di American Archaeology Abroad. Man mano che gli strati della storia continuano a essere svelati, la storia di Legio si evolve da un semplice avamposto militare a una finestra multidimensionale sulla vita degli antichi soldati romani. Le pareti rosse di sangue dell’anfiteatro risuonano con gli urli e gli scontri del passato, offrendo uno sguardo vivido all’addestramento rigoroso che ha rafforzato le leggendarie legioni romane. https://www.stilearte.it/svelato-anfiteatro-rosso-sangue-scoperta-armageddon/1 punto
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Tra laltro.. curiosità ..girando il ritaglio di giornale è comparso l'orsetto Rupert, che rende il frammento ancora più simpatico. (Onde salvaguardarlo l'ho inserito subito in una plastichina e lo lascerò all'interno dell'albumino).1 punto
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All'interno, come può capitare con questo tipo di materiale ..ho trovato un ritaglio di giornale che parla di filatelia, ..o meglio di un'ultima emissione di un francobollo belga. Questo fa capire quanto erano importanti le informazioni in un periodo senza web, tutto veniva conservato.1 punto
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Articolo molto interessante sia dal punto di vista numismatico che storico perchè sinceramente Giovino non lo conoscevo per niente, mi salvo l'articolo per future riletture e soprattutto per aggiungere le monete alla collezione "virtuale" perchè dubito fortemente di riuscire ad aggiungerne una alla collezione "reale" 😅1 punto
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La domanda è: c'erano banconote e monete? Se si, di che Paese e per che ammontare? Ma soprattutto erano rare ? Scusa ma da quando ci sono tutte quelle inserzioni sulle lire e la loro rarità (anche quelle banalissime).... adesso siamo tutti contagiati...1 punto
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https://archeologiavocidalpassato.com/2023/08/29/paestum-9-international-archaeological-discovery-award-khaled-al-asaad-2023-promosso-da-bmta-e-archeo-ecco-le-5-scoperte-archeologiche-del-2022-candidate-egitto-a-saqqara-3/ Paestum. 9° International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2023 promosso da Bmta e Archeo: ecco le 5 scoperte archeologiche del 2022 candidate. Egitto: a Saqqara 300 sarcofagi e 100 mummie del Nuovo Regno; Guatemala: tracce del più antico calendario Maya; Iraq: nel bacino idrico di Mosul una città dell’Età del Bronzo; Italia: a San Casciano dei Bagni dal fango 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romana; Turchia: a Midyat una grande città sotterranea di 2000 anni fa L’archeologo Khaled Asaad, per decenni “custode” di Palmira, assassinato dai miliziani dell’Isis il 18 agosto 2015 Pochi giorni fa, il 18 agosto 2023, è stato l’ottavo anniversario dell’uccisione da parte dei jihadisti di Khaled al-Asaad, direttore di Palmira, la sposa del deserto, di cui aveva nascosto i romani per salvarli da mani assassine. A ottant’anni resse un mese di torture, ma non parlò. Allora i jihadisti, quando si resero conto che non gli avrebbero tirato fuori una sola parola, lo trascinarono nel centro della sua Palmira, nell’anfiteatro romano, e lo decapitarono lì davanti a una folla e poi appesero il suo corpo ad una colonna: era il 18 agosto 2015. Per ricordare quel sacrificio in difesa del patrimonio culturale, è stato istituito l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Attraverso questo Premio la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e la rivista Archeo hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche assegnato in collaborazione con le testate internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), arCHaeo (Svizzera), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia). Le cinque scoperte archeologiche del 2022 finaliste della 9ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” sono: Egitto, nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, a circa 30 km a sud del Cairo, la piramide della regina Neith con 300 bare e 100 mummie; Guatemala, le tracce del più antico calendario Maya; Iraq, dal fiume Tigri nel bacino idrico di Mosul riappare una città dell’età del bronzo; Italia, in Toscana nella provincia di Siena, a San Casciano dei Bagni dal fango riaffiorano 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romana nascoste per millenni; Turchia, a Midyat, nella provincia di Mardin, una grande città sotterranea risalente a 2000 anni fa. Il Premio, assegnato alla scoperta archeologica prima classificata, sarà selezionato dalle 5 finaliste segnalate dai direttori di ciascuna testata e sarà consegnato venerdì 3 novembre 2023, in occasione della XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico in programma a Paestum dal 2 al 5 novembre 2023, alla presenza di Fayrouz e Waleed Asaad, archeologi e figli di Khaled. Inoltre, sarà attribuito uno “Special Award” alla scoperta, tra le cinque candidate, che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico nel periodo 5 giugno – 5 ottobre sulla pagina Facebook della Borsa (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico). La Tomba di Anphipolis a Vergina (Macedonia, Grecia) scoperta è premiata nella prima edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” nel 2015 (foto bmta) Nel 2015 il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi, per la scoperta della Tomba di Amphipolis (Grecia); nel 2016 all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner, direttore della missione archeologica, per la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, responsabile degli scavi, per la “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, Responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel Mar Nero del più antico relitto intatto del mondo; nel 2020 a Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione archeologica italiana nel Kurdistan Iracheno e ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’università di Udine, per la scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia; nel 2021 alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”; nel 2022 a Zahi Hawass, direttore della missione archeologica che ha scoperto “la città d’oro perduta”, fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto nei pressi di Luxor. Egitto: nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, a circa 30 km a sud del Cairo, la piramide della regina Neith con 300 sarcofagi e 100 mummie. Da anni gli archeologi scavano a Saqqara, un altopiano sabbioso usato per costruire grandiosi monumenti funebri, oggi considerato uno dei principali siti archeologici di Giza. Il team aveva inizialmente concentrato i propri sforzi sulla vicina piramide di Teti, il primo re della sesta dinastia egizia. “Teti era adorato come un dio nel periodo del Nuovo Regno e quindi le persone volevano essere sepolte vicino a lui”, ha spiegato Zahi Hawass. “Tuttavia, la maggior parte delle sepolture conosciute a Saqqara in precedenza provenivano dall’Antico Regno o dal Periodo Tardo”. Sono stati trovati 22 pozzi interconnessi, che vanno da 9 a 18 metri, tra cui un enorme sarcofago in pietra calcarea e 300 sarcofagi del periodo del Nuovo Regno, che durò dal XVI secolo a.C. all’XI secolo a.C. I sarcofagi hanno volti individuali, ognuno unico, distinguendo tra uomini e donne, e sono decorati con scene dell’antico testo funerario egiziano “Libro dei Morti”. Ogni sarcofago riporta anche il nome del defunto e spesso mostra i Quattro Figli di Horus, che proteggevano gli organi del defunto. All’interno delle bare gli archeologi hanno trovato i corpi di mummie ben conservate, almeno cento quelle identificate. Inoltre, all’interno dei sarcofagi e dei pozzi funerari, hanno anche trovato manufatti come giochi, piccole statuette conosciute come ushabti e statue del dio Ptah-Sokar, che rappresenta il ciclo di nascita, morte e resurrezione. Questo straordinario ritrovamento dimostra che la tecnica della mummificazione ha raggiunto il suo apice nel Nuovo Regno, in quanto alcune tombe erano protette da una doppia copertura e, scoperchiando il sarcofago, è comparsa una mummia con la testa ricoperta da una sfavillante maschera in oro massiccio. Ma la scoperta più significativa dal punto di vista storico è il ritrovamento di una piramide costruita in onore di una nuova sovrana, finora sconosciuta nel pantheon dei faraoni egizi. Si tratta della regina Neith, mai menzionata in alcun documento storico, che riscrive, ancora una volta, la Storia dell’antico Egitto in maniera più precisa. Guatemala: le tracce del più antico calendario Maya. Sul frammento di un antico murale trovato nel sito archeologico di San Bartolo sono state individuate iscrizioni che risalgono a 150 anni prima dei più antichi ritrovamenti del calendario Maya finora noti. San Bartolo è un sito pre-colombiano della civiltà Maya noto per le pitture sui muri, influenzate dalla tradizione olmeca e dai simboli di un tipo primitivo di scrittura maya, situato nel dipartimento di Petén a Nord Est di Tikal, la più estesa delle antiche città in rovina della civiltà Maya, il cui parco nazionale è sito Unesco. Il frammento #6368, ritrovato presso la struttura di Ixbalamque e datato al 300-200 a.C., usando la tecnica al radiocarbonio, raffigura l’immagine del dio Maya del mais, del periodo tardo preclassico. Due archeologi hanno pubblicato uno studio su undici frammenti di antiche pitture murali Maya scoperti tra le rovine dell’antica piramide di Las Pinturas. Quasi 300 anni prima di Cristo, in questa regione si era in una piena fase di sviluppo culturale e scientifico: qui un tempo c’erano un palazzo e grandi piramidi e la parte di murale che riporta l’iscrizione “cervo 7” probabilmente è stata realizzata durante un periodo in cui il palazzo, oltre che per i riti, veniva usato anche per l’osservazione astronomica. Diversamente dal calendario solare Maya, che finiva nel 2012, questo calendario sacro aveva un anno di 260 giorni e uno scopo più profetico. Si tratta di un calendario legato al tempo ma non in senso lineare. “È più relativo al passare del tempo e alle credenze collegate a ogni giorno specifico”, spiega Heather Hurst, archeologa del team che ha fatto la scoperta. Questo calendario rituale consiste di numeri, dall’1 al 13, associati a una serie di vari simboli, tra i quali conosciamo ad esempio il buio, l’acqua, il cane e il cervo; e i numeri coincidono con le date. Ci sono 20 simboli e 13 date che, considerandone tutte le possibili combinazioni, danno luogo a un ciclo di 260 giorni. Le tribù Maya studiavano con grande dedizione la posizione di Venere, del Sole e di tutti i corpi celesti, essendo interessati allo scorrere del tempo e alla sua ciclicità. I moderni indigeni Maya oggi usano questo calendario per le sue qualità prescienti, ad esempio per prevedere la nascita dei bambini, oppure per determinare il momento giusto per la raccolta. Iraq: dal fiume Tigri nel bacino idrico di Mosul riappare una città dell’Età del Bronzo. Per decine di anni sommersa, dopo una prolungata siccità, un gruppo di archeologi curdi e tedeschi dell’università di Friburgo ha potuto effettuare scavi in una città di 3400 anni fa. La città potrebbe essere l’antica Zachiku, un importante centro dell’impero Mitanni, al potere tra il 1550 e il 1350 a.C., situata vicino al sito archeologico di Kemune. Lo scavo è cominciato a inizio 2022, prima che il sito archeologico scomparisse nuovamente nel lago. Gli archeologi sono riusciti a ricostruire gran parte della pianta della città e a portare alla luce alcuni grandi edifici finora sconosciuti: tra questi, una massiccia fortificazione, un magazzino a più piani e un complesso di officine. È sorprendente che gli edifici in mattoni di fango erano ancora così ben conservati, nonostante sott’acqua per più di 40 anni. Il buono stato di conservazione è stato probabilmente causato da un forte terremoto avvenuto intorno al 1350 a.C., grazie al crollo della parte superiore dei muri che aveva sepolto e conservato gli edifici. Inoltre, sono stati scoperti cinque vasi di ceramica con un archivio di oltre 100 tavolette cuneiformi, probabilmente create poco dopo l’evento sismico, alcune delle quali ancora in contenitori di argilla. Si tratta forse di lettere secondo l’archeologo Peter Pfälzner dell’università di Tubinga, uno dei responsabili del progetto. Le tavolette cuneiformi potrebbero fornire nuove informazioni sulla fine della città sommersa e sull’inizio del dominio assiro nella regione. Al termine dello scavo, gli scienziati hanno adottato alcune misure di protezione: hanno coperto gli edifici esposti con un telo di plastica e li hanno ricoperti di ghiaia, sperando di proteggere le pareti di argilla da ulteriori danni causati dall’acqua. Italia: in Toscana nella provincia di Siena, a San Casciano dei Bagni dal fango riaffiorano 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romananascoste per millenni (vedi San Casciano dei Bagni (Si). Dai fanghi della sorgente termale del Bagno Grande del santuario etrusco-romano emergono oltre 20 statue in bronzo, molti ex-voto, cinquemila monete in oro argento e bronzo di oltre duemila anni fa. L’archeologo Tabolli: si riscrive la storia della statuaria antica e della romanizzazione del territorio. È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace del 1972 | archeologiavocidalpassato). Risalenti a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I d.C., sono state protette per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre del santuario votivo insieme a monete, ex voto e iscrizioni latine ed etrusche. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando, in epoca cristiana, venne chiuso ma non distrutto. Le vasche furono sigillate con pesanti colonne di pietra e le divinità affidate con rispetto all’acqua, per cui rimossa quella copertura è di fatto “il più grande deposito di statue dell’Italia antica”. Le statue, cinque delle quali alte quasi un metro, sono perfettamente integre e sono state realizzate con tutta probabilità da artigiani locali: effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo, mentre l’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha preservato meravigliose iscrizioni in etrusco e latino incise prima della loro realizzazione. Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio dell’Etruria interna (dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese) e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e perfino imperatori. Qui, a sorpresa, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia. La scoperta rappresenta un modello di collaborazione tra Comune (nel 2019 iniziò a finanziare lo scavo del Bagno Grande, dopo aver acquistato il terreno privato e richiesta la concessione, affidando la direzione operativa a Emanuele Mariotti), ministero della Cultura (direzione generale ABAP in collaborazione con la soprintendenza per le province di Siena Grosseto e Arezzo), direzione scientifica dello scavo (Jacobo Tabolli ricercatore all’università per Stranieri di Siena), volontariato locale (associazione archeologica “Eutyche Avidiena”), con la collaborazione di specialisti di ogni disciplina: dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica di più atenei del mondo. Turchia: a Midyat, nella provincia di Mardin, una grande città sotterranea risalente a 2000 anni fa. Nel Sud-Est del Paese, nell’Anatolia sudorientale, è stato scoperto un complesso risalente tra il II e il III secolo d.C.: “Midyat è stato utilizzato ininterrottamente per 1900 anni, originariamente progettato come un nascondiglio o una zona di fuga: infatti, il cristianesimo non era una religione ufficiale nel II secolo”, ha detto Gani Tarkan, direttore del museo Mardin e capo degli scavi. Lungo il tunnel di ben cento metri in luoghi diversi sono state trovate 49 stanze, alcune adibite a chiese e sinagoghe. Ci sono magazzini, inoltre, vari pozzi d’acqua e alcune decorazioni abbellivano le mura in diverse aree. Gli scavi hanno raggiunto soltanto il 3% della città, dunque, potrebbe esserci ancora molto alto da scoprire, in quanto non esiste un’altra città sotterranea che occupi un’area così vasta. Le città sotterranee sono dei luoghi dal grande potere suggestivo: tunnel e gallerie, nati con lo scopo di attraversare più comodamente la città, si dipanano al di sotto della superficie, nascondendo storie antiche di indubbio fascino. Come spiegato dal sindaco, Veysi Sahin, gli scavi sono iniziati in una grotta trovata durante una serie di lavori di pulizia e conservazione delle strade e delle dimore storiche, iniziati due anni prima. Con l’approfondimento dello scavo, sono stati trovati santuari, pozzi d’acqua, depositi e diversi tunnel. La città sotterranea è conosciuta come Matiate, che significa appunto “Città delle Grotte”. Il nome era già menzionato in iscrizioni assire del IX secolo a.C.1 punto
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Mi viene da sorridere pensando se fosse una moneta autentica e venisse sottoposta ai " più banali e casalinghi controlli" 🙂.1 punto
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Carissimo @DALLOZZO, spero che la tua sia una domanda ironica per far sorridere; se è il contrario, la faccenda è molto seria. E' dal 2002 che usiamo l'Euro e se ti sei accorto adesso che i due centesimi hanno la scanalatura,..... a te la risposta. Comunque non è un falso.1 punto
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Complimenti @Marfir la foto che hai fatto al post 24 anche se fatta al volo a mio parere mette in rilievo molto chiaramente la bellezza della moneta. Sona d'accordo con Cinna74, monete così vanno mantenute illibate... saluti1 punto
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Complimenti Cristiano @Asclepia! Ottima moneta e soprattutto Rarissima ( probabilmente la più difficile da trovare di questa Tipologia ). La nostra passione a volte è strana, si cerca una moneta per anni e poi, quando ormai uno si è messo il cuore in pace, ecco che ne spuntano due a distanza di pochi mesi! Per fortuna sono riuscito ad aggiudicarmene un esemplare che condivido. ( taglio a serpentina, contrassegno Asterisco a 5 punte, asse a medaglia ) Ritornando alla rarità, questa è descritta come R4 dal Catalogo Nomisma ( n. 703 ). Nelle Aste passate ne ho trovate solo 2 (Inasta - Nomisma asta 65 ). Quindi, per ora, sono solo 4 in totale, come rilevato da @Raff82. Buona Serata Beppe Solo una puntualizzazione: l'ultima immagine è l'esemplare passato in Inasta e non è il mio esemplare.1 punto
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Buongiorno e buona Domenica...dopo qualche mese di silenzio aggiungo questa rarità alla mia collezione di rame, il grana 3 per Murat più raro. Ho aggiunto anche un 3 grana carino ma lo posterò più aventi. Intanto ecco la mia Gioachino, come al solito foto cussì cussì ma è chiaramente lei....assi a medaglia e contorno a serpentina...1 punto
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Si, il discorso prezzo l'ho tirato fuori perchè mi è stato chiesto, sicuramente come ogni cosa nel fare una valutazione complessiva va discussa pure la richesta , che poi va confrontata coi prezzi reali di mercato.. fatta questa debita premessa, nessuno dei due, nonostante le condizioni, mi dispiace, o meglio, mi piacerebbe in condizioni migliori ma non posso permettermi di spendere 800/900 euro solo per una moneta, va contro le mie possibilità e le mie idee, magari potrei farlo per un sesterzio di Gordiano Africano, primo o secondo che sia, ma non per un denario di Cesare che ha una reperibilità maggiore.. ho creato il post perchè amo discutere di monete con voi , appassionati di numismatica come me, perchè a volte e' bene sentire più opinioni, le due monete hanno entrambe dei pro e dei contro, cerco di fare una scelta meditata appunto perchè non è mia intenzione in futuro rivendere niente, tutto qui..1 punto
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Ma certo! Credo che il taglio di questi progetti sia un elemento molto interessante da poter osservare. Purtroppo su Internet c'è grande penuria di immagini simili.1 punto
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Non ho mai visto una bolla insieme al documento che conteneva. Ho cercato anche in internete, ma foto di bolle ancora sigillate non ho viste nemmeno una. Possiamo solo immaginarla?1 punto
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Proprio il ritrovamento e lo studio di tutti questi rostra hanno portato a ipotesi del loro utilizzo. Innanzitutto erano disposti al pelo dell'acqua e quindi servivano per andare a colpire le navi in corrispondenza della linea di galleggiamento nella cosiddetta opera viva. L'analisi dei danni su rostra ha mostrato che erano presenti segni importanti di colpi sui lati il che fa supporre che lo speronamento non avvenisse pependicolarmente alla nave attaccata come ci han sempre fatto vedere i disegni sui libri o i film in costume, bensì in diagonale. Questo per massimizzare l'efficacia del colpo che non praticava solo un foro ma, grazie all'abbrivvio dell'imbarcazione, o la somma vettoriale degli abbrivi qualora le untà stessero procedendo in direzioni contrarie, sfondava una pare maggiore dell'opera viva creando una falla più importante. Effetto Titanic, per intenderci. Inoltre, e qui la novità, è stato quanto meno ipotizzato, se non effetivamente provato che questi rostra erano prevalentemente monouso. Nel senso che rimanevano conficcati nella nave avversaria e, col loro peso di circa 250/300 Kg facilitavano lo sbandamento dell'imbarcazione colpita permettendo l'afflusso dell'acqua ed il conseguente affondamento. Consideriamo, poi, che la composizione della flotta cataginese in tale occasione presentava un folto gruppo di navi onerarie che portavano rifornimenti alle truppe assediate ad Erice. Ecco il perché di un maggior numero di rostra romani ritrovati. E chissà quanti ce ne sono ancora nascosti. Vorrei inoltre sottolineare il fatto, meraviglioso, del sito di posta della flotta romana sotto Capo Grosso a Levanzo dove si trovano ancora i ceppi delle ancore che sono stati abbandonati per una partenza immediata e per sfruppare la possibilità diportarsi immediatamente in assetto di navigazione portante col vento che veniva da W. Pare di vedere la scena se ci si pensa....1 punto
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