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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/15/24 in tutte le aree

  1. Carissimi amici ed appassionati della medaglistica napoleonica, quest'oggi ho il piacere di presentarvi l'ultimissima arrivata in collezione. Si tratta della medaglia in argento per il Te Deum, voluto e commissionato da Napoleone il 28 dicembre 1805 nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Si tratta di un gesto di pace tra Francia ed Austria, all'indomani delle cessate ostilità tra le due potenze. La medaglia ha avuto diversi passaggi d'asta negli ultimi anni, il più importante dei quali da Roma Numismatics nel marzo 2022, in una delle più significative aste di medaglie napoleoniche avvenute di recente. Lascio a voi giudicare la bellezza di questo esemplare, caratterizzato da una mirabile rappresentazione della cattedrale fin nei più minimi particolari (opera di Andrieu). Strepitoso, a livello di conservazione, anche il dritto, realizzato da Droz.
    4 punti
  2. Detto in altre ma più chiare parole, su Internet girano un sacco di cazzate totali sul presunto gran valore di monete comunissime, e chi le mette in giro sapendo la loro falsità brucerà all'inferno. Questa storia ha proprio rotto i testicoli: bisognerebbe passare all'offensiva defacciando i siti che diffondono siffatte idiozie.
    4 punti
  3. GIAN80, la catalogazione ti è stata riportata da Genny. Si tratta, in effetti, di una moneta alquanto rara, passata in asta rarissime volte ed anche a prezzi sostenuti. Allego la mia ( dritto, rovescio e taglio ). Saluti.
    3 punti
  4. Come Mario e Marco sanno bene, ho già inviato un mio contributo per il Gazzettino 12. È un articolo che, in realtà, avevo iniziato diversi mesi fa ma poi, purtroppo, è rimasto in sospeso, un po' per cause di forza maggiore ed un po' per mancanza di idee su come proseguire. Mi sarebbe piaciuto riuscire a portarlo a termine per il Gazzettino 11 ma non mi è stato possibile. Ad ogni modo, l'importante è che sia venuto fuori un buon lavoro. Ovviamente, chi mi conosce avrà già intuito che l'articolo ruoterà intorno a Napoleone. In particolar modo, posso dirvi che si focalizzerà sulla zecca di Milano. Non voglio, però, aggiungere altro per non rovinarvi la sorpresa
    3 punti
  5. moltissime sono Onorio 1357 che si presta perchè sempre decentrata e a destra legge VS PF AVG
    3 punti
  6. Ribadisco quanto detto da @dabbene: inviate articoli all'indirizzo indicato, ma non siate timidi, se avete anche solo un appunto di poche righe riguardo una moneta particolare trasformatelo in una "briciola" corredata da una o più immagini in alta risoluzione. Up
    3 punti
  7. Buonasera, affascinato dalla corte dei Severi, condivido un denario di Giulia Domna appena arrivato. Diritto: IVLIA - AVGVSTA. Busto drappeggiato di Giulia Domna verso dx. Rovescio: CERERI - FRVGIF. Cerere seduta verso sx, due spighe nella mano dx; nella sx una lunga torcia accesa verticale. Roma; 200 (venditore); 196-211 (Ocre); gr 3,15, diam. 18,5 mm; asse conio 7h; tipo RIC IV Septimius Severus 546. Giulia Domna mostra varianti ritrattistiche comprese tra gli estremi di un delicato profilo giovanile e uno maturo, talora inasprito. Nelle monete come nella scultura, si incontrano due tipi di acconciatura (L. Buccino, nota 1). Nel ritratto tipo Gabi (datato proprio in base ai confronti monetali al 193-210 d.C. ca., quindi relativo a una Giulia da poco più che ventenne fino ai quarant’anni circa) si presenta come un’ampia calotta che gira ai due lati del volto in onde orizzontali e parallele mentre sul retro si raccoglie in una amplissima e piatta crocchia a larghe fasce che occupa completamente tutto il retro della testa. Nel tipo Leptis (ca. 204- 217, quindi superati i trent’anni fino ai quasi cinquanta) due trecce incorniciano il volto a partire dalle tempie uscendo da sotto l’ampia parrucca, mentre lo chignon ovale, composto da trecce ad andamento concentrico, tende a ridursi alla zona della nuca. Se leggo bene, i due tipi verrebbero dunque a sovrapporsi durante gli anni tra il 204 e il 210, ovvero quando Giulia ha tra i trentaquattro e i quarant’anni circa (facendo fede una data di nascita fissata intorno al 170). Le trecce e le ciocche che fuoriescono all’altezza degli zigomi appartengono alla capigliatura naturale. Alcuni ritratti in marmo mostrano una realizzazione a parte della parrucca, talora in marmo colorato. Il ritrovamento di una bambola in avorio con la tipica acconciatura testimonia la fortuna e la diffusione della moda, che fu severamente, ma a quanto pare inutilmente, messa all’indice dall’autorevole autore cristiano Tertulliano (L’eleganza delle donne VII, 1-2). Cerere, al rovescio, è una delle sei divinità che appaiono nella monetazione di Giulia Domna, con Cibele, Diana, Giunone, Venere e Vesta (F. Gnecchi, nota 2). L’avvicinamento dell’Augusta a Cerere, quindi garante di un impero fecondo e produttivo, è di antica data. Sono infatti numerosi i ritratti di Livia come Cerere, con spighe nella mano o con diadema di spighe. Nella monetazione (a un mio sguardo superficiale e inesperto) vedo Cerere ricorrere nelle emissioni delle due Faustine. Con Giulia Domna in particolare la divinità può aggettivarsi, come nel caso di questa moneta, quale “frugifera”, fruttifera (che porta (fero) frutti (frux, frugis)). La dinastia severiana, cui Giulia Domna dà (letteralmente e politicamente) vita, non è solo un affascinante tempo di mezzo tra l’età antonina e l’anarchia militare o, più estesamente, tra alto e basso impero. E’ anche un quarantennio modellato da una potente e originale idea di governo e di società (nota 3). Per quanto effimere e contingenti, le conquiste militari di Settimio Severo portano a un’estensione dell’impero né prima né dopo raggiunta, mentre L’Africa di Settimio Severo e la Siria delle quattro Giulie fanno di Roma la capitale di una nuova idea di governo imperiale. Una vivacità culturale di primo livello agisce in campo filosofico (Diogene Laerzio, Apollonio di Tiana…), medico (Galeno), storiografico (Cassio Dione, Erodiano…), giurisprudenziale (Papiniano, Ulpiano…). Profonde trasformazioni religiose derivano dal trionfo dei culti orientali (gli dèi di Palmira, di Heliopolis-Baalbek, di Afrodisia, e Cibele, Mitra, Iside, Serapide…) che alimentano un crescente sincretismo religioso. Il cittadino romano cambia volto (letteralmente e metaforicamente) in virtù della rivoluzione (culturale, sociale, politica, giuridica, fiscale…) operata dalla Constitutio Antoniniana. Si modifica il sistema monetario, tra l’altro con l’introduzione dell’antoniano. Un’attiva politica urbanistica e edilizia conta tra l’altro, nella sola Roma, la Domus Severiana e il Septizodium, l’Arco del trionfo partico di Settimio Severo, la Forma Urbis, l’Heliogabalum, le Thermae Antoninianae (o di Caracalla); cui si può aggiungere, sul territorio, la novità politico-militare dei Castra Albana. Tra tanti elementi nuovi e originali spicca anche il protagonismo femminile nel governo dello Stato, ad iniziare da Giulia Domna. Figlia del sommo sacerdote di Emesa, moglie dell’imperatore Settimo Severo, madre dell’imperatore Caracalla e sorella di Giulia Mesa, quest’ultima madre di due madri di imperatori (Giulia Soemia con Elagabalo, Giulia Mamaea con Severo Alessandro). Potentissima Augusta, influente consigliera del marito Settimio Severo (in concorrenza letteralmente mortale con il prefetto Plauziano), Giulia Domna è Mater Castrorum come già Faustina Minore, ma solo lei è anche Mater Senatus et Patriae e Mater Populi Romani, in una sorta di “maternità istituzionale” (nota 4). Donna di potere ma anche di cultura: il sofista Filostrato cita un circolo (κύκλος) guidato da una “Giulia Domna filosofa” (ἡ φιλόσοφος). L’Augusta terrà tra le braccia un figlio assassinato (Geta), vivendo poi una seconda stagione di potere imperiale accanto all’altro figlio, il fratricida Caracalla. Infine, dopo l’eliminazione di quest’ultimo, si suiciderà forse su ordine di Macrino (a sentire Erodiano) o piuttosto lasciandosi morire d’inedia e di malattia in Antiochia (narra Dione Cassio), dopo essersi prima ferita per la disperazione e aver poi cullato un’ultima, inutile speranza di ritrovare un ruolo all’altezza della sua dignità. Un saluto e a presto, Lvcivs LX (nota 1): Seguo Laura Buccino, Morbidi capelli e acconciature sempre diverse. Linee evolutive delle pettinature femminili nei ritratti scultorei dal secondo triumvirato all’età costantiniana, in Ritratti. Le tante facce del potere, catalogo della mostra (Roma, 10 marzo - 25 settembre 2011), Roma 2011, pp. 377-378. (nota 2): Francesco Gnecchi, I tipi monetali di Roma imperiale, ed. Hoepli (ristampa), 1978, (nota 3): Vedi ad esempio Alessandro Galimberti, L’età dei Severi, ed. Carocci, Roma 2023, pp. 9-23. (nota 4): Traggo il termine da un articolo di Annabella de Robertis, Giulia Domna: tra storia e romanzo, 2014.
    2 punti
  8. Buongiorno a tutti, questa è la mia prima discussione su questa chat. Alcuni giorni fa stavo riesaminando la mia collezione e ho notato sulla piastra da 120 grana Regno di NAPOLI di Carlo di Borbone sul diritto della legenda la scritta VTR anziché UTR. Non essendo riuscito a reperire info sui Cataloghi in mio possesso. Volevo chiedere se tale "variante" fosse presente sul Catalogo Nomisma redatto da Pietro Magliocca o altri cataloghi. Ringrazio in anticipo a chi saprà aiutarmi, buona giornata.
    2 punti
  9. Ringrazio Poemenius per la precisazione. Di quanto dice avevo già fatto cenno nel post di apertura: Buona serata. Stilicho
    2 punti
  10. Aggiungo l'immagine del catalogo dell'asta Roma Numismatics, dove viene esaltata in particolare la patina:
    2 punti
  11. Possiamo dire che le crocette hanno un fascino particolare; piccole, a volte in bassa conservazione ma attirano sempre!! E comunque @Poemenius per questo periodo è un mostro!! Ovviamente nel senso migliore che ci sia!! 🤣
    2 punti
  12. Questi sono i due tipi che posseggo e che condividono lo stesso rovescio ps: aggiungo un'altra moneta tunisina da 1 dinar, avevo dimenticato ad inserire quest'altro tipo presente nella mia raccolta.
    2 punti
  13. Moneta di Jean le Bon, ghigliottinata da un sanculotto che odiava i buoni...( un commerciante francioso me la descrisse così, pagai 3 euro) Gros à la couronne. 3e émission. A/ + IOHANNES – DEI: GRA:, deux annelets en ponctuation. Croix latine fleurdelisée et recroisetée, coupant la légende en bas, légende extérieure. R/ °FRANCO RV: REX° en deux lignes sous une couronne ; bordure de douze lis. Billon. 3,26 g. 28,5 mm. 2 h.
    2 punti
  14. Grazie Antonio!Devo ringraziare il CCNM per avermi dato questa opportunità. Mi affaccio umilmente all'argomento. Sebbene esistano per la zecca di Venezia una serie di documenti preziosi raccolti nel Capitolar dalle Broche, mancano precisi riferimenti a questa emissione e ci si muove nel campo delle ipotesi e sul filo di indizi. La bellezza della ricerca è proprio questo. Questa emissione merita altresi' una presentazione perché ci permette di approfondire un periodo molto movimentato per la zecca di Venezia influenzato dalla presenza in città di scultori ed incisori di primissimo livello.
    2 punti
  15. Buonasera! Pubblico un nuovo arrivo con relativi dettagli per il lavoro di @gigetto13 FIDES, IF, peso 3.98 gr., diametro 24.5 mm. Moneta leggera, da' l'impressione che sia stata battuta su un tondello piuttosto sottile. Le scritte infatti sono ammaccate ma non usurate e il genio alato e' in perfetto rilievo, cosi' come il centro del R/ e parti del D/. Ovunque, la S utilizzata e' piu' piccola rispetto agli altri caratteri. Presumo che l'omega sia stata schiacciata dalla stessa ammaccatura visibile sulla O, la R e (meno) sulla V di VENETORU. La doppia SS di "PRESSIDIO" e' evidente. Si puo' notare tuttavia un ampio spazio di ammaccatura tra la P e la E. Potrebbe essere sufficiente per ospitare sia una R che una A, risultando in un'atipica legenda con PRAESSIDIO (una sorta di ibrido tra PRESSIDIO e PRAESIDIO)? Oppure sarebbe piu' appropriato pensare ad una spaziatura in eccesso, dovuta alle ben note estreme condizioni in cui questi pezzi venivano coniati? Grazie e buona serata. Marco
    2 punti
  16. Condivido immagini bella cartolina viaggiata per commenti Ringrazio in anticipo
    2 punti
  17. Nonostante la sconfitta, il partito Populista era tutt'altro che morto. Anzi, alcune loro istanze, in particolare quelle sul sistema monetario, trovarono un'insperata sponda in alcuni importanti esponenti del partito Democratico del presidente Cleveland. Per il quale, bisogna dire, la questione monetaria non era preminente, ritenendo egli soprattutto fondamentale quella dei dazi doganali, come del resto era stato per il suo antagonista, il repubblicano Harrison. Ma fu costretto ad occuparsene quando, nel giugno 1893, tre mesi appena dopo il suo insediamento (allora i Presidenti si insediavano alla Casa Bianca a inizio marzo dell'anno successivo alle elezioni, che si tenevano sempre in novembre), scoppiò la più grave crisi economia e finanziaria che gli Stati Uniti avessero conosciuto fino a quel momento, passata alla storia come "il Panico del '93". Può sembrare una frase fatta, ed è una scusante spesso usata da troppi governanti ma in questo caso non avrebbe sbagliato chi avesse addossato almeno in parte la responsabilità della crisi a... quelli che c'erano prima Un "prima" di appena tre anni, il 1890, quando il Congresso aveva approvato lo Sherman Silver Purchase Act, che in ossequio ancora una volta ai produttori di argento, impegnava il Tesoro ad acquistarne ogni mese una quantità molto superiore a quella del Bland-Allison Act del 1878: ben 4,5 milioni di once. E per pagare questa enorme massa di metallo, lo stesso Atto disponeva l'emissione di una nuova tipologia di banconote, le Treasury Notes, convertibili in monete, e per questo conosciute anche come Coin Notes. La legge non specificava espressamente che fossero redimibili in argento o oro: si diceva solo che erano emesse per pagare l’argento acquistato dal Tesoro e che erano pagabili “in coin”. Con questa legge, e la collaborazione dei funzionari del Tesoro, i produttori di argento erano in pratica autorizzati a vendere a un prezzo ufficiale artificiosamente gonfiato, e ad essere pagati in Coin Notes, che venivano poi immediatamente cambiate in monete d’oro, consentendo così un facile ed elevato profitto. Nella foto, la più rara e famosa delle Treasury Notes, il biglietto da 1000 dollari conosciuto come Grand Watermelon, il Grande Cocomero Cleveland, convinto, come la maggior parte dei sostenitori della moneta metallica, che la causa principale della depressione fosse proprio lo Sherman Act, che a suo giudizio aveva minato la fiducia del grande capitale permettendo a chiunque detenesse le citate coin notes di trasformarle in oro sonante, prosciugando così le riserve auree del Tesoro, ne chiese l'abolizione. Riuscendo ad ottenerla nell'ottobre del 1893, ma solo con l'appoggio dei repubblicani, e facendo ricorso in modo spregiudicato al clientelismo per far approvare le sue direttive ai democratici recalcitranti. La grande maggioranza dei democratici del Sud e del West, tuttavia, votò contro di lui. Tra questi, un giovane deputato del Nebraska, William Jennings Bryan, il cui duro attacco al sistema monetario con base aurea segnò l'emergere di un personaggio destinato a giocare un ruolo fondamentale nel partito Democratico per i successivi vent'anni. E, anche, nel romanzo di Frank Baum dal quale ha preso avvio questa discussione petronius
    2 punti
  18. Llorant Esteve ( 1684 ) Casalicio de San Vicente Ferrer Valencia - Puente del Real Da sempre la filatelia si è prodigata nel supportare attività che contribuiscano a rendere "un mondo migliore" e nel prestare aiuto in situazioni di criticità come i conflitti bellici o le calamità naturali. Ciò avviene con le emissioni cosiddette di "beneficenza", mediante sopratassa debitamente espressa sulla carta valore o devolvendone l'intero importo del valore nominale. Si citano per l'occasione l'emissione a supporto dei giovani "Pro Juventute" della Svizzera, emessi a partire dal 1912, i "Pro Orfani della Grande Guerra", emessi dalla Francia nel periodo 1916/1919, sino ad arrivare alla più recente emissione australiana "Disaster Relief", per la raccolta di fondi per le calamità naturali o quella italiana per i Profughi dell'Ucraina e del Giubileo della Perdonanza Celestiniana. Il 25 Centesimi spagnolo qui postato, fa parte di una serie di 11 valori emessa dal 1963 al 1985 ( quello postato è del 1971 ) volta a finanziare il piano di ricostruzione della città di Valencia e delle zone limitrofe, colpite da un evento alluvionale analogo a quello accaduto il mese scorso, per cui esprimo la mia vicinanza e cordoglio per le persone colpite, tra il 13 e 16 Ottobre del 1957 nella stessa area.
    2 punti
  19. Buonasera a Tutti, spero di essere nella sezione giusta, posto il mio ultimo arrivo in collezione. Si tratta di una moneta di Gorizia - 3 soldi del 1734 coniata sotto l'Imp. Carlo VI° d'Asburgo ( 1711-1740 ), rame, mm. 36 - gr. 15,01 Dovrebbe essere rara e coniata solo nel 1734 a differenza del 1/2 soldo - 1 soldo e 2 soldi di Gorizia che furono coniati per diversi anni. E' quasi assente dai cataloghi di numismatica. Condizione direi BB+ / SPL Voi cosa ne pensate ? Grazie.
    1 punto
  20. Che dire, assurdo, peso della 10 lire, sembra una 50 lire "scavata" farcita da una 10 lire. Qualcuno aveva molto tempo libero
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  21. Grazie per tenermi in così alta considerazione @Ale75.. non merito... Rispondo come posso alla domanda di @Anto63 La conservazione della moneta come hai detto anche tu è bassa.. Mb anche se io non amo queste classificazioni... Queste tipologie, oltre che essere "brutte", avevano un conio molto molto basso ed erano sottoposte ad una forte usura... Stranamente ne ho viste di liscie come la tua più di Carlo Emanuele IV che di Vittorio Amedeo III... non so il perché... Comunque senza divagare troppo posso dirti che nonostante sia una moneta poco comune il valore non è alto, il mercato non premia più la rarità, ma piuttosto la qualità... Io ho come 1798 e 1799 due "liscioni" ma li ho presi a 15/20 euro, per il loro valore storico... la tua non spenderei di più.. Ma come non mi stancherò mai di ripetere sono pezzi di storia legati ad un periodo veramente particolare ed hanno fatto per molto tempo il loro lavoro... a me piacciono lo stesso, e poi più belle costano un capitale! Ti voglio far vedere i miei liscioni in una foto fatta in fretta e furia per un confronto...
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  22. Concordo, un plauso anche alla edizioni D'Andrea
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  23. Quantomeno il valore dell'argento contenuto se autentica (anche un tot % in più), con il peso esatto (anche con tutta la montatura a spilla) si può definire se si tratta di un quarto, mezzo od un crocione. ps: @littleEvil sarà moooolto invidioso di questa spilla!
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  24. Sì, quando le ho caricate qui sul forum ho notato anch’io che soprattutto la cattedrale al rovescio risultava, purtroppo, un po’ sfocata. Nei prossimi giorni provo a rifarle e se mi vengono meglio le aggiungo alla discussione. Sono d’accordo al 100%! 😁
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  25. 2023 Mixed by Erry - Wikipedia
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  26. Buonasera, ho notato che sono state postate delle cartoline postali e allora se possa fare piacera a qualche amico del Forum, ne posto alcune che son del fine 800 e sono le così definite " a tiratura limitata" la cartolina in questione è del 1899 Educatorio Rachitici Regina Margherita 1° esposizione di Cp Illustrate a Venezia vignetta con Angelo e bambini e veduta della Basilica di S.Marco. é una seie di 4 cartoline di diversi colori (bruno-grigio-rosso-verde) nel nostro caso è la verde, ebbero una tiratura di 250 pezzi cad. numerati , valore facciale della cartolina 10 Cent. effigie quadrata di Umbero 1°
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  27. 1 punto
  28. Salve È un 3 centesimi del Regno Lombardo Veneto Senza avere la data leggibile può essere stata coniata negli anni 1822-1834-1839-1843-1846 nelle zecche di Milano e Venezia e nel 1849-1850-1852 solo a Milano https://en.numista.com/catalogue/pieces19466.html
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  29. Sabato a Nepi sono venuti fuori 2 quesiti numismatici,uno sui ritrovamenti in Corsica di denari di Lucca che nell'apposita sezione è stato trattato e che potete leggere,l'altro è ma con questi denari di Lucca o Pisa dei quali parlate tanto ,avendone un tot all'epoca cosa si poteva comprare;interessante argomento per capire il valore di queste monete e il valore delle merci in quell'epoca. I denari di Lucca e Pisa erano monete spicciole,di poco conto per transazioni veramente minori,ma vediamo di capire meglio cosa valevano. Ho trovato un interessante documento tratto da dal Liber Censuum Communis Pistorii di Guido Santoli di Pistoia riferito al periodo storico dal 1220 al 1270 e riferito al comprensorio di Pistoia e Pisa;qui si utilizzavano i denari di Pisa,siamo dopo la convenzione monetaria tra Lucca e Pisa e Pisa coniava i suoi denari anche se simili a quelli di Lucca con la F di Federico. Abbiamo e qui ne riporto alcuni di valori di merci dell'epoca,alcune singolari e divertenti,con il corrispondente valore in denari pisani: 1 cotta e 1 camicia = 240 denari pisani 1 camicia e 1 serrabulis con laccetti =96 denari filato di lana e lana=1200 denari tovaglia da altare=672 denari suole e calzari=360 denari 1 cappa=1200 denari 1 pelle volpina coperta di bavetta=960 denari 1 coltre(asciugamano)=480 denari 1 cavallo completo di 2 selle e 2 freni=13200 denari 1 branco di porci=9600 denari due anni di raccolto di vino=960 denari 1 asino e 1 asina=1920 denari due anni di raccolto di castagne=2400 denari due anni di raccolto di ortaggi=4800 denari 1 campana per la chiesa=12000 denari 1 azarium(tavolo)=48 denari 1 coltello=84 denari 1 libro=120 denari 1 vanga=24 denari 1 casa con oggetti=19200 denari falce,pietre,martello e incudine=660 denari A questo punto si aprono interessanti riflessioni su cosa valevano le merci nel 1200 nel Centro Italia rispetto per esempio a oggi e sul valore del denaro pisano all'epoca. Per esempio mi balza subito all'occhio il forte valore di un cavallo rispetto a quello di una casa e così via ......
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  30. E per forza...Luca : Napoleone = passione numismatica : Gazzettino Facile equazione
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  31. C O verdi fossati: e' seguita damina = cover di Fossati eseguita da Mina Buona giornata!
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  32. Sono in lingua coreana scritta col sistema ideografico giapponese, imposto in luogo dell'autoctono hangŭl. Questo perchè anche se la Corea cadde formalmente in mano al Giappone nel 1905 (con l'occupazione camuffata da protettorato) l'influenza e l'ingerenza nipponica sulla Corea erano già pesanti da decenni.
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  33. Grandi progetti per il futuro, è ancora vivo il ricodo della splendida giornata di sabato scorso, ma già si pensa al futuro, proiettati verso orizzonti sempre più alti.
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  34. Golgi è abbastanza famoso, soprattutto per aver scoperto l'Apparato di Golgi. Molto interessante l'attività di Alessandro Cruto, che non mi era nota. Un'emissione che ribadisce per l'ennesima volta l'importanza della filatelia anche come elemento culturale.
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  35. Si avevo letto, ma su Numista non c'è scritto, hanno preferito definirla ghirlanda pur essendo un drappo/nastro. inserisci qualche altra finestra o quello che è sennò ci stiamo sino a Natale!
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  36. Ciao Sebastiano Curiosa moneta, per me si tratta di un quarto di scudo del 1756 coniato su di un'altra moneta non sabauda... Non sono riuscito a capire quale, ma era normale che capitasse... avevo visto una lira del 1742 riconiata su di un'altra moneta ma non sono riuscito ad acquistarla, purtroppo, perché avrei voluto studiarla per capire di che moneta si trattasse... Puoi indicare il peso esatto ed il diametro? Probabilmente è riconiata su una mobeta francese... ma si vede troppo poco per capire esattamente di quale moneta si tratti...
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  37. no quello non c'è... è un gARLANd, almeno per numista e poi non è braille, è MORSE! https://en.numista.com/catalogue/pieces990.html Adesso una facile-facile
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  38. certamente Teodosio II mi spingerei a dire che per me è Eraclea al 90% ... RIC 441 o 442 c'è una possibilità che sia Tessalonica, 440 ... fosse mia scriverei Teodosio II Eraclea (?) RIC 441/2
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  39. Fantastico come sempre @PostOffice in effetti ho tantissime cartoline con quelle linee di cancellazione!
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  40. Penso proprio di sì, da quanto si legge al termine della comunicazione urgente: Si precisa che, solo completando l’intero iter sopra descritto, nelle due fasi previste sarà possibile accedere alle fasi di acquisto. Grati in anticipo per la comprensione, cordialità. Chissà quando saranno disponibili le ultime emissioni del 2024. apollonia
    1 punto
  41. diciamo che è una imitativa, che al 90% essendo imitativa di Arcadio etc è orientale, anche per la fattura, e SOPRATTUTTO non è che tutte le monete imitative sono vandale.... e quelle di Ilderico... non sono imitative...sono a nome di Ilderico peraltro nemmeno questa probabilmente è vandala.... per questo dobbiamo ringraziare il Wroth .... che dava ai vandali tutto quello che non sapeva a chi dare .... però sono passati 110 anni... andiamo avanti soprattutto se pensiamo che nel 1913 una italiana, la Cesano, scriveva del lavoro del Wroth: “Come si può apporre ai Vandali questo gruppo di pezzi tanto numerosi su tutta la penisola italica? Sinora mancano dunque prove e ragioni che confermino la attribuzione del De Salis e del Warwich Wroth, laddove abbondano le une e le altre per considerare primieramente quegli esemplari quali vere e proprie contraffazioni sorte sul suolo italiano nell’età preostrogotica”.
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  42. Che regalò a sua figlia Hallie, allora soltanto una bambina, raccomandandole di preservarli con grande cura fin quando non fosse stata grande, perché a quel punto il loro valore sarebbe stato altissimo (quindi era ben consapevole di cosa aveva fatto ). Uno di questi tre dimes ha una storia particolare, ed è oggi conosciuto come Ice cream dime Il nome è dovuto al fatto che la piccola Hallie, incurante delle raccomandazioni del padre, avrebbe subito speso uno dei dimes per comprarsi un gelato Questa moneta, o presunta tale, sarebbe stata ritrovata nel 1957 in una scatola di cianfrusaglie del Gimbel's Department Store di New York, e acquistata per 2 dollari e 40. Che nel 1989, in asta Bowers & Merena, diventarono 33.000 Questo fotomontaggio, che ritrae Hallie Daggett all'incirca nel 1900, è assai suggestivo, ma il dime non è quello del gelato, bensì lo stesso mostrato nel post precedente, uno degli altri due in suo possesso, per i quali la donna seguì il consiglio del padre, vendendoli poi nel 1954 a un importante commerciante numismatico, per una cifra sicuramente importante per l'epoca. Questo, invece, è l'Ice cream dime, stimato in conservazione G-4... meno di un MB. Hallie Daggett raggiunse poi una certa fama anche per un altro motivo, che non ha nulla a che fare con la numismatica. E' stata infatti la prima donna a ricoprire la mansione di vedetta antincendi per il Servizio Forestale Nazionale. Qui in una foto emblematica del 1913 Per chi volesse saperne di più https://www.adventure-journal.com/2023/05/hallie-daggett-first-woman-fire-lookout-for-usfs-blew-minds-i-hope-your-heart-is-strong-enough-to-stand-the-shock/ E se qualcuno fosse davvero interessato ad approfondire la sua storia... beh, le hanno perfino dedicato un libro https://www.amazon.it/Headstrong-Hallie-Story-Daggett-Female petronius
    1 punto
  43. penso che il valore derivi dal fatto che si trovi in un documento effettivamente viaggiato. non so se i fogli mai usati possano avere tale valore o lo stesso interesse. chiedo a @PostOffice di confermare o correggermi
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  44. Gli anni in cui furono emesse le monete d'argento di Barber, dal 1892 al 1916 (1915 per il mezzo dollaro), si possono considerare un periodo molto stabile per la monetazione, in termini di numero di pezzi coniati e della loro circolazione senza alcuna restrizione. Infatti, a parte le solite polemiche sui dollari d'argento (allora come oggi la maggior parte degli americani preferiva il biglietto di pari valore), non ci furono problemi di sorta con le monete, e tutti poterono godere di una disponibilità adeguata e affidabile. Tradotta in una produzione di oltre 500 milioni di dimes, 264 milioni di quarters, e quasi 136 milioni di half dollars. Va da sé che la gran parte di questa enorme massa monetaria debba considerarsi ancora oggi comune dal punto di vista del collezionismo, specie se circolata. Non mancano tuttavia le rarità, come i quarti di dollaro 1901S, o i mezzi dollari del 1904, sempre coniati a San Francisco. Ma è con un'altra moneta che la zecca della California raggiunge la vetta: l'unica, tra quelle disegnate da Barber, che possa rivaleggiare con il V-nickel del 1913. 1894S Dime Non si può dire che il 1894 sia stato un anno di grande produzione per il dime, appena 1.330.000 a Philadelphia e soli 720.000 a New Orleans. Nessuno a San Francisco. O almeno, queste erano le disposizioni del Dipartimento del Tesoro. Eppure, nella zecca californiana furono coniate 24 monete, presumibilmente nel mese di giugno. Perchè? Ah, saperlo Una prima spiegazione apparve già nel 1895, in un articolo del San Francisco Bulletin. L'articolo citava un rapporto di un dipendente della Zecca, nel quale si sosteneva che un numero molto piccolo di dimes era stato coniato per pareggiare un disavanzo nei libri contabili. La teoria fu portata all'attenzione dei numismatici nel 1928 all'interno di un articolo di Farran Zerbe apparso su The Numismatist. Se fosse vero, si tratterebbe di una situazione unica, in quanto non è mai successo nulla di simile in nessuna delle altre filiali della Zecca. Resterebbero però due cose da spiegare: perché, a fronte di uno sbilanciamento dichiarato di 40 centesimi, siano stati coniati 24 dimes, ovvero 2 dollari e 40, e perché questi dimes sono stati coniati in una finitura definita da sempre prooflike, se non addirittura proof. Insomma, si sarebbe prestata la massima cura possibile per produrre una manciata di monetine che dovevano servire solo a coprire un modestissimo sbilanciamento. Un'altra teoria, forse più vicina al vero tira in ballo John Daggett, l'allora Sovrintendente della Zecca di San Francisco. Daggett avrebbe fatto coniare i 24 dimes su esplicita richiesta di alcuni suoi amici, probabilmente banchieri, e ne avrebbe distribuiti tre ciascuno a sette di loro, tenendo per se gli altri tre. Questa teoria non tiene però conto del fatto che sicuramente due dei 24 esemplari sono stati inviati alla Assay Commission, che li ha rifusi per effettuare i suoi test. I conti non tornano, ma di più sulla loro origine non si sa, l'unico altro dato certo è che dei 24 esemplari di 1894S dime, solo 9 sono quelli oggi conosciuti (si discute sulla possibile esistenza di un decimo). Di questi, due portano i segni di una lunga circolazione, gli altri sette, al contrario, sono in altissima conservazione, certificati tra Proof-60 e Proof-66. Quest'ultimo è l'esemplare in foto, valore stimato circa 2 milioni di dollari petronius
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  45. Salve condivido immagine della moneta in oggetto e chiedo a chi si riesce a sbilanciare con queste foto un parere sulla conservazione. Penso 3,48g. Ringrazio in anticipo
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  46. Io ci trovo solo roba ingombrante da portare in discarica.. Mai ‘na gioia.
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  47. Purtroppo non è possibile dare una risposta univoca in quanto all'interno dei singoli sottoperiodi varie riforme monetarie modificarono la contabilità. Per quanto riguarda gli Arabi se ricordo bene, la kharruba era 1/16 del Dirhem, per : 1 Dinar ( di conto) = 4 Tarì 1 Tarì = 2.5 Dirhem 1 Dirhem = 16 Kharrube ( ? ) 1 Tarì = 40 Kharrube ( ? ) Per quanto riguarda i Normanni, poco cambia fino alla riforma di Ruggero II: 1 Dinar ( di conto) = 4 Tarì 1 Tarì = 3 ducali 1 Ducale = 24 follari 1 Ducale= 6 grani d'oro di conto 1 Tarì= 18 grani d'oro di conto 1 follaro = 2 Kharrube ( ? ) In realtà la cosa è molto più complessa, in quanto Guglielmo II promuove ben due riforme monetarie all'interno del quale il valore del grano di conto viene portato a 1/20 del Tarì (gli altri cambi vanno di conseguenza), si introduce l'apuliense, poi tolto dalla circolazione e poi infine il tercenario. Con gli Svevi i cambi dell'oro rimangono stabili, viene introdotto l'Augustale da 7.5 tarì: 1 Oncia ( di conto ) = 2 e 1/2 Augustali= 30 Tarì 1 Augustale= 7.5 Tarì 1 Soldo ( di conto) = 4 Tarì 1 Tarì = da 16 Denari a 24 denari in base al periodo storico di riferimento. Le altre emissioni hanno dimensione trascurabile e avvengono solo durante i primissimi anni del regno di Federico II. Il follaro non esiste più. Con gli ultimi Svevi e Carlo D'Angiò lo schema dei valori: 1 Oncia ( di conto ) = 4 Augustali 1 Augustale = 7 Tarì e 1/2 1 Tarì = 24 Denari (a corso forzoso).
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  48. Insieme al periodo altomedievale del ducato prima bizantino e poi autonomo di Napoli, il periodo del viceregno sia spagnolo che austriaco è quello che stimola maggiormente il mio interesse storico e monetoso riguardo all'ambito della storia di Napoli e del meridione d'Italia, a tal proposito suggerirei la lettura di un'opera importante della letteratura napoletana del seicento, "Lo Cunto de li Cunti" di Giovanbattista Basile, un'opera non molto nota al grande pubblico, ma assai suggestiva sia per la lingua usata, un napoletano profondamente elaborato e denso di espressioni pittoresche e barocche, sia per la commistione di ambientazioni fantastiche e realistiche con molti riferimenti alla cultura e alla vita del tempo, interessanti anche i richiami alle monete usate sia dal popolo che dai ricchi... l'edizione che preferisco,non difficile da reperire, è quella Garzanti con testo napoletano e traduzione in italiano curata da Michele Rak.
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  49. I multipli del denaro c'erano nel documento,ho rapportato tutto volutamente io al denaro,perchè la discussione era cosa comprare coi denari; 1 SOLDO=12 DENARI;per le transazioni maggiori c'erano i grossi. sul libro anch'io sono rimasto un pò stupito,ma tant'è risulta 1 libro=10 soldi=120 denari,un saluto Mario
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