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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/24/24 in tutte le aree
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Posto il mio unico (per il momento) ramino del Bombetta. 1854, 4 su 3. Uno spiccetto al quanto raro. Voi cosa ne pensate? Un saluto a tutti. Raffaele.6 punti
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Questa mia moneta è proprio una vera moneta e non certo un notgeld, ma come classificarla dall'agosto del 1944 al giugno del 1945? Coniate a Filadelfia queste monete da 2 franchi furono utilizzate dagli alleati durante lo sbarco in Provenza nell'agosto del 1944, oltre che nel sud della Francia furono destinate per la circolazione anche in Algeria ed in Tunisia. I soldati coinvolti nello sbarco in Provenza ricevettero queste monete, pur non essendo ancora ufficializzate furono utilizzate per la spendita. Sono state regolamentate dal Ministro delle Finanze francese solo il 25 giugno 1945 e rimasero spendibili sino al settembre 1949.5 punti
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Buongiorno, qui ha una breve carrellata su denari severiani... Se cerchi sul Forum troverai anche un contributo sulle emissioni in bronzo, argento e oro legate alla Britannia e un' analisi sulla serie di denari VICTORIAE BRIT. Saluti Illyricum 😉3 punti
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Questi sono pezzi di profonda storia, io ho qualche biglietto ad esempio,ma definirli notgeld secondo me non sarebbe opportuno. Andrebbero incanalati nel settore dell' exonumia a mio avviso,come gettoni di pagamento alternativo,perchè il motivo non era l' emergenza per i materiali,bensì una circostanza di luogo e giurisdizione: i campi. Riccardo3 punti
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Buonasera. Questa sera voglio condividere questo grosso di Marino Zorzi che ha governato per solo un anno dal 1311 al 1312. Pesa 2,14 grammi ed ha una conservazione che difficilmente si trova nei grossi di questo doge. Moneta molto rara, ancor di più in questa conservazione. Presenta una bellissima patina di medagliere.Cosa ne pensate?2 punti
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Avevano circolazione ed uso limitati, quindi sono più propriamente gettoni In Germania (più propriamente in Sassonia) ebbero una breve circolazione, ma poi furono coniati per l'esclusivo collezionismo. Però, questo mi arriva da ricordi tramandati indirettamente, quindi prendilo con le pinze. Ne possiedo sia la versione francese, sia quella belga; fanno parte delle tante emissioni di guerra2 punti
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Ha ragione @Gallienus. I concetti di evo moderno (dal 1492 al 1815) ed evo contemporaneo (dal 1815 in poi) sono codificati negli studi storici. Contemporaneo significa che alcune caratteristiche fondamentali dell'epoca sono comparse dopo la rivoluzione francese e sono tuttora valide. E speriamo che lo siano ancora per molto tempo... Lo stesso vale per l'evo moderno che accomuna tre secoli con caratteristiche comuni. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Come sempre dai miei cassetti arrivano esemplari vissuti, ma arrivano!😁 Frànscia, Louis XVI LA NATION LA LOI LE ROI · L'AN 4 DE LA LIBERTE la nazione / la legge / il re (che poi è durato solo più un anno) Anno 4 della libertà, cioè a partire dalla rivoluzione del 1789. Njk2 punti
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Napoli Carlo II di Spagna (1674-1700) Tari' del 1684 D/globo terrestre R/ stemma coronato2 punti
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Rimanendo su Venezia un esempio.. La parola "erinnofilia", dall'etimologia di origine tedesca (erinnern = ricordare), si riferisce al collezionismo chiudilettera celebrativi, ossia ad un prodotto grafico che si ispira alle caratteristiche del francobollo tradizionale (formato, carta gommata, tecniche di stampa, dentellatura), con la differenza che è senza il valore facciale che è riservato solo ai valori dello Stato. Praticamente una vignetta simile ad un francobollo che non è un francobollo.2 punti
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E questi 2 heller del campo di prigionia di Grodig secondo voi rientrano nella categoria dei notgeld?2 punti
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Anche io ero partito con collezionare i denarii dei Severi, poi ho optato per i bronzi del IV secolo (preferenzialmente😁). Il problema e' che io collezionerei tutto! In effetti, i denarii dei Severi offrono una ampia scelta di rovesci. Come collezionare? Io all'epoca pensavo di partire con un denario per ognuno dei Severi (comprese le "Severe") per poi allargarmi sui rovesci. Poi, ognuno ha il suo modo di collezionare, anche in base alla disponibilità di spesa ed alla reperibilità dei pezzi. Direi di correggere il piccolo lapsus calami: Severi con la S maiuscola😉. Ciao. Stilicho2 punti
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Ringrazio il CNT per l'organizzazione, i partecipanti e l'amico Tiziano @Parpajola per le foto.2 punti
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Buonasera a tutti, ciao @gennydbmoney... dai documenti a nostra disposizione, si evince che la Zecca di Napoli coniò monete con l'effige di Francesco I a partire dal 1825 e per tutti gli anni consecutivi, fino al 30 Aprile 1831. Premetto che - ad oggi - non si conosce nessuna moneta con i millesimi 1829, 1830 e 1831 - e queste coniazioni sono indistinguibili dalle precedenti. Ora - riporto un esempio che dovrebbe essere ancora più esaustivo per poter comprendere che, quando si tratta di date di coniazione, non possiamo affatto ragionare "a rigor di logica": Anche il 15 Ducati con data 1825 - a rigor di logica - dovrebbe essere stato coniato nell'anno 1825... invece no, i documenti della Zecca ci raccontano tutt'altra storia! La coniazione delle monete in oro di 15 Ducati con data 1825, ebbe inizio il 21 Gennaio 1826 - con una prima liberata di 1.936 monete. La seconda ed ultima liberata invece, fu eseguita solo il 7 Giugno 1828 e furono coniati soltanto altri 401 esemplari. Basterebbe questo dato, per comprendere il senso del mio precedente intervento. Questo per dire che, nella Zecca di Napoli, non vigeva affatto la regola "a rigor di logica" ma, si coniava moneta eseguendo degli ordini ben precisi (Ministero delle Finanze - Decreto legge) e se in un determinato momento si necessitava di una determinata tipologia di moneta - perché ad esempio, scarseggiava nelle piazze dei mercati - allora si batteva tale moneta per favorire i pagamenti nel commercio. Un saluto, Lorenzo2 punti
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Curiosando quà e là sulla baia cercando banconote sono incappato in diverse banconote messe in alcune buste con la dicitura verde "PMG". Cercando su internet ho visto che in poche parole fanno un servizio di perizia/valutazione di banconote di un certo pregio. Sul loro sito ho visto che hanno un sistema di valutazione che onestamente non conoscevo, il massimo è 70*EPQ (Exceptional Paper Quality). Qualcuno di voi ne aveva già sentito parlare ? Per curiosità metto il link del loro sistema di valutazione: The PMG Grading Scale1 punto
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Anche io stavo pensando di iniziare con un denario per per ognuno comprese le Severe... pensavo di escludere però Macrino E Diadumeniano... Grazie mille!! Grazie mille!! per tutti i consigli1 punto
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DE GREGE EPICURI Le incrostazioni calcaree a volte sono molto tenaci e per niente facili da asportare; a parte il fatto che asportarle o meno è una decisione del proprietario. E comunque non dimostrano che la moneta è stata oggetto di uno scavo recente.1 punto
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Ahahahah grandi scozzesi😁 E grande van der merwe. Che giocatore. Grande partita di quell' arbitro. Domani certamente forza 🇮🇹1 punto
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MONETE per RICOSTRUIRE l’Ara Pacis di Antonio Castellani | Monete di Nerone e Domiziano raccontano l’Ara Pacis voluta da Ottaviano Augusto e dal 2005 racchiusa nell’involucro progettato da Richard Meier Correva l’anno 1996 quanto a Richard Meier, noto architetto statunitense, venne affidato l’incarico di dare all’Ara Pacis, una delle testimonianze più belle della Roma imperiale, un nuovo contenitore. Nel 2005, non senza polemiche per il forte contrasto fra antico e moderno, la struttura venne inaugurata e ancora oggi fa da palcoscenico non solo per il famoso monumento ma anche ad eventi mondani, culturali e artistici. Quasi dieci anni, dunque, per passare dal progetto alla sua realizzazione; purtroppo i tempi morti, le lungaggini, le incertezze non sono solo dei nostri giorni: il complesso dell’Ara Pacis ha subito un oblio di oltre 15 secoli. Già alla fine del I secolo d.C. il complesso era fortemente danneggiato e snaturato da un incendio (80 d.C.) oltre che da un cedimento del terreno che ne avevano fatto perdere le tracce e la memoria fino al Rinascimento. L’Ara Pacis di Ottaviano Augusto nel moderno contenitore architettonico che ne rende possibile ogni anno la visita a migliaia di persone La zona era stata caratterizzata da espansione edilizia durante l’epoca dei Severi e fino al 1536 (anno in cui abbiamo la riproduzione di una parte del fregio) e al 1566 (ritrovamento di un consistente nucleo dell’altare) non se ne seppe più nulla. In realtà il monumento dedicato alla pax di Augusto era nato sotto i migliori auspici come parte di un progetto più ampio al quale partecipò anche Virgilio con la sua Eneide: dare visibilità, forma, dignità artistica e storica al nuovo assetto politico inaugurato da Ottaviano Augusto nel recupero della tradizione romana, degli eroi fondanti quella civiltà, del ripristino della pace dopo quasi un secolo di guerra civile. Dettagli dell’altare, con la porta e le sculture a bassorilievo, su un asse neroniano coniato nel 65-66 forse a Roma o forse a Lugdunum L’Ara Pacis (inaugurata il 30 gennaio del 9 a.C.), sorgeva vicino al mausoleo di Ottaviano Augusto nel Campo Marzio, un’ampia zona vicina al pomerium (uno spazio di terreno consacrato lungo le mura della città) che era stato urbanizzato da poco; in precedenza era zona di esercitazioni per la cavalleria e l’esercito e, viene fatto di pensare, non deve essere stato scelto a caso per questo tipo di monumento, dedicato alla Pace. Del complesso faceva parte, sempre nell’ambito di un disegno propagandistico e simbolico di estrema complessità e raffinatezza, anche un horologium, una meridiana che aveva come gnomone un obelisco proveniente da Heliopolis, oggi in piazza Montecitorio. Quando ci si trovò di fronte a ritrovamenti sparsi di elementi architettonici e decorativi dell’Ara Pacis molte furono le perplessità nell’assegnare figure e decorazioni ai giusti spazi originari, addirittura nel ricostruire l’architettura del tempo di Augusto. L’esterno dell’edificio progettato dall’architetto Richard Meier per contenere l’altare inaugurato nell’anno 9 d.C. e voluto da Ottaviano Augusto Tra i documenti sicuramente vanno citate le fonti scritte tra cui alcune molto famose ed autorevoli, quali Ovidio e Plinio, nonché il matematico e astronomo Facondo Novio che aveva progettato la meridiana; è comunque innegabile che tra i documenti più attendibili vadano ricordate alcune monete coniate al tempo di Nerone, che offrono la visione di come doveva essere la struttura del grande altare dedicato a quella fragile divinità, preziosa ancora oggi, che è la pace. Chi si reca nel moderno edificio progettato da Meier vede oggi una costruzione quadrangolare con due entrate, una a oriente ed una a occidente; la struttura a recinto riproduce in muratura quello che era il modello del templum minus della tradizione arcaica locale alla quale la retorica augustea fa espresso riferimento. Un altro asse in bronzo di Nerone risalente al 65-66 ci mostr l’Ara Pacis sul rovescio Questi spazi consacrati avevano un recinto in legno, erano decorati con festoni e bucrani, patere o coppe rituali; l’interno dell’Ara Pacis, molto più ampio nelle dimensione e di materiale decisamente più nobile, marmo, vuole però riprodurre la stessa struttura e lo stesso tipo di decorazione e richiama l’arcaica simbologia della vita che si rinnova, del susseguirsi delle stagioni e del pacifico e produttivo lavoro dell’uomo. Non c’è traccia, nella ricostruzione attuale, di una porta che chiudesse le due entrate al luogo sacro; troviamo però l’indicazione di questo particolare, non documentato da fonti scritte, proprio su alcune monete della seconda metà del I secolo d.C. e in particolare su nove coni a nome di Nerone ed uno da ascriversi all’impero di Domiziano, dell’86 d.C. Sul rovescio dell’asse di Domiziano vediamo la riproduzione dell’Ara Pacis che testimonia la presenza delle porte che dovevano servire a proteggere la mensa sacra. Alcuni studiosi ritengono che le porte fossero presenti fin dalla costruzione del monumento, basando la loro affermazione su scanalature osservate sul pavimento; altri pensano invece che la chiusura ad ante sia stata successiva. Anche Domiziano, nell’anno 86, fa coniare assi con l’Ara Pacis che hanno permesso agli archeologi di ricostruire dettagli mancanti del monumento E’ comunque certo che le porte esistessero e questo lo affermano indiscutibilmente le monete. Inoltre si osserva che il conio presenta anche degli acroteri di decorazione sulla cornice superiore del recinto. E’ interessante vedere anche come l’autore di uno dei coni riproduca l’Ara Pacis durante un sacrificio: al suo interno si intravedono infatti gli uomini impegnati nel sacrificio, i victimarii. Riguardo alle citate monete di Nerone va ricordato che non tutti i numismatici concordano sul fatto che l’immagine dell’edificio sia l’Ara Pacis di Roma (Mattingly e Meissonnier) e fanno riferimento a quello costruito nella località di Lugdunum all’incirca nel 65 d.C. Pur tenendo conto di questa indicazione, dal punto di vista della ricostruzione della struttura e dei particolari dell’Ara Pacis di Roma, la zecca di emissione risulta ininfluente. Si è fatto accenno al particolare delle due entrate. Sulla parete occidentale del monumento romano troviamo un pannello in cui Enea sacrifica ai Penati e uno con una scena particolarmente significativa per il recupero della mitica fondazione di Roma: Romolo e Remo allattati dalla lupa mentre Faustolo, il pastore che li adotterà, e Marte, loro padre, osservano la scena. Anche la figura della dea Roma di questo sesterzio di Nerone del 65 d.C. è stata utile per il restauro e la ricostruzione dell’Ara Pacis Sul lato orientale troviamo la scena della Tellus, la madre Terra della tradizione latina anche identificata nella figura allegorica della pax (o forse Cerere, Roma o anche Venere, la madre di Enea altrimenti “assente”). Per la lettura della figura del pannello di sinistra ci si è avvalsi ancora una volta della numismatica, in particolare della figura femminile presente su un rovescio di un sesterzio coniato a nome di Nerone nel 65 d.C. nella zecca di Roma. Molto affine è infatti la ricostruzione che venne fatta, nel 1938, della dea Roma sull’Ara Pacis alla figura femminile che troviamo sulla moneta, seduta su armi accatastate sotto di lei. La fierezza dell’espressione, l’elmo, le armi, un seno scoperto testimoniano il recupero, in età augustea, di figure legata all’epoca e alla tradizione repubblicana. https://www.cronacanumismatica.com/monete-per-ricostruire-l-ara-pacis/ Pardon, @CdC sarebbe da spostare in monete imperiali, non repubblicane. Ho fatto un errore1 punto
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No, no, figurati! A me fa piacere chiacchierare sulle monete; e' sempre una bella occasione di confronto e di arricchimento, soprattutto per me che sono un semplice appassionato. Quanto all'entusiasmo....coltivalo! E' la molla che ti farà crescere, in ogni ambito. Chissà se il nostro @apollonia può dirci qualcosa in merito.1 punto
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COSTANTINOPOLI: la CRISI di un impero in UNA MONETA Nell’XI secolo l’Impero bizantino va in crisi e l’indebolimento progressivo del sistema e le lotte per il potere si riflettono anche nella monetazione di Luca Mezzaroba | All’interno della millenaria storia dell’Impero bizantino, il periodo che gli storici identificano come “dominio dell’aristocrazia burocratica”, che ha inizio con la morte di Basilio II (1025) e termina con l’avvento della dinastia dei Comneni (1081), coincide con l’avvio della grave e repentina crisi che porterà lo Stato bizantino ad essere preda di popoli più aggressivi, primi tra tutti normanni e turchi selgiuchidi, i quali di fatto ne causeranno, se non la fine, almeno l’irrimediabile decadenza. La scomparsa degli ultimi grandi sovrani militari della dinastia macedone infatti portò sul trono dell’impero figure dalle scarse se non inesistenti capacità di governo; costoro, esponenti dalla potente aristocrazia latifondista e spesso supportati dalla chiesa della capitale (pronta ad appoggiarli in cambio di cospicue donazioni), non esitarono a smantellare il sistema dei piccoli proprietari terrieri, alla base dei themi e dunque dell’organizzazione militare bizantina, gonfiando al tempo stesso i salari della burocrazia civile di Costantinopoli. Se da un lato queste decisioni portarono al collasso la potenza militare dell’impero, d’altra parte appare evidente che le fazioni legate alle diverse famiglie aristocratiche iniziarono presto una terribile lotta interna, fatta di colpi di stato e congiure, per prendere il potere nella capitale assumendo la carica imperiale. A parte rarissime eccezioni, quanto detto fino ad ora non sembra influenzare in modo particolare la monetazione del periodo: specialmente sul piano iconografico, negli histamena e nei tetartera i vari sovrani, pur dovendo la loro elezione ad adozioni o matrimoni con donne della famiglia imperiale, si fanno rappresentare come unici detentori del potere, abbigliati con i più splendidi abiti di corte e reggendo importanti insegne del potere; essi sono spesso accompagnati dalla Vergine e in ogni caso sempre sotto la protezione di Cristo (raffigurato ormai stabilmente al dritto delle monete) di cui gli imperatori erano i soli rappresentanti sulla terra. Questo tipo di iconografia si può ritrovare ad esempio negli histamena di Costantino X Ducas (1059-1067), membro di una delle famiglie più potenti della corte bizantina. Sposato con Eudocia Macrembolitissa, nipote del patriarca Michele Cerulario, nella moneta d’oro egli appare comunque da solo al rovescio; indossa una ricca corona con pendilia, il sakkos, una tunica di colore nero, e il classico loros decorato da perle e pietre preziose. Nella mano destra il basileus stringe il globo crucigero mentre nella sinistra il labaro; egli infine poggia i piedi su un particolare supporto, detto suppedion, costituito da un cuscino (o un tappeto) spesso tondo e di color porpora che stava ad indicare la sacralità del sovrano, il quale non poteva toccare il terreno ritenuto “impuro”. Histamenon di Costantino X Ducas. Nel D/ Cristo Pantocratore seduto in trono, nel R/ Costantino X Ducas in piedi su un suppedion con globo crucigero e labaro. Oro, mm 27; g 4,39; h 6 Proprio la morte di Costantino X tuttavia sarà alla base dei cambiamenti iconografici (e non solo) che avranno un forte impatto sulla moneta d’oro, la quale diventerà infine testimone principale della crisi politica e sociale che l’impero stava attraversando in quei decenni. Nonostante Michele VII, il primogenito dei numerosi figli del sovrano, avesse l’età per governare, lo zio Giovanni Ducas e l’onnipotente Michele Psello (letterato e politico autore di una Cronografia che narra le vicende di quegli anni) imposero la reggenza dell’imperatrice Eudocia Macrembolitissa, la quale, nonostante gli elogi dello stesso Psello, era totalmente soggetta alla volontà dei suoi due protettori. Tale situazione influì ovviamente sulla monetazione dell’impero: anche se la sovrana era già apparsa in alcuni follis del marito, nei quali la coppia imperiale reggeva insieme un labaro con croce vestendo i consueti abiti di corte, al momento dell’assunzione del potere la sua figura viene rappresentata anche sugli histamena assieme ai figli che, in ogni caso, mantenevano il ruolo di co-imperatori nel pieno rispetto della gerarchia tanto cara al mondo bizantino. Follis di Costantino X Ducas. Nel D/ Cristo nimbato, nel R/ Costantino X Ducas ed Eudocia Macrembolitissa in piedi con labaro su tre gradini. Bronzo, mm 28; g 7,94; h 6 Riguardo l’ordine delle precedenze seguito dai vari personaggi, vanno peraltro segnalate due curiose particolarità legate all’iconografia di questo histamenon: anche se la rappresentazione delle diverse figure sembra del tutto normale, con il Pantocratore seduto in trono al dritto ed Eudocia al centro, affiancata dai due figli al rovescio, l’analisi dei dettagli rivela tuttavia l’estrema attenzione ai ruoli interni alla corte e soprattutto la reale considerazione di cui poteva godere una donna nel Sacro Palazzo, anche se imperatrice. Fin dal VII secolo infatti il rigido ordine gerarchico che regolava la raffigurazione dei sovrani sulle monete e sugli altri supporti artistici prevedeva che, nel caso fossero presenti due figure, la principale stesse sulla sinistra e l’altra sulla destra, nel caso invece i personaggi fossero stati tre, il centro sarebbe stato occupato dal sovrano, la parte destra dal co-reggente più anziano la parte sinistra da quello più giovane. Questo secondo modello però non si applica all’iconografia dell’histamenon di Eudocia nel quale la sovrana, pur avendo dimensioni maggiori dei figli Michele e Costantino e pur essendo dotata di insegne non certo inferiori (l’imperatrice stringe lo scettro, i figli il globo crucigero e l’akakia e tutti poggiano sul suppedion) presenta Michele, il maggiore, sul lato sinistro. Tale situazione si spiega sulla base della specifica e meticolosa ideologia bizantina, la quale di fatto “eliminava”, nel conteggio generale delle figure presenti, quella femminile nel caso questa occupasse la posizione principale ma fosse accompagnata da altre figure maschili; queste ultime sarebbero quindi state le uniche prese in considerazione per l’organizzazione iconografica della moneta. Histamenon di Eudocia Macrembolitissa. Nel D/ Cristo Pantocratore seduto in trono, nel R/ Eudocia con scettro (al centro) e i figli Michele VII (a sinistra) e Costantino (a destra) con akakia e globo crucigero. Oro, mm 27; g 4,39; h 6 La seconda particolarità è legata al personaggio di Costantino: egli infatti non era in realtà il secondogenito, ma il terzo, preceduto da un altro fratello di nome Andronico. Anche in questo caso la spiegazione si rifà all’ordine di precedenze proprio della corte dell’impero: se infatti Michele e Costantino erano stati nominati dal padre co-imperatori, e dunque avevano il diritto di essere rappresentati nella moneta, Andronico invece, molto più interessato agli studi, non aveva ottenuto la carica e dunque non poteva apparire nell’iconografia ufficiale. A tutti questi personaggi presenti sulla scena, e sulla moneta, dobbiamo tuttavia aggiungerne un altro: il generale Romano Diogene. Dopo pochi mesi di reggenza infatti Eudocia Macrembolitissa, con grande sorpresa e sdegno di Michele Psello, decise improvvisamente di sposare questo generale che lo stesso Psello definisce “a volte schietto, ma più spesso insincero e pretenzioso”. In realtà, per l’impero, la situazione militare, iniziava a divenire insostenibile con i normanni alla conquista dell’Italia meridionale ma soprattutto in seguito alle numerose e devastanti incursioni dei turchi selgiuchidi, mai contrastate a causa del degrado dell’esercito. Non possiamo certamente affrontare in questa sede gli eventi che segnarono il tragico regno di Romano IV (1068-1071), che terminerà con la terribile sconfitta di Manzikert e la contemporanea caduta di Bari; qui basterà analizzare l’iconografia dei suoi histamena che, a parere di chi scrive, rappresentano in modo chiaro la crisi politica e sociale che stava vivendo l’impero, forse ancora più drammatica del disastro militare contro i turchi. Histamenon di Romano IV Diogene. Nel D/ Michele VII (al centro), con labaro e akakia, con i fratelli Costantino (a sinistra) e Andronico (a destra) con globo crucigero e akakia. Nel R/ Cristo che incorona Romano IV ed Eudocia entrambi con globo crucigero. Oro, mm 26; g 4,34; h 6 L’histamenon, realizzato durante il regno di Romano IV Diogene, abbandona infatti la rappresentazione del Cristo Pantocratore al dritto per lasciare spazio ad una moltitudine di figure imperiali: il dritto è invece occupato da Michele VII, al centro, affiancato dai fratelli Costantino, a sinistra, e Andronico, a destra. Tutte le figure indossano il loros e la corona con pendilia, Michele VII poi stringe un labaro e l’akakia mentre Costantino e Andronico sostituiscono la prima insegna con il globo crucigero. Il rovescio è dominato invece dall’incoronazione simbolica dei sovrani: Cristo, nimbato e in piedi su un suppedion in posizione centrale, si pone tra Romano IV, a sinistra, ed Eudocia, a destra. Entrambe le figure indossano la corona con pendilia e reggono il globo crucigero; per quanto riguarda le vesti, mentre il basileus porta chiaramente il loros, l’imperatrice sembra avere un abito diverso. Se infatti la parte superiore si può identificare con il loros usato dalle sovrane, la parte inferiore, caratterizzata da un elemento di forma quasi ovale, ha fatto pensare a vari studiosi che si potesse trattare del thorakion, un capo di abbigliamento a forma di scudo decorato da perle e pietre preziose; studi più recenti hanno tuttavia dimostrato come l’abito indossato da Eudocia sia effettivamente un loros che, tagliato nella sua parte finale, non terminava avvolgendo il braccio sinistro (come appare per quello indossato da Romano IV) ma veniva semplicemente infilato nella cintura o nel vestito stesso. Al di là dello splendore delle insegne imperiali si nascondeva tuttavia una situazione di feroci lotte interne alla corte e di crisi militare: nonostante l’odio di Michele Psello, è indubbio che Romano IV, una volta asceso al trono, aveva agito in modo autoritario cercando di esautorare dal potere i figli del predecessore. Non potendo eliminare fisicamente Michele VII ed i fratelli, il nuovo basileus li fa raffigurare nel dritto della moneta (al posto d’onore) ma ne aumenta il numero (comprendendo anche Andronico) svuotando di fatto la carica di ogni potere reale; al tempo stesso Romano IV e l’imperatrice, si pongono nel rovescio, in posizione subordinata, ma incoronati da Cristo e con tutte le insegne del potere sovrano, una scena che peraltro sarà rievocata, senza sostanziali mutamenti, anche sui sigilli. Sigillo realizzato durante il regno di Romano IV Diogene. Nel D/ Cristo che incorona Romano IV ed Eudocia entrambi con globo crucigero. Nel R/ Michele VII (al centro), con stendardo, con i fratelli Costantino (a sinistra) e Andronico (a destra) con globo crucigero e akakia. Piombo, mm 34; g 35,19; h 12 Pur raggiungendo elevatissimi livelli artistici nella rappresentazione delle insegne e dei personaggi, i quali perdono spesso le connotazioni di ieraticità tipiche del mondo bizantino in favore di una raffigurazione maggiormente realistica, dal punto di vista iconografico la monetazione dell’XI secolo si concentra dunque sempre di più su una pura celebrazione del sovrano. Costui appare impegnato solo ad esaltare la sua figura in opposizione agli altri membri della corte e ai parenti del sovrano cui è succeduto mentre è totalmente ignaro dei reali problemi politico-militari che attanagliano lo Stato e la popolazione. Histamenon scifato di Michele VII Ducas. Nel D/ Cristo nimbato; nel R/ Michele VII in piedi con labaro e globo crucigero. Oro / elettro, mm 30; g 4,40; h 6 A tale svuotamento del valore propagandistico (ben diverso ad esempio dalle scelte operate dai sovrani del VI e del VII secolo, i quali vivevano situazioni non molto diverse) bisogna infine aggiungere la più grave crisi che può colpire la moneta, vale a dire la sua svalutazione. Sarà proprio il debole Michele VII (1071-1078), asceso al trono in seguito alla sconfitta di Romano IV, a segnare la fine dell’histamenon. Nonostante il suo carattere estremamente ingenuo e pudico, tale che, secondo l’immancabile testimonianza di Psello, “se qualcuno si lascia sfuggire di bocca una parola triviale o anche solo il termine crudo di ‘amore’ subito lo si vede avvampare in volto” egli non si farà scrupoli a ridurre la quantità di oro presente nella moneta portandola a soli 12 carati. Un segno evidente della crisi dell’impero… https://www.cronacanumismatica.com/costantinopoli-la-crisi-di-un-impero-in-una-moneta/1 punto
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In perfetta tariffa per l'interno con 20c arancio, Effigie di Umberto I del 1879. Su busta il valore di catalogo e' sui 10€, ma il nostro esemplare è perfettamente centrato pertanto per me vale il doppio. Annullo di partenza di Bologna Ferrovia del 16.7.1886. alle 5 di sera (quando le poste erano precise). L' annullo è speciale in quanto e' un tutt' uno con il numerale a sbarre che riporta il numero identificativo dell' ufficio, e l' annullo con datario grande cerchio. Questi annulli erano chiamati "Duplex" detto anche cannocchiale e venivano destinati agli uffici con maggior volume di corrispondenza. La lettera arriva a Forlì il 17 ma viene reinstradata con altro annullo non nitido il 18 fino a che non giunge in consegna a Roma il 19. Una bella umbertina non c'è che dire.1 punto
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Ciao Mi associo a chi mi ha preceduto, grosso originale che soffre, oltre alla tosatura, anche un evidente salto di conio che ha confuso un po' le lettere che compongono la legenda. saluti luciano1 punto
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Complimenti, bellissime monete, i Severi piacciono moltissimo pure a me 😃 Hanno la particolarità che non solo gli Imperatori hanno coniato moltissime monete ma pure le Imperatrici, alcune di loro donne molto influenti e vere tessitrici di trame politiche non indifferenti. Ti segnalo a questo proposito, un interessante articolo a questo link: https://www.panorama-numismatico.com/wp-content/uploads/LE-DONNE-DELLA-DINASTIA-DEI-SEVERI.pdf1 punto
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La scomparsa Balbi de Caro è stata molto precisa nel corso di conversazioni che ebbi con lei nel definire una moneta PROOF. Aveva le idee ben chiare. Impossibile che si sia sbagliata. E si torna al punto di partenza: se la nota 56 non fu farina del suo sacco, allora posso anche concordare con chi ha sollevato dubbi sul PROOF delle lire 100 del 1940...rimane anche il dilemma della scritta PROVA su questa moneta..c'è o non c'è?1 punto
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Buongiorno a tutti., Ciao Lorenzo, grazie mille, è sempre un piacere confrontarsi con te. Un saluto Raffaele.1 punto
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Di recente sono stato qualche giorno a Marrakech e in tasca ho ritrovato qualche dirham non speso. In questo caso sulle monete è presente anche il calendario islamico, che parte dall'egira di Maometto del 622. In foto 2 dirham del 2002, che nel calendario islamico è il 1423.1 punto
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Leggendo il RIC "S" sarebbe proprio un marchio di officina di Nicomedia (zecca orientale). Come già detto in post precedenti, le lettere nei campi possono variare di significato e non indicare sempre le officine (spesso indicate in esergo), anche in base al periodo storico. Su alcune monete, se non ricordo male, potrebbero anche essere segni di valore (mi vengono in mente alcuni bronzi tipo FTR). Ovviamente, sempre disponibile a correzioni ed integrazioni da chi ne sa più di me. Ciao. Stilicho PS: La tua moneta sarebbe quindi una Not in RIC proprio per l'officina1 punto
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Bel denario, il rovescio mi piace moltissimo 😃 Dei Severi mi mancano ancora Settimio e Alessandro (senza contare 2 Giulie...), di Settimio mi è sempre piaciuta la particolarità della barba 🙂1 punto
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Buona sera Mi ricorda i sigilli cilindrici di Uruk, c'era una trentina di anni fa un articolo su Le Scienze (in soffitta) presumo si possa trovare molto materiale in rete. Cordialità1 punto
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Allo stato @ARES III, dell' oggetto in sé mi é difficile farmi una qualche idea . Sembra appoggiato in un contenitore tipo monetiere, magari con caselle 60x60 mm, e quindi piuttosto piccolo . Dal cartellino, poi, considererei che " Etruria " può avere un significato più vasto che " Etrusco " . Una buona serata1 punto
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come già detto, basta che guardi la foto della moneta postata qualche giorno fa1 punto
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Bella anche l' immagine del nuovo campanile, inaugurato il giorno di San Marco il 25 aprile 1912 dopo il crollo.1 punto
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Ciao! Nulla da aggiungere a quanto scritto dai miei dotti amici; ma cosa c'entra la balaustra? Una immagine vale più di 100 spiegazioni .... balaustra del ponte dei Camerlenghi a Venezia. saluti luciano1 punto
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Beh a questo è facile rispondere... su e-Bay si trovano migliaia di monete in vendita con fantomatici "errori di conio"... nella stragrande maggioranza minuscole occlusioni del conio o addirittura segni dovuti all'usura. O magari, per le monete che venivano confezionate in rotolini, vengono spacciati per errori di conio anche i segni circolari lasciati dal confezionamento sulla prima e ultima moneta del rotolino (il famoso "doppio cerchio"!). L'astuto 😎 venditore medio, per giustificare il fatto che una banale moneta da 1 euro possa essere in vendita a 5000, scrive per ogni banalità "errore di conio" e il gioco è fatto. Di conseguenza, molti di coloro che leggono l'inserzione, ingolositi dall'eventualità di arricchire senza sforzo, si mettono, lente alla mano, ad analizzare qualunque moneta si ritrovino in tasca alla ricerca di una qualsivoglia differenza rispetto all'originale (spesso senza nemmeno guardare l'originale...), e, alla minima traccia ecco che sperano di aver trovato il ricercatissimo "errore di conio"! Addirittura alle volte (quanti ne abbiamo visti sul forum?) chiedono la valutazione di una normalissima moneta, senza nemmeno errori particolari. Una contro-cultura terrificante, ma così è...1 punto
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L’esemplare #1 dovrebbe riferirsi al tipo CNI 116. Si potrebbe azzardare una cosa: cioè che non vi è “spazio” al R/ tra MARCVS e VENETVS. Ossia: MARCVSVENETVS1 punto
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Soldino tipo Lando. Argento 0.398 peso tra i 0.31 e 0.60 gr. Montenegro 578, Paolucci 12 - comune1 punto
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Per tornare alla nota, sono anch'io del parere che si sia trattato di un messaggio "parzialmente nascosto", volutamente inviato da Silvana Balbi De Caro, unica autrice dell'articolo apparso sul BdN 54 (che riporta l'anno 2010, ma fu pubblicato nel 2012) e dunque della nota 56. Chi l'ha conosciuta non può pensare che la Balbi De Caro potesse essere connivente con un sistema tecnico-politico che forse aveva la tentazione (tutta italiana) di far sparire qualche monetina (o più di qualche) ... in silenzio ... E chi ha seguito aste e vendite pubbliche non può non aver fatto caso che da quegli anni le monete d'oro incriminate si sono magicamente moltiplicate nel mercato, ed hanno ridotto il loro valore commerciale, nonostante tentativi forsennati di assorbirne l'esubero e sostenerne il prezzo da parte di alcuni importanti commercianti. E se dopo 3 anni (2009 > 2012) dei risultati della Commissione non si era ancora parlato, forse valeva la pena far trapelare la notizia dell'esistenza di quelle monete (e quali monete!) e relativo Panel incaricato di catalogarle, per una loro salvaguardia, quantunque tardiva ... E teniamo conto di quale tempo possa essere stato necessario ad un'opera di classificazione e valutazione di parecchie decine di migliaia di monete (di cui 10.000 italiane) da parte di una Commissione ristretta: se fossero state esaminate 50 monete per seduta (ed immagino che i membri della Commissione non facessero quel lavoro a tempo pieno ma, all'italiana, a "tempo perso" e senza specifiche competenze di numismatica mondiale contemporanea ) sarebbero stati necessari 200 giorni di lavoro per la sola parte delle italiane. Vorrei ricordare che le note spesso si prestano a commentare molti aspetti: il rimando iniziale può essere relativo ad un aspetto marginale, ma poi la nota sviluppa aspetti che è difficile attribuire ad un qualche autore diverso da chi la scrive. E sicuramente Cardarelli-Mantano non potevano avere idea della consistenza, numerosità e tipo delle monete contenute negli "undici barili" a meno che questi non fossero stati da loro preventivamente e senza autorizzazione esaminati (ed allora non lo avrebbero ammesso). Un'ultima osservazione sulle monete di prova "proof": credo si tratti di un problema semantico; non è detto che tutti, per quanto valenti numismatici, conoscano le sfumature terminologiche e tecniche relative a tutti i periodi di monetazione. Molte monete definite "proof" anche da periti o case d'asta, tali non sono (PROOF è una modalità produttiva delle monete che parte dalla preliminare lucidatura dei singoli tondelli prima della coniazione): in molti casi si tratta solo di monete con fondi lucidi perchè di primo conio. Credo che a questo si riferisse la SBDC relativamente alle 100 Lire 1940 prova.1 punto
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Buonasera a tutti, condivido una mia Piastra 1834 - Variante al R/ aquile capovolte - R2 (Nomisma 931 - Gigante 58g) Contorno al D/ (37,5 mm / 27,30 g).1 punto
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E di cosa dovresti scusarti? tutt' al più dovrei essere io a scusarmi per averti segnalato una variante che in realtà non lo è,ma si sa,chi non risica non rosica,e successo molte volte anche a me di acquistare monete con presunte varianti che poi in mano non erano tali, è il rischio in cui si incorre quando si acquista senza avere la moneta in mano,di contro succede anche che si può incappare in varianti sconosciute,e quando succede è una grande soddisfazione...1 punto
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Buongiorno a tutti, condivido l'ultima arrivata... direttamente dal 2° convegno di Salerno, dove tra l'altro, ho avuto il piacere e l'onore di conoscere delle persone veramente squisite, di chiacchierare con alcuni dei massimi esperti della monetazione napoletana, con numismatici di lungo corso e con collezionisti tanto giovani, quanto promettenti. Piastra 1856 - variante al R/ aquile capovolte (che in Araldica è simbolo di arma diffamata, fellonia o tradimento). Un saluto, Lorenzo1 punto
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Ciao a tutti, libro arrivato.. adoro le tavole di concordanza con Elmer, cunetio, bastian.. Sono veramente contento.. mi sembra proprio una bella edizione per quel poco che ho visto fino ad ora.1 punto
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Ciao @stuyvesant di fatto è la tesi stampata, da quel che ho potuto vedere/leggere tra i commenti e pareri di altri forumisti francesi e inglesi appassionati del periodo. La cosa che però ha sorpreso e stupito alcuni è che in questo testo, che si attendeva da tempo, ci sono delle lacune e delle mancanze che un po' sorprendono... rimane l'impressione che per la parte relativa ad Aureolo, Mairat abbia completamente ignorato il lavoro certosino di Doyen che, pur risalendo ormai agli anni '80, rimane ancora piuttosto valido e sostanzialmente rappresenta quanto di più completo esista su queste emissioni. In più, Jerome, nonostante sia egli stesso curatore di un importante museo inglese, abbia omesso (dimenticato? ma come?) alcune rare emissioni - per esempio di Tetrico - provenienti da ripostigli e conservati in importanti musei come ad esempio questo pezzo: D\ IMP [C] TETRICVS P F AVG R\ TR [P ?III] // COS P P Acquistato nel 1972 dal British Museum (n. inventario: 0712.3), il rovescio ha un die-link con un pezzo proveniente dal ripostiglio di Irchester e conservato al Northampton Museum. Qui qualche info sul ripostiglio: Quindi che dire... indubbiamente è e rimane un'ottimo lavoro quello di Mairat, ma... la mia valutazione è che si sia persa l'occasione di fare un po' il punto della situazione raccordando gli studi inglesi agli studi francesi e tedeschi su questo periodo coinvolgendo i diversi numismatici che in questi ultimi anni si sono cimentati con la produzione di testi, studi e analisi di ripostigli. Mairat in passato provai a contattarlo, prima di trovare la sua tesi online in pdf, ma da lui non ricevetti mai risposta quindi non so come abbia affrontato la revisione del RIC, se in solitaria o coadiuvato da altri e da chi. A ogni modo so che prima o poi mi procurerò anche questa nuova versione del RIC dedicata ai gallici, se non altro per completezza di bibliografia.1 punto
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