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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/02/23 in tutte le aree

  1. Concordo: buon convegno, anche se il materiale, per mio conto, non eccelleva. D'altra parte con tutte le aste del periodo, il nuovo era stato incanalato lì. Fare i disfattisti non rende. Eppoi, suvvia, non esageriamo con questi borseggi: tutto può essere ma la prudenza è d'obbligo, e trovarsi aperto lo zainetto non denota il massimo dell'attenzione. Certo che se portassi qualcosa di prezioso non me lo metterei certo dietro le spalle ...
    3 punti
  2. Questa moneta è o vorrebbe essere un’imitativa di un denario o quinario (15 mm/ 2,3g) repubblicano per la tipologia del dritto. È già stata discussa sul foro FAC. https://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=132099.msg788440#msg788440 Abbiamo qualche informazione in più: Sarebbe stata trovata alla frontiera Francia Spagna a « 20 cm sotto terra ». La legenda ESVRI e la spiga di grano, possibile riferimenti al popolo dei BAESVRI, (sud della Lusitania) ma non hanno coniato argento. Effettuate le analisi del metallo, la lega potrebbe corrispondere ad un'antica moneta d'argento, tipo denari romani. Sottoposta alla perizia di diversi professori polacchi o tedeschi, “che non hanno trovato nulla” Quindi verrebbe adesso proposta, senza informare di queste ricerche, e senza i minimi dati richiesti? Direi che si tratta di uno di quei falsi improbabili che di tanto in tanto vediamo saltare fuori e per i quali si stanno scervellando numerosi numismatici. Oppure un pezzo originalissimo che io terrei se, come il suo proprietario, credessi nella sua autenticità, o almeno che non proverei di vendere a soli 40 euro.
    3 punti
  3. Ho avuto seri problemi con mamma tanto che se n'è andata,va bè la vita è così.Sono stato assente per un po' ,pian pianino riprenderò.ciao e grazie mille stammi bene.
    3 punti
  4. Buongiorno a tutti, una delle mie prime piastre acquistata su Ebay nel 2014 da un vecchio collezionista. Pagata veramente poco, non è in stato di conservazione ottimale ma mi attirò la patina di lunga raccolta. Ero agli inizi, ho scoperto poi successivamente di aver acquistato un variante non comune... Che ne pensate? Grazie e buon WE
    3 punti
  5. Con bonarietà ed affetto Prima di postare una fotografia per un riconoscimento, vivaDio controlla le seguenti cose: vedi qualcosa dalla tua foto? No, non barare, dalla foto che hai appena scattato, non dalla moneta. Quella noi non ce l'abbiamo in man o come te. No? Ecco... La luce sarà sbagliata. Rifalla, ca@@o! Cosa dovremmo vedere in un pezzo di carbone fotografato al buio di una notte senza luna in una stanza senza finestre? Non abbiamo mica la vista di Superman! E neppure gli occhiali a raggi x delle pubblicità anni '80. la tua foto è mossa? Non siamo Mandrake. blocca il tuo telefonino da 1400 euro e rifalla, ca@@o! I nostri occhi non hanno uno stabilizatore incorporato. la tua foto non è a fuoco? sii più preciso e rifalla, ca@@o! che devo venire a tenerti fermo il telefonino di cui sopra? la moneta nella tua foto appare più piccola di un seme di senapa? e rifalla, ca@@o! Hai pure la funzionalità "macro". Fa schifo, ma c'è. Cosa dovremmo riuscire a vedere da un'immagine che è il 2% del tuo fotogramma? il granellino di senapa va giusto bene per le parabole evangeliche, non per identificare e valutare una moneta! Amen, Alleluja
    2 punti
  6. Ciao a tutti Savoiardi e no😉 Stasera Vi mostro una recente acquisizione. Un mezzo scudo argenteo regnante Vittorio Amedeo III. Non è un millesimo raro, ma è di buona qualità, i soliti graffietti di conio al R ma per il resto i rilievi non sono male secondo me. Le foto non rendono onore alla moneta ma tant’è. Ho provato a diversificare la luce tra i due versi, in particolare per consentire di apprezzare la patina, non omogenea ma gradevole, al D, e il lustro al R. Queste monete sono di agevole reperibilità nelle conservazioni di BB ed anche di SPL. Quando si sfiora il FDC diventa più complicato. L’assenza di colpi al bordo che caratterizza questo esemplare è un’altra particolarità di interesse. Stilisticamente trovo questa serie non banale e il ritratto di Vittorio Amedeo e’ veramente settecentesco sotto ogni punto di vista. Grazie a tutti dell’attenzione
    2 punti
  7. Salve. Visto che stiamo parlando di punteggiatura relativa alle borboniche, pubblico una mia piastra 120 grana 1795 con, al rovescio, la sigla "M" preceduta e seguita da un punto. Anche questa, evidentemente, una semplice curiosità. Un caro saluto.
    2 punti
  8. Sono sceso nelle segrete per il consueto studio. Nella cella 17, alla luce tremolante d'una fiaccola, ho preso il 13° album "dei rottami". Ecco in tutto il suo "demoniaco fulgore" il trittico maledetto di Vittorio Emanuele II: Il 50 Centesimi merita più di tutti di stare fra i dannati.
    2 punti
  9. Questo libro dev’essere interessante per la storia dei caffè storici d’Italia e quindi anche del Caffè Rossini di Torino. apollonia
    2 punti
  10. In tal senso posso dire che per me è sempre Natale, mi regalo libri continuativamente per tutto l'anno, ormai sono famoso nelle poste della mia città, i postini lavorano tutti per me 😄, nel periodo natalizio l'unico cambiamento semmai è che oltre a regalarmi libri ne regalo pure io tanti ai miei affetti (anche se non di numismatica purtroppo 😅)... I libri che mi arriveranno sono molteplici, intanto però posso inserire le immagini degli ultimi arrivati, tanti bei regali del predecessore di Babbo Natale, cioè babbo chiappa, che mi ha concesso di acchiappare (termine scelto non a caso 😁) alcuni testi assai importanti a prezzi praticamente da saldo: Salvatore Fusco / Dissertazione di una moneta del re Ruggieri detta ducato, preso a 100 euro; La monetazione di Neapolis nella Campania antica: atti del VII convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici, piuttosto complicato da reperire e preso a 40 euro; Maria Caccamo Caltabiano / La monetazione di Messana, preso a 60 euro; Società Numismatica Italiana / La zecca di Milano: atti del convegno internazionale di studio e Giovanni B. Vigna / Zecche e monetazione napoleonica del Regno d'Italia, vinti in un'asta sulla baia al prezzo complessivo di 20 euro (e qui la botta di culo ha fatto un rumore tale da anticipare il capodanno a Napoli 😋)
    2 punti
  11. Buona sera a tutti. La moneta di cui di seguito posto la foto, e per la quale chiedo pareri sulla conservazione, è un mezzo tallero abbastanza raro, da me acquistato tempo fa, e con una storia ed una iconografia interessante (almeno per me). La moneta, infatti, celebra sia il 50° compleanno di Klemens August von Bayern (arcivescovo di Colonia e principe elettore di Sassonia ) sia la carestia di Franconia ; sul rovescio infatti è rappresentata Santa Caterina che dona del pane agli affamati per la suddetta carestia; monogramma sul dritto. Questo esemplare, in argento, misura 33 cm di diametro per un peso di gr. 14,46. E' catalogato dal Krause Km# 138 e Prokisch 235. Ringrazio anticipatamente per ogni parere. Renzo
    2 punti
  12. Taglio: 1 euro Nazione: Monaco Anno: 2001 Tiratura: 971.100 Condizioni: SPL Città: Milano
    2 punti
  13. Tra i tanti magistrati monetari repubblicani che emisero monete , uno di loro ha destato come nome SAFRA interpretazioni diverse tra due colossi studiosi di numismatica romana : Sydenham e Crawford circa la corretta identificazione storica di Spurio Afranio , personaggio che rimane comunque storicamente sconosciuto . Questa attribuzione monetale riferita a Spurio Afranio inizia con il Sydenham , le cui monete le attribuisce ad un certo Spurio Afranio pur non essendo presente il punto dopo la S che indirizzerebbe con certezza alla Gens Afrania , ma come spiegato il Crawford non concorda con l' assegnazione di questo nome ipotizzato dal Sydenham , leggendo nella moneta non S. AFRA ,bensi' SAFRA . Questa discordanza di opinione tra i due numismatici della repubblica romana deriva dal fatto che nelle monete repubblicane con presenti i nomi (gentilizi o cognomi) impressi dai monetieri , sono tutte precedute dal prenome tramite la lettera iniziale seguita dal punto divisorio dal gentilizio o dal cognome , come dovrebbe esserci tra la S e AFRA . Leggendo le monete di questo monetiere non e’ presente nessun punto tra S e AFRA che possa con certezza fare riconoscere il monetiere SPURIO AFRANIO . Crawford ipotizza che SAFRA potrebbe essere considerato come il cognome o soprannome del monetario Spurio Afranio , ma in questo caso accettando il cognome di Spurio Afranio come quello di SAFRA , il vero gentilizio potrebbe anche rimanere sconosciuto in quanto teoricamente attribuibile a qualsiasi altra Gens . Questo potrebbe comportare che lo Spurio Afranio probabile emettente delle monete potrebbe anche non essere il personaggio della Gens Afrania , bensi’ uno sconosciuto magistrato soprannominato SAFRA , parola di probabile origine non latina , poiche’ l’ unico soprannome conosciuto durante la repubblica in uso dalla famiglia Afrania , era STELLIO . Anche nell’ Impero nessuno degli Afranii aveva cognome SAFRA , almeno fino al 382 d.C. data dell’ ultimo Afranio Siagrio storicamente conosciuto come Prefetto di Roma e successivamente come Console nel 382 sotto l’ Imperatore Graziano . La gens Afrania era una Gens plebea romana presente dal II secolo a.C. . Il primo membro illustre della Famiglia fu Gaio Afranio Stellio, che divenne Pretore nel 185 a.C. Gli Afranii erano una Gens probabilmente originaria del Piceno , il che li legherebbe a Pompeo Magno e alla Gens Pompeia , infatti la figura storica di Lucio Afranio , che detenne il consolato nel 60 a.C. , era nativo di Picenum , attuale Ascoli Piceno , mentre Tito Afranio fu uno dei capi della confederazione italica durante la Guerra sociale . Concludendo l’ articolo , le ipotesi per tentare di individuare questo misterioso monetario repubblicano che si firmava SAFRA dovrebbero essere non piu’ di tre : 1) che si chiamasse Spurio Afranio Safra e che si firmasse sulle monete solo con il cognome SAFRA 2) che effettivamente il monetario fosse Spurio Afranio che volontariamente o per errore avesse “dimenticato” di apporre nelle sue monete il punto dopo la S. diventando in tal modo il S. AFRA , come ufficialmente conosciuto . 3) (la meno probabile) , che SAFRA fosse un personaggio sconosciuto alla storia con questo cognome . Infatti nessuno degli Afranii dalla Repubblica al basso impero aveva cognome SAFRA , che quindi appartenesse ad altra Gens non identificabile . Ultima considerazione riguarda il supposto prenome di Afranio , cioe’ Spurio , prenome rarissimo nella storiografia romana , di cui ricordo a memoria solo pochissimi altri personaggi storici con questo prenome , tutti appartenenti alla Gens Postumia : Spurio Postumio Albino Caudino , Console nel 334 e nel 321 a.C. piu' altri due omonimi Spurio Postumio Albino , Consoli rispettivamente nel 186 a.C. e nel 110 a.C.. Questo prenome latino Spurius , ma di origine forse etrusca , non ha un significato molto lusinghiero , tutt’ altro , infatti significa un individuo nato da una relazione illegittima adulterina , oppure di un figlio legittimo ma non desiderato o voluto . Due Denari e due bronzi , Semisse e Quadrante , nel quali si nota molto bene il nome completo SAFRA senza il punto divisorio .
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  14. Ciao a tutti, dopo un po' di tempo torno a condividere con voi forse la prima moneta un po' più "pesante" della mia collezione sul Regno d'Italia. Un'Aquila Sabauda beccata (sic!) in picchiata su un'asta all'ultimo secondo. Prezzo di acquisto 38,5 € con spedizione combinata. Arrivata ieri, me la sono coccolata parecchio rimirandola al lentino. L'Aquila Sabauda rappresenta il buon inizio di una monetazione assolutamente fantastica per qualità e varietà, degna trasposizione della passione che Vittorio Emanuele III - fin dall'adolescenza - nutre per la numismatica. Quando succede al padre Umberto I in seguito all'attentato di Monza nel luglio del 1900, possiede già una collezione di oltre 27000 esemplari (Attardi - pag 26 Vol 2). Il distacco rispetto alla monetazione umbertina è netto ed è solamente il preludio ad alcune delle più belle monete mai coniate nella Penisola. Circa i dettagli tecnici, l'esemplare che vedete pesa 9,88 g (su 10g teorici) , diametro congruo di 27 mm. Che ne pensate?
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  15. DE GREGE EPICURI L'Armenia antica aveva dimensioni molto superiori al paese che oggi designamo con questo nome. Si parlava di una Armenia Maior (o semplicemente Armenia), che era la zona ad est dell'alto Eufrate, fino al Mar Caspio; e di Armenia Minor, ad ovest dell'Eufate, confinante col Ponto e la Cappadocia. La prima comprendeva le zone dei grandi laghi Van, Sevan e Urmia. Nel periodo ellenistico era controllata dal Regno Seleucide, poi ebbe periodi di indipendenza ed altri in cui fu soggetta ai persiani. I romani giunsero in Armenia già con Lucullo (69 a.C.) e successivamente il paese funzionò da "cuscinetto" fra Roma e i Parti: di qui la sua storia così complicata e turbolenta. Fu provincia romana in senso stretto solo sotto Traiano, ma in genere Roma preferì averla come stato-vassallo semi-indipendente. Sotto il regno di M.Aurelio e Lucio Vero i Parti, approfittando di una rivolta in Britannia e di ostilità in Germania, invasero l'Armenia e si portarono fino in Siria. Roma dovette organizzare una controffensiva, che fu affidata a Lucio Vero (163-165): egli ebbe successo, conquistò rapidamente la capitale Artaxata e la distrusse; successivamente, i Parti chiesero la pace. Dal 163, Lucio Vero ebbe il titolo di Armeniacus. Tutto questo è ben illustrato da un asse che ho posseduto diversi anni fa (pesa ben 12, 95 g. e misura 27 mm). Al D attorno al busto di Vero campeggia il titolo ARMENIACUS. Al Rovescio, l'Armenia è a terra volta a sinistra, sotto un trofeo, circondata da uno scudo, un vessillo e armi varie; in esergo ARMEN. Nel giro invece gli altri titoli di Vero: TRP IIII, IMP II, COS II. Dovrebbe essere il RIC 1364. Sarebbe interessante anche approfondire il tentativo di "impero collegiale" di M.Aurelio e Lucio Vero, che fallì e non fu più ripetuto; ma il discorso è lungo e andrebbe sviluppato con calma e separatamente.
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  16. Inizio io: Per il prossimo Natale ho deciso, tra l'altro, di regalarmi un libro di @antvwaIa e @Poemenius (in ordine di comparizione come autori) A. Trivero - A. Gennari, Ex Nummis Historia: Agonia e morte di un impero. http://www.classicadiana.it/libreria/content/trivero-gennari-ex-nummis-historia-agonia-e-morte-di-un-impero Alberto Trivero Rivera - Alain Gennari Ex Nummis Historia: AGONIA E MORTE DI UN IMPERO Gli ultimi anni di esistenza dell'impero romano d'Occidente raccontati attraverso le sue monete. Ed. 2013, f.to 17x24cm., pp. 224, ill. b/n. Il V secolo è il momento del grande cambiamento epocale del Mondo Occidentale. Forse il Medioevo inizia già prima, con l’imporsi del misticismo cristiano e la morte del pragmatismo classico, ma è nel V secolo che il bacino del Mediterraneo si converte in un crogiuolo di popoli, di modi di vivere e di idee dal quale nascono i diversi popoli che oggi compongono il mosaico europeo. E, ovviamente, questo cambiamento epocale si rispecchia anche nella moneta, sia intesa quale strumento di pagamento, sia quale veicolo di diffusione delle idee. Il culmine di questo processo si è dato negli anni che seguirono al sacco di Roma e che culminarono nella deposizione di Romolo Augusto. Questa intima relazione tra moneta e contesto storico è stato l’indirizzo costante seguito dai due Autori, cultori della numismatica ma anche storici appassionati, i quali più che catalogare le monete di quei 25 anni, si sono interrogati su quale fosse la loro ragione d’essere, sul perché fosse stata coniata proprio “quella” moneta e non un’altra, perché la scelta di un’iconografia, o la modifica di un particolare nel disegno di un rovescio che solo all’occhio disattento può sembrare marginale. La crisi economica strutturale che ha investito l’impero romano sin dal III secolo, e dalla quale non ne è più uscito, si riflette soprattutto sulla moneta di uso quotidiano – quella di bronzo – la cui svalutazione si traduce nella riduzione delle sue dimensioni, sino a giungere ad un nummo talmente piccolo (lenteja, lo chiamano gli spagnoli) che anche una modesta corrosione è sufficiente a renderlo illeggibile o anche a farlo scomparire. I piccoli bronzi del V secolo sino a pochi decenni fa furono poco studiati e spesso “snobbati” dal collezionismo, più affascinato dalla bellezza del ritratto di un sesterzio. Invece è proprio a queste i testimoni della quotidianità popolare che i due Autori hanno dedicato maggiore attenzione, raccogliendo una sfida molto particolare: attraverso l’analisi approfondita della moneta – ma soprattutto del nummo – raggiungere una maggiore comprensione degli eventi politici dell’epoca, come quelli connessi a Ricimero e Odoacre; e specularmente, dallo studio degli eventi, tentare di rispondere a qualcuno tra i numerosi quesiti numismatici, ancora sul tappeto, relativi alla numismatica dell’Impero d’Occidente della seconda metà del V secolo. La siliqua illustrata nella copertina, di zecca italica, ma nel nome di un imperatore d’Oriente e con un’iconografia propriamente gotica, illustra, meglio di ogni parola, il contenuto di un lavoro che è altrettanto libro di storia quanto di numismatica.
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  17. I legni di Ercolano: l'antichità ora ha un'aria di casa L’eruzione del Vesuvio carbonizzò senza bruciare arredi e oggetti: un patrimonio straordinario e unico, finalmente esposto al pubblico nella mostra "Materia" Un letto proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina I latini distinguevano tra legna da ardere e legna da costruzione: la prima è “lignum”, la seconda è “materia” (voce rimasta in spagnolo, madera, e portoghese, madeira). Il legno dunque non solo come materia prima ma la prima tra tutte le materie. E “Materia” si intitola la mostra che per la prima volta espone “il legno che non bruciò a Ercolano”. Fino al 31 dicembre nella Reggia di Portici, sede in età borbonica dell’Herculanense Museum, la raccolta dei primi scavi e germe del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono infatti raccolti armadi, tripodi, sgabelli, letti, tavole, larari a forma di tempio, una culla, ritrovata con i resti del neonato. E poi lo scafo di una barca, un dritto di prora, un argano. Portamonete con serratura e il loro contenuto. Elementi decorativi in avorio e bronzo. E tavolette per la scrittura: il legno come supporto scrittorio è testimoniato a Ercolano da otto archivi privati di tavolette incerate trovati all’interno delle domus, che hanno conservato il contenuto graffito. Unicum tra gli unica, il soffitto del salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo, ritrovato nel 2009. Divelto e rovesciato dallo spostamento d’aria, era finito sulla sabbia umida del litorale e quindi coperto dal fango poi solidificato: una particolare condizione che ha conservato il legno “vivo” e persino elementi della cromia. I cassettoni sono assemblati quasi esclusivamente a incastri a mortasa e tenone, senza uso di chiodi. Lo stato di conservazione di alcuni lacunari ne permette tutt’oggi smontaggio e rimontaggio. Una culla carbonizzata proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina Ercolano è di fatto l’unico sito che attesti con larghezza l’ebanisteria e la carpenteria dell’antichità romana. Oltre agli arredi mobili sono oltre trecento i legni architettonici rimasti in situ come travi, porte, tramezzi, balaustre, arredi di bottega. Nella sequenza di distruzioni e ricostruzioni che segna la storia delle civiltà, gli oggetti d’uso, anche quelli di pregio, e gli elementi costruttivi realizzati in una “materia” deperibile come il legno, sono sempre i primi ad andare perduti: bruciati, demoliti, consunti, gettati via. Paradossalmente è stata proprio la distruzione operata dalla celebre eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ad averceli consegnati. A differenza di Pompei, devastata da una nube di ceneri e lapilli, la massa alta 20 metri di fango lavico ad altissima temperatura precipitata sulla città ha fatto sì che a causa dell’assenza di ossigeno il legno si sia carbonizzato e non combusto. Ma questi legni per diverse ragioni, principalmente conservative, sono sempre stati nei depositi. Solo un impegnativo e sperimentale progetto di restauro, tuttora in corso, coordinato da Elisabetta Canna e realizzato con la consulenza dell’Herculaneum Conservation Project, ha consentito di renderli in parte visibili. È una mostra che riporta il mondo antico alla nostra quotidianità. La persistenza, persino formale, degli arredi fa cadere la distanza di due millenni. È la forza di Ercolano e la mostra, attraverso l’allestimento, enfatizza la continuità dell’esperienza umana rispetto al dato scientifico, che pure può essere approfondito attraverso una app: «La mostra sui legni è stata un modo per avvicinare tempi lontanissimi – spiega Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano e curatore della mostra – Mi sono rifiutato di scrivere “letto” vicino al letto, “culla” accanto alla culla. Abbiamo invece voluto accompagnare il percorso con citazioni di ogni tempo, non solo antiche. La statua, il mosaico, la pittura non sono la nostra esperienza quotidiana. Ma i mobili, quelli li abbiamo tutti. E sappiamo bene che un tavolo non è semplicemente un piano con quattro gambe, ma uno spazio di confronto e di condivisione della nostra vita». La mostra non è solo un modo nuovo di avvicinare l’archeologia ma ha una dimensione programmatica. Non a caso Stefania Siano, co-curatrice, la definisce «necessaria e improrogabile»: «L’eccezionalità di questo complesso di oggetti ha assunto un significato sempre più identitario per il sito». Se “ materia” contiene in sé “ mater”, questa mostra allora è la madre del futuro prossimo di Ercolano. https://www.avvenire.it/agora/pagine/i-legni-di-ercolano-mobili-carbonizzati-materia-mostra-alla-reggia-di-portici
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  18. Già era la mia…peccato mi sono perso questo quiz😅 un saluto a tutti
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  19. Un bronzetto di Selge in Pisidia: https://www.acsearch.info/search.html?id=10319981
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  20. In effetti, sfogliando le discussioni presenti in quella sezione qualche dubbio sorge anche a me. Io penso che possa continuare a stare qui.
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  21. Non è proprio così. L'eruzione la cui datazione è stata recentemente rivista su basi geologiche ed archeologiche (24-25 ottobre) Pompei e Stabia vennero investite sin dai primi momenti da una pioggia di pomici, lapilli, cenere, oltre a materiale più grossolano e pesante espulso con l'esplosione. Quindi il peso del materiale fece implodere le costruzioni ricoprendo e l'enorme quantitativo di materiale espulso in varie forme fu più che sufficiente per ricoprire completamente e definitivamente i siti della pianura. Ercolano subì, invece, il collasso del pino vulcanico a causa di venti sfavorevoli e venne investita dopo ca 12 ore dall'inizio dell'evento da una o più "nubi ardenti" o "frane piroclastiche" costituite da gas ardenti, vapor acqueo e ceneri che ebbero il duplice effetto di vaporizzare istantaneamente tutti i liquidi presenti in varia forma e misura carbonizzando tutto il materiale organico e poi, come bonus, di ricoprire col fango e sigillare il sito con una potenza di circa 20 metri di materiale trasformatosi in seguito in tufo che ha consentito una conservazione più integra ed in un certo senso unica della città e dei resti materiali.
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  22. Moneta interessante per il mito della fondazione di Atene che vede due dei dell’Olimpo contendersi la città: Poseidone, dio del mare, e Atena, dea della sapienza e della saggezza. Atene sarebbe stata fondata dal leggendario Cecrope dal corpo per metà d’uomo e per metà di serpente, che il mito considera primo re di Atene. Egli governava la città prospera, ma gli dei dell'Olimpo si ingelosirono perché la città non pagava mai loro un tributo. Atena e Poseidone desideravano entrambi essere la divinità protettrice della città nascente e Zeus indisse una gara; la gente della città si riunì per assistere allo spettacolo. Poseidone si mosse per primo e colpì la cima dell'Acropoli con il suo tridente, la terra tremò e l'acqua sgorgò dal foro come un geyser: questo dono significava che i cittadini non avrebbero mai dovuto affrontare la siccità. Ma presto si accorsero che l'acqua era salata e si arrabbiarono perché la città era vicina al mare. Atena rise e, inginocchiandosi a pochi metri di distanza, piantò qualcosa nel terreno. Pochi istanti dopo, un albero di ulivo raggiunse la piena maturità; dimostrò che i frutti che portavano potevano essere usati come cibo e olio, e che l'albero poteva essere usato come fonte di legname. L'albero aveva molteplici usi. Atena dimostrò di essere la dea della saggezza, così la città prese il nome di Atene e i templi del Partenone furono eretti in suo onore. Secondo un’altra versione del mito, davanti al popolo riunito sull’Acropoli per decidere a quale delle due divinità avrebbe assegnato la custodia della città in base al dono concesso, Poseidone fece comparire un magnifico cavallo mentre Atena fece nascere dal terreno un ulivo. A quel punto dalla folla si fece avanti uno degli anziani più autorevoli affermando che entrambi i doni erano degni di essere scelti e avevano un significato: il cavallo rappresentava la forza, il coraggio, la guerra, mentre l'ulivo la prudenza, la serenità, la pace. L'anziano disse anche che la guerra poteva portare ricchezze, potere, ma era incerta; invece la pace, anche se i beni che concedeva erano meno vistosi, erano anche più sicuri e duraturi. Tutti concordarono con le parole dell'anziano e scelsero il dono di Atena, che diede infine il suo nome alla città. Dopo la decisione i cittadini promisero a Poseidone che avrebbero innalzato un tempio anche per lui e gli avrebbero concesso i sacrifici dovuti per mantenere il suo favore: infatti Atene si trovava poco distante dal mare e quest'ultimo sarebbe divenuto il fulcro della sua civiltà. Sotto la protezione di Atena, dea della saggezza, Atene diventò una città fiorente, abile anche nelle guerre, per l'intelligenza e per l'attento uso della tattica dei suoi comandanti. Finché Atene mantenne i valori della prudenza, della diplomazia, della pace, visse senza problemi: quando li abbandonò, decadde e venne assoggettata. apollonia
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  23. Esaustivo.. Grazie
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  24. Moneta ancora gradevole, appena sotto il BB. Usura e patina uniformi, qualche colpo al bordo. Prezzo molto buono per la conservazione e la rarità della moneta.
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  25. Buon giorno. Il peso è in linea con l'usura. Mancherebbero le foto del bordo ma, anche solo così, mi sembra originale. Qualche colpetto al bordo, ma comunque moneta piacevole, conservazione direi nell'ambito del bb. Il prezzo pagato, vista la data, mi sembra buono. Cordialità Gabriella
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  26. Ciao @marcocalo, Un bronzo di Sardis in Lidia, datazione incerta (dal II a.C fino al I d.C) ΣAPΔI/ANΩN al rovescio. https://www.acsearch.info/search.html?id=11537173 Se sei interessato ai bronzi grechi, ti consiglierei di imparare a leggere l’alfabeto greco, ti aiuterebbe molto nelle tue ricerche. 🙂
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  27. Senza dimenticare la collezione calendario di 364 missive dello Stato Pontificio 1870 di Andreotti: https://www.vaccarinews.it/news/Andreotti__la_sua_collezione_calendario_finisce_sul_mercato/19292 e di seguito troverete il catalogo dell'asta pubblica Ferrario: https://issuu.com/ferrarioaste/docs/astapubblica02/1
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  28. Buonasera à tutti Forte IV tipo per Carlo Emanuele I Zecca Chambéry Data 1596???
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  29. Venuto via ora. A parte il piacere di salutare e fare quattro chiacchiere con tanti amici, Mario, Giamba54, Simone della Felsinea, Roberto e Simone della Scaligera, Alex di Mantova, e potrei continuare, io l’ho trovato un ottimo convegno con buona affluenza anche di giovani e grande scelta di esemplari, alcuni veramente notevoli. Tanto e’ vero che non ho mancato di colpire 🤭 Superiore senza dubbi alla media degli ultimi anni.
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  30. In mostra a Roma Fidia, 100 opere del più grande scultore greco dell’età classica "Fidia", a Roma la prima mostra monografica sul geniale artista I Musei Capitolini ospitano dal 24 novembre al 5 febbraio un’esposizione monografica dedicata a Fidia, il più grande scultore greco dell’età classica I punti chiave Oltre 100 opere dai più importanti musei del mondo I frammenti originali esposti Installazioni multimediali Per la prima volta i Musei Capitolini ospitano dal 24 novembre al 5 maggio un’esposizione monografica dedicata a Fidia, il più grande scultore greco dell’età classica, il cui genio creativo ha impresso un marchio indelebile nell’immaginario collettivo e continua a essere fonte di ispirazione anche per i contemporanei. La mostra “Fidia” inaugura il ciclo di cinque esposizioni che intende far conoscere al grande pubblico i protagonisti della scultura greca. La prima esposizione dedicata a Fidia, simbolo dell’arte greca classica, raccoglie reperti originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni e installazioni multimediali che raccontano la vita, il lavoro e il clima storico-culturale in cui operò Fidia, lo scultore del Partenone e del colosso di Zeus a Olimpia, protagonista dell’età d’oro di Atene. È una serie che acquisisce ancora più significato a Roma, città da cui provengono importanti testimonianze dell’attività di Fidia e di altri artisti greci, tramite le preziose copie di età romana di capolavori originali per la maggior parte andati perduti. «Siamo lieti di ospitare la mostra nei Musei Capitolini - ha commentato alla presentazione il sindaco Roberto Gualtieri - Il suo straordinario contributo artistico non solo ha definito i canoni dell’arte classica ma ha anche inciso sull’estetica moderna e contemporanea». «A Fidia erano riconosciute le qualità della bellezza e maestosità - ha spiegato il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce - dotato di una personalità eclettica e versatile, architetto e pittore, possedeva grandi capacità organizzative tanto che Pericle, nell’Atene del V secolo a.C., decise di affidargli i lavori di ristrutturazione dell’Acropoli e del Partenone Con questa mostra raccontiamo il percorso artistico di Fidia e l’eredità del suo lavoro». Oltre 100 opere dai più importanti musei del mondo La prima esposizione dedicata a Fidia, articolata in sei sezioni, guida i visitatori alla scoperta di questo grande artista, simbolo dell’arte greca classica, proponendo un percorso sorprendente con oltre 100 opere provenienti dai più importanti musei del mondo - il British Museum di Londra, il Museo dell’Acropoli e museo archeologico nazionale di Atene, il Museo di Olimpia, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Metropolitan Museum of Art di New York, i Musei Vaticani, il Museo del Louvre di Parigi - e da istituzioni italiane come il Museo Archeologico di Bologna, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, il Museo Archeologico di Napoli e l’Archivio Cambellotti. I frammenti originali esposti Tra i reperti esposti, alcuni frammenti originali del fregio partenonico, prestati dal Museo dell’Acropoli di Atene e mai usciti prima dalla Grecia; il vaso con incisa la scritta ’Pheidiou eimi’ (’Sono di Fidia’), proveniente dal Museo Archeologico di Olimpia, uno dei rari oggetti personali appartenuti a un personaggio celebre dell’antichità giunti fino a noi; dalla collezione del British Museum la replica dello scudo dell’Atena Parthenos, il cosiddetto scudo Strangford, copia d’epoca romana dell’originale appartenente alla statua di Atena realizzata in oro e avorio e collocata nella cella nel Partenone. E, ancora, la statuetta in bronzo di un artigiano, della metà del I secolo a. C., raffigurante Fidia stesso e proveniente dal Metropolitan Museum of Art di New York; la testa dell’Atena Lemnia in marmo, copia augustea di un originale fidiaco, proveniente dal Museo Civico Archeologico di Bologna; e il Codice Hamilton 254, manoscritto quattrocentesco contenente la prima immagine del Partenone arrivata in Europa, uno schizzo eseguito dall’umanista Ciriaco de’ Pizzicolli di Ancona, proveniente dalla Biblioteca di Stato di Berlino. Installazioni multimediali La mostra ’Fidia’ offre anche installazioni multimediali e contenuti digitali per esperienze immersive: la terza sezione, ’Partenone e l’Atena Parthenos’, permette di rivivere la visita del monumento attraverso l’installazione ’Fidia e il Partenone’, ispirata ai modelli di realtà aumentata. La mostra ’Fidia’ è promossa da Roma Capitale, assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Claudio Parisi Presicce con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. https://www.ilsole24ore.com/art/in-mostra-roma-fidia-100-opere-piu-grande-scultore-greco-dell-eta-classica-AFgWB7lB
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  31. Il Magliocca non la inserisce tra le varianti - anche se (a mio parere) sarebbe stato opportuno catalogarla con il 283a - e non le attribuisce né la rarità né un valore di mercato. Invece il Nomisma 4ª ed. rimedia classificandola come variante e attribuendole un R3.
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  32. Un ulteriore tassello: 1616 (non presente nel CNI)
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  33. Ciao, confermo trattasi di mezzo baiocco di Innocenzo XI (1676-1689), coniato a Gubbio. Si può classificare come Munt. 262, caratterizzato dal R/ in corona d'alloro. Sono molte le varianti di questo nominale, e in alcuni compare la legenda "mezzo" in altri invece, come nel tuo "mezo". La faccenda è tutta linguistica ma dovrebbe derivare (riportando quanto ho trovato nella enciclopedia Treccani) dal progressivo affermarsi del "Vocabolario della Crusca" che diviene una stabile fonte di riferimento normativo diffusa su tutto il territorio della penisola e valevole per tutti gli ambiti di scrittura. Il Vocabolario si collocò in una posizione innovativa, allontanandosi dalla convenzionale adesione al latino e assecondando la cultura toscana: regolarizzazione di h etimologica (mantenuta in ho, hai, ha, hanno e huomo), grafia unica con zi (vizio e non vitio), doppia zz generalizzata (in pazzo come in mezzo, prima scritto mezo per distinguere graficamente la z sonora dalla sorda). Michele
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  34. Ferdinando II, 10 Tornesi 1840 Il più bel Tornesone della mia Collezione.
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  35. Buonasera. Ferdinando IV, Tarì 1796 Magliocca 283 (Annotazioni) : " È conosciuto un conio con HIER.EX "
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  36. Oggi al Veronafil l’Accademia Italiana di Studi Numismatici ha consegnato il Premio per la divulgazione numismatica al Centro Numismatico Valdostano, premio strameritato per quanto fatto negli anni per la divulgazione e per i giovani ! Bravissimi ! Le due delegazioni e la Targa qui sotto !
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  37. La foto del R/ è erroneamente ruotata in entrambe le foto che lo riguardano. Questa è la visuale corretta: Qui sotto un'immagine simile, ma più leggibile:
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  38. Per una colazione... degna di un "Re"! Issuer Denmark King Christian X (1912-1947) Type Standard circulation coin Years 1942-1947 Value 1 Krone (1 DKK) https://en.numista.com/catalogue/pieces4927.html
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  39. Dalle prime emissioni dopo la serie incusa, un esemplare di didrammo con al diritto Falanto sul delfino con sotto conchiglia ed al rovescio ippocampo con sotto granchio . Sarà il 9 Gennaio in vendita CNG Triton XXVII al n. 3 .
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  40. Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Eliogabalo ( 218-222 d.C.) con la personificazione sul rovescio della dea Vittoria andante coniato a Roma poco dopo la sua proclamazione (spero 🙂). Eliogabalo, nipote della potente Giulia Mesa fu scelto proprio da quest'ultima come successore di Macrino che con molta abilità politica e non solo, grazie ad una congiura da lei orchestrata con l'appoggio di parte del Senato e dell'esercito, fece uccidere e rimpiazzare dopo un solo anno dì regno. Eliogabalo, esiliato da Macrino in Siria, divenne sacerdote del dio Sole (Elagabal) da cui prese anche il nome è quando divenne imperatore cercò di imporre tale culto come prioritario rispetto a tutte le altre divinità tradizionali. Fu un grave errore perché il popolo romano, non pronto al repentino cambiamento, non accettando questo iniziò a non vedere più di buon occhio il suo operato. A questo si aggiunse il suo modo di vivere a dir poco molto dissoluto che fece propendere per la sua eliminazione, orchestrata sempre da Giuia Mesa, a favore del cugino Alessandro Severo. Fu colpito da damnatio mamoriae, infamia massima che un imperatore potesse subire dopo la sua morte, ed il suo corpo vilipeso non fu soggetto a normale procedura post mortem ma fu gettato nel fiume Tevere. Come a volerlo cancellare dalla Storia. Che dire, un più che triste epilogo dopo soli 4 anni di regno. Tornando alla moneta ed alla Vittoria sul rovescio rappresentava un chiaro messaggio celebrativo che simboleggiava l'eliminazione di Macrino e dei suoi seguaci ed il ritorno degli Antonini sul trono dell'impero. Da esame diretto risulta coniato, centrato,con buon metallo ed ha svolto la sua funzione di moneta. Grazie ed alle prossime. ANTONIO 19 mm 2,82 g RIC 156
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  41. 50 lire vulcano categoria arrrrrtefattissimiiiii 🤣 Spero non vi siate spaventati molto,anche se qui ormai ne è pieno di questi pezzi questo museo. Il curatore delle vetrine @nikita_ ne sa qualcosa🤭 Come ne sa qualcosa degli horror premi 🤣 @nikita_
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  42. Rilancio col Tallero per l'Eritrea... quando lo presi da Ranieri (Asta 3) ero quasi pentito per quanto l'avevo pagato, però bello così non l'avevo mai visto. Visti i realizzi recenti di questa moneta direi che non ho fatto male
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  43. Non ci sono parole per descrivere l'immensità di questo cantautore:
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  44. sinceramente aprendo le foto su un desktop di 27 pollici non fanno una bella impressione, posso capire foto di bassa qualita' ,ma con monete del genere io mi aspetto una visione ben chiara
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  45. Un primo sguardo esclusivo al design. 988.000 pezzi sono coniati per la circolazione e 12.000 pezzi in qualità BU
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  46. Caro @Rocco68 in pratica, stai asserendo che all'epoca erano tutti degli emeriti incompetenti (per non scrivere qualcos'altro) Quindi, secondo te, gli illustri studiosi Cagiati e Prota si sono fatti ingannare da alcune Piastre false che riconosceremmo anche noi, credendo che fossero autentiche e rare... ma il più "geniale" di tutti é proprio il falsario... che falsificò una moneta inesistente per quel millesimo... l'unico falsario al mondo che inventa una moneta di sana pianta... Antonio Planella (1790-1802) [...] Durante la sua amministrazione, la zecca coniò una grande quantità di monete, specie le piastre, ed ogni anno, dal 1790 al 1802, ne erano fatte molte liberate, eccetto quella del 1797, che non so per quale ragione, come risulta dai libri di liberate, fu scarsissima e perciò, credo, si spiega la rarità di essa. [...] Carlo Prota "Maestri ed incisori della Zecca Napolitana" Ricavati da documenti del R. Archivio di Stato di Napoli 1914
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