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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/13/24 in tutte le aree

  1. Buongiorno a tutti, Inizio week end Numismatico postando uno dei miei ultimi acquisti Vicereali 2023 ma arrivato solo ora nelle mie mani. Devo dire che sono rimasto molto colpito da questo esemplare, non vorrei che questa fosse la scintilla per riaccendere in me il Fuoco del Viceregno. Grano con Scudo di Filippo IV Millesimo 16 47 D/ PHILIPPVS IIII D. G. Testa Nuda a sinistra, sigla GA/C (Giovanni Andrea Cavo, ufficiale di zecca) R/ +SICILIAE ET HIERVSALEM, scudo partito coronato, ai lati la data divisa in due parti. Magliocca 86 47/47 Raro Conservazione.... Vorrei sentire vostri pareri. Saluti Alberto
    9 punti
  2. Nuova scoperta a Paestum: svelati altri due templi dorici Da scavi stratigrafici nella zona occidentale dell'antica città, che in epoca greca si chiamava Poseidonia, sono emersi due luoghi religiosi che rappresentavano il fulcro della vita della polis Ritrovati a Paestum due templi dorici - Ansa/Ministero della cultura Nella zona occidentale dell'antica città di Poseidonia (ribattezzata poi dai romani come Paestum e oggi siti archeologico nel comune di Capaccio, in provincia di Salerno ), a ridosso della cinta muraria e a poche centinaia di metri dal mare, è in corso una campagna di scavo stratigrafico che ha portato alla luce due templi greci di stile dorico. Questi edifici sacri consentono di fare nuova luce sulle origini e lo sviluppo urbanistico della polis magnogreca e forniscono dati cruciali per comprendere l'evoluzione dell'architettura dorica a Poseidonia e in Magna Grecia. Alla fine del VII secolo a.C. infatti, i cittadini della città magnogreca di Sibari (nell’attuale Calabria) vollero possedere un insediamento fortificato sul mare Tirreno, oltre che sullo Ionio, per commerciare con più tranquillità con gli Etruschi, evitando le pericolose vie terrestri. Inizialmente, presero possesso di un territorio sul promontorio di Agropoli dove dedicarono anche un sacello al dio del mare, ovvero a Poseidone che li aveva accompagnati e protetti durante questa missione di ricerca. Poi con l'arrivo dalla Calabria, ma anche dalla Grecia, di altri coloni, la comunità di origine ellenica decise di trasferirsi nella valle del Sele fondando la città di Poseidonia, poi diventata con i romani Paestum. Uno scatto dall'alto della pianta del tempio dorico ritrovato nella valle del Sele - Ansa/Ministero della cultura Il primo tempio, inizialmente intercettato nel giugno del 2019 e indagato a partire da settembre del 2022, si data ai primi decenni del V secolo a.C., e ad oggi costituisce, per caratteristiche architettoniche e dimensionali, un assoluto unicum dell'architettura templare di ordine dorico. È conservato nelle porzioni dello stilobate (basamento delle colonne) e del crepidoma (gradini dove veniva costruito il tempio) e misura 11.60x7.60 m., con una peristasi di 4x6 colonne. Da indagini svolte nelle ultime settimane, sottolinea il ministero, la storia del santuario sembra tuttavia essere ancora più antica. All'interno della struttura templare, al di sotto della peristasi, sono stati reimpiegati, probabilmente a scopo rituale, 14 capitelli dorici frammentari e altri materiali architettonici. I capitelli sono di dimensioni analoghe a quelli del tempietto finora esplorato. La tipologia è, invece, differente e confrontabile con quella dei capitelli del tempio di Hera I cosiddetto "Basilica", il più antico dei tre templi maggiori di Paestum. "Questi ultimi eccezionali rinvenimenti - affermano ancora dal Mic - dimostrano che siamo di fronte a un altro tempio, di modeste dimensioni ma con caratteristiche architettoniche simili a quelle dei primi grandi templi pestani e da datarsi al VI secolo a.C. Per motivi ancora da accertare, forse un crollo, all'inizio del secolo successivo questa struttura è stata sostituita, nella medesima area, da un nuovo tempio". Un particolare di uno dei due templi dorici scoperti nell'antica città della Magna Grecia Poseidona, ribattezzata in epoca romana Paestum - Ansa/Ministero della cultura La portata della scoperta non si limita all'architettura e alla storia del santuario ma amplia notevolmente la conoscenza dell'impianto urbanistico della città. Alle spalle del tempio è stato smontato il crollo del paramento interno delle mura di cinta della città antica che aveva investito il tempio causandone un crollo parziale. Al di sotto di tale crollo è stato individuato il tracciato di una strada battuta, che corre parallela al tempio e ha, invece, un orientamento diverso rispetto alle mura. Si tratta di un rinvenimento di estremo interesse in quanto documenta che alla fine del VI secolo a.C., quando il tempio più antico fu eretto, la città di Poseidonia non era ancora dotata di mura difensive. Così in un periodo di forte crescita e monumentalizzazione della polis i coloni di Poseidonia edificarono un santuario in un luogo strategico, a protezione dello spazio urbano e visibile direttamente dal mare. L'importanza di questo spazio sacro è confermata dalle sue complesse fasi edilizie, che vedono la costruzione di ben due templi dorici, e dalla sua lunga e ininterrotta frequentazione, che per oltre mezzo millennio segna una fondamentale continuità di culto attraverso l'epoca greco-lucana e poi a quella successiva romana. https://www.avvenire.it/agora/pagine/paestum-scoperti-due-templi-dorici
    4 punti
  3. Salve. Condivido il mio 10 tornesi 1841, testa grande. Il grado di conservazione lascia a desiderare, specialmente al dritto. Ma va bene anche così. Saluti. Buon pomeriggio.
    4 punti
  4. Ottimo! Falsa pista, lettere greche, probabilmente ΘEO(C?) Credo di aver identificato la strana contramarca: Howgego 705, ST legate assieme e M per Stobensum Municipium (Stobi , Macedonia) È una contromarca utilizzata in almeno due città di Macedonia, Tessalonica e Amphipolis (RPC I, 1554 e 1626) La più somigliante è il RPC 1554 di Tessalonica, ma anche se c’è il ritratto del divo Giulio (ΘΕΟΣ), la legenda del rovescio non corrisponde, e la contromarca è al dritto: https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/1/1554 Mi chiedo se non sarebbe il bronzo RPC I, 5421. Tutto concorda, legenda ΘΕOC, modulo, peso, e s’indovinano le lettere ΘΕ della legenda ϹΕΒΑϹΤΟΥ / ΘΕ nel campo sinistro. La zecca è incerta: « The attribution to Thessalonica was based on the general similarity with 1554-5, but has been rejected by I. Touratsoglou, Die Münzstätte von Thessaloniki in der römischen Kaiserzeit, p. 43, n. 69; the style is different, as is the die axis. (…) It is not clear if ΘΕ refers to Θεός (if so, why omit the last two letters?), or is part of another word such as an ethnic (hence the original attribution to Thessalonica. » https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/1/5421 La contromarca dovrebbe permettere se non sbaglio, di identificare con certezza la zecca di Tessalonica per questo RPC I, 5421. Ma lo stile del ritratto è diverso (difficile di riconoscere il profilo di Cesare!) e richiede una conferma di questa ipotesi. Puoi darmi l’asse della tua moneta per favore?
    3 punti
  5. "Mentre contemplo questi piccioni penso a te". Che avrà detto la signorina Cristina?
    3 punti
  6. Il venditore non accetterà la restituzione. Che malfidato! Mi sa che ha gettato l'esca in una pozzanghera di pochi centimetri di profondità sperando di pescare un tonno di un quintale! Non ci sono più i pescatori di una volta!
    2 punti
  7. Antioch Pisidia Kryz 17 Claudius II AE 24mm of Antioch. IMP CAES-CLAVDIV, radiate, draped bust right / ANT-IOCH CL, Vexillum between two standards, the vexillium surmounted by an eagle standing right, wings closed, palm branch to left and right of the vexillum shaft. Dot SR in exergue. Text
    2 punti
  8. Sentivo che parlate del 10 soldi 1814 in fdc ogni tantissimo se ne vede uno
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  9. Credo che la signorina Cristina abbia detto mannaggia, dovette pagare 10 lire di tassazione per avere la cartolina. Infatti e' sotto affrancata di due lire. Fino al 31.7.1947 la tariffa sarebbe stata 3lire, ma dal 1.8.1947 sali a 5 lire, il mittente sottoaffranco' in buona fede. Il francobollo e' un 3 lire carmino, fiaccola, emissione del 1945 della serie Democratica. Tassata con 2 x 5 lire segnatasse (ben centrati) emissione del 1947. Annullo di partenza doppio cerchio piccolo di Venezia centro del 16.8.47 Annullo di arrivo cerchio grande con lunette vuote del 18.8.1947 di San Felice del Benaco (Brescia). Tutte le tassate sono più rare, bella storia postale.
    2 punti
  10. Ciao @modulo_largo Si, una siliqua milanese (tosata), molto simile a questa: https://www.nummus-bible-database.com/monnaie-90696.htm I ritratti di Roma sono diversi. E purtroppo non è Narbo … (legenda VICTORIA AVGG)
    2 punti
  11. Buongiorno a tutti. Capita raramente di rinnovare in conservazione gli spiccioli in rame rari, stavolta è successo con un 4 Cavalli 1790 SICI Confrontandoli poi, si scopre che alcuni "difetti" nascono già con la moneta stessa. Un caro saluto e buon fine settimana a tutti.
    2 punti
  12. Buonasera ragazzi, che ne dite di quest' asse ? Solitamente di questo personaggio si trovano sesterzi, il rovescio non è granché ma il dritto è parecchio interessante! https://www.biddr.com/auctions/savoca/browse?a=4229&l=5005059
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  13. Da Bizya ( attuale Vize ) nella Tracia prossima al mar di Marmara, un bel bronzo al nome di Faustina, augusta, consorte di Marco Aurelio, con al diritto busto dell' augusta ed al rovescio figura di Artemide saettante . Sarà il 4 Febbraio in vendita Num.Naumann 137 al n. 334 .
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  14. DE GREGE EPICURI Anche a me non sembra male, ed ha caratteristiche iconologiche interessanti. Lo credo bene che la tua dracma massaliota è leggera, quelle pesanti hanno prezzi da capogiro e sono praticamente introvabili.
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  15. confronta tu stesso Chiederò agli esperti su questo argomento. E scriverò la loro risposta.
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  16. Be' dovremmo essere nelle date sopra menzionate, peccato non si legga il luogo di partenza. Bel pezzo comunque considerando che la R.S.I. duro' all' incirca venti mesi dal settembre del 1943 all'aprile del 1945. .. questi francobolli ebbero un uso limitato.
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  17. E il secondo punto. Questa è una medaglia di Pietro del XIX secolo. Dovrei aggiungerlo alla mia collezione? Non ho una risposta. Ho diverse medaglie medicee autentiche del XVI e XVII secolo. E diversi esemplari di medaglie rare, copie del XIX secolo. Ma non comprerei questa particolare medaglia di Pietro il Grande. Questo non è raro. E la medaglia non porta alcun piacere visivo, è mal conservata.
    1 punto
  18. Il tema della medaglia ha un problema. Quando è stata realizzata questa particolare medaglia? Se queste sono le prime copie originali, è stupendo, devi pagarlo. Se questa è una copia per i collezionisti del XIX secolo? Non puoi pagare molto per questo.
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  19. Bellissimo esemplare Alberto, interamente leggibile,lo stemma e la corona al rovescio e la capigliatura del Re al dritto ottimamente conservati ,largo flan e probabilmente di peso pieno o quasi, ribattitura del 4 della data sotto al busto... L'unico difetto di questa moneta e l'incrostazione nella parte bassa del dritto e qualche punto al rovescio, forse nelle mani di chi dico io potrebbe sicuramente migliorare ma anche così è una signora moneta... Considerando il flan e i segni di spazzolatura dei conii sial dritto che al rovescio (per me segno di buona/ottima conservazione)e tenendo conto delle debolezze e schiacciature ritengo questo esemplare in conservazione oltre la media,per me un bel BB ad essere cauti,che per questa tipologia non è assolutamente scontata da trovare... Ti faccio i miei più sinceri complimenti...
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  20. 1 punto
  21. Il tesoro romano nella palude. Uno studio analizza origini di un servizio da tavola in bronzo nascosto durante le invasioni Oggetti del Knaresborough Hoard. @ Foto Yorkshire Museum Newcastle – 13 gennaio 2024 – Il rinvenimento del tesoro di Knaresborough, la maggior raccolta di oggetti metallici tardo-romani nelle isole britanniche, avvenuto intorno al 1864, è stato recentemente oggetto di uno studio approfondito condotto da Jessica De Maso, una laureanda in archeologia presso l’Università di Newcastle. Knaresborough è un paese di circa a5mila abitanti della contea del North Yorkshire, in Inghilterra. I risultati della sua ricerca sono stati pubblicati su The Antiquaries Journal. L’indagine, condotta in termini interdisciplinari, ha permesso di stabilire che l’elegante servizio da cucina e da tavola, in bronzo – che recava, in antico, alcune decorazioni con materiali preziosi – fu trovato in una zona paludosa, in cui probabilmente i romani, in fuga, lo nascosero, pensando di poter tornare a riprenderlo; che alcuni oggetti vengono da diverse parti dell’impero romano; che, probabilmente, il servizio fu utile a più generazioni poiché alcuni oggetti – come rivelano strumentazioni di rilevamento a raggi X – furono saldati nel corso di alcune riparazioni. Ma c’è anche una seconda ipotesi. Siccome tra gli altri oggetti fu trovato anche un martello a croce, utilizzato dai fabbri, si può ritenere che al momento in cui questi oggetti furono occultati essi fossero già passati di mano – forse dopo il furto in una villa abbandonata – e fossero stati affidati a qualcuno in grado di poterli fondere. Cosa che poi non avvenne. Chi ne entrò in possesso, nascose il servizio da tavola romano, per ragioni di sicurezza. Erano decenni molto inquieti. Il contenuto del tesoro è un mix di trenta manufatti in metalli vari. Tra i pezzi presenti, figurano diversi recipienti in lega di rame, come una grande ciotola scanalata, sei ciotole emisferiche di tipo “Irchester”, quattro colini con manici, un colino, un piatto con manici, due piatti, un piatto con bilancia e un grande vaso. Oltre ai manufatti in rame, sono stati rinvenuti oggetti in ferro, tra cui due asce e un martello a croce da fabbro. Basandosi sui paralleli con manufatti in argento di alcune tipologie di contenitori presenti in altri tesori romano-britannici, si stima che questo insieme possa essere datato al IV secolo. La sua scoperta risale, come abbiamo detto, al 1864, quando fu casualmente individuato da lavoratori impegnati in lavori di bonifica di terreni, da recuperare all’agricoltura. La ricerca di Jessica De Maso – che evidentemente ha origini italiane – e colleghi dell’Università di Newcastle suggerisce che il tesoro è stato probabilmente scoperto in un’area paludosa vicino a Farnham, nella valle di Mowbray, a circa due miglia a nord di Knaresborough. Durante il periodo romano, due importanti strade romane attraversavano la Valle: Cade’s Road, che correva da nord a sud sul lato orientale, e Dere Street a ovest, che era un percorso significativo che forniva un collegamento a York e al Vallo di Adriano. Grazie a questi collegamenti, nella zona c’erano numerose ricche ville romane e si pensa che gli oggetti della collezione possano provenire da una di queste, o da una ricca residenza cittadina o insediamento nelle vicinanze. Ulteriori dettagli della ricerca riguardano Thomas Gott – un commercianti di metalli e ferramenta -e il suo coinvolgimento nella scoperta. La connessione tra Gott e Frederick Hartley, membro della Knaresborough Improvement Commission, sembra aver giocato un ruolo cruciale nella scoperta del tesoro durante i lavori di drenaggio commissionati da Sir Charles Slingsby nel 1864. Hartley consegnò la maggior parte del tesoro a Gott, che successivamente lo donò – in parte? -allo Yorkshire Museum, senza specificare dove questi pezzi fossero stati trovati. Durante l’indagine, il gruppo di ricerca ha anche scoperto che originariamente il tesoro doveva essere composto anche da altri oggetti, ma molti di essi probabilmente fusi accidentalmente nella fonderia di Gott. Ciò induce a pensare che esistesse un accordo sulla vendita di vecchi metalli, trovati durante i lavori di bonifica. Probabilmente i pezzi venivano portati da Gott per essere venduti e fusi. Gott si sarebbe accorto tardivamente di quanto era giunto in bottega, tra le ferraglie. E avrebbe salvato ciò che gli era risultato possibile sottrarre al fuoco. https://stilearte.it/il-tesoro-romano-nella-palude-uno-studio-analizza-origini-di-un-servizio-da-tavola-in-bronzo-nascosto-durante-le-invasioni/ Mystery of Knaresborough Roman hoard revealed by Newcastle experts Archaeologists at Newcastle University have investigated one of the most unusual late-Roman metalware ever discovered in the British Isles. Although the Knaresborough Hoard was found in 1864, it hasn’t been thoroughly examined until recently. Uncertainty has surrounded the find’s circumstances. Experts have long debated the truth behind the Knaresborough Hoard. Newcastle University archaeology student, Jessica De Maso, carried out the first comprehensive study of the hoard as part of her MA degree, and the results are published in The Antiquaries Journal. Most of the 30 items, which are now on display in the Yorkshire Museum in York, were donated to the museum in 1864 by Thomas Gott, an ironmonger who was also a Town Councillor and lived in Knaresborough. However, he was reluctant to name where they had been found or who owned the land. The research by Jessica, and colleagues at Newcastle University, suggests that the hoard was probably discovered in a boggy area near Farnham, in the Vale of Mowbray, approximately two miles north of Knaresborough. During the Roman period, two important Roman roads ran through the Vale: Cade’s Road, which ran north-south on the eastern side, and Dere Street to the west, which was a significant route providing a connection to York and Hadrian’s Wall. Because of these connections, there were a number of wealthy Roman villas in the area and it is thought that the items in the collection may have come from one of these, or an affluent townhouse or settlement close by. The Knaresborough Hoard is the only known example of a late Roman hoard of this type to be recovered from a bog or marsh in Britain. The large fluted bowl from the Knaresborough Hoard. Photo: Yorkshire Museum It is not known why the items were grouped together and deposited in the bog, but there are examples from other parts of the Roman empire where this was done for ritual or spiritual reasons, or simply to hide them or make them irretrievable. During their investigations, the research team also found evidence that there were originally more items in the hoard when discovered, but many had been mistakenly melted down in Gott’s foundry. Re-visiting old discoveries The surviving collection is predominantly made from bronze and includes a large fluted bowl (approximately 48 cm diameter) with a scalloped edge, more commonly found in gold or silver, and a bronze vessel handle which had a unique rest to support it, both of which are the only known examples to be found in Britain, along with a number of bowls, strainers and oval plates. The research team say that many of the items were clearly meant to impress guests at the table when displaying or serving food as when polished, the bronze would have resembled gold and would have suggested a certain level of wealth. By carrying out a portable X-ray fluorescence analysis the team were able to confirm the composition of ancient alloys and discovered that many of the items in the collection also showed signs of ancient repairs, reinforcing the fact they were made from a valuable material. James Gerrard, Professor of Roman Archaeology, Newcastle University, said: “This project has shown the value in re-visiting old discoveries and we’re delighted to have the opportunity to work alongside the Yorkshire Museum to understand more about this extraordinary collection and who Thomas Gott was. “It’s good to know that more than 150 years on, our research has helped tell a fascinating, if complex, part of the story about this remarkable discovery.” Adam Parker, Curator of Archaeology at the Yorkshire Museum, said: “The Knaresborough Hoard is an exceptional collection of Roman copper alloys, which has been in the collection of the Yorkshire Museum for a long time. The excellent work undertaken by Newcastle University has unlocked the research potential of these objects for the first time and will allow us to tell their story more completely.” The unusual vessel handle with rest. Photo: Yorkshire Museum ‘Old collections, new questions’ The research also uncovered more about Thomas Gott and his role in the discovery. In 1848, Gott married Mary Anne Drury, a widow, in Scarborough. Mary Anne died in 1860, aged 47, and the following year Gott married Emma, his late wife’s sister, in London. At this time, Gott was serving as Knaresborough Improvement Commissioner, and although the marriage of a widower to his sister-in-law was generally accepted, it was illegal and might explain why it took place in London – where they could avoid scrutiny and minimise the risk that Gott’s reputation could be called into question. The research team suggest that Gott must have known Frederick Hartley, who was also on the Knaresborough Improvement Commission and was the agent and estate manager of land near Farnham owned by Sir Charles Slingsby. The research uncovered how, in 1864, Slingsby had commissioned work to improve the drainage on a marshy part of his land, and it was most likely during this work that the hoard was found. Hartley kept a cup either for himself or Slingsby and handed the rest to Gott, who then gave the majority of the collection to the Yorkshire Museum. Gott gave a second, final, part of the collection to the Yorkshire Museum 13 years later. In 2017 the Yorkshire Museum listed the Knaresborough Hoard as part of its ‘Old Collections, New Questions’ research initiative and Jessica jumped at the chance to study the hoard as part of her MA in Archaeology at Newcastle University. Jessica, who is now working as an archaeologist in the United States, said:“The study of the Knaresborough Hoard at the Yorkshire Museum was an incredible opportunity to engage with the idea that endless avenues of research can be done on existing collections in museums. I found this – and my time at Newcastle – to be especially engaging and wonderfully challenging. The research on the Hoard and the work throughout my MA archaeology program has thoroughly prepared me for my current job.” https://doi.org/10.1017/S0003581523000197 Newcastle University Cover Photo: Knaresborough Hoard. Yorkshire Museum https://arkeonews.net/mystery-of-knaresborough-roman-hoard-revealed-by-newcastle-experts/
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  22. Sconvolgente. Il radar-laser rivela 6mila piattaforme di città del 500 d. C. ancora nascoste sotto le foreste. Cosa sono La strumentazione tecnologica dissolve la presenza di alberi e coglie le strutture di una città scomparsa nella foresta. Il centro urbano, com’è ben visibile dall’immagine, si sviluppava su un altopiano Sono visibili resti di edifici, molti dei quali si affacciavano su una strada che da un lato porta all’esterno del nucleo urbano, verso il basso, e dall’altro verso una sorta di acropoli dominata da un edificio – probabilmente un tempio – collocato in una posizione sopraelevata rispetto all’abitato. Alla nostra destra vediamo strutture più ampie delle semplici abitazioni e correlate, come fossero padiglioni di un centro di potere @ Foto di Antoine Dorison and Stéphen Rostain Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Science ha annunciato la scoperta di un denso sistema di centri urbani preispanici nella Valle dell’Upano, nell’Amazzonia ecuadoriana. Gli autori dello studio, utilizzando la tecnologia Light Detection and Ranging (LiDAR), hanno identificato un paesaggio costituito da monumentali piattaforme, piazze e un complesso sistema stradale che si estende per decine di chilometri. Il Lidar è una tecnica di rilevamento remoto che utilizza la luce laser pulsata per misurare le distanze dalla Terra. La differenza nei tempi di ritorno del laser e la misurazione delle lunghezze d’onda consentono di compilare una mappa digitale tridimensionale del paesaggio, eliminando eventuali ostacoli che potrebbero nascondere caratteristiche archeologiche. Il LIDAR, acronimo di Light Detection and Ranging (o Laser Imaging Detection and Ranging), rappresenta uno strumento avanzato di telerilevamento con diverse applicazioni in settori come la geologia, la sismologia, l’archeologia, il telerilevamento e la fisica dell’atmosfera. Questa tecnologia sfrutta l’emissione di impulsi laser per determinare la distanza di un oggetto o di una superficie, ma può anche essere impiegata per misurare la concentrazione di specie chimiche nell’atmosfera e nelle distese d’acqua. Il principio di funzionamento del Lidar è simile a quello del radar, che utilizza onde radio al posto della luce. La distanza dell’oggetto viene determinata misurando il tempo trascorso tra l’emissione dell’impulso laser e la ricezione del segnale retrodiffuso. Un componente chiave di un sistema Lidar è il laser, un fascio coerente di luce a una precisa lunghezza d’onda, inviato verso l’oggetto o l’area da analizzare. La principale distinzione tra Lidar e radar risiede nelle lunghezze d’onda utilizzate. Il Lidar impiega lunghezze d’onda ultraviolette, nel visibile o nel vicino infrarosso. Questo consente al Lidar di localizzare e ottenere immagini e informazioni dettagliate su oggetti molto piccoli, delle dimensioni dell’ordine della lunghezza d’onda utilizzata. Di conseguenza, il Lidar risulta particolarmente sensibile agli aerosol e al particolato in sospensione nelle nuvole, rendendolo un elemento chiave in applicazioni meteorologiche e di fisica dell’atmosfera. Grazie alla sua capacità di fornire dati ad alta risoluzione e di penetrare attraverso ostacoli visivi, il Lidar è diventato uno strumento essenziale in molteplici campi scientifici e applicazioni pratiche, consentendo una comprensione dettagliata e accurata di superfici terrestri, atmosfera e altro ancora. Secondo gli studiosi, questi centri urbani messi in luce dal Lidar risalgono a un periodo compreso tra il 500 a.C. e il 600 d.C., sovvertendo completamente le precedenti narrazioni sulle culture amazzoniche. Il Prof. Stephen Rostain del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica in Francia ha dichiarato a BBC: “Questo è più antico di qualsiasi altro sito che conosciamo in Amazzonia. Abbiamo una visione eurocentrica della civiltà, ma questo dimostra che dobbiamo cambiare la nostra idea su cosa sia cultura e civiltà.” L’antichità delle strutture che risalirebbero – più o meno, sotto il profilo cronologico, alla caduta dell’Impero romano e allo sviluppo del nostro Medioevo- dimostrerebbero la grandiosità di civiltà antichissime, già a quelli che si ritengono gli esordi e ai presupposti degli stessi. Il Lidar ha rivelato oltre 6.000 piattaforme rettangolari, interpretate principalmente come basi di antiche abitazioni, all’interno di cinque grandi agglomerati e dieci insediamenti più piccoli. Questi sono circondati da campi agricoli e terrazze collinari, testimonianza dell’organizzazione avanzata di queste comunità preispaniche. Il sistema stradale interconnesso che collega gli insediamenti suggerisce la loro coesistenza simultanea, sfidando le ipotesi precedenti sulle capacità delle antiche società amazzoniche. Queste città antiche precedono addirittura altre società amazzoniche sofisticate, inclusa la recente scoperta dell’antico sistema urbano di Llanos de Mojos in Bolivia. Sebbene la popolazione esatta degli insediamenti nella Valle dell’Upano sia ancora sconosciuta, gli autori dello studio sottolineano l’ampia densità degli insediamenti. Le modifiche paesaggistiche su vasta scala osservate nell’Upano sono paragonabili alle estese alterazioni riscontrate nelle “città giardino” della civiltà Maya classica. Questa scoperta non solo ridefinisce la nostra comprensione del passato amazzonico ma sollecita anche una rivalutazione delle idee preconcette sullo sviluppo delle civiltà su scala globale. Gli esperti si interrogano ora sulla complessità di queste antiche società e sulle possibili influenze che potrebbero aver avuto su altre culture dell’epoca. Un nuovo capitolo si apre nell’esplorazione del passato nascosto della giungla amazzonica, portando alla luce una civiltà antica e avanzata finora sconosciuta. https://stilearte.it/sconvolgente-il-radar-laser-rivela-6mila-piattaforme-di-citta-del-500-d-c-ancora-nascoste-sotto-lintrico-delle-foreste-cosa-cambiera/
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  23. 1 punto
  24. Quindi "VORDERSEITE" si riferisce al lato anteriore del ciondolo: buono a sapersi. Ho provveduto alla correzione del post. Grazie, apollonia
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  25. Certamente la visita personale , per chi puo' , e' da preferire trovandoci al cospetto dei frammenti della pianta marmorea di Roma dell' epoca di Settimio Severo , ma in alternativa esiste anche un libro , ovvero una raccolta di carte topografiche , edito dalla Quasar nel 1989 : Rodolfo Lanciani , FORMA URBIS ROMAE , Quasar Editore . E' una rappresentazione cartografica di Roma antica realizzata da Rodolfo Lanciani che costituisce nel particolare un documento unico . I risultati dei suoi studi sulla dislocazione dei monumenti antichi della città furono pubblicati tra il 1893 e il 1901 con il titolo di Forma Urbis Romae . Si tratta della pianta di tutti i resti conosciuti a Roma dell' epoca romana fino al VI secolo , composta da 46 tavole in scala 1:1000 , quindi piuttosto precisa nell' individuazione dei ruderi .
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  26. Ciao Lacedemone, Pautasso tipo uno come hai anticipato. Sembra buona ma un po' troppo levigata, è stata pulita in modo troppo aggressivo per i miei gusti, pulizie di questo tipo potrebbero anche mascherare problemi di autenticità. Tu la vedi dal vero quindi potresti capirlo. A me non fa impazzire
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  27. In qualche modo si, a Michel Amandry. 😉
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  28. Salve , l' allegoria di Roma che regge una Vittoria e' iconografia piuttosto comune presso tutti gli Imperatori essendo Roma la dea materializzata dell' URBS . Tra le due monete postate potrebbe esistere una lievissima differenza di emissione , la prima moneta riporta la TRP XXVI (anno 173-174) , mentre la seconda riporta al rovescio IMP VI (anno 171) che Marco Aurelio detenne fino al 174 (IMP VII) , teoricamente potrebbero entrambe commemorare le vittorie (non concluse) in Germania , pero' la prima con Roma potrebbe anche essere una emissione "comune" come allegoria e indipendente dalla "vittorie" in Germania , in quanto non riporta nelle legende del D/R nessun riferimento (GERM. o SARM.) a fatti bellici avvenuti in Germania o Sarmatia . Mentre il secondo Sesterzio identifica chiaramente la Vittoria Germanica .
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  29. Non è una contromarca ma un saggio per vedere se era argento buono o suberato
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  30. Grazie mille a tutti, dal vivo sono risultate tutte autentiche
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  31. Il 'plate' piatto di stampa 1a e' uno dei primissimi piatti e quindi ha creato i primi pennies black. I piatti furono preparati dalla tipografia Perkins & Bacon in fogli da 240 esemplari disposti in 20 file da 12. I primi plate sono i più rari. Ovviamente e' raro l' annullo e la data. In filatelia il 2 maggio 1840 dura il due maggio, l' annullo non e' ripetibile il 5 maggio, ogni giorno e' unico. Considerando che questi francobolli ebbero una tiratura di 68.158.080, vennero fatti nel tempo diversi Plate che ovviamente con l' uso si usuravano, i diversi plate diedero poi le diverse varietà. Il valore e' sulla rarità di quel plate. Tutte le domande sono pertinenti e benvenute.
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  32. Perché mai dovrebbe essere un vanto acquistare direttamente dalla zecca? Mah...
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  33. Però c'è sempre qualche moneta che per varie ragioni diventa rara,e quelle te le vendono , ma a prezzo di mercato.
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  34. Ciao e benvenuto sul Forum. A questo collegamento c’è la risposta alla tua domanda
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  35. Scusate, oggi ero in giro e ho letto al volo e citato erroneamente un testo che poi @grigioviolaha centrato perfettamente. Allora, posto che la foto iniziale non è di qualità, per la mia esperienza la moneta non sembra falsa nel senso moderno del termine. Se poi prendiamo la monetazione in argento della Gallia da valentiniano III a Anastasio, ci accorgiamo che quella epigrafia e quei tratto sono abbastanza caratteristici. La moneta non rientra magari perfettamente in quelle presentate, e merita un approfondimento, ma per me appare autentica nel senso di antica. Quando rientro domenica sera vi allego qualche foto per spiegarmi meglio....
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  36. Ciao a tutti moneta arrivata. Devo dire che osservandola con una luce diversa, i due presunti bisanti sul trono sembrerebbero piuttosto dei segni di costruzione, probabilmente più grossolani del solito, come suggerito da @aratro. Difficile a dirsi. Se così fosse, rimarrebbe quindi solo il bisante tra i piedi del Cristo, segno che non viene riportato tra i 19 tipi identificati dal Papadopoli, ma che è invece riportato dal CNI Vol. VII al numero 33 (pagina 61), solamente la descrizione del dritto è differente: il CNI non riporta interpunzioni sul nome del doge e del santo, che invece sono presenti abbondantemente nel mio esemplare. Saluti, Giulio Posto anche il riferimento del CNI.
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  37. Per quello che ne so di questa moneta, non è mai stata menzionata l’esistenza di esemplari con quel refuso in legenda. Per cui penserei, come tra l’altro da lei ipotizzato, che la parte terminale della L si sia distaccata nel tempo, come è possibile vedere anche in porzioni del bordo lineare. Tra l’altro si può notare, in corrispondenza dei distacchi ipotizzati, aree più scure nel metallo. Lascio comunque l’ultima parola a chi sicuramente è più esperto di me.
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  38. Mi piacerebbe sentire un parere di @Poemenius su questa moneta... Arka Diligite iustitiam
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  39. Così titola la didascalia per un " Very Rare This Nice " esemplare di denaro da Mytilene in Lesbo per Francesco I Gattilusio, genovese nominato arconte di Lesbo dall' imperatore Giovanni V paleologo, in premio per l' aiuto prestatogli nel ritorno a Costantinopoli .
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  40. ciao @Atticus Concordo, moneta molto probabilmente inedita (si trova ogni tanto qualche « inedito » ancora mancante dal RPC nei databasi, cataloghi d’aste, monografie…) […]HNΩN ( in alcune zecche s’incontrano sia W che Ω) , può essere Cizico, Saitta, Pergamo, Smirna, Thyateira, Germe, Cadi, Hypaepa… Tenendo conto di tutti gli elementi (legenda corta con fine HNWN, tipologia del rovescio, stile del ritratto, modulo, titolatura lunga AY KAI MAP ANT… ), secondo me le più probabili sono due zecche abbastanza confidenziali, di cui la maggior parte delle monete è conosciuta in pochissimi esemplari: A Harpasa in Caria, esiste una tipologia con Zeus seduto simile, stesso diametro (ma stile diverso e peso leggero, i tondelli di questa zecca sono di solito più sottili), legenda ΑΡΠ-Α-ϹΗΝΩΝ https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/7.1/645 Olympus in Licia (solo quattro tipologie nel RPC online, tutte per Gordiano e Tranquillina) mi sembra l’ipotesi più soddisfacente, anche se non ci troviamo la tipologia con Zeus seduto. Stile del ritratto, modulo, legenda al dritto, ω al posto della Ω https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/7.2/2361 allego anche un bronzo di Tranquillina con spezzatura della legenda forse simile alla tua moneta: ΟΛΥ - Μ - ΠΗΝωN: Se puoi guardare meglio con luce radente o fare un’altra foto? Se riuscissi ad individuare almeno una lettera in più, nel caso contrario l’identificazione della zecca rimarrà un’ipotesi.
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  41. Vale anche per me, non ero molto più grande. Dopo tanti anni di studi sulla guerra nucleare, compresi naturalmente gli eventi di Hiroshima e Nagasaki, ora mi capita spesso di pensare a come sarebbe potuta andare a me in persona. Anche se piccoli come eravamo quel poco che si sarebbe potuto fare sarebbe dipeso dai nostri genitori. E' certo che anche senza la piena consapevolezza di un adulto avrei avuto una grande paura.
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  42. Auguri a tutti gli studiosi e collezionisti di trentaquattrenni !
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  43. Non ci credo... Ma veramente? Sul serio su questa moneta del Lussemburgo non ci sarà il solito faccione del granduca???
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  44. Capodanno a casa. Fetta di pandoro, bicchiere di spumante. Buon 2024. Stilicho
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  45. Buonasera a tutta la Sezione. Come promesso, condivido un altro rarissimo esemplare di GRTIA Conio del dritto diverso dagli altri quattro ? Cosa ne pensate. Un caro saluto a tutti.
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  46. Posto un 20 centesimi esagono particolare. Vediamo se avete studiato; Che cos'é? Come si classifica? Lascio la parola a voi. Prego gli utenti più esperti di non rispondere a questo post; è rivolto ai neofiti. Un saluto, Gabriele
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  47. Seguo la discussione con qualche QUATTRINO di tipo 14/B
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  48. Vi posto questa che non riesco a identificare, penso che sia un gettone, e penso anche di averla già vista ma non riesco a ricordare... Mi potete aiutare per favore? Alessandro
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