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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/26/25 in tutte le aree

  1. Non sono così convinto che la moneta sia in MS66: bisognerebbe vederla direttamente. Molti dei ghirigori ben visibili sui campi sono probabilmente spazzolature di conio (e quindi in rilievo, caratteristica degli alti valori di questa tipologia) ma altri sembrano apprezzarsi sui rilievi continuandosi dai fondi, oppure sono segnettini veri e propri. Per quanto riguarda i graffietti arcuati sulla tempia, quella è probabilmente opera del tornietto utilizzato per portare a peso il tondello, dunque intrinseca alla coniazione. Posto il mio esemplare del 1912, in conservazione decisamente alta. Purtroppo l'oro non è facile da fotografare: si apprezzano anche in tal caso i graffietti da tornio sulla tempia (non so se sia questo il "classico difetto di conio al dritto sulla testa del re" di cui parla Fabrizio) pur con pochissimi segnetti da contatto su entrambe le facce.
    4 punti
  2. Salve, segnalo la seguente versione in inglese :
    3 punti
  3. Salve, segnalo: Una scommessa per la Libertà – Storia del Prestito della Liberazione del Comitato di Liberazione Nazionale ligure Davide Oldrati Con l’occupazione nazista dell’Italia, nel 1943 cominciava una guerra di liberazione che impegnò trasversalmente l’intera società italiana. Fu una lotta che parve inizialmente disperata per via della preponderanza delle forze nazifasciste ma che presto avrebbe riservato un esito favorevole alla nascita della nostra Repubblica. Nel corso di quella lotta, il reperimento di adeguati finanziamenti si impose da subito come una priorità per poter tenere testa agli eserciti della Germania nazista e della Repubblica di Salò. A questo scopo, il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria ideò un innovativo progetto di Prestito per la Liberazione, che fu implementato utilizzando le banconote in corso all’epoca applicandovi una foratura a stella e dei timbri con il valore facciale dei biglietti moltiplicato per cento. Quell’inedito esperimento fu a stretto giro imitato anche in altre regioni dalle rispettive autorità resistenziali e, grazie al ritrovamento dei documenti completi della contabilità presso l’archivio dell’Istituto Ligure di Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Raimondo Ricci” di Genova (ILSREC), risulta oggi il progetto di autofinanziamento meglio documentato della storia della Resistenza. Il libro ne segue l’intera vicenda, dalle premesse fino al tardivo rimborso ad opera del neonato governo repubblicano, con ampi cenni storici e numerose testimonianze dei protagonisti dell’epoca. Prefazione dell’autore. 144 pagine a colori, formato foglio A4 € 40,00
    3 punti
  4. Grazie per i commenti e i complimenti. In realtà sono io che dovrei ringraziare quelli che hanno condiviso con me l'entusiasmo della scoperta dei documenti e la fatica della loro analisi. Tra gli altri @PriamoB, @jaconico, @Sntgnr e tutti gli amici del club del giovedì sera, oltre a Claudio Bugani, Franco Stefano Perosio, Donatella Chiapponi e tutto lo staff dell'Ilsrec di Genova. Grazie anche all'editore Alberto D'Andrea che è stato pazientissimo nel sopportare le mie manie perfezionistiche. E grazie a tutti quelli che, avendo letto il mio libro, vogliano condividere qui le loro impressioni, anche quelle negative. Un commento positivo fa piacere ma uno negativo aiuta a migliorare.
    3 punti
  5. Ciao Massimo, bentornato anche da parte mia😎! Parto dal 20 lire dell'1908 che hai preso ad esempio per proporre il tuo thread. Penso che questa moneta, che, attenzione, non è che sia rimasta invenduta, ma non è nemmeno stata battuta, non possa di certo costituire un buon esempio per dire che anche il mercato numismatico delle estreme rarità e delle conservazioni eccezionali sia in crisi . Quella moneta "scottava" troppo e, come era facilmente prevedibile, ci sono stati problemi nel momento in cui è stata posta all'incanto. Io personalmente vedo un mercato molto vivace con un'offerta di tantissimo materiale. È chiaro che una parte significativa di quanto viene proposto rientra nella fascia "monete di facile reperibilità e di conservazione medio-bassa", che di conseguenza pagano in termini di risultato finale lo scarso interesse. Ma quando vengono proposte monete di eccezionale conservazione (senza per forza che ci sia associata anche una elevata rarità), invariabilmente il risultato arriva. Attualmente è questo il trend: ne è testimonianza anche l'aumento esponenziale degli slab (che piaccia o no, questo è un altro discorso...): quando si và dal MS 65 in su, gli invenduti per tutte le categorie di monete sono veramente mosche bianche! Ho spesso osservato anche che monete proposte da poco (2,3 o 5 anni fa), e che erano state vendute non slabbate ad un certo grado di conservazione, vengono riproposte magari dalla stessa casa d'aste slabbate, con grading aumentato e alla base d'asta che era stato il realizzo della precedente asta. Questo è un "giochino" che i commercianti fanno proprio perché quelle monete le vendono comunque perché il mercato tira... Se questo a lungo andare possa portare a fare scoppiare la bolla, lo vedremo solo poi! Michele
    2 punti
  6. Ciao Massimo, No, i difetti tecnici influiscono sul valore commerciale. Una moneta che presenta difetti da coniazione può benissimo essere graduata fdc. Chiaramente con la scala sheldon, più analitica, il valore terrà conto dei difetti tecnici (sempre ammesso che i graders americani siano preparati a questo riguardo… ) e quindi dovrebbe (teoricamente) essere più basso. I puristi potranno obiettare che il fdc vada concesso solo in quei casi in cui la moneta sia completamente esente da difetti, ovvero che rientri nel meglio che quel conio può produrre (ovverosia “il fiore del conio”). Su questo aspetto si è scritto tantissimo senza venirne a capo. Ognuno è chiaramente libero di pensarla come meglio crede. Ma ad essere pragmatici, questo risultato è molto difficile da ottenere in un contesto produttivo meccanizzato e concitato quale può essere la coniazione “in batteria” per le comuni monete da circolazione. A mio parere, escludendo ovviamente le monete in euro dove il target qualitativo è incomparabilmente più alto delle monete ora in esame, “il fiore del conio” è già tanto se si riesce ad avere nelle emissioni per numismatici.
    2 punti
  7. Grazie per il tuo contributo @sulinus... le foto scattate con questa luce e riprese leggermente in diagonale, spesso esaltano i rilievi, i capelli e l'eventuale patina... a proposito, sulla tua piastra c'è una bella patina! D'altro canto però, la foto in diagonale falsa un po' le proporzioni della moneta e questo, può rendere difficoltoso l'eventuale riconoscimento del conio di appartenenza. Visto che per un motivo o per l'altro non hai postato la foto del rovescio... questo conio al dritto dovrebbe essere abbinato con il rovescio che presenta tre quadratini nello stemma del Portogallo ed un evidente esubero sulla testa del leone. In pratica, dovrebbe essere gemella delle piastre ai post #14 e #16. Questa coppia di conii dovrebbe essere stata coniata su dei tondelli nella norma, e cioé da 37 mm di diametro (e non di 37,5 mm)... Comunque, quando hai tempo - oltre alla foto del rovescio - potresti aggiungere cortesemente anche il peso ed il diametro? Così da poter confermare o smentire questo dato teorico... e se non chiedo troppo, potresti controllare se la scritta sul contorno è leggibile dal rovescio? Ti ringrazio in anticipo. Un saluto, Lorenzo
    2 punti
  8. Vado un po' off topic. Sono il solo a cui, ogni volta che ho in mano queste monete, verrebbe voglia di mangiarle? Sembrano fatte di cioccolato al latte!😅
    2 punti
  9. 2 punti
  10. In qualche modo, la svalutazione ha condotto alla vera e propria ”invenzione” della “moneta piccola”, forse presupposto e seme per la nascita della “moneta grossa” e forse proprio per questo antesignana, prima ancora di quest’ultima, del magnifico sviluppo dei Comuni italiani. I denaretti sviliti dei nostri Comuni, passati per mille mani e per mille tasche permettendo gli scambi quotidiani e la vita della gente comune, sono a loro modo testimonianza della “piccola storia” che ha costruito la Storia… inoltre, spesso avvicendandosi in molte serie successive, talora con svariati segni distintivi o sottili differenze stilistiche, riescono ad essere inesauribile fonte di diletto per collezionisti “dai gusti strani” come noi “medioevali”! (vedi discussioni-fiume esemplari come “DENARO GENOVA” o la mitica “Denari di Lucca”😉)
    2 punti
  11. Dovrebbe essere zecca di Arles, ne ho uno anche io
    2 punti
  12. Cipro costituisce un notevole insieme di anomalie politico-valutarie che cercherò di sintetizzare il più possibile. In generale, dal 1974 come noto l'isola è divisa in due parti: il nord sotto occupazione turca (organizzato nello stato-fantoccio della "Repubblica Turca di Cipro Nord", riconosciuto solo dalla Turchia) e il sud sotto il controllo regolare del governo cipriota, eccetto il territorio d'oltremare britannico Sovereign Base Areas of Akrotiri and Dhekelia (abbreviato SBA, le zone colorate in fuxia sulla mappa sotto) composto da due aree separate. Nord e sud sono divisi dalla UN Buffer Zone (detta anche Linea Verde, colorata in grigio), la striscia di territorio disabitata e controllata dall'ONU. Il caso più semplice è quello di Cipro nord: essendo un territorio di fatto controllato dalla Turchia è stata imposta la circolazione della lira turca, anche se a causa dello scarsissimo pregio e stabilità di quella valuta tutti accettano di buon grado anche l'euro. La situazione di Akrotiri e Dhekelia è più complessa: si tratta di due zone di Cipro che il Regno Unito ha voluto mantenere dopo l'indipendenza di Cipro nel 1960, in quanto entrambe ospitano una base aerea della Royal Air Force. Mappa di Akrotiri: Mappa di Dhekelia: Ma le due aree non sono abitate solo da inglesi: la popolazione totale è di circa 14000 persone, sia civili che militari, di cui circa 7000 sono ciprioti nativi. Entrambe comprendono oltre agli stabilimenti britannici (le basi aeree con piccoli centri abitati annessi, e altre istallazioni minori) anche diversi villaggi o cittadine abitate da ciprioti (come si vede nel caso di Dhekelia anche in quattro enclavi), che pur vivendo formalmente in territorio britannico sono a tutti gli effetti cittadini ciprioti/europei. Se a questo aggiungiamo che le SBA fanno parte del territorio doganale europeo e vi si applica in parte la legislazione unionale, che fra le due zone e Cipro sud c'è libera circolazione e che la valuta ufficiale delle SBA è l'euro abbiamo certamente due dei posti politicamente più insoliti del globo. Tutto qui? Non proprio, perchè alcuni indizi fanno dubitare che la situazione valutaria in questi territori sia davvero lineare come sembra. Ad esempio, se sappiamo che il prezzo del biglietto per l'ingresso all'ottima piscina pubblica della base RAF di Akrotiri è di 3 € per gli adulti o 2.50 € per i bambini, e che un abbonamento mensile costa 20 €, sappiamo anche che da AL Beauty, uno dei locali dove ragazze e signore vanno a farsi belle per i loro maschioni, i trattamenti costano dalle 10 alle 60 sterline britanniche. Perchè indicare i prezzi in quella valuta se è vero che circola solo l'euro? MISTERO
    2 punti
  13. Grazie a tutti per i pareri. Come suggerito da Tony ho provato a fare nuove foto, chissà che non aiutino un po' Mi è scappato un puntino rosso sotto il naso del re. 🤣
    2 punti
  14. Ci siamo passati tutti all’inizio Ti allego due ritagli effettuati sulle tue foto, per focalizzare la tua attenzione su alcuni dettagli che possono darti un piccolo aiuto nell’ individuare eventuali trattamenti impropri attuati sulla moneta. Come vedi la patina è presente solo a ridosso dei rilievi, e contestualmente sono identificabili chiare rigature nei campi (chiaramente visibili soprattutto al dritto dietro il ritratto). Questi due aspetti fanno capire che la moneta è stata maldestramente “strofinata” (o spazzolata, da vedere in mano l’entità dei graffi) compromettendo la naturale omogeneità della bellissima patina che aveva l’esemplare. Questo aspetto si traduce negativamente: - sulla valutazione qualitativa e sull’appeal generale (avrebbe avuto davvero un bellissimo colpo d’occhio con la sua patina intatta, senza graffi, e la valutazione qualitativa sarebbe potuta anche arrivare a un bel Bb/spl generale, considerando che i rilievi sono molto molto belli e conservati) - sulla valutazione economica, che è l’aspetto più importante. In fase di contrattazione è quindi importante sapere COSA guardare e COME valutarlo, e nel caso richiedere ulteriori foto più chiarificatrici che mettano in risalto lo stato dei campi (perché in base all’inclinazione della luce i graffi possono benissimo essere poco o per nulla visibili). Comunque di nuovo complimenti perché la moneta è piacevolissima, e se il buongiorno si vede dal mattino dimostri già un buonissimo gusto nella scelta. Se hai bisogno di aiuto, siamo qui Fabrizio
    2 punti
  15. Buona sera didrachm. Non voglio ergermi a giudice di nessun comportamento, ma, a volte mi chiedo se i suoi giudizi sono dettati da una attenta analisi delle immagini o sono dettati dall'intento di vivacizzare la discussione. Cordialissimi saluti e buona serata. Gabriella
    2 punti
  16. A seguire, allego le scansioni di altre due monete che raffigurano due cugini: Francesco I di Borbone su una Piastra napoletana 1825 e Ferdinando VII (figlio di Carlo IV) re di Spagna nel 1808 e dal 1813 fino al 1833, su un Pezzo da 8 messicano datato 1817. Infine, condivido un'altra coppia di monete, entrambe coniate nel 1854: Ferdinando II di Borbone raffigurato su una Piastra napoletana e la cugina Infanta Isabella, che successe al padre nella titolarità del regno con il nome di Isabella II di Spagna, regnando dalla morte di quest'ultimo fino al 1868, raffigurata su una moneta spagnola da 20 Reales della Zecca di Madrid.
    2 punti
  17. Ciao a tutti, sto facendo veramente fatica a capire di che zecca sia questo tallero di maria teresa trasformato come ciondolo, ringrazio in anticipo chiunque possa darmi qualche informazione, ho trovato veramente tante informazioni in giro che mi hanno solo confuso
    1 punto
  18. Mi aggrego con colpevole ritardo al post di Alan. Sono belli i talleri per l’Eritrea; moneta di grandi dimensioni con valore storico e numismatico di indubbio livello. Per certi versi rappresentano una eccezione nel panorama della monetazione umbertina, generalmente monotona e non particolarmente notevole sotto il profilo estetico. Questa coniazione al R riprende il motivo del Carlino da 5 Doppie di Vittorio Amedeo III, rinvigorendo il ricordo di una moneta di straordinaria bellezza e rarità. Venendo all’esemplare di Alan credo che il BB+/qSPL possa a mio avviso essere una corretta classificazione. E’ comunque una bella moneta e certamente autentica, complimenti per l’acquisizione in collezione. Condivido per confronto l'esemplare della mia raccolta.
    1 punto
  19. C a' rogne da N IM ali = carogne d'animali. Buona serata !
    1 punto
  20. Buonasera, mi accodo anch'io facendo i complimenti per questo esemplare di notevole bellezza. Solitamente non mi esprimo sulla conservazione di monete altrui, ma stavolta lo merita . Dalle prime foto e prima di leggere i vari commenti avrei detto spl- qFDC. Con le seconde foto secondo il mio modesto parere direi fdc pieno. Complimenti ancora e grazie per farci ammirare queste bellezze.
    1 punto
  21. Complimenti Alberto @Litra68, Più "scarso" ma molto più raro! Difetti di conio a parte è un buon esemplare passato inosservato ai più (me incluso)! Classificato RR dal Sollai, più raro nella realtà, come quasi tutte le monete Sarde. L'evoluzione stilistica, che a partire dal '695 abbandona linee rigide e spigolose per una figura un po' naif e morbida, pur avendo come risultato un ritratto sempre poco realistico, quasi dimostra un ritrovato affetto verso un Re poco fortunato che ha fatto tanto per la monetazione Sarda.
    1 punto
  22. @Chiarastella ho aperto una nuova discussione trasferendovi i messaggi che avevi inserito nell'altra. Aggiungo a quanto detto da @nikita_ che qualche tempo fa parlavo proprio di questa problematica con un mio amico, funzionario di banca. Mi ha detto che accettano i vecchi dollari solo dai loro clienti, li accreditano in conto salvo buon fine (come gli assegni, in pratica), poi mandano le banconote in Banca d'Italia per la verifica dell'autenticità, e quando questa conferma l'accredito diventa definitivo (ci saranno, immagino, delle commissioni da pagare). Se invece qualcuno che non è loro cliente si presenta per cambiare vecchi dollari cash, di norma non viene accontentato, anche se è persona conosciuta (potrei essere anch'io, che non ho il conto nella banca dove lavora il mio amico ). petronius
    1 punto
  23. Salve,la seconda potrebbe avere un errore di conio? Leggo due volte TR e una seconda linea più in basso. Penso comunque che la zecca sia Treveri come dice Nino.
    1 punto
  24. Aggiungo a quanto sopra detto un esempio visivo da cui ognuno può trarre le sue conclusioni. 50 Lire 1927, solo 30 (TRENTA!) pezzi coniati, presenta il classico difetto di conio al dritto sulla testa del re, e al rovescio tra le pieghe della veste. Chiuso in MS66... (quando scrivevo che il grading sheldon DOVREBBE tenere conto dei difetti, avevo fatto bene a usare il condizionale ) a 60 mila cocuzze più diritti. Per studio se volete scaricarvi le foto in altissima definizione vi lascio il link di NGC: https://www.ngccoin.com/certlookup/6635681-002/66/ Mi auto-quoto perchè ho ripreso le foto. Allego anche le mie, che mettono in risalto i fondi lucenti e il forte lustro che caratterizzava questo pezzo, slabbato in MS65: base 3000€ (shock!!) realizzo 6000€ (potenza dello slab) Anche qui, stesso difetto di conio al dritto, e pieghe della veste solo leggermente deboli. PS. 6000€ + diritti eh...
    1 punto
  25. Nessuna c....... la corrispondenza, se per qualsiasi caso il destinatario non era più a quell'indirizzo, trasferito altro indirizzo, nel tuo caso ad un hotel, un militare ferito e all'ospedale, indirizzo errato e chi la riceveva sapeva dove si fosse trasferito, in tutti questi casi il postino sopratutto, provvedeva a modificare, l'affrancatura era sempre valida, quindi la missiva cambiava destinazione, ci sono molte corrispondenze con questi casi
    1 punto
  26. ok, grazie del post, ma come ti do detto qui bisogna identificare la dentellarure e dal pc non è possibile, vedo delle filigrane DB, ma questo essendo un francobollo in calcografia è molto poco evidente la filigrana, che comunque è solo del II tipo, quindi più facile la sua identificazione, guarda solo vedere la posizione della ruota, ma la differenza la fa la dentellatura, quindi mano allìodontometro e buon divertimento
    1 punto
  27. Per ora sembra la cosa piu plausibile quindi mi basta dai 😉
    1 punto
  28. @Scudo1901 Per rispondere alla Sua domanda occorre del tempo per ragionare. Nel frattempo, bentornato sul Forum....
    1 punto
  29. leggo delleT,poi posso sbagliarmo.ale 75 sarà più preciso e credo posterà qualcuna per confronto
    1 punto
  30. Nel frattempo, pubblico i miei 10 Tornesi 1798. Non sono in alta conservazione e le ho acquistate quando collezionavo da pochissimo tempo. Il primo è un 10 Tornesi SICILIA., invece il secondo è un 10 Tornesi SICILIAR.. Quest'ultimo dimostra come i due punti non sempre costituiscano una variante... Saluti.
    1 punto
  31. Quasi a chiudere il cerchio aperto con i due saggi precedenti, ancora Cipolla mi è venuto in aiuto con un suo ulteriore brevissimo ma denso saggio del 1963: Currency depreciation in Medieval Europe, a cui non avevo ancora trovato rimandi nel forum ma che mi è parso davvero illuminante. Currency depreciation in Medieval Europe.pdf Cipolla inizia enunciando una “legge universale”: “a lungo andare ogni unità monetaria è soggetta ad un processo di svalutazione”. Per l’Età medioevale Cipolla fa riferimento ad una gran massa di informazioni raccolte dai casi di debasement documentati, riuscendo a discernere una serie di situazioni - o, meglio, di “condizioni problematiche” - che storicamente le società europee hanno dovuto fronteggiare e che solitamente hanno condotto ad una manovra di svalutazione (potremmo chiamarli “fattori di pressione svalutativa”): l’incremento della domanda di moneta, per incremento della popolazione o per incremento della monetizzazione dell’economia; l’incremento di spesa pubblica e debito pubblico, spesso dovuto alle spese militari; gli squilibri nella bilancia di pagamenti (tra utili da esportazioni e spese da importazioni); la pressione di gruppi sociali verso un’inflazione “speculativa”; la malagestione delle zecche; il logoramento della massa monetaria circolante, sia per il semplice uso sia per il fenomeno della “tosatura”; le fluttuazioni di mercato del prezzo relativo di oro ed argento. In realtà - sottolinea Cipolla - in ciascuna di queste situazioni e per ovviare agli inconvenienti da esse posti in campo monetario, si sarebbero potute trovare diverse “soluzioni”… ad esempio, con l’incremento di domanda di moneta si sarebbe potuto decidere di sviluppare un sistema creditizio, o usare forme di moneta differenti da quella di metallo pregiato; così come, con l’incremento di spesa pubblica, si sarebbe potuto cercare di ridurre tale spesa, o per uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti procedere ad una politica economica “di austerità”… di fatto, però, la svalutazione della moneta risultava una possibile soluzione PER TUTTE queste situazioni e quindi, in presenza di più di una di queste condizioni contemporaneamente, essa finiva per essere la soluzione più “economica”; la svalutazione, per giunta, risultava anche la soluzione più semplice da far accettare, perché attuabile “in sordina”, grazie alla difficoltà di distinguere, tra monete di tipologia e peso identici, quelle a contenuto di fino inferiore. Con questo ragionamento, Cipolla mostra un possibile fondamento alla “legge universale della svalutazione” enunciata inizialmente. Ecco i principali “motivi” che probabilmente portarono alla gran parte delle svalutazioni che afflissero e “plasmarono”, talora con varianti e variantine date da “segni” di riconoscimento, molte serie monetali che collezioniamo. Ovviamente, i “fattori di pressione svalutativa” non furono sempre operanti tutti insieme in diversi tempi e luoghi, e Cipolla sottolinea come la scelta di procedere o non procedere a svalutazione in loro risposta sia dipesa anche e soprattutto dall’assetto politico, economico e sociale del contesto in cui tali fattori operarono. Analizzando quindi diversi contesti, cioè l’Italia settentrionale, l’Inghilterra e la Francia, Cipolla giunge a mostrare come, in una prospettiva “orizzontale”, in uno stesso periodo in Europa vi furono aree dove la svalutazione monetaria fu più marcata e progressiva ed aree dove fu quasi inesistente, e questo come semplice “adattamento” alle diverse condizioni dei contesti. L’enorme svalutazione del denaro in area italiana centro-settentrionale viene quindi chiaramente messa in relazione ad un maggiore dinamismo economico e ad una società in espansione sia numerica sia per complessità e, come era già stato anticipato ne Il grosso problema della moneta piccola, è stata una scelta in grado di favorire ulteriormente tale crescita, impedendo un processo deflattivo.
    1 punto
  32. Bellissima Gallo, é veramente difficile trovare questi piccoletti ancora così leggibili, molto bravo ma questo già lo sai. Saluti Marfir
    1 punto
  33. Complimenti ad autore ed editore
    1 punto
  34. Un libro che mi interessa molto, che tratta dal punto di vista della cartamoneta la storia della Resistenza, cercherò senz'altro di procurarmelo per leggerlo.
    1 punto
  35. B+/MB secondo me. E’ una moneta rara ma in questo stato ritengo tu abbia fatto bene a rinunciare.
    1 punto
  36. Trovo questa “chiosa” molto condivisibile e ben esposta. Dovrebbe essere letta da coloro che cercano a tutti i costi, e invano, la “variante” 😉
    1 punto
  37. lo sapevo che non mi sbagliavo.. molto bella 🤩👍
    1 punto
  38. Piacere mio Gabriella. Lei fa parte degli utenti di questo Forum che apprezzo maggiormente, per signorilità, educazione e garbo. A risentirci (e confrontarci, come sempre, con rispetto) nelle varie discussioni.
    1 punto
  39. Ma è la stessa moneta?????
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  40. In quest'ultimo anno ho avuto modo di rielaborare un po' la mia raccolta - da una parte - facendo una selezione, una vera e propria cernita di quei vassoi appesantiti da monete di un unico millesimo, pieni di esemplari con le più disparate curiosità e di doppioni di varianti rare, raccolti nel tempo in qualsiasi conservazione ai fini di studio e - dall'altra parte - ho cercato di allargare i miei orizzonti, ormai fermi da anni sull'ultimo secolo della Zecca di Napoli. Così, ho pensato di intraprendere uno studio più approfondito, prima sulla monetazione della zecca di Palermo, poi di altri stati preunitari, fino alle zecche spagnole ed altre ad esse collegate da un fil-rouge tanto largo quanto profondo, ma in un arco temporale ben definito... I Borboni a partire da Carlo. A tal proposito, ho iniziato a raccogliere qualche pezzo solo per il piacere di maneggiarlo. Mi sono reso conto che l'impostazione stereotipata del collezionare per Zecca, per me era limitante ed ho scoperto che, intendere la collezione come se fosse un albero genealogico, per me è estremamente più appagante. Oggi, ne approfitto per mostrarvi alcune monete, che non sono da considerarsi come "le più belle delle nostre collezioni" ,ma sono probabilmente le più rappresentative di questo mio nuovo modo di concepire la collezione. E' un modo per abbattere schemi mentali prestabiliti, per certi versi indotti o assimilati dal sistema, dai cataloghi, dalle aste o da altri collezionisti. Un modo per rigenerare qualcosa di fossilizzato o più semplicemente, per contrastare un periodo di stasi, un modo per rimescolare le carte, un nuovo stimolo che funge da "nuovo inizio". Solo per fare un esempio, posto un rametto dell'enorme albero dei Borboni: Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia (1734-1759), poi re di Spagna (1759-1788). Primogenito di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, nacque a Madrid il 20 gennaio dell'anno 1716. Capostipite della dinastia dei Borbone delle Due Sicilie. Alla morte del fratello Ferdinando VI, re di Spagna (1746-1759), Carlo gli successe su quel trono e fu chiamato solo allora - come re di Spagna - Carlo terzo, mentre non ebbe mai numero d'ordine come re di Napoli. Dei sei maschi che aveva avuto fra tredici figli, il primo, Filippo, fu dichiarato incapace a succedergli; il secondo divenne, dopo la sua morte, Carlo IV; al terzo, Ferdinando, di otto anni, Carlo trasmise, il 6 ott. 1759, poco prima d'imbarcarsi per la Spagna, il trono di Napoli e di Sicilia. Carlo morì a Madrid il 14 dicembre 1788. Condivido le scansioni di due mie monete in argento di grosso modulo che lo raffigurano: una Piastra da 120 Grana 1753 della Zecca di Napoli ed un Pezzo da 8 Reales 1777 della Zecca di Città del Messico. Ferdinando I (Napoli, 12 gennaio 1751 - Napoli, 4 gennaio 1825). In seguito all'ascesa di suo padre al trono spagnolo, continuò il ramo napoletano della dinastia diventando re di Napoli con il nome di Ferdinando IV e re di Sicilia con il nome di Ferdinando III. Nel 1816 unificò i due regni nel Regno delle Due Sicilie ed assunse il nome di Ferdinando I, governando fino alla sua morte. Il fratello maggiore Carlo IV (Portici, 11 novembre 1748 - Napoli, 20 gennaio 1819), alla morte del padre divenne re di Spagna (1788-1808), continuando il ramo spagnolo dei Borbone. Condivido le immagini di due monete che raffigurano i due fratelli: Ferdinando IV re di Napoli su una Piastra napoletana del 1805 e Carlo IV re di Spagna su un Pezzo da 8 Reales del 1808 coniato in Messico.
    1 punto
  41. ...segue MARIA SS. DEL ROSARIO DI POMPEI
    1 punto
  42. Questo è uno dei miei esemplari...
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  43. Salute se questa notizia è ripetuta potete unire le discussioni, grazie dal sito antikitera.net Vincenzo Di Gregorio ha pubblicato quanto segue: IL GRANDIOSO TESORO DI MONETE D’ORO ROMANE DI TREVIRI : 2.650 AUREI Questo magnifico tesoro fu scoperto proprio a Treviri nel 1993. All’interno di un vaso di bronzo si trovavano in totale 2.650 monete d’oro, principalmente aurei, la moneta standard in oro dell’Impero Romano tra il I e il II secolo d.C., con un peso medio di 8 grammi. Sulle monete sono raffigurati 29 imperatori, imperatrici o membri della famiglia imperiale. Le monete furono coniate tra il 63 e il 168 d.C. Erano avvolte in sacchetti di cuoio posti all’interno del contenitore, che si frantumò quando fu scoperto accidentalmente da una ruspa. I sacchetti erano chiusi con cinghie di cuoio e avevano dei sigilli decorati con smalto. Il più grande tesoro d’oro dell’antica Roma conservato al mondo. Fu sepolto a Treviri, in Germania (nella provincia romana della Gallia Belgica), tra il 167 e il 196 d.C. Pesa 18,5 kg e, se le monete venissero fuse, l’oro avrebbe un valore superiore al milione di dollari. Si ritiene che le monete appartenessero a un privato cittadino o all’amministrazione imperiale, e che furono forse nascoste durante un conflitto tra l’imperatore Settimio Severo e il suo rivale Clodio Albino, che in quell’anno attaccò Treviri senza però riuscire a conquistarla. Forse il proprietario o amministratore del tesoro lo nascose, ma è chiaro che nessuno fu mai in grado di recuperarlo. Nella stessa sala è esposto un altro tesoro scoperto nel 2010 a Meckel, a circa 25 km da Treviri. Questo conteneva 7.486 monete, sepolte in un vaso di ceramica. Le monete furono depositate intorno all’anno 313 d.C. nella zona di un complesso di ville romane. Dato che il tesoro fu interrato in un periodo di pace, si ritiene che quel denaro servisse per coprire i costi di gestione di una fattoria o fosse una forma di risparmio in caso di necessità. Il tesoro di Meckel La maggior parte delle monete sono “follis”, monete in bronzo con una superficie argentata coniate nel IV secolo d.C. Molte di esse furono prodotte nella zecca di Treviri, ma altre provengono da regioni dell’attuale Francia, Italia, Croazia, Tunisia, Grecia, Turchia, Siria ed Egitto, dimostrando quanto fosse globale l’economia romana. Bel colpo d'occhio non c'è che dire!! odjob
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  44. Cerco di ingrandire le caratteristiche, data e valore nominale che si trovano sotto le frecce rosse. La scheda dice 150 grammi qui invece c'è scritto 140 grammi.
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  45. g.24,58 su questi scudi lo trovi in conservazioni B/MB e no in un BB come questo che al massimo può scendere a g.24,7/8 da g.25,0 in FDC. Spessore basso, perlinatura interna distaccata e rotonda, rosette atipiche come anche il nodo d'amore, la L di lire ,FERRARIS impastato....... Non è dei peggio ma per me è falso.
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  46. Com’eri bella, o giovinetta, quando Tra l’ondeggiar de’ lunghi solchi uscivi Un tuo serto di fiori in man recando, Alta e ridente, e sotto i cigli vivi Di selvatico fuoco lampeggiante Grande e profondo l’occhio azzurro aprivi! Come ’l ciano seren tra ’l biondeggiante Òr de le spiche, tra la chioma flava Fioria quell’occhio azzurro; e a te d’avanti GIOSUE' CARDUCCI ..................................................... SAN MARINO lire 1:SPIGHE
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  47. Buongiorno a tutti gli Amici. Oggi mi piace condividere con Voi un altro antoniniano della mia collezione : Valeriano I. L'esemplare fa parte del gruzzolo del tesoretto di Rocquencourt e risulta pubblicato . Spero sia di vostro gradimento. Buona domenica. Mario
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  48. Buona sera a tutti gli Amici . Stasera condivido con Voi un'altra chicca della mia collezione a cui sono particolarmente affezionato: un antoniniano di Probo del tesoretto di Reyssouze. L’11 ottobre dell’anno 2014, nel corso di lavori presso un terreno privato a Reyssouze, piccolissimo centro del dipartimento dell’Ain in Francia, in maniera del tutto fortunata fu scoperto un ripostiglio contenente 2096 monete; il tesoretto conteneva 2079 antoniniani e 17 denari: dopo un preliminare studio, l’intero ripostiglio è stato messo in vendita attraverso un’asta pubblica. Tutte le monete sono state ritrovate in un vaso in lamina di bronzo di uso comune la qualcosa ha lasciato fin da subito immaginare ad un ripostiglio domestico; tra l’altro il segmento temporale tra la moneta più antica (195 d.C.) e quella più recente (286 d.C.) è di oltre 90 anni. Il tesoro di Reyssouze, pertanto, molto probabilmente, deve essere stato accumulato da più generazioni con finalità di evidente tesaurizzazione. Tra gli antoniniani ritrovati, una rilevante fetta riguarda coniazioni risalenti agli anni dell’impero di Probo (177 esemplari); in quegli anni l’imperatore fu costretto a mantenere alta l’attenzione per le invasioni barbariche che interessarono la Gallia e tale condizione potrebbe aver contribuito ad occultare il denaro in considerazione della poco stabile sicurezza del territorio. Spero di fare cosa gradita. Mario
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