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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/02/24 in tutte le aree

  1. Dal libro Stato e Collezionismo........Siamo nell’Aprile del 1944, la situazione nella Capitale è veramente tragica. Il giorno 13, forse al mattino, personale militare e civile della Repubblica Sociale Italiana, si presenta presso lo stabilimento della Regia Zecca, in Via Principe Umberto. Il nucleo di persone è comandato dal Capitano Pietro Martinelli. Ha le credenziali in ordine per il ritiro di materiale da trasportare ad Aosta. Gli viene pertanto consegnato quello che richiede. Della consegna viene redatto apposito verbale, con il quale il cedente, secondo il principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione e della gestione della Cosa Pubblica, cede in carico ad altra persona designata dalla stessa Pubblica Amministrazione, materiale di proprietà dello Stato. Cosa aveva ritirato il Cap.Martinelli di così tanto importante dallo Stabilimento Monetario di Stato? Per quasi sessant’anni non si è mai saputo, probabilmente perché nessuno aveva avuto interesse ad approfondire le ricerche. Il tempo trascorre, lento ma inesorabile. La guerra finalmente ha termine, e termina anche la lotta fratricida che ha insanguinato il nostro Paese, quando si sono affrontati armi in pugno giovani e meno giovani, che avevano scelto di stare da una o dall’altra parte. Con gli anni le ferite si rimarginano, i ricordi, pur se dolorosi, si affievoliscono e pian piano ci si avvia verso una pacificazione nazionale, che finalmente possa riconciliare coloro che si contrapposero in armi. Arriviamo dunque con un salto in avanti di quasi sessant’anni, al 2001, quando alla Guardia di Finanza viene affidato l’incarico di svolgere degli accertamenti su presunti comportamenti illeciti posti in essere da personale della Sezione Zecca dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. L’indagine, affidata all’allora capitano Domenico Luppino, era caratterizzata da un’ampia delega rilasciata dalla Magistratura al fine di verificare le varie ipotesi di reato. Essendo una indagine atipica, a ritroso nel tempo, che necessariamente richiedeva l’esame di documentazione anche non recente, si decise di iniziare le ricerche proprio dagli archivi della Zecca di Roma. Presso la sede storica della Zecca del Regno d’Italia, che tutti sappiamo trovarsi a Roma, Via Principe Umberto, attraverso l’ordine di esibizione della Procura della Repubblica, vennero visionati materiali e documentazione del nostro passato monetario. All’interno del Magazzino Materiale Creatore, tenuto in estremo disordine, in un angolo stavano ammucchiati alla rinfusa, decine di registri cartacei. Dopo alcuni giorni di attenta lettura, nello sfogliare un vecchio registro, vennero scoperte alcune annotazioni che datavano 1944. Subito si pensò alla storia della monetazione per la Repubblica Sociale Italiana ed effettivamente ci si rese conto che si trattava di note scritte (finalmente!), che riguardavano la consegna di materiali da destinarsi ad Aosta. Ma qual’era il materiale richiesto dai militari della R.S.I.? Dopo quasi sessant’anni dunque, altri militari, stavolta quelli della Guardia di Finanza, nell’esaminare la vecchia documentazione dimenticata in un angolo del Magazzino Materiale di Incisione, rinvennero, all’interno di un vecchio “Registro Materiale”, alla data del 13.04.1944, l’annotazione seguente: · Punzone orig. D2 R1 Cent.10 acmonital; · Matrici D1 R1 “ “ ; · Punzone Riproduttore D1 R1 Cent. 20 acmonital; · Punzone Riproduttore D1 R1 Cent. 50 acmonital; Consegnati al Sig.Martinelli per il trasferimento ad Aosta (vedi verbale del 13.04.1944): · nr.2 punzoni originali Diritto e nr.1 punzone originale Rovescio dei centesimi 10 in acmonital; nr.1 matrice Diritto e nr.1 matrice Rovescio dei centesimi 10 in acmonital; nr.1 punzone riproduttore Diritto e nr.1 punzone riproduttore Rovescio dei centesimi 20 in acmonital; nr.1 punzone riproduttore Diritto e nr.1 punzone riproduttore Rovescio dei centesimi 50 in acmonital; Della consegna sarebbe stato redatto un verbale , il nr.5 del 13.04.1944, non rinvenuto, relativo al trasferimento del materiale ad Aosta. Il Sig.Martinelli potrebbe identificarsi nel Cap.Pietro MARTINELLI, destinato poi a diventare il Questore di Aosta nella Repubblica Sociale Italiana. Nessun altra notizia risultava, anzi, il registro si concludeva bruscamente con un tratto di penna orizzontale, come a voler mettere definitivamente la parola fine ad un periodo travagliato. Per gli investigatori, l’unica cosa ormai da fare era quella di acquisire in copia conforme tutti i registri rinvenuti (ma che fine faranno poi gli originali?), al fine di acquisire agli atti ogni elemento utile per la prosecuzione delle indagini e, perché no, a illuminare un periodo oscuro della nostra storia recente. Nelle figure: Documento relativo ai punzoni e alle matrici destinate alla Zecca di Aosta nell’Aprile del 1944. E così il cerchio pareva chiudersi. Tutto il materiale creatore relativo alla moneta da centesimi 10 in acmonital, e non solo quella, come avremo modo di vedere, era stato effettivamente prelevato per essere trasferito ad Aosta. Evidente ormai che si trattava di manufatti realizzati a Roma, in previsione di una nuova monetazione per Vittorio Emanuele III, prima della caduta del Fascismo. Ci sono però, alcuni punti ancora da chiarire. Ad esempio, quando il Professor Traina afferma che 20 esemplari dei 32 coniati “…s’ignora dove siano finiti…” : non di tutti, ma almeno di quelli che ogni tanto appaiono in aste pubbliche si potrebbe quantomeno tentare di risalire alla provenienza, che non può essere altro che di origine furtiva, essendo state queste monete, teoricamente, di proprietà dell’allora Direzione Generale del Tesoro di Brescia, oppure potrebbero fare parte di quella partita di dieci esemplari che avrebbero dovuto essere deformati al loro rientro a Roma. Forse troppo frettolosamente si è voluto chiudere la vicenda affermando che questi esemplari andarono perduti nel corso delle vicende belliche. Sappiamo però che tutti i pezzi presenti sul mercato appartengono allo Stato Italiano e che dunque la loro commercializzazione appare alquanto discutibile. Del resto, dopo la guerra, tutti gli enti (Banca d’Italia in testa), si sono prodigati per recuperare il maltolto, ma anche in questo caso la numismatica ha fatto la parte della cenerentola e lo Stato Italiano ha omesso, colpevolmente, di interessarsene, consentendo così il commercio d molti esemplari metallici che oggi dovrebbero essere custoditi presso il Museo della Zecca. Altro particolare che dovremmo riconsiderare è quello che riguarda i due esemplari presenti al Museo della Zecca (cartellino nr.175, Zecca di Aosta). La corrente di pensiero prevalente concorda nel ritenere che questi due esemplari siano i superstiti dei 12 tornati a Roma (dieci vennero deformati, ma non esistono verbali in tal senso). Sorge però spontaneo un dubbio: è mai possibile che presso la Zecca di Roma, che possedeva il materiale creatore già prima dell’Aprile del 1944, non siano state effettuate delle battiture della moneta, quanto meno per verificare l’idoneità dei conii e del loro impatto sull’acmonital? Francamente pare impossibile. Probabile dunque, che la zecca abbia effettuato qualche battitura, che potrebbe anche essere stata consegnata agli emissari della RSI che ritirarono, quel 13 aprile del 1944, il materiale creatore. Purtroppo non è più reperibile il verbale nr.5 redatto quel giorno. Sappiamo per certo che l’eventuale consegna di monete non poteva risultare dal registro dal quale sono stati estrapolati i frammenti che testimoniano l’avvenuto ritiro del materiale creatore, perché, tassativamente, in quell’ambiente blindato non potevano e non possono, ancora oggi, essere custodite monete o tondelli vergini o quant’altro. Potrebbe dunque darsi che gli esemplari oggi noti vennero battuti a Roma, consegnati al Capitano Martinelli, a corredo del materiale prelevato, e quindi ritornati a Roma nel dopoguerra, ad eccezione degli esemplari andati perduti. Ma rimaniamo comunque nel campo delle ipotesi. Il Cartellino nr.175 presente al Museo della Zecca, di per sé non sembra sufficiente per poter affermare con certezza che quelle monete vennero effettivamente battute ad Aosta. Chi lo compilò (ma perché nel dopoguerra non si sono interpellate le persone che si occuparono in prima persona della vicenda?), può aver erroneamente inventariato il materiale che stava rientrando appunto dalla cittadina di Aosta. Alberto Santamaria nel suo articolo fa cenno alle notizie fornite di prima mano dal compianto Professor Pietro Giampaoli e dal Tenente Colonnello Lauria, quest’ultimo Direttore della Sezione Zecca di Aosta in quel travagliato periodo, scrivendo che “…ci mostrò anche le copie di alcuni ordinativi passati alla Cogne dalla Zecca di Aosta…”. Viene da chiedersi il perché il Tenente Colonnello Lauria detenesse quel materiale cartaceo (siamo poi sicuri che fossero copie? Stiamo parlando degli anni quaranta del secolo scorso...), oggi andato irrimediabilmente perduto. In figura: lettera del Direttore della Zecca nella quale si conferma la dizione “Zecca di Aosta” nel cartellino identificativo dei due esemplari da centesimi 10 del 1943 in acmonital presenti al Museo della Zecca. Per concludere, desideriamo ricordare che, quando il governo della Repubblica Sociale Italiana, con decreto ministeriale del 01.05.1944 XXII nr.422, a firma del Ministro Pellegrini, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nr.171 del 24 Luglio 1944 ([1]), dispose che la Zecca nazionale aprisse una sezione staccata ad Aosta, presso la Società Nazionale Cogne (dove era stato messo a punto il procedimento per la fabbricazione di acciaio ([2]), per la realizzazione di monete), andò a stabilirsi ad Aosta anche l’incisore capo Pietro Giampaoli, rimanendovi per circa un anno ([3]). In questo tormentato periodo l’artista effettuò studi di coni monetali, incisioni, fusioni, esperimenti con nuove leghe ecc. ([1]) “E’ istituita ad Aosta presso la Società Nazionale Cogne una sezione staccata della Zecca di Roma con il compito di stampaggio di monete da 50 e 20 centesimi del tipo Costituzione Impero per assicurare al Nord Italia i bisogni monetari della popolazione.”. ([2]) Acmonital: lega di ferro, cromo e nichelio. ([3]) L’articolo 3 del DM del 1 maggio 1944 XXII nr.422 precisava che il personale sarebbe stato fornito dalla Società Nazionale Cogne per quanto riguarda gli operai mentre dalla Direzione Generale del Tesoro sarebbero stati inviati ad Aosta tecnici ed incisori.
    4 punti
  2. Ci vuole un bel pò di pratica, questo sito ti può aiutare: Coin catalogue – Numista per le date arabe ti serve questa tabella In rosso la nostra data ed in verde quella islamica. Queste le tue monete prese da quel sito: 10 Milliemes - Egypt – Numista 10 Qirsh - Egypt – Numista Ma non troverai sempre la doppia data, se è presente solo l'islamica ti servirà un convertitore: Calendario islamico (arab.it) In giro per il mondo ci sono pure le date tailandesi, giapponesi, ebraiche, etiopi ecc. ecc. se ne riparlerà quando ne sarai in possesso. Buon divertimento!
    2 punti
  3. Eh, magari... Le foto che presenti sono sfuocate e di difficile lettura, comunque concordo con chi parla di riproduzione. Il peso è veramente eccessivo, secondo il Regio Decreto n° 1916 dell'8 settembre 1927 la tolleranza indicata per il 20 Lire "littore" va da 14,925 a 15,075 (± 75 mg.) per un peso "ufficiale di 15,000 g. Nel millesimo 1928 è acclarato anche qualche piccolo difetto nel perlinatura, ma nella tua moneta - per quello che riesco a vedere - i difetti sono eccessivi. Posto per confronto una moneta auyentica in buona conservazione dove potrai divertirti a cercare altre differenze:
    2 punti
  4. Informo a tutti quanti di aver aperto le danze della Serenissima Buona lettura. Giorni di studio, di discussioni, di considerazione, di dubbi, non è stato facile, ma bisogna farlo. PER NOI E PER I FUTURI AMANTI DELLA SERENISSIMA Fabry.
    2 punti
  5. Cari tutti, In questa calda estate mi sono fatto un regalo con questa moneta statunitense da 2 centesimi del 1869 con finitura proof. Moneta piuttosto rara, si stima che la tiratura sia di circa 600 pezzi, trovo rappresenti una bellissima testimonianza storica di un periodo cruciale nella storia americana. Materiale: Bronzo Peso: 6.22 g Diametro 23.00 mm Incisore: James Barton Longacre
    2 punti
  6. Ciao, è un denario di Domiziano coniato nel 80-81 d.C. sotto il regno del fratello Tito che sostituì poco dopo. Sul rovescio ci sono rappresentanti il Pulvinare ( che era il palco allestito esclusivamente per l'imperatore sulle tribune dei circhi romani per assistere agli eventi) ed un elmo corinzio raffigurato sopra di esso. Posto foto di un mio esemplare ( comparato al tuo) identica tipologia con corretto numero di RIC per la catalogazione 🙂. ANTONIO 18,50 mm 3,20 g RIC 271
    2 punti
  7. Buonasera, qualcuno riesce a identificare questo quadratino di bronzo con quattro cerchi delle dimensioni di circa 1cm di lato, 3mm di spessore e del peso di 3,23 grammi? Online ho visto alcune foto simili che lo classificano come Area Meridionale Peso monetale Periodo Medioevale - AE L'immagine, le dimensioni e il peso sono molto simili se non eguali. Ho visto anche altri pesi monetali bizantini e angioini con forma uguale, ma con pesi e numero di cerchi diversi (con un cerchio , con sette cerchi, con cinque cerchi, tre e due cerchi ,etc. Se possibile avere piu' informazioni su questo tipo di oggetti, anche indicative, in modo da risalire a quali monete corrispondevano e in che periodo. Grazie
    1 punto
  8. Buon pomeriggio, alla prossima "Asta in sala 32" organizzata da Aurora S.P.A. di San Marino in programmazione il 9 ottobre e dal titolo "Ancient, Italian and World Coins, Medals" sarà esitato il Lotto 403 con la seguente descrizione in Catalogo e relative foto: Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), 10 Centesimi 1943 Aosta, RRRR Ac 19,5 mm 2,96 g. Furono coniati 32 esemplari di questa moneta sperimentale, di cui 20 inviati alla Direzione Generale del Tesoro di Brescia e 12 restituiti, dopo la guerra, alla Zecca di Roma insieme ai macchinari utilizzati ad Aosta. Di questi ultimi pezzi, 10 furono deformati e 2 consegnati al Museo della Zecca di Roma, dove si trovano tutt'ora con il cartellino di catalogazione originale con la dizione "Zecca di Aosta". FDC Prezzo base: 20.000,00 € https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-RSI/2 Nel Catalogo del Forum l'esemplare (R5) è così descritto: Esperimento di monetazione in acciaio svolto presso gli stabilimenti Cogne (Aosta) con materiale creatore prelevato dalla zecca di Roma. A dispetto della coniazione effettuata per conto della Repubblica Sociale Italiana le insegne e la raffigurazione sono le stesse del Regno ivi incluso l'effige del Re. Anche il segno di zecca risulta la R. Furono ritrovati conii con la A come segno di zecca ma di fatto non vennero utilizzati. Dei 32 esemplari che risultano coniati 2 sono presso il museo della zecca e 10 furono deformati. Nel 2014 (Asta 49 Nomisma del 13/05) è stato esitato un esemplare simile, Lotto 2620, incapsulato MS-65 dalla PCGS: https://nomisma.bidinside.com/it/lot/42962/repubblica-sociale-italiana-1943-1945-10-/ così descritto in Catalogo: Repubblica Sociale Italiana (1943-1945) 10 Centesimi 1943 A. XXI - Mont. 358; Gig. 1 (indicato come moneta campione, indicato R/4) AC RRRR La coniazione di queste monete campione fu effettuata nella zecca di Aosta dopo il 26 luglio 1944 con “materiale creatore” preparato a Roma. Questa moneta costituisce un esperimento di monetazione in acciaio che rimase però allo stadio di esperimento tecnico a causa del precipitare degli eventi perciò questa emissione costituisce una importantissima testimonianza di quegli anni tormentati. Di seguito, quanto riportano le "Note tipologia" presente nel Catalogo Gigante https://catalogogigante.it/monete-italiane/repubblica-sociale-italiana/repubblica-sociale-italiana-1943-1945/10-centesimi-scudo-semirotondo-19.4-19.8-mm-2.63-2.92-g-ac/moneta?mpe=6&aal=6-1099-830-0&tip=830-204-0-1501-13&cnu=1756 "Queste monete da 10 centesimi di acmonital, costituiscono una coniazione sperimentale, effettuata nella zecca di Aosta (stabilimenti Cogne) con "materiale creatore" predisposto precedentemente a Roma. I pochi esemplari conosciuti di questa moneta differiscono notevolmente l'uno dall'altro, sia per il peso, che varia da 2,63 a 2,92 grammi, sia per l'aspetto, che delle volte si presenta male impresso ed altre volte meglio impresso ma con superficie quasi spugnosa. Tutti questi pezzi sono fortemente magnetici. Data la scarsità degli altri metalli, in quel periodo impiegati nell'industria bellica, questa moneta costituisce un esperimento di monetazione in acciaio che rimase però allo stadio di esperimento tecnico a causa del precipitare degli eventi bellici. I conî di questa moneta furono preparati per la realizzazione di un progetto per la monetazione di Vittorio Emanuele III per il regno d'Italia; infatti, la data della moneta, l'anno XXI dell'era fascista che terminava il 27 ottobre, dimostra inequivocabilmente che la loro realizzazione avvenne nel periodo antecedente alla caduta del fascismo. Per contro, la Repubblica Sociale Italiana, utilizzando i conî precedentemente preparati, provvide alla realizzazione di questa emissione sperimentale. Quindi, lo studio e la realizzazione dei conî sono attribuibili alla monetazione del regno d'Italia; invece, la realizzazione delle monete è da attribuire alla Repubblica Sociale Italiana. Infatti, dal Registro Materiale del Magazzino Materiale di Incisione della zecca di Roma, risulta che, in data 13 aprile 1944, furono consegnati al capitano Pietro Martinelli (che 20 giorni dopo diventò il questore di Aosta) le matrici ed i punzoni delle monete da 50 centesimi, 20 centesimi e 10 centesimi di acmonital; detto materiale non fu mai reso alla zecca di Roma. In merito a questa moneta da 10 centesimi di acmonital, si è succeduta una controversa letteratura. Il primo a parlarne fu Spaziani-Testa [1952, pp. 49-50], il quale attribuì l'emissione di questa moneta alla Repubblica Sociale Italiana, ipotizzandone la coniazione di 1.000 pezzi, di cui una piccola parte inviata a Brescia e posta in circolazione, mentre la parte rilevante dell'emissione sarebbe stata poi distrutta a Roma. All'articolo citato rispose D'Incerti [1956, pp. 146-148], attribuendo la moneta in oggetto al regno d'Italia ed affermando che ne furono battuti a Roma alcuni esemplari a titolo di saggio, compresi i due conservati presso il Museo della Zecca di Roma, ed altri esemplari ad Aosta, ma sempre sotto il regno d'Italia. Quindi fu la volta di Pagani [1957, p. 58, n. 354], che riprese per intero il pensiero di D'Incerti. A questo punto Hallheimer [1958, pp. 70-74], allineandosi agli ultimi due autori citati, attribuì questa moneta al regno d'Italia, precisando che fu battuta, sia a Roma sia ad Aosta, in 42 esemplari, dei quali 20 inviati a Brescia e 12 a Roma, 10 dei quali deformati e distrutti. A rompere lo schema dominante ci pensò Santamaria [1959, nota dopo il n. 825], il quale attribuì questa moneta sperimentale alla Repubblica Sociale Italiana. A tale contributo, non si fece attendere la risposta di Pagani [1959, pp. 70-74], che ribadì il suo pensiero. Va detto, ad onor di cronaca, che tutto il materiale sin qui indicato, frutto di supposizioni e di "informazioni testimoniali" non precisate, non fu sostenuto da alcuna prova ed è a questo punto che Santamaria [1961, pp. 10-21], forte di prove documentali, può tornare sull'argomento in questione. Infine, è la volta di Simonetti [III, pp. 192, 283, n. 244/1], che ignora il decisivo contributo di Santamaria e, riferendosi al solo Pagani, attribuisce questa moneta sia alla zecca di Roma sia a quella di Aosta, catalogandola, in base alla data ed all'autorità emittente riportate sulla stessa, nella monetazione del regno d'Italia. Tuttavia, come abbiamo poc'anzi evidenziato, è solo grazie a Santamaria che è stato possibile fare chiarezza in merito alla certa attribuzione di questa moneta alla Repubblica Sociale Italiana. Santamaria, dopo avere scritto all'allora direttore della zecca di Roma Pasquale Carbone, in merito all'attività della Sezione staccata della zecca di Aosta nel periodo dal 26 luglio 1944 al 4 giugno 1945, ottenne due lettere di risposta: una datata 18 novembre 1958 e l'altra datata 28 luglio 1960 [v. oltre]. Contenuto della lettera del 18 novembre 1958 [Santamaria 1961, pp. 13-14] Le monete di acmonital da 10 centesimi, datate 1943-XXI e contrassegnate con il marchio della zecca di Roma, furono coniate a titolo di esperimento presso la zecca di Aosta, sembrerebbe in 32 esemplari, di cui 20 (secondo le dichiarazioni verbali dell'incisore capo Pietro Giampaoli) consegnati alla Direzione Generale del Tesoro, allora distaccata a Brescia, e 12 riportati a Roma all'epoca del ritorno dei macchinari e dei materiali della zecca di Aosta. Di questi ultimi pezzi, 10 furono deformati e 2 consegnati al Museo della Zecca di Roma. Tali esperimenti, coniati ad Aosta, furono prodotti con materiale creatore precedentemente allestito a Roma. Nell'aprile del 1944 fu spedito ad Aosta, a mezzo di autotreni, materiale vario per la costituzione di una vera e propria officina monetaria, sia pure di modeste capacità produttive, con personale direttivo, tecnico ed amministrativo. La Sezione Staccata Autonoma della zecca di Aosta fu istituita con DM 422/1944, con il preciso compito di coniare le monete divisionali da 50 centesimi e 20 centesimi. Oltre ai pochi pezzi da 10 centesimi sperimentali, furono coniati ad Aosta, nel periodo dal 26 luglio 1944 al 4 giugno 1946, sempre con materiale creatore allestito precedentemente a Roma, n. 2.053.000 pezzi da 20 centesimi, peraltro non riconoscibili da quelli emessi a Roma per il regno d'Italia, su un totale di 6.000.000 di tondelli preparati dalla Società Cogne per la zecca di Aosta. Furono allestiti in Aosta alcuni conî rovesci recanti, in luogo della lettera r, la lettera a; tuttavia, questi non furono utilizzati per alcuna coniazione di monete. Successivamente, ritornata la zecca a Roma, furono tutti deformati. Contenuto della lettera del 28 luglio 1960 [ibid.] Nel cartellino n. 175 del Museo della Zecca di Roma, riguardante i due esemplari del pezzo sperimentale da 10 centesimi di acmonital, battuti ad Aosta, è riportata la dizione "Zecca di Aosta", che esiste da quando è stato compilato il predetto cartellino che peraltro non è stato mai cambiato. Tuttavia, rimanendo nel campo delle ipotesi, è possibile che la moneta sperimentale da 10 centesimi di acmonital possa essere stata battuta in pochi esemplari anche a Roma, anche se, se così fosse, non si spiega il fatto del perché non furono consegnati, da questa zecca, i consueti due esemplari al Museo della Zecca di Roma e perché, nonostante quella scrupolosa relativa alla zecca di Aosta, manchi la rendicontazione relativa all'eventuale battitura effettuata a Roma. Resta il fatto che occorre giustificare la provenienza dei pochi esemplari di questa moneta apparsi nel mercato, che potrebbero fare parte del contingente di 20 pezzi consegnati, a suo tempo (in base alle dichiarazioni del Giampaoli), alla Direzione del Tesoro di Brescia, ma di cui non esiste alcuna documentazione. Pertanto, sulla base delle fonti disponibili, non possiamo fare altro che attribuire questa emissione sperimentale alla sola zecca di Aosta per conto della Repubblica Sociale Italiana. Come abbiamo visto, nella zecca di Aosta si procedette all'allestimento di alcuni conî del rovescio di nuove monete da 50 centesimi e 20 centesimi con la a di Aosta anziché la r di Roma. Quindi, anche per queste monete fu previsto il dritto recante l'effigie di Vittorio Emanuele III; tuttavia, i conî non furono utilizzati e furono poi deformati a Roma. Non è dato sapere se, oltre ai citati 20 centesimi, furono coniati anche i 50 centesimi, che, peraltro, non sarebbero distinguibili dalle analoghe monete battute per il regno d'Italia."
    1 punto
  9. Buongiorno La moneta in questione l'ho identificata ...ma sarebbe gradito un aiuto per capire se è possibile la data di emissione tra le varie varianti
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  10. @apollonia ad ogni singola estrazione secondo me la probabilità di pescare la stessa data scende sempre di più fino ad arrivare a 0 dopo la quinta singola estrazione, quindi la prima singola estrazione è 50/50 nella seconda la probabilità scende (di non so quanto) ne deduco che su una doppia pescata ho un po meno probabilità di pescare un unica data rispetto alla doppia pescata con data diversa che dovrebbe mantenere invariata la probabilità dalla prima doppia pescata alla quinta ed ultima doppia pescata ......... c'ho preso?
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  11. ci sono dei puntini di verde rame sulla moneta: va trattata perlomeno questo è quello che vedo dalla foto postata in questa discussione
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  12. chiama V I: vede ufo RIA! CHI AMA VIVE D'EUFORIA Ciao. Stilicho
    1 punto
  13. Grazie anche per questa chiarificazione
    1 punto
  14. Il mio è un perito severo, in genere devi aggiungere un quarto di punto alle sue valutazioni che in questo caso era SPL-FDC...
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  15. Bronzo di Elagabalo (Tarso, Cilicia) che raffigura al rovescio, a sinistra, una corona demiurgica sopra un altare con ghirlande; a destra, corona ciliarchica decorata con ritratti imperiali (Roma Numismatics Limited, E-Sale 41, lot 522, 02.12.2017). Roman Provincial Elagabalus Æ30 of Tarsos, Cilicia. AD 218-222. Laureate and cuirassed bust right, slight drapery on shoulder / To left, demiourgic crown above garlanded altar; to right, ciliarch crown decorated with imperial portraits and the letters Γ and B. SNG Levante 1078 (same dies); SNG France –. 13.54g, 29mm, 2h. Good Very Fine. Estimate: 75 GBP. Price realized: 260 GBP. apollonia
    1 punto
  16. Qua serve proprio l' unicum mixato col fernet
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  17. Se bevevano!Nella toponomastica cittadina sono molti i riferimenti al vino, come Calle Malvasia, la riva del vin lungo Canal Grande nei pressi di Rialto e l’isola delle Vignole; ma anche chiese, come San Francesco della Vigna. Quanto ne avrebbero acquistato a Malvasia di malvasia con un tornesello coniato a Venezia?!?Meno o più che a Venezia? Meglio la Dorona della Malvasia che a costa anca manco e vien da Masorbo! No non credo si sarebbe offeso per quello, forse sull'osservazione per l'errore compiuto! Ostrega quanti gavemo da bater de sti tornesel! Un mucio! Xe fadiga agra! Una doppia battitura o altri errori ci stanno proprio. Come mi piacciono questi errori! Che ti avvicinano ancora di più all'uomo antico e alla sua quotidianità. Vicinanza che la produzione moderna con le macchine rende invece molto meno diretta...certo altre erano le magagne! Ma il vino certo era meglio dell'acqua 😉
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  18. Ne dubito. L’ipotesi più probabile è quella della riproduzione moderna (dagli anni ‘60 in avanti). 15 grammi d’argento ‘800 valgono una manciata di euro. Di contro, una moneta del genere, in questa conservazione, un centinaio di euro li varrebbe (sto considerando nella stima le pesanti rigate che qualcuno ha lasciato probabilmente strofinando con una paglietta abrasiva questa patacca). Quindi, il senso dell’operazione c’è eccome!
    1 punto
  19. Dall' immagine non proprio chiara del dritto mi sembra di notare che non ci siano le sigle del mastro di zecca e del mastro di prova dietro la testa del Re, potrebbero trovarsi sotto al taglio del collo ma per il motivo di cui sopra non riesco proprio a vederle... Andando per esclusione eliminerei in primis il tipo con testa a sinistra visto che il tuo 3 cavalli è con testa a destra, inoltre eliminerei anche il tipo con sigle MAL/CI e il tipo con sigle IAF/cI perché queste due tipologie riportano generalmente le sigle dietro la testa del Re,rimane il tipo con sigle GR/VP che può trovarsi sia dietro la testa del Re che sotto al collo,di questa tipologia esistono diverse varianti ma io sarei indeciso tra queste 3:GR/VP sotto al collo,senza sigle ,o con solo GR sotto al collo... Purtroppo data la bassa conservazione e la scarsità delle immagini non so dire di più...
    1 punto
  20. Salve.fals mamelucco del sultano Qa'itbay, zecca di Halab https://www.zeno.ru/showphoto.php?photo=75630
    1 punto
  21. Un altro esemplare di questa interessante emidracma, passerà a giorni, l' 11 Settembre, in vendita CGN 570 al n. 249 .
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  22. Non direi. Cosa ne sai della situazione dei lavoratori di zecca? Il vino era la sostanza più energetica all'epoca con meno costo.. e non é un detto casuale che i veneziani bevano...
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  23. Si e un 3 cavalli coniato a Napoli durante il regno di Filippo II di Spagna ma non riesco a decifrare il dritto,la foto è poco chiara... Magari controllo meglio quando torno a casa... Sempre se non ci pensa prima qualcun'altro...
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  24. Buongiorno....qui sono in alto mare. Dovrebbe sempre essere regno di napoli....ma quale?
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  25. Ciao, è un 3 cavalli del 1631 coniato a Napoli durante il regno di Filippo IV di Spagna 1621-1665...
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  26. Buongiorno e ben ritrovati, volevo che mi indicaste i motivi per cui la moneta in oggetto è falsa, però prima ci provo io. Dunque prima cosa che mi è saltata all'occhio sono i rilievi che non ci sono e la debolezza di conio in particole sulla scritta Twenty Cent. Altra cosa eclatante è che dovrebbe essere proof. Però potrebbe aver circolato, (anche se non posso immaginare che una moneta proof nata per collezionismo possa circolare) consumato i rilievi e il fondo a specchio essersi deteriorato. Detto questo passiamo ai dati ponderali: - il diametro. Misura 22,4mm dovrebbe essere 22. Però non so che grado di tolleranza utilizzavano all'epoca. - il peso. Massa di 4,56 grammi contro i 5 ufficiali. Anche qui vale il discorso di prima in più ci sarebbe da tenere in considerazione l'usura (come il primo punto, in considerazione del fatto che avrebbe circolato). - il materiale. Pensavo di riconoscere l'argento ad occhio e "orecchio", di solito lo riconosco dal tintinnio, ma questa... si, un po' tintinna come l'argento, ma non così bene. Non è squillante come un quartino, ma non ha neanche quel suono sordo del ferraccio. E poi è anche di dimensioni inferiori, magari "suona" diversa. Va beh su questo punto dovrei fare un test più scientifico. Qual'è quel materiale non ferroso con peso specifico simile all'argento? E se è di argento? Grazie.
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  27. Alboino, assediando Pavia, aveva giurato di uccidere tutti gli abitanti. Mentre entrava nella città conquistata, il suo cavallo si impennò e non volle proseguire a nessun costo. Il re dei Longobardi si convinse che quello era un segno del Cielo, perciò ruppe il giuramento e promise clemenza. Subito il cavallo diventò remissivo ed egli entrò nella città. apollonia
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  28. Ciao Bradi, come stai ? Ho visto solo ora il bottone, mi spiace. Come riportato dettagliatamente dal testo "Soldati di Mussolini" edito dalla Mursia, si tratta di un bottone a vite da spallina, identico nel disegno al fregio che veniva portato sul copricapo, in tre versioni secondo le predisposizioni emesse per il vestiario nel 1938. Ufficiali e Sottufficiali portavano un'Aquila in metallo dorato con una Croce smaltata dei Savoia sul petto dell'Aquila, per le truppe italiane l'Aquila era di Bronzo, mentre per le truppe indigene non c'era alcuna croce sul petto dell'Aquila ( come avveniva anche per le Decorazioni Militari a Croce, al posto delle quali per le truppe indigene vennero predisposte apposite decorazioni, già apparse qui nel Sito). Un saluto cordiale. @Bradi
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  29. Hanno dimenticato di inserirla 🤣
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  30. Ciao Giovanni Via ... non siamo così "fiscali", è stata una battuta e come tale va considerata! Non facciamo mancare in questa Sezione lo spirito goliardico che c'è. A Venezia avrebbero commentato in maniera ben più sagace. saluti luciano
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  31. Non concordo. La numismatica e’ passione, studio, approfondimento della conoscenza, ma tali attività possono anche essere applicate - parallelamente / ad una finalità non meramente collezionistica ma d’investimento o anche d’investimento. chi studia bene le monete e compra con cognizione e oculatezza ( ad esempio evitando di comprare monete sopravvalutate congiunturalmente per quello specifico settore) difficilmente - nel tempo / si ritrovera’ con monete di valore inferiore a quanti speso per il loro acquisto. Non c’è nulla di male a meno che la speculazione divenga il lato oreponderante per un acquisto snaturando la passione numismatica se sono appassionato di Ferrari o macchine d’epoca che compro motivato dalla pura passione ma dopo 20 anni quanti ho comprato magari vale 4 volte quanto speso, devo essere contrito e disprezzarmi per la venalità assunta ( anche involontariamente) dal mio acquisto o posso rallegrarmi di aver goduto del mio bene che oltretutto scopro aver acquisito anche un importante valore nel tempo?
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  32. Segnalo il Lotto 63 alla prossima asta Nomisma 70 del 31/8/2024: COLLEZIONE A.S. NAPOLI Gioacchino Murat (1808-1815) 20 Lire 1813 con tre ellissi sul bordo - Nomisma 734 AU (g 6,43) RRRR Conservazione eccezionale, uno dei migliori esemplari apparsi sul mercato, sul bordo la scritta DI (stella) (ellisse) PROTEGGE (stella) (ellisse) IL (stella) REGNO (ellisse) (stella), cioè vi sono ben quattro stelle e tre ellissi! Grading/Stato: FDC https://nomisma.bidinside.com/it/lot/629738/collezione-as-napoli-gioacchino-murat-/ Possibile visionare anche il video Purtroppo, sia le foto sia il video non riportano i dettagli del contorno. Saluti.
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  33. Hai saputo male, vale comunque 2 euro
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  34. He must Drink a lot😀 even if someone decides to make a similar strike i dont think he will make it...😃
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  35. Questa invece non è una medaglia di famiglia, ma sempre disegnata da me. La medaglia è stata realizzata per i 50 anni della Pro Loco di Adelfia (BA). Disegnata da me è stata realizzata in 100 pezzi da 42 mm di diametro in ottone spazzolato. Il retro della medaglia per i 50 anni della Pro Loco Adelfia.
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  36. Grazie mille come sempre! Una domanda. Gli annulli di Questa cartolina hanno A Verona A (Ferrovia) e B Venezia B (centro) mi domando se A e B hanno un significato particolare,
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  37. Guarda, per aiutare a capire oltre ti metto le immagini delle tre filigrane ruota alata.. e l' immagine della filigrana lettere, filigrana che il tuo esemplare non ha, ma che in alcuni esemplari potrebbe essere difficile da identificare in caso di spostamento. La ruota alata.. Esempio di filigrana lettere.. Capisci perché sono propedeutico.. non voglio scrivere sciocchezze non avendo i dati di cui ho bisogno. Per questo francobollo poi ci sarebbero i tipi di carta diversa, ricordo che siamo nel primo dopoguerra dove vi era mancanza di materiale, per non parlare poi delle tonalità di colore diverso, ma qui poi entriamo in una specializzazione che puo' risultare noiosa. Gia' ad esempio riuscire a misurare una dentellatura con un odontometro che costa qualche 10€, potrebbe darci quel gradino in piu' per la catalogazione. ( Che potrebbe dare soddisfazioni anche economiche). A volte si spendono soldi per cose inutili, perché no tra queste cose inutili non comprendere anche un attrezzo per la filatelia. Io sono qui, .. se c'è bisogno di consigli per iniziare sai che non lesino spiegazioni, ..la filatelia e' un hobby sano, puo' fare solo del bene. !
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  38. Vedo ora questa interessante discussione, alla quale mi riservo di dare un piccolo contributo tra qualche giorno
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  39. Un esemplare di DI PROTEGGE IL REGNO è apparso come Lotto 786 all'asta Mario Ratto di Milano nei giorni 1-2-3-/4/1965: 20 lire. 1813. Pag., 56 f var. Sul contorno: DI PROTEGGE IL REGNO anziché DIO PROTEGGE IL REGNO RR. BB.
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  40. @Oppiano è una moneta di grandissima qualità e già ora (a 6.200 euro più diritti) credo che abbia superato la cifra massima mai toccata da un marengo di Murat. Se la gioca con il celeberrimo esemplare passato da cgb una decina di anni fa: https://www.cgbfr.it/20-lire-or-branches-longues-1813-naples-vg-2253-sup62,fmd_291809,a.html Mi auguro che vada ad arricchire la collezione di un grande numismatico e resti ferma per un po’. Non merita di diventare merce da speculazione, magari chiusa in slab per poi essere rimbalzata di asta in asta… P.S. Certo che almeno nel video poteva essere mostrata la scritta al bordo, dato che ne viene sottolineata espressamente la peculiarità…
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  41. Aggiornamento, se non già presente, del 1794 Flowing Hair Silver Dollar: https://auctions.stacksbowers.com/lots/view/3-2EQBC/1794-flowing-hair-silver-dollar-b-1-bb-1-the-only-known-dies-rarity-4-bb-die-state-i-silver-plug-specimen-66-pcgs-cac Sold $10,016,875 // January 2013 Americana. Ended: January 29th, 2013 Lot Description Unique Superb Gem Specimen 1794 Dollar One of the Greatest American Numismatic Landmarks Quite Possibly the Very First Silver Dollar Struck 1794 Flowing Hair Silver Dollar. B-1, BB-1, the only known dies. Rarity-4. BB Die State I. Silver Plug. Specimen-66 (PCGS). CAC. Die Variety: There is just a single variety known of the circulation strikes of 1794 silver dollars, both dies were apparently retired and not seen on any other die marriages of 1795. Die State: This is the earliest die state seen, a perfect die state match to the copper pattern 1794 Dollar (Judd-19) now at the Smithsonian--which is believed to have been struck first to test the dies and coining press. The definition of Die State I includes notable differences that are seen on the third curl up from the bottom of Liberty's hair, which is longer and more defined here than on any subsequent specimen reported. The copper pattern and the present coin are the only two known from this die state. Die State II coins show considerable evidence of die clashing, later states have the clashing lapped off, weakening this curl and other devices a bit further. Later die states also show that the dies were not perfectly aligned, hence the left side of the struck coins is always weakly struck compared to the strike definition on the right side. Of the approximately 135 1794 silver dollars known, all but this example show evidence of clashing or die lapping designated as Die State II or higher, placing this unique specimen as the very earliest struck of all known examples, and very possibly representing the very first silver dollar struck by the United States. The importance of this commentary cannot be overemphasized. Strike: Of the entire known population of 1794 silver dollars, this is the only example to exhibit prooflike reflectivity in the fields. Indeed, when the coin is viewed out of its encapsulation, the fields flash with astounding deep mirror reflection, providing remarkable contrast to the fully frosted devices. In addition to this important fact, Liberty's curls show incredible definition, even at their very highest relief above Liberty's ear, as do the eagle's feathers which display all of the fine nuances of the die. In this regard, the striking quality of this unique specimen is actually superior to that imparted by the dies to the aforementioned softer metal copper Judd-19 pattern. Even the fine bark detail of the wreath branches stands out to the naked eye. As always the stars lack their radial centers as the coining press simply could not fully strike up these large dollar coins, the larger coining press was not available until several months later. Tiny die diagnostics include a minute lump in the lowest curl of Liberty's hair right above the 1 in the date. The bust line is broken above the date as well, as the master hub of Liberty's head apparently had too much depth to fully bring up a defined border when the die was prepared, and this softly faded area is seen above the 9. Star 14 has an extra repunched point on the upper right; there is a small "J" shaped raised die lump between stars 12 and 13, and there is a fine raised die line extending from Liberty's lower lip into the right obverse field toward star 9. On the reverse there is an extra berry stem extending up from the wreath below the second T of STATES, on the upper right of the wreath is a small disconnected leaf point, below and left of the uppermost leaf on the right. A slightly blundered double dentil is found below the right stem end. Although not visible in the current PCGS holder, the edge of this Specimen 1794 dollar is unusually squared off and sharp, this from discussions with several numismatic luminaries who have closely examined this coin in the past decade. Surfaces: As noted above, the surfaces are wholly prooflike, unlike any other 1794 silver dollar known. Handling marks are at an absolute minimum, and a strong loupe fails to find more than a few trivial handling marks. The color is a rich blend of golden-straw and teal distributed uniformly over both sides. There is a prominent silver plug at the center, and this feature is believed to be unique to this 1794 silver dollar. Silver plugs are known on several 1795 Flowing Hair silver dollars, and were logically added to underweight planchets to bring them up to the exacting standards required. This particular coin weighs 416.24 grains which is about perfect as the exact weight standard is specified as 416 grains. Several 1795 silver dollars have not only the silver plugs but show adjustment marks. On this coin, adjustment marks are light but noted on both the obverse and reverse, primarily around the rim. Some numismatists wonder which came first, the silver plug or the adjustment marks. It is doubtful that the Philadelphia Mint planchet adjusters would be so careless as to file off too much silver from a planchet deemed too heavy. It is far more likely that lightweight planchets were rejected, then drilled at the center, a silver plug of additional weight added, then the planchet and plug insert were weighed again, adjusted down with a file as necessary until the weight of 416 grains was measured, and finally the coin was struck. Many 1794 silver dollars show adjustment marks. It is probable that the Mint made the planchets a trifle thick and heavy as it was easier to remove a bit of silver than to add a silver plug and then adjust the planchet as necessary. Our consignor has made a considerable study of early dollars in general, and 1794 dollars in particular. In studying the silver plug phenomenon, he notes that the plugging of coins to adjust their weight was at that period a common process, seen quite often with "regulated" gold coins of the time. Duly authorized goldsmiths, such as New York's Ephraim Brasher, would assay a foreign gold coin to determine its precise gold weight, then add a plug to adjust its weight to the intended level, and finally counterstamp their initials onto the plug to designate their approval of the final "regulated" weight. Plugs seen on those pieces vary in size and often display rough or ragged edges, and they may appear in varying locations on the coin. Yet, for the Flowing Hair dollars that display silver plugs, and in particular the unique specimen 1794 dollar, the plug is found directly at the center of the coin, where the area of highest relief of the obverse design is directly aligned with the area of highest relief of the reverse design. Consequently, the extra metal in this area served to improve the high point striking quality of the coin. Rather than interpreting the plug as an indication of a casual use of a sub-standard planchet for an ordinary purpose, our consignor holds the plug and its precise placement to be yet further evidence of the Mint's intention of preparing a very special planchet for what was planned to be, and indeed became, a very special coin. Pedigree: Virgil Brand Collection; James Kelly's Fixed Price List #20, 1945; C. David Pierce; Art & Paul Kagin; B. Max Mehl's sale of the Will W. Neil Collection, June 1947, lot 1; our (Stack's) sale of the Amon G. Carter Family Collection, January 1984, lot 207; Hugh Sconyers for the American Rare Coin Fund Limited Partnership; Superior's Hoagy Carmichael and Wayne Miller Collections sale, January 1986, lot 1173; Superior's sale of An Amazing Collection of United States Silver Dollars, May 1991, lot 699; Knoxville Collection, sold by private treaty to Jay Parrino; Steve Contursi, acquired via private treaty; Cardinal Collection, acquired via private treaty in May 2010 for the record price of $7,850,000. Notable Appearances: One of the cover coins for the book The Flowing Hair Silver Dollars of 1794: An Historical and Condition Census Study by Martin Logies, 2010, and also pictured on the PCGS CoinFacts website. Commentary: Before the passage of the Mint Act of 1792, varied coinages circulated throughout the colonies and, later, states. Some were produced by the individual colonies and states themselves such as Massachusetts, Connecticut and New Jersey, and some were produced by foreign countries. Indeed, foreign coinages were accepted as legal tender in the United States well into the mid-1800s. In contemplating the question of whether the U.S. should even consider producing its own coins, Congress was presented with several proposals -- including a contract proposal from an established foreign minter lauding its skills at producing high quality coins at low prices. Secretary of State Thomas Jefferson was assigned to evaluate that proposal, and his report to Congress on April 14, 1790 was most eloquent. While recognizing that the United States would otherwise need to establish its own mint at some cost, and that the initial production from that mint may be less than perfect, Jefferson was succinct in recommending the proposal be declined, stating that "Coinage is peculiarly an attribute of sovereignty. To transfer its exercise into another country, is to submit it to another sovereign." Jefferson was equally outspoken about his support for using the dollar as the basic monetary unit of currency for the United States. In his report to Congress he stated, "I question if a common measure of more convenient size than the dollar could be proposed. The value of 100, 1,000, 10,000 dollars, is well estimated by the mind; so is that of the tenth or hundredth of a dollar." He went on to describe how confusing other monetary units had been, stating: "Every one knows the facility of decimal arithmetic. Every one remembers that, when learning money arithmetic, he used to be puzzled with adding the farthings, taking out the fours and carrying them on; adding the pence, taking out the twelves and carrying them on; adding the shillings, taking out the twentieths and carrying them on; but when he came to the pounds, where he had only tens to carry forward, it was easy and free from error. The bulk of mankind are school-boys through life. These little perplexities are always great to them, and even mathematical heads feel relief of an easier substituted for a more difficult process.... Certainly, in all cases where we are free to choose between easy and difficult modes of operation, it is most rational to choose the easy. The financier, therefore, in his report, well proposed that our coins should be in decimal proportions to one another. If we adopt the dollar for our unit, we should strike four coins, one of gold, two of silver, and one of copper. (1) A golden piece, equal in value to ten dollars; (2) The unit, or dollar itself, of silver; (3) The tenth of a dollar, of silver also; (4) The hundredth of a dollar, of copper." Thus said, undoubtedly, to our forefathers, the domestic production of coins, and most essential, the production of silver dollars, was seen to be of national historical importance. The coins to be produced would not just be metallic tools of commerce, but they would represent our Founding Fathers' circulating declaration to the world of the sovereignty of our great nation. Indeed the unique Specimen 1794 dollar, possibly the first struck of the nation's basic unit of currency, may be our nation's first and foremost tangible symbol of that declaration. As news about the Cardinal Collection spread around the numismatic community, indeed extending all over the world, this particular historic treasure has attracted attention from all directions. As the finest known example of America's first silver dollar it is a landmark par excellence, a unique prooflike coin that may well have been the first United States silver dollar struck. The term "once in a lifetime opportunity" is seen now and again, but for this piece it is especially relevant. If you compete for this and miss it, it may well go into an institutional collection or other holding, and may not reappear on the open market in your lifetime, if ever. To say more about this 1794 dollar might be gilding the lily so to speak. However, in summary it is certainly one of the greatest rarities that we have ever handled, this in our cumulative auction experience dating back to 1935. The coin is indeed legendary, one of its kind, and boasts great historical and numismatic significance. In recent years there have been great run ups in the price of other collectibles. For an antique car to sell for over $10 million does not necessarily make headline news now, although it would have a generation ago. For a painting to sell for more than $100 million might not make headline news either. However, the rarest of the rare among coins have generally sold in the low millions of dollars, the exceptions being the two highest records (earned by us) for the Childs 1804 silver dollar at over $4 million and the 1933 Saint-Gaudens double eagle (sold by us in partnership with Sotheby's) for more than $7 million. Most classics, including some that are equal in rarity to automobiles that have sold for prices into seven figures, are in the hundreds of thousands of dollars. While the future is unknown, as a collectible coins have much to offer that certain other fields do not. First of all, they are easily stored in a safe place. A second, the market is not limited to dedicated specialists but is worldwide, with investors joining collectors in competition. Around the globe millions of people seek choice and rare coins, not always examples valued in the hundreds of thousands of dollars, but even at those price levels there are certainly many eager competitors for rare coins. In summary. It seems entirely possible, therefore, that this important 1794 dollar with its incredible grade and unique specimen status might break into new ground. Here, indeed, is a rare coin for the ages. PCGS# 86851. Provenance: From the Cardinal Collection Educational Foundation. PCGS Population: just 1 in all grades with a Specimen designation. The finest certified Mint State examples of the issue are graded MS-66.
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  42. Francobollo sovietico per il 50° anniversario della caduta del meteorite di Tunguska, avvenuta nel 1908. L'uomo raffigurato è Leonid Kulik, primo studioso dell'evento.
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  43. Salve condivido immagine di una cartolina di famiglia e chiedo ai più esperti maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo
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  44. Un 5% più dello spot del momento
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  45. Non credo in un’operazione orchestrata ma magari un tempo c’erano molti più collezionisti del Regno e tanti esemplari rimanevano fuori dai radar. Magari anche un negoziante preferiva tenere un 5 lire 1901 da parte ed aspettare il momento giusto prima di metterlo in vendita. Per questo forse non si riusciva ad avere una visione completa del fenomeno e ci si basava esclusivamente su quanto riportato sui cataloghi. Ora, invece, le informazioni viaggiano molto più rapidamente grazie al fatto che la stragrande maggioranza delle aste è online e credo che, ad oggi, il mercato si renda conto da sé di quanto una moneta sia effettivamente rara o meno. Sicuramente è difficile pensare che, alla luce della frequenza con cui appaiono in asta (e non solo), esistano soltanto 114 esemplari di questa moneta in tutto il mondo. Abbastanza per far arrivare le offerte a 240.000 euro a fronte di una base di 150.000.
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