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  1. Scudo1901

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/07/23 in tutte le aree

  1. Allora, questo è un Forum democratico, dove a Dio piacendo chiunque può esprimere le proprie opinioni purché rimanga nei binari dell’educazione, del rispetto delle idee del prossimo, della cortesia e, auspicabilmente, del contributo alla comune passione che unisce noi collezionisti, noi studiosi, noi semplici appassionati. Personalmente leggendo questo post, passata la sorpresa, mi ha divertito, nel senso migliore del termine, solo e soltanto la veemenza quasi ingenua, e in parte simpatica nella forma, ma nella sostanza farcita di livore, che l’autore ha espresso nei confronti dei commercianti italiani. Ma la mia facoltà di comprensione onestamente finisce qui, e si limita appunto alla curiosità e a una discreta dose di perplessità. Qual è stato l’obiettivo di questo intervento a valanga da parte di un nuovo utente? La diffidenza, almeno per quanto mi riguarda, è d’obbligo in questo caso. Caro nuovo utente, te lo ha scritto bene Marco, l’amico @gallo83. A mio modesto parere non si può fare di tutta l’erba un fascio, in Italia ti garantisco ci sono fior di commercianti assolutamente corretti (e io se fossi uno di loro un pochino magari mi offenderei pure) così come ci sono improvvisati imbonitori privi di scrupoli. E credimi, sono la minoranza, perché è il mercato stesso che, prima o poi, si incarica di emarginarli. Scrivo questo perché colleziono da 60 anni, e scusa se sono pochi. Ma questo fenomeno anzitutto è presente in tutti i settori del commercio, e poi in tutto il mondo. I prezzi in Italia non ti aggradano? Basta non comprare e rivolgersi altrove, dove sta il problema? Ciò posto, dove si voleva andare a parare con questa esternazione? A ottenere delle improbabili autocritiche e conseguenti compunte autocrocifissioni di presunti venditori italiani esosi, con relativa cenere sul capo? 🤣 Ma in che film? 😂. Se un venditore è una persona seria e corretta tutt’al più può sorridere come ho fatto io, se non lo è come in una famosa battuta di un grande film del passato…francamente se ne infischia. A volte il qualunquismo veramente non ha limiti…mah 🤷🏽‍♂️
    5 punti
  2. I talleri coniati a Firenze per Pisa nel 1608 sono estremamente rari. Hanno la caratteristica di avere quasi tutti una parte della data mancante. Con certezza ne ho potuti catalogare 4 più uno senza foto pubblicato da Galeotti, Le monete del granducato di toscana. L'esemplare pubblicato da Galeotti porta nella legenda al rovescio la versione MEMORIAM. L'altro 1608 con questa legenda è il mio. Non dovrebbe trattarsi dello stesso esemplare perché altri particolari della legenda sono leggermente diversi (MAG:ETR invece di MAG⋮ETR), per quanto non si possano escludere errori da parte di Galeotti. In generale metto in catalogo solamente esemplari con foto che permettono di riconoscere gli esemplari. Quindi 5 esemplari (diciamo sicuri), di cui 3 con legenda del rovescio in MEMORIAM e 2 (tra cui quello del Galeotti) con legenda in MEMORIA. Questo è l'esemplare della mia collezione, il mio pezzo preferito, a mio modesto parere quasi fior di conio. (legenda in MEMORIA) si noti il bordo tagliente
    4 punti
  3. Buona sera @giuseppe ballauri...per me il taglio è a treccia in rilievo, se fosse a serpentina, il disegno del taglio sarebbe più obliquo! Grazie per il dettaglio dell'asse a te e a @motoreavapore....attendo i dati da Alberto...non c'è fretta e poi sono il primo a rispondere quando posso. @Rocco68... Ciao Rocco....no!! Mi manca anche la combo caratteri piccoli al dritto e grandi al rovescio (di cui si parlava dal post 192 a scendere) sia la tua variante con caratteri piccoli sia al dritto che al rovescio, con un rombo dopo GRANA e un rombo dopo la data. E come ho scritto subito mi manca anche la tua variante, che è diversa ancora!...anche nella tua caratteri piccoli al dritto e al rovescio, ma rombo solo dopo GRANA e non dopo la data, e non è una debolezza, è un rovescio diverso, basta confrontare le foglie (esterne) del ramo di destra nel tuo esemplare sono 7 e 6 i ciuffi su quello di sinistra, nel rovescio con caratteri piccoli e rombo sia dopo data che grana, i ciuffi di sinistra son 5 e le foglie esterne di destra 6. I caratteri sembrano tutti corrispondere salvo quello della A che pare più largo! Non è facile da trovare la tua variante. Spero di essere stato chiaro, ma c'è na miriade di varianti di conio per ste monete. Il confronto con il 2 grana fa sembrare i caratteri simili, ma lo sono solo per la dimensione (pare)....se guardiamo la G , la N, la R, la I , la A, sono tutte strutturate diversamente. Sotto un taglio a serpentina. Più sotto uno a treccia in rilievo... per confronto riprendendo il discorso di Beppe.
    3 punti
  4. Buongiorno, la conferenza che tratta un argomento molto interessante e che ha avuto recente risalto dai mass media sarà trasmessa in diretta ai seguenti link: meet.google.com/xss-vtof-eae prima parte 21/11 dalle 21 alle 22 meet.google.com/gpw-ojiq-bir seconda parte 21/11 dalle 22 alle 23 Marco
    3 punti
  5. 3 punti
  6. Ciao, Il RIC 219 (raro) di Londra presenta la legenda abbreviata BEATA TRA-NQLITAS (sic) Qui mi sembra che sia la solita legenda BEATA TRA-NQVILLITAS, e quindi il più comune RIC VII 216. (Forse @Arka hai tenuto conto della descrizione sbagliata del RIC 216 con legenda BEAT TRA-NQVILLITAS, errore corretto nel libro della zecca di Londinium, Cloke-Toone p. 264) https://www.nummus-bible-database.com/monnaie-43190.htm
    3 punti
  7. Buon giorno. Gli anni di emissione del 5 centesimi sono il 1861, 1862 e 1867 con diversi marchi di zecca. La moneta da 10 centesimi del 1862 che non ha segno di zecca è di Strasburgo. Se non ne fosse già a conoscenza potrebbe trovare queste ed altre interessanti informazioni digitando "catalogo la moneta" e di seguito le verranno indicate le sezioni, nel suo caso "regno d'Italia". Cordiali saluti. Gabriella
    3 punti
  8. Il presente studio analizza le due piastre celebrative coniate a Napoli nel 1791 a nome di Ferdinando IV. Lo scritto - frutto di ricerche d'archivio - aggiorna quello del prof. Carlo Prota, pubblicato un secolo fa. Infatti, Prota fu il primo a studiare le predette monete avvalendosi delle carte dell'Archivio di Stato di Napoli e gettando così luce su questi affascinanti tondelli. In realtà, compulsando gli stessi documenti consultati dallo Studioso ed esaminandone altri, ho scoperto delle novità, nonché corretto alcuni periodi di carica degli ufficiali di zecca. Con questo contributo spero di soddisfare la conoscenza degli studiosi e collezionisti di monete napoletane. Buona lettura! Alessandro Giaccardi https://independent.academia.edu/AlessandroGiaccardi
    2 punti
  9. salve Mi piacerebbe conoscere il vostro parere a riguardo di questa monetina dal diametro di cieca 11 millimetri e dal peso di 06/07 grammi scovata in un vecchio album appartenuto al nonno marchigiano di un amica il busto ha un aspetto giovanile? Nel monogramma non riesco ad identificare il segno che sovrasta il punto centrale cordialità
    2 punti
  10. Carissimi amici, quest'oggi ho il piacere di mostrarvi l'ultimissimo acquisto della mia collezione. Si tratta, come da titolo, di un centesimo di Napoleone Re d'Italia coniato nel 1809 dalla zecca di Bologna. Direttamente proveniente dall'asta Ranieri ancora in corso, la moneta in questione è giudicata FDC e, personalmente, mi trovo pienamente d'accordo con il giudizio espresso dalla casa d'aste. Pur essendo una moneta coniata in milioni di esemplari, devo dire che negli ultimi anni non mi era mai capitato di vedere un esemplare di questo livello. È veramente uno spettacolo per gli occhi e mi auguro vivamente che possa piacere anche a voi.
    2 punti
  11. Buongiorno a tutti condivido questa mia Osella. La particolarità che mi aveva colpito è il fatto che è stata l'unica osella del doge Foscarini, visto il brevissimo periodo di dogato (è morto dopo meno di un anno). Magari le foto fatte non renderanno bene evidente la bellezza della moneta, però è particolare. saluti
    2 punti
  12. Non ha afferrato: se vuole una Ferrari può spende 1 come 1000 non sono un problema i soldi e non ci si lamenta. Se invece non ha questa possibilità allora se ne faccia una ragione (come la maggioranza delle persone) e si dedichi ad altro. Poi mi domando cosa significa È esagerato il doppio o il triplo ? Oppure basta una maggiorazione superiore all'inflazione ? Poi è relativo alle proprie sostanze e alla propensione a spendere: quello che per me può essere esagerato magari per lei non lo è. Il discorso è troppo soggettivo. È per gente come te che ho perso numerosi pezzi: siete sempre disposti a spendere oltre il valore medio pur di accapparrarvi un pezzo e poi vi lamentate con gli altri dei soldi spesi....un po' di coerenza (sto scherzando naturalmente). Questo è valido anche per le fidanzate che ho avuto....e per l'attuale! Ma non diteglielo...è un segreto! PS: quando un sindacato per difendere i diritti dei mariti/fidanzati dallo strapotere femminile ? Naturalmente si tratterebbe solo per quelli buoni che rispettano per primi i diritti delle donne!
    2 punti
  13. io ho la moglie medico e faccio quello che mi ordina 😇
    2 punti
  14. Diciamo che è in conservazione inferiore allo standard: i lineamenti di Ferdinando e Carolina sono andati, e anche di mappamondo e zodiaco non resta quasi niente. A mio parere non arriva a MB, neanche con ottimismo, come si deduce anche dal peso significativamente inferiore.
    2 punti
  15. Ciao, la data potrebbe essere anche 1255, e ci sarebbe una kharuba algerina che ci somiglia proprio tanto: 5 Asper - Abdel Kader - Emirate of Abdelkader – Numista ma non ci siamo con i dati ponderali.
    2 punti
  16. Eh grazie 😉 Vado a cercare qualche Moneta 😆 Buona giornata!
    2 punti
  17. Ci troveremo qui sabato alle 9,30 precise nel salone al 1 piano Sala Duomo nell’Hotel De la Ville attiguo Duomo. Chiuse le prenotazioni per il pranzo, posso accettare fino a giovedì 2/3 posti ancora per il solo evento. [email protected]
    2 punti
  18. Ricordiamo che i prezzi di vendita di un commerciante possono variare in virtù di diversi fattori e non solo per avidità. Primo tra tutti il prezzo dia acquisto....non sempre si sa quello che ha pagato(a meno che non sia una moneta proveniente da asta e alla quale si devon sommare diritti e spedizione). Una moneta che in asta fa 50 costa finita almeno 65 70 euro quindi 100 euro sono il minimo che può chiedere.....diffidare sempre da chi ti dice "te la giro al costo". Poi dipende se è una moneta che tratta abitualmente o meno....ma una moneta di Milano venduta in sudamerica presumibilmente sarà a un prezzo migliore che se presa a Milano......e anche il contrario. Poi dipende se la moneta è stata comprata in un lotto multiplo...se il venditore ha già guadagnato col resto del lotto c'è buona probabilità di spuntare un prezzo migliore. Insomma ci son tante variabili ma se la moneta è comune e cara si passa oltre. Diverso è il discorso se è rara e difficilmente reperibile ma anche qua a tutto c'è un limite. È non per ultimo i contronti di prezzo si devon fare su due monete in uguale stato conservativo....perche tra qfdc e fdc spesso c'è un abisso di prezzo. Marco
    2 punti
  19. Buonasera,il tondello senza impronte deve avere lo stesso diametro e peso delle sorelle coniate, dalla immagine postata sembrerebbe di diametro minore... Il taglio com'è?... L'1 mancante in diverse annate è un difetto abbastanza comune per questa tipologia,nella maggior parte dei casi è evanescente,poi la circolazione fa il resto...
    2 punti
  20. L'Avventura della Moneta 31 ottobre 2023 > 28 aprile 2024 A cura di Paco Lanciano e Giovanni Carrada, la mostra offre una suggestiva anteprima del progetto del nuovo Museo della Moneta - MUDEM che la Banca d'Italia sta realizzando nella splendida cornice di Villa Hüffer in via Nazionale. La mostra è organizzata dalla Banca d’Italia in collaborazione con l'Azienda Speciale Palaexpo e l’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. Ingresso dalla Scalinata di via Milano 9a Il percorso della mostra propone un viaggio nel tempo, alla scoperta delle principali vicende che hanno caratterizzato la storia della moneta e della finanza nel mondo. Una voce narrante accompagna il visitatore attraverso proiezioni immersive, esperienze multimediali, oggetti rari che grazie a proiezioni, animazioni ed effetti sonori prendono vita raccontando storie, aneddoti e curiosità: dalla coniazione della moneta alle banconote, fino alle transazioni digitali che caratterizzano i moderni sistemi di pagamento, attraversando un arco temporale che va dall’antica Mesopotamia ai nostri giorni. Si scopre così che parlare di economia significa parlare di una fittissima rete di collaborazioni, che è nascosta dietro ogni cosa che usiamo quotidianamente, e che questa rete può funzionare solo grazie a un’altra rete di relazioni e collegamenti che permette di spostare nel tempo e nello spazio le risorse necessarie per il suo funzionamento: la moneta e la finanza. Percorrendo la storia della finanza si ha anche l’occasione di ammirare oggetti rarissimi, come le tavolette di terracotta su cui gli antichi sumeri scrivevano i primi contratti di prestito; lo Statere di Creso (Lidia, 560 a.C.) che secondo la leggenda è la prima moneta coniata in oro e argento, raffigurante l’immagine del leone che si scontra con il toro; un’antica e splendida edizione della Summa de arithmetica con la quale il francescano Luca Pacioli fornì ai mercanti del suo tempo, per gestire rapporti commerciali sempre più complessi, quella contabilità della partita doppia che utilizziamo tuttora; i libri mastri del Banco di Santo Spirito, che certificano i pagamenti effettuati a Gian Lorenzo Bernini per alcune delle opere più importanti del barocco romano. Le ultime sale della mostra concludono il viaggio raccontando la crescente presenza e importanza della finanza oggi, nella vita quotidiana di ciascuno e all’interno di sistemi economici complessi e interconnessi, e mettendone in evidenza benefici, rischi e il ruolo delle banche centrali per assicurare la stabilità monetaria e finanziaria e la tutela dei consumatori. Il progetto museale e la mostra che lo preannuncia si inseriscono nell’ambito delle iniziative della Banca d’Italia mirate ad aprire nuovi canali di dialogo con i cittadini, per parlare di temi percepiti spesso come complessi o distanti dalla quotidianità, per vincere il disinteresse e superare i pregiudizi, nella convinzione che le conoscenze finanziarie siano fondamentali per partecipare alla vita economica del paese, e che l’inclusione finanziaria favorisca l’inclusione sociale. L’Avventura della Moneta è una mostra progettata con tecniche narrative coinvolgenti adatte a un pubblico di ogni età. È previsto un percorso semplificato per i bambini della scuola primaria. Studenti e insegnanti potranno visitare gratuitamente L’Avventura della Moneta - previa prenotazione - e approfondire i temi trattati attraverso la partecipazione a laboratori didattici dedicati - ideati dalla Banca d’Italia in collaborazione con il CNR, la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e l’Opera Nazionale Montessori - che si svolgeranno negli stessi ambienti della mostra. Il pubblico più adulto potrà invece approfondire i temi affrontati dalla mostra partecipando a una serie di incontri tematici in cui esperti - professionisti e docenti universitari - metteranno a disposizione della platea le conoscenze derivanti dal proprio lavoro e dalle proprie ricerche. Gli incontri si svolgeranno presso la Sala Auditorium del Palazzo Esposizioni. A partire dal mese di gennaio saranno disponibili anche percorsi dedicati a persone sorde: sarà possibile visualizzare il racconto della voce narrante per mezzo di sottotitoli che compariranno su smart glasses o, per chi preferisce la lingua dei segni, saranno disponibili video in LIS proiettati su piccoli tablet. Un percorso tattile consentirà alle persone con disabilità visive di familiarizzare con gli oggetti e i concetti di ciascuna delle sale della mostra. Sarà possibile visitare la mostra dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00. Il percorso di visita dura un’ora, con ingressi previsti ogni 15 minuti. È consigliata la prenotazione. https://www.palazzoesposizioni.it/mostra/l-avventura-della-moneta
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  21. Adesso nella mitteleuropea Ungheria (ma anche in Austria si cena prestissimo). Che poi ci sono pure quelli che cenano prima delle 18:00. Naturalmente dipende molto dagli orari: cioè se ci si alza alle 6:00 o molto prima è naturale che gli orari siano tutti anticipati.
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  22. Molto bella. Complimenti! https://www.cronacanumismatica.com/esplorazioni-e-restauri-sullunica-osella-di-marco-foscarini/
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  23. Quelle non sono corna 🤘 quell'altra non è una spada 🗡️ 🤣
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  24. Buon CompleOnno! Di pure quello che vuoi: per me sono e rimangono corna! =========== Questa è una spada?
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  25. Altra tessera di beneficenza come quella dell'altra sua discussione
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  26. Vuoi vedere che ,ad un certo punto,Randagione si darà torto da solo?!
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  27. @scacchi: Come dici tu si tratta di 1/4 di siliqua ostrogota emessa da Witige (c'è chi dice Amalasunta) probabilmente a Ravenna A nome di Giustiniano I (Metlich 64) o Anastasio I (Metlich 65) non riesco a leggerlo perfettamente anche se propendo per Giustiniano. Il monogramma è quello di Teodorico. C piccolina in basso, S piccolina in alto (la lettera che non leggi). Per quanto riguarda il ritratto non direi sia giovanile in quanto all'epoca i ritratti fisionomici si contano su poche dita di una mano . Invece direi un ritratto idealizzato, senza tempo, figlio e nell'alveo della ritrattistica postcostantiniana Guarda anche qui:
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  28. Una domanda: se uno vuole collezionare Ferrari poi si potrà lamentare dei molti soldi che spende? Collezionare (qualsiasi cosa) è un hobby, una passione, un divertimento...quando inizia a pesare forse significa che siamo noi a non riuscire a regolarci. Quindi il problema dovrebbe essere ribaltato: non sono i commercianti ma siamo noi a volere cose che non ci possiamo permettere. Avere belle cose, macchine importanti, una dimora sontuosa, .... fa piacere a tutti ma bisogna stare con i piedi in terra perché purtroppo l'albero dei soldini e delle monete si è estinto millenni fa... Caro @Randagione se inizia a pesarle perché non cambia oggetto della sua collezione ? Oppure perché non colleziona più lentamente ? Od ancora perché non fa ricerche più approfondite e meticolose per i suoi pezzi ? Parlo per esperienza personale: non sa quanti pezzi in questi anni mi sono scappati perché il loro prezzo era superiore ai limiti che mi sono prefissato. Per non parlare delle aste nelle quali pezzi che avevano un valore di 100 sono stati aggiudicati addirittura per un valore di 1000, rendendo vane le mie offerte in linea con il valore medio. E in questi casi con chi me la dovrei prendere? Con la casa d'aste oppure con coloro che hanno offerto di più?
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  29. E' soggettivo ma è da me condiviso (l'occhio vuole sempre la sua parte). Ciao
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  30. Ma scusa io compro non vendo, per quello non ho risposto, almeno io. Chi ha un negozio fisico ha tutto il mio appoggio, capisco le sue difficoltà e i suoi rincari, li accetto quando ci sono se non sono esagerati, perchè c'è un limite anche qui, il problema poi non riguarda solo i negozi fisici di monete purtroppo. Però e questo fa parte del mio lavoro, conosco bene le dinamiche dei mercati, cosa muove il prezzo e perchè. Se tu compri a 10€ non puoi vendere a 100€...e se sei costretto a farlo per mille motivi, anche leciti perchè altrimenti i conti non quadrano sta a te negoziante trovare una soluzione, nuove idee per cavalcare il mercato anzichè subirlo, ci si evolve, altrimenti come troppo spesso succede ahimè si chiude e si tiene solo il negozio online (che poi è principalmente di questi che mi lamento 😆). Ma qui entriamo anche in questioni politiche che richiedono tempo e che riassumerò in breve. Troppe tasse e troppe leggi complicate, invece di agevolare le imprese, incentivarle, aiutarle, le stiamo (stanno?) uccidendo oppure svendendo, fate voi. Non c'è nessuna malafede ve lo assicuro (almeno da parte mia) perchè poi? P.s. Anche a me lo ha detto il dottore di collezionare, non solo monete tra l'altro. Poi non diciamo che è tutto un di più e che non sono beni di necessità. E' verissimo per carità ma ragionando così mi metto un sacco di juta e vado a vivere di bacche e radici in una caverna Non si vive di solo pane (o frutta) ma anche di monete! 🤣
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  31. Numismatica Ars Classica NAC AG, Auction 39, lot 55, 16/05/2007 The Barry Feirstein Collection of Ancient Coins Part I Greek Coins Crete, Cnossus No.: 55 Estimate: CHF 18000 d=25 mm Stater circa 420, AR 11.92 g. KNOSI[ON] Minotaur running r., head facing with r. hand lowered and l. raised holding unidentified object. Rev. Labyrinth in the shape of counter-clockwise swastika with floral pattern in the centre; sunk squares in the four corners. Svoronos -; see Addenda, Arc. Eph. 1899, pl. 11, 14. Wroth, NC 1896 pl. 7, 6 var. = Le Rider p. 99, 5 and 25, 1 var. (this obverse die, but the labyrinth clockwise). Very rare and in unusually good condition for this interesting issue. Toned and good very fine Ex Leu sale 76, 1999, 135. From the collection C. Gillet. The earliest coinage of Crete was struck much later than its appearance would suggest. This stater, for example, looks very much like a product from the Archaic period, yet archaeological and hoard data shows it was struck well into the Classical period – at least half a century later than its style and fabric would suggest. The relative isolation of Crete assured that in many other ways, such as forms of speech, it also developed more slowly than most other Greek lands. Crete had yet another interesting consideration for its coinage, namely that it relied upon imported coins for its silver; thus, this coin was probably overstruck on a stater of Aegina, the coinage that most frequently reached the island before about 330 B.C. This coin is one of the earliest from Cnossus, a city on the northern coast of the island. Not surprisingly, its designs derive from the city’s most famous mythological episode, the Minotaur in the labyrinth. The Minotaur had the body of a man and the head of a bull – a predictable composition for a creature born of an intimate encounter between a bull and Pasiphae, the wife of the Cretan king Minos. (Oddly enough, Suetonius tells us Pasiphae was claimed as an ancestress by the emperor Galba). The Minotaur was kept by Minos in a specially constructed labyrinth at Cnossus and was fed with condemned criminals, maidens and young boys sent from Athens as tribute to the Cretan king. It has been noted that the Phoenician Baal Moloch shared the form of the Minotaur and likewise fed on human sacrifice victims.
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  32. Io l'ho presa per diversi motivi: l'evento storico rappresentato, perchè è una bella moneta (incisore e scultore per me bravissimi), la tiratura e chissà....il valore economico futuro? Ai posteri l'ardua sentenza!!!
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  33. Classificazione: RIC VII, 219. Arka Diligite iustitiam
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  34. Gradevole, per l' ellenofilo VALTERI, una moneta che non conoscevo, in resto nel solito bar per il caffè . 50 Lepta con il ritratto, un poco austero, di Eleuterio Venizelos, importante uomo politico della Grecia, dagli ultimi anni dell' ottocento fino alla vigilia della II guerra mondiale . Ignoravo, fino a quel caffè, che le monete greche conservassero, per i centesimi di Euro, anche il nome di Lepta .
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  35. Hai detto praticamente tutto👍 Anche a me sembra un altro diametro,a meno che la foto non confonda ( forse fatta un pò storta???).
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  36. Una necropoli del II-I sec. a.C riemerge a Casalromano. Scoperte 13 tombe dei Cenomani, popolo celtico CASALROMANO. E’ una necropoli di tarda età del ferro quella riemersa nelle campagne dell’Alto Mantovano. A darne notizia è la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Mantova e Lodi secondo la quale quella scavata per un mese a partire dalla metà di settembre è una necropoli di grande interesse, perché è una delle poche risalente a questo periodo ad essere stata indagata nella provincia di Mantova con moderni metodi scientifici. IL NUCLEO SEPOLCRALE CON TREDICI TOMBE CON PREZIOSI CORREDI La scoperta del nucleo sepolcrale, composto da tredici tombe, si inserisce in un progetto avviato nel corso del 2022 che ha visto alcuni siti del territorio della Soprintendenza interessati da indagini geofisiche (magnetometro e georadar), curate dall’archeologo esperto in digital field archaeology, Guglielmo Strapazzon, grazie alla collaborazione con l’Istituto Centrale per l’Archeologia e a fondi speciali stanziati dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Proprio la combinazione tra i risultati del georadar, che ha individuato un nucleo di fosse rettangolari disposte su diverse file, e quelli del magnetometro, che ha restituito forti anomalie magnetiche in corrispondenza di alcune di esse, ha consentito in prima battuta di procedere a sondaggi mirati che hanno riportato alla luce due tombe a incinerazione con preziosi corredi. Si tratta di due sepolture, una maschile e una femminile che, oltre alle ceneri dei defunti, conservavano diversi reperti. In quella femminile è stato rinvenuto vasellame in ceramica, un coltello in ferro e monili come fibule e una collana in vaghi di vetro e bronzo. Da quella maschile, invece, il corredo di un guerriero, caratterizzato dalla presenza di uno scudo, di cui si è conservato l’umbone, una lancia, anch’essa senza l’asta in legno, deteriorata dal tempo, una lunga spada con fodero, un coltello e un ricco corredo ceramico. La scoperta ha spinto la Soprintendenza a chiedere ulteriori fondi al Ministero della Cultura per completare lo scavo dell’intera necropoli, affidato alla ditta ArcSAT, al fine di preservare il contesto da eventuali danneggiamenti agricoli e possibili scavi clandestini. La riapertura degli scavi nel mese scorso ha quindi portato alla luce altre undici tombe, disposte con orientamento nord-sud, come le prime due. I corredi emersi confermano un orizzonte cronologico e culturale della tarda età del ferro, compreso tra la seconda metà del II secolo a.C. e l’inizio del I secolo a.C. NELLA ZONA ERANO STANZIATI I CENOMANI, POPOLO CELTICO CON ALLEANZE CON I ROMANI All’epoca in queste zone erano stanziati i Cenomani, popolo guerriero di cultura celtica, che a partire dalla fine del III secolo a.C. ha intessuto rapporti di alleanza con i Romani. Proprio queste relazioni pacifiche avrebbero portato i Cenomani ad adottare diverse usanze dei Romani, tra le quali quella della cremazione dei defunti, l’uso di deporre monete nelle tombe e l’adozione di tipologie ceramiche di imitazione. Tipicamente celtiche sono invece alcune scelte del corredo che vedono la sistemazione vicino alle ceneri di armi, nelle tombe maschili, e monili in vetro colorato, come vaghi di collana e armille, che connotano generalmente le tombe femminili. La necropoli di Casalromano è caratterizzata dalla presenza di undici sepolture a incinerazione, con ceneri che dovevano essere contenute in cassette lignee, come dimostrerebbero alcuni labili ma significativi resti riscontrati in due tombe. Queste sepolture hanno restituito notevoli reperti, a partire da armi in ferro, spille (fibule) e recipienti ceramici provenienti da due ricche tombe maschili in posizione centrale nella necropoli. Alle tombe maschili si affiancano sepolture femminili con fibule, ceramiche e collane composte da vaghi in vetro, con colori e decorazioni variegati, e pendenti in bronzo. COLLEGAMENTI CON IL FORCELLO? Fra questi ultimi è particolarmente curioso il ritrovamento di un elemento a forma di ruota sormontato da un cavallino, che per la sua grande somiglianza con quello più noto del sito etrusco del Forcello di Bagnolo San Vito apre a diverse ipotesi, che saranno meglio indagate durante lo studio post-scavo del contesto. Nelle ultime settimane di scavo gli archeologi hanno scoperto che due delle tredici tombe che compongono la necropoli erano ad inumazione, conservavano cioè i resti ossei non cremati dei defunti. Si tratta di due infanti, tra i quali una bambina che al polso sinistro portava un bracciale (armilla) in vetro blu ed un secondo, del quale non è determinabile il genere, che in uno dei recipienti ceramici conservava alcuni frammenti ossei, probabili resti di un pasto sacro. Diversi sono anche i reperti di piccole dimensioni, tra i quali una fibula in bronzo, recuperati dalle attività di setacciatura che hanno visto impegnati i volontari dell’associazione Klousios – Centro Studi e Ricerche Basso Chiese, che hanno affiancato gli archeologi nel corso delle attività di scavo. Le indagini sul campo si sono già concluse, ma lo studio della necropoli è solo all’inizio. I ricchi corredi sono stati temporaneamente ricoverati presso il vicino Museo Civico “G. Bellini” di Asola, in attesa del loro restauro a cura della Soprintendenza. Durante le indagini sono stati prelevati anche campioni di terreno, sui quali saranno effettuate analisi per la ricostruzione del paleoambiente. Ulteriori analisi saranno condotte anche sui resti ossei delle due tombe ad inumazione, alla ricerca di risposte sulla vita dei Cenomani di Casalromano. https://mantovauno.it/home-page/una-necropoli-del-ii-i-sec-a-c-riemerge-a-casalromano-scoperte-13-tombe-dei-cenomani-popolo-celtico/ https://mantovauno.it/home-page/una-necropoli-del-ii-i-sec-a-c-riemerge-a-casalromano-scoperte-13-tombe-dei-cenomani-popolo-celtico/
    1 punto
  37. Ciao I due centesimi non sono rari, mentre l’altra moneta dovrebbe essere un 5 centesimi Regno d’Italia. Dalla foto non è possibile vedere anno e zecca, che compaiono nel verso più consunto; puoi provare a vedere se con una buona l’ente si vede qualcosa. Comunque, anche nel caso di data rata, in questo basso stato conservativo non c’è nessun valore. un saluto, Fabrizio
    1 punto
  38. Zecca di Londra, Segno di zecca PLON, giusto?
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  39. Credo che l'unica soluzione pratica sia, come è stato già detto, il privilegiare gli acquisti dove si trova più convenienza, all'estero e in Italia, e magari consigliare e guidare nel merito altri appassionati interessati alle stesse monetazioni, io faccio così nell'ambito librario che è la mia passione principale, ci sono speculazioni anche qui con libri venduti al doppio e più di quanto sia possibile reperire in altre sedi e con un po' di pazienza...
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  40. Ciao Cremuzio, io credo che Viganò intenda dire che è opportuno conoscere non solo l'oggetto in sè, ma anche il suo quadro storico - cosa che io penso si dovrebbe fare non solo con le monete più anzianotte, ma addirittura con i due euro commemorativi moderni: pure loro hanno qualcosa da raccontare. ========== Sopra si diceva che la storia a scuola si ferma alla prima guerra mondiale e credo sia stato il solito compromesso né carne né pesce tra le varie correnti politiche italiche, in Germania per esempio - già che la si mette come esempio - il periodo in questione viene trattato. Con questa discussione sto recuperando un po' di quello che non mi han dato. Servus, Njk PS: @viganò vedi che così la discussione rimane a galla da sola?
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  41. Ciao a tutti , Volevo condividere con voi un evento che ha colpito la mia città: "MELFI" e i paesi limitrofi; un evento che ha portato morte e distruzione , che non tutti conoscono e per questo volevo condividerne la storia , affinché non venga mai DIMENTICATA!! Buona lettura Saluti . Luigi Fra fertili ed estesi pascoli sorge in Basilicata il monte Vulture. Alle sue falde, su un antico cratere collinare c’è Melfi. Lungo la linea del Vulture si trovano Rapolla, Barile, Rionero ed Atella; ad est c’è Venosa. Un antico Castello normanno detto di Monticchio (Castrum Monticuli) dà il nome ai due laghi esistenti, formatisi in due remoti crateri. Il lago piccolo a forma di cono è profondo circa metri 36,00; il lago grande, più antico del primo, è profondo circa 10 metri. Il 14 agosto 1851, sotto un azzurro e sereno cielo estivo, senza un alito di vento e una temperatura soffocante, mentre i contadini spensierati erano intenti al lavoro nei campi, alle due e mezzo del pomeriggio s’intese d’improvviso un gran boato e ci fu una scossa di terremoto così violenta, pari solo a quella del 27 marzo 1638 e a quella del 5 febbraio 1783 nelle Calabrie. Di quest’ultima, i resti dell’antica Certosa di San Bruno[1] con i suoi pinnacoli ruotati ricordano ancora oggi il tragico evento. Al ripetuto sbattere delle finestre e al suono stridente e penetrante dei cardini delle porte spalancate, che si aprivano e si chiudevano ripetutamente, crollavano rovinosamente al suolo gli edifici. L’improvviso rumore dello spezzarsi delle mura, che incuteva terrore, e la soffocante e impenetrabile polvere alzatasi dalle macerie come nebbia foltissima impedivano agli abitanti di cercare una via di fuga e un qualunque scampo in un luogo sicuro. Dopo un sotterraneo muggito della terra e il rumore cupo e sordo delle case cadute, in un silenzio tombale si sentiva solo il lamento dei feriti, il gemito dei sofferenti, le grida disperate di coloro che quasi senza vita o tramortiti erano vicini ai loro cari. Il terremoto fu prima sussultorio e poi ondulatorio. Seguito da fragoroso rombo durò per più di quaranta secondi. Trascorso appena che fu il breve intervallo diun’ora, ci fu una seconda scossa più lieve, annunciata da un cupo muggito sotterraneo, e prima che fosse notte ne venne una terza e poi una quarta e di ora in ora se ne contarono altre undici. Si può soloimmaginare lo spaventodi chi imprigionato sotto le macerie senza vedere una via d’uscita attendeva la morte, e l’angoscia di quelli che trovando le strade bloccate e ostruite da montagne di rovine fino alle finestre delle case più alte vagavano atterriti dal timore delle mura cadenti ad ogni scossa successiva. Un farmacistarimasto sepolto sotto la sua casa batteva inutilmente il mortaio di bronzo per essere soccorso ma quando fu liberato era già morto. Una donna fu trovata morta ginocchioni mentre invano tentava di proteggere il figlio. Dopo due giorni fu tratto in salvo un bambino piccolo trovato sotto la culla rovesciata, che lo aveva protetto. Una bambina di 18 mesi fu trovata ancora viva dopo 3 giorni. Dopo sei giorni fu salvato un bambino di sette anni. Fu di sommo dolore vedere i superstiti melfitani fiacchi e sfiniti, seduti sulle rovine della propria casa, piangere i padri, le madri, le mogli, i figli, i parenti e gli amici! Ovunque c’erano mura cadute o cadenti e tetti sfondati; i più solidi edifici erano stati abbattuti. Dalle macerie sporgevano travi mezzo sepolte, le piazze e le strade erano ostruite da montagne di detriti. Erano andati in rovina: l’antichissimo castello di Federico II; il Duomo di Melfi costruito da Roberto il Guiscardo, già distrutto e interamente ricostruito dopo il terremoto del 1694; il maestoso campanile edificato nel 1151; le quattro Chiese parrocchiali della Città (S. Teodoro, di S. Niccola, di S. Lorenzo, e del Carmine); la Chiesa ed il convento degli Osservanti; la Confraternita laicale dei Morti; il monastero delle Chiariste sotto il titolo di S. Bartolomeo e l’Orfanotrofio. Non rimase intatto un solo edificio pubblico o privato e quelli in parte crollati furono abbattuti, tanto erano essi rovinati. La Chiesa di S. Agostino, dietro alla quale erano le prigioni, cadde completamente. Nel crollo delle carceri morirono 18 detenuti, e quelli che non morirono si adoperarono prontamente per salvare gli altri. Quantunque in pessime condizioni e in parte crollati e rovinati in più punti, il castello di Melfi, l’Episcopio ed il campanile del Duomo erano ancora lì diroccati, a testimoniare la loro antica grandezza. In Atella nella chiesa di Santa Lucia cadde una parete e dopo secoli di oscurità venne alla luce un antico affesco del 1389 della Madonna delle Grazie nell’atto che protegge dall’ira dell’Eterno Padre coloro che si sono rivolti a lei. La notizia del terremoto giunse a Napoli il 17 agosto: Melfi 14 agosto 1851 Signor Direttore Nel momento che le scrivo esco miracolosamente colla famiglia dalle ruine. Una tremenda scossa di tremuoto verso le 3 p. m. ha adeguato al suolo la maggior parte di questo Capoluogo con grave danno di questi abitanti, e lo stesso mi si dice essere avvenuto nei paesi circonvicini. Ho tutto fatto conoscere nel momento al Signor Intendente, chiedendo degl’Ingegneri ed una competente forza per accorrere ai bisogni ed all’ordine pubblico. Lo spettacolo è orribile, ed io interesso la di Lei nota filantropia a dare ordini pressantissimi, perchè si accorra a sgravare in parte queste contrade dai danni immensi di cui si trovano vittima. Perdonerà il modo di scrivere perchè eseguito in mezzo la strada e nella folla della gente che piange dirottamente. Il Sottintendente De Filippis Nello stesso giorno, il Ministro dell’Interno fece partire immediatamente per Melfi l’Intendente con le istruzioni di servirsi di tutti i mezzi disponibili per alleviare la sventura dei danneggiati, soccorrere i feritie provvedere ad ogni altro bisogno delle popolazioni. L’intendente giunse a Melfi il giorno dopo, a mezzanotte e nella sua prima relazione scrisse: «Melfi e Barile non esistono più. Tutti i fabbricati o adeguati al suolo, o prossimi a crollare. Le popolazioni sono sulla via. Pianti! gemiti! Miserie !!!». Il 23 agosto il Re Ferdinando II dispose: Il prelievo di ducati quattromila dalla sua cassa privata e mille dalla cassa della Regina. L’invio di quattro ingegneri di Ponti e Strade, medici e medicine; — L’apertura di una colletta nel Regno per il soccorso dei Comuni danneggiati; — La nomina di una Commissione in ogni Comune, composta dal Vescovo, dal Sotto-Intendente e due probi e zelanti proprietari per distribuire i soccorsi ai soli e veri indigenti in proporzione dei danni subiti; — La distribuzione di pane, vestiti e tutto ciò di cui la popolazione aveva bisogno; — La costruzione di baracche provvisorie; — L’utilizzo di operai della Provinciaper eseguire i lavori, perché potessero provvedere col lavoro al proprio sostentamento; — Il trasferimento delle alunne dell’Orfanotrofio di Barile nell’Ospizio di Avigliano e degli orfanelli nel Reale Albergo dei Poveri a Napoli e nell’Ospizio di S. Ferdinando a Salerno. — Che le agevolazioni fossero destinate ai veri indigenti. — Che i proprietari e i benestanti contribuissero alle spese per la parte che li riguardava; — Che fosse redatto un elenco dei detenuti, che invece di evadere si erano adoperati per salvare le persone coperte dalle macerie ed estrarre i cadaveri, e un elenco di coloro che si erano distinti nei soccorsi. Al 31 agosto già molte strade erano state puntellate e quasi tutti i cadaveri erano stati rimossi e sepolti in fosse profonde con strati di calce e più non si sentiva l’odore della putrefazione ovunque. Ferdinando II accompagnato dal Duca di Calabria Francesco II, il Conte di Trapani, il ministro dell’interno, il ministro dei lavori pubblici e con un gran numero di persone al seguito partì dalla reggia di Portici l’11 settembre per andare a visitare i luoghi colpiti dal terremoto. Il Re giunse a Melfi il giorno 15,verso le cinque del pomeriggio e nonostante piovesse a dirotto volle subito vedere la città attraversando le strade puntellate e passando sui ruderi caduti. Da subito dispose il trasferimento delle monache ad Avigliano, degli orfanelli di Melfi a Napoli e a Salerno e delle orfanelle a Torre Annunziata. Ordinò che fosse prontamente ristrutturata la parte dell’Orfanotrofio rimasta in piedi e che fossero ripristinate tutte le strade provinciali. Il giorno dopo, il Re andò aRapolla, Barile e Rionero, visitò gli Ospedali, le capanne, anche le più povere e sporche e ogni luogo rovinato confortando tutti con parole affettuose e promettendo ogni aiuto possibile. Condonò le pene ai carcerati di Rionero che si erano adoperati per dissotterrare i cadaveri. I detenuti di Melfi che non erano fuggiti ebbero dimunuita la pena di due anni. Lasciò 50 ducati per il sostentamento di un bambino orfano salvato dalle macerie dopo due giorni, e oltre a quelli già versati precedentemente lasciò nella cassa dei soccorsi altri 4000 ducati, più altri mille da fondi personali della Regina. Il 17 settembre andò ad Atella e si recò subito ai ruderi della chiesa di Santa Lucia per venerare l’immagine della Madonna delle Grazie rimasta in piedi tra i ruderi della chiesa. Ordinò al direttore del Museo Stanislao D’Aloe di far venire da Napoli il regio disegnatore di Pompei Giuseppe Abbate (27 marzo 1852) per fare una riproduzione del dipinto. Ordinò altresì al ministro dei Lavori pubblici, che era presente, la completa ricostruzione della chiesa. Tutti i muri erano distrutti, tranne quello della SS. Vergine Maria che sovrastava l’altare maggiore. Dopo il terremoto del 1694, non tenendo conto del disegno originario, i padri Agostiniani, che avevano un ospizio adiacente alla Chiesa di Santa Lucia, avevano restaurato completamente la chiesa. Difatti, porre esporre ai fedeli la statua di Santa Lucia, i monaci agostiniani avevano chiuso con una parete sottile la nicchia piana che dietro l’altare maggiore della chiesa conteneva l’affresco della Madonna delle Grazie. Questa parete era così sottile che i chiodi usati per sostenere gli ex voto donati alla santa avevano rovinato in più punti l’immagine sottostante della madonna. Guardando l’affresco, fra le persone rappresentate che ricorrono alla protezione della Vergine, si riconoscono a sinistra la figura del Papa Urbano VI, il Cardinale Francesco de’ Tibaldeschi, che rimase fedele al Papa fino alla sua morte, il vescovo Tommaso di Rapolla alla cui Diocesi apparteneva Atella, il Vescovo di Melfi e di Lavello, due monaci dell’ordine verginiano e il re Carlo III di Durazzo con i suoi familiari, colpito da un fulmine di Dio. Carlo Durazzo era stato eletto re da Urbano VI con la nobile missione di combattere i nemici della Chiesa. Dopo aver preso possesso del regno, insuperbito aveva combattuto contro il Papa assediato nel castello di Nocera, presso Salerno. L’uomo con la barba corta è, forse, il pittore che aveva dipinto l’affresco. L’uomo colpito mortalmente è Niccolò Spinello, ministro della regina Giovanna I, che aveva spinto i cardinali francesi a contestare l’elezione di Urbano VI e a eleggere un altro papa (Clemente VI); Spinello fu la causa dello scisma. Al lato opposto c’è la regina Margherita del Balzo, moglie di Carlo III Durazzo, con le con quattro dame di corte e sette damigelle. Dopo la morte di Carlo, avvenuta nel 1386, la regina Margherita governò il regno in pieno accordo con il Papa. Sul cartello spiegato, tenuto dagli angeli, ci sono otto sigle A. M. M. G. L. N. C. A., che dicono: Ave Maria Madre delle Grazie Libera la Nostra Città di Atella. Fra le altre istruzioni impartite dal Re, il regolamento delle Commissioni di soccorso prevedeva: Che la distribuzione dei soccorsi fosse riservata a quelli che non avevano i mezzi per vivere: letti, vestiti, coperte, lenzuola, scarpe, pane, ecc. Che le persone valide fossero utilizzate per i lavori di ricostruzione; Che gli infermi e i mutilati fossero ricoverati negli ospedali; Che i ragazzi e le ragazze orfane fossero affidati ai parenti che desideravano prenderne cura. Che le baracche (circa 85 mq ciascuna), fossero destinate alle famiglie povere, rimaste prive di qualunque mezzo, e divise in quattro sezioni per ospitare quattro famiglie. Nei primi giorni di dicembre del 1851 furono completate e consegnate le prime 80 baracche costruite sul piano S. Marco a Melfi. Al 30 aprile 1852, la Commissione aveva speso 64.515,21 ducati. Su 68.881,19 ducati ricevuti ne restavano ancora in cassa 4.365,98. Poiché le somme raccolte, comprese quelle dei privati, ammontavano a 111.620 ducati, il Re decise di creare una Cassa di prestanze agrarie e commerciali «per rendere duraturo il beneficio procurato agli infelici dalla pubblica e dalla privata carità». La Cassa di Prestanze agrarie e commerciali Con un capitale iniziale di quarantamila ducati, il 15 aprile 1852 fu istituita a Melfi la Cassa di prestanze agrarie e commerciali a favore dei Comuni compresi nel Distretto medesimo. Trentamila ducati furono utilizzati per prestiti agrari ed armentizi e diecimila ducati per prestiti all’industria di arti e manifatture. Lart. 1 del Regolamento fissava i seguenti obiettivi della Cassa: 1. acquisto di semenze e per pagamento delle spese necessarie alle operazioni che servono al raccolto (grano ed altre derrate prodotte nei Comuni colpiti dal terremtoto); 2. acquisto di bestiame; 3. anticipazioni su i prodotti dell’agricoltura e della pastorizia dati in pegno; 4. acquisto di ordigni e di strumenti necessari all’esercizio di un’arte o manifattura; 5. acquisto di materie grezze da essere lavorate. L’articolo 4 destinava gli utili provenienti dalla “Cassa delle prestanze agrarie e commerciali” all’aumento del rispettivo fondo; l’art. 5 stabiliva il tasso di interesse sui prestiti al 5% l’anno. Nel discorso di inaugurazione tenuto dall’Intendente, tra le altre cose, egli disse: «Non più l’usura aduggerà (rattristerà) i sudori e lo stento del povero colono. Non lotterà più con la miseria l’onesto artigiano. A tutto provvedeva la sapienza dell’ottimo Principe. A tutto farà fronte la Cassa distrettuale di prestanze, rinnovatrice della fortuna di queste belle e fertili contrade. La sconquassò terribilmente il tremuoto. La suscita e conforta il braccio pietoso del magnanimo Pronipote di Carl III. Io già vedo il solerte colono, vedo l’onesto manifattore, distrigati dalle ambagi (tranelli) e dalle reti di ree speculazioni, trovare scampo e rifugio nel magnifico stabilimento della Cassa prestatrice, e rinfrancarsi de’ danni patiti, e porsi al rango di coloro, a’ quali amica sorride la fortuna. Io già contemplo il ricreante spettacolo di mille famiglie e mille, sfuggite agli artigli della miseria, sottratte all’ozio, ruggine e peste del civile consorzio, tripudianti in vivere agiato.» Il 4 maggio 1852, alla presenza di un’immensa popolazione, in mezzo a festive grida di Evviva il Re! furono sorteggiate a Melfi 130 quote demaniali disposte da Ferdinando II nella contrada Cavallerizza, Annunziata, Rucula e Vulture. L’11 luglio, alla presenza del Sottintendente, furono distribuiti e divisi a Venosa 2.666 tomoli di terre demaniali (circa 10.000 mq a famiglia) tra 704 famiglie povere, che ottennero così un sicuro mezzo di sussistenza. L’Istituto scolastico Agrario Tra le altre cose volute dal Re fu la creazione dell’Istituto scolastico Agrario distrettuale con annesso podere per le esercitazioni, inaugurato dal sottintendente Giuseppe Guerrieri il 30 maggio 1853, giorno dell’onomastico del Re. Potevano essere ammessi alla scuola i ragazzi vaccinati contro il vaiolo, che avevano non meno 12 anni e non più di 14. L’istituto scolastico fu insediato in una grandissima baracca di legno nella piana S. Marco. Le pareti erano formate da due strati di tavole isolate da carbone e paglia, internamente coperte con carta a disegni. Il tetto era coperto di catrame, embrici e tegole. Il pavimento era sollevato da terra, e uno strato di carbone lo separava dal suolo. Aveva moltissime stanze bene arredate. In particolare l’istituto aveva un dormitorio capace di ospitare 30 letti, ognuno col proprio mobile a cassatti, una sedia e un tavolino; un refettorio, le stanze per i professori, il portinaio e gli addetti alla cucina; la camera per il rettore, le aule per le lezioni, la cucina, la dispensa, un forno, camerini bagno, depositi per mobili, abiti, cereali e strumenti di lavoro; aveva altresì una biblioteca, un gabinetto astronomico e uno stanzone per il deposito delle piante. All’esterno aveva bellissime aiuole di fiori con piante locali ed esotiche, un frutteto e un allevamento di api, una stalla per le vacche svizzere, fatte venire appositamente per l’occasione, capre del Tibet e montoni merinos. Alla scuola furono annessi terreni e vigneti per le esercitazioni pratiche. Alcuni furono acquistati, altri furono donati dal Comune di Melfi e dalla Curia Vescovile. I vigneti furono migliorati e gli orti presentavano ogni sorte di ortaggi. La scuola era gestita dal canonico Giovanni Battista Areneo. Nel primo e secondo anno di scuola gli alunni imparavano a leggere e a scrivere, la grammatica italiana e l’aritmetica, che erano insegnate da un solo maestro. Studiavano la varietà delle specie di piante agricole e praticavano semplici lavori d’agricoltura. Nel terzo e quarto anno studiavano agricoltura e veterinaria, apprendevano i lavori da farsi per la cura del vigneto, la produzione del vino e dell’olio, l’allevamento dei bachi da seta, la cura degli animali, la cura delle arnie e la produzione del miele e si esercitavano nella tenuta dei conti e nella scrittura di lettere. Due volte l’anno gli alunni uscivano dalla scuola per studiare i metodi di coltivazione dei campi e le diverse qualità di terreni intorno a Melfi. Il rettore della scuola, un canonico che percepiva ducati 120 annui (circa 6.000 euro) insegnava anche il catechismo. La lingua italiana e l’aritmetica erano insegnati da un solo maestro, che percepiva 72 ducati l’anno. Un secondo maestro insegnava agricoltura teorica e pratica (con 120 D. l’anno). C’era poi il maestro aggiunto all’agricoltura (D. 108 annui), il veterinario, che teneva lezione due volte la settimana (con 12 D. annui), il medico scolastico, che periodicamente visitava i ragazzi (con 12 D. annui), l’infermiere (D. 24 annui), il cuoco (D. 30) e tre inservienti (D.18). La spesa annuale per la gestione della scuola era a carico della Cassa di prestanze agrarie e commerciali. I Comuni contribuivano per la retta dei ragazzi indigenti con 50 ducati l’anno mentre le famiglie agiate pagano 40 ducati l’anno, divisi in due rate. Finché ci fu il Sottointende Giuseppe Dentici la scuola progredì, ma nel 1860, ossia dopo l’unità, andò tutto in rovina, il podere si ridusse a un vero squallore, non buono neppure per il pascolo e le vacche denutrite furono macellate. «Bisogna però confessare che la colpa non deve addebitarsi tutta al Sottointendente, ma al governo di quei tempi nemico di ogni progresso sociale. Due anni dopo il terremoto molte baracche furono abbattute perché gli abitanti andarono a vivere nelle nuove case in muratura anche la scuola fu trasferita in una nuova sede. Il 10 luglio 1865 l’istituto fu trasformato in Scuola di Agronomia e Agrimensura con convitto annesso e il 20 luglio dello stesso anno la Cassa di prestanze agrarie e commerciali fu trasformata in Cassa di risparmio e di Anticipazioni
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  42. Spendida iniziativa, è sempre un piacere vedere che anche nel nostro Paese vi sono mostre riguardanti le monete, le banconote e come in questo caso anche l'economia.
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  43. Grazie mille Ecco il 100 mon Ho tolto un pochino di cancro in alto a destra. Non si fa veder più da sei mesi 😜
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  44. DE GREGE EPICURI Costanza Cucini si è formata in archeologia medievale all'Università di Pisa, e dal 1989 si occupa di archeometallurgia. Ha scavato, analizzato e pubblicato numerosi impianti di lavorazione metallurgica di epoca celtica, romana e medievale in Lombardia, Liguria e Toscana; si occupa anche dell'analisi dei resti metallurgici, per risalire al processo tecnologico che li ha prodotti. Ha sudiato il quartiere dei metallurgisti di epoca celtico-romana di via Moneta a Milano, i Piani d'Erna a Lecco, l'officina bronzista in Corso di Porta Romana a Milano ed i crogioli altomedievali dal palazzo imperiale della stessa città. Negli ultimi anni, si è occupata della fabbricazione delle monete d'oro tardo-romane in base ai solidi del Tesoro di Como, per chiarirne gli aspetti tecnologici.
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  45. Per me è buona (contrariamente al solito, i falsi di questa moneta sono in bassa conservazione), non vedo segni rivelatori di contraffazione. Qui sotto posto per confronto un esemplare in buona conservazione periziato autentico:
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  46. Una curiosità, la posa del cavallo nella moneta è definita del “galoppo volante” e non esiste in natura (un cavallo non assume mai quella posizione durante il galoppo) questa posizione era totalmente sconosciuta nell’arte europea prima del XVIII secolo AC ma diffusa in Cina ma deve essere piaciuta così tanto per l’impressione di velocità e dinamicità che dava che se possono tracciare i passaggi che ne hanno portato all’introduzione nell’arte europea , passando nel corso dei secoli dalle varie civiltà e aree geografiche che separano la Cina dall’Europa fonte: Joseph Needham, scienza e civiltà in Cina
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  47. qui parla del denaro "MARSAGONA" Una moneta di particolare interesse per Day e Grierson è un negatore d'argento o di Denaro (penny) con la leggenda del diritto MARSAGONA (o, in alternativa, SAGONAMAR), un problema da inserire nel volume di prossima pubblicazione MEC sul Nord Italia. Questo è uno scarso conio di cui si sa quasi nulla definitivamente. E 'stato attribuito variamente a Marsanne, nella zona Valentino del sud della Francia, e di Savona, nel nord Italia. Svolge resti abbreviato dei nomi dei tre imperatori (Henry, Conrad e Lothar), e la sua datazione sembra ancora incerto, anche se un contesto di problemi noti relativi alla Crusader presumibilmente potrebbe aiutare. La nostra moneta è stata donata dal compianto benefattore ANS Paolo Bedoukian, che l'aveva acquistato a Beirut insieme ad altri pezzi, in gruppi, associati con le Crociate. Ha designato come queste "orde", ma senza provenienza o altre informazioni. Nord Italia (?): Marsagona (?). AR Denaro, ca. 1200. (ANS 1987.41.349 , Dono di Paolo Bedoukian) 16,7 millimetriLa nostra moneta "Marsagona" è stato detto di essere stato in Bedoukian di "Hoard 5", che consisteva principalmente di monete coniate dai conti di Tripoli. Ci sono stati 37 denari all'interno della parcella, che vanno da quattro pezzi feudale francese ai problemi dei Re di Gerusalemme e Cipro, i Principi di Antiochia e dei signori di Sidone e la Bohemunds tripolino. Se davvero le monete sono stati rinvenuti insieme come un tesoro, un terminus post quem per la sepoltura è fornita da un negazionista di Enrico I di Cipro (1218-1253). Alcuni del resto delle monete potrebbe risalire fino al 1130 o precedenti, e alcuni di loro sono dei tipi che avrebbero potuto essere coniate in nella seconda metà del 13 ° secolo.
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