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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/15/25 in tutte le aree
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Per mettere un testone per @ZuoloNomisma che forse li apprezzerá, secondo me, sono assaí piú rari in bella conservazione delle piastre a mio modesto parere, che di queste ultime ne ho quasi per data. Ritratto sempre bel Nasuto, Ferdinando II dei Medici, testone Firenze 1636 e testone 1634 Ferdinando II collare alla Spagnola ,variante di conio con ritratto piú fine, collo e naso diversi dal conio conosciuto, ex coll Cosimo Rodolfi.4 punti
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Buongiorno a Tutti, condivido il 5 dollari USA "capo indiano" del 1909, senza segno di zecca quindi Philadelphia. Diametro mm 21,6 - grammi 8,35 tiratura 627.138 spesso segnalata come rara. A diritto un capo indiano, alcuni studiosi reputano sia raffigurato il capo Hollow Horn Bear dei Brulè Lakota (1850-1913 ), secondo Wikipedia fu presente nella battaglia di Little Bighorn (1876) e raffigurato nei certificati militari USA di pagamento da 10 dollari ( in allegato ). A rovescio oltre all'aquila ed i motti, 13 stelle, che rappresentano le 13 colonie britanniche che si ribellarono alla loro madrepatria. A disegnare i 5 dollari d'oro con la testa indiana (denominazione ufficiale "Indian Head" ) fu lo scultore di Boston Bela Lyon Pratt, che fu allievo di August Saint-Gaudens, il quale fu l'autore di altro design dei 5,10 e 20 dollari d'oro americani - rif. Wikipedia -. Questa moneta è molto particolare perché i disegni non sono incisi in rilievo, ma in incuso, ovvero sono incavati rispetto al piano della moneta, oppure tendenzialmente sullo stesso piano della moneta. Nella storia numismatica americana questa fu la prima volta che venne incisa una moneta in questo modo e l'autore ricevette molte critiche in proposito, soprattutto per una questione igienica - rif. Orogenesi -. Grazie per l'attenzione.4 punti
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Cari amici, È stato finalmente pubblicato il volumone (542 pp, 427 medaglie descritte ed illustrate, peso 2,5 kg!) "Venezia attraverso le medaglie. l'Ottocento" di Leonardo Mezzaroba, con il contributo dell'indimenticato Piero Voltolina e di Meri Beni Voltolina, una amica che con grande passione porta avanti la conoscenza e la valorizzazione della collezione e della mole di informazioni che ci ha lasciato Piero. Opera imperdibile non solo per i collezionisti appassionati di Venezia, rappresenta in un certo senso la naturale continuazione della monumentale opera del Voltolina sulle medaglie veneziane pre-1797. Allego copertina e due brevi estratti dall'introduzione, gentilmente concessi dalla signora Meri Beni. Su sua esplicita richiesta, chi fosse interessato all'acquisto (ad un prezzo davvero conveniente per l'importanza dell' opera) può scrivermi in privato e volentieri farò da tramite.2 punti
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Salve cari Amici. Oggi per Voi un denario di una delle mogli dell'imperatore più stravagante di tutti tempi . Aquilia Severa, una delle mogli di Elagabalo. Il denario ha un diametro di 20mm ed un peso di 2,67 grammi ; sul rovescio la Concordia. Non credo sia proprio tanto comune, in ogni caso a me piace tantissimo, spero anche a Voi !!! In mano è molto più bello: non sono esperto a fare foto. Ciauzzz Mario2 punti
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Cari amici come i collezionisti di monete sabaude (e non solo) sanno gli scudi da cinque lire emessi dal 1850 al 1861 da Vittorio Emanuele II in qualità di Re di Sardegna sono una tipologia monetale di grandi dimensioni e di stupenda bellezza. Ai tempi tuttavia hanno quasi tutte circolato, e molto, e tale circostanza rende assai difficile il reperimento di esemplari in elevato stato di conservazione. Condivido perciò volentieri qui un esemplare in collezione da circa tre anni che presenta (la foto è di una decina di giorni fa) una patinatura che ha acquisito progressivamente (e inaspettatamente) rispetto alle condizioni in cui fu acquistata nel 2022, epoca in cui la mostrai sul Forum. Al momento dell'entrata in collezione infatti presentava una colorazione decisamente più attenuata e assolutamente priva di riflessi. Il soggiorno sul velluto ne ha - diciamo così - ravvivato la patinatura, che ora, unita alla conservazione, ne fa a mio avviso uno dei migliori esemplari apparsi di questo millesimo, che è uno dei più comuni, ma che come detto inizialmente, diventa raro nelle alte e altissime gradazioni di qualità, soprattutto se con patina omogenea e senza segni di lucidatura o lavaggio come in questo caso.2 punti
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Per contribuire, Cosimo II granduca di Toscana dal 1609-1621, Firenze, doppia in oro dal peso di oltre 6,7 grammi. Colui che concesse protezione a Galileo Galilei dalle persecuzioni dei Gesuiti. Un saluto Fofo2 punti
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@azaad ringrazio per l'intervento. Tuttavia preciso (per correttezza e a favore di chi leggerà a cose fatte) che la mia risposta era rivolta proprio ed esclusivamente a segnalare l'off topic dell'utente, senza alcun commento in merito. Stilicho2 punti
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Da amante della Repubblica Serenissima di Venezia questo zecchino mi dà i brividi. Lo stle ''moderno'', il globo crucigero al posto del Vangelo, la freddezza del conio sono tutti particolari che non hanno nulla a che vedere con i veri zecchini. Ma il particolare che mi dà maggiore fastidio è la rappresentazione di Francesco II nelle vesti del Doge. Arka # slow numismatics2 punti
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Buongiorno a tutti, riporto nella presente discussione un mio vecchio contributo; mi pare possa nutrire questa nuova carrellata. Nel 1816, poco dopo la caduta di Napoleone, la zecca britannica decise di abbandonare la coniazione della moneta d’oro in uso. La “Guinea” o “Ghinea” fu indubbiamente la moneta più importante del diciottesimo secolo. La maggior parte degli esemplari circolava però da troppo tempo ed era evidentemente sotto peso. Inoltre la lunga guerra contro la Francia rivoluzionaria aveva inevitabilmente indotto a tesaurizzare le monete in oro ed il loro posto venne preso dalle banconote da uno e due Pounds un esempio di Guinea,fifth head, "spade type" (collezione personale) Il “Royal Proclamation” del 1 Luglio 1817 diede corso alla nuova sovrana da 20 scellini ed ai suoi multipli, soppiantando definitivamente le ormai scomode guinee da 21 scellini. Sovereign 1820, la prima tipologia di sovrana (collezione personale)2 punti
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@PostOffice, niente scherzi mi raccomando ed in bocca al lupo con i controlli. Intanto grazie infinite per tutte le ricerche filateliche ed i consigli elargiti nel Forum.2 punti
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Ciao,è un bronzo provinciale di Coela in Tracia. Dovrebbe essere di Elagabalo. https://www.acsearch.info/search.html?id=13084006 Mi correggo,è Caracalla https://www.acsearch.info/search.html?id=109915012 punti
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3 ducati 1854 La foto Non le rende tanta giustizia, ha i rilievi integri e metallo fresco e lucente2 punti
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Chiedo perdono se apro un'apposita discussione, ben sapendo che ne esiste un'altra, ma, data l'importanza dell'argomento, non ho potuto fare altrimenti. Il 22 novembre del 1773 Bernardo Perger - avendo ricevuto l'ordine dal Re di "esporre tutto quello che bisogna per il miglioramento della Real Zecca" - scrive al presidente della Regia Camera della Sommaria, nonché delegato della Regia Zecca, informandolo sullo stato attuale dell'officina monetaria. La zecca, stando alla rapporto del Perger, versava in uno stato miserevole in particolare per i macchinari obsoleti e logorati dall'uso che non permettevano un'alta qualità della monetazione. In questo importante e inedito documento (ASNA, Ministero delle finanze, fascio 299) si epongono le ragioni dei graffi sulle monete napoletane, almeno per il periodo precende al 1774 e forse anche successivo, visto che non si hanno finora notizie se i nuovi macchinari vennero adottati in zecca. Le carte rivelano come i graffi siano attribuibili a una fase precisa del processo di coniazione, ovvero quello successivo alla trafilatura. I cilindri della trafile, essendo in ferro e non in acciaio, presentavano la superficie scabra impedendo così un corretto appiattimento delle lamine (piance) per raggiungere lo spessore (doppiezza) desiderato. Non essendo le trafile pefettamente funzionanti, le lamine prodotte non erano di giusto peso e si era costretti all'utilizzo della lima per riportarle al peso prescritto (documento n. 1). Nel documento successivo, datato 25 gennaio 1774, il regio ingegnere Giuseppe Astarita fa le medesime dichiarazioni del maestro dei coni (documento n. 2). documento n. 1 a firma di Bernardo Perger Documento n. 2 a firma di Giuseppe Astarita1 punto
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Grazie a ROBERTO GANGANELLI che nella newsletter di CRONACA NUMISMATICA del 10/04/2025 mi ha ricordato le medaglie della COMPAGNIA DI GESU' e così ho ripreso la discussione del fondatore S. IGNAZIO, postando la piu grossa medaglia del terzo centenario della canonizzazione anno 1622-1922, bronzo misure mm. 58 x 71, gr. 114. Vedi https://www.cronacanumismatica.com/le-medaglie-raccontano-la-storia-della-compagnia-di-gesu/ Le MEDAGLIE raccontano la storia della COMPAGNIA DI GESÙ.webloc1 punto
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Hai ragione. La foto non rende giustizia (anche al piacere di tenerla in mano) Quando riesco faccio foto migliori1 punto
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Penso sia la porzione femmina di una fibbia per cintura o mantello. L'anello più grande dovrebbe essere destinato ad ospitare la porzione uncinata dell'altro componente... Vedi, solo a titolo di esempio, immagini in collegamento... https://www.ebay.fr/itm/126805142677?_skw=Boucle+Ancienne&itmmeta=01JRX1CQZB9C50P5BB9JSDVEZ5&hash=item1d862cec95:g:nnoAAOSw4vVnS11Q&itmprp=enc%3AAQAKAAAA0MHg7L1Zz0LA5DYYmRTS30mqJGJwIAh3sys3MAQW8RfCJPtE4PP7zHE%2FBjj4qsU%2FZxKKFYMgxQ%2BcRa6RXRTYbBCeA5v9MBEp0Z51mTcsdkkkYDnnvtzyGwxh62gNfqal%2BNEYtg%2Fxr53NMLpfrTTr9ga4xCJe%2FZx7RKmdlPQwlyoiRQsnzLByUHDcm%2FO5OLlSgsQvFptvhhRTd7qb3F4h2YYzrZD69Fy93gQK2kZituhzCaHL%2Bj8tm%2B7wFySIrqgaZ0FLU0UOM%2Ffmj3aS%2BeReZ70%3D|tkp%3ABk9SR-b_sqHHZQ Mario1 punto
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Ciao, bellissimo denario. I denari di Aquilia Severa sono rari. Più facilmente reperibili quelli di Giulia Paula 🙂. ANTONIO1 punto
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Buongiorno vorrei identificare questo denario di caracalla, purtroppo non ho bilancino e calibro con me per i dati, la moneta mi sembra buona, eccovi le foto e grazie1 punto
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@RobertsMaria ho nascosto un commento che era andato eccessivamente off- topic e la risposta di @Stilicho. Continuiamo a parlare dei viaggi di Adriano.1 punto
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Lari vi stan a Utica = la rivista "Nautica". Buona giornata!1 punto
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Salve, vedo una passione sui testoni, dei papi della famiglia medici ha niente? Tornano ai Medici, metto un Ferdinando piastra 1604. Cardinale e poi Granduca della Toscana,moneta, che in spl se ne contano pochissimi pezzi, priva di difetti di conio non esiste, conio al diritto del Mola. So che gli incisori che lavoravano a Firenze furono chiamati a Roma x coniare alcune monete e anche li si riscontravano difetti di coniazione tipiche di questa emissione. Un saluto Fofo1 punto
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Ciao, ma come hai fatto a indovinare? Strano. Sei fenomenale! Grazie. Saluti, Gianfranco1 punto
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N°1- Medaglia celebrativa e devozionale natalizia, argento, del XVIII sec. (seconda metà?)- D/ Natività. - R/ L'adorazione dei Re Magi, rara. N°2- Medaglia devozionale e celebrativa carmelitana, argento, seconda metà del XVII sec. (dopo il 1671), probabile produzione romana.- D/ Madonna del Carmelo o del Carmine incoronata da due angioletti con Gesù Bambino col capo raggiato, regge lo scapolare con la mano SX.- R/ Cinque santi canonizzati nel 1671 da papa Clemente X, che sono: S. Luigi o Ludovico Beltran, Santa Rosa da Lima, S. Francesco Borgia, S. Filippo Benizi, S. Gaetano da Thiene, Non Comune. Ciao Borgho1 punto
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Ciao Domenico, In realtà non mi sono mai occupato della presenza e della posizione dei trisceli. Non per disattenzione ma solo perché erano dei punzoni, a mio avviso, inseribili sul conio con molta più libertà di quelli delle lettere, pertanto non "fondamentali" per il mio studio. Peraltro sul Papadopoli, e quindi sul Corpus che ne deriva, sono elencate numerose varianti proprio sulla presenza e posizione degli stessi. Varianti che non sono assolutamente definitive e (lo so per esperienza) pubblicate.1 punto
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Grazie @jaconico, anche oggi ho finito mi piace... É veramente un bel biglietto anche se in modesta conservazione. Quello che non mi piace in una banconota sono gli strappi e i bordi troppo irregolari. Questa mi é sembrata ok. Come dicevi, non essendo stata trattata, cosa fra l'altro sottolineata dal venditore le ha permesso di mantenere colori vivaci. Saluti1 punto
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Ci vogliono foto migliori di entrambi i lati e gli esatti dati ponderali.1 punto
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Spettacolare @fofo! Continuo con un’altra moneta del 1676, è un multiplo di filippo (e passiamo dai 27.84g ai 55.36), stesso piede della moneta di Carlo II quindi, ma stavolta la famiglia è quella dei Trivulzio. RETEGNO Antonio Teodoro Trivulzio (1676-1678), doppio filippo 1676. Ag - 55,36g MIR 899/1, Ravegnani III/41 punto
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Probabilmente ne esistono varie perchè non erano per una singola persona ma per commemorare la persona o un'evento.1 punto
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sorry! Qui son già due: https://moviarg.com/labs/medalla.php?CodMov=LMNB "848" nel PDF https://repositorio.anh.org.ar/bitstream/anh/378/1/BaANH50356 Catalogo de las colecciones medallisticas de la ANH (Tomo 1).pdf1 punto
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Ma come …?! Una statua vasofona del plastificatore bizantino ?? un esempio di coroplastica sublime irrinunciabile 😝1 punto
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Quella della foto aveva una interessante particolarità, i cunei di abbreviazione ai piedi della P di INPATOR come quelli in uso ad esempio nella zecca di Pisa come in foto che allego.1 punto
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Non ho nessun interesse per le monete d'oro, questa che posto di seguito è l'unica che posseggo, ed è anche la più vecchia in assoluto della mia raccolta. Mi è stata identificata molto tempo fa semplicemente in: Regno di Sicilia (Palermo Spar 63) Ruggero II (1105-1154) - 1140 c.a. - 1 Tarì (comune) Pesa 1,32 grammi. (per le legende cufiche mi avvalgo della scheda presente su questo sito) Tari' (!croce! processionale)1 punto
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Zecchino o fiorino, Firenze 1724 Gian Gastone De' Medici ( 1723-1737 ) gr. 3,41 raro. A diritto giglio di Firenze con due fiori, a rovescio San Giovanni Battista ( Patrono di Firenze ).1 punto
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Secondo me i denti dei denari serrati erano già presenti sul tondello in rame/bronzo prima di essere rivestiti dalla lamina d'argento e di essere coniati 🙂 ANTONIO1 punto
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peraltro non è neppure una moneta di Siracusa ma "vorrebbe" essere un tetra siculo punico di Panormos come ZIZ, Jenkins 30 accoppiamento di coni (O7/R26). Sul dritto a fianco dell'Ippocampo in punico la legenda SYS. Allego la moneta presa da un listino d' Asta del 2016.1 punto
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20 lire 1846 Torino, Carlo Alberto, rara R2, periziata in BB da Ernesto Memoli nel 2009.1 punto
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20 lire 1809 Milano, Napoleone I° Re d'Italia "stella a 6 punte" , rara, Gigante 85a - periziata nel 2010 da Ernesto Memoli.1 punto
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È una bella moneta, la terza foto del dritto, la prima e terza del rovescio mostrano un lustro più che buono. I colpi sono quelli che hai detto te, mentre la striatura potrebbe essere un po' di sporco. I rilievi sono belli e definiti. Per me siamo nell'ordine del SPL+ o anche qualcosa di più.1 punto
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Il motivo principale per cui Jackson è oggi considerato un presidente "scomodo" risiede soprattutto nel suo comportamento verso Il popolo di Dio Quando Colombo incontrò per la prima volta i Nativi americani, lo accolsero così bene che egli scrisse nel suo diario: “Questo è il popolo di Dio”. Nella sua lingua aveva scritto “In Dios”. In seguito la “s” sparì e Indio diventò Indiano. Per cui, come abbiamo visto, la parola significa “popolo di Dio". Fummo chiamati Indiani per questo motivo, eppure ancora oggi a scuola viene insegnato che il nostro nome avrebbe a che fare con l’India. Perché, cercando di raggiungerla, Colombo, per sbaglio, finì nelle Americhe. (Bear Heart - Il vento è mia madre) Già da soldato Jackson aveva conquistato la fama di "cacciatore di Indiani", in particolare quando, finita la guerra del 1812, venne spedito in Florida, allora colonia spagnola, a combattere i Seminole, colpevoli di aver aiutato i Creek durante il conflitto contro gli americani. Malgrado l'incessante guerriglia di cui le sue truppe furono oggetto da parte dei guerrieri Seminole, il generale svolse egregiamente il compito affidatogli, distruggendo i loro villaggi, gli utensili e le armi da fuoco insieme alla polvere da sparo, difficile da rimpiazzare. Nel giro di due anni, il nemico capitolò: alcune bande indiane accettarono di trasferirsi in Oklahoma insieme ai propri consanguinei Creek, mentre il resto del popolo Seminole rimase in Florida, ritirandosi sempre più nel profondo della regione paludosa delle Everglades. Ma fu da presidente che potè dare pieno compimento al suo piano di far spostare tutte le tribù indiane su terre a ovest del Mississippi. Il 28 maggio 1830 promulgò l'Indian Removal Act che prevedeva la rimozione e deportazione delle tribù originarie degli Stati orientali verso ovest. Tutto aveva avuto inizio da una controversia tra lo Stato della Georgia e gli indiani Cherokee, che grazie a una serie di trattati risalenti al 1791, erano considerati come una nazione con proprie leggi e usanze. Tuttavia, né questi trattati, né il fatto che si trattasse di indiani colti e molto civilizzati poterono nulla quando, nel 1828, a seguito della scoperta dell'oro nelle terre dei Cherokee, il parlamento della Georgia giudicò nulle e inefficaci le loro leggi, rendendo in pratica privi di valore i titoli di proprietà indiani sulle terre. I Cherokee allora ricorsero alla Corte Suprema, che diede loro ragione, dichiarando incostituzionale la legge della Georgia, perché era il governo federale ad avere giurisdizione esclusiva sui Cherokee. Ma quando la Georgia ricorse contro la sentenza, sembra che il presidente Jackson abbia affermato "John Marshall (presidente della Corte Suprema) ha pronunciato la sua sentenza, adesso vediamo se la fa applicare." Così, incoraggiata dall'appoggio del presidente, la Georgia scacciò i Cherokee dalle loro case con la minaccia delle armi, per trasferirli al di là del Mississippi. E non solo loro. Nell'arco di circa dieci anni, più di 60.000 Nativi americani, provenienti da almeno 18 tribù, furono costretti ad abbandonare le loro terre ancestrali per spostarsi ad ovest del Mississippi in quella che gli storici contemporanei definiscono una vera e propria operazione di pulizia etnica In particolare, la stessa sorte toccò alle cosiddette Cinque Tribù Civilizzate, un termine applicato dal governo degli Stati Uniti a cinque gruppi di Nativi americani, Cherokee, Chickasaw, Choctaw, Creek, e Seminole, considerati "civilizzati" dai coloni bianchi, in quanto avevano adottato molti degli usi e costumi dei colonizzatori, compresa la cristianizzazione, ed erano generalmente in buoni rapporti con essi. Vediamo nella cartina, da Wikipedia, gli spostamenti delle varie tribù. petronius1 punto
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Novità editoriale per la monetazione romano repubblicana. Dal sito di DeaMoneta: https://www.artemideaste.com/rrsc "Siamo lieti di presentare il primo volume della serie Roman Republican Silver Coins. Scritto da Pierluigi Debernardi, il Volume 1 tratta le prime emissioni in argento della Repubblica Romana, dagli esordi della monetazione repubblicana fino alla fine della Seconda Guerra Punica, intorno al 200 a.C. Debernardi propone una nuova classificazione dei denari anonimi basato sia sullo studio dei conii di tutte le emissioni romane in argento di un repertorio di 26.000 monete sia sulla loro contestualizzazione nei tesoretti, molti dei quali da lui pubblicati o riediti e rivisti. Nuove serie vengono definite e tutte vengono quantificate, giungendo ad un criterio scientifico ed oggettivo della rarità. Le emissioni vengono inoltre collegate in modo originale alle fonti storiche. L’opera offre un’analisi approfondita e una chiave di lettura innovativa per collocare queste emissioni nel loro contesto cronologico e geografico, arricchendo il panorama degli studi numismatici con un approccio rigoroso e ricco di spunti. Questo catalogo rappresenta un punto di riferimento importante sia per collezionisti che per studiosi, unendo precisione scientifica e passione per la storia. Il testo, abbreviato con la sigla RRSC è utilizzato per la classificazione delle monete proposte da Artemide Aste. 320 facciate, a colori, con ogni tipologia di moneta illustrata con foto di altissima qualità, accompagnata da una scheda descrittiva dettagliata. Rilegato in cartone rigido, 17 x 21 cm." Il libro è in lingua inglese. Il prezzo è di 90€ + spese di spedizione.1 punto
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Forse manca un punto interrogativo alla fine del titolo della discussione? tipo: Comunque no, io non lo vorrei sapere ps: ma ci potrebbe essere qualcun'altro che magari lo vuole sapere!1 punto
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Figurati! Comunque i 5 rubli commemorativi emessi dall'URSS sono 13 in tutto. Faccio presente comunque la mitica discussione avviata dall'altrettanto mitico donax: Riguardo poi al fatto che le zariste sono meglio dei rubli commemorativi sovietici o che i francobolli sovietici sono meglio dei rubli commemorativi sovietici, rispondo scrivendo che... il cavolfiore è meglio delle melanzane! Proprio ieri mi sono aggiudicato in un'asta una classica "civetta" ateniese del V sec a.C. Quindi quella col suo carico di storia batte il cavolfiore, le melanzane, le zariste e la produzione filatelico - numismatica sovietica? Leggo ogni tanto interventi sul forum del tipo... "Ma vuoi mettere le monete statunitensi con quelle coeve del Regno di Spagna?"; "Ma vuoi mettere i francobolli con le monete?"; "Ma vuoi mettere una banconota perfetta ma restaurata con una spiegazzata ma intonsa?"; "Ma vuoi mettere le contemporanee con le antiche?", "Ma vuoi mettere le melanzane con la cicoria?", come se il piacere e il godimento (di un collezionista o di un buongustaio) sia riconducibile a qualche griglia oggettiva, a qualche elaborazione di IA. "La bellezza è negli occhi di chi guarda", "Ogni scarrafone è bell' a' mamma soja", "Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace" e via discorrendo. Non credo Wittgenstein avrebbe qualcosa da ridire.1 punto
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Buonasera a tutti e Bentornato @LOBU. E' sempre un piacere leggere i tuoi interventi. Un' unica piccola precisazione: la 10 Torrette, Variante molto rara, è stata censita da @Raff82 e dal sottoscritto nel nostro modesto studio "Errori nella Piastra 1834 di Ferdinando II°", pubblicato su " Il Gazzettino di Quelli del Cordusio " n.10. Con quella che hai condiviso (complimenti! ) siamo a Cinque esemplari. Manca questa che era stata resa pubblica da un componente di questo forum. Eccola: Stesso conio, riconoscibile dalle tre Torrette (invece che pallini ) nello Scudo del Portogallo e dall'esubero di metallo, sempre al R/, a lato di ET HIER. Ciao, Beppe1 punto
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Buonasera a tutti, condivido una mia Piastra 1834 variante 10 torrette nello stemma del Portogallo (credo che si tratti del quarto esemplare ad oggi conosciuto), fondi speculari, Ø 37 mm / peso 27,57 g Da notare anche una curiosità nella legenda al dritto - un dettaglio quasi impercettibile - dove la parola GRATIA è interessata dalla ribattitura della prima lettera A su lettera T, un errore in legenda - di solito più evidente - già conosciuto come "GRTTIA" su altre Piastre del millesimo 1834. Per completezza, allego anche le immagini degli altri tre esemplari conosciuti (tutti dello stesso identico conio), di cui due già condivisi alcuni anni fa nella discussione "Varianti delle piastre di Ferdinando II": Collezione @Lenin al post #105 del 22 Ottobre 2017 Collezione @ferdinandoII al post #338 del 21 Giugno 2019 Wannenes 28 Novembre 2018 Asta 265 - Lotto 11921 punto
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Per fortuna ho deciso di chiudere la mia raccolta di sovrane con il 2017. La Royal Mint con questa emissione ha litigato con la propria storia. Una sovrana d'argento....gli inglesi erano un baluardo della tradizione, da tempo uscivano con monete barzelletta: le "coniazioni del giorno", annate con 4 emissioni di sovrane, con o senza stemmino. Oggi in argento domani magari in cupro-nichel; riusciranno a fare in modo che la "sovrana" raggiunga la "ciotola" ai mercatini? Vedremo. Un amante tradito.1 punto
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Apro questa discussione al fine di raccogliere le immagini di monete, medaglie, banconote e manufatti d'arte che rappresentano il mito di "San Giorgio e l'uccisione del Drago" di ogni epoca e luogo di provenienza presenti nelle nostre collezioni. Invito gli utenti di tutte le sezioni del forum a condividere le foto di quanto hanno a disposizione nelle loro raccolte accompagnate da una breve presentazione dell'oggetto o anche dell'artista, in modo da poter creare una bella miscellanea tematica. Spero che l'idea piaccia e la partecipazione sia nutrita e trasversale agli interessi dei partecipanti al forum. Credo sia innanzitutto opportuna una breve introduzione circa la vita del Santo e la leggenda che l'accompagna: San Giorgio di Carlo Crivelli (1472) L’esistenza di Giorgio, santo vissuto nel II secolo, è ancora avvolta dal mistero, tanto che i papi cattolici Giovanni XXIII e Paolo VI hanno ridimensionato la sua importanza e il culto. San Giorgio, però, è ancora tra i santi più amati in Oriente e in Occidente; la Chiesa russa lo considera ieromartire (o megalomartire), molte nazioni (come Inghilterra, Lituania, Georgia, che ne porta il nome, e Portogallo) lo hanno elevato a patrono, così come le città di Barcellona, Genova, Venezia, Ferrara, per citarne solo alcune. Gli è stato persino dedicato un cratere sulla Luna. San Giorgio in lotta contro il drago e dodici scene della vita, Bulgaria (Pietro Minjov di Triavna), 1840, tempera su legno, cm 134x86,5 cm (Museo di Storia nazionale di Sofia) Pochi sono i documenti veramente attendibili, moltissimi quelli più o meno encomiastici. La verità storica si basa su pochi passi degli scrittori latini Teodosio Perigeta, Antonino da Piacenza e Adamnano, che testimoniarono l’esistenza a Lydda (Diospoli), in Palestina, del sepolcro di San Giorgio martire e la intensa venerazione del popolo, su un’epigrafe greca del 368 rinvenuta in Eaccaea di Batanea, che parla di una casa del santo, e sui resti archeologici della basilica cimiteriale, il cui primo nucleo può essere datato ad anni vicini alla vita di Giorgio. Tutto qui, il resto – ciò che noi crediamo di conoscere – deriva dalla Passio Georgii, biografia scritta agli inizi del V secolo e già classificata apocrifa dal Decretum gelasianum del 496, e dalle successive rielaborazioni e integrazioni leggendarie, codificate nel XIII secolo nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze (o da Varagine, morto nel 1298) e ampliate in codici manoscritti successivi. San Giorgio in lotta contro il drago, Georgia (Samegrelo), 1849, argento dorato, legno, cm 25x20 (Museo d’Arte statale di Tbilisi) Giorgio nacque intorno al 280 in Palestina (ma altre fonti dicono presso la foce del Danubio, vicino al Mar Nero), da Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo educarono cristianamente fino alla sua partenza per il servizio militare, dove divenne ufficiale delle milizie romane e poi cristiano. Quando l’imperatore Diocleziano ordinò la persecuzione contro i cristiani, non esitò a consegnare Giorgio, pur apprezzandone il valore, in mano all’imperatore persiano Daciano che lo fece incarcerare e torturare. Secondo il racconto di Jacopo da Varazze, Daciano convocò settantadue re per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Davanti alla corte, Giorgio distribuì i beni ai poveri e, confessandosi cristiano, si rifiutò di sacrificare agli dei. Giorgio fu spogliato delle vesti, flagellato con nervi di bue, costretto a mettere calzari infuocati guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fracassargli il cranio, legato e sbattuto in prigione, dove ebbe la visione del Signore che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la risurrezione. Visto che Giorgio era irremovibile nella sua fede, Daciano convocò il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divise in due un toro con una formula magica e offrì a Giorgio una bevanda avvelenata, ma il santo, prima di morire, convertì Atanasio che fu subito messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame, tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Allo scoppio di un tuono, Giorgio risorse la prima volta. Ciò provocò la conversione del capo delle milizie Anatolio e di tutti i soldati che furono immediatamente passati a fil di spada. Giorgio fu ricondotto in tribunale, gli versarono in bocca del piombo fuso e gli piantarono in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appesero a testa in giù su un braciere; infine, lo ricondussero in prigione. All’indomani, il re Magnenzio giurò che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avvenne, ma il re lo attribuì al dio Apollo e Giorgio ne distrusse subito il tempio. Il santo fu allora squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece, ma nel mezzo di un gran frastuono discese il Signore, accompagnato da Michele e i suoi angeli, che risuscitò Giorgio per la seconda volta. Alla vista di tanti tormenti, la moglie di Daciano, l’imperatrice Alessandra, si convertì al cristianesimo e, per questo, condannata al martirio. Già sul patibolo, Alessandra chiese a Giorgio cosa ne sarebbe stato di lei dato che non aveva ancora ricevuto il battesimo, ma il santo la tranquillizzò: “Il tuo sangue versato ti sarà battesimo e corona”. Giorgio fu quindi esposto agli uccelli che lo smembrarono, ma anche questa volta risorse. Il giorno appresso, Giorgio fu condannato alla decapitazione. Condotto alla porta di ferro il martire chiese a Dio il fuoco del cielo per incenerire Daciano, i settantadue re e tutti i pagani presenti e, esaudito, lo implorò di concedere protezione a coloro che invocavano il suo nome. Il Signore rispose che coloro che avrebbero venerato le sue reliquie, sarebbero stati esauditi. Solo allora, Giorgio si lasciò decapitare. Era l’anno 303, Giorgio aveva circa ventitré anni. Nelle diverse versioni della vita del santo si possono leggere altri particolari dei supplizi subiti da Giorgio (costretto ad entrare in una fossa piena di calce viva, frustato con cinghie di cuoio e percosso con martelli da fabbro, gettato da un precipizio e dato alle fiamme, immerso in una caldaia di olio bollente...) e versioni alternative alle pene citate (come le ventidue sedie sostituite da diciassette persone morte da quattrocentosessant’anni, che furono risuscitate, battezzate e fatte sparire); anche i nomi dei personaggi non sempre coincidono. Fu sepolto a Lydda, in Palestina, dove ancora oggi sono visibili i resti archeologici della basilica cimiteriale che fu costruita in suo onore nel V secolo, incendiata dai Persiani all’inizio del VII secolo, riedificata e ancora rasa al suolo dal califfo Hakim nel 1010. Ancora una volta ricostruita, fu distrutta nel 1099 per impedire ai crociati di usare le travi come materiale bellico, ma i crociati la rieressero. Nel 1191, quando Riccardo Cuor di leone combatté contro il Saladino, la chiesa fu nuovamente distrutta. Fu Riccardo, devoto a san Giorgio, che introdusse il suo culto in Inghilterra, dove il sinodo lo elesse nel 1222 santo patrono del regno. La tomba di san Giorgio presso Lod (Israele) Già all’epoca delle crociate, in tutta l’area del Mediterraneo, si era diffusa l’immagine del santo in lotta contro il drago, narrata nelle passiones di san Giorgio dal IX secolo, racconti che facilmente traevano spunti dai racconti mitologici e folcloristici per esaltare le prodezze dei santi. Fu forse una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore Costantino a Costantinopoli, descritto da Eusebio come vincitore di un drago (cioè il nemico del genere umano), oppure la suggestione provocata da una raffigurazione del dio egizio Horus, il purificatore del Nilo raffigurato come cavaliere dalla testa di falco, in uniforme romana, in atto di trafiggere un coccodrillo (simbolo delle energie distruttrici del cosmo) tra le zampe del cavallo, che suggerirono storia e iconografia del “Il miracolo sul drago”, detto anche “San Giorgio in lotta contro il drago”, raccontata anch’essa nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze. LA LEGGENDA AUREA San Giorgio in lotta contro il drago, Russia (Mosca), XIX secolo, lega di rame, smalti di cinque colori, h 9 x 7,6 cm (Museo Rublëv, Mosca) In quest’episodio – che per taluni evoca il mito di Perseo e Andromeda, mentre per altri simboleggia l’eterna lotta fra il bene e il male – si narra che a Silene, città della Libia, viveva in un lago un drago mostruoso che a volte giungeva fino in città dove con il suo fiato avvelenava chiunque gli capitasse a tiro. Gli abitanti, impauriti, placavano la sua fame dandogli ogni giorno due pecore, ma presto il numero delle pecore diminuì. Interpellato, l’oracolo disse di offrire al drago una pecora e un essere umano, scelto con un sorteggio. Quando venne la volta della principessa Elissava (in italiano, Margherita o Cleodolinda), il re tentò di riscattarla offrendo tutto il proprio patrimonio e metà del regno, ma il popolo rispose: “I nostri figli sono morti e tu vorresti salvare tua figlia? Se non lo permetterai bruceremo te e la tua casa”. Elissava, in lacrime, fu portata sulla sponda del lago in attesa del proprio destino. Proprio in quel momento sopraggiunse Giorgio che consolò la ragazza e le promise aiuto. Di lì a poco, il drago emerse tra fuoco e vapori pestiferi, ma Giorgio si affidò a Dio e si avventò sul drago ferendolo profondamente con la lancia. Il drago cadde a terra e Giorgio disse a Elissava: “Avvolgi la tua cintura al collo del drago”, lei obbedì e il drago cominciò a seguirla mansueto come un cagnolino. Vedendoli arrivare, il popolo si atterrì ma Giorgio li rincuorò: “Non temete, il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete in Cristo ed io ucciderò il vostro persecutore”. Felice, il re donò al salvatore immensi tesori, ma Giorgio li distribuì ai poveri e, dopo aver battezzato tutti gli abitanti della città, riprese il cammino. Icona custodita nella chiesa di San Giorgio Extra, che raffigura San Giorgio mentre uccide il drago; sullo sfondo il Duomo e la città di Reggio Calabria. Sembra sia di origine copta l’iconografia del santo ritto su un cavallo bianco, avvolto in un mantello sollevato dal vento che lascia vedere la corazza sottostante e nell’atto di infilzare la lancia nella gola del drago, mentre la mano di Cristo lo benedice. Fu comunque molto frequente in Oriente fin dal X secolo e, successivamente, in Europa. Esiste anche una variante “corta” dell’iconografia, dove Giorgio è rappresentato mentre atterra il drago agguantandolo per il collo. Molto diffusa, più in tempi antichi che in quelli recenti, fu anche la rappresentazione isolata di San Giorgio, col capo scoperto e i lunghi ricciuti capelli, armato di corazza e clamide, scudo e lancia. L’immagine del cavaliere vincitore è tipica del Medioevo; tuttavia, Giorgio non restò solamente il santo dell’aristocrazia e della cavalleria (di cui divenne patrono), ma entrò a far parte della cultura popolare, che nelle rappresentazioni religiose teatrali rappresentava spesso l’uccisione del drago. Inoltre, Giorgio era ed è considerato il protettore dei lavori dei campi, dei cavalli, dei pastori e dei contadini (il nome Giorgio deriva dal greco georgos che significa agricoltore). Non è quindi un caso che la sua festa principale sia stata fissata il 23 aprile, in un periodo in cui si celebravano le feste primaverili pagane. Nel giorno della sua festa, per esempio, sulle Alpi si conduceva per la prima volta il bestiame al pascolo. In questo giorno, inoltre, san Giorgio faceva sì che il terreno si spaccasse in modo che i serpenti, rimasti nascosti durante l’inverno, potessero tornare in superficie: una tradizione che, unita al leggendario combattimento contro il drago, determinò il fatto che il santo fosse invocato in caso di morsicature di serpente. Tuttavia, i modi del suo martirio lo rese, agli occhi del popolo, il santo "esperto" di quasi tutte le sofferenze, i dolori e i disturbi, invocato contro le infiammazioni febbrili, l’epilessia, la peste e la lebbra. Nei paesi slavi era chiamato anche contro le streghe. Fonti: Larici.it e wikipedia Una buona serata e buon divertimento a tutti, aspetto i vostri tesori. E.1 punto
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