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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/04/24 in tutte le aree
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E' da un po' di tempo che non vi parlavo di qualche ripostiglio inglese ed era anche un bel po' di tempo che non mi imbattevo in qualche pezzo da acquistare che provenisse da un ripostiglio che ancora mi mancasse... il caso ha voluto che alcuni giorni fa abbia avuto la possibilità di inserire in collezione un piccolo e modestissimo nummetto in bassissimo stato di conservazione, ma con il quid per me estremamente interessante della sua provenienza. Le immagini, cartellino compreso, parlano da sé: si tratta di una moneta commemorativa della città di Costantinopoli emessa da Costantino e appartenente al ripostiglio di Cridling Stubbs, rinvenuto nel lontano 1967. Riguardo questo importante ritrovamento, ci viene in soccorso come spesso accade il libro della Robertson che censisce con minuziosità tutti i ritrovamenti avvenuti in UK (fino alla fine degli anni '90 circa) e in particolare l'autrice riporta quanto segue: Il ripostiglio si trova citato in letteratura anche come "Womersley Hoard" o "Womersley I" (per distinguerlo da un successivo ritrovamento sempre nella medesima zona). All'epoca del ritrovamento non era stata ancora emanata la legge del Treasure Act e il ripostiglio non fu quindi dichiarato come "tesoro". Prima di essere completamente disperso nel mercato numismatico, una parte di 445 monete comprensiva del contenitore ceramico venne acquistata dal museo di Leeds per la considerevole (all'epoca) somma di 300£. Della restante parte del ripostiglio, degli altri piccoli lotti finirono comunque in altri musei dello Yorkshire, mentre di quelli dispersi tra i privati se né ovviamente persa traccia salve qualche sporadica riapparizione in qualche asta o vendita, come nel mio caso. La maggior parte del tesoro è costituito da monete datate tra il 300 e il 346 d.C. Queste includono emissioni speciali in onore di Roma e Costantinopoli, e per Costantino il Grande e i Cesari, imperatori di Roma. La collezione comprende anche monete coniate in memoria di Elena, madre di Costantino il Grande, e di Teodora, sua matrigna. Le monete furono meticolosamente registrate nel 1967 da Elizabeth Pirie, allora curatrice del dipartimento di archeologia dei musei di Leeds, e furono oggetto di una esposizione minuziosa nel 2018 dove vennero vennero valorizzate assieme alle pagine del catalogo, alle fotografie e ai disegni dell'archivio del museo... e proprio questo interessante particolare mi ha spinto a contattare il museo di Leeds per vedere se in qualche modo c'è la possibilità di avere copia di questa documentazione, vi terrò aggiornati. Il numero esatto di monete dovrebbe essere di 3247 come riportato nel sito del PAS al seguente link: https://finds.org.uk/database/hoards/record/id/2406 e la cosa interessante (e relativamente frequente nei ripostigli risalenti a questo periodo) è che non sono tutti nummi: nel ripostiglio infatti vi è pure un antoniniano di Tetrico I! La cosa non deve sorprendere, anzi... con buona probabilità, in ambito rurale, nei territori britannici e in generale della gallia, gli antoniniani e in genere anche i cosiddetti "aureliani" circolavano ancora saltuariamente assieme ai nummi costantiniani in quanto dimensionalmente simili. Un esempio lo si può apprezzare anche nel tesoretto di Chitry in cui assieme ai nummi costantiniani sono stati tesaurizzati alcuni antoniniani, anche imitativi, dei Tetrici, di Claudio II e di Aureliano, vedi link:6 punti
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La commissione durata oltre venti anni (o ventisette, non ricordo) era a costo zero...per questo è durata cosi tanto...🤪 Ovvio...ci sono voluti quattro anni perchè tutti hanno detto "che bella la monografia" e magari hanno guardato solo la prima pagina...tipico..Anche io del resto ho ripreso in mano il volumetto dopo 4 anni...avevo l'alibi di fare il colonnello della Guardia di Finanza ma non intendo giustificarmi completamente...però la magagna alla fine l'ho scoperta io e non i numismatici di professione o gli studiosi di professione...e di questo me ne vanto biecamente...6 punti
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Apro una discussione con un breve messaggio solo per segnalare che ormai i falsi stanno investendo tutti i filoni collezionistici della numismatica. Se da anni, anche qui sul forum, si è sempre dibattuto sul perché e sulla convenienza o meno della produzione di falsi per esempio di nummi costantiniani comuni, ora è il momento di porsi il medesimo interrogativo anche per gli antoniniani e in particolare per gli antoniniani più comuni per antonomasia: quelli dei Tetrici. La risposta è sempre la medesima: la convenienza non è tanto derivata dalla vendita del singolo pezzo, quanto dalla produzione e vendita su vasta scala. Paradossalmente rende di più un falso di una moneta economica (che di per sé non porta il preconcetto della possibile falsificazione) rispetto a un falso di una moneta rara (dove l'analisi in fase di pre-acquisto dovrebbe essere più minuziosa). La resa economica, nel primo caso, è assicurata dalla probabile elevata quantità di "venduto". Ultimamente, su ebay uk, ci sono un paio di venditori riconducibili con buona probabilità a un unico soggetto con due negozi o comunque a una medesima fonte di approvvigionamento che propongono in vendita solamente monete false - senza dichiararle tali - di varia natura e tipologia: si passa dagli antoniniani ai follis, alle celtiche, senza tralasciare piccoli oggetti di natura archeologica... tutto palesemente falso, specie se si fa una visione d'insieme dell'intera vetrina dei negozi. Vien da sé che se guardando 10 oggetti e ritenendone falsi 6, lo saranno probabilisticamente anche i restanti 4 che apparentemente destano meno sospetti. Nello specifico, un comunissimo Tetrico II - SPES AVG che lo si può trovare tranquillamente per una decina di euro, lo si può trovare anche falso: Lo stampo è il medesimo, la resa leggermente diversa. La moneta è inequivocabilmente falsa... lo stesso giochino lo si può fare per diverse altre monete condivise per tipologia tra i due negozi... se uno ha un semplice sospetto su un pezzo che potrebbe anche non destare troppi sospetti e poi trova il suo clone... e la cosa la si può replicare su più esemplari... be', i sospetti diventano ahimé certezze! E con estrema umiltà vi dico anche che il pezzo così come fotografato nel secondo esemplare, se inserito in un contesto di un negozio/venditore differente con altre monete chiaramente utentiche... be', l'avrei dato per buono senza vederlo in mano e il sospetto di una eventuale fusione non mi avrebbe particolarmente allarmato essendo questo tipo di monetazione riprodotto in antico proprio per fusione in ambito fraudolento/imitativo! Certo, viste così e visti entrambi i negozi e tutta la carrellata di monete... è tutto più facile! Ma occhio perché ahimé (ahinoi) questi pezzi inizieranno a girare e a mescolarsi sempre di più nei vari canali di vendita...4 punti
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Segnalo l'uscita del n. 403 di Panorama Numismatico Questo è il sommario: Gianni Graziosi, Cigarette cards e monete, seconda parte – p. 3 Roberto Diegi, Aureliano e le mura di Roma – p. 10 Realino Santone, Monete angioine del Regno di Napoli. Simbolo non censito su un gigliato di Carlo II d’Angiò – p. 13 Giuseppe Gasbarro, Storia straordinaria raccontata da un cavallo aragonese “ribattuto” – p. 15 Vladimiro Pirani, Ancona. Quattrino inedito di inizio XVI secolo – p. 17 Angelo Cutolo, Prima nota del bestiario nelle monete della zecca medievale di Salerno. La frazione di follaro con pavone coniata tra il 1154 e il 1166 sotto Guglielmo I – p. 19 Alberto Castellotti, Una rara medaglia dell’Ateneo di Macerata a nome di Gioacchino Murat – p. 31 Alain Borghini, Un incontro di box che ha fatto la storia. 22 ottobre 1789: Tom Johnson vs Isaac Perrins – p. 33 Giuseppe Carucci, I Cremlini di Russia – p. 39 Michele Straziota, Quando una banconota diventa reperto storico – p. 49 Recensioni – p. 52 Notizie dal mondo numismatico – p. 56 Emissioni numismatiche – p. 60 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 634 punti
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Buongiorno, ecco la pescata in ciotola al convegno del Serafico di sabato scorso: 1 dinar 1987 Algeria, celebrativo del 25° anniversario dell'indipendenza Buono per 2 franchi 1926, Camera di commercio 50 leke 2020, Albania 20 centesimi 1918 esagono (messi benino) 100 Lire 1982, da serie zecca tagliata 4 monete da 5 Lire : 1951, 1955, 1967 e 1968. Tutte e quattro per 1 euro4 punti
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Giustiniana Prima è un'antica città bizantina e un sito archeologico , nome moderno del sito archeologico : Caričin Grad , situato nei pressi dell' odierna città di Lebane , nel distretto di Jablanica , nel sud-est della Serbia centrale . Fu sede di un arcivescovado che aveva giurisdizione nei Balcani centrali . Giustiniano I fondò la città e la Curia Arcivescovile nel 535 . Nel 1979 , Justiniana Prima è stata aggiunta alla lista dei siti archeologici d' importanza eccezionale della Serbia . La città fu fondata dall' Imperatore Giustiniano I nel 535 , venendo abitata fino al 615 , progettata fino dalle sue origini come sede vescovile . Creata ex novo nei pressi del villaggio di Tauresio la città natale di Giustiniano dove vi nacque lì 11 Maggio del 482 , alcuni studiosi serbi la identificano anche come Bederiana (o Bederina) , città natale dello zio Giustino I e mentore di Giustiniano . La pianificazione urbanistica unisce elementi classici e cristiani : Terme , un Forum e strade con portici , sulle quali si affacciano alcune chiese . Giustiniano stesso ordinò la fondazione della città con una legge , istituendo inoltre l' Arcivescovado di Giustiniana Prima , rendendola allo stesso tempo la capitale della prefettura dell' Illirico , forse al posto di Salonicco ; inoltre è anche stata scelta come sede della diocesi dei Daci . Salonicco tuttavia non perse molte delle sue funzioni amministrative durante la breve vita di Giustiniana Prima . Comunque la nuova città non era priva di importanza e Giustiniano fece in modo che questa città , che era uno dei suoi progetti preferiti , ricevesse tutto il supporto necessario . Nel 545 , Giustiniano emise un' altra legge evidenziando i diritti episcopali e lo stato di Giustiniana Prima , privilegi confermati anche dalle lettere che sono state scambiate tra l' Imperatore Maurizio e Papa Gregorio I , alla fine del VI secolo . Due fibule e una ceramica slava del 550/600 mostrano che una parte considerevole degli abitanti di Giustiniana Prima erano slavi . Le incursioni degli Avari provenienti dal nord del Danubio , provocarono il declino e la distruzione della città che avvenne nel 615 , dopo appena 80 anni dalla sua fondazione , Giustiniano non vide la fine della sua Citta' . https://www.bing.com/ck/a?!&&p=b56d4b510b3db8f7JmltdHM9MTcwOTUxMDQwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTI0OA&ptn=3&ver=2&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=tauresio+citta'+&u=a1aHR0cHM6Ly9pdC53aWtpcGVkaWEub3JnL3dpa2kvR2l1c3RpbmlhbmFfUHJpbWE&ntb=1 https://web.archive.org/web/20110719075643/http://web.rgzm.de/fileadmin/gruppen/rgzm/IvanisevicCaricinGrad.pdf Foto aerea di Giustiniana Prima e ruderi .3 punti
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Li utilizzo pure io le 10 lire consumate per il carrello, è semplicemente perfetto! e poi se uno ne possiede in quantità si può anche dimenticare di estrarlo. Per le 500 lire era diverso!3 punti
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Io sono daccordo con @petronius arbiter, @Gallienus e @Oppiano... le 10 lire "spiga" sono perfette per ogni carrello... secondo me qualche genio le pensò apposta per quello. Infatti ne hanno prodotte quasi 2 miliardi (complessivamente, se non erro, circa 1.974.000.000). Anzi, trovo che utilizzare quelle oramai rovinate, sia come conferirgli una nuova dignità.3 punti
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In realtà sono dei "bronzetti ritrovati" quelli restaurati dal santuario preromano e romano di Lova (Campagna Lupia, Venezia). Furono scavati decine di anni fa, e ora sono stati restaurati all'Istituto Veneto per i Beni Culturali a Villa Pisani (Stra), per volontà della Soprindentenza per il Comune di Venezia e Laguna. Con il tempo andranno ad aggiungersi a quelli da poco in mostra nelle vetrine del municipio di Campagna Lupia, che è orgogliosa di quanto viene ritrovato nel proprio territorio, tanto da avere fatto realizzare un'opera di street art dedicata all'archeologia in paese. E, sempre in collaborazione con la Soprintendenza, sta sviluppando itinerari paesaggistico-archeologici per far conoscere quel particolare paesaggio di campi, canali, idrovore storiche (quindi archeologia industriale) e luoghi legati sia ai Veneti antichi chee alla lunga fase di romanizzazione del territorio.2 punti
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Buonasera a tutti, osservando la data nell'esemplare di @ferdinandoII si nota un piccolo 8 sotto il primo ....8, cifre grandi su cifre più piccole ? questo mi fa supporre sia stato adattato per il 1858 il dritto del 5 Tornesi 1854 variante cifre piccole del millesimo.2 punti
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Nessun terrorismo psicologico da parte mia ( visto che le monete le acquisto e continuerò ad acquistarle perché le colleziono 🙂) ma solo ed unicamente un sano realismo. ANTONIO2 punti
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Follis di Costantino I con PROVIDENTIAE AVGG. Ritratto perfettamente in linea con la ritrattistica dell'epoca. Arka Diligite iustitiam2 punti
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La legge 3 aprile 1926 n. 563 riconosceva giuridicamente i sindacati, assoggettati al controllo statale e divisi tra sindacati composti dai datori di lavoro, dai lavoratori e dai liberi professionisti. I sindacati dei lavoratori facevano capo, tramite le Federazioni, ad una Confederazione Nazionale di Sindacati Fascisti. Nel novembre 1928 la Confederazione venne sciolta e le singole Federazioni di categoria furono trasformate in Confederazioni autonome. Il R.D. 21 gennaio 1929 n. 80 riconosceva giuridicamente le Federazioni Nazionali dei Sindacati Fascisti, le Unioni Provinciali dei Sindacati Fascisti ed i Sindacati Provinciali ed Interprovinciali Fascisti, aderenti alla Confederazione Nazionale di Sindacati Fascisti dell'Agricoltura. Le Associazioni sindacali aderenti alla Confederazione dell'Agricoltura erano: Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti dei tecnici agricoli, la Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti degli impiegati di aziende agricole e forestali, la Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti dei piccoli coltivatori diretti, la Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti dei coloni e dei mezzadri, la Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti dei salariati e dei braccianti, la Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti delle maestranze boschive e forestali e la Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti dei pastori.2 punti
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Dai, giusto per sport ne butto lì una, magari chi ne sa di più viene ispirato e vede o trova qualcoisa che non ho visto o trovato io... Al diritto vedo a ore 8-9 le lettere AN, quindi la legenda dovrebbe essere qualcosa del tipo M ANTONINVS... Al rovescio, tra le altre possibilità, mi sembra di vedere la vittoria che avanza verso sinistra con corona nella mano destra allungata. Se è veramente una Vittoria (siamo nel campo delle ipotesi, eh?), allora l'imperatore è quasi sicuramente Marco Aurelio (di Commodo, con la legenda "M ANTONINVS..." e una Vittoria al rovescio non ne ho trovate)(il che non vuol dire che non ce ne siano...); ce ne sarebbero diverse, a titolo di esempio propongo una tra le seguenti: Online Coins of the Roman Empire: RIC III Marcus Aurelius 882 (numismatics.org) Online Coins of the Roman Empire: RIC III Marcus Aurelius 985 (numismatics.org) Online Coins of the Roman Empire: RIC III Marcus Aurelius 1028 (numismatics.org)2 punti
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BOLOGNA SANTUARIO DELLA MADONNA DI S. LUCA Il Santuario sorge su uno sperone sul colle della Guardia, importante nella storia della città, le cui origini risalgono al 1160. Meta di pellegrinaggi per venerare l'icona della Vergine col Bambino, una tavola si disse dipinta da S. LUCA. Da porta Saragozza un portico lungo 3,5 Km. costuito negli anni 1674-1739 lungo il quale si trovano 15 cappelle con i Misteri del Rosario. Per documentarsi vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_della_Madonna_di_San_Luca1 punto
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La prima volta che mi mostrarono questa moneta la mia risposta fu: "deve esserci un errore, il rovescio è di un'altra moneta, credo di Aureliano". E invece ero io quello che sbagliava. Grande fu la mia sorpresa quando poco dopo mi fu mostrato un video che mostrava chiaramente che dritto e rovescio erano le due facce della stessa moneta. Dritto: IMP(erator) CONSTANTINVS P(ius) F(elix) AVG(gustus). Busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra di Costantino I. Rovescio: ORIE-(N)-S AVGG (Augustorum). Sol avanza a sinistra e calpesta un prigioniero con berretto frigio seduto ai suoi piedi, solleva la mano destra, regge un globo nella mano sinistra, la clamide cade dalla spalla sinistra. Lettera R a sinistra del campo e lettera F a destra. Esergo: R*P (Romae * Prima = Prima ufficina della zecca di Roma). 2,76 gr; 21 mm Inedita in tutte le operare consultate.1 punto
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Dal tempo della II^ guerra punica e da Cartagine, un esemplare di tridracma anepigrafe con al diritto testa di Tanit ed al rovescio cavallo . Sarà il 22 Marzo in vendita RomaNum. XXX al n. 58 .1 punto
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E' dalla metà degli anni '60 che convivo con le monete d'oro, ho quindi memoria storica diretta. Mi dispiace deluderti, ma nella mia lunga vita non ho mai visto il valore di una moneta aurea "di borsa" dimezzarsi e anche se ci sono state flessioni cicliche nel prezzo dell' oro lo stesso è nel tempo costantemente salito (basta dare uno sguardo ai grafici storici di quotazione per rendersene conto). Nell' ottica di diversificazione del risparmio è importante la tempistica di entrata e la considerazione che l' investimento ha un ritorno economico gratificante nel medio/lungo periodo (anche in questo caso meglio non essere costretti ma poter scegliere il momento di uscita). Se permetti un semplice consiglio acquista sempre con serenita' evitando (o limitando) nel contempo acquisti nei periodi di maggiore tensione (come l' attuale). Ciao1 punto
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A costo di essere espulso dalla piattaforma ma non riesco a non scrivere quello che ora scriverò: ...........ma se andassero a fare in c...o.................in questa Nazione di M....a è diventato impossibile vivere !!!!!1 punto
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Questo non è un occhio di bue ma come esempio credo possa starci. Come vedi non è propriamente FDC. L'asta si è chiusa 20 minuti fa.1 punto
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Uno era FDC ed è stato battuto in gennaio. Gli altri erano circolati. Onestamente non ricordo le assegnazioni con precisione assoluta. L'ordine di grandezza è quello che ho indicato prima. Se qualcuno sa se Catawiki pubblica i risultati d'asta andrei a consultarli volentieri...1 punto
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Da Syedra nella Cilicia, un esemplare stimato " rare " di grande bronzo al nome di Lucio Vero, con al diritto busto dell' imperatore ed al rovescio raffigurazione di Dike voltata verso Ares ed Hermes . Sarà il 16 Marzo in vendita N&N London 45 al n. 690 .1 punto
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Ciao, buongiorno. No non avevano risposto alla mia lettera, e io non avevo dato seguito alla cosa. Il tuo messaggio è stato un utile correttivo alla mia colpevole pigrizia. Ho quindi telefonato in negozio, pochi minuti fa, e mi hanno detto che si tratta sicuramente di un "errore del ragazzo", e che toglieranno subito la moneta dal catalogo. Sono propenso a credere all'errore in buona fede. Resta il fatto che non avevano risposto alla mail. Lucius LX1 punto
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Ciao, mi sono permesso di schiarire un po' le foto e da quanto si riesce a vedere io penso si tratti di un antoniniano dell'imperatore Gallieno anche se il diametro mi sembra eccessivo. Sei sicuro sia 3 cm? Per la tipologia aspetta chi segue questo periodo che forse qualcosa riesce a vedere sul rovescio. 🙂 ANTONIO1 punto
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Salve a tutti, condivido anche la mia, anche se in bassa conservazione, per un confronto. Sono d'accordo con la riflessione di @Rocco68 Come sempre, trovarne una in ottimo stato potrebbe fugare ogni dubbio sulla ribattitura... Saluti1 punto
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Anche in polacco i tedeschi si chiamano ''niemcy'' ovvero ''coloro che non parlano'', che non parlano la lingua polacca. Per quanto riguarda il termine ''Wlochy'' ovvero Italia in polacco, ci sono varie ipotesi. Quella legata ai capelli sarebbe legata alla regina Bona Sforza moglie di Sigismondo I. Quando arrivò in Polonia si portò dietro la sua corte, in cui gli uomini portavano i capelli lunghi, secondo la moda dell'epoca in Italia. Un altra curosità. La verdura viena chiamata ''wloszczyzna'' che si potrebbe tradurre con ''capellanza'', sempre grazie a Bona che, oltre alla sua corte, portò in Polonia parecchie verdure che non erano conosciute lì. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buongiorno, gli elementi che permettono di differenziare i quattrini chiavarini emessi da Eugenio IV (datati 1436-1438): da quelli emessi successivamente (1446-1464): sono la grandezza della tiara e il tipo di impugnatura delle chiavi. Quest'ultima non si vede bene nelle foto - seppur a me sembri più del tipo G che del tipo F essendo più lineare (non ho preso in considerazione la tipologia H perché totalmente diversa) - ma, indipendentemente da questo, si vede bene che la tiara è "piccola", da ricondurre pertanto alla tipologia classificata da Chimienti al numero 114. Infatti, la tiara della moneta della discussione non è "alta" e a "più livelli" né scende nel campo tra le chiavi, come in quella Chi. 113, restando piuttosto confinata tra l'inizio e la fine della legenda, all'interno della doppia perlinatura. Quanto al valore, direi sia modesto tenendo conto delle condizioni della moneta. Riccardo1 punto
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Concordo, le tre sotto sono troppo "asettiche" per essere vere; quella in oblò sembrerebbe autentica, dovrebbe essere zecca di Siviglia: c'è scritto "Sevilla" sul cartoncino e, per quanto questo possa non essere del tutto indicativo, lo stile del giogo al rovescio sembra appunto quello della zecca di Siviglia.1 punto
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Condivido i dubbi di Mangiafuoco per il denaro di Tarvisio in particolare per il perlinato sospetto ma anche alcuni particolari nella forma e disposizione delle lettere. Sono stati fatti dei confronti con le produzioni del Cigoi o del Tardani? per Dux Sab : purtroppo le tecniche dei falsari si sono affinate, accanto a fasi pacchiani facilmente riconoscibili esistono produzioni molto piu’ sofisticate che vanno studiate molto piu’ a fondo. La comparazione con esemplari da scavo e sicuramente autentici resta la chiave per individuare gli esemplari spuri.1 punto
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Buonasera @fapetri2001, ho provato a cercare tra tutte le medaglie "ufficiali" emesse dal governo fascista nell'anno X (1932)... ma purtroppo non ho trovato nulla che possa far luce su questa medaglia. In ogni caso presumo sia legata alla "battaglia del grano" che ha portato poi a concorsi nazionali come quelli della "Fondazione Arnaldo Mussolini - Fedeli della terra". Probabilmente la medaglia in oggetto è stata fatta per qualche iniziativa locale e quindi non viene riportata negli elenchi ufficiali. Spero che qualcuno possa risolvere il mistero.1 punto
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E non hai torto.... i collezionisti di banconote avranno guardato solo un particolare lascivo di quel 500 lire, firme, decreti, ornati ecc tutto in secondo piano, tanto che non hanno nemmeno notato che la "variante" non è altro che un artefatto! A sinistra 500 lire post 55, a destra la stessa ma l'originale!1 punto
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Perché? Io adoro il riuso degli oggetti, non a caso colleziono monete papali appiccagnolate o forate e trasformate in oggetti devozionali... Le 10 lire in italma sono tecnicamente rattamaglia, inutili anche da vendere a peso perché son troppo leggere. Io ne avevo accumulate una cassetta, l'ultima volta che le ho viste si stavano tutte prendendo il cancro dell'alluminio, son stato tentato di metterle fuori tutte nel secchio della differenziata metalli. Almeno il carrello del supermercato darebbe loro una seconda vita.1 punto
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Recentemente, durante i lavori di ristrutturazione di Palazzo Lares Permarini, in via delle Botteghe Oscure 46, sono stati scoperti alcuni frammenti della Porticus Minucia, che hanno permesso di ricostruire con precisione il suo aspetto e la sua posizione. Si tratta di una scoperta archeologica molto importante, che arricchisce la nostra conoscenza della topografia e della storia di Roma antica. Tra i reperti emersi, ci sono due file di blocchi di peperino di epoca imperiale, che segnano il limite orientale della Porticus, e delle decorazioni marmoree che ne impreziosivano le pareti. Questi resti saranno esposti al pubblico nel seminterrato dell’hotel Radisson, che sarà aperto il 28 marzo 2024. Inoltre, sarà disponibile un video multimediale che illustrerà la ricostruzione tridimensionale della Porticus Minucia https://www.rainews.it/tgr/lazio/video/2024/02/roma-riemerge-la-porticus-minucia-cuore-della-roma-antica-824a4efb-eb91-45b5-989c-23d0e8b91ec1.html Scoperta parte della “Porticus Minucia” in via delle Botteghe Oscure a Roma sotto un nuovo hotel I nuovi ritrovamenti archeologici sono emersi durante la ristrutturazione di Palazzo Lares Permarini per la realizzazione di un albergo a cinque stelle targato Radisson. Proprio di fronte al celebre palazzo delle Botteghe Oscure dove aveva sede il PCI Scoperta parte della Porticus Minucia a Roma Tra Largo Argentina e Piazza Venezia spicca Palazzo Lares Permarini, costruito nel primo Novecento su quella che un tempo era la Porticus Minucia di età imperiale. Il palazzo è stato oggetto di un importante progetto di riqualificazione e cambio d’uso da parte del Gruppo Banca Finit, che ha permesso di trasformare la struttura in un albergo a cinque stelle della catena internazionale Radisson Hotel pronto per l’apertura il 28 marzo (la notizia del ritrovamento casca dunque fin troppo a fagiuolo). Scoperta parte della “Porticus Minucia” a Roma: lo scavo A dirigere lo scavo effettuato tra maggio e luglio del 2020 è stata l’archeologa della Soprintendenza Marta Baumgartner, la quale ha spiegato che la scoperta è di particolare importanza perché “per la prima volta, vediamo i muri della Porticus Minucia in elevato e le decorazioni marmoree che li impreziosivano. Un altro dato da non sottovalutare è la collocazione del limite orientale della Porticus, noto ma ora posizionato in modo esatto”. Ricostruzione Porticus Minucia Infatti la struttura rivenuta si compone di due file di grandi blocchi di peperino di epoca imperiale che ne segnano il confine con precisione (fino ad ora conosciuto sommariamente grazie agli appunti presi da Guglielmo Gatti durante i lavori di costruzione del Palazzo nel 1938), contraddistinti da notevoli decorazioni in alzato. Inoltre, lo scavo ha rivelato almeno due fasi costruttive dei livelli pavimentali collocati sotto al porticato, realizzati entrambi con scagli di travertino di diversa fa Scoperta parte della Porticus Minucia a Roma Scoperta parte della “Porticus Minucia” a Roma. Parola alla Soprintendente Speciale Daniela Porro “Il ritrovamento di una porzione della Porticus Minucia ha una grande importanza a livello scientifico e costituisce l’occasione per ribadire come la Soprintendenza possa lavorare in modo efficace con enti privati”, ha sottolineato in una nota stampa la Soprintendente Speciale di Roma Daniela Porro.“Finint Investments ha finanziato sia le operazioni di scavo archeologico, sia una innovativa valorizzazione dei reperti, in modo da renderli fruibili a tutti e non disperdere il prezioso lavoro di scavo e di studio degli archeologi”. Dopo i ritrovamenti, in corso d’opera è stato ampliato il progetto con l’aggiunta della valorizzazione in situ dei resti archeologici che saranno visitabili al piano interrato dell’hotel, corredati da un video multimediale che propone la ricostruzione tridimensionale della Porticus Minucia. Non a caso l’hotel si chiama Radisson Roma Antica. Durante i lavori di restauro dell’immobile, sono emerse porzioni dell’antica Porticus, che aprono ulteriori spiragli per approfondire la costruzione e la storia del quadriportico di età repubblicana realizzato da Minucio Rufo, che abbracciava Campo Marzio, area dedicata alle cosiddette frumentationes, le distribuzioni gratuite di grano alla plebe.1 punto
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Recentemente è comparso sul mercato numismatico[1] l'esemplare a nome di Lotario per la zecca di Pavia, con il solo titolo di Augusto, che ho postato sopra e che presenta molti elementi di anomalia rispetto a quelli successivi con il titolo di Imperatore. Ho avuto modo di esaminate la moneta. Il tondello, pressoché sempre di forma irregolare sia per le monete di Pavia che per quelle di Milano, è in questo caso perfettamente circolare e leggermente più piccolo. Le A della scritta Pavia al rovescio, contrariamente al solito, non sono barrate. La scritta al rovescio PΛPIΛI è inedita. Anche il peso di 1,16 grammi si discosta considerevolmente dalla media, che è ben più alta. Le analisi XRF evidenziano una presenza di stagno di circa il 7/8%, non rilevata negli altri esemplari. Tutto ciò parrebbe far pensare a un falso d’epoca. Il contenuto d’argento, intorno all’80%, rende peraltro poco probabile questa ipotesi, perché è evidente che se si fossero voluti mettere in circolazione dei denari falsi per lucrarne il profitto si sarebbe inserito molto più rame o stagno. Quindi? Due ipotesi: o si tratta di una coniazione anteriore all’840, quando Lotario era Re d’Italia e di Lotaringia, oppure di una emissione non ufficiale di imitazione, probabilmente del nord Europa[2]. Tornando quindi al denaro di Ludovico, una ipotesi che si potrebbe avanzare è che si tratti di una emissione di imitazione dell'epoca. [1] La moneta è stata proposta per la prima volta in Francia da Chaponnière & Firmenich SA, asta n. 13 del 18 ottobre 2020, lotto 235, poi dalla stessa casa d’aste il 16 maggio 2021, asta n. 13, lotto 588, e da ultimo in Italia da Inasta, Asta 96 del 15 ottobre 2021, lotto 390. [2] Per considerazioni analoghe su altri esemplari a nome di Lotario che si sono ipotizzati essere imitazioni non ufficiali della Frisia, cfr. (Metcalf & Northover, 1989, p. 115, 120) e (Coupland, 2001, p. 167-168, 191).1 punto
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Certo, potrebbe essere come dici tu... E se invece fosse stata prevista una liberata del 55 o 56,o addirittura di ambedue che poi non si è fatta e quindi hanno corretto l'ultima cifra della data?!... Un po' come il discorso delle piastre del 18 con 8 sul 9... Dico ciò perché a me sembra di vedere i due angoli a sinistra dell'8 che mi ricordano quelli del 5...1 punto
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Anche se il peso e nell'insieme la moneta ha una sua dignità, a me non convince, soprattutto il contorno perlinato, sia del dritto che del rovescio. Perline troppo grandi e regolari. Molto atipiche. Peraltro sono d'accordo con @dux-sab. Bella la scheda di @Giulio De Florio. Metto un altro esemplare di confronto.1 punto
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In effetti quello "sbuffo" sul vertice del capo fa pensare alla corona di alloro, anche se, in effetti, non si vedono i laccioli. Però si vede qualcosa dietro la nuca che fa pensare al nodo. Il drappeggio mi pare di vederlo1 punto
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Il mio consiglio è di farsi un po' di cultura prima di fare acquisti, soprattutto quando si tratta di antiche... Non bisogna avere fretta di comprare perché spesso ci si pente... Per quanto riguarda la richiesta di identificazione è sempre consigliabile comunicare anche il peso e il diametro,ma a volte chi conosce bene determinate monetazioni può farne anche a meno... Nel caso in questione ho anch'io l'impressione che si stia un po' esagerando a battibeccare a destra e manca,se non si è d'accordo sulle richieste di un nuovo utente basta semplicemente non rispondere, soprattutto quando non si ha nulla di interessante da dire se non,per l'appunto, bacchettare i nuovi utenti... Ritornando alla moneta postata non posso aggiungere nulla perché le produzioni di fine impero non le conosco per niente, però posso dire che la moneta è molto bella,ha una bella patina e dallo stile a me sembra autentica...1 punto
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Lo stai assillando dal suo primo post. Sono i tuoi ripetuti interventi ad essere senza senso. Avresti dovuto fermarti al primo, ma tant'è...A ribuonanotte 🙂 ANTONIO1 punto
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Paolo Caliari detto "Il Veronese" ( 1554 ) Giunone Versa i Doni a Venezia Venezia - Palazzo Ducale1 punto
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Napoli Carlo II di Spagna (1674-1700) Tari' del 1684 D/globo terrestre R/ stemma coronato1 punto
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Buon giorno, Vi presento Il XIV volume del C.N.R.L., “Lo status di prigioniero di guerra e le “monete” dei campi di prigionia. Presentazione di alcuni inediti dei token australiani della II Guerra Mondiale”, scritto da Stefano Fabrizio, conta 168 pagine, in carattere Times New Roman n. 12, è stato stampato in 100 copie a colori, su carta opaca da 120 gr, in formato A5; contiene 105 figure a colori delle quali ben 78 riproducono gettoni e biglietti in uso nei campi di prigionia. La copertina è 4+4 su carta patinata opaca da gr. 300 plastificata, con allestimento in brossura e cucitura in filorefe Le copie saranno disponibili alla vendita entro gli inizi di marzo 2024, intanto potrete prenotarle attraverso la mail in fondo alla pagina. Il suo costo è di: € 10,00 più eventuali Spese Postali Il volume offre una rassegna storica su quale sia stato il trattamento subito dai prigionieri di guerra, dagli albori della civiltà fino ai tempi moderni. Vengono poi analizzate le emissioni per i Campi di Prigionia. Successivamente, l’attenzione si focalizza sulla monetazione dei Campi di prigionia Australiani della II Guerra Mondiale e vengono presentate delle nuove varianti non censite in letteratura. Il lavoro, basato su un’attenta e ricca ricerca bibliografica e di fonti storiche, offre un’affascinante narrazione storica che trae spunto e si intreccia con vicende familiari. Dalla “Premessa”, scritta da Stefano Fabrizio, si riporta un brano esplicativo "Una decina di anni fa ho acquistato un gettone (Token) usato nei campi di prigionia australiani durante la II Guerra Mondiale. Si tratta di una moneta in ottone, dal diametro di 20,3 mm, peso di 3,58 gr, con un foro centrale di 4,5 mm, bordo liscio, che al Dritto riporta la scritta “INTERNMENT CAMPS”, con le due parole intervallate da due serie di tre globetti, e, sotto la scritta, una ghirlanda come decorazione, il tutto racchiuso tra due cerchi perlinati e che al Rovescio riporta la scritta “ONE PENNY”, con le due parole intervallate da due serie di tre globetti, e, sotto la scritta, una ghirlanda come decorazione, il tutto racchiuso tra due cerchi perlinati…" Se interessati contattare via mail: [email protected] Saluti Eliodoro1 punto
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Nel leggere alcuni commenti mi sono reso conto che forse sono necessarie alcune precisazioni, per evitare che la mia spiegazione sull'aumento di valore possa essere fraintesa. Io credo che nessuno abbia voluto aumentare il valore delle proprie emissioni a piacere, per me niente che riguardi la moneta è una scelta soggettiva dei 'potenti' (solo la tipologia, e non sempre); si tratta sempre di risposte ad esigenze di mercato, risposte che molto spesso erano (e sono, come dimostra il dibattito sull'euro) sbagliate. Nel caso di questo fenomeno io semplicemente penso, sulla scorta delle teorie per me sempre valide di Carlo Maria Cipolla, che lo sviluppo economico successivo all'unificazione carolngia, sempre più accelerato avvicinandosi al mille, portò ad un aumento della domanda di moneta, aumento che naturalmente causò la crescita del prezzo della loro materia prima, cioè l'argento. Di fronte ad una stuazione del genere l'autorità emittente trovava grandi difficoltà nel battere moneta, perché l'argento non arrivava più alle zecche, visto che non era conveniente trasformarlo in monete che avevano un valore nominale (cioè un potere d'acquisto) più basso dell'argento stesso; non arrivava dalle miniere, perché anche all'autorità pubblica conveniva farlo circolare come lingotti a peso che non come monete; non arrivava dalle rendite e dai tributi, perché evidentemente chi doveva pagare tali obbligazioni faceva di tutto per evitare l'uso della moneta, oppure adattava privatamente queste la moneta al valore del metallo (tosandola). L'autorità, al contrario, doveva pagare le sue obbligazioni al valore nominale fissato dalla legge stessa (qualche vecchio collezionista di decimali forse si ricorderà che tra gli anni sessanta-settanta era molto proficuo andare nelle sedi della Banca d'Italia chiedendo di cambiare una certa somma in pezzi da due o da una lira. Se la banca le possedeva, infatti, era costretta a fornirle al loro valore nominale, quando il loro valore collezionistico era già dalle 50 alla 500 volte superiore, a seconda degli anni). Come si poteva risolvere questi problema? Visto che allora nella moneta valore intrinseco e valore nominale erano in stretta relazione (non uguali, perché c'erano anche i costi di produzione, detti 'brassaggio', ed i variabilissimi guadagni della zecca, detti 'signoraggio'), le soluzioni possibili erano due: 1) diminuire la quantità di argento presente in ogni singolo pezzo, adattandolo al valore di mercato del metallo 2) lasciare il contenuto intrinseco così com'era, ma aumentare il valore nominale della moneta fino a fargli raggiungere quello del metallo, che si era incrementato. La prima soluzione è quella che venne quasi sempre adottata, ma portava immancabilmente alle tesaurizzazione delle monete precedenti, se effettuata con la riduzione di peso; se effettuata con il peggioramento della lega in genere la passava liscia, ma era sicuramente considerata una specie di imbroglio, soprattutto dalle autorità religiose (si v. il caso di Filippo il Bello). La seconda soluzione venne adottata in pochissimi casi (ed è molto più difficile da individuare per noi, se non ci sono riferimenti documentari precisi), soprattutto perché richiede un presupposto ineludibile, non facile da realizzare: l'immediata distinguibilità fa nuovi e vecchi esemplari. In caso contrario anche le monete già in circolazione avrebbero beneficiato di questo aumento di valore nominale, facendo gudagnare i loro possessori, ma svantaggiando l'autorità pubblica, che avrebbe dovuto accettare ad un valore nominale più alto monete che aveva immesso nel mercato a quello tradizionale più basso. Distinguere le monete non era difficile, ma come si poteva evitare che tale distinzione portassa alla tesaurizzazione delle monete 'vecchie', che di fatto venivano sottovalutate rispetto alla nuove? Nelle aree dove una circolazione meno intensa e localizzata consentiva un sufficiente controllo da parte dell'autorità (come quelle Germaniche) con il ritiro forzato delle vecchie monete e la loro sostituizione con monete nuove di tipo differente dal valore nominale più alto (ad esempio si dovevano dare 12 vecchie monete per averne 10 di nuove), cioè con le famose renovationes monetae, che nel XIII secolo arrivarono ad essere effettuate anche ogni due anni. Ma in area mediterranea, dove la circolazione era molto più sviluppata e così a largo raggio da non consentire operazioni simili? Non lo sappiamo, ma io penso che quell'incomprensibile aumento di diametro, a parità di peso e di lega, fosse un tentativo di rendere visibile e quasi accettabile proprio tale differenza nel valore nominale di denari vecchi e nuovi. Forse all'inizio funzionò, data la difficoltà per una persona normale dell'epoca di verificare il peso di una moneta di 1 g e mezzo, ma poi naturalmente si rivelò un insuccesso, e non a caso, infatti, pochissimi anni dopo il manifestarsi di questo fenomeno, sia in Italia che a Bisanzio, le monete cominciarono a peggiorare nella lega, cioè venne adottato il sistema più efficace per rimediare all'aumento di valore del metallo prezioso, come abbiamo visto. Prioprio questa coincidenza, più alcune fonti bizantine, a mio avviso possono costituire una prova dell'ipotesi da me sostenuta. Niente di certo, ovviamente. Cari saluti, Adreas1 punto
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