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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/13/23 in tutte le aree

  1. 4) Esistono dubbi sulla riconiazione di dette monete nel 1926 o nel 1957 dovute alla movimentazione di coni, avvenuti e registrati all'interno della zecca, ma non esistono prove che certifichino in modo inoppugnabile che ciò è avvenuto; tenuto conto che la burocrazia richiedeva il concorso e la partecipazione di più soggetti, per determinare l'evento criminoso. Se leggete il capitolo sul mio libro scoprirete che è tutto documentato. A quei tempi vi erano personaggi (non voglio ripetere i nomi, li trovate sul libro) che potevano prendere qualsiasi cosa dalla zecca ( e lo hanno fatto, come dimostrano i verbali redatti dalla GdiF nei confronti di alcune persone informate sui fatti). Ovviamente esistono le prove delle movimentazioni con documenti cartacei (i registri) ma ovviamente essendo operazioni "da filibustieri" non hanno certo scritto quanti riconi sono stati fatti. Non molti ovviamente, ma li hanno fatti, eccome P.S. Non sono più colonnello ma Generale di Brigata😂
    7 punti
  2. Si sta facendo una ‘gigantesca’ confusione tra l’accumulazione seriale che e’ una vera e propria patologia cui l’espressione ‘accumulazione di cose inutili’ si attaglia molto bene e invece la passione d la pratica ‘collezionistica’ che ha ben altra origine storia sviluppo e soprattutto rilevanza culturale. la differenza e’ la stessa - parlando di cibo - di chi intendesse accomunare chi soffre di disturbi bulimici (non a caso anch’essi disturbi ossessivi-compulsivi) a gourmet e intenditori per i quali il mangiare bene e’ un’arte raffinata ( coltivata non a caso da sovrani, artisti, e celebri gastronomi che con la bulimia non hanno nulla a che fare..). il collezionismo - inteso come raccolta e studio - di cose di valore storico o artistico o documentale - e’ al contrario uno strumento potente di legame dell’uomo con il proprio passato. E’ un bisogno primario dell’uomo che ha creato appositamente contenitori - per questi oggetti del passato o testimonianze artistiche - che sono i musei. Prima nati come luoghi orivati e poi come entità pubbliche per ka Comunita’ . altro che disturbi ossessivi-compulsivi - e’ chi ignora la natura e l’origine di queste passioni che dovrebbe comprendere meglio che il Collezionismo ha avutk un contributo fondamentale per la nostra cultura approfondendola d preservandola attraverso raccolta ragionate - senza le quali - non avremmo oggi in pratica quasi nessun museo
    5 punti
  3. Ringrazio in modo particolare @dabbene perché, oltretutto, è sempre disponibile a sostenere chiunque e qualunque iniziativa, ringrazio @El Chupacabra col quale magari ci si rivede per parlare di V.E. II re eletto a Firenze, ringrazio @principesax per avermi indirizzato sulle pubblicazioni di Musarra (di cui, in realtà me ne accorgo solo ora, mia moglie possiede già il volume MEDIOEVO MARINARO), ringrazio @jaconico e @Orodicarta per le chiacchiere e per l'invito (a proposito: non trovate ci sia un po' di Segantini nei buoi delle 50 lire? Magari ne riparliamo nella giusta sede), ringrazio il relatore del centro valdostano per la dritta sul Museo del Mare dell'Elba (immagino sia qui sul forum, ma non so chi sia), ringrazio colui che mi ha mostrato al mio tavolo un asse repubblicano col mitico Giano, forse sestantale, in contrapposizione col mio (sei qui sul forum?). Ma non vi manca già Milano Numismatica? 😊
    5 punti
  4. L'utente in questione si è connesso l'ultima volta al forum in tempo per leggere la discussione fino al post #8. Consapevole delle vostre risposte, sarà andato da qualche altra parte, a cercare qualcuno che gli confermi l'assoluta rarità e valore della sua moneta... e di sicuro qualcuno troverà, magari gli stessi che scrivono gli articoli ad minchiam di cui si è parlato sopra Non penso lo vedremo ancora, ma se fosse dovrà fare lo sforzo di aprire un'altra discussione, questa la chiudo petronius
    3 punti
  5. Per chi volesse rivivere questa stupenda giornata e sbirciare il gazzettino che consiglio vivamente di leggere con calma perché è interessantissimo Scoprilo qui
    3 punti
  6. Manca per forza un evento così, bisognerebbe farne uno al mese, ma sicuramente l’organizzazione come ha detto Mario non è cosa semplice, richiede sicuramente tempo e fatica per riuscire a far collimare il tutto ed avere una giornata perfetta come quella di sabato scorso. Si lavora già per il n. 11 con un altro articolo, per continuare a contribuire al futuro del Gruppo del Cordusio.
    3 punti
  7. Mi piace aggiungere questo ringraziamento da parte di Nicolò’ Giaquinta e di tutti i giovani prima del suo intervento in Milano Numismatica verso il nostro Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio, è’ molto bello, grazie ! https://www.facebook.com/share/v/SQkBdh6GjuYkvQWm/?mibextid=K35XfP
    3 punti
  8. Eccome se manca, però per organizzare un evento così con relativo Gazzettino, organizzazione, programma e comunicazione ci vuole almeno 1 anno …
    3 punti
  9. Se vuoi ti vendo un po' di anfore greche e dei vasi mesopotamici: ti garantisco, parola mia di gentleman, che non vengono da scavi illegali e non sono state trafugate: le prime me le ha date mio cugino negli anni '80 dopo esserci casualmente inciampato sopra mentre osservava il cantiere di uno scavo per la riparazione di tubature a Taranto. Gli altri li ho trovati a terra in Iraq in una zona piena di sassi strani e le ho prese pensando che fossero cocci moderni gettati da qualche vandalo, poi solo in seguito quando sono tornato a casa ho scoperto che erano del 2000 avanti Cristo.
    2 punti
  10. Un’ottima notizia da condividere per gli appassionati: Il volume X delle ultime provinciali ( Da Valeriano a Diocleziano) è disponibile online. 😍 Seguiranno i volumi V.2 e V.3 a dicembre. Per Natale? RPC, V.2: From Pertinax to Macrinus (193–218): Pontus-Bithynia and Asia RPC, V.3: From Pertinax to Macrinus, Lydia Pamphylia to Egypt. Rimarrà « offline » solo il volume V1, (da Pertinace a Macrino, Europa) ancora da finire.
    2 punti
  11. Perche’ non prova lei - che sicuramente ha approfondito la questione - a darci qualche ragguaglio maggiore - basandosi anche sui testi citati. Mi sembra - da profano - che si giri molto intorno slla questione na che nessuno la voglia affrontare come si deve
    2 punti
  12. Leggendo la lista delle città che hanno adottato questo acronimo non risulta nulla che abbia lo stesso acronimo del bottone postato, inoltre la Q risulta essere posizionata al quarto posto anziché al terzo come da Wikipedia,quindi la terza lettera a questo punto dovrebbe essere l'iniziale della città che ha adottato l'acronimo, invertendo le ultime due lettere l'acronimo diventa SPQP e sempre da Wikipedia corrisponderebbe alla città di Palermo, inoltre anche l'aquila raffigurata sul bottone è molto simile all'aquila sullo stemma di Palermo,a questo punto penso che ci potrebbe essere stato un errore di punzonatura delle ultime due lettere dell'acronimo, è che in verità doveva essere SPQP anziché SPPQ... https://it.m.wikipedia.org/wiki/SPQ_(acronimo) Ringrazio l'amico @Raff82per avermi aiutato nella ricerca... Ovviamente le mie sono solo supposizioni e sarei grato a chi potesse aggiungere qualcosa in merito,in tal caso mi permetto di citare @Corbiniano
    2 punti
  13. https://m.facebook.com/groups/3220773781273416/permalink/25015815261342621/?comment_id=25015939961330151 E qui sul futuro del collezionismo numismatico
    2 punti
  14. Ma no.. lui sa ! Che è rara , siete voi ,che in malafede probabilmente, gli direte che non vale "gnente" per carpirgli fraudolentemente il suo "tesoro".
    2 punti
  15. Come da programma: Si svolge nei mesi di Maggio e Novembre d'ogni anno, presso la Fiera di Verona. Ha una valenza commerciale associata allo svolgimento di iniziative culturali celebrative dal punto di vista della filatelia e del collezionismo. Si sviluppa su una superficie di oltre 11.000 mq, articolata in vari settori: Filatelia Numismatica Cartoline Stampe e libri antichi Miscellanea Telekarte, Kinder Militaria Parcheggio in Fiera: I commercianti accreditati alla Veronafil potranno usufruire di un parcheggio riservato della Fiera per una sola vettura. Tale automezzo non potrà restare in sosta nel corso dell'orario notturno. Modalità d'entrata dei commercianti: L'accesso con vettura deve avvenire esclusivamente dalla porta C, usufruendo dei passi auto spediti in precedenza. Nel padiglione 9 si accede con i passi personali da ritirarsi all'entrata in fiera. Si potrà anche usufruire d'un apposito servizio carrelli organizzato dall'Ente Fiera. Varie: Veronafil si avvale di un Servizio di Primo Soccorso, di servizio bar e ristorante, di sportelli Bancomat, di un servizio di vigilanza notturno.
    1 punto
  16. Non sono un esperto di questo tipo di monete. Ma ho l'impressione che, con le dimensioni segnalate, sono in presenza di una replica. Se è così, forse qualcuno mi può indicare un altro esemplare-replica dello stesso tipo? Grazie dell'attenzione. Giulio De Florio
    1 punto
  17. Il 17 e 18 Novembre si terrà presso il Novotel (Via Cantore 8/c) il convegno di Genova.
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  18. Buonasera, Non preoccupatevi, niente che non vada! Domani va in asta oltreoceano un interessante nomos dì Kaulonia (475-425 a.C.) ribattuto su un didracma di Akragas. L’asta è la CNG 118, il lotto il numero 33. I dati fisici della moneta: diametro 22 mm, peso 8.10 g con asse di conio ad ore 5. La buona conservazione dell’esemplare e del sottotipo, legati ad una coniazione non perfettamente riuscita, hanno dato come risultato una ottimale leggibilità delle caratteristiche della moneta akragantina, tali al punto da consentire la sua classificazione secondo la catalogazione che ci offre il lavoro della professoressa Westermark sulle emissioni greche di Agrigento. Curioso che Classical Numismatic Group non abbia avuto interesse ad approfondire la catalogazione, dato che menziona una generica ribattitura su un didracma di Akragas. La classificazione del sottotipo è da individuarsi nell’accoppiamento di conii Westermark 203 (488/485-480/478 a.C.), sotto al granchio sono ancora visibili le tracce dell’elmo corinzio. Posizione forma e dimensioni delle chele e delle zampe del granchio, di quel che ne resta, ci fanno identificare il conio di martello R137, la sagoma dell’aquila il conio di incudine O74. Di seguito le immagini della moneta in asta e di due esemplari corrispondenti per accoppiamento di conii al nomos di Kaulonia ed al sottotipo akragantino. CNG 118/33, ex CNG 72/137 del 14-06-2006: https://auctions.cngcoins.com/lots/view/4-3958EG/bruttium-kaulonia-circa-475-425-bc-ar-nomos-22mm-810-g-5h L’esemplare pubblicato in The Coinage of Akragas Westermark 203.5, a New York dal 1944 grazie al lascito Newell, SNG ANS 947, ex Jacob Hirsch 8/565 del 1903: Noe Caulonia 98, ex Nomos 18/23 del 26-10-2018, ex Roma Numismatics 7/49 del 22-03-2014: https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=17&id=23&p=1&s=&ca=0&co=0&type=auction L’individuazione del sottotipo potrebbe essere di aiuto per una più precisa datazione delle emissioni di Kaulonia, visto l’ampissimo (50 anni) lasso di tempo che corre nello studio del Noe (475-425 a.C.)? Che ne pensate? Non conosco, se non basilarmente, la monetazione della zecca del Bruzio ma mi piacerebbe avere qualche ragguaglio o approfondimento sulla datazione di queste emissioni a doppio rilievo, per meglio comprendere la circolazione della valuta akragantina nella Magna Grecia. In particolare mi farebbe piacere sentire l’opinione di @dracma dato che ricordo che si interessa all’argomento delle emissioni greche ribattute del sud Italia. Buonanotte
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  19. E fotografate peggio. Alcune le conosco per averle viste anni fa alla Nac. Belle monete, che in questo catalogo faccio fatica a riconoscere.
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  20. Stessa impronta cosa starebbe a significare? Come i biscotti….. brutto ma buono
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  21. Se son quelle neanche valore affettivo... son durate talmente poco che uno non ha fatto in tempo ad affezionarsi petronius
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  22. Sotto il prato c’è una città romana. Scavano e trovano un tesoro di 3mila monete e 50 gemme a Claterna, nei pressi di Bologna. Scoperto anche rarissimo quinarius A sinistra: il disegno delle rovine che preme dal sottosuolo sul prato. A destra: lo scavo archeologico in corso @ Foto ARCA Appennino Bolognese Nello scavo del sito archeologico di Claterna, situato strategicamente lungo la via Emilia tra le colonie Bononia (Bologna) e Forum Cornelii (Imola), archeologi hanno effettuato scoperte straordinarie che promettono di trasformare questo luogo in un parco archeologico senza precedenti nel Nord Italia. Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura del governo Meloni, ha svelato in anteprima i risultati, presentandoli come relativi a una sorta di “Pompei del Nord”. Claterna sorse nel territorio dell’attuale Comune di Ozzano dell’Emilia, 14 079 abitanti, realtà appartenente alla città metropolitana di Bologna. Gli archeologi, impegnati in scavi che coprono solo una piccola porzione del vasto insediamento di Claterna, hanno riportato alla luce oltre 3.000 monete, sia in argento che in bronzo. Questi ritrovamenti comprendono un notevole numero di danari, molti dei quali in condizioni di conservazione ottimali. Ancora più significativo è il ritrovamento di 50 gemme incise, suggerendo la possibile presenza in città di una bottega specializzata nella loro produzione. Il gioiello della scoperta, tuttavia, è un eccezionale ‘quinarius’, risalente al 97 a.C. Questa moneta presenta una raffigurazione dettagliata di una ‘vittoria alata’ che scrive su uno scudo, poggiato su un trofeo. La presenza chiara della scritta ‘ROMA’ testimonia la celebrazione di vittorie militari e la connessione della città con il potere romano. Lucia Borgonzoni ha commentato oggi con entusiasmo i risultati – che sono stati presentati stamane, 10 novembre 2023 – affermando che “i reperti restituiscono materiali molto preziosi e significativi”. Il ritrovamento delle monete d’argento e delle gemme colorate, presumibilmente prodotte localmente, suggerisce che Claterna non fosse solo un centro di passaggio, ma anche un vivace centro commerciale. L’obiettivo dichiarato è quello di trasformare Claterna da un sito archeologico in un parco archeologico di risonanza internazionale. Con una vastità di 18 ettari, Claterna si candida a diventare il più grande sito non stratificato del Nord Italia. La sottosegretaria Borgonzoni ha sottolineato il carattere unico del sito, annunciando il finanziamento da parte del Ministero della Cultura di nuovi interventi, con uno stanziamento di circa 450.000 euro per il periodo 2022-2024. L’ampio spazio circostante Claterna permetterà la creazione di un parco archeologico completo, con aree dedicate a parcheggi e servizi. Borgonzoni ha evidenziato anche la previsione di riutilizzare il Teatro per spettacoli culturali, con l’obiettivo di valorizzare il territorio circostante sotto un profilo culturale e turistico. Il Ministero della Cultura ha pianificato nuovi finanziamenti a sostegno di Claterna, con un fondo già in atto (2022-2024) e ulteriori risorse previste per il futuro. Un finanziamento di 60.000 euro per il prossimo anno sarà specificamente destinato all’ampliamento dello scavo del Teatro, promettendo ulteriori rivelazioni sulla storia e la grandezza di questa affascinante città romana. Situata strategicamente sulla via Emilia tra le colonie romane di Bologna (Bononia) e Imola (Forum Cornelii), Claterna si ergeva con orgoglio come una tappa vitale lungo la maestosa arteria stradale. Questa antica città romana, il cui nome era tratto dal vicino torrente Quaderna, è stata testimone della storia millenaria della via Emilia. Le radici di Claterna: una tappa cruciale fra due grandi colonie Fondata probabilmente come un centro di sosta cruciale tra le due colonie principali, Claterna, come molti altri insediamenti lungo la via Emilia, occupava una posizione regolare, corrispondente a una giornata di marcia per le legioni romane. La sua collocazione era tra la frazione di Maggio e il torrente Quaderna, conferendole un’importanza strategica nella rete stradale romana. Tra strade antiche e nuove colonie: la nascita di Claterna Con l’inizio della colonizzazione romana della Gallia Cisalpina e la costruzione della via Emilia, Claterna vide la luce come risultato della convergenza di un altro importante tracciato, forse la via Flaminia Minor, che attraversava l’Appennino e collegava la strada emiliana ad Arezzo. Fondata all’inizio del II secolo a.C., Claterna inizialmente si sviluppò come un modesto villaggio, ottenendo successivamente lo status di municipium nel I secolo a.C. e diventando il capoluogo di un territorio compreso tra i torrenti Idice e Sillaro. Il triste declino: crisi e abbandono Come molte città dell’Impero romano, Claterna iniziò a declinare durante la tumultuosa crisi del III secolo. Colpita dagli impatti economici e politici delle istituzioni romane, insieme alle incursioni barbariche che caratterizzarono l’epoca, la città vide un graduale impoverimento e una diminuzione demografica. Questo processo culminò nell’abbandono definitivo tra il V e il VI secolo, durante il periodo post-caduta dell’Impero romano d’Occidente. Claterna si trasformò in un raro esempio di città scomparsa nella regione dell’Emilia-Romagna. Scavi e ritrovamenti: alla scoperta dell’eredità romana di Claterna Gli archeologi, affondando le loro pale nella terra carica di storia di Claterna, hanno portato alla luce un patrimonio unico. Fra i tesori riportati alla luce figurano una villa romana con mosaici straordinariamente conservati e le testimonianze delle antiche arature che solcano ancora la terra. Un viaggio nella storia romana di Claterna, che un giorno potrebbe risorgere come un parco archeologico dedicato a svelare gli affascinanti segreti della sua epoca d’oro. https://stilearte.it/sotto-il-prato-ce-una-citta-romana-scavano-e-trovano-un-tesoro-di-3mila-monete-e-50-gemme-a-claterna-nei-pressi-di-bologna-scoperto-anche-rarissimo-quinarius/ Claterna era una città posta sulla via Emilia fra le colonie romane di Bologna (Bononia) e Imola (Forum Cornelii). La sua localizzazione è fra la frazione di Maggio ed il torrente Quaderna (affluente dell'Idice) da cui la città prendeva il nome. Claterna è sorta probabilmente come tappa nel tragitto fra le due colonie maggiori, come tanti altri centri che costellano la via Emilia, tutti a una distanza pressoché regolare l'uno dall'altro, che corrisponde ad una giornata di marcia delle legioni. Con l'inizio della colonizzazione romana della Gallia Cisalpina e la costruzione della via Emilia, in parte forse sul tracciato di un antico sentiero pedecollinare, Claterna fu fondata alla confluenza nell'Emilia di un'altra strada romana che attraversava l'Appennino, forse la via Flaminia Minor, che congiungeva la strada emiliana con Arezzo. L'insediamento, di medie dimensioni per quei tempi, sorse verso l'inizio del II secolo a.C. (le fonti storiche indicano il 183 a.C.). Inizialmente un semplice villaggio, ottenne il rango di municipium nel I secolo a.C., come capoluogo di un territorio compreso fra i torrenti Idice e Sillaro.
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  23. Mamma mia ! sono un "fuori di testa" traumatizzato e non lo sapevo !
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  24. Assolutamente, questo è fantastico. Il problema è la frase "è stato scongiurato il pericolo che l’opera (...) potesse finire nelle mani di qualche collezionista", perché si passare il messaggio che i collezionisti privati siano pericolosi per il l'arte e l'antiquariato. A sto punto vietiamolo il collezionismo... Il problema è che poi ciò che c'è nelle collezioni pubbliche non è sempre consultabile... anzi, quasi mai.
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  27. Praticamente il mondo delle aste numismatiche (con relative notizie numismatiche) è diventato una rubrica fissa dell'inserto L'ECONOMIA del Corriere in uscita il lunedì. La firma, sempre la stessa (UMBERTO REANO), era a me sconosciuta. Vedo però qui sul forum che scriveva già per CRONACA NUMISMATICA. Non so se qui se ne sia già parlato, ma la cosa mi sembra importante. Io non seguo le aste più prestigiose di cui si scrive, ma sono comunque contento che una volta a settimana, nell'editoria non specialistica, si parli di collezionismo numismatico. Oggi si parla delle pezze della rosa.
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  28. Contro i collezionisti si scrive di tutto, ...perché vogliono che tu non possieda NULLA, anche se legittimamente acquistato. Ricordo inoltre il disegno di legge 882 che poi non so come sia finito in parlamento. Leggi qui..... https://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2004/12_Dicembre/20/collezionismo.shtml
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  29. Di nulla C'è questa tabella ma una volta individuati i numeri bisogna applicare una formula: Nel tuo caso per il 1895 sono interessati i caratteri dentro i quadratini rossi Abbiamo quindi in fila un 10 poi 8 un 100 seguito da 90 e 5 La formula: ( 10 + 8 ) x 100 = 1800 + 90 + 5 = 1895 La data del calendario etiope si discosta dalla gregoriana di 7 anni e 113 giorni, per facilità di calcolo nella conversione delle varie date che si visualizzano sulle monete si aggiungono otto anni. Grande valore storico ma piccolo valore venale in quelle condizioni, direi solamente il valore dell'argento contenuto, ad oggi circa 14/15 euro.
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  30. Affrancata con 10 lire giornata delle forze armate emissione del 3.11.52, la cartolina parte da Latiano (Brindisi) il 29.12.52 .. ..giunge a Sava (Taranto) il 30.12.52 dove viene tassata. Ragionando sulla tassazione dobbiamo dire che l'affrancatura di 10 lire non sarebbe stata sufficiente in quanto la tariffa corretta in quella data era di 20 lire. Il mittente ha forse pensato che scrivendo intorno alle cinque parole (ma sono di più) l'affrancatura da 10 lire sarebbe stata sufficiente per la tariffa ridotta ..? Oppure che il timbro blu numero 30 sarebbe stato sufficiente per ottenere a 10 lire la tariffa ridotta per militari..? In questo caso il solo timbro con il numero blu non è sufficiente senza un'impronta chiaramente militare che non c'è. Comunque la cartolina fu tassata a destino e la tassazione pagata dal destinatario. Il motivo per cui non vediamo la marca da bollo per la tassazione è perché veniva usato un modello postale tipo foglio, che veniva attaccato con la marca da bollo nel lato della missiva proprio appositamente per coprire lo scritto, una volta pagato il dovuto in questo caso 20 lire, veniva dal destinatario staccato e solitamente veniva buttato o andava perduto. A supporto di quanto dico allego immagine
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  31. Perfetto! Essendo io arrivato in medias res, ora mi guardo anche l'inizio.
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  32. A me sembra piu' la parte terminale alta di una corona di alloro , sia come posizione che come forma ed anche come angolo di uscita dalla testa , nella moneta si intravedono le tre punte terminali meglio visibili per confronto nella seconda foto , inoltre il lacci dietro la nuca sono presenti in entrambe le corone .
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  33. A suo tempo catalogai la moneta, di cui di seguito posto la foto, come bronzo di Siracusa al tempo di Pirro. Sì, ca. 278-275 a. C. Al rovescio vedo Athena promachos con scudo nella mano sx e lancia o fulmine nella destra; non vedo lettere nei campi. A sinistra di Athena, nel campo, vedo un fulmine in verticale. Atena ha una lancia nella mano destra alzata. Il simbolo nel campo a sinistra è proprio un fulmine in verticale. Al dritto, testa di Zeus con pelle di leone con bei rilievi (molto più del rovescio) e lettere greche indicanti Siracusa. La testa non è di Zeus ma di Eracle che indossa un copricapo in pelle di leone. Le lettere greche indicano gli abitanti di Siracusa al genitivo plurale: [ΣYPAK]OΣIΩN = dei Siracusani, sott. Moneta. A mio parere, ma non sono esperto di queste monetazioni, sembra autentica ed in discreta conservazione. Non sono proprio esperto, ma da quanto ne so, il tuo giudizio è condivisibile. Un bronzo analogo con una ghirlanda come simbolo invece del fulmine è sicuramente pericoloso: https://numismaticfakes.wordpress.com/2016/05/13/new-dies-no-fake-dies/ apollonia
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  34. Su RPC X online un esemplare analogo è indicato come busto laureato e drappeggiato: link
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  35. Di questa moneta della Nuova Zelanda ci sono almeno quattro versioni dagli anni '60 sino ai nostri giorni, questa è la più vecchia, ma siamo sempre lì
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  36. Leggo solo ora questa discussione. È così bella che mi ha fatto tornare la voglia di metter mano definitiva (VI revisione) alla storia della vita militare del mio bis-suocero che fu Capitano degli Arditi. Ve ne lascio qualche stralcio: 20 agosto 1917 (XI battaglia dell'Isonzo), ufficiali austriaci fatti prigionieri in una caverna sull'Uhr Kuk (Bainsizza) dalla 3a Compagnia del 258° Fanteria comandata dal Capitano Sbacchi. Settembre 1917, in uniforme da Capitano degli Arditi. Al tavolo dei massimi responsabili della marcia su Fiume: il Capitano Sbacchi, sul retro di una cartolina, raccoglie le firme dei suoi commensali.
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  37. Sono contento che,in occasione di questa asta e della proposta di un ennesimo 5 lire 1901,si riparli della grande, colossale questione dei riconi di questa moneta.Una truffa lucrosissima da parte di zecchieri disonesti e ben ammanicati. Sarebbe bello ritornare sull'argomento da parte del Col.Luppino,perché, a forza di riparlare,si possa forzare la coltre di nebbia e silenzio sostenuta dai commercianti e dalla numismatica ufficiale. Esiste un modo per riconoscere i riconi?Uno studio di un campione di esemplari potrebbe aiutare...Ma pensate a chi scoprirà di esser stato truffato.Tutti zitti per carità!!! Riguardo al pedigree delle monete,credo che,dimostrare di aver periziato la moneta prima del 1926 sia difficilissimo.Saranno presenti solo in vecchissime raccolte ancora non disperse o nei musei...il resto panta rei...Che la moneta sia stata acquistata nel 1940 o 1960 non mette al riparo dalla mega sòla,detto alla romana .
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  38. Monete importanti sono accompagnate da perizie e da pedigree che ne attestano non solo le collezioni a cui sono appartenute ma anche i passaggi d'aste che,oggi,con i portali specifici sono più facili da annotare
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  39. Gli “Speciali” di CN | La ZECCA e le monete di MASSA di Maremma https://www.cronacanumismatica.com/gli-speciali-di-cn-la-zecca-e-le-monete-di-massa-di-maremma/ di Massimo Sozzi | La recente giornata organizzata da chi scrive come socio dell’Accademia di studi numismatici (leggi qui l’articolo) ha riacceso i riflettori sulla peculiare esperienza di zecca della cittadina toscana di Massa di Maremma, oggi Massa Marittima, in provincia di Grosseto. Vale quindi la pena delineare, per tutti gli appassionati e i cultori di monetazione medievale italiana, cosa accadde poco più di sette secoli fa in questo piccolo ma importante borgo della Maremma. Undici aprile 1317: la firma del contratto di zecca L’11 aprile 1317 alcuni componenti della famiglia Benzi, mercanti dell’Arte della lana di Siena, guidati da Niccolino di Giacomino, firmarono un contratto con il Comune di Massa di Maremma, rappresentato dal sindaco Muccio del fu Buonaventura Scussetti, per aprire un’officina monetaria in città dal 1° maggio di quello stesso anno fino all’anno successivo. Le due parti contraenti stabilirono una serie di patti e condizioni. I Benzi, ad esempio, dovevano fornire la zecca, detta “bulgano”, di tutto il necessario, mentre il Comune di Massa si impegnava ad acquistare allo scopo un edificio e a garantire che nessun’altra persona battesse moneta nella città di Massa e nel suo territorio. A sinistra, parte superiore del contratto di istituzione della zecca massana (ASS, Riformagioni Massa, 1317 aprile 11); a destra, la palazzina della zecca come appare oggi Fu messo a disposizione dell’officina monetaria un palazzo di proprietà del Comune situato all’interno delle mura cittadine, in origine probabilmente appartenuto ai conti Alberti di Monterotondo Marittimo. Il palazzo della zecca si trova al numero civico 22 dell’attuale Via Norma Parenti a Massa Marittima. La zecca fu aperta per autorità del Comune con il proposito di coniare tre tipi di monete utilizzando l’argento e il rame locali: il grosso d’argento da 20 denari, il grossetto d’argento da 6 denari e il denaro piccolo in mistura. Dal contratto si evince che per i compensi relativi alla battitura, per le caratteristiche ponderali e per il titolo delle monete si presero ad esempio quelli in vigore nella zecca senese. È dunque certo che anche per il valore nominale si faceva riferimento alle monete di Siena. Attualmente si conoscono due varianti del grosso, tre varianti del piccolo e nessun esemplare del grossetto, che risulta assente anche nella circolazione monetaria dell’epoca. L’officina monetaria massetana fu attiva in modo certo dal maggio 1317 fino al 1318 e le sue monete circolarono fino a tutto il 1319. Al momento non si conosce la data di chiusura della zecca ed è del tutto arbitraria l’affermazione fatta in passato da molti storici locali che la fanno coincidere con il 1335, ultimo anno di autonomia della Repubblica massetana, o “massana” come veniva frequentemente chiamata nel Medioevo. Il grosso da 20 denari di Massa di Maremma Il grosso massetano è del tipo agontano e reca su un lato una croce patente e sul lato opposto il santo protettore della città. Questa tipologia monetale fu proposta per la prima volta ad Ancona (da cui il nome agontano) nella seconda metà del XIII secolo ed ebbe molto successo, tanto da essere imitata da molte altre zecche VARIANTE A D/ + (spronella a 6 punte) DE • MASSA (spronella a 6 punte). Croce patente, accantonata nel 1° e 4° angolo da M gotiche in corona rigata. R/ + • S’ • CE RBON’. Il santo con nimbo lineare e con mitria, in piedi di fronte, benedice con la mano destra e tiene il pastorale con la mano sinistra; corona rigata interrotta in alto e in basso dalla figura. Ag, Ø circa mm 22, peso circa g 1,6. Esemplare qui rappresentato: ex Asta NAC Numismatica Ars Classica 68 del 4 dicembre 2012, lotto 46 (Ag, Ø mm ?, g 1,54). Variante rara (al momento R2). In araldica con il termine “spronella” o “rotella” viene indicata la stelletta dello sperone che ha sei punte ed è forata, lasciando intravedere il colore del campo. Ne esiste anche una versione a otto punte e più raramente a cinque. Simboleggia nobiltà e antica cavalleria. VARIANTE B D/ + DE • MASSA (spronella a 5 punte). Come sopra. R/ + • S • CE RBON’. Come sopra. Ag, Ø circa mm 20, peso circa g 1,5. Esemplare qui rappresentato: Ag, Ø mm 20, g 1,45; Museo Nazionale Romano, ex Collezione reale. Variante di grande rarità (al momento R4). Esemplare di grosso massetano (variante A) conservato nel Museo di San Pietro all’Orto a Massa Marittima (Ag, Ø medio mm 19, peso g 1,35). Il denaro piccolo di Massa di Maremma PRIMA VARIANTE D/ + (rosetta a 5 petali) DE • MASSA (rosetta a 5 petali). Grande M gotica; corona rigata. R/ + • S’ • CERBON’ •. Busto del santo nimbato e mitrato, di fronte, benedicente con la destra e con pastorale nella sinistra; corona rigata. Mi, Ø circa mm 15, peso circa g 0,6. Esemplare qui rappresentato: Mi, Ø mm 15, g 0,5; collezione privata. Seppure rara, è la variante più comune fra le tre conosciute (al momento R2). Costituisce il divisionale piccolo della variante A del grosso. SECONDA VARIANTE D/ + MASSANA • CIVITAS. Come sopra. R/ +(rosetta a 5 petali) SCS • CERBONIUS : (spronella a 5 punte) (rosetta a 5 petali). Come sopra. Mi, Ø circa mm 15 mm, peso circa g 0,6. Esemplare qui rappresentato: Mi, Ø medio mm 14,5, g 0,45; Museo di Sam Pietro all’Orto, Massa Marittima. Di questa variante piuttosto rara (al momento R3), finora non sono giunti sino a noi esemplari di grosso che possano esserle associati, pertanto si può ipotizzare che non ne siano mai stati coniati. Vista la presenza nella legenda del rovescio di due rosette a 5 petali e della spronella a 5 punte potrebbe trattarsi di un’ultima coniazione del picciolo nella quale vengono riassunte le armette degli zecchieri che compaiono nelle altre due varianti, che quindi sarebbero state coniate precedentemente a questa. TERZA VARIANTE D/ + DE • MASSA (spronella a 5 punte). Come sopra. R/ + • S • CERBON’ •. Come sopra. Mi, Ø circa mm 16, peso circa g 0,5. Esemplare qui rappresentato: Mi, Ø medio mm 16, g 0,45; collezione privata. Questa variante, di notevole rarità (al momento R4), è da considerarsi il divisionale della variante B del grosso da 20 denari, a motivo della presenza su entrambe le tipologie della spronella a 5 punte nella legenda del dritto. I CONI DELLA ZECCA DI MASSA DI MAREMMA Particolarità dell’officina monetaria medievale di Massa di Maremma è che, sebbene la sua attività non sia stata particolarmente lunga, sono noti diversi coni ad essa relativi e conservati presso le seguenti istituzioni museali: un conio di incudine, o pila, e uno di martello, o torsello, del grosso si trovano presso la Pinacoteca di Volterra, sei torselli del grosso presso il Museo Civico di Siena e un torsello del grosso e uno del denaro piccolo presso il Sistema Museale di Massa Marittima. Gli otto torselli per monete di Massa di Maremma fotografati nel giorno del loro rinvenimento a Siena, nei depositi del Museo Civico I sei coni che sono a Siena e i due che sono a Massa Marittima sono stati rinvenuti da chi scrive nei magazzini del Museo Civico di Siena. Vista la rarità delle monete massane giunte ai nostri giorni, Lucia Travaini suppone che siano state ritirate dalla circolazione in seguito alla chiusura della zecca, mentre per il discreto numero di coni attualmente conosciuti ipotizza che, cessata l’attività di coniazione, tutte le attrezzature siano state conservate come veri e propri documenti di un “archivio metallico”. A sinistra, i coni massani conservati presso la Pinacoteca di Volterra; a destra, torselli del grosso e del piccolo conservati al Museo di San Pietro all’Orto a Massa Marittima L’ACCADEMIA alla scoperta di MONETE E CONI a Massa Marittima https://www.cronacanumismatica.com/laccademia-alla-scoperta-di-monete-e-coni-a-massa-marittima/ a cura della redazione | Approfittando del nuovo allestimento, al Museo di San Pietro all’Orto di Massa Marittima (GR), delle monete e dei coni della locale zecca medievale, l’Accademia italiana di studi numismatici, sabato 14 ottobre, ha organizzato il quarto Incontro dell’Accademia presso la detta istituzione museale. L’iniziativa, promossa dell’accademico massetano Massimo Sozzi, è stata realizzata con la collaborazione dell’amministrazione comunale. Il programma dell’incontro massetano ha visto, alle ore 11, un primo appuntamento presso locale museo per i saluti dell’amministrazione comunale, rappresentata da Irene Marconi, assessore alla Cultura, di Roberta Pieraccioli, direttrice del Musei di Massa Marittima, e dell’accademico Massimo Sozzi che ha tenuto per i presenti, accademici e non, una lunga e interessante relazione sulla zecca medievale di Massa Marittima, le sue monete e i rapporti di questa con le altre zecche toscane. Sono seguite domande da parte dei presenti. Due piccoli tesori numismtici del medioevo e i loro materiali creatori: in essi è riassunta la storia della zecca medievale di Massa Marittima attiva per breve tempo nel XIV secolo La mattinata si è conclusa con la visita al nuovo allestimento del settore numismatico del museo dove sono esposti un esemplare di grosso e uno di denaro piccolo e due torselli dell’antica zecca massana. Dopo il buffet offerto dal Comune nel suggestivo chiostro di Sant’Agostino, la parte successiva della giornata è stata riservata ai soli accademici che sono stati accompagnati in visita al Museo di San Pietro all’Orto, dove sono esposte opere di Giovanni Pisano, Ambrogio Lorenzetti e altri artisti, al neonato Museo Subterraneo, che raccoglie testimonianze storiche delle miniere del territorio massetano che con la loro attività hanno dato per lungo tempo prosperità a Massa, e per finire alla Palazzina della Zecca. Massimo Sozzi è uno dei massimi esperti di monete massane e quindi l’incontro ha offerto interessanti spunti di riflessione. Il grosso e il piccolo esposti nel museo a Massa furono acquistati a metà anni ’90 con i contributi del Centro studi storici “Agapito Gabrielli”, del Comune e dei massetani, mentre i due coni delle monete provengono dal Museo civico di Siena, dove furono individuati in seguito alle ricerche di Sozzi, e sono arrivati a Massa grazie ad un accordo di deposito a lungo termine tra le due istituzioni museali. Alcuni dei presenti all’incontro dell’Accademia del 14 ottobre: al centro Massimo Sozzi, ideatore dell’iniziativa e “anima” della sezione numismatica del Museo di San Pietro all’Orto L’officina monetaria di Massa di Maremma aprì nel maggio del 1317 nell’odierna via Norma Parenti a poca distanza dal Palazzo del Podestà e da quello dei Priori. L’apertura avvenne in seguito alla firma di un contratto tra i componenti della famiglia Benzi, mercanti dell’Arte della lana di Siena, guidati da Niccolino di Giacomino e il Comune di Massa, rappresentato dal sindaco Muccio del fu Buonaventura Scussetti. La zecca fu aperta per autorità del Comune con il proposito di coniare tre tipi di monete, utilizzando l’argento e il rame locali: il grosso d’argento da 20 denari, il grossetto d’argento da 6 denari e il denaro piccolo in mistura. Le sue monete circolarono fino al 1319. Perla medievale della Toscana, Massa di Maremma ospita importanti monumenti e opere d’arte: a sinistra la cattedrale di San Cerbone, a destra i giardini restrostanti il museo Attualmente si conoscono due varianti del grosso, tre varianti del denaro piccolo e nessun grossetto, che risulta assente anche nella circolazione monetaria dell’epoca. Sono noti diversi coni della zecca massana conservati in varie istituzioni museali: un torsello del grosso e uno del denaro piccolo sono esposti nel Museo di San Pietro all’Orto. I presenti hanno trascorso una giornata in sintonia con quelli che sono gli scopi per i quali sono stati ideati gli incontri dall’Accademia italiana di studi numismatici: conoscersi, scambiare punti di vista, riflessioni e promuovere la conoscenza e lo studio della numismatica.
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  40. Moneta simpatica e non comune. In genere queste monetine, attribuite alternativamente a Vitige o Amalasuntha, realizzano prezzi interessanti. Ieri ho notato invece che in asta Cambi Crippa un esemplare gradevole ha fatto solamente 260 euro, una miseria secondo me.
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  41. Non vi sembra che ci sia cancro del bronzo che covi?
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  42. Purtroppo parlo per esperienza diretta. Ho compilato buona parte del catalogo delle monete americane, mancherebbero i centesimi (più le commemorative, più un sacco di altra roba, ma coi centesimi si completerebbero almeno le monete per la circolazione), ma è ormai da tantissimo tempo che per tutta una serie di motivi non riesco ad andare avanti petronius
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  43. Ciao. ll peso legale dei marenghi è di gr. 6,451.61, con una tolleranza ammessa del 2x1000 in più o in meno. Cosicché la moneta poteva legalmente essere emessa anche se il suo peso era ricompreso fra un massimo di gr. 6,464.51 e un minimo di gr. 6,438.70. In seguito alla circolazione, la moneta si consumava e perdeva peso e la legge prevedeva che il calo massimo consentito conseguente alla circolazione fosse del 1/2%, dopodiché la moneta perdeva del tutto le sue caratteristiche legali e doveva essere ritirata e valutata alla stregua di pasta aurea e non più di moneta. Riducendo del 1/2% il peso minimo legale di emissione, che come abbiamo visto era pari a gr. 6,438.70, abbiamo che il peso minimo legale per un marengo in circolazione non poteva essere inferiore a gr. 6,406.51. Sotto quel peso, il marengo non poteva essere più accettato come moneta, ma solo come "pasta" aurea. Il marengo in foto, che appare abbondantemente circolato, può pertanto ben essere autentico anche se il suo peso è di gr. 6,40; al suo tempo sarebbe stato ancora in condizioni per circolare come moneta, anche se il suo peso era "agli sgoccioli". Saluti. M.
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  44. Trai cataloghi precedenti che ritengo MOLTO importanti nessuno parla di OSCAR ULRICH-BANSA MONETA MEDIOLANENSIS (352-498) edito nel 1949, sarà perchè difficile da ricuperare nel mercato antiquariato, ma nelle biblioteche si può trovare, invito alla conoscenza.... Saluti giancarlone
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