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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/23/23 in tutte le aree
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Proseguiamo il viaggio nelle monete di re Umberto col giro completo (manca ad esser pignoli il 20 Lire 1882 col "2" della data su l'1, ma si tratta di errori di conio e perciò può bastare quello con l'1 inciso su l'1 rovesciato) dei suoi Marenghi:8 punti
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Salve a tutti. La mia napoletana di oggi è questo 8 Tornesi, appena entrato in collezione, che non vedeva l'ora di rientrare in patria 😀 Cosa ne pensate?6 punti
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Ciao! Finalmente ho fatto il primo passo verso le monete della repubblica. Sono partito con una delle mie preferite che ho desiderato per tanto tempo. Ecco la mia prima 500 lire "caravelle". Ho scelto quella del 1991, che è il mio anno. La trovo stupenda. Le foto non sono il massimo, appena riesco le scannerizzo.5 punti
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Il titolo e’ dedicato a quella massa enorme di personaggi dell’ antica Roma i cui nomi , riportati ad esempio su monete , epigrafi o su altri reperti archeologici , sono giunti fino a noi moderni ma di cui oltre al nome non conosciamo praticamente nulla delle loro esistenze . E’ questo il caso di Caio o Gaio Maianio di cui la storia nelle sue varie forme di attraversamento dei secoli non ci ha tramandato altre notizie della sua vita se non il suo nome impresso nelle monete e qualche lapide della sua Gens o di loro Liberti . Infatti noi posteri conosciamo della sua esistenza solo grazie alle monete che portano il suo nome di Magistrato monetale : C. MAIANI , con MA in monogramma , per il resto buio totale . Avendo acquistato recentemente un Asse con il suo nome e con i soliti attributi degli Assi repubblicani , mi e’ venuto il desiderio di conoscere qualcosa di questo personaggio , purtroppo ogni ricerca e’ stata vana , non ho trovato praticamente nulla che potesse farmi conoscere meglio questo Magistrato in quanto e’ un mio interesse storico conoscere le vite di questi antichi Magistrati o degli Imperatori riportati sulle monete imperiali . Di Caius Maianius non si conosce con certezza l’ anno in cui ricopri la carica di Magistrato monetale , il Babelon riporta la data del 194 a.C. mentre testi piu’ recenti riportano il 153 a.C. , non so quale data sia quella giusta , probabilmente la seconda data . Come monete che portano il suo nome sono conosciute : un Denario , la serie dei bronzi , tranne il Sestante : Assi , Semissi , Trienti , Quadranti , Oncia . Per completare le monete emesse da questa Gens romana va ricordato anche un certo Maianius Gallus , monetario al tempo di Augusto , 12 a.C. , che emise un classico Asse con la testa di Augusto al dritto e al rovescio il nome del Magistrato con le sue mansioni di monetiere . Il Babelon definisce questa Gens totalmente sconosciuta alla storia . La Gens Maiania dovette essere comunque una Famiglia piuttosto possidente e nota nell’ antica Roma in quanto possedeva sul colle Esquilino i famosi Horti (Giardini) Maiani che erano confinanti con gli Horti Lamiani , tanto che spesso sono conosciuti con entrambi i nomi , come Horti Lamiani et Maiani , dai quali specialmente al tempo del Lanciani , dopo Roma Capitale del 1870 , vennero trovate moltissime statue in marmo o rocchi di statue , piu’ altre meraviglie archeologiche , tutti reperti provenienti da questi giardini residenziali imperiali . Tornando al nostro Caius Maianius , o meglio alla Gens Maiania piu’ in generale , venne trovata , forse ad Aeclanum nella terra dei Sanniti Irpini , dove si pensa provenisse la Gens Maiania , una lapide che ci tramanda il nome su un'antica lapide : I(ovi) O(ptimo) M(aximo) / Pistillus / et Quintus / et Maianus / Bellici f(ilius) / v(otum) s(olverunt) l(ibentes) l(aeti) m(erito) Una moneta , un Asse , simile a quella in foto , venne trovata a Sava (TA) presso il Santuario della Madonna di Pasano : “A oriente della attuale cappella di Pasano , contiguo alla masseria è stato rinvenuto un gruppo di tombe con corredo e in un vaso di una di queste la moneta romana . Trattasi di un asse repubblicano , che da un lato presenta il volto di Giano Bifronte e dall’ altro la prora di una nave con la scritta C. MAIANI . Ho studiato la moneta : è di bronzo e pesa gr. 17,80” Testo tratto da : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=fb22005925af7466JmltdHM9MTY5NTM0MDgwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTE0NA&ptn=3&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=gens+maiania&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cubGF2b2NlZGltYXJ1Z2dpby5pdC93cC9zYXZhLXRvbWJlLWUtcmludmVuaW1lbnRpLWluLXBhc2Fuby1lLWNvbnRyYWRlLWxpbWl0cm9mZS1jYW1hcmRhLWdyYXZhLWVjYy5odG1s&ntb=1 Altre lapidi di Liberti della Gens Maiania si trovano in Academia.edu , file : “I Liberti privati di Terracina” In foto il mio Asse con l' acrostolio piuttosto grosso e la prua di nave corta e tozza .5 punti
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Questa è un’ipotesi audace. L'autore di questa moneta non aveva mai visto un'aquila. Forse è un pellicano.4 punti
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3 punti
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Buongiorno a tutti. Dopo aver dedicato il post #10 al periodo dal 1900-1914 e il post #84 alla Prima guerra mondiale, ripartiamo con la nostra storia. TERZO CAPITOLO: Dalla fine della guerra all'avvento del Fascismo (1918-1922) Con la cessazione delle ostilità tra Italia e Imperi centrali cessa finalmente la Prima guerra mondiale e prendono avvio le trattative per la definizione dei termini per la pace. Le trattative non furono gestite al meglio dai nostri Rappresentanti, tra cui Orlando e Salandra. I meriti e i sacrifici dell'Italia non furono riconosciuti appieno, tant'è che alcuni iniziarono a parlare di "Vittoria mutilata", ma almeno furono uniti alla Patria i territori di Trento e di Trieste, con ciò chiudendo realmente il nostro Risorgimento. A parziale giustificazione dei nostri Rappresentanti, tuttavia, bisogna ricordare che il presidente americano Wilson - non essendo firmatario del Patto di Londra tra Italia, Regno Unito e Francia - non se ne sentiva vincolato e, come tale, non si sentiva legato alle promesse fatteci nel 1915 mentre Francia e Regno Unito, pur imbarazzate, non potevano inimicarsi l'unica Potenza in grado di riassestare le loro economie (che non erano messe meglio della nostra). Nel 1919 l'Italia era comunque una delle Potenze europee e la Monarchia di Savoia seconda per importanza solo a quella britannica. Il Sovrano poteva fare qualcosa di diverso e ulteriore da ciò che fece? Aveva così tanto potere da modificare un quadro internazionale così grave e complesso? La risposta mi sembra chiaramente negativa. Sul versante interno, l'industrializzazione forzata in tempo di guerra (con quanto ne consegue in termini di meccanizzazione e automazione), l'impiego delle donne in ruoli fino a quel momento maschili, il ritorno dal fronte di migliaia di uomini che chiedevano terra e lavoro non fece che incrementare i disagi e la tensione sociale. Da un lato i reduci rivendicano un ruolo quale compenso dei sacrifici patiti, dall'altro i rossi non perdevano occasione per provocare violenze e disordini che, a loro dire, avrebbero preparato l'Italia a una rivoluzione di stampo russo. E' chiaro che queste forze sarebbero prima o poi venute a scontrarsi, se non si fosse frapposta una classe politica all'altezza della situazione. Nel contesto italiano e internazionale di cui sopra ben pochi mezzi ebbe a disposizione il Sovrano, lasciato sostanzialmente solo da una classe politica fondamentalmente egoista e ottusa. I Liberali pensarono di cooperare con il Fascismo verso l'obiettivo (in sé, sacrosanto) di riconquistare la legalità e mettere fine ai disordini del dopoguerra, ma sottovalutarono il fatto che la cooperazione con una forza abituata all'uso della violenza avrebbe posto fine alla funzione stessa del Partito Liberale. I Popolari, cioè una delle forze uscite vincitrici dalle consultazioni del 1919 e seguenti, scartata per insipienza una collaborazione con Giolitti, fecero assai poco valere la loro forza numerica per tentare di formare un governo coi socialisti riformisti di Turati, con ciò precludendo l'unica possibilità di arginare per via parlamentare il nascente Fascismo. Invero, Turati stesso era osteggiato verso la collaborazione coi Popolari dall'ala massimalista del suo partito, al contrario ben lieta di continuare insieme ai Comunisti l'opera di denigrazione dei reduci di guerra e di aizzamento delle folle verso l'illusione di una rivoluzione bolscevica. Vittorio Emanuele III, forte anche del prestigio maturato nel corso della guerra, nel periodo in esame rappresentava a ben vedere uno dei pochi "punti fermi" delle nostre Istituzioni, al quale tanto i politici più avveduti quanto i rappresentanti stranieri guardavano con fiducia. Poteva fare qualcosa di diverso il Sovrano in una situazione indubbiamente eccezionale sotto ogni verso? Anche qui la risposta mi pare netta: no. Un saluto cordiale e a presto con il quarto capitolo dedicato all'avvento del Fascismo.3 punti
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Buon giorno Jagher. Il segno di zecca P in luogo della R deriva da un progressiva occlusione del conio, a conferma di ciò, il fatto che ci sono diversi stadi di questa occlusione, dalla "gambetta" poco evanescente, alla sua totale scomparsa. A mio avviso si tratta di un difetto di conio e non come qualcuno dice di errore. Osservando le foto da lei postate comunque mi sembra di vedere, in tutti i casi, le gambette più o meno marcate. A mio avviso questo particolare è stato forse troppo enfatizzato, si tratta di una moneta coniata in 32 milioni circa di pezzi e queste cose(i difetti) possono quindi abbasta facilmente succedere. Cordialità Gabriella3 punti
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È lei! Giusto due parole su questa monetina che le merita: la data (1937) e il valore facciale ci portano in Spagna ed in un preciso momento storico di quel paese: la guerra civile spagnola. Durante la guerra civile spagnola, nel 1936, i paesi baschi (Euzkadi in spagnolo) ottennero con l'approvazione delle Cortes della repubblica un governo autonomo. Questo effimero governo richiese dal Belgio la coniazione di una propria moneta nel 1937 e l'operazione avvenne molto rapidamente dal gennaio al febbraio 1937. I contingenti coniati da 2 pesetas, come questa moneta, furono in gran parte portati a destinazione via treno l'11 febbraio 1937, altri in minor modo arrivarono via nave. Il proseguo della guerra e la vittoria di Franco rese queste monete uno dei pochi ricordi storici di quella brevissima paretesi autonoma dei Paesi Baschi. https://www.imperio-numismatico.com/t51898-las-monedas-de-euzkadi-de-1937-fueron-disenadas-por-armand-bonnetain-ab https://es.wikipedia.org/wiki/Gobierno_Provisional_del_País_Vasco https://es.wikipedia.org/wiki/Estatuto_de_Autonomía_del_País_Vasco_de_19363 punti
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DE GREGE EPICURI Dedicandomi ora all'Austria, non poteva mancare questo 7 kreutzer zecca E (Carlsburg): è un numerale strano, emesso per la prima ed ultima volta e con percentuale di Ag insolitamente bassa (25%), probabilmente per le difficoltà create dalle guerre napoleoniche. La zecca è fra le rare, anche se non la più rara. Pesa 4,33 g e misura 26 mm. Attorno all'aquila: V-H, mentre la scritta al rovescio è: FRANC II- DG R IMP- SA GER- H REX AA. Scusate per le foto troppo piccole; se riesco, ne faccio di migliori.2 punti
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cari amici ho notato che di questa bella piastra ce ne sono poche condivise su queste pagine. è una moneta di gusto barocco, con l'immagine del sovrano corazzata, e con lo stemma che riprende quello delle piastre del Sebeto, ma con un disegno diverso. in alta conservazione mi sembra che ne girino molto poche. io vi presento il mio esemplare che presenta, come ulteriore elemento di interesse, la data ribattuta oppure pasticciata. mi piacerebbe ammirare anche le vostre, perciò, per chi ne ha voglia, è invitato a mostrare quelle che avete in possesso.2 punti
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Una immagine simbolica e anche direi storica sulla produzione editoriale del Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio con i suoi 10 Gazzettini del Cordusio e i 3 Speciali sui cataloghi del Medagliere di Ambrosiana e sulla zecca di Milano, una famiglia numismatica autoprodotta e donata ai suoi sostenitori che cresce sempre più nel tempo !2 punti
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un è quello che poi mi viene dopo che ho sfogliato due dozzine di pagine cercando il nastro (mi manca lo scudo, però...) Adesso ho chiesto alla mia AI di fiducia di completare le parti mancanti! È una di queste due?🤣2 punti
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Insieme alla 500 lire ho comprato una 5 lire 1950 (magari domani la pubblico). Vorrei acquistarle in condizioni molto buone finché posso e riesco.2 punti
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Saluti. Non c'è bisogno che me lo chieda. Questa cosa non è stata fatta in Russia. È prodotto in Cina.))2 punti
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Tombaroli si incontrano nei locali dello stadio. Blitz della polizia. Sequestrata una moneta d’oro da 6 milioni di euro. E’ del IV secolo a.C. La storia Un traffico di oggetti antichi di inestimabile valore è stato sventato in un’azione congiunta delle forze di polizia greche. Tra i reperti sequestrati la moneta d’oro antica con il maggiore valore del mondo: circa 6 milioni di euro. L’operazione, coordinata dal Dipartimento Beni Culturali e Antichità della Direzione Sicurezza dell’Attica, ha portato al sequestro di 31 preziosi manufatti antichi, tra cui una moneta eccezionalmente rara proveniente da una colonia greca in Crimea. Questo evento senza precedenti ha gettato luce su un oscuro mondo di contrabbando di antichità che minaccia il patrimonio culturale della Grecia. Il cuore dell’operazione era situato nei locali dello Stadio Olimpico “TAE KWO NTO” nella zona di Paleo Faliro, dove una rete di contrabbando di antichità era attiva. Un membro chiave di questa rete, noto con il soprannome di “Tzoni” ed originario dell’Albania, presumibilmente era coinvolto nella vendita di antichi manufatti provenienti da Attica ed Epiro. L’operazione ha avuto inizio il 16 settembre. Il Dipartimento Beni Culturali e Antichità ha poi condotto una perquisizione nell’area circostante l’edificio, rivelando un tesoro di oggetti antichi che costituiscono un patrimonio di inestimabile valore storico e archeologico. Gli antichi reperti sono stati trasferiti alla sede del Dipartimento Beni Culturali e Antichità, dove sono stati esaminati da un esperto archeologo dell’Eforato delle Antichità del Pireo e delle Isole. Secondo l’archeologo, ben 27 di questi manufatti rientrano nelle disposizioni di tutela della Legge sulla Tutela dei Beni Culturali Antichità, mentre quattro di essi richiedono ulteriori investigazioni per determinare la loro origine e valore. Per preservare e valutare adeguatamente questi antichi tesori, gli oggetti saranno consegnati al Museo Archeologico del Pireo e al Museo Numismatico di Atene. Un fascicolo completo contenente tutte le informazioni rilevanti sarà presentato al procuratore del tribunale per i reati minori di Atene. Uno dei reperti più straordinari scoperti in questa operazione è una moneta d’oro, uno “statere di Pantikapaion Crimea,” risalente al IV secolo a.C., che ha un diametro di circa 17 millimetri e un peso di circa 9,2 grammi. Questa moneta è stata riconosciuta come particolarmente rara dagli esperti del Museo Numismatico di Atene, in quanto rappresenta la figura del dio “Pan” in una rara rappresentazione frontale ed è originaria dell’antica città di Pantikapaion, una colonia greca situata nel Chersoneso Taurico del Mar Nero, oggi conosciuta come Crimea. Nel mondo della numismatica antica, un nuovo record è stato stabilito proprio nei mesi scorsi con la vendita di un’antica, analoga moneta d’oro greca proveniente dalla Crimea. Lo statere venduto all’asta era un tempo conservato nel museo statale dell’Ermitage di San Pietroburgo fino agli anni ’30 del XX secolo ed è stato messo all’incanto nel maggio 2023 per raccogliere fondi a favore del governo sovietico. La casa d’aste responsabile della vendita è stata la Numismatica Ars Classica di Zurigo, con un prezzo finale di 4,8 milioni di sterline (corrispondenti a 5,39 milioni di franchi svizzeri). Con il nome “statere,” nell’antica Grecia si indicava originariamente un didramma, ovvero una moneta del valore di due dracme, in qualsiasi metallo. Successivamente, in Macedonia, vennero coniate monete con un peso di 8,10-8,60 grammi, corrispondenti all’unità aurea. Ciò che rende eccezionale lo statere venduto è la sua estrema rarità, con solamente tre esemplari conosciuti in tutto il mondo. La storia di questa moneta straordinaria risale al IV secolo a.C. ed è legata all’antica città greca di Panticapaeum, situata nelle vicinanze dell’attuale Kerch, sulla costa orientale della Crimea, all’interno del Regno di Bosforo. Si ritiene che il ritratto del satiro sulla moneta potrebbe essere un omaggio al re spartano Satyros I, che governò lo Stato greco-sciita dal 432 a.C. al 389 a.C. Dall’altro lato, il grifone rappresenta i mitici guardiani dei giacimenti d’oro presenti nelle montagne della Scizia.2 punti
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Non ci crederai ma con la mia coppia ci giravo proprio intorno, ma a volte un graffietto in più, una minuscola ammaccatura, o un pò di sporco sulla faccia, ti cambiano l'aspetto di un profilo, quindi la scartavo. Uno o due pesetas per Euzkadi del 19372 punti
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Si tratta di una rotazione interessante, ma NON è un errore di conio, è un difetto di conio: quest'ultimo (il conio del rovescio) ha subìto una rotazione imprevista. Certamente ha un surplus economico che molto dipende da quanto è disposto a pagare chi vuole averla in collezione. L'immagine corretta da riportare è questa:2 punti
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Non entro nel merito del ponte,ma 2300 per 6 fa 13.800 millimetri,cioè 13,8 metri.2 punti
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Buongiorno a tutti...dopo un pò di tempo torno a scrivere e a condividere...ultima variante entrata in collezione, un 3 grana 1810 con legenda a caratteri grandi su dritto e rovescio, rombetti al posto dei punti, niente punti o rombi dopo GRANA e data stretta. Eccola...e buona mattinata a tutti!2 punti
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Salve! ho appena acquistato questa moneta di Nicola I, a me personalmente affascina moltissimo, sia per mole, materiale e semplicità! Voi cosa ne pensate?1 punto
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Lot 255 | Auction: 14 Justinian I, 527-565. Follis. Follis di Giustiniano zecca di Roma, definito eccezionale dalla casa d'aste. Justinian I, 527-565. Follis (Bronze, 26 mm, 10.65 g, 6 h), Rome, 537. D N IVSTINIANVS P P AVG Diademed, draped, and cuirassed bust of Justinian I to right. Rev. Large M between six-pointed star and cross; above, cross; below, ROMA; all within wreath. DOC 321a. MIB 214. SB 292. An exceptional example of this interesting western issue with a wonderful green patina. Somewhat smoothed, otherwise, nearly extremely fine.1 punto
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Questa ha i peli!! Sia per le circostanze,la moneta,e il luogo in cui si è svolto il tutto. Tanto valeva incontrarsi nei locali della questura. https://www.stilearte.it/tombaroli-si-incontrano-nei-locali-dello-stadio-blitz-della-polizia-sequestrata-una-moneta-doro-da-6-milioni-di-euro-e-del-iv-secolo-a-c-la-storia/1 punto
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Felice di vederti. Saluti. Ti svelo un segreto. L'aquila non è russa, ma bizantina. Quest'aquila è volata addirittura in Italia e ha nidificato con te.1 punto
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Inedito, raro? Non dovrebbe essere anepigrafo il dritto con la cornucopia? È un ibrido tra tipologia con ara a lati curvi e acciarini pietre focaie e fiamme? Come la si dovrebbe catalogare? @gennydbmoney gennydbmoney: Sembrerebbe l'accoppiamento del dritto del tornese del 2° periodo:PHILIPP.III.DG.REX.ARA.VTR+,acciarino attorniato da quattro pietre focaie disposte a croce e intervallate da fiamme,e il dritto del tornese del 3° periodo: PHILIPP.III.DG.REX✶cornucopia ricolma di frutta e spighe curvata a sinistra e che divide la data 16/17... Il dritto del secondo tipo non corrisponde comunque a quello dell'anno 1617 perché cambia la disposizione dei simboli mentre in questo proposto e di tipo normale... Il lato con cornucopia e ghirlanda è da attribuire al rovescio del tornese del 2° tipo... Bisognerebbe verificare sul CNI ma credo che tu ci abbia già guardato... Se fosse mio lo catalogherei come ibrido accoppiato con due dritti,un dritto del tornese 2° tipo ,ma non del 1617 ,e il dritto del tornese del 3° tipo 1617... Bel pezzo... Layer1986: Manca sul CNI, anche se sono definiti 3 cavalli, ci sono quelli con l'ara e quelli anepigrafi. Comunque per rimanere in tema discussione, la moneta è passata all'asta ACM 30 gennydbmoney: Per stare in tema discussione avresti dovuto postarla nella discussione delle monete di Filippo III... Magari un curatore potrebbe spostarla...1 punto
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Potenza europea ? Se non ci fosse stata la Grecia, come diceva Giolitti, saremmo stati gli ultimi... Seconda monarchia europea per importanza ? Ma credo che quella spagnola, belga e olandese fossero tenute molto più in considerazione (senza calcolare che c'erano pure quella norvegese, svedese, danese, rumena , bulgara, jugoslava, ...). Un po' di modestia non guasterebbe! Poverino, solo contro tutti e contro il mondo... Purtroppo devo notare che l'abitudine tipicamente nostrana (oggi diventato pure uno sport in certi ambienti) di addossare le proprie colpe sugli altri è sempre viva e florida....La colpa è dei politici? Ma non erano proprio quelli vicini al sovrano? Mah, intervento molto debole nelle argomentazioni soprattutto di quelle pro-savoiarde.1 punto
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Ciao @carmhack Condivido la tua scelta ("...il primo passo verso le monete della repubblica") e questa moneta è bellissima se non la più bella. Parere personale naturalmente saluti1 punto
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Monete coniate esclusivamente per il mercato "numismatico" non hanno ne spirito e ne anima Ho cercato tra le emissioni asiatiche per "l'anno del cavallo", diversamente non l'avrei mai trovata.1 punto
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Il mio pensiero. Il rovescio mi fa pensare anche ad una Salus che dovrebbe essere con lo scettro (che pare di intravvedere) e con la patera (che qui non si vede). Così come non vedo il serpente avvolto all'altare. In esergo, forse, qualche lettera, tipo COS? Ciao. Stilicho1 punto
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Il mio pensiero. Sul dritto, da ore 11, mi pare di leggere PONT MAX e l'effigie pare quella di Augusto. Il rovescio ha un grande SC e intorno potrebbe esserci, come legenda, il nome di uno dei tresviri monetales IIIVIR A A A F F, ma qui non leggo nulla dalla foto. Se non ricordo male, gli assi di Augusto hanno il busto dell'imperatore sul dritto, mentre i dupondi con rovescio simile hanno la scritta AUGUST/TRIBUNIC/POTEST posta su tre righe. Anche il peso mi pare più vicino a quello di un asse. Queste emissioni sono databili tra il 19 ed il 4 a.c. Dai anche una occhiata qui: Le monete di Roma Imperiale: Augusto (lamoneta.it)1 punto
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dovrebbe fare parte della serie dei Magistrati monetari si legge ( PONT MAX ...) - risalire al nome del magistrato è difficile, non leggo nessuna indicazione al R/ con queste immagini- potrebbe essere Maecilius Tullus come questo , ma è una mia opinione.. https://www.wildwinds.com/coins/sear5/s1684.html#RIC_04351 punto
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Buongiorno,non ti sbagli,sul Magliocca non è riportata perché l'autore non la ritiene una variante importante (con cui concordo) ma una semplice curiosità... Inoltre non basterebbe un solo volume per riportare tutte le micro varianti e presunte tali... In ogni caso non aggiunge valore alla moneta...1 punto
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Quella cosa che comincia per esSe e finisce con ..IGA, con una efFe di mezzo 🤦♂️1 punto
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in base a diametro, peso e tre testine di moro, direi piuttosto Baiocco del 3° tipo https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-PIOVIIP1/3 Mario1 punto
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Per Pertinace non avrei fretta, o meglio io ho preferito aspettare che mettermi in collezione una moneta che poi risultasse “poco godibile”, ma capisco che questo concetto è comunque soggettivo, c’è il poi il tema di quanto si può o si vuole investire. Comunque ricordiamoci che collezionare è un piacere e non ci obbliga nessuno, se non noi stessi, a tappare un buco nella collezione…. Riguardo Pertinace riporto alcune notizie sulla sua breve storia: PUBLIUS HELVIUS PERTINAX la cui nascita nel 126 .C. è disputata fra il Piemonte (Alba Pompeia) e la Liguria, era Prefetto di Roma quando nell'ultima notte dell'anno 192 venne ucciso l'imperatore Commodo. In quella stessa circostanza il Prefetto del Pretorio, Leto, si recò da Pertinace e gli offri il trono a nome dei soldati. Anche se a mala voglia, Pertinace accetto; e il Senato, cui era gradito, lo proclamò imperatore e padre della Patria. Fu il solo imperatore al quale furono attribuiti nel medesimo tempo i due titoli. Ben presto però Pertinace si alienò i senatori con una legge sulla proprietà e con la vendita delle cariche statali e perdette prestigio anche tra i pretoriani per il mancato pagamento del donativo. Fu appunto il pretoriano Tausio che il 28 marzo dello stesso 193, dopo appena tre mesi di regno, lo uccise trafiggendolo con la propria asta. Subito i soldati percorsero le vie di Roma portando in mostra la testa di colui che ottantasette giorni prima avevano eletto imperatore. (Dal libro di Elio Biaggi sui Sesterzi di Roma Imperiale)1 punto
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Vero! È un BB+ e fu il primo che misi in collezione: da qualche tempo sto cercando di sostituirlo con un altro in miglior conservazione. Per le 50 ed i 100 Lire umbertine temo dovrai aspettare parecchio... Prima devo completare i Marenghi di Vittorio Emanuele II. E me ne mancano ancora un po'.1 punto
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Ciao! Le monete con raffigurata S. Giustina, dedicate alla Martire padovana ed eletta da Venezia Compatrona della città dopo la Sua presunta intercessione verso Dio, che determinò la vittoria navale di Lepanto il 7 ottobre 1571, furono tra le più longeve emesse dalla Serenissima; certamente nacquero per ricordare questo importante evento, ma erano monete e lo sono state sempre. Possiamo dire che erano monete "commemorative". Alcune tipologie, specie le frazioni, vennero coniate fino al termine della Repubblica, pur subendo molte varianti nella iconografia. Emesse sotto il dogato di Alvise Mocenigo I° (1570 – 1577) le monete da 40 soldi e da 20 soldi furono il primo tributo dedicato alla Santa, ma Questa trovò spazio anche nei dogati successivi, in altri nominali più importanti, come i ducati da 124 soldi ed i ducatoni da 160 soldi. saluti luciano1 punto
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Quali sarebbero i motivi che mettono dubbi sull'autenticità? Ric 119? corretto?1 punto
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Un vecchio articolo, di quando il Lidar era ancora semi-sconosciuto https://ilfattostorico.com/2012/07/27/il-lidar-sta-rivoluzionando-larcheologia/ Le nuove tecnologie laser di scansione remota stanno ottenendo risultati eccezionali nell’archeologia. Possono rimuove in digitale la vegetazione e ottenere un’immagine pulita della superficie terrestre, potendo così rilevare caratteristiche del terreno altrimenti invisibili. In varie parti del mondo si stanno scoprendo migliaia di nuovi siti. Collina di Tara, Irlanda. Nel riquadro, delle strutture finora sconosciute (The Discovery Programme) (The Discovery Programme) Sono stati scoperti un henge (a), un tumulo (b). Il punto (c) è invece uno scavo di inizio ‘900 (The Discovery Programme) Grandi potenzialità Per decenni gli archeologi hanno studiato l’oppidum celtico di Glauberg, noto per la scoperta della statua di un guerriero conosciuto come il Principe celta di Glauberg. Dopo tutti questi anni, non si pensava che il sito conservasse altre sorprese, almeno fino all’utilizzo della nuova tecnologia LiDAR (Light Detection and Ranging). Una serie di rilevamenti aerei con questo strumento aveva prodotto un’immagine tridimensionale della superficie, completa di tutte le costruzioni celate sottoterra. I ricercatori, abbastanza sbalorditi da ciò che avevano rilevato, avevano riconosciuto una dozzina di tumuli sconosciuti: “Siamo andati e ne abbiamo guardati da vicino cinque”, spiega Axel Posluschny. “Erano tutti tumuli funerari”. Posluschny gestisce un progetto chiamato Archaeolandscapes Europe (ArcLand), che opera sotto la Commissione romano-germanica dell’Istituto archeologico germanico (DAI). Circa 57 università europee e centri di ricerca partecipano a questo progetto finanziato con 5 milioni di euro, cominciato nel 2010 e che terminerà nel 2015. L’obiettivo è quello di aumentare l’uso in archeologia di tecnologie di telerilevamento moderne come LIDAR, georadar e altre di tipo elettrico e magnetico. Scansione LiDAR di Glauberg (DAI) Glauberg, senza vegetazione, mostra tumuli e fossati (DAI) Glauberg non è un caso isolato: la valle del fiume Boyne, in Irlanda, contiene l’eccezionale complesso archeologico del Brú na Bóinne, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Ebbene, il programma di ricerca irlandese “Discovery Programme” ha compiuto rilevamenti laser sulla già ben studiata area, scoprendo una serie di piccoli tumuli, forse tombe e terrapieni dell’Età della pietra. La mappa era praticamente piena di punti di potenziale interesse archeologico. La valle del fiume Boyne e tre monumenti del Brú na Bóinne (GoogleEarth, DigitalGlobe) I punti in rosso sono siti di potenziale interesse archeologico, quelli in verde sono già noti (University College Dublin) Una visione d’insieme Il Lidar ha anche permesso agli archeologi di fare scoperte sorprendenti nei luoghi più “oscuri”. Per esempio, in una foresta nei pressi di Göppingen, in Germania, hanno trovato un intero sistema di fortificazioni che non è per niente sepolto o invisibile a livello del suolo. “Il muro era alto 3 – 4 metri in alcuni punti”, spiega Jörg Bofinger, un funzionario statale dell’ufficio di preservazione storica. “Era completamente sconosciuto”. Per di più, la zona era pure stata studiata con fotografie aeree dall’inizio degli anni ’80. “È incredibile che una cosa del genere ci sia sfuggita”, dice Bofinger. Ma gli archeologi sperano di ottenere risultati ancora migliori. “Uno non si limita più a guardare un singolo sito, ma cerca di comprendere l’intero paesaggio culturale”, dice Posluschny. Il motivo di ciò, continua, è che si può capire “come la gente pensava, viveva e lavorava” se si guarda a un ritrovamento nel contesto del suo più ampio ambiente. Questo è particolarmente vero quando si tratta di grandi costruzioni, come i terrapieni di Cornesti. Queste enormi fortificazioni in Romania risalgono presumibilmente all’Età del bronzo, a circa 3.500 anni fa. Il nucleo interno delle quattro fortificazioni concentriche ha da solo una superficie di quasi 6 chilometri quadrati. Viste dall’alto, le onde nel paesaggio – che a terra passano inosservate – rivelano un sistema di fossati e bastioni. Cornesti (GoogleEarth, DigitalGlobe) (GoogleEarth, DigitalGlobe) Far sparire le foreste Grazie alla fotogrammetria, è possibile generare il modello 3-D di un’area prendendo le immagini da diversi punti. Tuttavia, il problema è che nelle normali immagini aeree, i paesaggi non sono sempre ricoperti solo di prati o campi di grano. Spesso ci sono fitte foreste a nascondere tutto quello che si trova sotto. Il LiDAR può superare questo ostacolo. Oltre a fornire immagini 3D più precise, può eliminare la vegetazione. E in più, si possono ottenere immagini di distese enormi in un colpo solo. Ad esempio, sono state fatte le scansioni LiDAR di quasi l’intero stato del Baden-Württemberg. All’inizio i 160 terabyte di dati vengono esaminati automaticamente da un computer per cercare le strutture più evidenti. Data la vastità delle informazioni, questo richiede però un po’ di tempo: i computer stanno effettuando calcoli da cinque anni, e Bofinger stima che ci vorranno altri tre anni prima di avere le mappe di tutti i potenziali siti archeologici. Quanto sia prezioso questo strumento si può capire da questo singolo esempio nella Foresta Nera. In questa zona di 2.000 chilometri quadrati, erano già noti circa 3.000 siti archeologici. Ma, dice Bofinger, “dopo la scansione LiDAR, ne abbiamo rilevati più di 36.000”. Improvvisamente, i ricercatori si sono trovati a guardare un paesaggio culturale che era sprofondato nel dimenticatoio. Quelle che nelle precedenti immagini aeree sembravano semplicemente dense foreste, potrebbero ora essere indentificate come fornaci, solchi, strutture minerarie, terrapieni e tumuli funerari. La foresta nera (Landesamt für Denkmalpflege Baden-Württemberg) (Landesamt für Denkmalpflege Baden-Württemberg) I droni danno una mano I laser possono anche rilevare le strutture subacquee. Sebbene possano penetrare solo fino a quattro metri di profondità, questo è sufficiente in molti casi, poiché la maggior parte dei ritrovamenti si trova in acque poco profonde vicino alle coste. In più, ci sono una serie di tecnologie che permettono di riconoscere le strutture sottoterra senza dover spostare montagne di terra, come per esempio georadar e rilevatori elettromagnetici. Nei prossimi anni, guardare i siti dall’alto potrebbe anche diventare il metodo standard visto che i costi continuano a scendere. Solo pochi anni fa, i ricercatori dovevano ancora salire a bordo degli aerei per scattare le immagini, mentre oggi vengono utilizzati droni senza pilota per i lavori a bassa quota. La combinazione della tecnologia LiDAR e dell’analisi delle immagini al computer sta fornendo, dice Posluschny, opportunità fantastiche. “È attualmente in corso una rivoluzione nel telerilevamento archeologico”, dice.1 punto
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Periodo fortunato questo per la sezione umbro-marchigiana della mia biblioteca numismatica, ultimo arrivato il volume in edizione originale del Corpus dedicato alle Marche, trovato in ottimo stato a 100 euro... 🤓1 punto
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Per me dare un voto non è facile, io ho una collezione che si è sviluppata negli anni andando a ritroso nel tempo, ho iniziato collezionando la Repubblica Italiana ed adesso sono alla Repubblica Fiorentina. Per la mia attuale collezione le monete slabbate sono pochissime e non mi interessano, quindi voto 1. Mentre per la mia vecchia collezione sto un po' alla volta mandando le mie monete a slabbare, soprattutto la Repubblica Italiana, i pezzi ovviamente più costosi, e devo dire che non mi dispiace di averle protette con una gradazione imparziale, e qui voto 8. Saluti Marfir1 punto
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Buongiorno a tutti ragazzi!!! Essendo un neo collezionista Volevo sapere un vostro parere su questa moneta che ho acquistato da poco… grazie a tutti1 punto
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Non so se è giusto mettere questa discussione in questa sezione, magari stava bene pure nella piazzetta del numismatico...nel caso spostatela ;) Comunque stasera navigando alla ricerca di informazioni varie sull'euro mi sono imbattuto in questo articolo scritto alle soglie dell'entrata in vigore dell'euro che mi è piaciuto molto per il suo dipingere un tempo veramente antico (oggi noi discutiamo se è meglio Paypal o carta credito... :D ) e che qui vi ripropongo. Racconti per una lira. Quando le monete dividevano l'Europa di SANDRO VIOLA LA VIGILIA dell'euro, il pensiero che fra pochi giorni si viaggerà da un paese all'altro dell'Unione senza più dover cambiare la lira in franchi, marchi, pesetas e via dicendo, riportano alla mente d'un europeo d'età avanzata una quantità di ricordi. I primi assai lontani, di mezzo secolo fa. Nell'Europa del dopoguerra, ancora imbrigliata da severe restrizioni valutarie e da lunghi, puntigliosi controlli doganali, poche cose erano infatti tanto complicate come assicurarsi il cambio della lira per i nostri primi viaggi nel continente. Uscire dal paese con una valuta straniera era proibito e, quanto alle lire, era consentito portarne fuori confine soltanto una cifra modestissima. Così, le famiglie del giovane che s'accingeva a partire discutevano per giorni il da fare, cercavano il consiglio di parenti e amici, chiedevano favori. E finiva che un'eccitante sensazione d'incertezza e d'avventura, di leggi violate, di possibili arresti alla frontiera, avvolgesse il viaggio ancor prima d'iniziarlo. Nel 1951, a Parigi, il mensile che m'avevano assegnato i miei dovevo andarlo a ritirare in uno studio severo di rue de la Boetie. Lì me lo consegnava in franchi un nostro conoscente, un italiano che lavorava per un'organizzazione internazionale, sul cui conto bancario a Roma mio padre aveva intanto versato l'equivalente in lire. A volte il funzionario era occupato, e restavo ad aspettarlo un'ora e anche due. A volte non aveva ancora ricevuto dalla sua banca italiana l'avviso del versamento effettuato dai miei: e allora s'azzardava diffidente ad un magro anticipo (rivedo le sue dita che pescavano caute, esitanti, un biglietto o due nel portafoglio), seguito da un sermoncino su quelle che considerava le mie «spese eccessive». Il tutto a porte ben chiuse e voce bassa. Io ingollavo le attese, e non mi facevo turbare dal sermone. Era tale la felicità di sentirsi in tasca dei soldi da spendere, che ancor oggi, quando passo da rue de la Boetie, mi sembra di risentirmi euforico e leggero come allora. E, certo, i soldi duravano poco. Se ne andavano rapidi la notte al Petit Dome, il bar americano che stava di fianco al Dome in boulevard Montparnasse, o al bar del Montana in rue Saint Benoit; oppure al Club Saint Germain — di faccia al Montana — dove suonavano sino all'alba Stephane Grappelli e Sidney Bechet col suo quartetto; oppure ancora alla Rose Rouge, a sentire i Frères Jacques mentre Anouk Aimèe si muoveva incantevole, giovanissima ma già enigmatica, lunare, da un tavolo all'altro. E' vero, l'euro non potrà ancora essere speso in Inghilterra. Ma lo si potrà cambiare come di consueto in banca, o far spuntare le sterline da una macchinetta con la carta di credito: e il tutto a volontà. Mentre nell'Europa dei Cinquanta anche in Inghilterra si doveva ricorrere, per le operazioni di cambio, a varii e contorti passaggi. Col solo vantaggio che a Londra la procedura si svolgeva in modo più spedito e professionale. Contra legem come a Parigi, ma espletata da gente con un senso pratico, un'elasticità ancora sconosciuti nel continente. Nel 1952, affidati ad un cambiavalute di Milano, i miei soldi approdavano infatti in un ufficio finanziario della City. Vecchie scrivanie di mogano, ancora qualche colletto duro, i vetri delle finestre ingrigiti dallo smog. All'ingresso un usciere claudicante, dappertutto portaceneri dove le Player's, le Piccadilly e le Senior Service degli impiegati si consumavano lentamente, riempiendo le stanze d'un forte aroma di tabacchi Virginia. Un impiegato, sempre lo stesso, mi riceveva con modi compassati ma cortesi. Piegava in quattro un foglio di carta bianca facendo scorrere l'unghia sulle pieghe, lo sezionava, e metteva da parte tre dei ritagli. Sul quarto residuo del foglio mi faceva poi scrivere e firmare una ricevuta a titolo personale (ricevo dal signor X Y...), infine contava le sterline da versarmi. E al momento dei saluti — avendo combattuto in Italia, sulla linea Gotica — compitava un passabile «Arrivederci, signor Viola». In quell'ufficio di Londra scoprii, come ho accennato, il pragmatismo britannico. A volte succedeva infatti che mi presentassi all'appuntamento — ormai senza un penny in tasca — con sei o sette giorni d'anticipo sulla fine del mese. A differenza di quel tale a Parigi, l'impiegato della City subito domandava: «Di quanto ha bisogno?» Io dicevo una cifra (la prima volta esigua, e le volte successive man mano sempre più alta), e lui stava già aprendo il cassetto dove teneva le banconote. Diversa era soltanto la ricevuta, che in questi casi — trattandosi d'un prestito e non di un'operazione di cambio più o meno illegale — recava l'intestazione della finanziaria e la formula consueta: «Ricevo dalla società Z & W ...» Perché la Z & W mi desse tanta fiducia, senza minimamente temere che dall'Italia non sarebbe giunta alcuna rimessa e che io non avrei restituito il danaro, fu all'inizio un mistero. Poi capii che la pratica finanziaria inglese, collaudata ormai da secoli e in mezzo mondo, prevedeva qualche margine di rischio pur di funzionare sveltamente, senza tanti intoppi e lungaggini. E in ogni caso, che fortuna essermi imbattuto in un sistema così flessibile. Infatti le mie visite alla City, e le firme sulle ricevute, si moltiplicarono. Così che quando lasciai Londra, il mio debito verso la Z & W era ormai considerevole. Anche lì, sui marciapiedi di Lombard street, a due o tre porte dalla Lloyds Bank dove T. S. Eliot aveva lavorato per molti anni, quanta esultanza nel tastare la tasca sinistra del pantalone e sentirvi dentro il rotolo delle sterline. Mezz'ora prima ero senza un soldo, e il fiume m'era sembrato plumbeo, sporco, malinconico; ma con in tasca il prestito della Z & W, persino la vista del Tamigi dava allegria. Subito veniva alle labbra il capolavoro dei fratelli Gershwin, «A foggy day in London time». Il loden aperto e svolazzante, scendevo Lombard street canticchiando la canzone, ogni qualche metro accennando un passo alla Fred Astaire. Non che Londra fosse alla moda e divertente come Parigi. Incombevano ancora le ristrettezze dell'»austerity», alcuni generi di consumo restavano tesserati, non c'erano ragazze vestite di nero alla Juliette Greco e caffè dove si poteva sedere a fianco di Sartre o di MerleauPonty. Ma Harrod's già traboccava di pullover delle migliori fabbriche scozzesi, i cravattai di Old Bond e Jermyn stavano recuperando le vecchie forniture di seta italiana e francese, Soho cominciava a rianimarsi, e da Prunier la sogliola di Dover preparata «Wellington» era magnifica. In breve: a volerlo, anche a Londra si poteva spendere un bel pò di danaro. Tra l'altro, l'Inghilterra d'allora costituiva per un giovane venuto dal continente un'esperienza di viaggio non tanto diversa da come può essere oggi approdare nello Xinijang cinese, mettiamo, o in Patagonia. Com'era infatti diverso, esotico, il paese che nei nostri temi in classe di pochi anni prima avevamo chiamato la «perfida Albione». Com'erano diversi il cibo, il modo in cui erano vestiti gli uomini (manovali, bottegai o elegantoni), gli odori delle case. Gli orari, le misure di peso e lunghezza. I poliziotti e le farmacie, i bar — o meglio il loro equivalente, i «pubs» — i treni e i taxi. Inoltre la sterlina non veniva suddivisa col sistema decimale, la spina dei nostri rasoi elettrici non s'adattava alle prese locali, le automobili procedevano sulla sinistra. Oggi tutto è cambiato, resta soltanto la differenza della guida a destra, ma allora sembrava di metter piede agli antipodi. I commessi di Asprey e Fortnum & Mason in tight, i tabaccai del centro con gli scaffali di rovere e i vasi di porcellana per le diverse misture di tabacco da pipa, il montone con la salsa di menta al primo piano dell'Old Cheeshire's, i teatri famosi con le poltrone spelacchiate e il pavimento cosparso di cicche, le amazzoni ad Hyde Park, i cori dell'Esercito della Salvezza a Chancery Lane. Come pareva lontano, il Continente. Una decina d'anni dopo quel soggiorno a Londra, i problemi dell'esportazione di valuta restavano più o meno identici. Passare la frontiera con una cifra consistente in lire non si poteva, né erano ancora possibili — se non per ragioni commerciali — le rimesse bancarie. Nel '60, a Parigi, i soldi mi giungevano infatti dalla Svizzera. Lì le lire erano arrivate dall'Italia nelle gerle dei cosiddetti «spalloni», i contrabbandieri di valuta: e dalla Svizzera, ormai cambiate in franchi, avevano proseguito per la Francia. Ad ogni primo del mese, la mattina presto, mi chiamavano per telefono dalla portineria dell'albergo. Scendevo, e trovavo ad aspettarmi un francese col viso malaticcio, l'impermeabile liso e le scarpe perennemente infangate. Dopo un saluto rapido e impacciato salivamo nella mia camera, e lì l'uomo cavava dalla tasca interna della giacca, uno ad uno, piccoli fasci di franchi trattenuti da uno spillo. Curioso, la consegna non comportava alcun rilascio di ricevuta. Del resto stavamo compiendo, io e l'uomo con l'impermeabile, un reato, e la cosa importante era sbrigarsi il più rapidamente possibile. Così lui sgusciava svelto dalla stanza, e sul letto dove li aveva deposti restavano i franchi. Biglietti fiammanti, fruscianti, la cui sola vista era una commovente promessa di felicità. Nonostante stesse infuriando la questione algerina, col suo strascico di bombe Oas e micidiali cariche di polizia al metro Charonne, in quell'inizio dei Sessanta Parigi era ancora Parigi. Erano cambiati i punti di riferimento, ma non l'atmosfera. Il Petit Dome e la Rose Rouge non esistevano più, il Club Saint Germain era infestato di provinciali, e dal Montana erano spariti i personaggi più interessanti, Marcello Pagliero, Claude Roy, Raymond Queneau, Alexandre Astruc. I bar erano adesso il «Village», che s'avviava però verso la decadenza, e il «Nuages». Di giorno si mangiava qualcosa da Lipp o al Flore, la sera ci si vedeva a pranzo alla Coupole, a notte s'imparava a ballare il «twist» da Règine e in un posto alla fine di rue Princesse di cui ho scordato il nome. I franchi venuti dalla Svizzera se ne andavano in un baleno. Le difficoltà nel cambio delle valute s'attenuarono — ma neppure tanto — alcuni anni dopo, quando presi a viaggiare per i giornali. A quel punto si poteva già cambiare in Italia le lire in una valuta estera, ma provvedendosi d'un permesso dell'Ufficio Cambi che doveva essere esibito alla frontiera. In più la cifra della valuta da esportare veniva annotata, con i relativi timbri, sul passaporto. I controlli restavano comunque severi. Ogni tanto accadeva infatti che una coppia di finanzieri fermasse il viaggiatore in partenza, e in uno sgabuzzino lì accanto lo sottoponesse ad una meticolosa perquisizione. Si viaggiava portandosi dietro dollari e non lire, perché c'era il rischio che non solo in Ghana o nello Yemen, in Pakistan o in Paraguay, ma persino in piena Europa, la lira venisse rifiutata dai cambiavalute o dagli albergatori. Una sera dell'autunno '62 rientravo in automobile dall'Inghilterra, via Ostenda, e trovai le Fiandre affogate in un mare di nebbia mai vista, tanto fitta e impenetrabile da sconsigliare la continuazione del viaggio. Mi fermai così in un paese tra Ostenda e Bruges dov'ero riuscito a distinguere l'insegna d'una locanda, e dopo aver mangiato un memorabile coniglio alla mostarda, vi trascorsi la notte. Avevo con me soltanto delle lire, e con queste l'indomani provai a pagare il conto. Ma l'albergatore scosse la testa, le respinse con un gesto deciso della mano: lire no, non ne voleva. Nè le volle poco dopo l'impiegato della piccola agenzia bancaria nella piazza del paese, dove m'ero recato con l'albergatore alle costole. Seguì un lungo e colorito litigio a tre, io e i due testardi fiamminghi, sinchè alla fine dovetti pagare una telefonata a Bruxelles con la quale l'impiegato chiese alla sede centrale prima l'autorizzazione ad accettare le lire italiane, e poi il tasso di cambio. Tutto questo è ormai finito. In una gran parte dell'Europa il passaporto non serve più, i doganieri (nonostante le maggiori cautele del dopo 11 settembre) non fanno più aprire le valigie, e tra qualche giorno non ci saranno più neppure le residue, piccole noie che erano ancora rimaste: la fila agli sportelli delle banche negli aeroporti, le moltiplicazioni e divisioni per stabilire esattamente quante lire avevamo pagato la dracma, l'escudo o il franco belga, l'attenzione che bisognava mettere,maneggiando i primi giorni una moneta straniera, per non confondere un biglietto di banca con quello di maggior valore. Così, se già oggi oltrepassiamo le Alpi come andando da un quartiere all'altro delle nostre città, l'uso dell'euro è destinato ad accentuare la sensazione d'essere sempre, più o meno, nello stesso luogo. Senza passaporto nè controlli doganali, con in tasca una stessa moneta per tante destinazioni (e in più sapendo che all'arrivo a Parigi o a Londra, a Lisbona o a Dublino o a Madrid, troveremo gli identici negozi, le identiche insegne, l'identico cibo, l'identica musica, lo stesso di tutto), si potrà ancora parlare di «viaggio»? Nell'Europa d'un tempo, dove i paesi erano profondamente diversi l'uno dall'altro, il cambio delle valute, il maneggio di banconote e monete inusuali, erano già una «differenza», una novità, la prima percezione dell'esserci allontanati da casa. Poi venivano, piacevoli o spiacevoli, le conferme. Il caffè non era come in Italia, a Lisbona c'erano le granseole e i lustrascarpe migliori, in Francia si fumavano le «Gauloises», in Germania si mangiava troppo maiale e in Spagna si faceva tardi, molto tardi la sera. Ma adesso queste asimmetrie sono scomparse, tutto è irrimediabilmente livellato. Un'epoca s'è chiusa. La parola «viaggio» diverrà sempre più impropria, e per poterla pronunciare ancora bisognerà essere in partenza per l'isola di Pasqua o essere tornati dal deserto del Gobi. Da "La Repubblica" del 24 dicembre 2001 E voi che esperienza avete? Personalmente ricordo che ancora quando andai in Olanda nel 1998 in gita ai tempi del Liceo (in pulman passando per mezza Europa)avevo il portafoglio con dentro un misto di Franchi francesi, Marchi tedeschi, Fiorini olandesi, Franchi Svizzeri e Lire Italiane... e quando per errore tiravo fuori una banconota italiana per pagare qualcosa lo "straniero" di turno declinava gentilmente... (Sempre bistrattate le nostre Lirette! :( ) . Però in effetti era divertente fare conti e approcciarsi a nuove realtà monetarie...confrontare i prezzi... Nei viaggi recenti che ho fatto tutto questo non c'è più e tutto è MOOOLTO più comodo, però quel fascino antico è andato perso... peccato. :rolleyes: A voi la parola.1 punto
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