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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/26/24 in tutte le aree

  1. Passeggiata domenicale al mercatino; vedo questa corona austriaca 1915 a 3 euro. Mi é sembrato un buon acquisto....
    5 punti
  2. Tentatore! Ecco il mio "Campione" : era un OTTO TORNESI del 1816 , regnante Ferdinando IV . Foto del venditore, non so come hanno potuto ridurlo così....forse prima lo hanno martellato riducendolo di diametro e poi con colpi di lima ne hanno abbassato il bordo. @caravelle82 e tutti gli Amici del Museo....cosa ne pensate di questo Orrore. un caro saluto, Rocco.
    4 punti
  3. Buongiorno, ne è passato di tempo... ma alla fine e quasi per caso, anch'io ne ho messa una in collezione
    4 punti
  4. direi che è una riproduzione di una moneta di Luni che fu pubblicata, qua non sono certissimo, da Arslan... ma cercando nella bibliografia delle moneta di Luni la ritrovate per certo saluti Alain ho trovato una nota di Arslan per questa: Repertorio Moneta AM 3380. BERTINO 1997; BERTINO L.M. 2003 pp.133-134: sarebbe del vescovo Felerado. La resa decorativistica del tipo, con il monogramma a doppia B del Diritto, isola l’esemplare dalle serie note. Il FUSCONI 2010, p.28 ricorda molto dubitativamente l’attribuzione a papa Adeodato II (672-676) oppure a papa Agatone (678 ?-681).
    4 punti
  5. Sono Seeeempre talmente avanti che i mnoscerini mi si spatarrano sul lunotto posteriore dell'auto.
    3 punti
  6. Un mix medaglietta (ultima,san Antonio Padova) e monetine Regno due Sicilie ecc... Il 2 tornesi,è un gobbino 😁
    3 punti
  7. Come dice correttamente @caravelle82, si tratta di un cash (moneta contante) cinese. Il rovescio della moneta postata, per essere letto correttamente, andrebbe ruotato a sx di 90° mentre il dritto di 180°. (vedi allegati) Questa è stata sicuramente prodotta dopo il 1657 perchè la scritta in dialetto Manchu nel rovescio fu inserita da tale data (con l'Editto del Consiglio delle Entrate nel novembre 1657, fu decretato che il nome della zecca, Bao Quan o Boo-chiowan = Pechino, dovesse essere incorporato nel rovescio delle monete ... ma in alfabeto manciuriano). Da questa data le monete riportano un dritto cinese di quattro caratteri e un rovescio manciuriano di due caratteri. Sono state prodotte (tramite fusione e non coniazione) ufficialmente in ottone (70% rame e 30% zinco)… e inizialmente così è stato, ma poi sono state prodotte in bronzo (circa il 64/65 % rame, circa il 25% zinco, 8 % piombo, 2/3 % stagno) e anche in ferro. Le monete che seguono questo modello sono state fatte sicuramente fino ai primo anni del '900 (imperatore Guangxu) La moneta che hai postato tu (Qianlong Tong Bao) è stata fatta sotto l’Imperatore Qianlong (乾隆) (25 settembre 1711 – 7 febbraio 1799), mentre gli altri due ideogrammi significano Tong Bao (通寶) ovvero “1 contante”. (ne posto una in buone condizioni) - Piccole variazioni negli ideogrammi (es. 缶 invece di 生) identificano la tipologia di moneta e danno anche traccia dell'anno di produzione (es. monete a nome Qianlong sono state fatte anche dopo la sua morte... per esempio, sotto l' imperatore Jiaqing fu ordinato che 1 moneta su 5 prodotta nello Xinjiang dovesse recare l'iscrizione Qianlong Tongbao (乾隆通寶) per onorare l'imperatore Qianlong e celebrare la sua conquista della regione. Purtroppo le condizioni di quella postata non permettono di vedere le differenze negli ideogrammi. Per il materiale ... prova a avvicinare una calamita.
    3 punti
  8. Buonasera a tutti, oggi ho avuto un po di tempo per le mie monete, queste che vi mostro le ho riunite in un simpatico vassoio, un vassoio di fortuna, per fotografarle insieme. Volendo potremmo definirla una mini collezione. Saluti Alberto
    3 punti
  9. Direttamente dall’asta Kunker odierna, Lotto 7436 Ludwig der Fromme, 814-840. Denar 819/822, Venedig. 1,22 g. +HLVDOVVICVS IMP Kreuz//+VEN / ECIAS. Biaggi 2746 (R2); Depeyrot 1116 D; M./G. 456. Hübsche Patina, vorzüglich
    2 punti
  10. Io rimango attonito ahahahaahah Ma perchè? Che senso avrebbe😅 Comunque lo battezzo 8 tornesi TORTELLINO!!! Ehhhh
    2 punti
  11. Un meraviglioso esemplare di bronzo da 40 nummi ostrogoto battuto a Roma da Teodato si riaffaccia in asta questa volta per il martello di Roma Numismatics (Auction XXX lotto 582). Questa moneta combina un ritratto apparentemente ostrogoto (con l'effige del re a dx con Spangelhelm e vestiti dell'incoronazione su cui spicca una vistosa croce pettorale) con un rovescio di epoca flaviana. Grierson, p. 11, dice che “questi folles sono le monete più impressionanti emesse da qualsiasi sovrano germanico del V o VI secolo”. Sicuramente, insieme al follis di Giustiniano battuto a Roma, uno dei ritratti naturalistici più impressionanti del periodo in area italica. La moneta in questione, possiede, inoltre un gran pedigree in quanto, prima di essere passata in asta Artemide nel 2022, faceva parte della collezione Apostolo Zeno, poeta di corte dell'imperatore Carlo VI, vissuto tra il 1668 ed il 1750, e venduta all'asta, insieme a tutta la collezione, da Dorotheum a Vienna nel 1955. Descrizione ★ Ex Apostolo Zeno Collection ★ No Reserve Ostrogoths, Theodahad Æ 40 Nummi. Rome, circa AD 535. D N THEODΛHΛTVS REX, helmeted bust to right, wearing imperial mantle / VICTORIA PRINCIPVM, Victory standing to right on prow, holding wreath and palm; S-C across fields. A. Arslan and M. Metlich, ‘A die study of the Theodahad Folles’, in The Coinage of Ostrogothic Italy, p. 130, 1c, B1-L5 (this coin); Metlich 89b; MEC 141; MIB 81; BMC Vandals 19-24; Ladich 16-25. 9.44g. 25mm 6h. Near Extremely Fine; superb green patina. An outstanding example of this very rare and fascinating issue. This coin published in A. Arslan and M. Metlich, ‘A die study of the Theodahad Folles’, in The Coinage of Ostrogothic Italy (London, 2004); Ex Artemide Aste s.r.l. (San Marino), Auction LVIII, 5-6 November 2022, lot 568; Ex Apostolo Zeno (1668-1750) Collection = Dorotheum-Kunstabtailung, Sonder-Münzauktion, Sammlung Apostolo Zeno, 6 June 1956, lot 2591. Arslan in "La moneta in bronzo degli ostrogoti" in ACTA NUMISMATICA, 2022, pp. 249-284 su questa moneta:
    2 punti
  12. Bene. Se avete un altro Deputato sotto mano che abbia voglia di ri-sollecitare l'interrogazione....chissà che, al secondo (o magari al terzo) sollecito potrebbero anche degnarsi di rispondere.....che poi, in un Paese che si autodefinisce una democrazia moderna e che non perde occasione di affermare la sua vocazione europeista (non solo per ovvie ragioni geografiche), un Deputato debba più volte sollecitare una risposta ad una sua interrogazione, per me rimane un fatto incomprensibile, ma tant'è, questo è quanto. M.
    2 punti
  13. Riproduzione in oro del denaro di Luni rinvenuto negli scavi, assieme ad altre monete Lunensj. Che si tratti di una riproduzione e’ fuor di dubbio. Il denaro originale, di tipo pre-carolingio, con pesi e diametri ridotti, ricorda le emissioni coeve a Pipino. Ebbi modo di esaminare il denaro ritrovato che riporta le medesime abbreviazioni che si riscontrano nelle altre emissioni per Luni, in piombo, ed interpretate come E(cclesia) B(asiliana) sull’interpretazione del monogramma come riferimento a papa Adriano I sarei prudente. la monetazione dj Luni e’ eccezionale sotto molti punti di vista: tipologico, metrologico, dell’autorità emittente etc. mi domando quale sia stata la ratio di riprodurre tale rara coniazione in oro salvo qualche emissione celebrativa posteriore - dichiarata come tale - da privati locali o qualche banca …
    2 punti
  14. Prese ieri in ciotola a quattro soldini. Orrorini tra cui un 2 tornesi gobbino😁 Fuori gli orrorini😅
    2 punti
  15. Da un post del marzo 2010. "...Un'altra moneta d'argento è stata rinvenuta nel 1974 in uno strato altomedievale nella zona del foro: riporta al D\ le lettere EB (Ecclesie Basiliane) e al R\ la lettera A desinente in alto a croce greca ed accostata da due P di minor formato (peso 1,15 g e diametro 11mm). La moneta è stata attribuita dal Bertino al breve periodo tra la caduta del regno longobardo (773) e l'introduzione in Italia della monetazione carolingia (ca. 780/790). Le lettere del R\ sono state interpretate come A(drianus) p(a)p(a): la moneta sarebbe stata quindi emessa dalla Chiesa lunense e a nome del papa regnante (Adriano I, 772-795)...."
    2 punti
  16. Questi argentei di abdicazione di Serdica sono estremamente rari. Nell’opera di Georges Gautier « Le Monnayage en argent de la réforme de Dioclétien (294- 312 p. C.) », pubblicato lo scorso anno, se ne conoscono 6 esemplari in totale per i due «seniores augusti », coniati in tre officine (A, B, Δ). Il rovescio è simile ai folles di abdicazione, tranne che per la legenda abbreviata PROVID DEORVM QVIES AVGG. Questo argenteo è quindi il settimo, e non è proprio inedito. Ne troviamo un esemplare per la prima officina al n° 26 bis a del libro di Gautier (Vendita Tkalec, Londra, 21 gennaio 2018) (l’esemplare del Not in RIC per la seconda officina menzionato da @Stilicho è quello 28a ). La legenda al dritto per entrambi gli esemplari è D N MAXIAMIANO F S AVG (felicissimo seniori augusto) e non B S AVG (beatissimo seniori augusto) come descritto da Naumann. Probabilmente stessi conii.
    2 punti
  17. In questa vecchia banconota canadese di una banca privata abbiamo Nettuno, Mercurio e un'altra divinità non meglio identificata che osservano con grande interesse tre soggetti su uno scoglio. Non sono cozze ma giovani ragazze succinte.
    2 punti
  18. Spesi 10 euro, ma per 10 esemplari di 500 lire Mercurio ne è valsa la pena! Il venditore di tutt'altro non sapeva che farsene, ed io non potevo di certo lasciarli lì a prendere polvere! Anche se ho già da molto tempo la serie completa (1974-76-79) in fds questi con i numeri consecutivi mi potrebbero servire in futuro in blocco per uno scambio, magari con qualcosa che costa una trentina di euro conservazione quasiFDS-FDS
    2 punti
  19. COSTANTINOPOLI: la CRISI di un impero in UNA MONETA Nell’XI secolo l’Impero bizantino va in crisi e l’indebolimento progressivo del sistema e le lotte per il potere si riflettono anche nella monetazione di Luca Mezzaroba | All’interno della millenaria storia dell’Impero bizantino, il periodo che gli storici identificano come “dominio dell’aristocrazia burocratica”, che ha inizio con la morte di Basilio II (1025) e termina con l’avvento della dinastia dei Comneni (1081), coincide con l’avvio della grave e repentina crisi che porterà lo Stato bizantino ad essere preda di popoli più aggressivi, primi tra tutti normanni e turchi selgiuchidi, i quali di fatto ne causeranno, se non la fine, almeno l’irrimediabile decadenza. La scomparsa degli ultimi grandi sovrani militari della dinastia macedone infatti portò sul trono dell’impero figure dalle scarse se non inesistenti capacità di governo; costoro, esponenti dalla potente aristocrazia latifondista e spesso supportati dalla chiesa della capitale (pronta ad appoggiarli in cambio di cospicue donazioni), non esitarono a smantellare il sistema dei piccoli proprietari terrieri, alla base dei themi e dunque dell’organizzazione militare bizantina, gonfiando al tempo stesso i salari della burocrazia civile di Costantinopoli. Se da un lato queste decisioni portarono al collasso la potenza militare dell’impero, d’altra parte appare evidente che le fazioni legate alle diverse famiglie aristocratiche iniziarono presto una terribile lotta interna, fatta di colpi di stato e congiure, per prendere il potere nella capitale assumendo la carica imperiale. A parte rarissime eccezioni, quanto detto fino ad ora non sembra influenzare in modo particolare la monetazione del periodo: specialmente sul piano iconografico, negli histamena e nei tetartera i vari sovrani, pur dovendo la loro elezione ad adozioni o matrimoni con donne della famiglia imperiale, si fanno rappresentare come unici detentori del potere, abbigliati con i più splendidi abiti di corte e reggendo importanti insegne del potere; essi sono spesso accompagnati dalla Vergine e in ogni caso sempre sotto la protezione di Cristo (raffigurato ormai stabilmente al dritto delle monete) di cui gli imperatori erano i soli rappresentanti sulla terra. Questo tipo di iconografia si può ritrovare ad esempio negli histamena di Costantino X Ducas (1059-1067), membro di una delle famiglie più potenti della corte bizantina. Sposato con Eudocia Macrembolitissa, nipote del patriarca Michele Cerulario, nella moneta d’oro egli appare comunque da solo al rovescio; indossa una ricca corona con pendilia, il sakkos, una tunica di colore nero, e il classico loros decorato da perle e pietre preziose. Nella mano destra il basileus stringe il globo crucigero mentre nella sinistra il labaro; egli infine poggia i piedi su un particolare supporto, detto suppedion, costituito da un cuscino (o un tappeto) spesso tondo e di color porpora che stava ad indicare la sacralità del sovrano, il quale non poteva toccare il terreno ritenuto “impuro”. Histamenon di Costantino X Ducas. Nel D/ Cristo Pantocratore seduto in trono, nel R/ Costantino X Ducas in piedi su un suppedion con globo crucigero e labaro. Oro, mm 27; g 4,39; h 6 Proprio la morte di Costantino X tuttavia sarà alla base dei cambiamenti iconografici (e non solo) che avranno un forte impatto sulla moneta d’oro, la quale diventerà infine testimone principale della crisi politica e sociale che l’impero stava attraversando in quei decenni. Nonostante Michele VII, il primogenito dei numerosi figli del sovrano, avesse l’età per governare, lo zio Giovanni Ducas e l’onnipotente Michele Psello (letterato e politico autore di una Cronografia che narra le vicende di quegli anni) imposero la reggenza dell’imperatrice Eudocia Macrembolitissa, la quale, nonostante gli elogi dello stesso Psello, era totalmente soggetta alla volontà dei suoi due protettori. Tale situazione influì ovviamente sulla monetazione dell’impero: anche se la sovrana era già apparsa in alcuni follis del marito, nei quali la coppia imperiale reggeva insieme un labaro con croce vestendo i consueti abiti di corte, al momento dell’assunzione del potere la sua figura viene rappresentata anche sugli histamena assieme ai figli che, in ogni caso, mantenevano il ruolo di co-imperatori nel pieno rispetto della gerarchia tanto cara al mondo bizantino. Follis di Costantino X Ducas. Nel D/ Cristo nimbato, nel R/ Costantino X Ducas ed Eudocia Macrembolitissa in piedi con labaro su tre gradini. Bronzo, mm 28; g 7,94; h 6 Riguardo l’ordine delle precedenze seguito dai vari personaggi, vanno peraltro segnalate due curiose particolarità legate all’iconografia di questo histamenon: anche se la rappresentazione delle diverse figure sembra del tutto normale, con il Pantocratore seduto in trono al dritto ed Eudocia al centro, affiancata dai due figli al rovescio, l’analisi dei dettagli rivela tuttavia l’estrema attenzione ai ruoli interni alla corte e soprattutto la reale considerazione di cui poteva godere una donna nel Sacro Palazzo, anche se imperatrice. Fin dal VII secolo infatti il rigido ordine gerarchico che regolava la raffigurazione dei sovrani sulle monete e sugli altri supporti artistici prevedeva che, nel caso fossero presenti due figure, la principale stesse sulla sinistra e l’altra sulla destra, nel caso invece i personaggi fossero stati tre, il centro sarebbe stato occupato dal sovrano, la parte destra dal co-reggente più anziano la parte sinistra da quello più giovane. Questo secondo modello però non si applica all’iconografia dell’histamenon di Eudocia nel quale la sovrana, pur avendo dimensioni maggiori dei figli Michele e Costantino e pur essendo dotata di insegne non certo inferiori (l’imperatrice stringe lo scettro, i figli il globo crucigero e l’akakia e tutti poggiano sul suppedion) presenta Michele, il maggiore, sul lato sinistro. Tale situazione si spiega sulla base della specifica e meticolosa ideologia bizantina, la quale di fatto “eliminava”, nel conteggio generale delle figure presenti, quella femminile nel caso questa occupasse la posizione principale ma fosse accompagnata da altre figure maschili; queste ultime sarebbero quindi state le uniche prese in considerazione per l’organizzazione iconografica della moneta. Histamenon di Eudocia Macrembolitissa. Nel D/ Cristo Pantocratore seduto in trono, nel R/ Eudocia con scettro (al centro) e i figli Michele VII (a sinistra) e Costantino (a destra) con akakia e globo crucigero. Oro, mm 27; g 4,39; h 6 La seconda particolarità è legata al personaggio di Costantino: egli infatti non era in realtà il secondogenito, ma il terzo, preceduto da un altro fratello di nome Andronico. Anche in questo caso la spiegazione si rifà all’ordine di precedenze proprio della corte dell’impero: se infatti Michele e Costantino erano stati nominati dal padre co-imperatori, e dunque avevano il diritto di essere rappresentati nella moneta, Andronico invece, molto più interessato agli studi, non aveva ottenuto la carica e dunque non poteva apparire nell’iconografia ufficiale. A tutti questi personaggi presenti sulla scena, e sulla moneta, dobbiamo tuttavia aggiungerne un altro: il generale Romano Diogene. Dopo pochi mesi di reggenza infatti Eudocia Macrembolitissa, con grande sorpresa e sdegno di Michele Psello, decise improvvisamente di sposare questo generale che lo stesso Psello definisce “a volte schietto, ma più spesso insincero e pretenzioso”. In realtà, per l’impero, la situazione militare, iniziava a divenire insostenibile con i normanni alla conquista dell’Italia meridionale ma soprattutto in seguito alle numerose e devastanti incursioni dei turchi selgiuchidi, mai contrastate a causa del degrado dell’esercito. Non possiamo certamente affrontare in questa sede gli eventi che segnarono il tragico regno di Romano IV (1068-1071), che terminerà con la terribile sconfitta di Manzikert e la contemporanea caduta di Bari; qui basterà analizzare l’iconografia dei suoi histamena che, a parere di chi scrive, rappresentano in modo chiaro la crisi politica e sociale che stava vivendo l’impero, forse ancora più drammatica del disastro militare contro i turchi. Histamenon di Romano IV Diogene. Nel D/ Michele VII (al centro), con labaro e akakia, con i fratelli Costantino (a sinistra) e Andronico (a destra) con globo crucigero e akakia. Nel R/ Cristo che incorona Romano IV ed Eudocia entrambi con globo crucigero. Oro, mm 26; g 4,34; h 6 L’histamenon, realizzato durante il regno di Romano IV Diogene, abbandona infatti la rappresentazione del Cristo Pantocratore al dritto per lasciare spazio ad una moltitudine di figure imperiali: il dritto è invece occupato da Michele VII, al centro, affiancato dai fratelli Costantino, a sinistra, e Andronico, a destra. Tutte le figure indossano il loros e la corona con pendilia, Michele VII poi stringe un labaro e l’akakia mentre Costantino e Andronico sostituiscono la prima insegna con il globo crucigero. Il rovescio è dominato invece dall’incoronazione simbolica dei sovrani: Cristo, nimbato e in piedi su un suppedion in posizione centrale, si pone tra Romano IV, a sinistra, ed Eudocia, a destra. Entrambe le figure indossano la corona con pendilia e reggono il globo crucigero; per quanto riguarda le vesti, mentre il basileus porta chiaramente il loros, l’imperatrice sembra avere un abito diverso. Se infatti la parte superiore si può identificare con il loros usato dalle sovrane, la parte inferiore, caratterizzata da un elemento di forma quasi ovale, ha fatto pensare a vari studiosi che si potesse trattare del thorakion, un capo di abbigliamento a forma di scudo decorato da perle e pietre preziose; studi più recenti hanno tuttavia dimostrato come l’abito indossato da Eudocia sia effettivamente un loros che, tagliato nella sua parte finale, non terminava avvolgendo il braccio sinistro (come appare per quello indossato da Romano IV) ma veniva semplicemente infilato nella cintura o nel vestito stesso. Al di là dello splendore delle insegne imperiali si nascondeva tuttavia una situazione di feroci lotte interne alla corte e di crisi militare: nonostante l’odio di Michele Psello, è indubbio che Romano IV, una volta asceso al trono, aveva agito in modo autoritario cercando di esautorare dal potere i figli del predecessore. Non potendo eliminare fisicamente Michele VII ed i fratelli, il nuovo basileus li fa raffigurare nel dritto della moneta (al posto d’onore) ma ne aumenta il numero (comprendendo anche Andronico) svuotando di fatto la carica di ogni potere reale; al tempo stesso Romano IV e l’imperatrice, si pongono nel rovescio, in posizione subordinata, ma incoronati da Cristo e con tutte le insegne del potere sovrano, una scena che peraltro sarà rievocata, senza sostanziali mutamenti, anche sui sigilli. Sigillo realizzato durante il regno di Romano IV Diogene. Nel D/ Cristo che incorona Romano IV ed Eudocia entrambi con globo crucigero. Nel R/ Michele VII (al centro), con stendardo, con i fratelli Costantino (a sinistra) e Andronico (a destra) con globo crucigero e akakia. Piombo, mm 34; g 35,19; h 12 Pur raggiungendo elevatissimi livelli artistici nella rappresentazione delle insegne e dei personaggi, i quali perdono spesso le connotazioni di ieraticità tipiche del mondo bizantino in favore di una raffigurazione maggiormente realistica, dal punto di vista iconografico la monetazione dell’XI secolo si concentra dunque sempre di più su una pura celebrazione del sovrano. Costui appare impegnato solo ad esaltare la sua figura in opposizione agli altri membri della corte e ai parenti del sovrano cui è succeduto mentre è totalmente ignaro dei reali problemi politico-militari che attanagliano lo Stato e la popolazione. Histamenon scifato di Michele VII Ducas. Nel D/ Cristo nimbato; nel R/ Michele VII in piedi con labaro e globo crucigero. Oro / elettro, mm 30; g 4,40; h 6 A tale svuotamento del valore propagandistico (ben diverso ad esempio dalle scelte operate dai sovrani del VI e del VII secolo, i quali vivevano situazioni non molto diverse) bisogna infine aggiungere la più grave crisi che può colpire la moneta, vale a dire la sua svalutazione. Sarà proprio il debole Michele VII (1071-1078), asceso al trono in seguito alla sconfitta di Romano IV, a segnare la fine dell’histamenon. Nonostante il suo carattere estremamente ingenuo e pudico, tale che, secondo l’immancabile testimonianza di Psello, “se qualcuno si lascia sfuggire di bocca una parola triviale o anche solo il termine crudo di ‘amore’ subito lo si vede avvampare in volto” egli non si farà scrupoli a ridurre la quantità di oro presente nella moneta portandola a soli 12 carati. Un segno evidente della crisi dell’impero… https://www.cronacanumismatica.com/costantinopoli-la-crisi-di-un-impero-in-una-moneta/
    2 punti
  20. Buongiorno. Nella prossima asdta Naumann viene presentata la seguente moneta segnalata come: Unpublished Argenteus MAXIMIANUS HERCULIUS (First reign, 286-305). Argenteus. Serdica. Obv: D N MAXIMIANO B S AVG. Laureate and mantled bust right, holding branch and mappa. Rev: PROVID • DEORVM QVIES AVGG / S - F / A / •SM•SD•. Providentia standing right, extending hand to Quies standing left, holding branch and sceptre. RIC -, cf. 10b (Aureus); RSC -; cf. NAC 46, lot 691 (with officina B); cf. Gorny & Mosch 180, lot 431 (same). Condition: Extremely fine. Weight: 3.19 g. Diameter: 20 mm. La moneta in questione è presentata ad una base d'asta di 4.000 euro a fronte della stima di 5.000 euro https://www.numismatik-naumann.at/auktion/#!/auction/lot?a=4301&l=799&p=4&c=100319
    1 punto
  21. Due soli euro mi è costato il "campione" per il Museo 😁 Lo scopriremo?
    1 punto
  22. Complimenti per la descrizione, o meglio, le descrizioni; sempre curate ed efficaci.
    1 punto
  23. Ciao Stilicho, Che io sappia, in tutta la produzione d’argento tetrarchica, che bisogna ammetterlo non spicca per la sua inventiva, sono gli unici argentei di abdicazione esistenti. La presenza delle lettere S M (Sacra Moneta) nell'esergo dimostra che sin dal trasferimento della zecca da Tessalonica a Serdica nel 303, quest'ultima assunse un'importanza preponderante. Nel 305 Serdica è il luogo di residenza principale del nuovo Augusto Galerio. Esistono anche due aurei di abdicazione coniati nello stesso tempo a Serdica per Diocleziano e Massimiano. L’aureo al nome di Diocleziano, Vendita Trau 1935:
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  24. 1 punto
  25. Peccato per i numerosi segni altrimenti avrebbe raggiunto lo SPL. Per me BB+ pieno.
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  26. 2 €uro? Orrore! Dovevamo essere informati prima! Qualche altra informazione riguardo questa mela morsicata?
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  27. Il miglio grosso visto ultimamente 😆
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  28. Pescata domenicale da piccola cassetta di monete , two shillings 1948 e una serie divisionale a cui hanno tolto i moduli d'argento piú grossi,ma hanno lasciato il 10 cent . Mica male ,2€ , per tre monete fior di conio di cui una d'argento.
    1 punto
  29. Portacipria in argento 800 dei primi del Novecento con portarossetto e specchio interno, coperchio incernierato con molla e chiusura con aggancio del portarossetto tramite una pietra cabochon verde. Fiori cesellati all’esterno. Misure: 8,5 x 6,3 x 1,8 cm. Peso: 139 g. Marcato Ag 800 e col marchio di fabbrica sulla cornice dello specchio e sul portarossetto. Il portarossetto ha anche inciso il n. 11. Questo numero preceduto dal marchio di fabbrica e dal titolo dell’argento compare anche sul fondo della scatola. apollonia
    1 punto
  30. Se esistesse una discussione sui magnifici errori di conio o dei falsi più belli,avresti sempre lo scettro credo🤣
    1 punto
  31. Allego il testo dell'interrogazione a risposta scritta, che risulta ancora "in corso" (sic!) La stessa interrogazione è stata sollecitata dallo stesso Deputato in data 3.10.2017. M. Interrogazione.pdf
    1 punto
  32. Sono d'accordo con Oppiano, è un denaro in argento, ho avuto modo di vederlo al Museo di Luni, molti anni fa. Nella collezione Remedi di Sarzana pare ci fossero 6 esemplari, purtroppo dispersi? L'esemplare mi lascia un poco perplesso sulla sua autenticità? Ciao Borgho
    1 punto
  33. Essendo l'anno islamico lunare formato da 354 o 355 giorni per la conversione della data non si può usare un numero fisso, varia con il passare del tempo, la differenza iniziale era di circa 622 anni (anno 0 dell'Egira - 622 gregoriano). Per esempio: in questo franco del Marocco (1945-1364) abbiamo una differenza di circa 581 anni, attualmente la differenza è scesa a circa 579 anni (2024-1445). Una differenza che si azzererà con il passare degli anni, in buona sostanza le due date andranno a combaciare, a gennaio del 20875 gregoriano sarà il 20875 islamico. Diversa situazione con il calendario attualmente in uso in Iran. Sia l'islamico che il persiano fissano il loro inizio con lo stesso evento, la fuga di Maometto dalla Mecca a Medina (622 d.C.), ma a differenza dell'islamico il calendario solare persiano dura circa 365 giorni. Moneta iraniana da 250 rials del 1378 (1999) (1378+621 - 1999-621) Rispetto la data islamica calcolare la data iraniana è piuttosto semplice, è sufficiente sottrarre alla data gregoriana 621 anni od aggiungerli alla data iraniana. Il risultato non è proprio perfetto al 100% ma siamo lì. Attualmente e sino al 19 marzo 2024 siamo nel 1402, dal 20 marzo 2024 e per 365 giorni saremo nel 1403 (2024-621 = 1403).
    1 punto
  34. Solo il numero in uscita è prescritto ( per i commercianti ,le aste neanche quello devono indicare) Il che , in pratica , per qualcuno equivaleva a scrivere il criticato “ te l’ho venduta io”…..ma tant’è , questo è quanto richiesto dall’articolo 64. Il perché sia così lo abbiamo già spiegato precedentemente .
    1 punto
  35. I due dritti a confronto : testa piccola. Testa grossa.
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  36. Finalmente sono riuscito ad averla dopo anni e anni di ricerca e speranza nel poterla trovare 🙏🏻
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  37. ANTICO PORTAROSSETTO IN ARGENTO 800 INCISO, prima metà del 900. Misure 5,5 x 1,7 x 1,7 cm; peso 22,4 g. Coperchio con il vano per lo specchietto apribile a scatto. Pietra cabochon alla chiusura sulla parte estraibile. Marchio 800 e n. 63 sulla parte estraibile che presenta evidenti segni di ossidazione dell’argento a solfuro. apollonia
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  38. Non sempre le fatture descrivono con precisione ciò che viene acquistato. Spesso hanno come descrizione "lotto di x monete". Poi non essendoci le foto è difficile dimostrare cosa si è acquistato, anche se comprando in asta spesso c'è un riferimento fotografico. Credo che sia per questo che l'art. 64 chiede di emettere un attestato di autenticità e provenienza che tuteli il cliente. Arka Diligite iustitiam
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  39. Comunque: Vittorio Emanuele III di Savoia (1936-1943) Re e Imperatore · Regno d'Italia 1 lira · 1939 Anno XVII-1943 Anno XXI Aquila romana 2° tipo · ø 26,7 mm · 7,84/8,16 g · Ac Moneta comune: catalogo Gigante. 1 lira di acmonital, coniata nel 1940 Anno XVIII a Roma · Acmonital (Ac) · ø 26,7 mm · h 2 mm · peso 7,84/8,16 g · asse di conio a 180° · Comune Dritto VITTORIO • EMANVELE • III • RE • E • IMP • Testa del re volta a sinistra. Nell'esergo, lungo il bordo, G • ROMAGNOLI. Rovescio I T A / L I A Aquila romana spiegata, poggiante con gli artigli su un basamento; dietro a questa, sul fondo, un fascio littorio con scure completa verso destra sormontata da una testa di ariete. Nell'esergo, a sinistra, 1940 // R, centralmente, lo scudo sabaudo della croce coronato tra L. / 1 e, a destra, XVIII. Contorno Godronato Queste monete possono essere sia debolmente magnetiche, se il loro tondello presenta una percentuale significativa di nichelio, sia fortemente magnetiche, se il loro tondello presenta solo tracce trascurabili di nichelio ed una composizione sostanziale di ferro (82%) e cromo (18%). Dato il progressivo ridursi della percentuale di nichelio nei tondelli, non sempre risulta agevole individuare le monete debolmente calamitabili; … Esistono degli esemplari di questa moneta, che, curiosamente, riportano, nel rovescio, l'anno XVIIII dell'era fascista, dove la quarta barra è più corta (nella parte bassa) rispetto alle altre tre. A seguito della conquista dell'Etiopia (allora Abissinia), fu emanato il RDL 754/1936, dal titolo: "Dichiarazione della sovranità piena ed intera del Regno d'Italia sull'Etiopia ed assunzione da parte del Re d'Italia del titolo di Imperatore di Etiopia". Ben presto si palesò la necessità non soltanto di rappresentare anche nella monetazione il fondato Impero, ma anche di adeguare la circolazione metallica agli aumentati bisogni, tenendo conto delle peculiari esigenze delle regioni conquistate. Fu perciò disposto il riordinamento della circolazione monetaria metallica di Stato autorizzando, per effetto del RDL 1674/1936, la creazione della cosidetta "serie imperiale", celebrativa della costituzione dell'Impero. Pertanto, in forza del RD 2510/1936, fu autorizzata l'emissione delle monete d'oro da 100 lire e 50 lire e, a seguito del RD 2511/1936, fu autorizzata l'emissione delle monete d'argento: 20 lire, 10 lire e 5 lire; di nichelio: 2 lire, 1 lira, 50 centesimi e 20 centesimi; e di bronzo: 10 centesimi e 5 centesimi, in sostituzione delle monete con i medesimi metalli in circolazione in quel periodo. Infine, in forza del RDL 907/1938, fu atorizzata l'emissione di nuove monete di acmonital, in sostituzione di quelle di nichelio della stessa serie imperiale, e, in forza del RD 727/1939, fu autorizzata l'emissione di nuove monete in bronzital, in sostituzione di quelle di bronzo della stessa serie imperiale [MdF 1940, pp. 35-39, 44]. Col RDL 907/1938, "ritenuta l'urgente necessità di attuare anche nel campo monetario le direttive per l'autarchia economica nazionale", fu disposta la fabbricazione e l'emissione di nuove monete da 2 lire, 1 lira, 50 centesimi e 20 centesimi, della serie imperiale, apparentemente identiche alle precedenti, ma usando invece del nichelio un metallo denominato "acmonital", cioè "acciaio monetale italiano" [D'Incerti 1973, p. 246]. Essendo il nichelio un metallo di importazione dall'estero ed indispensabile all'industria bellica, si esaminò la possibilità di sostituirlo con una nuova lega di produzione nazionale. Gli studi al riguardo compiuti, con tenace volontà, della Società anonima nazionale "Cogne" di Aosta, condussero alla composizione di una speciale lega d'acciaio inossidabile, che le prove di coniazione, eseguite con ottimi risultati dalla zecca, dimostrarono di rispondere pienamente allo scopo. Può, anzi, affermarsi che la nuova composizione, dal nome depositato di "acmonital", per le sue caratteristiche di resistenza all'usura e alla deformazione, di lucentezza e inalterabilità, nonché per le maggiori difficoltà che opponeva alle falsificazioni, si dimostrò preferibile al nichelio. Pertanto, in forza del RDL 907/1938, si autorizzò la fabbricazione e l'emissione delle nuove monete di acmonital in sostituzione di quelle di nichelio, destinate pertanto ad essere ritirate e demonetate. Tuttavia, in virtù delle oggettive difficoltà della zecca di lavorare la nuova lega metallica e dell'inadatta attrezzatura in suo possesso a trattare la fusione e la laminazione del tipo di lega di acciao prescelto, così come avvenne per la lavorazione dei tondelli di nichelio, fu deciso di affidare all'industria privata la lavorazione dei nuovi tondelli di acmonital. La Società anonima nazionale "Cogne" si assunse l'impegno di fornire i tondelli di acmonital dei diversi tagli. Il provvedimento, che attuava, anche in ambito monetario, le direttive dell'autarchia economica, consentì una notevole economia nell'approvigionamento dall'estero del nichelio, permettendo, inoltre, di fronteggiare adeguatamente le continue e crescenti esigenze dell'Africa Orientale Italiana, dove per l'appunto gli spezzati metallici, in particolare quelli da 2 lire e 1 lira, si dimostrarono particolarmente adatti a diffondere la monetazione italiana a scapito del tallero di Maria Teresa [MdF 1940, p. 39]. Per quanto nel RDL 907/1938, fossero precisate la caratteristiche fisiche (diametro e peso con relative tolleranze) delle nuove monete, non fu data alcuna indicazione in merito la composizione della lega acmonital. La direzione tecnica della Cogne, a seguito di una precisa richiesta, rispose che la lega usata corrispondeva ad un acciaio inossidabile austenitico [72% di ferro] al cromo-nichelio, con tenore medio di cromo pari al 19% e di nichelio pari al 9%. Una tale lega risulta perfettamente amagnetica. Tuttavia, parte delle monete dei quattro tagli in oggetto risulta, seppur debolmente, magnetica. La direzione della Cogne si limitò ad attribuire questo diverso comportamento magnetico a differenze occasionali di incrudimento dei tondelli. Accurate analisi chimiche, confermarono che furono utilizzate varia leghe sensibilmente diverse tra loro, riducibili alle seguenti quattro: cromo 19,6% e nichelio 10,3 %; cromo 16,0% e nichelio 11,0%; cromo 19,2% e nichelio 9,5%; cromo 20,1% e nichelio 9,9% [D'Incerti 1973, pp. 246-248]. Date le difficoltà di coniazione delle monete di acmonital, la zecca, per ottenere una coniazione decorosa, fu costretta a rifare i punzoni ed i relativi conî, modificandone il rilievo in maniera opportuna. Il primo impiego ufficiale della nuova lega acmonital si ebbe per le monete portanti il millesimo 1939-XVII. Per questa emissione furono usati i conî ricavati ancora dai punzoni originali, serviti per coniare le monete di nichelio. Proseguì poi, coi nuovi conî, con le monete datate 1939-XVIII e con le prime emissioni di quelle datate 1940-XVIII; monete queste, che, grazie ai conî rifatti, presentano un aspetto notevolmente migliore rispetto a quello delle monete datate 1939-XVII. Nel corso del 1940, resasi sempre più grave la mancanza di nichelio, fu necessario eliminarlo del tutto nella composizione delle monete, anche se di detta modifica non vi è traccia in alcun decreto. A seguito degli opportuni esperimenti fu scelta la lega di ferro contenente solo cromo nella quantità del 18%, col nichelio ridotto a sole tracce (0,10-0,15%): cioè un acciaio inossidabile ferritico [82% di ferro] , fortemente magnetico. Le monete datate 1940-XVIII furono coniate inizialmente con l'acmonital dei primi tipi contenenti nichelio, poi con la nuova lega senza nichelio; pertanto, le monete con quest'ultima data furono coniate con leghe: amagnetiche, debolmente magnetiche e fortemente magnetiche [ibid., pp. 248-250]. Tuttavia, diversi tondelli non calamitabili, preparati nel 1940, finirono, per errore o per esaurire qualche piccola rimanenza, nei quantitativi predisposti per le successive coniazioni effettuate con i nuovi tondelli di ferro-cromo, e, insieme a questi ultimi, furono coniati negli anni successivi. Tra le monete di nichelio e quelle di acmonital, nonostante quanto indicato nei relativi decreti, non si riscontrano differenze apprezzabili di diametro e di peso. infatti, per tutte le monete si notano differenze di diametro anche maggiori rispetto ai corrispondenti valori teorici dei due tipi di metallo; tuttavia, essi rientrano nella tolleranza ammessa dai decreti, pari a più o meno 10 millesimi, per le monete di nichelio, e 20 millesimi, per quelle di acmonital. Per le monete da 2 lire la notevole differenza è dovuta al fatto che il contorno delle monete di nichelio è liscio, mentre nelle monete di acmonital è godronato. Per mantenere invariato il peso delle monete, nonostante il diverso peso specifico dei vari componenti, la Cogne ricorse alla modifica del loro spessore, così rilevato in millimetri: 2 lire (2,00 nichelio - 2,15 acmonital); 1 lira (1,85 nichelio - 2,00 acmonital); 50 centesimi (1,60 nichelio - 1,80 acmonital); 20 centesimi (1,40 nichelio - 1,50 acmonital). Differenze inconfondibili, che basterebbero da sole a individuare i due tipi di monete, si possono rilevare nell'aspetto delle superfici, nello spessore del rilievo, nella nettezza dell'incisione. Il nichelio, infatti, è un metallo molto malleabile che permette una perfetta coniazione; l'acmonital, invece, è molto duro e coniabile con difficoltà, usando pressioni molto più alte di quelle consuete. Pertanto, il rilievo delle monete di acmonital appare più modesto e meno netto e le superfici appaiono più chiare e legermente più opache [D'Incerti 1973, pp. 247-248]. Per le monete da 1 lira di acmonital, del tipo "Aquila romana", il potere liberatorio, per i pagamenti tra privati, fu fissato a 50 lire [MdF 1940, p. 59, tab. II]. Le monete di acmonital da 1 lira, del tipo "Aquila romana" del 2° tipo, furono coniate dal 1939 al 1943, complessivamente, in 77.777.000 pezzi, per un totale di 77.777.000 lire [Gigante 2016, p. 156]. da: https://catalogogigante.it/monete-italiane/regno-ditalia/vittorio-emanuele-iii-di-savoia-1936-1943-re-e-imperatore/1-lira-aquila-romana-2-tipo-26.7-mm-7.84-8.16-g-ac/moneta?mpe=2&aal=2-1081-773-0&tip=773-161-2-1533-13&cnu=1627 buona lettura.
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  40. Non ho capito la domanda. Ma se ti riferisci a “cosa dovrebbe scrivere il venditore sull’attestato di provenienza” direi che la tua è una domanda provocatoria perché lo abbiamo già scritto e riscritto. Se non vuole (o non può) scrivere da chi l’ha comprata per ragioni di privacy o di altro tipo, dovrà scrivere sull’attestato ALMENO i numeri di annotazione in entrata e in uscita riportati sul registro a ciò dedicato.
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  41. Buonasera @Arka, io credo, invece, che sia questa frase a rischiare di ingenerare confusione. Premetto e ribadisco che fattura e attestato sono due cose diverse, dal contenuto distinto e che l’una non sostituisce l’altro e viceversa (e su questo mi pare siamo d’accordo). Ma quando ricevo una fattura so bene cosa ho comprato. La fattura non è un documento generico. Anzi, se non ricordo male (e se c’è qualche commercialista potrà intervenire), nel contenuto minimo obbligatorio della fattura c’è la descrizione del bene o del servizio acquistato. Quindi con la fattura non solo posso ma DEVO poter risalire con certezza al bene che ho acquistato. Io stesso, quando emetto fattura nell’esercizio della mia libera professione, indico espressamente l’attività che ho svolto in favore del cliente e alla quale si riferisce il pagamento. Pertanto ribadisco: a me, che acquisto una moneta, la fattura servirà a dimostrare un domani (se ve ne fosse la necessità) che sono venuto in possesso della moneta in maniera lecita e legale; l’attestato di provenienza è “quel qualcosa in più” che la legge impone al venditore di emettere al fine di garantire all’acquirente che il bene da quest’ultimo acquistato sia stato correttamente immesso sul mercato. Attenzione: NON sto dicendo che all’acquirente basterà la fattura per stare tranquillo e ciò perché è la legge a prescrivere la necessità di un documento ulteriore (l’attestato di cui all’art. 64). E, concludendo, ribadisco anche che l’affermazione secondo cui il venditore possa attestare la provenienza della moneta dichiarando all’acquirente che la moneta è stata acquistata da esso venditore è un assurdo non senso (mi si passi la veemenza dell’espressione). C’è la fattura per questo (e torniamo alla frase “incriminata”). Saluti
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  42. Ottimo. Grazie a te per aver condiviso questo esemplare.
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  43. Ciao a tutti, qui di seguito posto un caso particolare: che è stato emesso dalla cantina o mensa dell' "8° Reggimento reale bavarese di artiglieria da campo "Principe Enrico di Prussia", per cui si penserebbe ad un gettone per uso interno, se non fosse che è esplicitamente dichiarato come KLEINGELDERSATZMARKE / marca sostitutiva di spiccioli. Dato il periodo (1914-24) entra pienamente nella fascia dei Notgeld, anche se numista addirittura lo cataloga come moneta a circolazione ordinaria https://en.numista.com/catalogue/pieces317499.html , ma credo sia un errore. Due "fun facts": - la zecca è la stessa dei famosi gettoni da conto, quella di Lauer di Norimberga/Fürth - in esergo c'è un clamoroso errore: ★ KANTINENVERWALDUNG ★ invece di KANTINENVERWALTUNG (corretto sui 5 pfennig della stessa serie), che ancora oggi si incontra, per es. "standart" e non "standard", essendo le due lettere fonicamente simili in tedesco. Adesso - come dicevo in un'altra discussione - vado dal mio boccale di birra di un vicolo ceco, di Praga 😁 Gettone - questo sì! - anche lui della zona di Norimiberga. Njk
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  44. Condivido un'altra 55 della mia raccolta. Il "ragazzo" sembra aver dimenticato qualcosa. Un saluto a tutti. Raffaele.
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  45. Anche per me tutte autentiche. Valgono il peso dell'oro (che fa già una bella cifra)
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  46. Arrivato oggi dalla Royal Mint. Devo dire che mi piacciono molto. Perdonate le foto non eccelse
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  47. @demonetis, puoi dirmi la provenienza di questa mezza piastra ? Non avevo mai visto il punto dopo HIER punzonato sul bordo dello Stemma Borbonico 😃 Contromarca "composta" con singoli punzoni, lo si deduce osservando la scritta non allineata, dalle singole ribattiture delle lettere B e M e addirittura la prima lettera è stata impressa al contrario !
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  48. Ciao @favaldar Qualcuno penserà che si tratti di un errore dell'incisore... in fondo, sbagliare é umano. Qualcun altro penserà che quella torretta capovolta simboleggi qualcosa... 1844? che sia in qualche modo collegata con la rivolta di Cosenza e i fratelli Bandiera? Io credo che sia più semplicemente, uno dei tanti "segnetti" dell'incisore, per individuare/distinguere questo specifico conio dagli altri dello stesso anno... Ad esempio, se si osservano attentamente le torrette di questo conio, noteremo che, alcune sono più grandi ed altre sono più piccole... "Si suppone che lo stemma del Portogallo fosse utilizzato dagli incisori, più degli altri stemmi araldici nello stemma borbonico, quale punto focale per personalizzare il conio ed avere così una rintracciabilità certa sulle monete per le quali fossero chiamati davanti alla Legge a rispondere o testimoniare sui falsi allora in circolazione". Mario Pin pag.99 Comunque, tempo fa @motoreavapore ne postò una in questa discussione... Un saluto, Lorenzo
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