Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/13/23 in tutte le aree
-
4) Esistono dubbi sulla riconiazione di dette monete nel 1926 o nel 1957 dovute alla movimentazione di coni, avvenuti e registrati all'interno della zecca, ma non esistono prove che certifichino in modo inoppugnabile che ciò è avvenuto; tenuto conto che la burocrazia richiedeva il concorso e la partecipazione di più soggetti, per determinare l'evento criminoso. Se leggete il capitolo sul mio libro scoprirete che è tutto documentato. A quei tempi vi erano personaggi (non voglio ripetere i nomi, li trovate sul libro) che potevano prendere qualsiasi cosa dalla zecca ( e lo hanno fatto, come dimostrano i verbali redatti dalla GdiF nei confronti di alcune persone informate sui fatti). Ovviamente esistono le prove delle movimentazioni con documenti cartacei (i registri) ma ovviamente essendo operazioni "da filibustieri" non hanno certo scritto quanti riconi sono stati fatti. Non molti ovviamente, ma li hanno fatti, eccome P.S. Non sono più colonnello ma Generale di Brigata😂7 punti
-
Si sta facendo una ‘gigantesca’ confusione tra l’accumulazione seriale che e’ una vera e propria patologia cui l’espressione ‘accumulazione di cose inutili’ si attaglia molto bene e invece la passione d la pratica ‘collezionistica’ che ha ben altra origine storia sviluppo e soprattutto rilevanza culturale. la differenza e’ la stessa - parlando di cibo - di chi intendesse accomunare chi soffre di disturbi bulimici (non a caso anch’essi disturbi ossessivi-compulsivi) a gourmet e intenditori per i quali il mangiare bene e’ un’arte raffinata ( coltivata non a caso da sovrani, artisti, e celebri gastronomi che con la bulimia non hanno nulla a che fare..). il collezionismo - inteso come raccolta e studio - di cose di valore storico o artistico o documentale - e’ al contrario uno strumento potente di legame dell’uomo con il proprio passato. E’ un bisogno primario dell’uomo che ha creato appositamente contenitori - per questi oggetti del passato o testimonianze artistiche - che sono i musei. Prima nati come luoghi orivati e poi come entità pubbliche per ka Comunita’ . altro che disturbi ossessivi-compulsivi - e’ chi ignora la natura e l’origine di queste passioni che dovrebbe comprendere meglio che il Collezionismo ha avutk un contributo fondamentale per la nostra cultura approfondendola d preservandola attraverso raccolta ragionate - senza le quali - non avremmo oggi in pratica quasi nessun museo5 punti
-
Ringrazio in modo particolare @dabbene perché, oltretutto, è sempre disponibile a sostenere chiunque e qualunque iniziativa, ringrazio @El Chupacabra col quale magari ci si rivede per parlare di V.E. II re eletto a Firenze, ringrazio @principesax per avermi indirizzato sulle pubblicazioni di Musarra (di cui, in realtà me ne accorgo solo ora, mia moglie possiede già il volume MEDIOEVO MARINARO), ringrazio @jaconico e @Orodicarta per le chiacchiere e per l'invito (a proposito: non trovate ci sia un po' di Segantini nei buoi delle 50 lire? Magari ne riparliamo nella giusta sede), ringrazio il relatore del centro valdostano per la dritta sul Museo del Mare dell'Elba (immagino sia qui sul forum, ma non so chi sia), ringrazio colui che mi ha mostrato al mio tavolo un asse repubblicano col mitico Giano, forse sestantale, in contrapposizione col mio (sei qui sul forum?). Ma non vi manca già Milano Numismatica? 😊5 punti
-
L'utente in questione si è connesso l'ultima volta al forum in tempo per leggere la discussione fino al post #8. Consapevole delle vostre risposte, sarà andato da qualche altra parte, a cercare qualcuno che gli confermi l'assoluta rarità e valore della sua moneta... e di sicuro qualcuno troverà, magari gli stessi che scrivono gli articoli ad minchiam di cui si è parlato sopra Non penso lo vedremo ancora, ma se fosse dovrà fare lo sforzo di aprire un'altra discussione, questa la chiudo petronius3 punti
-
Per chi volesse rivivere questa stupenda giornata e sbirciare il gazzettino che consiglio vivamente di leggere con calma perché è interessantissimo Scoprilo qui3 punti
-
Manca per forza un evento così, bisognerebbe farne uno al mese, ma sicuramente l’organizzazione come ha detto Mario non è cosa semplice, richiede sicuramente tempo e fatica per riuscire a far collimare il tutto ed avere una giornata perfetta come quella di sabato scorso. Si lavora già per il n. 11 con un altro articolo, per continuare a contribuire al futuro del Gruppo del Cordusio.3 punti
-
Mi piace aggiungere questo ringraziamento da parte di Nicolò’ Giaquinta e di tutti i giovani prima del suo intervento in Milano Numismatica verso il nostro Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio, è’ molto bello, grazie ! https://www.facebook.com/share/v/SQkBdh6GjuYkvQWm/?mibextid=K35XfP3 punti
-
Eccome se manca, però per organizzare un evento così con relativo Gazzettino, organizzazione, programma e comunicazione ci vuole almeno 1 anno …3 punti
-
Se vuoi ti vendo un po' di anfore greche e dei vasi mesopotamici: ti garantisco, parola mia di gentleman, che non vengono da scavi illegali e non sono state trafugate: le prime me le ha date mio cugino negli anni '80 dopo esserci casualmente inciampato sopra mentre osservava il cantiere di uno scavo per la riparazione di tubature a Taranto. Gli altri li ho trovati a terra in Iraq in una zona piena di sassi strani e le ho prese pensando che fossero cocci moderni gettati da qualche vandalo, poi solo in seguito quando sono tornato a casa ho scoperto che erano del 2000 avanti Cristo.2 punti
-
Un’ottima notizia da condividere per gli appassionati: Il volume X delle ultime provinciali ( Da Valeriano a Diocleziano) è disponibile online. 😍 Seguiranno i volumi V.2 e V.3 a dicembre. Per Natale? RPC, V.2: From Pertinax to Macrinus (193–218): Pontus-Bithynia and Asia RPC, V.3: From Pertinax to Macrinus, Lydia Pamphylia to Egypt. Rimarrà « offline » solo il volume V1, (da Pertinace a Macrino, Europa) ancora da finire.2 punti
-
Perche’ non prova lei - che sicuramente ha approfondito la questione - a darci qualche ragguaglio maggiore - basandosi anche sui testi citati. Mi sembra - da profano - che si giri molto intorno slla questione na che nessuno la voglia affrontare come si deve2 punti
-
Leggendo la lista delle città che hanno adottato questo acronimo non risulta nulla che abbia lo stesso acronimo del bottone postato, inoltre la Q risulta essere posizionata al quarto posto anziché al terzo come da Wikipedia,quindi la terza lettera a questo punto dovrebbe essere l'iniziale della città che ha adottato l'acronimo, invertendo le ultime due lettere l'acronimo diventa SPQP e sempre da Wikipedia corrisponderebbe alla città di Palermo, inoltre anche l'aquila raffigurata sul bottone è molto simile all'aquila sullo stemma di Palermo,a questo punto penso che ci potrebbe essere stato un errore di punzonatura delle ultime due lettere dell'acronimo, è che in verità doveva essere SPQP anziché SPPQ... https://it.m.wikipedia.org/wiki/SPQ_(acronimo) Ringrazio l'amico @Raff82per avermi aiutato nella ricerca... Ovviamente le mie sono solo supposizioni e sarei grato a chi potesse aggiungere qualcosa in merito,in tal caso mi permetto di citare @Corbiniano2 punti
-
https://m.facebook.com/groups/3220773781273416/permalink/25015815261342621/?comment_id=25015939961330151 E qui sul futuro del collezionismo numismatico2 punti
-
Ma no.. lui sa ! Che è rara , siete voi ,che in malafede probabilmente, gli direte che non vale "gnente" per carpirgli fraudolentemente il suo "tesoro".2 punti
-
E fotografate peggio. Alcune le conosco per averle viste anni fa alla Nac. Belle monete, che in questo catalogo faccio fatica a riconoscere.1 punto
-
Ciao, così a occhio sembrerebbe lo stile dei fals del sultanato mamelucco. Ma non riesco a darti maggiori info1 punto
-
Hide caption Large Roman coin hoard found in ceramic vessel. AMGUEDDFA CYMRU – MUSEUM WALES Coins found buried in Welsh field turn out to be 2,000-year-old Roman treasure A cache of old coins found in a Welsh field were determined to be about 2,000 years old, according to the experts who analyzed them and believe the treasure was buried during the Roman Empire. David Moss and Tom Taylor were using metal detectors in December 2018 when they found two hoards of ancient coins in Caerhun Community, Conwy, north of Wales. Four years later, Kate Robertson, Assistant Coroner for North Wales, declared the two hoards of coins as treasure, according to a news release from Cymru Museum. The first hoard found consisted of 2,733 coins composed of silver denarii and stamped between 32 BC and AD 235, as well as silver and copper-alloy coins made between AD 215 and 270. The second hoard contained 37 silver coins that date back between 32 BC and AD 221, according to the museum Moss explained that he and Taylor had just started using the metal detector and were surprised to find the ancient Roman treasure. "On the day of discovery, just before Christmas 2018, it was raining heavily, so I took a look at Tom and made my way across the field towards him to tell him to call it a day on the detecting when all of a sudden, I accidentally clipped a deep object making a signal," Moss said. "It was a huge surprise when I dug down and eventually revealed the top of the vessel that held the coins." From old coins to Roman treasure Moss and Taylor carefully dug out the hoards and wrapped them in bandages. They then reported their findings to Dr Susie White, the Finds Officer for the Portable Antiquities, according to the museum. According to the museum, the coins were cleaned of any remaining soil and identified the hoards at Amgueddfa Cymru – Museum Wales. After CT scans, photographs, and 3D models, researchers got a better idea of the material of the coins and its origins. Researchers concluded that the large hoard of coins were buried during the Roman Empire with the larger hoard dated near AD 270 and the smaller believed to have been buried near AD 220. Moss and Taylor found the coins close to the remains of a Roman building. Researchers believed the building was possibly a temple dating back to the third century AD. Researchers believe they were buried there for religious purposes like an offering or to keep safe or that the coins may have belonged to a soldier at a nearby Roman fort of Canovium. Silver coins found in the smaller hoard AMGUEDDFA CYMRU – MUSEUM WALES Where will the treasure go? Llandudno Museum will keep the treasure with support from the Conwy Culture Centre and Amgueddfa Cymru. The treasure will join all the collections from Canovium Fort on display at Llandudno Museum. Dawn Lancaster, Director of Amgueddfa Llandudno Museum, said it is exciting that they will keep the treasure and display it for the world to see. "The opportunity to purchase these important coin hoards associated with Kanovium Roman Fort will allow future generations to see and experience a significant collection of ancient silver coins dating from 32BC and representing 50 rulers." https://eu.usatoday.com/story/news/world/2023/10/25/roman-coins-field-wales/71301037007/1 punto
-
Se son quelle neanche valore affettivo... son durate talmente poco che uno non ha fatto in tempo ad affezionarsi petronius1 punto
-
1 punto
-
Eccezionale quinario? A me pare un comunissimo quinario dell'Egnatuleia1 punto
-
Mamma mia ! sono un "fuori di testa" traumatizzato e non lo sapevo !1 punto
-
Ciao @Marco R Propenderei più per un’imitativa che per un falso moderno. La lettura potrebbe essere diversa, più simile al prototipo del rovescio di Commodo, non sarebbe « XV XIII » ma […T]R P XI IM (la M incompleta) [P VII?] COS V P // FOR RED. Quasi identica, ma ci mancherebbe ancora l’ultima P. La legenda al dritto è più fantasiosa. « I S P» potrebbe essere la trasposizione di L SEP. Lo stile del ritratto invece non è male, se lo guardiamo accanto a un esemplare di Roma: Tu che hai la moneta in mano, l’aspetto del metallo è uniforme o ci sono delle zone più argentate che potrebbero far pensare a un suberato? (Sul collo al dritto, o sotto il trono di Fortuna ad esempio?)1 punto
-
Numismatica Ars Classica > Auction 140 Auction date: 7 November 2023 Lot number: 157 Price realized: 26,000 CHF (Approx. 28,992 USD / 26,977 EUR) Note: Prices do not include buyer's fees. Lot description: Uncertain mint in Caria Stater, mint B circa 450, AR 21 mm, 11.70 g. Naked male deity, with wings at shoulders and heels, running r.; above l. shoulder, monogram (possibly o-y) or linear device. Rev. B – M – (koppa) retrograde Lion crouching l., with r. foreleg raised, looking backwards; above, monogram (possibly o-y) or linear device. All within dotted frame in incuse square. Traité pl. XXIV, 18. E.S.G. Robinson, A Find of Archaic Coins from South-West Asia Minor, NC 1936, p. 269, 12 and pl. 14, 12 (these dies). SNG von Aulock 2351 (these dies). SNG Lockett 2917 (this obverse die). Rosen 624 (this obverse die). Rare. Of exquisite late Archaic style and with a superb old cabinet tone. Minor area of weakness on reverse, otherwise extremely fine Privately purchased from Vinchon in 2011. Our understanding of the Archaic and early Classical coins of Caria has increased dramatically in recent decades due to an improved decipherment of the Carian language. Pioneering work was conducted by Egyptologist John Ray in the 1980s when he laid the groundwork through the study of Carian-Egyptian bilingual tomb inscriptions. He demonstrated, among other things, that ancient Carian is a member of the Indo-European language group. Other linguists have continued Ray's work, including Ignacio-Javier Adiego Lajara, The Carian Language, and (especially with coin inscriptions) Koray Konuk. This rare stater of an uncertain mint in Caria was struck to the Aeginetic weight standard. Five issues of staters are assigned to this mint, currently labeled by Konuk as "Mint B," all of which are linked by a symbol that looks much like a stylized caduceus. On this coin it appears on the obverse above the figure's raised left arm, and on the reverse above the center of the lion's back. Konuk considers it to be a linear device or an object rather than a monogram composed of letters from the Carian script. Four of the "Mint B" staters are close variants of the present type. The fifth is a separate type with designs derived from the Classical-period drachms of Cnidus. It shows on its obverse the forepart of a roaring lion and on their reverse the head of a wreathed male within a strongly defined incuse square (on the Cnidus originals the head is of Aphrodite). This type shows a naked male in kneeling-running position with his arms and legs in motion, creating a most pleasing and balanced composition accentuated by wings at his shoulders and heels. The identity of the figure is not known, but he presumably is a deity or a hero. The reverse shows a lion standing left with his back sharply bowed; his head is reverted, his tail curled forward and his right forepaw raised. In addition to the 'linear device' that appears on each side, the reverse bears a three-letter inscription that Konuk transliterates as sγp, (perhaps pγs?) which may abbreviate the name of a dynast. A related series that is considerably larger and more familiar – the "winged Carians" – is now attributed by Konuk to Kaunos, a native port in Caria. His conclusion was drawn from the study of a trilingual inscription – Greek, Lycian and Aramaic – found in an excavation of the Letoon near Xanthos. The winged female figure on those coins is described by Konuk as Iris, and the triangular object on the reverse a baetyl, a conical stone worshipped as an abode of the gods Estimate: 7500 CHF1 punto
-
1 punto
-
.....mmmmmm.... Basta, ho resistito più di 24 ore prima di scrivere..... @Francescorm68vorrei gentilmente farti presente alcune cose: sarebbe cosa gradita prima salutare, poi scrivere una frase di presentazione, ed ancora utilizzare un linguaggio più gentile (e se puoi e non è troppo disturbo allegare magari delle foto nel verso giusto, tanto per non fare venire il torcicollo agli altri).1 punto
-
E allora sotto con gli articoli per il Gazzettino #11...1 punto
-
Credo che il foglio e la Marca da bollo erano attaccati qui Peccato non avere il tutto sarebbe stata una rarità, ma anche così è interessante.1 punto
-
Naville Numismatics Ltd. > Auction 22 Pamphilia, Perge Gallienus, 253-268 10 Assaria 253-268, Æ 30mm., 13.24g. Laureate, draped and cuirassed bust r.; in front, I (mark of value). Rev. ΠЄP / ΓAI / ΩN Money chest surmounted by three purses. SNG Cop. 355. SNG von Aulock 4725. Good Very Fine. apollonia1 punto
-
Perfetto! Essendo io arrivato in medias res, ora mi guardo anche l'inizio.1 punto
-
A me sembra piu' la parte terminale alta di una corona di alloro , sia come posizione che come forma ed anche come angolo di uscita dalla testa , nella moneta si intravedono le tre punte terminali meglio visibili per confronto nella seconda foto , inoltre il lacci dietro la nuca sono presenti in entrambe le corone .1 punto
-
uhm... Il titolo dice "monete"... Di mille lire ci sono anche queste, non dimentichiamolo1 punto
-
Su RPC X online un esemplare analogo è indicato come busto laureato e drappeggiato: link1 punto
-
Ciao secondo me è radiato si vedono i lacci dietro la nuca e un raggio come ho evidenziato, però sai l'età e la vista possono fare brutti scherzi. Silvio1 punto
-
1 punto
-
Il mio intervento di apertura in Milano Numismatica dell11 novembre 2023 sulla mission del Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio, sul Gazzettino di Quelli del Quelli del Cordusio e sull’evento Milano Numismatica, buona visione ! https://youtu.be/U2LmjfKzr4Q?feature=shared1 punto
-
Guardando i luoghi del mittente, Latiano Brindisi, san Vito dei Normanni ecc.. tutto mi porta a pensare che il mittente scriva da una caserma. La più probabile potrebbe essere la Caserma Ermanno Carlotto del Battaglione San Marco corpo d'elite del nostro esercito. In effetti il porto di Brindisi da queste località non è lontano (20 minuti), ed essendo il battaglione San Marco un corpo di fucilieri di marina è compatibile che la caserma sia vicino ad un porto. A san Vito dei normanni inoltre vi fu una ex base usaf ( United States Air Force), se è cosi tutto torna.1 punto
-
1 punto
-
Interessante. Non abbiamo date, ..ma 'suppongo' che siamo nei primi anni del dopoguerra guardando la foggia del timbro di censura, che assieme al numero 67 blu da la franchigia alla cartolina che le permette di viaggiare senza affrancatura, non abbiamo tassazione quindi fu accettata e viaggiò così come la vediamo. In alto a dx troviamo la scritta ''sprovvisto di francobolli'', quindi presuppongo che la cartolina parta da una zona di guerra...? Base militare....? Non riesco a decifrare questa parola1 punto
-
Un grande grazie infine a Marco per tutto quello che ha fatto in questi anni 👏 !1 punto
-
Freccia del nord,sei ovunque,lasci traccia in ogni dove, su carta stampata, sui canali web, live dal vivo in convegni e fiere..... Che dire, sei il fautore di un movimento che informa e appassiona gente di tutte le età. Noi tutti ci sentiamo orgogliosi di farne parte e ti ringraziamo di qualsiasi sforzo da te sobbarcato.🤝 Un grazie e un arrivederci anche al tuo braccio destro @El Chupacabra.che spero di rivedere presto per rifarmi grasse risate come l' anno scorso. 💪1 punto
-
Come ho già scritto non è un problema di autenticità del singolo pezzo, ma di mercato condizionato da incertezze. Del resto non lo dico io, lo dicono i risultati d’asta.1 punto
-
Monete importanti sono accompagnate da perizie e da pedigree che ne attestano non solo le collezioni a cui sono appartenute ma anche i passaggi d'aste che,oggi,con i portali specifici sono più facili da annotare1 punto
-
Oggi a Milano Numismatica abbiamo assistito grazie al Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio a una vera festa della numismatica, 80 persone presenti, tanti tanti giovani, tanti relatori del Gazzettino, tra cui tre giovani autrici, è’ stato consegnato a tutti il nuovo Gazzettino con 27 articoli, si è’ svolto il tanto utile workshop ai tavoli con tutor qualificati, divisi per monetazioni, Umberto Moruzzi - Consulente numismatico ci ha intrattenuto poi con una relazione sugli aspetti legali del collezionismo numismatico, sia per il presente che per il futuro, infine il dono rituale e simbolico di una moneta donata ai tanti giovani presenti con un finale di un pranzo numismatico con ben 46 amici. La numismatica ha risposto a Milano alla grande con giovani, esperti, collezionisti e appassionati, una grande giornata. Le foto sarebbero tante, iniziamo con qualcuna ma ne arriveranno tante altre… grazie a tutti gli appassionati partecipanti !1 punto
-
Gli “Speciali” di CN | La ZECCA e le monete di MASSA di Maremma https://www.cronacanumismatica.com/gli-speciali-di-cn-la-zecca-e-le-monete-di-massa-di-maremma/ di Massimo Sozzi | La recente giornata organizzata da chi scrive come socio dell’Accademia di studi numismatici (leggi qui l’articolo) ha riacceso i riflettori sulla peculiare esperienza di zecca della cittadina toscana di Massa di Maremma, oggi Massa Marittima, in provincia di Grosseto. Vale quindi la pena delineare, per tutti gli appassionati e i cultori di monetazione medievale italiana, cosa accadde poco più di sette secoli fa in questo piccolo ma importante borgo della Maremma. Undici aprile 1317: la firma del contratto di zecca L’11 aprile 1317 alcuni componenti della famiglia Benzi, mercanti dell’Arte della lana di Siena, guidati da Niccolino di Giacomino, firmarono un contratto con il Comune di Massa di Maremma, rappresentato dal sindaco Muccio del fu Buonaventura Scussetti, per aprire un’officina monetaria in città dal 1° maggio di quello stesso anno fino all’anno successivo. Le due parti contraenti stabilirono una serie di patti e condizioni. I Benzi, ad esempio, dovevano fornire la zecca, detta “bulgano”, di tutto il necessario, mentre il Comune di Massa si impegnava ad acquistare allo scopo un edificio e a garantire che nessun’altra persona battesse moneta nella città di Massa e nel suo territorio. A sinistra, parte superiore del contratto di istituzione della zecca massana (ASS, Riformagioni Massa, 1317 aprile 11); a destra, la palazzina della zecca come appare oggi Fu messo a disposizione dell’officina monetaria un palazzo di proprietà del Comune situato all’interno delle mura cittadine, in origine probabilmente appartenuto ai conti Alberti di Monterotondo Marittimo. Il palazzo della zecca si trova al numero civico 22 dell’attuale Via Norma Parenti a Massa Marittima. La zecca fu aperta per autorità del Comune con il proposito di coniare tre tipi di monete utilizzando l’argento e il rame locali: il grosso d’argento da 20 denari, il grossetto d’argento da 6 denari e il denaro piccolo in mistura. Dal contratto si evince che per i compensi relativi alla battitura, per le caratteristiche ponderali e per il titolo delle monete si presero ad esempio quelli in vigore nella zecca senese. È dunque certo che anche per il valore nominale si faceva riferimento alle monete di Siena. Attualmente si conoscono due varianti del grosso, tre varianti del piccolo e nessun esemplare del grossetto, che risulta assente anche nella circolazione monetaria dell’epoca. L’officina monetaria massetana fu attiva in modo certo dal maggio 1317 fino al 1318 e le sue monete circolarono fino a tutto il 1319. Al momento non si conosce la data di chiusura della zecca ed è del tutto arbitraria l’affermazione fatta in passato da molti storici locali che la fanno coincidere con il 1335, ultimo anno di autonomia della Repubblica massetana, o “massana” come veniva frequentemente chiamata nel Medioevo. Il grosso da 20 denari di Massa di Maremma Il grosso massetano è del tipo agontano e reca su un lato una croce patente e sul lato opposto il santo protettore della città. Questa tipologia monetale fu proposta per la prima volta ad Ancona (da cui il nome agontano) nella seconda metà del XIII secolo ed ebbe molto successo, tanto da essere imitata da molte altre zecche VARIANTE A D/ + (spronella a 6 punte) DE • MASSA (spronella a 6 punte). Croce patente, accantonata nel 1° e 4° angolo da M gotiche in corona rigata. R/ + • S’ • CE RBON’. Il santo con nimbo lineare e con mitria, in piedi di fronte, benedice con la mano destra e tiene il pastorale con la mano sinistra; corona rigata interrotta in alto e in basso dalla figura. Ag, Ø circa mm 22, peso circa g 1,6. Esemplare qui rappresentato: ex Asta NAC Numismatica Ars Classica 68 del 4 dicembre 2012, lotto 46 (Ag, Ø mm ?, g 1,54). Variante rara (al momento R2). In araldica con il termine “spronella” o “rotella” viene indicata la stelletta dello sperone che ha sei punte ed è forata, lasciando intravedere il colore del campo. Ne esiste anche una versione a otto punte e più raramente a cinque. Simboleggia nobiltà e antica cavalleria. VARIANTE B D/ + DE • MASSA (spronella a 5 punte). Come sopra. R/ + • S • CE RBON’. Come sopra. Ag, Ø circa mm 20, peso circa g 1,5. Esemplare qui rappresentato: Ag, Ø mm 20, g 1,45; Museo Nazionale Romano, ex Collezione reale. Variante di grande rarità (al momento R4). Esemplare di grosso massetano (variante A) conservato nel Museo di San Pietro all’Orto a Massa Marittima (Ag, Ø medio mm 19, peso g 1,35). Il denaro piccolo di Massa di Maremma PRIMA VARIANTE D/ + (rosetta a 5 petali) DE • MASSA (rosetta a 5 petali). Grande M gotica; corona rigata. R/ + • S’ • CERBON’ •. Busto del santo nimbato e mitrato, di fronte, benedicente con la destra e con pastorale nella sinistra; corona rigata. Mi, Ø circa mm 15, peso circa g 0,6. Esemplare qui rappresentato: Mi, Ø mm 15, g 0,5; collezione privata. Seppure rara, è la variante più comune fra le tre conosciute (al momento R2). Costituisce il divisionale piccolo della variante A del grosso. SECONDA VARIANTE D/ + MASSANA • CIVITAS. Come sopra. R/ +(rosetta a 5 petali) SCS • CERBONIUS : (spronella a 5 punte) (rosetta a 5 petali). Come sopra. Mi, Ø circa mm 15 mm, peso circa g 0,6. Esemplare qui rappresentato: Mi, Ø medio mm 14,5, g 0,45; Museo di Sam Pietro all’Orto, Massa Marittima. Di questa variante piuttosto rara (al momento R3), finora non sono giunti sino a noi esemplari di grosso che possano esserle associati, pertanto si può ipotizzare che non ne siano mai stati coniati. Vista la presenza nella legenda del rovescio di due rosette a 5 petali e della spronella a 5 punte potrebbe trattarsi di un’ultima coniazione del picciolo nella quale vengono riassunte le armette degli zecchieri che compaiono nelle altre due varianti, che quindi sarebbero state coniate precedentemente a questa. TERZA VARIANTE D/ + DE • MASSA (spronella a 5 punte). Come sopra. R/ + • S • CERBON’ •. Come sopra. Mi, Ø circa mm 16, peso circa g 0,5. Esemplare qui rappresentato: Mi, Ø medio mm 16, g 0,45; collezione privata. Questa variante, di notevole rarità (al momento R4), è da considerarsi il divisionale della variante B del grosso da 20 denari, a motivo della presenza su entrambe le tipologie della spronella a 5 punte nella legenda del dritto. I CONI DELLA ZECCA DI MASSA DI MAREMMA Particolarità dell’officina monetaria medievale di Massa di Maremma è che, sebbene la sua attività non sia stata particolarmente lunga, sono noti diversi coni ad essa relativi e conservati presso le seguenti istituzioni museali: un conio di incudine, o pila, e uno di martello, o torsello, del grosso si trovano presso la Pinacoteca di Volterra, sei torselli del grosso presso il Museo Civico di Siena e un torsello del grosso e uno del denaro piccolo presso il Sistema Museale di Massa Marittima. Gli otto torselli per monete di Massa di Maremma fotografati nel giorno del loro rinvenimento a Siena, nei depositi del Museo Civico I sei coni che sono a Siena e i due che sono a Massa Marittima sono stati rinvenuti da chi scrive nei magazzini del Museo Civico di Siena. Vista la rarità delle monete massane giunte ai nostri giorni, Lucia Travaini suppone che siano state ritirate dalla circolazione in seguito alla chiusura della zecca, mentre per il discreto numero di coni attualmente conosciuti ipotizza che, cessata l’attività di coniazione, tutte le attrezzature siano state conservate come veri e propri documenti di un “archivio metallico”. A sinistra, i coni massani conservati presso la Pinacoteca di Volterra; a destra, torselli del grosso e del piccolo conservati al Museo di San Pietro all’Orto a Massa Marittima L’ACCADEMIA alla scoperta di MONETE E CONI a Massa Marittima https://www.cronacanumismatica.com/laccademia-alla-scoperta-di-monete-e-coni-a-massa-marittima/ a cura della redazione | Approfittando del nuovo allestimento, al Museo di San Pietro all’Orto di Massa Marittima (GR), delle monete e dei coni della locale zecca medievale, l’Accademia italiana di studi numismatici, sabato 14 ottobre, ha organizzato il quarto Incontro dell’Accademia presso la detta istituzione museale. L’iniziativa, promossa dell’accademico massetano Massimo Sozzi, è stata realizzata con la collaborazione dell’amministrazione comunale. Il programma dell’incontro massetano ha visto, alle ore 11, un primo appuntamento presso locale museo per i saluti dell’amministrazione comunale, rappresentata da Irene Marconi, assessore alla Cultura, di Roberta Pieraccioli, direttrice del Musei di Massa Marittima, e dell’accademico Massimo Sozzi che ha tenuto per i presenti, accademici e non, una lunga e interessante relazione sulla zecca medievale di Massa Marittima, le sue monete e i rapporti di questa con le altre zecche toscane. Sono seguite domande da parte dei presenti. Due piccoli tesori numismtici del medioevo e i loro materiali creatori: in essi è riassunta la storia della zecca medievale di Massa Marittima attiva per breve tempo nel XIV secolo La mattinata si è conclusa con la visita al nuovo allestimento del settore numismatico del museo dove sono esposti un esemplare di grosso e uno di denaro piccolo e due torselli dell’antica zecca massana. Dopo il buffet offerto dal Comune nel suggestivo chiostro di Sant’Agostino, la parte successiva della giornata è stata riservata ai soli accademici che sono stati accompagnati in visita al Museo di San Pietro all’Orto, dove sono esposte opere di Giovanni Pisano, Ambrogio Lorenzetti e altri artisti, al neonato Museo Subterraneo, che raccoglie testimonianze storiche delle miniere del territorio massetano che con la loro attività hanno dato per lungo tempo prosperità a Massa, e per finire alla Palazzina della Zecca. Massimo Sozzi è uno dei massimi esperti di monete massane e quindi l’incontro ha offerto interessanti spunti di riflessione. Il grosso e il piccolo esposti nel museo a Massa furono acquistati a metà anni ’90 con i contributi del Centro studi storici “Agapito Gabrielli”, del Comune e dei massetani, mentre i due coni delle monete provengono dal Museo civico di Siena, dove furono individuati in seguito alle ricerche di Sozzi, e sono arrivati a Massa grazie ad un accordo di deposito a lungo termine tra le due istituzioni museali. Alcuni dei presenti all’incontro dell’Accademia del 14 ottobre: al centro Massimo Sozzi, ideatore dell’iniziativa e “anima” della sezione numismatica del Museo di San Pietro all’Orto L’officina monetaria di Massa di Maremma aprì nel maggio del 1317 nell’odierna via Norma Parenti a poca distanza dal Palazzo del Podestà e da quello dei Priori. L’apertura avvenne in seguito alla firma di un contratto tra i componenti della famiglia Benzi, mercanti dell’Arte della lana di Siena, guidati da Niccolino di Giacomino e il Comune di Massa, rappresentato dal sindaco Muccio del fu Buonaventura Scussetti. La zecca fu aperta per autorità del Comune con il proposito di coniare tre tipi di monete, utilizzando l’argento e il rame locali: il grosso d’argento da 20 denari, il grossetto d’argento da 6 denari e il denaro piccolo in mistura. Le sue monete circolarono fino al 1319. Perla medievale della Toscana, Massa di Maremma ospita importanti monumenti e opere d’arte: a sinistra la cattedrale di San Cerbone, a destra i giardini restrostanti il museo Attualmente si conoscono due varianti del grosso, tre varianti del denaro piccolo e nessun grossetto, che risulta assente anche nella circolazione monetaria dell’epoca. Sono noti diversi coni della zecca massana conservati in varie istituzioni museali: un torsello del grosso e uno del denaro piccolo sono esposti nel Museo di San Pietro all’Orto. I presenti hanno trascorso una giornata in sintonia con quelli che sono gli scopi per i quali sono stati ideati gli incontri dall’Accademia italiana di studi numismatici: conoscersi, scambiare punti di vista, riflessioni e promuovere la conoscenza e lo studio della numismatica.1 punto
-
Esiste una regola comunitaria per il nome in ogni lingua: da notare che esiste anche il singolare (LEPTO):1 punto
-
1 punto
-
Buona Domenica, Di recente è passato in asta Nomos 27 al lotto 1006 un nomos tarantino di notevole interesse numismatico. Esemplare proveniente dalla collezione Eidswick, ex collezione Schonwalter, ex Triton V/1025, ex Christie’s 02-05-1989 lotto 604, ex Kricheldorf XV/1897, in precedenza nelle collezioni Vlasto (numero 119) e Benson, asta Sotheby’s Wilkinson & Hodge del 03-02-1909 lotto 20 (non raffigurato sulle tavole). La moneta ha il pregio di essere stata ribattuta su un didrammo akragantino di cui restano ancora buone tracce visibili, rappresentando quindi un rilevante strumento per la datazione sia di parte delle emissioni tardoarcaiche di Akragas che di Taranto. Catalogata al numero 45d del corpus sulle emissioni di Taranto di Wolfgang Fischer-Bossert viene datata tra il 490 ed il 480 a.C. . Essa fu già attenzionata in passato da Ulla Westermark nel 1979 negli “Essays in Honor of Margaret Thompson”: Overstrikes of Taras on Didrachms of Akragas. Purtroppo non dispongo di questo articolo e mi farebbe piacere poterlo consultare, per verificare se fosse stata fatta una precisa ipotesi di attribuzione dei conii utilizzati per battere il sottotipo siceliota. Devo ringraziare nuovamente @dracma per avermi reso noto che anche Salvatore Garraffo nel 1984 aveva pubblicato questo esemplare nel suo studio “Le riconiazioni in Magna Grecia e Sicilia”, dove il sottotipo veniva attribuito per tipologia di riferimento all’esemplare 2026 della collezione McClean, catalogato al numero 160.10 (O67-R107) di The Coinage of Akragas. Detto quanto sopra, alla pubblicazione dell’asta 27 di Nomos mi sono sentito convinto che le tracce del sottotipo akragantino fossero sufficienti per identificare con esattezza i conii da cui fu battuto. Innanzitutto sono partito dall’analizzare gradualmente, per passi, la moneta tarantina. 1) Al rovescio troviamo i residui dell’aquila (al dritto nel didrammo akragantino) che é inequivocabilmente rivolta a sinistra. Restano tracce dell’etnico tra la base del collo e zampe dell’ippocampo. La prima cosa che ho notato è che delle due lettere parzialmente superstiti una aveva tutte le caratteristiche per essere identificata con la parte inferiore di una K retrograda, l’altra di conseguenza doveva essere la rimanenza dell’asta verticale di una R anch’essa retrograda. Quanti e quali conii di martello riportavano un’aquila a sinistra con legenda retrograda nel campo in alto mi sono chiesto. Pochi del periodo I delle emissioni di Akragas stando al corpus (O 1-94), per fortuna: O 35-36-37 del gruppo I, O 65-68 del gruppo III. Valutando al meglio possibile e per foto il profilo del rapace e le tracce dell’etnico ho potuto escludere tutte le possibilità tranne una, il conio di dritto O68. Il dritto di un esemplare CNG 111/53 catalogabile Westermark 164 (O68-R111). https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=380875 2) Al netto di nuovi possibili accoppiamenti di conio e della comparsa di conii non noti al corpus, ho iniziato ad osservare il dritto del nomos di Taranto dove in precedenza si trovava il granchio del rovescio del sottotipo. Sono visibili diversi particolari del lato destro del crostaceo: parte dell’occhio, della chela, del profilo del carapace nonché tre zampe laterali. Troppi elementi (nonostante le deformazioni causate della riconiazione) per avere dubbi nell’identificare uno dei quattro conii di martello che sono noti per aver lavorato col conio O68. Si tratta del rovescio R113. Il particolare a confronto proviene dalla moneta ex CNG eSale409/37, ex UBS 45/113, Westermark 167 (O68-R113): https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=347095 Di conseguenza, cautamente con un 90% di possibilità di aver colto nel segno, catalogherei senza troppi indugi il sottotipo del nomos Tarantino riconiato come Westermark 167 (O68-R113). E trovandosi esso nella fase iniziale del gruppo III del periodo I della monetazione di akragas andrebbe datato intorno al 488-485 a.C. o pochissimo dopo. Nè consegue che il limite superiore della datazione del nomos tarantino andrebbe ribassata di alcuni anni. A questo punto attendo i graditi pareri di chi vorrà condividere il proprio punto di vista su questa riconiazione e sulle mie analisi.1 punto
-
A seguire le coppie nn. 100-101 riconiate su sottotipi incerti. Una di esse (n. 101) reca al R/ tracce di un quadrato incuso (Corinto?) (Naville Numismatics 32, 2017, 22: foto 5) 5 Tali riconiazioni, oltre a rimarcare quella importante presenza di valuta siceliota che nella polis si riscontra sin dalla prima adozione della tecnica a doppio rilievo (gruppo E), offrono alcuni importanti elementi che consentono di definire con maggiore puntualità la cronologia del gruppo F. Kraay, ipotizzando una cesura di circa un decennio tra le coniazioni dei gruppi E ed F, datò inizialmente il gruppo al 455-440 in base alla riconiazione sul citato statere di Sibari sul Traente per poi rialzarne gli estremi al 460-450 a seguito dell’esame dei materiali presenti nel ripostiglio di S. Giovanni Ionico 1971 (CH IX, 599). Tuttavia la riconiazione su Leontini, in particolare, fornendo un terminus post quem al 475/70-460 per il segmento iniziale del gruppo F (sesta coppia di conî, n. 83) sembrerebbe in realtà svalutare l’ipotesi dell’inattività della zecca prospettata dal Kraay, sulla quale peraltro Garraffo e studi successivi hanno avanzato forti perplessità. Se pertanto è corretta la cronologia di Boehringer, si ricaverebbe un ambito temporale intorno alla seconda metà degli anni Sessanta come limite entro cui inquadrare lo stadio iniziale delle coniazioni del gruppo F. Un orizzonte cronologico similare che sembra suggerito anche dalla riconiazione effettuata sul didrammo di Agrigento del gruppo IV (ca. 480/78-470), considerata la sua collocazione in una fase non iniziale della sequenza ricostruita dalla Westermark e il numero non elevato dei conî di D/ utilizzati (12). Tenuto poi conto della riconiazione su Sibari sul Traente, del volume di emissione del gruppo F (25 coppie di conî tratte da 18 conî di D/ e 21 di R/) e del carattere non particolarmente intensivo della coniazione, di cui sono ricostruibili solo brevi tronconi di catena, non si possono escludere margini temporali più ampi rispetto a quelli prospettati da Kraay. In particolare il limite inferiore del gruppo F potrebbe slittare di almeno un quinquennio, ponendosi intorno al 445 circa. Un dato che potrebbe trovare riscontro nell’associazione del più tardo statere cauloniate (F, n. 92) con la moneta più recente di Taranto (gruppo 14 Fischer-Bossert: 445-440) nel ripostiglio di Taranto 1951 (IGCH 1895) e considerato che per l’inizio del successivo gruppo G Noe un elemento di ancoraggio potrebbe essere fornito dalla riconiazione – se accertata – su uno statere di Corinto inquadrabile nel momento finale della seconda classe del III periodo Ravel (ca. 450-440: Garraffo 1984, 96, n. 22a). Gruppo Noe n. coppia di coni Undertypes Bibliografia F 83 Leontini CNG, Web shop 83 Agrigento GARRAFFO 2002, 353 83 Cuma? GARRAFFO 1984, 96, 14 83 incerto CNG 67, 2004, 178 98 Agrigento CNG 118, 2021, 33 ex CNG, 72, 2006, 137 98 Sibari sul Traente GARRAFFO 1984, 96, 15 98 incerto Nomos 18, 2018, 23 ex Roma Numismatics 7, 2014, 49 100 incerto GARRAFFO 1984, 96, 16 101 incerto (Corinto?) Naville Numismatics 32, 2017, 221 punto
-
Trai cataloghi precedenti che ritengo MOLTO importanti nessuno parla di OSCAR ULRICH-BANSA MONETA MEDIOLANENSIS (352-498) edito nel 1949, sarà perchè difficile da ricuperare nel mercato antiquariato, ma nelle biblioteche si può trovare, invito alla conoscenza.... Saluti giancarlone1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
