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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/26/23 in tutte le aree

  1. Ci troviamo costretti a intervenire nuovamente in questa discussione visto che i precedenti appelli, anche dell'Amministratore, non sembrano aver sortito effetto. Così, ho provveduto ad oscurare diversi messaggi in cui l'argomento della discussione era completamente dimenticato a favore di una serie di sproloqui conditi anche da attacchi personali. La posizione dello staff è ben sintetizzata in uno dei pochi post razionali di oggi: Ci auguriamo che possa essere così, evitandoci di dover prendere decisioni che comportino la chiusura della discussione, e non solo.
    5 punti
  2. Invece, lo è stata. Infatti il Sudtirolo era incluso nella Decima Regio dell'Italia romana. In seguito fece parte del Regno d'Italia sotto Ostrogoti e Longobardi e infine del Regno d'Italia Carolingio. Nel secolo XII divenne la Contea di Tirolo - Gorizia sotto Alberto I conte in Val Venosta. Nel 1274 la Contea si divise in Contea di Tirolo sotto Mainardo II e Contea di Gorizia sotto Alberto II. Rimase indipendente fino al 1363 quando su decisione di Margherita Maultasch si unì agli Asburgo. Scusate l'O.T. Arka Diligite iustitiam
    5 punti
  3. vi mostro questa monetine inserita da tempo in collezione.
    3 punti
  4. A mio avviso, questa è una discussione molto interessante. Affinché possa serenamente proseguire (e non essere chiusa), è bene evitare scontri personali. Commentiamo e ribattiamo solo alle idee ed alle affermazioni. A me personalmente piace leggere pensieri diversi dai miei
    3 punti
  5. Un tremisse di Romolo Augusto in Asta Artemide LX 28-29 ottobre 2023 lotto 644 per una base d'asta della modica cifra di 25.000 € Romulus Augustus (475-476 AD). AV Tremissis. Mediolanum mint. Obv. D N ROMVLVS AGVSTVS PF AVG (AV ligate). Pearl-diademed, draped and cuirassed bust right. Rev. Cross within wreath; COMOB in exergue. RIC X 3419; Lacam 37; Depeyrot 43/2 corr. (obv. legend); Toffanin 541/1; cf. Biaggi 2393; cf. Mazzini 10. AV. 1.47 g. 14.50 mm. RRR. Extremely rare. Superb coin, possibly the finest specimen offered in public sale. Sharply struck on regular flan, brilliant surfaces. Good EF. L'ultimo sovrano legittimo dell'Impero Romano d'Occidente fu Giulio Nepote, che rimase imperatore costituzionale in contumacia dalla sua base in Dalmazia. Tuttavia, tradizionalmente tale onore è stato erroneamente conferito a Romolo Augusto (a volte soprannominato Augustolo, "il piccolo imperatore"), il quale, dopo che Nepote fuggì dall'Italia, fu acclamato imperatore come figura di spicco dell'esercito di suo padre. Il suo regno durò solo dieci mesi prima che i germani agli ordini di Odovacar ritirassero il loro sostegno e deponessero sia il giovane imperatore che suo padre. I germani lasciarono vivere l'ex imperatore ragazzo e gli fornirono un'ampia pensione in modo che potesse andare in pensione anticipatamente in una tenuta sul Golfo di Napoli in Campania, dove si dice che abbia vissuto per almeno altri trent'anni.
    2 punti
  6. Ciao, oggi condivido con piacere il mio ultimo arrivo, un sesterzio dell'imperatore Antonino Pio (138-161 d.C.) con la personificazione sul rovescio della dea dell'Equita' (Aequitas), moneta comune coniata a Roma nel 148-149 d.C. Il sesterzio mi permette di archiviare anche questo Augusto (una finestra aperta la lascio solo per un antoniniano di consacrazione fatto coniare da Traiano Decio 🙂) del quale sono giunte a noi un numero molto elevato di monete. Fu senza dubbio uno dei migliori regnanti che l'impero ebbe, infatti governò per più di vent'anni e grazie alle sue capacità politiche ed umane assicurò al popolo un lungo periodo di pace e prosperità. Proprio per queste sue virtù gli fu dato l'appellativo dì Pio. Per quanto riguarda l'Equita' sul rovescio della moneta (nella sua raffigurazione classica, stante con bilancia e cornucopia dell'abbondanza) rappresentava per I romani l'imparzialità e quindi la giustizia ed era punto di riferimento sia nei rapporti commerciali che nei contenziosi giuridici. Principio di equità e quindi di imparzialità (che non era una norma scritta) da tenere sempre presente anche oggi soprattutto da chi svolge funzioni di garante e di giudice (ma purtroppo per incompetenza, per malafede o peggio per accondiscendenza di parte e per mancanza di spina dorsale non è sempre così.....peccato....anzi vergogna....). Da esame diretto risulta coniato, ben centrato, con buon modulo e peso, metallo abbastanza integro (per una moneta che ha 2000 anni) ed ha evidentemente ottemperato alla sua funzione di moneta con usura da circolazione ben visibile. Su questo ho tutto da imparare ma sembra non essere stato ritoccato nelle legende e nelle figure, quindi nessuna manomissione da parte "dell'homo insapiens". Per me ottimo il ritratto di Antonino Pio (che è stato il motivo principale che mi ha spinto ad acquistarlo 🙂). Posto per condivisione anche I miei denari. Grazie ed alle prossime ANTONIO 33 mm. 26,20 g. RIC 855
    2 punti
  7. Cari Lamonetiani, il buon @viganò mi invita a postare le monete dell'Eritrea della mia collezioncina ritenendo ch'io abbia qualcosa di buono (bonta sua) fra le monete di Umberto. Condivido con voi il 1890 (in attesa di reperire le foto degli altri anni). I 50 Centesimi (o 1/10 di Tallero) furono coniati, rispettivamente 686.082 nel 1890 ed 1.113.918 nel 1891 (sempre con millesimo 1890) per un totale di 1.800.000 esemplari. Di questi, ne furono ritirati 1.732.991 pezzi per essere rifusi e trasformati (così come anche gli altri valori) in spezzati d'argento (Ag 835/1000) nazionali (Gigante). Contando anche i dispersi e quelli andati distrutti, ne rimangono a disposizione dei collezionisti 67.009.
    2 punti
  8. Complimenti Arka, per la verita' storica e l' onesta' intellettuale che rivela il suo pensiero. Dalle sue parole sempre traspare la vera cultura mitteleuropea.
    2 punti
  9. fatta periziare, confermato il qFDC. perfetto. mi ha consigliato un prezzo di 650€ come vendita tra privati.
    2 punti
  10. Risponderò qui solo ad @Arka per rispetto che ho nei suoi confronti. Quello che dici è vero, ma tu stai mettendo sullo stesso piano l'impero romano con l'Italia. Allora per fare l'Unità d'Italia avremmo dovuto conquistare e liberare mezza Europa e tutto il Mediterraneo ? Ad esempio anche l'Iraq faceva parte dell'impero sotto Traiano... L'idea e la consapevolezza politica dell'Italia arriva con la pace di Lodi ben successivamente al 1363. Quindi il Tirolo meridionale (lo dico all'italiana) politicamente e culturalmente non ha mai fatto parte dell'Italia, con buona pace di coloro che credono anche che VEIII è il migliore dei re possibili (parafrasando Leibniz). PS: al signore che subito mette le faccine (senza neppure riflettere un'istante) ricordo di seguire le lezioni di Barbero proprio sul tema...
    2 punti
  11. Salve ragazzi, oggi vi mostro un bel doppio fiorino di Vittoria datato 1887. Ho notato che il ritratto della sovrana è uguale alla moneta di un crown mostrato in altra discussione, solo che al posto del San Giorgio ci sono gli stemma dei 4 regni uniti. Anche questa è molto affascinante.
    2 punti
  12. Ciao è un quinario : https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G50/1 Moneta comune
    2 punti
  13. Si, salvo rari casi, gli importi delle spese di spedizione delle Zecche per chi acquista dall'estero sono diversi da quelle applicate agli acquirenti "interni". Molti francesi, nei forum, si erano lamentati delle spese di spedizione applicate dalla Zecca Italiana. La Zecca Finlandese applica oltre 50 euro di spese di spedizione, quella Lituana più di 40 e quelle francesi e spagnole oltre 30.
    2 punti
  14. Buongiorno alla sezione, Secondo me, e sottolineo secondo me, non basta guardare solo questo singolo caso per affermare che sia una A difettosa, ci sono diversi casi in cui la V ha il piedino "traumatizzato", più probabile che sia una V di diversa fattura, come per altro molte altre A sono di diverso font (piedini traumatizzati e non), io penso che in zecca avessero diversi punzoni delle singole lettere e le usassero random, senza una vera logica, nel caso della A senza piedino ad esempio è usata nelle 40 o 41 (vado a memoria)insieme alle A con tutti e due i piedini. Vista anche io su un mashop, conio diverso da quello in oggetto, ma la conservazione è così bassa che non permette di vedere se c sia anche li la stanghetta verticale oppure no,sembrerebbe di no. Nel caso della piastra in oggetto io penso sia una V con una specie di stanghetta in verticale. Alcuni esempi di vere V "traumatizzate". Un saluto. Raffaele.
    2 punti
  15. Le passioni (se sono veramente tali) non servono ad arricchirsi e la numismatica appartiene certamente a tale categoria. Affronto questo tema - scontato per molti lettori di questo sito - perché talvolta quando viene presentata la numismatica ai (pochi) giovani che oggi se ne interessano vengono passati - forse involontariamente - messaggi che tendono a confondere la passione per le monete con una qualche forma di investimento. Ad esempio, tempo fa mi è capitato di leggere in un catalogo una frase del tipo "inserite nelle vostre collezioni anche monete d'oro in modo da garantirvi contro le fluttuazioni del puro mercato numismatico" (cito a braccio, ma il senso era questo). Un invito di questo tipo mi sembra piuttosto fuorviante perché in pratica si suggerisce di tesaurizzare monete d'oro "di Borsa" che dal punto di vista numismatico dicono poco o nulla. Partendo da queste riflessioni, mi sono domandato cosa sia successo a chi - una ventina di anni fa - avesse deciso di acquistare un marengo umbertino. In particolare non mi riferisco al comunissimo millesimo 1882 che troviamo facilmente dai compro-oro, ma il ben più raro millesimo 1884, coniato in soli 9.775 esemplari. Si tratta di una moneta classificata R2 che - soprattutto se ben conservata - ha un valore di mercato decisamente superiore rispetto a quello intrinseco dell'oro. Sfruttando il bel sito online del Catalogo Gigante sono andato a vedere come è evoluto il prezzo di vendita di tale moneta dal 2005 fino ad oggi, considerando uno stato di conservazione qFDC. I valori sono riportati nel grafico seguente: Il prezzo di vendita (indicato dai punti blu) è quello di alcuni listini italiani e delle principali case d'asta (inclusivo dei diritti). Si nota una grande variabilità, normale perché la classificazione qFDC si presta ad un ampia gamma di interpretazioni e nel conto va messo anche il margine di aleatorietà legato alla vendita all'asta. La linea rossa è un fit lineare (senza alcuna pretesa) che l'indica l'andamento a lungo termine delle quotazioni. Si vede abbastanza bene che c'è stata una tendenza generale alla riduzione delle quotazioni: chi avesse acquistato nel 2005 si ritrova - dal punto di vista finanziario - con una evidente perdita, senza contare l'effetto dell'inflazione che si è accumulata negli anni. Si tratta di un solo esempio e lungi da me l'idea che da questo si possano estrarre regole generali, ma mi sembra comunque significativo. D'altra parte la crisi di giovani vocazioni numismatiche produrrà in futuro un forte calo della domanda, mentre le vendite realizzate dagli eredi dei vecchi numismatici faranno crescere l'offerta. Il mercato ha le sue regole spietate. Dal punto di vista puramente finanziario le cose sarebbero andate ben diversamente se - usando gli stessi soldi - nel 2005 qualcuno avesse acquistato un certo numero dei comunissimi marenghi del 1882 che allora si potevano comprare sotto la soglia dei 100 Euro. Oggi avrebbe più che triplicato il capitale, ma sarebbe stato un puro investimento senza alcun interesse numismatico. In conclusione, la numismatica è una passione che può essere anche particolarmente costosa e che non garantisce un ritorno dal punto di vista finanziario. Ognuno deciderà quanto spendere in base ai suoi desideri ed alle sue disponibilità, ma non facciamo passare - neppure in via indiretta - il messaggio che possa portare anche ad una qualche forma di ritorno economico.
    1 punto
  16. Salve a tutti, vi presento l’ultimo lavoro della Edizioni D’Andrea, The Diobols of Tarentum in the National Archaeological Museum of Naples . L’opera, a firma di Alberto D’Andrea, Marco Miglioli, Giuseppe Sarcinelli ed Enrico Vonghia, chiude il quadro dei dioboli conservati presso i poli museali, illustrando oltre 160 monete, provenienti dal celebre museo partenopeo. Gli esemplari erano noti solo attraverso le descrizioni del Fiorelli, ovvero il Catalogo del Museo Nazionale di Napoli – Collezione Santangelo – Monete Greche (del 1866) e il Catalogo del Museo Nazionale di Napoli – Medagliere – I. Monete Greche (1870 ); qui vengono per la prima volta riportate le foto a colori in alta definizione. Inoltre vengono espunte dal novero delle emissioni tarantine alcuni esemplari che gli studi affrontati dagli autori hanno invece inquadrato come imitative apule, o di Eraclea o Pandosia. Introduzione di Floriana Miele, comitato scientifico: Francesco D’Andria (Accademia dei Lincei), Eva Degl’Innocenti (Direttrice Musei Civici Bologna), Diego Elia (Università di Torino), Giovanni Gorini (Università di Padova), Valeria Meirano (Università di Torino), Adriana Travaglini (Università del Salento) e Rosa Vitale (Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”). 124 pagine, prezzo di copertina € 50,00. https://www.edizionidandrea.com/
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  17. Salve, avendo trovato questa moneta da 2 euro, che subito a vista mi è sembrata con evidenti errori di conio vorrei un vostro parere su una stima del valore numismatico. Le punte delle stelle arrivano fino alla parte dorata e i bordi sono metà lisci e metà zigrinati come da immagini allegate. Ringraziandovi anticipatamente vi saluto. Giuseppe
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  18. buongiorno, mi è capitato sotto mano questo esemplare e l'ho preso per studio. l'Attardi lo segnala come probabile artefatto. diametro:30,5mm peso:12,85g spessore:2mm
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  19. É proprio lei, grazie mille per l'aiuto ☺️
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  20. Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 giugno 1808 – Milano, 5 luglio 1871) è stata una nobildonna, patriota, giornalista e scrittrice italiana che partecipò attivamente al Risorgimento. Fu editrice di giornali rivoluzionari, e molte sue opere sono incentrate sugli anni della prima guerra d'indipendenza. Cristina Trivulzio di Belgiojoso Ritratto di Cristina Trivulzio di Belgiojoso di Francesco Hayez, 1832, Collezione privata, Firenze Lingua Scarica PDF Segui Modifica Maria Callas, nome d'arte di Maria Anna Cecilia Sofia Kalos, contrazione del cognome originario Kalogheropoulou, in greco Μαρία Άννα Καικιλία Σοφία Καλογεροπούλου? /maˈria ˈana kjɛkiˈlia soˈfia kalojeroˈpulu/ (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), è stata un soprano statunitense di origine greca, naturalizzata italiana e successivamente greca[1]. Maria Callas nel 1958
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  21. DE GREGE EPICURI Ritratto bellissimo. Brutta la ricostruzine "americana" a colori, che mi ricorda Quo Vadis, Fabiola e anche Il Gladiatore.
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  22. Bel sesterzio, pesante, ottima leggibilità, ben centrato! Peccato solo per la mancanza di patina, sicuramente tolta in antichità, o , se vogliamo, ha acquisito la cosidetta patina da antica collezione..
    1 punto
  23. Senato della Repubblica XIX Legislatura DDL S. 762 Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di semplificazione delle procedure per la circolazione dei beni culturali e misure di agevolazione fiscale per oggetti d'arte, d'antiquariato e da collezione. Export e commercio d'arte e antiquariato - Tiscali Cultura 57193.pdf
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  24. Cancrinit https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cancrinite
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  25. In realtà è una storia divertente. Il conte era tedesco e il suo cognome in tedesco suonava come un cancro. Il nonno del conte tradusse il suo cognome in latino e divenne cancro, ma in latino, ma in russo. Cankrin. CANCRINIA
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  26. Forse bisognerebbe approfondire un pochino la Storia prima di fare affermazioni così forti. Anzitutto, l'intervento in guerra al fianco di Gran Bretagna, Francia e Russia non era certo un desiderio personale di Vittorio Emanuele III ma di ampi strati della popolazione. Le motivazioni erano varie: c'era chi vedeva negli Imperi centrali delle autocrazie pericolose, che se avessero vinto avrebbero sottomesso l'intera Europa. Costoro ritenevano necessario che Austria e Germania andassero fermate, anche perché molto probabilmente (se avessero vinto) si sarebbero in futuro vendicate del "tradimento" italiano. C'era, invece, chi coltivava il sogno di completare l'unità nazionale e, magari, espandersi anche nel Mediterraneo, con qualche nuovo possedimento nei Balcani, in Albania e in Turchia. A favore dell'intervento c'erano gli studenti, i futuristi e gran parte della borghesia. Dall'altro lato, invece, c'erano coloro che volevano che l'Italia si mantenesse neutrale. Le motivazioni alla base del non intervento erano fondamentalmente due: 1. Evitare che l'Italia subisse migliaia di morti e feriti (desiderio incarnato, in particolare, dalla Chiesa). 2. Evitare un'eventuale sconfitta militare, dato che l'esercito non era pronto per un conflitto del genere (tesi portata avanti da Giolitti). Queste erano le due anime del Paese nel 1914-15. Come si può vedere, nessuno smaniava particolarmente per entrare in guerra al fianco delle Potenze centrali, se non una minoranza assoluta. Riguardo alle promesse tedesche di cedere Trento e Trieste in cambio della neutralità, ebbene queste erano soltanto delle promesse fatte dalla Germania ma a cui l'Austria fu sempre poco incline a soddisfare, se non quando ormai era troppo tardi, ovvero quando sapevano tutti che l'Italia stava per firmare un patto con la Triplice Intesa. La Chiesa si spese moltissimo per cercare di convincere l'Imperatore Franceso Giuseppe a cedere qualcosa subito (non a guerra finita) ma questi si rifiutò. Veniamo ora al presunto colpo di Stato fatto da Vittorio Emanuele III nel 1915. Come sappiamo, coloro che architettarono il Patto di Londra furono Vittorio Emanuele III, Salandra (Presidente del Consiglio) e Sonnino (Ministro degli Esteri). Secondo lo Statuto Albertino, il Re poteva dichiarare guerra di sua iniziativa ma il governo doveva poi ottenere il benestare del Parlamento. Il problema era che il Parlamento era in maggioranza filo-giolittiano e, quindi, sfavorevole all'intervento. La situazione era, quindi, complessa: Salandra, non avendo l'appoggio delle camere, il 13 maggio 1915 si dimise dall'incarico. Il Re offrì, quindi, l'incarico a Giolitti (che aveva in mano il Parlamento) ma costui rifiutò, temendo la reazione delle migliaia di manifestanti favorevoli all'ingresso in guerra e galvanizzati da Gabriele D'Annunzio. Vittorio Emanuele III ridiede così l'incarico al dimissionario Salandra e il 20 maggio il Parlamento votò per concedere al governo i poteri per la guerra. Quindi, alla fine, il Parlamento approvò l'entrata in guerra. Fonti utilizzate: Wikipedia e questo meraviglioso video di Alessandro Barbero che consiglio caldamente a tutti.
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  27. Allora apprezzerai il 1891 che, tra un po', presenterò.
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  28. Ciao, grazie per questi tuoi ennesimi interventi che parlano di Storia, didattici e con citazioni anche degli autori, quindi non frutto di fantasie personali..... Sicuramente degne di essere approfondite da quelli che come me non sono storici e vogliono documentarsi più approfonditamente. 🙂 ANTONIO
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  29. Ciao purtroppo sono spese normali. Le spese di spedizione sono fisse e standardizzate per ogni asta e specificate nelle informazioni generali. Le monete vendute in asta normalmente vanno in assicurata per evitare problemi a venditore e acquirente. E generalmente per un'assicurata + impacchettamento i prezzi sono quelli. Considera che a me è capitato anche di pagare 30-40 Euro per spedizioni da UK. Le cifre che indichi, 12 Euro, rappresentano la norma. Più che altro, secondo me alle aste bisognerebbe comprare monete per un importo complessivo da 80-100 Euro o più proprio per evitare che le spese di spedizione impattino troppo in percentuale nell'acquisto. Per acquisti Extra UE tale soglia sale a 200-300 Euro proprio perché li tra commissioni, dogana e spedizioni partono almeno 80 Euro. Monete da poche decine di Euro di prendono meglio su eBay o in qualche negozio.
    1 punto
  30. Concordo con quanto detto da miroita...personalmente considero le spese di spedizione - qualora dovessi partecipare per un singolo lotto o, comunque, lotti di valore modesto - come i diritti d'asta...nel senso che se per la moneta il mio limite è 50 euro, la batto eventualmente fino a tipo 35 così tra diritti e spedizione non supero il mio tetto...anche perché tale spesa si fa sentire maggiormente, appunto, per monete comuni e facilmente reperibili sul mercato, quindi ci sarà sempre (o quasi) la possibilità di prenderne una analoga al giusto prezzo Riccardo
    1 punto
  31. Sapendo che le spese di spedizione ed assicurazione sono elevate, bisogna sempre valutare se valga la pena partecipare a certe aste e portare a casa un singolo lotto. Personalmente se il valore della moneta è minimo partecipo solamente se il mio interesse si rivolge a diversi lotti in modo da poter ammortizzare le spese di spedizione, altrimenti non vale la pena prendere in considerazione la partecipazione. A meno che si tratti di un pezzo unico, ma non credo ci sia poi la possibilità di portarlo a casa con 12 euro.
    1 punto
  32. In teoria V.E. III dal 1915 poteva essere considerato tecnicamente non più come sovrano legittimo ma come tiranno ed usurpatore, dal momento che aveva infranto la costituzione. Quindi da quel momento in poi non lo si dovrebbe neppure considerare come il re ma come un dittatore!
    1 punto
  33. Partiamo ora da una premessa: l'Italia prefascista era una monarchia costituzionale (grosso modo) e si inspirava a quella britannica. In una monarchia costituzionale la funzione e le competenze del re e quelle del Parlamento sono ben delineate. Ora si cercherà di mostrare utilizzando le osservazioni del Prof. Luigi Salvatorelli (storico, giornalista, fine accademico, uno tra i fondatori del partito d'azione, quindi uomo politicamente moderato e lontano dalle sirene rosse e nere) che il sovrano ha commesso più volte degli atti contro la costituzione. Infatti secondo Salvatorelli "la decisione dell’intervento fu il primo dei tre “colpi di Stato” di Vittorio Emanuele III: nel maggio 1915, nell’ottobre 1922, quando incaricò Mussolini, e il 25 luglio 1943 quando lo destituì" Ora da parte di uno storico moderato segnalare ben 3 colpi di stato (da intendere come assunzione strabordante di poteri che non gli competono) è un'accusa molto grave ed infamante. Se si trascura la questione delle camere in epoca fascista (perché non si possono considerare elette in modo democratico), tuttavia i primi due "colpi di stato" sono avvenuti con il Parlamento votato dai cittadini (non a suffragio universale, però, perché si dovrà attendere il 1946). Solamente per uno di questi due fatti un sovrano sarebbe potuto essere destituito: per aver attentato alla costituzione e ad aver usurpato le competenze dell'assemblea legislativa. Consiglio: BREVE STORIA DI UN COLPO DI STATO, DALLA TRIPLICE AL PATTO DI LONDRA L’intervento italiano nella guerra europea. Marco Zenatelli ISBN 978-88-7541-341-0 Con la stipulazione segreta del Patto di Londra, il 26 aprile 1915, Vittorio Emanuele III, Salandra e Sonnino, all’insaputa del Parlamento e del capo di S.M. dell’esercito Cadorna, rovesciarono la Triplice Alleanza con Germania e Austria- ungheria, imponendo la guerra a un Parlamento a maggioranza neutralista. Per una settimana l’Italia si trovò quindi alleata con entrambi gli schieramenti: questa è la storia di quel colpo di stato. Marco Zenatelli (Verona 1956), cultore di storia diplomatica della Grande guerra, è magistrato a Verona, dove è sostituto procuratore della Repubblica, è coautore di Una guerra da Re (Ga- spari, 2007 E questo non va bene, e l'altra cosa non va bene, solo quello che dice lei va bene? Tra l'altro ci è stato chiesto di fare in tal modo, perché vuole fare l'anarchico ? Le regole valgono sempre e per tutti, anche per il re e per i suoi sostenitori!
    1 punto
  34. Un aspetto fisionomico di questi ultimi Imperatori e' lo sguardo preoccupato quasi impaurito e con le labbra semi aperte , con rappresentazione visiva generale quasi presaga dell' imminente catastrofe dell' Impero occidentale . Certamente lo stile ritrattistico era ridotto all' essenziale , ben lontano dal periodo classico ma l' impressione che danno questi volti e' tanto , forse per Romolo Augustolo si puo' capire data la giovane eta' , all' epoca della deposizione aveva circa 15 anni .
    1 punto
  35. Luna 8 anni e mezzo e non sentirli, magari con qualche acciacco in più ma con la stessa curiosità e voglia di vivere di quando aveva 3 mesi. Con la stessa felicità di vedermi alle 7 di mattina e di svegliarmi prima della sveglia, o alle 3 di notte tornato dalla discoteca sempre lì ad aspettarmi. Quante volte mi hai spaventato scappando tra la neve per rincorrere i caprioli o i cinghiali e quanto mi sei mancata quando sono andato all' estero. Sempre te stessa e sincera come solo un animale può essere. Non so come una persona possa anche lontanamente pensare di abbandonare un cane per me potrebbero tranquillamente metterli in carcere e buttare via la chiave.
    1 punto
  36. Ma dopo il grande sconforto ci ha pensato un Grande Amico a tirarmi su il morale,donandomi la mia prima pubblica ICA...
    1 punto
  37. Sfortunatamente non so più come interpretare le iscrizioni in antico slavo. Nella mia famiglia, l'ultima persona che lo lesse fu mia nonna, nata nel 1914. C'è molta complessità in questo. Contavano il calendario non dalla nascita di Cristo, ma dalla creazione del mondo. Di conseguenza, l'anno 1700 di questa moneta per loro era 7208.
    1 punto
  38. Buongiorno, riapro la discussione dopo più di due anni perché nell'ultima asta Numismatica Ferrarese al lotto n. 3106 sono stati venduti due buoni come quello postato da @PriamoB che mi permetto di taggare. La descrizione del lotto è stata probabilmente ripresa da questa discussione (viene indicata la città di Bologna, in forma dubitativa), ma da questi due esemplari si riesce forse a rispondere al quesito circa la scritta posta sopra la data. Dovrebbe trattarsi della parola "Libra una" nel buono venduto dalla Numismatica Ferrarese e forse "Libre una" in quello postato ad inizio discussione. Guardando bene sembra quasi ci sia scritto "Lire una", ma secondo me non avrebbe molto senso trattandosi di buoni emessi a favore di persone povere e sarebbe più sensato "Libre", unità di misura probabilmente riferibile alla farina/pane. Riccardo
    1 punto
  39. Non necessariamente. Il peso è una condizione necessaria, ma non sufficiente per dichiarare una moneta autentica. La lega usata può variare fino ad essere coincidente con l'originale, il tondello può essere un poco più spesso, può essere perfino in argento 800/1000 (può valere la pena investire qualche soldo in più per rendere più credibile il tondello se poi il ricavo è comunque remunerativo)... Insomma, se il peso è calante sotto i 19,8 g. (può scendere anche un poco sotto se l'originale ha un'usura è molto marcata), è indice di moneta riprodotta per quanto riguarda i falsi "da bancarella" sicuramente, ma la regola non vale se il peso coincide. Bisogna guardare sempre anche i particolari e qui i particolari non coincidono con l'originale.
    1 punto
  40. qualcuna delle mie donne... 😊
    1 punto
  41. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Come detto, furono gli austriaci a mettersi in quelle condizioni. Non ho mai detto che l’Italia era la seconda potenza geopolitica ma la seconda monarchia europea più importante dopo la Gran Bretagna. Ovvio che Gran Bretagna, Francia e Germania (seppur sconfitta) erano più importanti. Comunque ti ho risposto, portandoti l’esempio delle conferenze a cui partecipò l’Italia. Se il nostro Paese era così insignificante nel 1919 (come sostieni), come giustifichi la partecipazione italiana a queste conferenze? Non erano trascorsi neanche 20 anni, mica 200.
    1 punto
  42. Qui potete leggere un interessante articolo sulla questione euro in Svezia, intitolato "La Svezia si sta avvicinando all'euro". https://www.ilpost.it/2023/06/18/corona-svedese-euro/
    1 punto
  43. ...in generale dopo una visione di quei conii del dritto (quadriga lenta) 90% di scarso disegno e battitura precaria, e visto che il rovescio -secondo me- non presenta difetti che facciano sospettare a una riproduzione, direi che per un discreto 70% il pezzo sia autentico. ... @brennos2 a me il bordo piace anzi quelle fratture del rv rispondono alla pressione/espansione del metallo del colpo ricevuto del tondello e quindi a favore di una autenticità. Ovviamente siamo su opinione da una foto
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  44. La Bulgaria ha spostato l'obiettivo dell'ingresso ufficiale nell'unione monetaria al 1° gennaio 2025 ma già da un mese ha avviato trattative con la Commissione europea per l'introduzione parallela dell'euro già dal 2024. Se la Commissione europea e la BCE daranno parere favorevole la Bulgaria potrà permettere ai suoi cittadini di scegliere se operare in euro o in lev, con doppia prezzatura delle merci e scelta libera della valuta con cui pagare. Il referendum chiesto dal partito nazionalista filorusso Vazrazhdane per rimandare l'ingresso nell'euro al 2043 è stato rifiutato dal parlamento bulgaro. A mio parere un lungo utilizzo parallelo della valuta locale con l'euro è una buona idea, perchè è un ottimo metodo per fermare la speculazione facendo in modo che tutti si abituino a pensare in euro, senza stacco netto e conseguente effetto collaterale di arrotondamenti pazzi (o truffe vere e proprie) così facili da attuare.
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  45. Foto quasi illeggibili: l'oro non è facile da fotografare, ma qui la superficie della moneta è indecifrabile. Sicuramente molti segnetti sono stati messi in risalto e certi rilievi sembrano essere butterati. Siamo attorno allo SPL, ma con variazioni di un quarto di punto (o più).Per confronto e condivisione presento due esemplari in buona conservazione; il secondo è un esemplare in oro rosso.
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  46. Buongiorno a tutti, continuiamo questo viaggio con la speranza possa essere di vostro interesse. Il denaro riflette, non soltanto economicamente, ma anche da un punto di vista storico, culturale, politico e sociale, l’intero sviluppo della civiltà. Inoltre contiene informazioni visive uniche dei propri governanti e degli individui del passato, degli eventi storici e culturali. Racconta antiche leggende e tradizioni o cambiamenti politici del paese ed è indubbiamente parte integrante della cultura. Il sistema monetario sviluppatosi in Lettonia è stato sconvolto dalla Prima Guerra Mondiale e dalla successiva rivoluzione entrando in una fase di caos. Alla fine del 1918, il nuovo stato lettone ha ereditato questo caos di denaro: circolavano rubli zaristi, kerenkas, marchi tedeschi, ostmark ognuno con il proprio potere di acquisto. Si rese necessaria una riforma monetaria che fu intrapresa il 22 marzo 1919 con l’emissione di buoni del tesoro in rubli lettoni, stampati presso la litografia G. Meijer, che, con decisione del Consiglio popolare del 18 marzo 1920, furono designati come unico mezzo di pagamento e rimasero in circolazione fino al 1925. Ormai si sentiva il bisogno di avere una moneta che avesse una vera identità lettone in cui il popolo si potesse riconoscere ed infatti nell'estate del 1919, il governo provvisorio guidato da Kārlis Ulmanis elaborò un primo disegno di legge che prevedeva il lats come unità monetaria, ma il Consiglio Nazionale ne rinviò l'adozione e l'idea fu attuata solo diversi anni dopo. Il 14 giugno 1921, l'Assemblea Costituzionale esaminò la questione di come poter chiamare la valuta lettone: furono prese in considerazione varie proposte come "ozols" (quercia), "zīle" (ghianda), "saule" (sole), "austra" (alba), "daile" (bellezza), "dižā" (grande), sīkā" (minuscolo), nonchè latva. Il termine "lats" fu molto criticato perché presumibilmente era associato alla parola legno su cui c'era molta speculazione a quel tempo. Tra i sostenitori del “lats” c'era anche il rappresentante del Partito Popolare, il poeta Kārlis Skalbe, che spingeva perché si identificasse la moneta con un nome lettone semplice e chiaro per favorire la conoscenza della Lettonia nel mondo e facilitare allo stesso tempo il popolo nel suo uso quotidiano. Il Gabinetto dei Ministri guidato da Zigfrīds Meierovics il 3 agosto 1922 decise che il nuovo sistema di valuta doveva essere il lats e santim (dove 100 santim equivalevano a 1 lat). Per vedere il design dell'iconica fanciulla popolare lettone sulla moneta da 5 lats bisognerà attendere fino al 1929: infatti il Ministero delle Finanze dichiarò che il disegno per decorare il denaro doveva essere il "volto di una Vergine", la donna del popolo (tautameita) che simboleggiasse la Repubblica di Lettonia, la libertà e l'amore. L'Academy of Arts, dunque, indisse un concorso in cui era necessario ritrovare l'immagine della "vergine" che fu vinto da Karlis Zemdega ma il suo bozzetto non fu mai utilizzato perché criticato dal ministero delle Finanze, affermando che: "la tautumeita deve essere non solo ben disegnata dal punto di vista tecnico, ma deve simboleggiare anche l'immagine nazionale lettone". Non rappresentava, dunque, il "carattere lettone distintivo" ricercato. Questa esigenza fu soddisfatta dall'importante artista lettone Rihards Zariņš (1869-1939): tornato in Lettonia nel 1919 dopo l'indipendenza. Nato a Vidzeme iniziò a studiare presso la Stiglitz Central School of Technical Drawing nel 1888 a San Pietroburgo, diplomandosi nel 1895. Lì si specializzò in xilografia e successivamente in tecnica dell'acquaforte con Vasily Matthew, noto grafico russo. La sua formazione di giovane artista continuò a Berlino, Monaco, Vienna e Parigi. Dal 1899, Rihards Zariņš lavorò presso la Stamperia statale della carta a San Pietroburgo con una carriera di grande successo dove disegnò dei veri capolavori di arte grafica e creatività sulle banconote della Russia zarista: - 100 rubli 1909 - 500 rubli 1912 senza dimenticare la serie di francobolli russi “Per i soldati e loro famiglie” disegnati all’inizio della Prima Guerra Mondiale con il bellissimo “San Giorgio”, probabilmente uno dei più belli della filatelia russa: Trasferitosi nella sua terra natale divenne fondatore e manager della Stamperia Statale Lettone e fondatore della Scuola nazionale di grafica lettone nonché sviluppatore e divulgatore di apparecchiature per incisione. Questo gli permise di ricevere numerosi incarichi di rilevanza nazionale: nel 1921, insieme all'artista grafico Vilhelms Krūmiņš, disegnò lo stemma araldico della Lettonia (che troveremo sul rovescio del 5 Lati) che andò ad unire i simboli patriottici utilizzati singolarmente in passato: Lo stemma fu adottato ufficialmente il 16 Giugno del 1921 e raccoglie i simboli dei quartieri storici lettoni. Il sole nascente (simbolo dei soldati lettoni durante la Grande Guerra sotto il giogo russo) rappresenta la statualità lettone; le tre stelle sopra lo stemma rappresentano l’unità della Lettonia, ogni stella indica una regione storica (Vidzeme, Latgale, Courland-Semigallia); Il leone rosso dello stemma rappresenta Curlandia-Semigallia, mentre il grifone d'argento rappresenta Vidzeme e Latgale. Il talento di Rihards Zariņš è esemplificato dalla scrupolosa precisione sia dei suoi progetti in bozza che di quelli effettivamente prodotti. La sua massima espressione artistica la ritroviamo nella creazione del design della moneta d'argento da cinque lats, la cui composizione presenta la figura della fanciulla popolare, diventata un simbolo idiosincratico della Lettonia indipendente e libera. Ma di questo suo progetto parleremo nel prossimo post Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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