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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/25/24 in tutte le aree
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Passa un giorno, passa l’altro Mai non torna il prode Anselmo, Perché egli era molto scaltro Andò in guerra e mise l’elmo... La Ballata del Prode Anselmo (Giovanni Visconti Venosta) Contrariamente al nostro Crociato, il Gazzettino #11 sta preparandosi per tornare: è infatti, giunto oltre le novanta pagine. Invito perciò, tutti coloro che si stessero apprestando a completare un articolo, di inviarci con "tranquilla sollecitudine" il proprio lavoro. Vista la presenza già di 10 articoli e 7 Briciole (ed al ritmo con cui giungono) è probabile che il limite di fine giugno per inserire ulteriori elaborati possa essere anticipato. Forza ordunque, fateVi sotto!4 punti
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Buonasera a tutti, partecipo a questa interessante discussione di @Raff82 postando una delle mie 34enni... Sono molto fiero e orgoglioso di questo esemplare. Questo Natale io e @gennydbmoney ci siamo scambiati dei Doni Natalizi e con grande sorpresa ho ricevuto questa moneta della quale avevamo discusso e che sapeva mi piacesse. Lo ringrazio pubblicamente. La 11 torrette mi mancava avendo già la 13, il problema è trovare la 10 torrette adesso. Saluti Alberto4 punti
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Buongiorno, In questi giorni mi sono dedicato alla ricerca di altre 48 con doppio punto dopo HIER, ne ho trovato altre due e tutte e due hanno il diritto 8 su 7. https://nomisma.bidinside.com/it/lot/563941/napoli-ferdinando-ii-1830-1859-piastra-/ Lotto 95- Nomisma asta 6 E-Live. https://scaligera.bidinside.com/it/lot/2830/napoli-i-ferdinando-ii-1830-1859-120-/ Lotto 457- asta Scaligera E-live 4 ex collezione Mirabella. Un saluto a tutti. Raffaele.4 punti
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Uno pianifica per mesi con accuratezza i prossimi acquisti librari e poi una sera ti arriva a bruciapelo un messaggio nella chat de Lamoneta con la segnalazione di una di quelle offerte che proprio non si possono rifiutare, due tomi in bella legatura e ottima conservazione con alcune opere numismatiche e di storia monetaria di Gianrinaldo Carli, volumi che cercavo da anni e a prezzo da saldo... Non potevo ovviamente resistere e così ho mandato a puttane tutti i progetti pregressi (mai invio meretricico fu più gioioso) e ho arraffato immantinente i suddetti tomi che mi sono arrivati nel pomeriggio di oggi, acquisizione per cui il mio cuore biblionummofilo sentitamente reitera il ringraziamento a @Ricky973 punti
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A mio avviso ciò che fa' il valore di una moneta è la storia che si porta dietro,si i grossi moduli in argento e oro sono belli, imponenti,ma la storia è un'altra cosa indipendentemente dal peso e dal metallo di cui sono fatte...3 punti
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Molto bella, non colleziono tessere ma mi hanno sempre incuriosito. Il monogramma è proprio quello a cui mi riferivo; non essendo un esperto però, non saprei aggiungere altro.2 punti
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Concordo, senza l'ispezione fisica dell'oggetto non tornano facili certe disamine, specialmente con le limitazioni risultanti dalla risoluzione fotografica (sommata tra l'altro all'usura dell'oggetto). Comunque grazie mille ad entrambi! Mi avete rassicurato2 punti
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In blu,con le freccie, per me sono graffi sulla plastica, ma le zone in rosso a mio avviso sono sulla moneta. Questo volevo dire sopra.2 punti
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Devo dire che l’Introitus della messa da Requiem di Mozart mi fa commuovere ogni volta che lo ascolto, non solo per il suo significato profondo (al di là dell’aspetto strettamente religioso), ma anche e soprattutto per la potenza della musica e la solennità del coro. E poi mi suscita tante riflessioni, non solo sulla morte (come sarebbe naturale per un Requiem), ma anche e soprattutto sulla vita. E’ una musica che palpita di vita… https://www.youtube.com/watch?v=4Rc25CkOxEk Qualche mese fa ho acquistato questa moneta: Era in vendita come sesterzio di Faustina II, Diana Lucifera. Certamente non una grande conservazione (me ne sono subito reso conto), ma a me piacciono le monete un po’ “vissute”. E poi… Faustina II…..quel rovescio…..Insomma, la moneta mi ha chiamato. Voi sapete bene cosa succede quando una moneta chiama, vero? E infine: si può dire di no ad una signora? Giammai! E quindi ho risposto alla chiamata e la moneta e’ arrivata a casa Stilicho, con somma “gioia” di una altra signora….mia moglie (“Ancora con queste monete!”) e con somma indifferenza di una altra ancora, una delle mie figlie (“Sembra un gettone dell’autoscontro”). Sic transit gloria mundi! Si tratta di un sesterzio di consacrazione di Faustina II con Diana Lucifera, ma con una legenda di rovescio davvero particolare. Ne parleremo. Anche perché le monete antiche ci parlano di loro, degli antichi appunto. Ricordo un libro di Luciano Canfora uscito qualche anni fa per i tipi de “Il Mulino” dal titolo “Gli antichi ci riguardano”. Eccome se ci riguardano. E le monete ci parlano di ciò che furono stati, di ciò che sono stati, di ciò che sono diventati….gli antichi. Ma le monete parlano anche di noi : “De nobis fabula narratur”. Anche di Faustina II ci parlano…e tanto. Molte sono, infatti, le sue monete che ci raccontano davvero nei dettagli ciò che fu stata e che e’ stata, come ragazza, come donna, come imperatrice, come madre (molto prolifica). Ma io voglio soffermarmi su ciò che e’ diventata. Ovvero una stella del firmamento, una “DIVA”. Che strano questo gioco di parole….anche oggi una “star”, una “stella” di Hollywood e’ una “diva”. Dicevamo di Diana Lucifera. Diana e’ qui “portatrice di luce”, uno dei suoi epiteti; forse il più strano. O per lo meno quello meno noto. Su questa moneta e’ rappresentata nell’atto di portare una torcia accesa, quindi la luce. Secondo la mitologia Diana aiutò sua madre Latona a partorire il fratello gemello Apollo. Da qui il ruolo di Diana quale divinità del parto, che assiste le partorienti (ruolo che si divide con Giunone, chiamata, guarda un po', “Lucina”): le aiuta a “portare alla luce” i piccoli. Inoltre, in qualità di custode della fauna e della flora, e’ anche custode della fecondità della terra, della sua fertilità. Ecco un nuovo legame con la maternità. Infine, Diana Lucifera (che ha ai lati del collo un doppio crescente lunare) era così chiamata in quanto collegata alla luce della Luna (termine che probabilmente ha la stessa radice della parola “luce”), il cui ciclo sappiamo essere legato al ciclo fertile della donna. Faustina II ebbe molti figli (forse 14 con 12 parti) e quindi sicuramente “devota” (passatemi il termine) a Diana Lucifera. Ma qui, su questa moneta, il significato e’ un altro e può essere compreso solo abbinando l’effigie di Diana Lucifera alla legenda del giro: SIDERIBVS RECEPTA. Potremmo tradurre SIDERIBVS RECEPTA come “accolta tra le stelle”, anche se il termine “receptus” dice qualcosa di più in quanto significa anche “rifugio”, “asilo”, a sottolineare anche il senso di protezione. SIDERIBVS RECEPTA e’ una espressione davvero dolce, quasi commovente. Solo il latino, con la sua efficacia e la sua essenzialità poteva tradurre in due parole un concetto così profondo e romantico. E solo una moneta poteva veicolare un messaggio così forte ed incisivo, nel suo connubio tra immagini e legende (ah…potenza della moneta!). La stella, dunque….. La sera dell’assassinio di Cesare alle Idi di Marzo nel cielo di Roma comparve una cometa. E tutti dissero che era Cesare che era divenuto una stella. Faustina II e’ morta, ma non vaga nel buio delle tenebre. E’ accolta da Diana Lucifera che con la sua torcia le illumina la strada che la condurrà in cielo dove verrà accolta, stella tra le stelle. Il cerchio e’ chiuso. Nascita, vita, morte. La luce ha vinto il buio, la luce ha vinto la morte. Et lux perpetua luceat eis. Buona domenica. Stilicho Fonti: - (80) La monetazione imperiale di Faustina II - Storia, caratteristiche, tematiche, cronologia | Alessio Busseni - Academia.edu del nostro @Ross14, davvero un riferimento per la monetazione di Faustina II - Il forum (vera miniera) - Le letture (mai abbastanza) - La rete (cum grano salis) - I ricordi scolastici (un po' di "latinorum")1 punto
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Da Antiochia sull' Oronte, nella Siria, un esemplare, stimato RR, di tetradrammo con al diritto testa di Nerone ed al rovescio busto di Agrippina . Sarà il 12 Aprile in vendita KMK 121 al n. 366 .1 punto
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Buongiorno, stavo guardando il CNI per classificare il grosso del terzo tipo di Antonio Venier 21 mm. gr. 1,83 di cui allego foto. Il CNI dato che il grosso ha le due stelle a 6 punte, ne censisce solo quattro tipi. In nessuno di questi quattro tipi ho trovato una corrispondenza che si avvicini al grosso in questione (forse il 37). Grazie se qualcuno vorrà aiutarmi.1 punto
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È stato un piacere! Come ti ho già scritto, sono contento di averteli segnalati e soprattutto che tu li abbia presi, ben sapendo che sono finiti nelle mani di chi più li saprà apprezzare!1 punto
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Forse piu' Zengidi che Artuquidi Lo Spengler Sayles è la referenza per la monetazione Turkomanna. Il primo volume tratta gli Artuquidi1 punto
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La terza dovrebbe essere di Severo Alessandro: https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/6/68131 punto
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chiedo se qualche utente del forum ha già visto questa tessera ? pesa gr.3,11 grazie per le eventuali risposte1 punto
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Ciao, prevediamo dopo Pasqua, comunque metteremo un avviso col link sia qui che in altri ambiti social.1 punto
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Buonasera a tutti, Poco tempo fa ho acquistato un tornese ritraente Filippo II di Spagna, ma ho un lieve dubbio intorno all'autenticità dello stesso, al quale, forse a causa dell'usura (anche se mi pare improbabile visto che in altri tornesi piuttosto consumati essa era ancora visibile), manca la data all'altezza della cornucopia. Se non fosse un problema vorrei sottoporvi una foto della moneta per dissipare definitivamente ogni perplessità, nella speranza che il mio timore sia infondato. Vi ringrazio infinitamente dell'attenzione1 punto
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Æ 17, 2.21 g. Obv. ΑΥT K M AYP CEV [ANTΩNEINOC]. Laureate, draped and cuirassed bust of Caracalla r. Rev. AΔPIANOΠOΛEITΩN. Eros standing r., reading from a scroll or writing-tablet, his bow and quiver on the ground behind him (Photos courtesy of Titiana & Slavey ART NUMIS).1 punto
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A questo punto direi di si, la possiamo considerare a tutti gli effetti variante, alla fine 3 esemplari con la stessa particolarità non sono un caso. Ottimo, si è sempre sul pezzo, mi fa piacere.1 punto
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Ottimo, quindi possiamo annoverarla tra le nuove varianti delle piastre di Ferdinando II e credo verrà già censita entro l'anno...1 punto
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con la R retrograda non ne ricordo... anche la scritta al dritto è strana potrebbe essere una imitativa, ma nella serie ostrogota non è così abituale1 punto
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Venezia. Tessera alimentare per l'olio, XVI sec. Volt. 614. AE. g. 3.81 mm. (Fonte: NumisBids)1 punto
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Ho comprato nuovamente un denario di Tito in quanto quello che avevo già mi stava rimanendo un po' corto a causa del cattivo stato di conservazione. La moneta è molto bella, leggibile e centrata, unica pecca secondo me è che è stata coniata durante il regno di Vespasiano e quindi ritrae un giovane Tito cesare. Ho provato senza successo ad aggiudicarmi un denario di Ottone in un'asta. Sembra proprio che le aste britanniche abbiano prezzi due tre volte superiori a quelle di altri paesi. Mi sto armando di molta pazienza, ma aggiudicarmi monete a prezzi onesti sembra un percorso molto lungo.1 punto
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Ecco il mio asse di Crispina con al retro IVNO LVCINA ( Giunone con Patera e scettro). complimenti per la discussione , molto bella1 punto
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@Rufilius In effetti, girare tra le mani questa moneta e' una emozione che ho voluto condividere con voi. Mi fa piacere che tu lo abbia apprezzato. @fofo Per rimanere in tema, lo studio delle monete (per quanto da semplice appassionato) e' la passione che mi tiene vivo. Grazie per il pensiero di apprezzamento che hai espresso. @lucius LX Sono contento che questa discussione ti sia servita da stimolo per ulteriori approfondimenti, anche su tematiche molto complesse che trascendono la numismatica, ma che con essa sono strettamente legate (come abbiamo visto). Ti ringrazio anche per il suggerimento di lettura. Parafrasando Rispoli: Le monete sono le monete, ma un buon libro e' sempre un buon libro.1 punto
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La tua moneta mi piace molto . Centrata, tutta leggibile, effigi perfette. Circa il rovescio, ti allego questa pagina tratta da What I Like About Ancient Coins (forumancientcoins.com). Descrive molto bene, secondo me, la figura del Sole (e la sua evoluzione) sulle monete di Aureliano. Ciao. Stilicho P.S. Devi correggere il lapsus calami nella indicazione del volume del RIC : e' V e non VI1 punto
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Dovrebbe essere una cinquina del Senato Romano in mistura, Sec. XIII-XIV. Ciao Borgho1 punto
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Ma se fossi in te non le porterei al compro-oro. Le custodirei a ricordo di tuo padre che le ha collezionate. Non è che poi ricaveresti dalla vendita tanto per acquistarti una casa…..1 punto
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Che io sappia, questo tipo di studio trasversale non esiste per l’insieme delle zecche, anche perché ci vorrebbe un consenso che finora non esiste. Sono ancora troppo mutevoli le ipotesi di apertura/chiusura temporanea, di trasferimenti di personale, di officine o di intere zecche a seconda delle nuove necessità o delle sconfitte militari, durante questo III secolo travagliato. Un esempio del valzer delle zecche per il corto periodo 268/269 della fine del regno di Postumo con la proposta cronologica già citata di Gricourt et Hollard: Altri esempi con il rompicapo delle zecche orientali (Problema che inizia da Settimo Severo con la zecca itinerante d’Oriente che si sarebbe stabilita prima a Alessandria, poi a Laodicea o - meno probabilmente- a Emesa): Sylviane ESTIOT dimostrò l'esistenza di una « quarta zecca orientale » non identificata sotto Probo, creata quando la zecca di Antiochia cadde nelle mani dell’usurpatore Saturnino. La « zecca SPQR » aperta da Gallieno è stata inizialmente identificata con Antiochia o Cizico, o con una zecca secondaria efemera in Oriente. Oggi, dopo i lavori di Mairat, l’esergo SPQR segna la zecca di Smirna poi trasferita a Cizico da Claudio II… Per il periodo Claudio II a Floriano, è talvolta sulla base del solo criterio stilistico che gli antoniniani vengono classificati, ed è sempre utile riferirsi al database del RIC-mom di Sylviane Estiot, perché tiene conto degli ultimi lavori in merito: https://ric.mom.fr/en/home La firma della zecca appare molto sporadicamente sotto Gallieno e si diffonde sotto Diocleziano con il moltiplicarsi delle zecche. Le cose diventano più semplici. In linea di principio.1 punto
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Una volta con una tacca sul volto vicino all'occhio te lo scordavi il fior di conio.1 punto
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È vero che certe strisciate mi sembrano della plastica.....ma è pur vero che ci sono aaaaaltre cose anche sulla moneta. Che dire. Stanno tanti pro slab....1 punto
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Ciao , coprire con della "lacca" o cera d'api le monete , a mio personale parere non piace e non serve , perche' rendendole lucide si altera quel senso di antico che le monete trasmettono . Forse questa copertura artificiale potrebbe servire nel caso che la moneta presenti tracce di cancro del bronzo , in questo caso , dopo la pulizia , le proteggerebbe dalla ricomparsa isolandole dell' aria . Saluti1 punto
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tutte le puntate finali delle stagioni di Lost avevano meno cliffhanger... quindi ricapitolando se ho bene inteso: 1) acquistata per 250€ come dubbia 2) data per falsa qui da molti 3) periziata da Felsinea come autentica 4) giudicata come falsa da qualche altro esperto dal vivo 5) mandata a Ngc che la giudica buona avendola in mano 6) dopo una telefonata la NGC la giudica falsa senza averla in mano 7) dopo la grezza del cambio di giudizio senza averla in mano dopo una semplice telefonata, NGC cambia ancora il giudizio e la segnala ufficialmente come NO DECISION 8 ) viene data a un mercante usa che la fa slabbare da PCGS come buona 9) viene inserita in asta Heritage come buona chiusa pcgs 10) viene ritirata dall'asta su richiesta del proprietario dopo alcuni importanti insegnamenti di vita scritti su un post di un gruppo di Facebook 11) viene rimandata da Heritage a Pcgs che la apre, la analizza, la rivaluta e la richiude come Extra Fine 40 autentica... Ragazzo, tu puoi dare materiale a Christie, ma non l'asta omonima , ma la scrittrice di thriller Agatha!!! Che storia fantastica...1 punto
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Taglio: 1 euro Nazione: Vaticano anno: 2008 Tiratura: 6.400 Condizioni: BB+ Città: Milano Note: NEWS!!1 punto
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Stimato " extremely rare ", forse 1 di 7 noti, un esemplare da 1 unità attribuito a Populonia, con al diritto aquila ad ali chiuse ed al rovescio segno del valore . Sarà il 22 Marzo in vendita RomaNum. XXX al n. 13 .1 punto
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Ciao, per il 50 marchi del 1970 in perfette condizioni (fds) un centinaio di euro, per le banconote di Bahamas, Singapore e Francia aspetta qualche altro intervento.1 punto
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60-61 d.C. - La rivolta britannica e la riconquista romana Attorno al 60-61 d.C. le popolazioni locali si ribellarono al giogo romano sotto la guida di Boudicca, la Regina degli Iceni, figura quasi mitica. Questa regina era la moglie del re Prasutago, già alleato dei Romani ai tempi dell’invasione di Aulo Plauzio che al fine della sua successione aveva ingenuamente nominato coeredi alla guida del regno le figlie e l’Imperatore romano. Ciò fornì ai romani un pretesto per occupare militarmente le terre degli Iceni vessando la popolazione locale. La stessa regina fu flagellata e le figlie violentate, provocando l’insurrezione degli Iceni a cui si unì la tribù dei Trinovanti ed altre. La colonia romana di Camulodunum fu assediata e distrutta quindi analoga sorte toccò a Londinium (Londra), sviluppatasi come emporio commerciale sul fiume Thamesis (Tamigi) e abbandonata dalle truppe romane, ritiratesi quando si resero conto di esser insufficienti numericamente per provvedere ad una efficace difesa cittadina; analoga sorte toccò a Verulamium (St.Albans). Nel 61 d.C. le truppe romane riorganizzatesi sotto la guida di Gaio Svetonio Paolino, sebbene nettamente inferiori per numero ma meglio organizzate tatticamente, sconfissero i ribelli nella battaglia di Waitling Street. La stessa Boudicca per evitare di cadere in mano nemica si avvelenò: il sogno britannico dell’insurrezione era crollato. Il ricordo della regina rimase comunque vivo nelle popolazioni tanto da esser ripreso sia nelle tradizioni popolari britanniche sia nell’iconografia moderna come simbolo di fiera indipendenza e di ribellione verso il nemico oppressore. Da questo momento la parte centro-meridionale dell’isola entrò saldamente sotto il controllo romano e crebbero città che promulgarono i valori propri della romanitas; ben presto l’aristocrazia locale accettò l’assimilazione culturale e fece propri gli usi e costumi romani. Nel campo religioso si assistette al sincretismo tra divinità di origine locale e quella romana. I valori della romanitas non furono accettati da tutte le popolazioni locali: vari gruppi tribali britannici rimasero spiccatamente ostili ai Romani e tra questi si mise in luce quello dei Brigantes, una bellicosa tribù che occupava un’ampia area territoriale corrispondente all’Inghilterra settentrionale. Guidata al momento dell’invasione dalla Regina Cartimandua ebbe inizialmente rapporti di alleanza con i Romani tanto che nel 51 d.C. questa consegnò Caratacus (fuggito all’offensiva romana contro i ribelli del Galles Nord-Orientale e rifugiatosi presso i Briganti) al governatore romano Ostio Scapula. Ben presto però la fazione anti-romana presente nella stessa tribù crebbe per importanza e con a capo l’ex marito Venuzio tentò il rovesciamento della regina, sventato grazie all’intervento militare di soldati ausiliari romani. In un secondo momento collocabile nel periodo successivo alla morte di Nerone (69 d.C.) Venuzio ritentò con successo di prendere il potere ottenendo la destituzione di Cartimandua. 79-84 d.C. - Britannia perdomita et olim missa A partire da questo momento i Briganti si distinsero per azioni di rivolta antiromana, spesso non documentate chiaramente dagli storici latini. In questa ottica sorse in epoca neroniana o flavia Eburacum (York), sviluppatasi progressivamente attorno al forte legionario della IX Legio Hispanica (71 d.C., dapprima attestata presso Lindum, attuale Lincoln) che costituiva una base strategicamente importante sia per azioni militari contro le popolazioni del Nord che di controllo e di intervento in caso di moti rivoltosi da parte dei Briganti stessi. La politica espansionista dei Flavi raggiunse il suo acme con Tito che incaricò Gneo Giulio Agricola della conquista della totalità dell’isola britannica; il governatore durante sette anni di azioni militari conquistò gran parte della Caledonia (attuale Scozia) scontrandosi con le popolazioni alloctone guidate da Calgacus e sconfitte nella battaglia del Mons Graupius. A questo capo caledone Tacito attribuisce un famoso discorso tenuto prima dello scontro militare e che ben esprime ciò che provavano le popolazioni locali nei confronti dei Romani: “… voi tutti qui accorsi in massa, che non sapete cosa significhi servitù, non c'è altra terra oltre questa e neanche il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. Perciò combattere con le armi in pugno, scelta gloriosa dei forti, è sicura difesa anche per i meno coraggiosi… Noi, al limite estremo del mondo e della libertà, siamo stati fino a oggi protetti dall'isolamento e dall'oscurità del nome... [I Romani] Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace” (Tacito, Agricola, 29-32). Quando la vittoria sembrava essere ormai prossima, la conquista della Caledonia non si completò: nell’84 d.C. Agricola rientrò a Roma per richiedere a Domiziano un ulteriore contingente militare utile a concludere la campagna. L’imperatore, probabilmente infastidito dalla gloria militare che stava procurandosi il generale, non solo lo negò ma anzi ordinò l’abbandonò dei territori conquistati nella Caledonia settentrionale e l’attestamento sulle posizioni da cui era partita l’offensiva. Famosa in merito fu la frase Britannia perdomita et olim missa (la Britannia conquistata fu subito persa) con cui Tacito commentò la vicenda sul suo “Agricola”.1 punto
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E questo invece e' il ferlino della farina da mezza quartarola, 1570 (che mi manca!), tornando in tema pane1 punto
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Grazie a te Minerva. Oggi ho un po' di tempo libero, quindi posso approfondire l'argomento. Rileggendo tutti gli interventi postati, mi rendo conto che molti di noi sono perplessi in merito ai denari suberati, o non li conoscono a fondo. Nel corso di una ventina d'anni di collezionismo attivo, mi sono capitati tra le mani diversi esemplari di falsi d'epoca e ho potuto constatare una sostanziale differenza tra essi, legata fuor di dubbio alle tecnologie d'epoca e alle relative tecniche d'argentatura. Dunque, le monete repubblicane e imperiali fino alla fine del II secolo presentano un nucleo in metallo vile, generalmente rame, rivestito da una sottile lamina d'argento “puro”. Queste monete, se mal conservate, presentano sempre aree erose, piccoli crateri e screpolature che mostrano la parte interna, di solido in fase d'ossidazione e quindi tendente a “fuoriuscire” dal rivestimento argenteo. Cio' è dovuto, tra l'altro, al semplice fatto che argento e rame, messi a stretto contatto, generano una reazione chimica ineluttabile, con forte ossidazione degli ioni argento (Ar) a contatto con gli ioni rame (Cu). In ambiente umido (e di solito le monete vengono rinvenute nella terra, o comunque in ambienti ipogei), tale reazione viene esaltata, con l'instaurarsi di un lieve processo elettrolitico tra gli ioni Cu e quelli Ar. La moneta, dunque, tende a"esplodere” dal nucleo verso l'esterno. In ogni caso, a un'attenta osservazione, appare evidente che lo strato argenteo ha uno spessore apprezzabile, nell'ordine di alcuni micron (per intenderci, lo spessore di due fogli di alluminio da casa sovrapposti). Da anni cerco di capire, studio e mi sforzo di riprodurre artigianalmente gli antichi processi di argentatura, ma l'aspetto delle monete suberate repubblicane e primo-imperiali mi elude da sempre. In parole povere, ancora non so come venisse applicato lo strato di argento, né ho mai letto testi esaurienti e credibili in materia. I quesiti sono vari: l'argentatura veniva effettuata per “bagno” in metallo fuso? Lla moneta veniva coniata (o fusa) in rame e poi rivestita d'argento, oppure si procedeva argentando tondelli di rame, per poi coniarli? La questione, se ci pensate, non è peregrina. Col tempo ho però messo a punto un procedimento efficace che simula pressoché perfettamente l'argentatura degli antoniniani tardi (quelli in rame argentato). Per la precisione, proprio osservando tali antoniniani in vari gradi di conservazione e studiando antichi testi, sono giunto alla conclusione che a un certo punto gli artefici romani iniziarono ad argentare rame e altri metalli vili utilizzando bagni di mercurio (metallo che si ottiene dal cinabro, minerale di cui Italia e Hispania erano già allora i massimi produttori al mondo). In definitiva, si procedeva così: la moneta veniva coniata secondo i metodi consueti, partendo da un tondello (in questo caso di rame), che veniva poi immerso in una soluzione di mercurio in cui fosse stata disciolta una congrua quantità di polvere di argento puro (cui si può aggiungere stagno o zinco), fino a saturazione. Per amor di precisione, il dischetto di rame, privato di tracce di grasso o ossidazione tramite lavaggio e lieve acidatura, veniva immerso nel mercurio, che immediatamente tende a legarsi al rame, soprattutto a caldo. A questo punto, una volte estratte dal bagno di mercurio, occorre letteralmente cuocere le monete: durante tale procedimento il mercurio evapora e lascia sul rame uno strato sottilissimo di ioni argento. Il risultato è pregevole, ma chiunque abbia in collezione un follis di Diocleziano (o un antoniniano di Probo, ecc) in condizioni perfette, sa qual è l'aspetto finale della moneta: per quanto argentata, non avrà mai la “consistenza” e la lucentezza di un denario Peraltro, l'accidentale rinvenimento di un antoniniano di Numeriano totalmente fuori asse (un pezzo molto mal riuscito, ma straordinario nel suo genere) fu illuminante per capire che dapprima si otteneva il tondello, quindi lo si argentava e poi lo si coniava: d'altra parte lo strato argenteo, sottilissimo, era assai elastico e inoltre la coniatura su metallo già argentato permetteva di ottenere dettagli più fini (che sarebbero andati persi in seguito all'argentatura fatta a posteriori). Chiaramente, il processo qui illustrato non è completo nei suoi particolari (non mi piace l'idea di istigare alcuno all'arte della falsificazione), molto dispendioso (provate a procurarvi del mercurio in quantità...) e pericoloso per la salute (i vapori di mercurio sono velenosissimi). Inoltre, le due o tre monete che ho argentato in tal modo hanno perso leggermente nei dettagli, avendo io invertito per forza di cose il procedimento (non avrei mai saputo come coniare dei tondelli vergini...). Torniamo ora ai nostri suberati, categoria nella quale faccio ricadere il mio denario di Julia Mamea e gli altri postati qui (come il “denario di bronzo” di Septimio, ecc.). A mio parere, ben prima della comparsa dei primi antoniniani in rame e argentati (da Valeriano I in poi, insomma), nell'impero si era già diffusa la pratica dell'argentatura così come l'ho descritta. In quei tempi, prima cioè che si arrivasse alla tragica svalutazione responsabile dello svilimento dell'antoniniano, era ovviamente conveniente per un falsario coniare denari (e fors'anche antoniniani - ne ho visto uno suberato di Gordiano III Pio) in rame e poi argentarli tramite bagno di mercurio. Rimane il fatto che tali pezzi erano “delicati”: sensibili ai graffi, alla consunzione e... al passare del tempo. Se immaginiamo dunque che di pezzi come quelli qui postati ne circolassero diversi, ma non a milioni, è logico supporre che quelli a noi pervenuti (salvo casi eccezionali, come il rinvenimento di un tesoretto) siano stati sensibili alle offese del tempo e si siano comportati come la maggioranza degli antoniniani di Probo, Aureliano, ecc. Pezzi pervenuti a noi ricchi di dettagli, a volte splendidi, ma aihmé privi del tutto della loro argentatura. Per concludere, sono convinto che tutti i pezzi di cui discutiamo siano in realtà falsi d'epoca, coniati in rame e poi argentati tramite bagno di mercurio. Pochissimi ci sono pervenuti (come quelli menzionati nel bimestrale inglese Minerva) nel loro pieno splendore e, a causa della loro estrema rarità, sono poco noti e ancor meno divulgati. Questo spiegherebbe perché ci dibattiamo in questo dubbio, che tuttavia penso sia risolvibile facilmente in base a quanto ho riportato. Nell'immagine che accludo, si nota chiaramente che la coniatura di questo antoniniano di Numeriano è avvenuta malamente, del tutto fuori centro: il pezzo è però essenziale per capire che il tondello, perfettamente circolare, veniva argentato prima della coniatura (se fosse stato l'inverso, questo pezzo sarebbe stato individuato prima dell'argentatura e subito scartato). Da notare che anche il bordo della moneta è argentato... risultato dell'argentatura per immersione in bagno di mercurio. Scusatemi, so di essere prolisso, ma l'entusiasmo tende a prendermi la mano con facilità: Appena arrivato e già fi faccio una testa così... Salve atque vale PS Astenersi prego dal chiedermi le fasi e le modalità esatte del procedimento di argentatura: basti sapere che funziona. Sono uno studioso, non un falsario.1 punto
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