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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/20/24 in tutte le aree

  1. Buona serata a tutti Volevo annunciare anche sul Forum il prossimo evento Collezionistico( prevalentemente Numismatico ) A FIRENZE . DOMENICA 7 APRILE ci sarà il primo "mercatino del collezionismo" a FIRENZE . INGRESSO LIBERO DALLE 9:30 ALLE 18:30 PRESSO IL PARTERRE ( PIAZZA DELLA LIBERTA') in Via del ponte rosso 2 a FIRENZE . PER INFO potete scrivere qua sotto o contattarci direttamente . ANCORA DISPONIBILI POSTI PER ESPOSITORI ( TOT 15/20 POSTI TOTALI) con possibilità in futuro di usare gli spazi esterni . Nelle prossime settimane pubblicheremo anche la lista degli espositori . Una breve descrizione dell'evento e info generali : l'evento non è un convegno numismatico ma un mercatino , seppur ci siano molti aspetti che possano ricordare un consegno . l'obbiettivo è quello di creare un ambiente stimolante per il commercio e lo scambio di oggetti da collezione ( anche se principalmente improntato sulla numismatica ) . Per quanto semplificate le due planimetrie 3d sono pressoché identiche rispetto agli ambienti reali , la porta centrale sarà chiusa e tutti gli espositori avranno le spalle coperte . Come intuibile dal nome è previsto un evento per ogni stagione . L'ingresso è libero e il costo per gli espositori sarà di 20 euro totali per 2 tavoli 80x80 cm . Ci sono a disposizione 2 bagni e il bar al piano di sopra . Sotto la struttura è presente un ampissimo parcheggio a pagamento che vi può permettere di trasportare il materiale in discreta sicurezza essendoci solo 50 m scoperti per arrivare alla sala . Anche per una bevuta in compagnia o due scambi siete tutti i BENVENUTI . Leonardo Lavagnini
    4 punti
  2. Carissimi, ho notato una certa confusione da parte di qualcuno nel ricostruire e comprendere la vicenda delle monete della Nota 56 e ne approfitterei per chiarire alcuni passaggi, fornendo, grazie all'aiuto dell'Utente Viganò, silenzioso ma preziosissimo compagno di viaggio, oltre che instancabile e convinto sostenitore che i “muri di gomma” non esistono (ma finora la Sua teoria si è rivelata fallace...😁.), il Decreto ministeriale del 1992, che allego alla presente: 1. Come noterete leggendolo, questo decreto del Ministero del Tesoro istituiva nel 1992 una Commissione interministeriale allo scopo di catalogare e stabilire il valore delle monete della Nota 56 nonché formulare una “'ipotesi di alienazione o immissione graduale nel mercato” (sic!) assegnando al Museo della Zecca solo quelle monete del compendio aventi particolare valore storico e/o numismatico. Da qui la preoccupazione, certamente tutta collezionistica e mercantile, che l'immissione sul mercato (normativamente consentita ed auspicata dallo Stato) in grande quantità di queste rare o rarissime monete di V.E. III, potesse determinare la discesa verticale dei prezzi degli esemplari in mano ai collezionisti e ai commercianti. Ma accanto a questa considerazione, che poteva anche lasciare il tempo che trovava a chi non era interessato al valore venale dei suddetti esemplari, si aggiungeva l'interesse e la curiosità degli studiosi per alcuni pezzi citati dalla Nota 56 quali, su tutti, i pezzi di prova del 100 Lire 1940 XVIII E.F. in proof, lavorazione della quale il Gen. Luppino, che per motivi professionali aveva frequentato la Zecca all'epoca delle indagini della G.d.F. ma anche a seguito dei suoi studi ulteriori, non aveva mai trovato evidenze che la confermassero. Con questo spero di aver innanzitutto chiarito i motivi che spingevano (e, in teoria, dovrebbero ancora spingere....) alcuni numismatici ad approfondire il tema della Nota 56; 2. Passando al lavoro della Banca d'Italia intitolato “Beni svelati” esso è certamente pregevole, ma lascia del tutto a bocca asciutta coloro che si erano interessati, se vogliamo anche molto attivamente, alle vicende della Nota 56. In primo luogo perchè il lavoro della B.I. non fa proprio alcun riferimento alle monete della Nota 56. Inoltre, se si va a leggere la prima parte dello studio della B.I. e si cerca di coordinarla con il contenuto del D.M. del Tesoro del 1992, non si può non provare un senso di disorientamento. Cercherò di spiegarmi meglio. Se leggete la parte introduttiva dei “Beni svelati”, noterete che i preziosi di cui lo studio si occupa vennero “traslati” dai caveaux della Tesoreria dello Stato (siti in Roma nella Via XX Settembre) ai caveaux della Banca d'Italia (siti in Roma nella Via dei Mille) solo nel 1999. Ciò significa che in occasione dell'emanazione del Decreto ministeriale del 1992 (vedi allegato), che istituiva la Commissione per la catalogazione delle monete riportate nella Nota 56, tali monete - contenute nei famosi 11 barili - si trovavano ancora in Via XX Settembre. Nel 1999 avrebbero dovuto essere trasferite insieme a tutto il resto del materiale prezioso in Via dei Mille (B.I.) ma, considerato che la Commissione istituita nel 1992 terminò i suoi lavori nel 2009 (questo ce lo dice la Nota 56), si può forse pensare - e questa è una domanda - che nel 1999 gli 11 barili della Nota 56 non vennero trasferiti anch'essi, unitamente a tutti gli altri beni preziosi, alla B.I. ma rimasero in Via XX Settembre a disposizione della Commissione istituita con il D.M. del 1992 che non aveva ancora terminato i suoi lavori? Ciò potrebbe spiegare perchè tra in “Beni svelati” non compaiano le monete della Nota 56. D'altro canto, però, e questo è il motivo del “disorientamento” di cui dicevo prima, è abbastanza singolare che fra le due Commissioni (quella interministeriale istituita dal Ministero del Tesoro nel 1992 e quella sempre interministeriale + B.I. istituita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze nel 2018) non ci sia stato alcun coordinamento, sebbene nella parte introduttiva del lavoro “Beni svelati” si dia atto di pregressi “Gruppi di lavoro” che operarono alla ricognizione dei materiali nel 2005/2006 e persino (a pag. 26 del testo dei "Beni svelati") si faccia riferimento ad una Commissione istituita già nel 1978. Quindi l'excursus storico che possiamo leggere nello studio della B.I., fra l'altro molto accurato e circostanziato, non si limita a trattare le vicende dei materiali a partire dal 1999 (anno in cui i beni pervennero all B.I.) ma risale a ben prima. Ciononostante, non si fa alcuna menzione del D.M. del 1992, dell'istituzione della relativa Commissione, dell'esito che ebbero i lavori della stessa e della collocazione delle monete che a questo punto, se tanto mi da tanto, non sono confluite in B.I. ma dovrebbero essere rimaste in Via XX Settembre. Un'altra, per me sorprendente notizia, che si apprende leggendo lo studio della B.I., riguarda il numero delle interrogazioni parlamentari presentate alle quali è stata (a quanto pare) sempre fornita risposta, in merito alla situazione e consistenza di beni preziosi già appartenenti a Mussolini ed a Casa Savoia, custoditi prima dal Ministero del Tesoro e poi, dal 1999 in avanti, dalla B.I. Probabilmente alla “nostra” interrogazione, che come è noto non è stata minimamente presa in considerazione anche dopo essere stata riproposta dal parlamentare firmatario con ulteriore sollecito, sono forse mancate nel suo contesto le parole “Mussolini”, Casa Savoia” o “Fascismo” per riscuotere quell'appeal che evidentemente non è stato (volutamente?) colto da chi sarebbe istituzionalmente chiamato, se non per trasparenza almeno per educazione, a rispondere ad un parlamentare della Repubblica che deposita un atto formale quale è l'interrogazione a risposta scritta. In realtà, la risposta che la “nostra” interrogazione parlamentare sulla Nota 56 sollecitava non era poi così diversa dalle risposte che sono state fornite dai ministeri competenti alle simili interrogazioni sui beni preziosi appartenuti ai personaggi sopra citati e custoditi prima dal Ministero del Tesoro e poi dalla B.I. Ma tant'è. A questo punto della storia, per me la vera domanda da porsi dovrebbe però essere diventata questa: che fine hanno fatto le monete della Nota 56?😁 Saluti. M. DMT 25.05.1992.pdf
    4 punti
  3. Buonasera a tutti, condivido una mia Piastra 1834 - Variante al R/ aquile capovolte - R2 (Nomisma 931 - Gigante 58g) Contorno al D/ (37,5 mm / 27,30 g).
    3 punti
  4. La prima volta che mi mostrarono questa moneta la mia risposta fu: "deve esserci un errore, il rovescio è di un'altra moneta, credo di Aureliano". E invece ero io quello che sbagliava. Grande fu la mia sorpresa quando poco dopo mi fu mostrato un video che mostrava chiaramente che dritto e rovescio erano le due facce della stessa moneta. Dritto: IMP(erator) CONSTANTINVS P(ius) F(elix) AVG(gustus). Busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra di Costantino I. Rovescio: ORIE-(N)-S AVGG (Augustorum). Sol avanza a sinistra e calpesta un prigioniero con berretto frigio seduto ai suoi piedi, solleva la mano destra, regge un globo nella mano sinistra, la clamide cade dalla spalla sinistra. Lettera R a sinistra del campo e lettera F a destra. Esergo: R*P (Romae * Prima = Prima ufficina della zecca di Roma). 2,76 gr; 21 mm Inedita in tutte le operare consultate.
    2 punti
  5. Napoli Ferdinando IV (1759-1816) primo periodo (1759-1799) Piastra del 1791 D/Busti accollati dei regnanti R/Sole, Terra e Zodiaco
    2 punti
  6. Ciao, è un mezzo carlino coniato a Napoli durante il regno di Filippo III di Spagna,1598-1621... Dovrebbe collocarsi nelle produzioni del I° periodo,1599-1609.. Con dietro la testa la sigla GF del mastro di zecca Giovanni Antonio Fasulo che ricoprì la carica dal 1594 al 6 settembre 1611,e sotto al busto la sigla GI del mastro di prova Gaspare Giuno che ricoprì la carica dal 1591 al 6 giugno 1609... Il tuo mezzo carlino è catalogato Raro al numero 36,pagina 175 del: "LA MONETA NAPOLETANA DEI RE DI SPAGNA NEL PERIODO 1503-1680"... di Pietro Magliocca... La tua moneta è assolutamente originale...
    2 punti
  7. Eccomi di nuovo con qualche dettaglio. Innanzitutto la coroncina di fianco al volto di Carlo III, segno distintivo di questo set proprio perché il 2023 è l'anno dell'incoronazione. Il ritratto è di Martin Jennings, come si nota dalla firma piccola sotto al collo MJ. Il rovescio mostra, sulla parte sinistra, un pattern formato da tre C, simile al pattern delle monete di Carlo II (1660 - 1685). Il pattern delle monete di Carlo II d'altronde si rifà a quello che è il suo monogramma.
    2 punti
  8. Il contenuto della nota 56 poteva essere noto solo ai componenti della Commissione (interpellati con zero risposte) o a funzionari dell'IPZS...(interpellati, zero risposte)..Banca d'Italia...non ne sapeva assolutamente nulla..
    2 punti
  9. le citazioni esistono e per un tipo diverso da quello di Antiochia citato...
    2 punti
  10. Una delle prime che trovai da bambino e che fece partire la mia collezione, sempre un piacere ritrovarla Taglio: 2 euro Paese: Monaco Anno: 2001 Tiratura: 899.800 Condizioni: BB Città: Bibione (VE)
    2 punti
  11. Se andate a leggere il libro Dei due autori potrete notare che la nota 56 è del tutto avulsa dal pezzo che va dalle pagine 150 e seguenti...quanto scritto nella nota 56 non appare nel volume pregevole dei due funzionari..e dunque..da dove sono stati estrapolati quei numeri?? In quanto ad essere presi/ossessionati dalla questione...lascio agli studiosi ogni autonoma valutazione...se volete vi scannerizzo le pagine 150 e seguenti...ma non troverete quei numeri...inventati? estrapolati da qualche altro scritto? chissà..l'ossessione continua😂 Fatti..non parole...e direi..carta NON canta😂
    2 punti
  12. Grazie, la uso per paragone. Sembra buona. Sotto un bello strato di verde, ma credo sia ok.
    1 punto
  13. Cantami, o diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli achei,… Buona serata, apollonia
    1 punto
  14. Ciao, si, esattamente. Ricordati sempre che per le monete coniate a martello, come queste, il peso è un dato imprescindibile da sapere. Come già ti ha detto il buon genny, se hai intenzione di collezionare le monete di Napoli è tassativo avere un buon catalogo di riferimento, così da avere una base nozionistica che ti aiuti. Quello che ti ha suggerito va benissimo ma copre fino al 1680. In alternativa puoi prendere il MIR Napoli (monete italiane regionali, edito da Varesi) che copre tutta la produzione monetaria della zecca partenopea. C’è anche il corpus nummorum italicorum, scaricabile gratuitamente dal portale numismatico dello stato (volumi 19 e 20) https://www.numismaticadellostato.it/web/pns/iuno-moneta/biblioteca/corpus nessun problema figurati Fabrizio
    1 punto
  15. Stessa discussione, medesimo richiedente, stesse identiche conclusioni ... a esattamente un anno di distanza. Mi sembra davvero assurdo.
    1 punto
  16. La prima è un asse di Tito da Cesare sotto Vespasiano, con al retro la vittoria su prua di nave (VICTORIA NAVALIS). Difficile dire quale emissione. Servirebbe il rovescio anche della seconda, che mi sembrerebbe raffigurare Agrippa, braccio destro di Augusto.
    1 punto
  17. Piastra 1831 (37 mm / 27,59 g) Contorno al D/ - Provenienza: da Coll. privata / ex Artemide Aste
    1 punto
  18. Ciao, su questa tua affermazione penso siamo tutti d'accordo. I falsi ci sono e sono purtroppo tantissimi a partire da monete di poche decine di euro di valore economico fino a quelle rare. Queste discussioni sono molto importanti ( soprattutto per noi neofiti) perché didattiche. L'importante,secondo me, è che si svolgano in modo tranquillo e nel massimo rispetto di chi interviene al fine di far capire le cose. Ricordiamoci sempre che si tratta di pareri espressi su foto, con tutti i limiti del caso, percui e facile sbagliare. Compito degli esperti è quello di correggere e ,ripeto, far capire le cose 🙂 ANTONIO P.S. Piccolo OT, ho postato un mio denario di Traiano nella sezione falsi sul quale sarebbe da me gradito un parere da quanti ne hanno voglia e tempo. Grazie
    1 punto
  19. salve, effettivamente il dragone sotto questa forma è rappresentato solo sui 20 della provincia di Chekiang mentre l'altro lato appartiene a quella di Szechuan, da quel po che conosco non saprei in che maniera associare le due zecche posso solo dire che quella di Chekiang fu aperta come una piccola zecca nel 1897 e poi modernizzata l'anno successivo e nuovamente chiusa nel 1899. venne poi riaperta nel 1903 fino al 1905 e fusa con quella di Fukien dove venne emesso un pezzo da 20 ma pure se magari per errore o per altro motivo avessero coniato il dritto di Chechiang (dragone) con il rovescio di Fukien non avremmo avuto la moneta rappresentata anche se somiglierebbero molto ma il segno di zecca è chiaramente diverso. credo proprio che sia una moneta falsa anche esaminando bene i contesti. prima foto Fukien seconda foto Chekiang terza foto Szechuan.
    1 punto
  20. Nuovi studi. Chi era la 18enne romana sepolta 1800 fa con una “Barbie”, corona di mirto e l’anello di un uomo. Il volto, la storia A sinistra, la bambola d’avorio di circa 20 centimetri. Al centro la ricostruzione del volto condotta entro il sarcofago, sullo scheletro della giovane donna, attraverso il completamento delle masse dell’architettura facciale. Al centro, la corona di mirto con fiore d’argento e, in basso l’anello d’oro con pietra rossa, sulla quale è inciso il nome maschile Filetus Probabilmente era fidanzata. Promessa ad un uomo, la ragazza che morì, dopo essere stata amorevolmente accudita dai genitori. Sul letto funebre fu vestita come una sposa. I suoi capelli furono cinti da una coroncina di mirto – la pianta nuziale – e d’argento. Nella sua tomba furono collocati i suoi gioielli, una bambola snodabile simile a una Barbie e il necessaire per la toilette. E forse, dietro a questa vicenda, c’è qualcosa di dolce e drammatico. Una storia triste, che rileggiamo – per San Valentino – alla luce di nuove convergenze. La testa della bambola snodabile, realizzata in avorio. L’acconciatura è legata alla moda degli anni di Marco Aurelio @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Le bambole snodabili erano probabilmente utilizzate a partire dal periodo della pre-adolescenza. Le bambine potevano vestire e cambiare gli abiti della bambola stessa. Un gioco di eleganza e creatività, che le preparava all’età adulta @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Tutti i ricordi di un’infanzia, da poco trascorsa, e tutto ciò che serviva per l’età adulta. Pettini, gioielli, un anello con una chiavetta che doveva dare accesso al portagioie in cui nascondere ori e piccoli segreti. Ma soprattutto un anello con pietra rossa – il rosso è spesso collegato a gioielli nuziali – sul quale è inciso un nome maschile: Filetus. La ragazza lo indossava, quando fu sepolta. Eccolo. L’anello con pietra rossa e l’incisione con il nome Filetus. Questo gioiello era al dito della giovane defunta @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Nuovi studi consentono di inquadrare meglio la sua misteriosa figura, alla quale ora, è possibile dare una connotazione attraverso una sorta di ricostruzione giudiziaria del suo scheletro e del suo volto. Senza forzature, ma basandosi sui dati anatomici evidenti. Minuta, con lineamenti regolari, doveva essere una figura leggiadra. Fu probabilmente vestita come una sposa, per il suo viaggio eterno. Un prima ricognizione dello scheletro portò gli archeologi ottocenteschi a pensare – a ridosso del rinvenimento -, a causa della presunta deformazione di una costola, che la ragazza fosse stata colpita da un’adenite tubercolare. Ma la ricognizione – anche su base fotografica – andrebbe ripercorsa. Ciò che possiamo vedere di lei – e che viene ripreso nell’immagine del sarcofago – è l’immagine di una ragazza che stava sbocciando alla vita. La corona di mirto e le decorazioni d’argento @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Crepereia Tryphaena era il suo nome. Era una giovane donna, presumibilmente di circa 17-18 anni, il cui sarcofago fu portato alla luce durante gli scavi avviati nel 1889 per le fondazioni del Palazzo di Giustizia di Roma e per l’edificazione del ponte Umberto I sul Tevere. Collana d’oro con pendenti di berillo, indossata dalla ragazza. L’elemento verde (speranza) risulta spesso legato al fidanzamento e alla promessa. L’insieme di pietre verdi e rosse significa – anche nel mondo rinascimentale, strettamente connesso con quello classico – il coronamento matrimoniale. @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Gli operai si bloccarono quando si resero evidenti alcune sepolture antiche, tra le quali due sarcofagi accostati tra loro, ancora sigillati. Il marmo fu lavato così che apparvero, su ogni singola tomba, i nomi di due persone della stessa famiglia: Crepereia Tryphaena e Crepereius Euhodus. Forse padre e figlia. Sulla cassa in marmo dedicata a Crepereia Tryphaena era incisa in bassorilievo una scena allusiva alla morte della fanciulla, che vi è rappresentata dormiente sul letto funebre, con la testa appoggiata sulla spalla sinistra. Sulla sponda del letto, dalla parte dei piedi, è seduta una matrona velata, con lo sguardo fisso sulla ragazza. Presso il capezzale appare una figura virile clamidata, atteggiata a profondo dolore. Vediamo l’immagine qui sotto, nel contesto, e a livello di ingrandimento. Il lato del sarcofago in cui è incisa e scolpita una scena che si riferisce a Tryphena ammalata, nel proprio letto. @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Ingrandimento. Uomo e donna affranti al cospetto della ragazza malata I due sarcofagi erano probabilmente quelli di un uomo e della figlia, per i quali non era stata scelta la cremazione, a quei tempi molto diffusa a Roma. Nel sarcofago dell’uomo non c’era corredo. Una sepoltura che poteva ricordare quelle dei cristiani o di cittadini di cultura ellenistica. Mentre il contenitore lapideo di Tryphaena appariva molto ricco di ornamenti d’oro. Ricostruzione strutturale del volto e della figura, a partire dallo scheletro Deposta accanto al suo scheletro vi era anche la raffinata bambola d’avorio, inizialmente creduta di legno di quercia, di pregevole fattura e snodabile in alcune articolazioni. La capigliatura della bambola rinvia alle acconciature del II secolo d. C. che apparivano nei ritratti dell’imperatrice Faustina Minore (130 circa – 175), moglie di Marco Aurelio. Tryphaena fu identificata come una fanciulla vissuta alla fine del II secolo d.C.che si presentò agli occhi dei Romani accorsi, alla notizia dell’eccezionale ritrovamento, la mattina del 12 gennaio 1889 presso il ponte Umberto I, come una divinità fluviale. All’apertura del sarcofago infatti, la giovane donna, sommersa nell’acqua proveniente dal vicino fiume Tevere, appariva come una ninfa. Scrisse l’archeologo Rodolfo Lanciani presente agli scavi: «Tolto il coperchio, e lanciato uno sguardo al cadavere attraverso il cristallo dell’ acqua limpida e fresca, fummo stranamente sorpresi dall’aspetto del teschio, che ne appariva tuttora coperto dalla folta e lunga capigliatura ondeggiante sull’acqua. La fama di cosi mirabile ritrovamento attrasse in breve turbe di curiosi dal quartiere vicino, di maniera che l’esumazione di Crepereia Tryphaena fu compiuta con onori oltre ogni dire solenni, e ne rimarrà lunghi anni la memoria nel rione Prati. Il fenomeno della capigliatura è facilmente spiegato. Con l’acqua di filtramento erano penetrati nel cavo del sarcofago bulbi di una tal pianta acquatica che produce filamenti di color d’ebano, lunghissimi, i quali bulbi avevano messo di preferenza le loro barbicine sul cranio. Il cranio era leggermente rivolto verso la spalla sinistra e verso la gentile figurina di bambola». Il significato del nome Tryphaena Quello che a noi parrebbe un nome duro, ai romani e ai greci e a tutto il mondo ellenizzato doveva suonare in tutt’altro modo. Si tratta, infatti, di una variante femminile del nome Trifone, del quale condivide tanto l’origine e il significato (da τρυφή, tryphḕ, “dolcezza”, “delicatezza”, quindi “deliziosa”, “delicata” raffinata. Questo nome viene citato nel Nuovo Testamento. Trifena è anche una cristiana di Roma salutata da Paolo nella sua lettera ai Romani. (“Salutate Trifena e Trifosa, che hanno faticato per il Signore”). Tryphaena era un nome proprio greco ed un epiteto di alcuni esponenti della dinastia greco-egizia dei Tolomei, quella che aveva dato alla luce Cleopatra. La sepoltura in sarcofago e il nome della ragazza – oltre al nome maschile, Filetus, inciso sull’anello, portato dalla giovane defunta – inducono a pensare che la sua famiglia forse quanto meno vicina al mondo greco ellenistico. Anche il nome Euhodus – accostato a quello di Craeperius -, l’uomo che giaceva nel sarcofago collocato accanto a quello della ragazza – ha origini greche. Chi era la sua famiglia E’ evidente che Trifena apparteneva a una famiglia facoltosa e che venne cresciuta, come dimostra il corredo, con ogni affettuosa attenzione e con larghezza di mezzi. Non è possibile stabilire – almeno in attesa di altre prove che potrebbero emergere, nel tempo – sei genitori della ragazza fossero liberti, cioè ex schiavi ai quali era concessa la libertà. In genere questa classe – che potremmo paragonare alla borghesia e all’alta borghesia del nostro Novecento – era caratterizzata da una grande intraprendenza nelle professioni, nel commercio, nelle attività produttive, che generava consistenti ricchezze. Si tratterà di stabilire se Trifena e i suoi antenati appartenessero ab antiquo, alla gens Crepereia o se fossero stati cooptati dopo l’atto di affrancamento. Specchietti e contenitori per stemperare il trucco, trovati nella tomba della ragazza romana @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Certo è che la gens Crepereia era una famiglia plebea di rango equestre nell’antica Roma. La famiglia compare nella storia dal I secolo a.C. al I o II secolo d.C. Cicerone descrive la rigida disciplina dei Crepereii. Il gentilicium Crepereius è raro, attestato solo in Italia e in alcune aree dell’Impero Romano, diventando relativamente comune solo nel Nord Africa. Probabilmente questa gens fu di origine sabina, ma un ramo di essa fece fortuna nei commerci e nelle intermediazioni economiche nelle province di lingua greca dell’Impero. Giungendo a coprire, di fatto, un ampio arco del Mediterraneo che comprendeva l’Egitto ellenizzato dai Tolomei e da Cleopatra. Due pettini @ Musei Capitolini Centrale Montemartini I Crepereii attestati in Nord Africa furono circa 50 e vengono ritenuti discendenti di uno o più militari che prestarono servizio nella Legio III Augusta durante il I o II secolo dC. E’ evidente che, a livello di ipotesi più consistente, la famiglia di Trifena potrebbe essere appartenuta al ramo che aveva fatto fortuna con i commerci tra Grecia, Turchia e Medio oriente ellenizzato. Dai nomi personali alle sepolture, tutto induce a ipotizzare che Trifena discendesse proprio da questi intraprendenti personaggi di origine sabina, che forse si legarono, attraverso matrimoni, al raffinato mondo greco. Anche la sepoltura dei due corpi anziché la scelta della pratica dell’incinerazione – pur non essendo totalmente dirimente – contribuisce a rafforzare l’idea che questa fosse una famiglia con forti legami nel mondo ellenistico. In area greco-orientale e nel mondo ionico rimane diffusa infatti l’inumazione entro sarcofagi di marmo o di terracotta. I gioielli nella tomba e l’anello inciso con un nome maschile Come sappiamo, al dito della giovanetta venne trovato un anello d’oro recante una pietra rossa sulla quale è inciso, a tutto campo, e rafforzato da uno smalto bianco, la parola Filetus. Per quanto non particolarmente diffuso, Filetus è un soprannome maschile che potrebbe derivare tanto dal nome greco Fileta – uomo molto amabile, degno d’amore – o indicare, alla maniera romana. caratteristiche fisiche di chi lo porta: una persona piuttosto magra, come un filo o un filetto. Esiste, in un’epigrafe romana trovata a Ostia, la citazione di questo cognomen, in un’epigrafe dedicata a Iulius Euresius Filetus. Philetus, chiamato con il vocativo Filete, è anche un personaggio a cui Fedro dedica la favola del “Vecchio cane, del cinghiale e del cacciatore”. Il nome “Filetus” fece immaginare a Giovanni Pascoli – probabilmente con fondamento storico – che questo fosse il nome del promesso sposo di Trifena poiché la presenza della bambola nel corredo funebre faceva pensare che fosse morta alla vigilia delle nozze non avendo fatto in tempo a donare i suoi giocattoli agli dei per la cerimonia di “addio all’infanzia”. Il giorno prima delle nozze, le fanciulle consacravano in un tempio ad una divinità di loro scelta i giochi dell’infanzia, poi si toglievano la toga pretexta (con le due strisce di porpora che le rendeva inviolabili) e la donavano alla Fortuna Virginalis. Per l’occasione Pascoli – nei tempi successivi al ritrovamento del sarcofago di Trifena – compose una poesia in latino che donò in occasione delle nozze alla figlia dell’onorevole Benzoni, allora ministro della pubblica istruzione e suo amico e protettore in Roma (LA) «Vitrea virgo sub aqua latebas at comans summis adiantus undis nabat. An nocti dederas opacae spargere crinis?» (IT) «Ti nascondevi, o fanciulla, nell’ acqua trasparente, e sull’onda nuotavano i tuoi capelli di felce. Avevi concesso alla notte oscura il privilegio di scioglierli?» Fin dal ritrovamento la bambola apparve non come un comune giocattolo ma come un’opera d’arte dal viso finemente scolpito, quasi fosse un ritratto, con un’acconciatura tipica della moda romana dei tempi di Marco Aurelio e Faustina minore. Inoltre risaltava l’abilità tecnica dell’artigiano che l’aveva creata nel corpo snodabile con gambe e braccia collegate al tronco con piccoli perni. La bambola fu trasferita inizialmente nell’Antiquarium comunale, poi nel caveaux dei Musei Capitolini, mentre ora è conservata alla Centrale Montemartini di Roma, dov’era già stata esposta dal 1 giugno 2016 all’8 gennaio 2017. Dal 22 febbraio al 17 aprile 1983 la bambola fu al centro di una mostra allestita a Palazzo Madama a Torino. Altri oggetti preziosi furono trovati nel sarcofago. Eccoli. Gli eleganti orecchini di Trifena @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Spilla con intaglio su ametista @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Anellino che racchiude due anelli @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Anello con diaspro inciso @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Un anello d’oro, parte del corredo di Trifena @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Anellino d’oro con chiavetta per portagioie @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Nella tomba fu anche sistemato un cofanetto @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Conocchia con rondella @ Musei Capitolini Centrale Montemartini La testimonianza del prodigioso ritrovamento del sarcofago e della collocazione del corredo Rodolfo Lanciani (Roma, 2 gennaio 1845 – Roma, 21 maggio 1929) fu chiamato subito dopo la scoperta, come esperto. Egli era un archeologo, un ingegnere e un topografo. A lui furono affidate le prime osservazioni circostanziate. Ecco la ricostruzione di quei giorni da parte della testimonianza diretta dello stesso Lanciani. “Come diversamente trattiamo queste scoperte nei nostri giorni! Nella prima mattina del 12 maggio 1889, sono stato chiamato a testimoniare l’apertura di una bara di marmo che era stata scoperta due giorni prima, sotto le fondamenta delle nuove sale di giustizia, sulla riva destra del Tevere, vicino al Mausoleo di Adriano. Come regola, la cerimonia di taglio dei morsetti in ottone che fissano i coperchi delle urne e dei sarcofagi viene eseguita in uno dei nostri depositi archéologici, dove i contenuti possono essere esaminati tranquillamente e attentamente, lontani da una folla eccitata e talvolta pericolosa. Nel caso in esame questo piano è stato ritenuto impraticabile, poiché la bara fu accertata di essere riempita con acqua che nel corso dei secoli era filtrata, goccia a goccia, attraverso gli interstizi del coperchio. La rinuncia al Capitolo fu pertanto abbandonata, non solo per il peso eccessivo della bara, ma anche perché la scossa dell’acqua avrebbe danneggiato e disturbato lo scheletro e gli oggetti che, forse, furono sepolti dentro. Il sarcofago in marmo fu incorporato in uno strato di argilla blu, a una profondità di 25 m sotto il livello della città, cioè solo quattro o cinque m sopra il livello del Tevere, che corre vicino. È stato scritto semplicemente con il nome CREPEREIA TRYPHAENA, e decorato con bassorilievi che rappresentano la scena della sua morte. Non appena i sigilli furono rotti e il coperchio messo da parte, i miei assistenti, io e tutta la folla degli operai delle sale di giustizia, erano quasi sconvolti davanti alla vista. Guardando allo scheletro attraverso il velo dell’acqua limpida, abbiamo visto il cranio coperto, per così dire, con lunghe masse di capelli bruni che galleggiano nel cristallo liquido. Le osservazioni fatte dalla folla semplice ed eccitata da cui siamo stati circondati erano quasi altrettanto interessanti quanto la scoperta stessa. Le notizie sui capelli prodigiosi si diffondevano come un fuoco selvaggio tra i popoli del distretto. E così l’esumazione di Crepereia Tryphæna fu compiuta con inaspettata solennità e il suo ricordo dura per molti anni le tradizioni popolari del nuovo quartiere dei Prati di Castello. Il mistero dei capelli è facilmente spiegato. Insieme all’acqua di sorgente, germi o semi di una pianta acquatica erano entrati nel sarcofago, sistemati sulla superficie convessa del cranio, e si svilupparono in lunghi fili lucidi di ombra scura. Il cranio era inclinato leggermente verso la spalla sinistra e verso una piccola bambola squisita, intagliata di quercia, che era situata sulla scapola o sulla spalla. Su ciascun lato della testa era un orecchino d’oro con gocce di perle. Mescolati con una vertebra del collo e della parte posteriore erano una collana d’oro, tessuta come una catena, con trenta sette pendenti di diaspro verde e una spilla con un’ametista incisa di lavorazione greca, che rappresenta la lotta di un grifone e di un cervo. Dove la mano sinistra mancava, abbiamo trovato quattro anelli di oro solido. Uno è un anello di fidanzamento, con un’incisione in diaspro rosso che rappresenta due mani intrecciate insieme. Il secondo ha il nome PHILETVS inciso sulla pietra; Il terzo e il quarto sono bande d’oro chiaro. Continuando ulteriormente con la nostra esplorazione, abbiamo scoperto, vicino all’anca destra, una scatola contenente articoli da toeletta. La scatola è stata fatta di pezzi sottili di legno duro, intarsiato alla Certosina, con linee, quadrati, cerchi, triangoli e diamanti, di osso, avorio e legno di vari tipi e colori. La scatola, però, era stata completamente disgiunta dall’azione dell’acqua. All’interno c’erano due pettini sottili in ottima conservazione, con i denti più grandi su un lato che dall’altro: un piccolo specchio di acciaio lucidato, una scatola d’argento per la cosmetica, un tornante ambrato, un pezzo lungo di morbida pelle e qualche frammento Di una spugna. La scoperta più impressionante è stata fatta dopo la rimozione dell’acqua e l’essiccazione della bara. La donna era stata seppellita in una fodera di biancheria intima bianca, i cui pezzi erano ancora incrostati e cementati contro il fondo e sui lati della custodia, e lei era stata posata con una corona di mirto fissata con una chiusura d’argento sulla fronte. La conservazione delle foglie è veramente notevole. Chi era questa donna, la cui improvvisa e improvvisa riapparizione tra noi il 12 maggio 1889, creò una tale sensazione? Quando ha vissuto? A quale età è morto? Che cosa ha causato la sua morte? Qual era la sua condizione nella vita? Era bella? Perché era seppellita con la sua bambola? L’attento esame della tomba e dei suoi contenuti ci permettono di rispondere a tutte queste domande in modo soddisfacente. Crepereia Tryphana visse all’inizio del III sec. d.c., durante i regni di Settimio Severo e Caracalla, come dimostra la forma delle lettere e lo stile dei bassorilievi incisi sul sarcofago. Non era nobile per nascita; Il suo cognome greco Tryphæna mostra che apparteneva a una famiglia di liberti, ex servi della nobile famiglia dei Creperei. Non sappiamo nulla delle sue caratteristiche, eccetto che lei aveva una duro e forte arcata dentaria. La sua figura, però, sembra essere stata piuttosto difettosa, a causa di una deformità nelle costole, probabilmente causata da scrofula (adenite tubercolare). La scrofula, infatti, sembra essere stata la causa della sua morte. Nonostante questa deformità, tuttavia, non vi è dubbio che fosse promessa al giovane Philetus, il cui nome è inciso sulla pietra del secondo anello e che i due felici felici avevano scambiato il giuramento di fedeltà e devozione reciproca per la vita, che è espressa dal simbolo delle mani chiuse. La storia della sua triste morte e del dolore improvviso che ha superato la sua famiglia alla vigilia di un matrimonio gioioso è chiaramente detto dalla presenza nella bara della bambola e nella corona di mirto, che è una corona nuptialis. Credo, infatti, che la bambina fosse seppellita nel suo completo costume da sposa, e poi coperta con la tela di lino, perché ci sono frammenti di abiti di varie tessture e qualità mescolate a quelle della biancheria bianca. E ora rivolgiamo la nostra attenzione alla bambola. Questa squisita pupa, un’opera d’arte in sé, è di quercia, a cui l’azione combinata del tempo e dell’acqua ha dato la durezza del metallo. È modellata in perfetta imitazione di una forma femminile, e si colloca tra i migliori del suo genere ancora trovati negli scavi romani. Le mani e i piedi sono intagliati con la massima abilità. La disposizione dei capelli è caratteristica dell’età dei Antonini e si distingue poco dalla pettinatura di Faustina Maggiore. La bambola era probabilmente vestita, perché sul pollice della mano destra sono inseriti due portachiavi d’oro come quelli portati da casalinghe. Questa piccola figura affascinante, le cui articolazioni alle anche, alle ginocchia, alle spalle e ai gomiti sono ancora in buone condizioni, è alta quasi un piede. Bambole e giocattoli non sono particolari per le tombe dei bambini. È stato consueto per le giovani donne di offrire le loro bambole a Venere o a Diana il loro giorno di nozze. Ma questa non era la fine riservata alla bambola di Crepereia. Era condannata a condividere il triste destino della sua giovane padrona e per essere collocato con il suo cadavere, prima che la cerimonia di matrimonio potesse essere eseguita.” https://stilearte.it/nuovi-studi-chi-era-la-18enne-romana-sepolta-1800-fa-con-una-barbie-con-corona-di-mirto-e-lanello-di-un-uomo-il-volto-la-storia/
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  21. Numismatica Felsinea presente. Vi aspettiamo numerosi.
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  22. Numismatica Ars Classica > Auction 140 Auction date: 7 November 2023 Lot number: 161 Price realized: 50,000 CHF (Approx. 55,754 USD / 51,879 EUR) Note: Prices do not include buyer's fees. Lot description: Rhodes Tetradrachm, reverse die signed by Xe(no)– circa 404-385, AR 22 mm. 15.14 g. Head of Helios facing, slightly r. Rev. POΔION Rose, bud to r.; below, Ξ – E and in l. field, A above lion's head r. All within incuse square. Hecatomnus 50 (A33/P43) = Bérend, Tétradrachmes 33 (this coin). Ashton, CH IX 28 (this coin cited). HN Online 1018 (this coin illustrated). Extremely rare, only six specimens known with the signature by Xeno on the reverse. A portrait of excellent style struck in high relief and a superb old cabinet tone. Extremely fine Ex Leu 77, 2000, 326; Classical Numismatic Review XXV, 2000, 51 (illustrated on cover page); Triton X, 2007, 358 and Triton XIV, 2011, 329 sales. From the Marmaris hoard (IGCH 1209). The coinage of Rhodes has been the subject of intensive study in recent decades, and many aspects of the series are now more clearly defined. Coinage for 'Rhodes' commenced in 408/7 B.C. after the citizens of three major cities on the island largely abandoned their ancestral homes to create a new city, Rhodes, on the northern tip of their island. This bold act was the catalyst by which Rhodes became a powerful maritime state that prospered throughout the political chaos of the Greek world during the forthcoming age of the Hellenistic monarchies. This Chian-weight tetradrachm was struck in the midst of the period of great production at Rhodes, by which time the mint's engravers were routinely producing facing heads of excellent style in high relief. This series covers nearly two decades that span the tail end of the 5th and the early years of the 4th Century B.C.; it includes 41 different symbols and control letters that have thus far been identified, though statistical analysis suggests more are yet to be discovered. Perhaps the most surprising aspect of Rhodian coinage from this period is that it appears to have enjoyed relatively limited circulation. Hoard evidence shows that they are seldom found outside of the island of Rhodes or the nearby regions on the mainland. Considering the formidable reputation of Rhodian sailors and their extensive mercantile contacts, one might presume the larger silver coins would be widely dispersed throughout the Greek world, especially since the Delian inventories indicate Rhodian coinage was commonly used, and coins of the Rhodian type apparently were in demand by Greek mercenaries. A key to this riddle might be the anachronistic weight standard used by Rhodes, which may have assured its coins were not readily exchangeable with those struck to the more popular Attic and Phoenician/Ptolemaic weight standards. Though it is always possible that most of the Rhodian coins exported in trade were melted due to their inconvenient weight, it is just as likely that Rhodian coinage was struck to a local standard with the intention that it would remain local to pay for the extraordinary expenses accrued each year by this powerful state, and that trade was largely conducted in the 'international trade currencies' produced by the major Greek states. Estimate: 40000 CHF
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  23. In effetti è strano che case d aste le quotino a prezzi insensati. È per questo che mi era venuto il dubbio sul loro intrinseco valore. Di oro nn c è nulla però magari il mercato degli collezionisti poteva essere interessato... Ora ho capito che ne l uno ne l altro hanno sbocco... e certo non mi metto a venderle per ciò che non sono (non sono avvezzo a truffare gli altri). Ps diam 10 mm peso 0,5 gr l una Grazie a tutti del tempo dedicatomi Ern
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  24. Un'altra lettura delle sigle è fornita da P. Baisi in un suo articolo. In pratica la presenza delle sigle IP MP corrisponde al periodo di conferimento del titolo di Marchese del Pozzo a Giovanni del Pozzo, quindi molto probabilmente la sigla MP indica il titolo di Marchese e non Mario Parisi dato che, nell'unico documento che lo cita, si parla di "procuratore" di Giovanni del Pozzo e non di altro Maestro di Zecca. Sono d'accordo con la datazione a 1647. Un esemplare molto simpatico direi.
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  25. Non so se il paragone calza ma potremmo dire lo stesso del tesoro di Como,1000 monete più o meno rare non hanno scalfito minimamente le quotazioni delle varie tipologie in questione giacche' tali monete non approderanno mai al mercato antiquario essendo esse musealizzate.
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  26. Ciao,sono repliche ridotte placcate in oro 8 karati,anni fa ne comprai alcune per mio figlio e mi sembra di ricordare che le pagai 3 Euro e mezzo l' una,le comprai in edicola... https://www.poggiobracciolini.it/it/asta-0260/carta-settebello-con-piccole-monete-oroand-202011110104600 Mi sembra strano che la pandolfini metta in asta delle cose del genere che non hanno nulla ne con l'arte e tantomeno con la numismatica,per non parlare poi della stima...
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  27. Beh insomma. Sapere che da qualche parte ci siano solo più di 5000 pezzi di 100 lire fascione non è proprio cosa da poco. Non colleziono ori del regno ma come minimo ci penserei 10 volte prima di prenderla. Poi che nessuno abbia interessi a farle uscire da lì è un altro discorso.
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  28. Falso numismatico o falso moderno,atto a frodare il collezionista. Ne esistono altri, fatti peggio di questo. Saluti
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  29. Mi spiace ma non sono in grado di dare valutazioni su questi amuleti e non ho idea se esista un mercato per tali oggetti. Anche per l'autenticità non posso pronunciarmi... troppe varietà prodotte in oltre 400 anni e troppe copie moderne. In rete ne ho trovati di identici ... ma dichiaratamente falsi (da 10 a 60 $) Però c'è un Museo in California (CMA) che ha una vasta raccolta di monete cinesi e... c'è anche questo amuleto. https://cmacoin.com/goods.php?id=2654 P.S. Si può selezionare la lingua Inglese o cinese ... ma probabilmente è più semplice usare il traduttore
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  30. Ne ho trovato un esemplare senza stampa del numero di serie e dell'intestazione.
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  31. @Atexano E' sempre bene non attaccarsi a vecchie discussioni (questa e' di sei anni fa) in quanto dopo così tanto tempo si e' ormai perso il filo conduttore. A meno che non si voglia dare loro una rinfrescata apportando qualche novità significativa ad esse attinente. Ho visto che hai già aperto una discussione sulla tua moneta in area "identificazioni". Se lo ritieni opportuno, potresti magari citare questa discussione nella tua. Capisco la tua fretta di avere una risposta, ma devi considerare che la maggior parte delle persone che scrivono qui sul forum lo fanno nel poco tempo libero (sempre più poco, in verità) che hanno a disposizione. Ciao. Stilicho
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  32. C’è da chiedersi se il venditore era consapevole della rarità del tuo bronzo.
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  33. Arrivato oggi dalla Royal Mint. Devo dire che mi piacciono molto. Perdonate le foto non eccelse
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  34. per non essere fraintesi cerco di fare chiarezza sul mio discorso. La Lipa (che in sloveno significa tiglio) fu un progetto di una moneta slovena avviato nel 1989 da un certo Oblak-Hamurabi durante i primi giorni della disgregazione della Jugoslavia. Nel 1991 la Slovenia decise di non adottare questa moneta ma il Tolar, che tradotto significa Tallero. Il Tolar entrerà in circolazione nel 1992 come tutte le monetazioni dei paesi uscenti dalla Jugoslavia. (infatti anche Croazia e Bosnia hanno fatto alla stessa maniera creando prima un sistema monetario non ufficiale) La Lipa non è mai stata adottata quindi non ha carattere ufficiale come non lo hanno nemmeno le banconote di cui sono protagoniste nella discussione. l'idea di queste monete nasce innanzitutto per uno scopo ben preciso che è quello di dare alla Slovenia un inizio di percorso verso la ufficializzazione di una moneta sovrana. (esistono anche produzioni in argento e oro).
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  35. Rocco, ti ringrazio per l’apprezzamento nei riguardi della mia moneta. Insieme a te, ringrazio anche Domenico. La considero una moneta importante e particolare, degna della massima attenzione, con un rovescio ben definito e date chiaramente leggibili sia al dritto che al rovescio. Caratteristiche non certo comuni per questa tipologia.tipologia. Saluti.
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  36. Mi sembra di averlo già scritto in altro post. La “nota 56” è presente nel lavoro a firma Silvana Balbi de Caro, COLLEZIONE REALE E IL SUO COMPLETAMENTO NEL 1983, in Bollettino di Numismatica n. 1/2012 “La collezione di Vittorio Emanuele III e gli studi di storia monetaria.” https://www.bdnonline.numismaticadellostato.it/apriArticolo.html?idArticolo=43&from=C Si legge: … Nell’aprile del ’45 anche l’oro della zecca venne trasferito da Fortezza a Roma dalle forze alleate assieme alle restanti partite di lingotti, verghe e monete della Banca d’Italia: si trattava di 13 barili per un peso dichiarato dalla zecca, e mai verificato dalla Banca, di kg 1677,000000[56]. … [56] CARDARELLI - MARTANO 2000, p. 150 e ss. Dopo il passaggio della zecca italiana dal Ministero del Tesoro all'Istituto Poligrafico dello Stato (L.154/1970), dalla Tesoreria Centrale furono acquisiti alcuni barili ed alcune bisacce contenenti monete d'oro, preziosi e medaglie, già depositati in cauta custodia presso la Zecca. Nel 1992, con decreto del Ministro del Tesoro del 25 maggio, ad un'apposita Commissione di esperti, appartenenti alle Amministrazioni del Tesoro, dei Beni Culturali e dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, venne assegnato il compito di procedere alla ricognizione, catalogazione e valutazione delle monete e dei valori esistenti presso la Tesoreria Centrale dello Stato o presso la Zecca. I lavori di verifica sono terminati nel 2009. Oltre a una grandissima quantità di monete in oro di circolazione, specialmente sterline, marchi, franchi e dollari, il fondo esaminato dalla Commissione interministeriale ha rivelato l'esistenza, per la parte italiana (oltre 10 mila pezzi), di un significativo numero di monete per collezionisti, emesse dallo Stato ed evidentemente rimaste invendute. Tra le monete in oro emesse a nome di Vittorio Emanuele III sono da segnalare le 100 lire del tipo Aquila sabauda del 1903 (alcune decine di esemplari) e del 1905 (pochissimi esemplari); quelle del 1923 con il tipo del fascio littorio, emesse per il primo anniversario della marcia su Roma (oltre 5 mila pezzi); quelle del 1925 emesse per celebrare i primi 25 anni di regno di Vittorio Emanuele III con il tipo Vetta d'Italia (parecchie centinaia di esemplari); alcune prove in oro delle 100 lire del 1931 del tipo Italia su prora modellate dal Romagnoli (anni '31/IX, *31/ X e 32/X); le 100 lire del 1936 con il littore di primo tipo e del 1940 con il littore di secondo tipo (alcuni esemplari, tra cui alcuni pezzi di prova del 1940/XVIII proof). Consistente anche il lotto dei pezzi da L. 50 del 1936 anno XIV della serie dell'Impero (tra cui alcune prove) e la serie completa del Boninsegna del 1912 con il tipo dell'Aratrice (nel complesso parecchie centinaia di pezzi), oltre ad un consistente numero di esemplari diversi tra loro per taglio, anno di emissione e metallo. All’epoca (2010) gli autori del libro citato di cui apre la Nota 56 erano: Sergio Cardarelli (Orte, 1953) è funzionario dell'Ufficio Ricerche Storiche della Banca d'Italia e responsabile dell'Archivio storico. Ha pubblicato alcuni studi di storia economica e bancaria. Renata Martano (Napoli, 1959) è archivista presso l'Ufficio Ricerche Storiche della Banca d'Italia, Settore Archivio storico.
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  37. 1913 CARLO ROMUSSI (MILANO 1847 - MILANO 1913) Avvocato, giornalista e politico Italiano, studioso della storia milanese. Scrisse in due volumi: Milano ne' suoi monumenti, 1875; Il libro delle società operaie, 1880; I grandi italiani. Carlo Cattaneo, 1884; Il Duomo di Milano, 1902; Storia d'Italia narrata al popolo, 1910; Manualetto del cittadino italiano,1910; Milano che sfugge, 1913; LE CINQUE GIORNATE DI MILANO nelle poesie, nelle caricature, nelle medaglie del tempo, 1894. Anche Numismatico che ha collezionato Monete e medaglie di Milano. Bronzo argentato, mm.70 - Autore Ernesto Bazzaro, stab. GIOVANOLA
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  38. Ripropongo questo accendino (ca 4x5 cm) marcato argento 800 tra le braccia del giovane che sventola la bandiera perché la foto originale non si vede più. L’accendino è a benzina. Alla sommità la scritta su tre righe D. R. G. M. PAT. a./IN ALLEN/KULTURSTAATEN Il marchio di fabbrica (Deutsches Reich Gebrauchsmuster) e la frase “In tutti i paesi civilizzati” rivelano la sua appartenenza al Vintage di Germania. Però io l’ho acquistato negli Anni '70 in un mercatino di Londra. apollonia
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  39. Mah...gli statuti sono belli e roboanti..come la Costituzione..peccato che poi molti articoli siano totalmente ignorati..diritto allo studio dell'obbligo gratuito, sanità, concorrere equamente in base alla capacità conttributiva ecc ecc. Quindi...sicuramente le associazioni hanno obiettivi preminentemente culturali ma non posso fare a meno di notare che nei circoli si fanno anche tante compravendite, e non sempre di qualche centinaio di euro.. Dai, diciamolo chiaramente, a nessuno fa piacere sapere che di alcune tipologie monetarie esistono migliaia di pezzi...anche se non immessi sul mercato creano ansie nel collezionista che fino a ieri pensava di avere pezzi piuttosto rari in collezione. Si la NIA qualcosa ha fatto visto che il Presidente insieme a Viganò ha fatto di tutto per promuovere le interrogazioni parlamentari. Bizerba ha scritto ai Ministeri, ai componenti della Commissione che si è occupata di inventariare il materiale di cui alla nota 56 ma le risposte sono state evasive e in alcuni casi non ci sono state proprio! Senza l'errore della nota 56, che considero uno scivolone, di questo materiale non si sarebbe saputo nulla per chissà quanto tempo ancora. Mi piacerebbe tanto sapere chi ha inserito nella monografia la nota..e soprattutto sapere che fine ha fatto😀
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  40. Parliamo degli oggetti postati. Non si tratta di monete ma di amuleti. La scritta al dritto recita "Zhengde Tongbao" (正德通寶) ovvero "Zhengde - Una moneta contante"... ma non è una vera moneta. Per spiegarmi meglio riprendo una vecchia discussione di qualche tempo fa. L' imperatore Zhengde ( 正德 26/10/1491 – 20/04/1521), apparteneva alla dinastia Ming, di cui fu l'undicesimo regnante (dal 1505 al 1521). Il suo vero nome era Zhu Houzhao, ma quando salì al trono (a soli 14 anni) prese il nome " Zhengde ", che significa "giusta virtù". Era il figlio maggiore dell'imperatore Hongzhi e il suo regno fu caratterizzato dal nepotismo e dai suoi comportamenti così infantili da sembrare un folle. Dopo essersi ubriacato (come era solito fare) cadde da una barca e, a causa delle conseguenze di questa caduta, si ammalò e mori a soli 29 anni. Sotto il suo regno non furono coniate monete in contanti in lega di rame, tuttavia esiste un numero molto elevato di amuleti Zhengde Tongbao (正德通寶) , la produzione di questi amuleti (in ottone) simili a monete iniziò dal tardo periodo della dinastia Ming ma vengono prodotti ancora oggi (poi parliamo dei tuoi). Da notare che le monete cinesi non avevano alcuna figura sul retro, e solo dopo il 1657 le monete riportano un dritto cinese di quattro caratteri e un rovescio manciuriano di due caratteri. Tirando le somme: Nei tuoi amuleti, la parte frontale raffigura una moneta cinese (mai coniata) con la scritta Zhengde Tongbao (正德通寶) circondata dalle figure di un Long (Drago leggendario) e una Fenghuang (uccello femmina leggendario della mitologia cinese... una sorta di fenice). Questi, nel loro insieme, simboleggiano il matrimonio e l'unione tra una parte maschile (L'Imperatore, Drago) e una parte femminile (L'Imperatrice, Fenghuang). Questi amuleti venivano regalati per occasioni speciali (matrimoni, nascite ecc,) come portafortuna. Sulla loro autenticità... non posso pronunciarmi.
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  41. taglio: 2 euro cc paese: germania F anno: 2023 B tiratura: 4.800.000 condizioni: spl città: trieste note: NEWS!!! taglio: 2 euro cc paese: lettonia anno: 2021 tiratura: 412.000 condizioni: bb+ città: trieste note: NEWS!!!
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  42. saluti a tutti, da organizzatore del Convegno di Salerno, mi permetto di dare qualche specifica ulteriore. 1) L'area militare dove sorge la stazione marittima di Salerno, e' interdetta al passaggio veicoli se non autorizzati ( autorizzazione all'ingresso carico /scarico e costo della sosta per espositori fuori regione SONO A TOTALE CARICO della organizzazione) 2) l'area e' presidiata da sbarra di ingresso con guardiola tra due edifici , uno della GDF e l'altro della Capitaneria di Porto che ha autorita' sulla zona portuale. 3) 35 le telecamere tra esterno ed interno che supervisionano la zona della esposizione. 4) 7 elementi della security incluso guardianìa notturna armata e in borghese hanno sorvegliato tavoli, ingressi e esposizione (ANCHE questi a totale carico della organizzazione) 5) la zona di Carico e Scarico pertanto era protetta da telecamere e personale queste cose ovviamente hanno un costo, un costo che spesso gli organizzatori NON vogliono pagare per intascare cifre che dovrebbero invece essere destinate alla esposizione. Le scelte di altre organizzazioni di non inserire elementi di sicurezza, di non stipulare un contratto con una societa' di sorveglianza diurna o notturna, di utilizzare location economiche o fuori mano o disagevoli, sono figlie della avidita' organizzativa. Da imprenditore credo illuminato, ho scelto di fare piazza pulita di questi errori e di investire nella qualita'; il tempo mi ha dato ragione. Il meteo quest'anno non ci ha consentito di fare aperitivo sul mare, ma la esposizione ha premiato economicamente tutti gli espositori e garantito ai collezionisti di aggiungere un pezzo o piu' alle loro collezioni. La presenza di produttori che hanno esposto, come la Leuchtturm, direttamente dalla germania, la presenza di 5 case d'asta, e di quella di espositori da ogni regione ncluso le isole di Sardegna e Sicilia, ci hanno gratificato pur essendo solo la seconda puntata della kermesse. Questo vuol dire che non basta avere un pedigree di decenni per fare una fiera di grande qualità. L'appunto sulle luci lo ricevo e lo prendo a spunto per migliorare ulteriormente il servizio di illuminazione che era gia' stato implementato e arricchito dalla prima edizione dello scorso anno, ma migliorare si puo' e SI DEVE. Ultima nota a margine: mi occupero' anche della organizzazione del primo convegno di Giulianova, per creare lo stesso standard qualitativo per una nuova esposizione nel centro italia. Mancano a mio parere le basi strutturali e la voglia di INVESTIRE economicamente (anche magari andando in perdita per qualche anno) per CREARE e MANTENERE un successo espositivo; ma ci proviamo almeno per Salerno e spero Giulianova. Un saluto a tutti Pierpaolo Irpino.
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  44. Buonasera a tutti, oggi festeggio 4 anni di Forum, e voglio farlo con il mio primo 9 cavalli di Ferdinando IV entrato in Collezione Litra68. Millesimo 1790 Torre Lati Curvi Riporto una breve nota presa dal Web. Era un abilissimo spadaccino, ottimo cavaliere e tiratore infallibile e grandissimo cacciatore e pescatore non di meno. Infatti, per la maggior parte del suo tempo si divideva tra le sue riserve di caccia e le rive del lago Fusaro. Saluti Alberto
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  45. Ciao a Tutti, Condivido la mia Piastra 1844, scusandomi per la scarsa qualità delle foto ( scansionata qualche anno fa ). Noto 5 pallini nello stemma del Portogallo. Ciao Beppe
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  46. Buongiorno a tutti, a me come millesimo manca ancora, al tuo esemplare manca il punto dopo HIER Riporto una nota trovata sul web. Alla fine Cito l'autore. Un grande freddo spopolò le strade di Napoli al crepuscolo serale il venerdì 12 dicembre 1844. Borea impetuoso e mulinante negli incroci; a sollevare nembi di polvere verso i piani alti dei palazzi; a sfuriarsi rompendo invetriate, menando giù dai parapetti delle altane vasi di pianticelle. Il vento come invisibile invasato spalancava e sbatteva portoni, urlava sotto i cornicioni e come anima furiosa incalzava da dietro i passanti. Il mare del Chiatamone tempestoso con livide onde a frangersi contro i neri scogli di Castel dell’Ovo. Quel giorno fu il genetliaco di re Ferdinando II e peccato che il vento aveva spento luminarie e lanternini accesi dalla fedelissima Napoli nella solenne festività di Corte. Il giornale uffi­ciale nel dare il giorno dopo la relazione delle feste in occasione del 34° natalizio dell'Augusto Pa­drone, aveva scritto che il tempo era stato abbastanza giulivo. Invece avrebbe dovuto chiamare fazioso il vento nell’essersi divertito a spe­gnere la spontanea illuminazione. 14 marzo 2008 Giuseppe Costantino Budetta Saluti Alberto
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