Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/04/25 in tutte le aree
-
Pubblicato ora sulla pagina YouTube di Collexpo Pistoia 2025 il video integrale del mio intervento sulla storia, la mission e quanto fatto dal 2010 da parte del Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio.5 punti
-
4 punti
-
Buongiorno @besson Complimenti bella moneta. Dalla prima foto si intravede il lustro di conio. Penso che possa raggiungere il grado di SPL o quasi. Il contorno specialmente al R/ mostra imperfezioni, problema dovuto alla fase di coniazione. Spesso questi scudi hanno problemi al bordo. Anche in questa moneta se guardiamo la foto del contorno si vede la scritta FERT e rosette incise molto vicino al bordo e questo fatto crea imperfezioni visibili. Questo difetto non influisce sul grado di conservazione, forse sulla bellezza si. Saluti4 punti
-
E' opportuno che chi colleziona euro (ma anche chi s'interessa in generale alle faccende valutarie) sappia con precisione chi emette il contante. Lo dico perchè in anni di lettura del forum mi sono accorto che sono ancora diffuse convinzioni errate, spesso fuorvianti per i numismatici alla ricerca di risposte ai propri dubbi. L'equivoco più frequente è su chi emette le monete. Molti pensano che questa competenza spetti alla BCE, forse perchè la struttura stessa dell'unione monetaria - composta da diversi stati indipendenti che usano una valuta unica - fa presupporre che anche il contante metallico abbia bisogno di una qualche istituzione centralizzata per la sua emissione. In realtà per le euromonete vale lo stesso principio di quelle dei paesi con valuta propria: ad emettere è lo Stato, di solito attraverso il ministero dell'economia ma in certi paesi attraverso la banca centrale. Nel caso europeo la differenza è che attualmente "lo Stato" non è uno ma sono i 20 dell'unione monetaria su 27 dell'UE. Il problema è stato risolto dall'inizio concordando l'emissione di monete con uguali caratteristiche tecniche e grafiche - tranne una delle facce - e stabilendo che tutte abbiano validità in tutta l'area euro, di cui rappresentano la valuta ufficiale unica. Il problema vero era come coordinarsi sulla corretta quantità da coniare, decisione che non poteva certo essere affidata ai singoli soggetti: in questo aspetto, e solo per questo, interviene la BCE. Il suo unico compito per quanto riguarda il metallico è determinare quanto ne va emesso in totale ogni anno per garantire la sufficiente disponibilità agli utilizzatori di tutta l'eurozona. Dunque eventuali domande riguardanti la grafica delle monete e faccende simili non vanno fatte alla BCE ma alla Commissione europea, ovvero all'organismo a cui è stato affidato il compito di controllare secondo regole stabilite in partenza se tutti i modelli da emettere rispondono ai requisiti per la circolazione. In caso contrario la decisione finale spetta al CEF (Comitato Economico e Finanziario, organismo della Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari), composto da funzionari delle amministrazioni statali e delle banche centrali degli stati, della BCE e della Commissione. A volte capita che uno o più stati contestino l'immagine scelta da un altro, nel qual caso la palla salta ancora alla Commissione e la procedura è la stessa. https://commission.europa.eu/about/contact_it#Contact-the-European-Commission https://commission.europa.eu/about/departments-and-executive-agencies/economic-and-financial-affairs_en Come noto le banconote vengono emesse dalla BCE, che è anche ufficialmente un organismo comunitario, creata dagli stati per gestire in modo indipendente la politica monetaria dell'eurozona. L'emissione delle eurobanconote avviene anche in questo caso allo stesso modo di quelle dei paesi con valuta propria: la banca centrale emette autonomamente in regime di monopolio con l'autorizzazione dello Stato (di solito con appositi decreti) e nell'ambito di norme stabilite da quello. Nel caso europeo gli stati sono 20, per cui all'emissione tecnica dei biglietti provvedono le banche centrali dei singoli stati (com'era anche indicato nella lettera del numero di serie del primo modello), riunite nell'Eurosistema di cui la BCE rappresenta il vertice. A decidere eventuali modifiche alle banconote è la BCE stessa, ma nell'ambito delle regole generali stabilite dal Consiglio europeo.3 punti
-
Condivido con piacere anche la mia, presa da MDC (Asta live 11 del 11/2024), moneta veramente gradevolissima, non slavazzata, con fondi brillanti su patina iridescente. Prezzo top3 punti
-
Una principessa indiana No, non è Pocahontas è a dirla tutta la Lady Liberty disegnata da Longacre per il dollaro d'oro del secondo tipo (e per la moneta da 3 dollari che vedremo nel prossimo post) ha ben poco di indiano. Ma, da sempre, quel ritratto è conosciuto come Indian Princess Head, probabilmente a causa del suo copricapo di piume, che però non è riconducibile ad alcuno di quelli in uso presso le tribú indiane. Piuttosto, ancora una volta, l'ispirazione va ricercata nella statuaria classica (forse un ritratto di Venere), ma anche nell'arte popolare degli anni '50 del XIX secolo. Questo tipo di fanciulla indiana era presente nella pittura patriottica e "primitiva" americana da molti anni. Le polene delle navi (https://www.hylandgranby.com/inventory/carved-and-painted-ships-figurehead-of-an-indian-princess) e le sculture davanti alle tabaccherie ostentavano volti, capelli e cappelli di questo tipo (https://emuseum.history.org/objects/26323/tobacconist-figure-indian) Questa versione della Lady ha i capelli interamente fluenti sul collo, e in una fascia sul copricapo compare il suo nome. Nel giro non ci sono più le stelle, ma l'iscrizione UNITED STATES OF AMERICA Per il rovescio, la semplice corona del modello precedente venne sostituita da un complicato intreccio di foglie di cotone, mais, tabacco e frumento, prodotti tipici del Nord e del Sud degli stati Uniti, a simboleggiare l'intreccio tra le due anime della nazione, che di lí a poco sarebbero state separate dalla Guerra Civile. Il dritto di questi dollari presenta due diverse tipologie, con testa piccola (Small Head, sopra) dal 1854 al 1856, e grande (Large Head), a partire dal 1856 e fino al 1889. (foto da PCGS Coin Facts) Sebbene questa tipologia sia stata coniata ininterrottamente dal 1854 al 1889, la tiratura totale è stata di poco superiore alla metà dei dollari del primo tipo, 7 milioni scarsi, a riprova della sua sostanziale inutilità e rifiuto da parte del pubblico. Le Zecche interessate sono state quelle di Philadelphia, San Francisco, Charlotte, Dahlonega e New Orleans fino al 1861, poi, con la chiusura delle ultime tre a causa della guerra civile, la produzione è continuata nella sola Philadelphia, e a San Francisco, solamente nel 1870, e per appena 3.000 esemplari. petronius3 punti
-
Giornata fortunata per due euro mi sono portato a casa un qindar-ar del 1935, il doppio per rientrare nel parametro della discussione, ma giusto ogni tanto si può fare. Moneta scurissima al naturale per farla visualizzare meglio l'ho schiarita con il programma di grafica.3 punti
-
Ciao, nel complesso è una banconota ancora gradevole nonostante la bassa conservazione (rimane pur sempre una Stringher - Accame). Dalle foto direi che siamo sull’MB: classica piega in otto parti, di cui ripetute quella a croce con presenza di sporco raccolto al verso (c’è anche il fiorellino centrale nel centro della piega a croce?), discontinuità lungo i bordi con piccoli strappi, macchie e scritte a matita al verso (se ci sono fori non posso vederlo, dovresti mettere anche una foto in controluce per una valutazione “piu chiara”). Il taglio della matrice è ampio e regolare. Il catalogo curato da Gerardo Vendemia la dà come NC, con una valutazione di 70€. A mio parere 30€ posso anche starci, ma io avrei trattato un po di più per risparmiare qualcosa. A questo link trovi il succitato catalogo liberamente consultabile: https://www.cartamonetaitaliana.com/museo/?position=73&banconota=100 lire Barbetti Grande B con Matrice Laterale Testina Decreto Piccolo suggerimento tecnico: ho visto che le tue foto hanno una tonalità calda. Dovresti ricalibrare il bianco, così da conferire ai tuoi scatti colori naturali, che in ambito valutativo della cartamoneta è un fattore rilevante. un saluto, Fabrizio3 punti
-
Buongiorno @fatantony Se hai sborsato 30 euro ed é quello che cercavi, non hai fatto male. La moneta anche secondo me é in conservazione MB. Dalle foto sembra pulita in modo un po aggressivo, si vedono righe.... Ha comunque un bel contorno, (mi sembra di vedere solo una imperfezione ad D/ a ore 4) usura omogenea e non ha macchie. Con conservazioni cosí basse, probabilmente in futuro ti verrà voglia di sostituirla, ma per ora in collezione c'é... Saluti3 punti
-
Buongiorno con piacere vi presento il mio primo scudo V E II entrato in collezione. Devo confessare che non avendone mai avuto, ora che me ne ritrovo uno fra le mani mi suscita una forte emozione. 25 grammi di argento 900 si sentono eccome !!!! In realtà gli scudi che mi sono portato a casa sarebbero 3. Anni 1869 M ,1871 M e 1877 R. Tutte annate comuni ma sempre con grande fascino. Di seguito metto foto di quella messa meglio. Con piacere attendo sempre le vostre considerazioni e giudizi sulla qualità della moneta. Come sempre un ringraziamento per il tempo dedicatomi.2 punti
-
Ciao, si tratta di un denario ( forse suberato, potrebbe essere indicativo in tal senso il peso) dell'imperatore Vespasiano, celebrativo della sua campagna militare in Giudea. Posto foto esemplare stessa tipologia per confronto 🙂. ANTONIO2 punti
-
Ha-ha! a te allora ti è cresciuto l'albero delle monete!2 punti
-
Buonasera a tutti! Non accade spesso che condivida tanto per condividere, ma con la mia ultima acquisizione mi lascio andare… sarà per l’insperata scarsa resistenza che ho trovato per aggiudicarmelo, sarà per il fatto che mi aggradava la conservazione… ma anche perché, di questo Conte, di esemplari così pesanti non ne avevo ancora trovati, neppure in letteratura! Umberto II - denaro secusino V tipo peso 1,17 g - diametro 17,56 x 18,00 mm2 punti
-
E si. Bene la casa d' aste. Credo che il quasi lo abbia inserito per qualche hairlines di troppo. 💪2 punti
-
InASTA asta 102 E-live lotto 3858 imitazioni di follari.docxInASTA asta 102 E-live lotto 3858 imitazioni di follari.docxInASTA asta 102 E-live lotto 3858 imitazioni di follari.docxBuon pomeriggio a tutti. Vorrei essere utile inserendo le immagini di quattro follari (tra cui quello di Riccardo III del quale si discute) apparsi nell'asta n. 102 E-Live di InASTA lotto 3858. La casa d'asta aveva correttamente chiarito che si trattava di imitazioni.2 punti
-
…e per non far mancare riferimenti all’”esotico”, finalmente posso dire di aver recuperato una piccola chicca che sciabordava alla deriva nel mare magnum del liberamente accessibile ma non così facilmente “immagazzinabile”…😉 A catalog of square islamic coins of Spain, Portugal, and North Africa - 1130-1816 A.D. - H. Edmund Hohertz2 punti
-
Ciao a tutti! Ieri anch'io ho fatto faville: 3 monete x 30 centesimi l'una! Un euro speso bene: adesso ci giochiamo un pò nell'altra sezione! 😁2 punti
-
2 punti
-
Volevo ringraziare tutti quanti, chi più e chi meno, hanno contribuito e partecipato a questa discussione. Si dice che l'unione fa la forza e mai come in questo caso lo sia stato veramente. All'inizio sono stato fuorviato dall'annotazione sbagliata della data, ma poi con l'aiuto di tutti siamo riusciti a scoprire un po di cose interessanti e archiviare per sempre quella data del 21 confermando di fatto tutte le ipotesi fatte da Oppiano. Non so voi, ma quando una vecchia cartolina conferma fatti e personaggi di tanti anni fa, a me fa emozionare. Certo non tutto è stato svelato, però non mettiamo limiti alla provvidenza (e allo studio), tutto è possibile. Ancora grazie a tutti e buona domenica.2 punti
-
2 punti
-
Sul peso non si ci può fare affidamento, Brios qualche anno fa ha scritto che per questa specifica moneta in Russia fanno a gara a chi si discosta di più dai classici 51 grammi, si parla di 15/20 grammi in meno o di 15/20 grammi in più. Lui stesso ne ha postata una da 66,10 grammi in questa discussione (post n. 6), mentre quella postata nel primo post, oggetto della discussione, era da 41,30 grammi. ps: la mia è gr. 52 (1778)2 punti
-
Piacevole esemplare, per me in “zona Spl” (se più o meno, sarebbe da vedere con foto migliori. Riesci a fare due scatti del dritto e del rovescio come la prima fotografia?). Si vede un piacevole lustro (parlo sempre della prima foto), ma si intuiscono leggeri hairlines. I contatti al bordo non sono così deturpanti, e comunque rientrano della fisiologia di questa tipologia2 punti
-
Il dollaro d'oro del primo tipo è stato coniato dal 1849 al 1853 nelle quattro Zecche citate sopra. Nel 1854 Charlotte saltò un turno (riprenderà nel 1855 con i dollari del secondo tipo), ma al suo posto subentrò la Zecca di San Francisco, appena aperta. A disegnarlo, James Barton Longacre, quarto Chief-engraver della Zecca, del quale abbiamo ampiamente parlato a proposito della sua double eagle Per il disegno di Lady Liberty, utilizzato poi anche per le double eagles, Longacre si ispirò a quelli di Kneass e Gobrecht. La sua Lady, sempre rivolta a sinistra, ha i capelli in parte raccolti in una crocchia, in parte in riccioli che le scendono sul collo. Ha in testa una corona, o tiara, con inciso il suo nome. Nel giro, le immancabili 13 stelle. Il rovescio, di estrema semplicità, presenta il valore e la data inscritti all'interno di una corona di ulivo: nel giro UNITED STATES OF AMERICA, in basso, se presente, il marchio di Zecca: la S di San Francisco in questo esemplare del 1854. La corona che vediamo sopra è del tipo close wreath, corona chiusa. Ma in parte delle monete coniate a Philadelphia e Charlotte nel 1849, e in tutte quelle di Dahlonega e New Orleans di quell'anno, la corona è più larga, il modello detto open wreath. Il dollaro di Charlotte del 1849 open wreath è moneta della più estrema rarità: soltanto 5 sono gli esemplari conosciuti. Sebbene la vita di questa tipologia sia stata breve, in sei anni ne furono coniati oltre 12 milioni e mezzo di esemplari. Ma le sue dimensioni minime causarono una disaffezione sempre più crescente. Come scrisse il New York Weekly Tribune: "il nuovo dollaro è senza dubbio la piú pulita, piú piccola, piú leggera moneta in questo paese... troppo delicato e bello per pagare patate e crauti, carne di maiale e sale." Così, si cercò di correre ai ripari, per quel poco che si poteva. Già a partire dal 1854, venne presentato un nuovo modello, di 2 mm. più grande, ma dello stesso peso e titolo dell'oro. A rimetterci, naturalmente, fu lo spessore, che si fece ancora più sottile. petronius (tutte le foto che illustrano il post provengono da PCGS Coin Facts)2 punti
-
Mi siedo sul bordo del letto grande e accarezzo il viso ghiacciato di papà. Gli scosto i capelli bianchi dalla fronte e lascio scorrere la mano sul corpo rigido, sino a sfiorare le sue, sovrapposte sulla pancia. Lo bacio sulla guancia ruvida. Che tu possa riposare in pace, papà. Fai buon viaggio. Dalla spalliera ai piedi del letto Elisa mi squadra a braccia incrociate. Batte la punta dello stivale manco dovesse piantare un chiodo sul pavimento. «Okay, d’accordo principino: abbiamo aspettato che scendessi da Roma, per vederlo e salutarlo. Ora che l’hai fatto, possiamo spostarci in salotto? Il notaio è arrivato da un’eternità.» Lancio un’occhiata di traverso ad Alessandro, in cerca di un conforto: zittiscila, ti prego. Mio fratello fa spallucce e spedisce lo sguardo al soffitto . «Sbrigatevi.» Elisa si sistema la borsa di Gucci sulla spalla ed esce dalla camera da letto a passo di guerra, la chioma riccioluta le danza sulle spalle allo stesso ritmo. Alessandro mi si siede accanto e si stropiccia gli occhi lucidi e arrossati. «Guardalo, Vincenzo.» Strofina la capigliatura rada, stringe e solleva un rotolo di pancetta. «Vedi? Papà rimane più in forma di me, anche così.» Ridiamo insieme e ci abbracciamo. «Un giorno tornerò a vivere qui a Taormina, magari proprio in questa casa. Roma non la sopporto più.» «A Taormina te lo auguro, in questa casa la vedo difficile…» Mio fratello abbassa la testa e giocherella con le unghie, ne tormenta una sino a tagliarsela. Il volto mi si trasforma in un punto interrogativo. «Che vuoi dire?» Solleva appena lo sguardo, rimanendo con la testa chinata. «Potrebbero esserci dei problemi.» «Dei problemi?» «Forse la casa va sgomberata per fine mese.» «Ma che significa? Perché?» «Ne so quante te.» Mi prede sottobraccio per farmi alzare e portarmi via. «Il notaio non ha potuto anticiparmi altro, ma presumo che ora ce lo spiegherà a tutti e tre.» Lungo il corridoio le foto sulle pareti di papà e mamma sorridenti strappano un sorriso anche a me. Voglio crederli di nuovo insieme, abbracciati e felici, sereni. Il notaio Boscarino si alza dal divano del salotto: giacca e cravatta, camicia bianca e completo scuro, impeccabile come sempre. Mi viene incontro e ci salutiamo con un doppio bacio sulla guancia, il lieve profumo di dopobarba riesce a distendermi ogni muscolo. Mi stringe le spalle e accenna un sorriso malinconico. «Mi spiace doverti rivedere in questa circostanza.» Mia sorella s’attorciglia un ricciolo intorno all’indice, sospira e brontola con ricercata teatralità. «Possiamo iniziare, per favore?» Sgrana gli occhi verso l’orologio a pendolo e lascia partire un sibilo. «Cielo, quasi le cinque!» Gli si avvicina, dà alcuni pugnetti sul vetro e ci spedisce una smorfia infastidita. «Ma questo coso funziona ancora? Io alle sei devo riprendere Giulia a danza, sbrighiamoci.» «Elisa!» Alessandro le fa segno di calmarsi. Era ora. Ci disponiamo intorno al tavolo ovale in legno, Alessandro ed Elisa sullo stesso lato, dietro alla terrazza, io all’estremità con la libreria alle spalle. Sposto verso di me una pila di tre carpette azzurre colme di fogli, per fare spazio al centro. Il notaio è ancora in piedi, tra il divano e il mobile con la grande specchiera dorata. Alessandro gli indica la sedia di fronte al suo lato del tavolo. «Prego notaio, si accomodi.» «Devo prima recuperare il testamento di vostro padre.» «Cosa?! Non ce l’ha con sé?» «Signora, se l’avessi avuto con me, sareste stati voi a venire nel mio studio, e non io a casa vostra.» Stringe il pomello del cassetto del mobile. «Il testamento è qui dentro.» «Che cosa?» Il dito di Elisa oscilla tra me e Alessandro con fare inquisitorio, l’unghia laccata di rosso scuro fa la spola tra il mio viso e il faccione di mio fratello. «Voi due lo sapevate, vero? Certo che lo sapevate! Voi sapete sempre tutto, e non mi dite mai niente.» Si tappa la bocca con la mano, ma un altro sibilo le scappa comunque. «Il testamento è sempre stato qui, a casa nostra: avremmo potuto leggerlo da soli, senza bisogno di spendere soldi per un notaio.» «Non credo, signora.» Dalla tasca del pantalone il notaio tira fuori una chiave e ce la mostra. «Il cassetto è serrato: una chiave l’aveva vostro padre, chissà dove, e l’altra l’ha consegnata a me.» Mi rivolge uno sguardo che invoca comprensione per quest’ultima stravaganza di papà. Oh, notaio Boscarino! Altro che una chiave: io metterei la mia vita nelle sue mani. Gli sorrido per invitarlo a proseguire, e mi sorride di rimando. «Perfetto, grazie. Davanti a voi, signora e signori, aprirò ora il cassetto.» «Va bene, va bene…» Elisa dà il suo assenso come se stesse scacciando via una mosca. Mi punta l’indice in mezzo al petto. «Tu lo sapevi, vero?» Batte due colpi, uno più forte dell’altro. «Sì che lo sapevi.» Faccio “no” con la testa, sospirando. «E invece sì.» Ritrae la mano e affila gli occhi da vipera. «E comunque io l’ho sempre detto che nostro padre era uno squilibrato, lo è sempre stato in vita, e adesso pure in morte, guarda un po’.» Alessandro le afferra il braccio. «Elisa, per favore.» Con un gesto del capo fa segno al notaio di procedere. «Prego, apra pure il cassetto.» «Avvicinatevi, cortesemente: così potete verificare da voi che—» «Non serve.» La voce mi esce cupa, profonda e irreale. «La nostra fiducia in lei è totale, notaio Boscarino: cento per cento, e anche di più, se fosse possibile.» Pietrifico Elisa con lo sguardo: e se ti azzardi ad aprire bocca, giuro che ti strozzo. Anche Alessandro le indirizza un sorrisino intimidatorio, che addolcisce spostandolo sul notaio. «Proceda pure. Siamo tutti d’accordo: la fiducia in lei è totale e incondizionata, e la nostra gratitudine ancora più grande.» Sul viso del notaio Boscarino si legge tutto il suo imbarazzo. «Preferirei che veniste qui, accanto a me, al momento dell’apertura del cassetto.» «Ma che non ha sentito? Ci fidiamo tutti!» Elisa batte le mani per mettergli fretta. «Su, su: apra questo benedetto cassetto, ché è già tardissimo.» Il notaio infila la chiave e la gira, fa scorrere il cassetto il più avanti possibile, come se volesse darci modo di vedere cosa c’è dentro, anche a distanza. «Signora Elisa, signori Alessandro e Vincenzo, dentro il cassetto c’è un foglio a quadretti piccoli, piegato in due.» Lo solleva e ce lo mostra. «E poi c’è questo.» Con l’altra mano agita un sacchettino violaceo chiuso con una cordicella argentata, un tintinnio di monete riecheggia nel salone. Si dirige verso di noi tenendo ben in vista sia il foglio che il sacchettino, li poggia sul tavolo e si accomoda davanti a Elisa e Alessandro. «Questo è il testamento.» L’orologio a pendolo batte i suoi rintocchi, accompagnati da un sorriso dolce del notaio. «Se non è cambiato nulla dall’ultima volta che ho incontrato qui vostro padre, e non credo sia cambiato nulla, il contenuto del testamento mi è già noto, anche perché è stata un’operazione piuttosto travagl—» «Senta notaio, nostro padre era uno squilibrato, e questo lo sappiamo già; non può limitarsi a leggere il testamento?» La faccia scura di Alessandro mette a tacere Elisa. Le stringe il polso, semmai il messaggio non le fosse chiaro. «Lasciamo dire al notaio quel che deve dire, d’accordo?» Ritrae la mano e fa segno al notaio di andare avanti. «Non ho granché da dire, in realtà.» Alliscia la cravatta e tossisce appena per schiarirsi la voce. «Semplicemente vostro padre non voleva lasciarvi debiti, perché pensava che non sareste stati capaci a gestirli, e considerato che di debiti ne aveva per milioni—» «Insomma si può sapere cosa ci ha lasciato?» «Undici marenghi, signora, undici marenghi d’oro.» «Cosa?!» Elisa scatta in piedi, pianta le mani sul tavolo, le unghie sembrano penetrare nel legno. «Undici marenghi?» «D’oro, signora.» «Mi sta prendendo in giro?» Alterna occhiate infuocate tra me e Alessandro. «E voi due? Non dite niente voi due?» La figura di papà si materializza per un istante sotto il grande arco nel mezzo del salone. Chiudo gli occhi, prendo aria e la butto via: perdonala, papà, perdonala come hai sempre fatto… «Dove sono i conti in banca, le case, le cassette di sicurezza…» Elisa agita le mani per aria come per riacciuffare ogni cosa. «… e… e… tutto il resto?» Batte il pugno sulle carpette, ansima. «Dov’è tutto?» Il notaio solleva il sacchettino e lo agita, i marenghi scampanellano di nuovo. «Qui dentro, signora.» Elisa dà una manata alle carpette, i fogli volteggiano e si sparpagliano sul parquet consumato. Mi alzo per raccoglierli e li sistemo su uno scaffale della libreria accanto a una foto incorniciata della nostra famiglia al mare, sotto l’ombrellone, con Elisa in braccio a papà. Che coraggio che hai, dopo tutto quel che ha fatto per te, per una vita intera: sei solo una serpe. Un sibilo acuto si diffonde per sala. «Notaio, non scherziamo! Dov’è tutto?» «Come dicevo, signora, è stata un’operazione travagliata. Vostro padre possedeva molto… in tutti i sensi.» Volge in su i palmi delle mani per evocare i due piatti di una bilancia. «Molte ricchezze…» Spedisce una mano in su e l’altra in giù. «… ma anche molti debiti.» Le mani del notaio mimano una leggera altalena, su e giù, giù e su. «Non voleva lasciarvi debiti e, credetemi, è stato un piccolo miracolo riuscire a liquidare tutti gli attivi per far fronte a tutti i passivi.» Slaccia la cordicella e lascia cadere le monete sopra il foglio a quadretti: i lati col profilo di un soldato riccioluto si alternano a quelli opposti con la scritta “20 FRANCS” circondata da una corona di alloro. Sospira. «E questo è ciò che è rimasto, alla fine di tutto: undici marenghi d’oro dell’epoca napoleonica, i più pregiati.» Elisa stira il collo verso l’orologio a pendolo. «Cielo, non ce la farò mai ad arrivare in tempo da Giulia!» Prende l’iPhone dalla borsa, si alza e s’apparta nell’angolo tra la specchiera e il divano. «Rispondi, cazzo!» Stritola la bambolina di pezza sul mobile, sbuffa. «Elena, grazie al cielo ti ho trovata! Sono incasinatissima… ti prego, ti supplico, Giulia finisce danza alle sei, non è che potresti andare… no, no… sì, certo, sì… grazie Elena… grazie.» Si avvicina al notaio, con la mano copre i marenghi per reclamarne il possesso, il diamante sull’anulare luccica più dell’oro. «Facciamola finita. Quanti me ne spettano?» Il notaio Boscarino le accarezza la mano e gliela solleva a rallentatore. I marenghi tornano a respirare. «Si sieda, signora. Le cose potrebbero non essere così semplici.» Per una volta Elisa accondiscende senza polemizzare, ma i mugugni continuano a fare da sottofondo ai suoi gesti scomposti. «Che vuol dire che non sono semplici?» Si fa aria con la mano. «Cielo che caldo! Lei non sente caldo, notaio?» «No.» «Guardi che può anche togliersi la giacca, se vuole: qui nessuno si scandalizza.» «Sto bene così, grazie.» «Bah, come vuole.» Si alza, apre le tende alle sue spalle e spalanca il balcone, una folata di vento mi rinfresca il viso, lo scorcio di mare intorno all’Isola Bella è un colpo al cuore. «Dividiamo e finiamola qui,» sbotta rimettendosi a sedere. Il notaio congiunge i polpastrelli, li stacca e li riattacca, una, due, tre volte. «L’ultima riforma del diritto di successione ha modificato la disciplina delle cosiddette quote di legittima—» «Non m’importa nulla delle cosiddette quote di legittima. Voglio solo i miei marenghi, e andarmene via.» «E sia.» Il notaio dispone una moneta sopra l’altra, sino a formare una colonnina da 6; gliene costruisce accanto una seconda da 3, e infine una terza da 2. Pizzica il foglio a quadretti e lo apre. «Questo è il testamento di vostro padre. Procedo alla lettura, se siete d’accordo.» Annuiamo all’unisono. «Perfettamente cosciente e consapevole delle mie azioni, dispongo che ciò che resterà delle mie ricchezze, dopo aver saldato ogni debito, venga così ripartito: la metà al mio figlio maggiore Alessandro, un quarto al secondogenito Vincenzo, e un sesto alla piccola Elisa. Vogliatevi bene - mi raccomando - ché la fortuna di uno può rappresentare la salvezza di tutti. Taormina, 20 maggio 2025. In fede. Sebastiano Torrisi.» Stringe il foglio aperto tra indice e pollice, lo fa girare ad arco di cerchio per mostrarlo a tutti a tre. «L’ha scritto vostro padre, di suo pugno, in mia presenza.» «Scusi notaio, ho capito bene?» Alessandro inizia a contare sulle dita, più conta e più il volto gli si rabbuia. «La metà, un quarto e un sesto?» Pure il notaio corruga la fronte. «Sì: la metà, un quarto e…» «E un sesto, sì! Il mio sesto.» Elisa china la testa sul tavolo e s’infila le mani nella chioma leonina. «Sempre discriminata, dalla culla alla bara, fantastico.» Bel coraggio che hai! Sei quella che in vita ha avuto più di tutti, perché papà diceva che avevi più bisogno di tutti, e nessuno qui ha mai fiatato… Rialza la testa di scatto. «Datemi il mio sesto e me ne vado.» «È impossibile,» sussurra Alessandro. Il notaio gli risponde con una minuscola smorfia di dissenso. «Non esageriamo. È solo un po’ problematico, questo sì.» Si rivolge ad Alessandro. «La metà a lei…» Sposta lo sguardo su di me. «… un quarto a Vincenzo…» Sorride a Elisa. «… e un sesto a lei, signora.» Gli sfugge sospiro sofferto. «E i marenghi sono undici». Dalla tasca interna della giacca tira fuori il telefono, le dita corrono veloci sullo schermo. «Il calcolo dice che di questi 11 marenghi dovremmo darne 5,5 al signor Alessandro, 2,75 a Vincenzo e 1,83 alla signora Elisa.» Elisa resta a bocca aperta. «Ma che razza di numeri sono?» Si copre il viso con la mano e scuote la testa, a occhi chiusi. «Ho ragione o no a dire che nostro padre era uno squilibrato?» Alessandro allarga le braccia come per recitare un Padre Nostro. «Io l’avevo detto che era impossibile.» Abbasso la testa e schermo il volto con la mano sulla fronte per celare il mio sorrisetto isterico. Diavolo di un papà! E questo cos’è, adesso? Il tuo ultimo scherzo? Mi ricompongo, deglutisco e con un gioco di mimica facciale cerco la complicità del notaio. «A me basta tenere un marengo solo, in ricordo di papà, il resto può darlo ai miei fratelli.» «Mi spiace Vincenzo, ma le cose non sono così semplici, come dicevo già a tua sorella.» Congiunge un’altra volta i polpastrelli. «La riforma del diritto di successione—» «Notaio!» Elisa sbarra gli occhi, apre e chiude la mano per imporgli una sintesi brutale. «Come desidera. La rendo semplice: ci sono di mezzo varie questioni fiscali, con cui non vi annoio, ma c’è soprattutto l’inviolabile volontà del defunto da rispettare.» Il volto gli si incupisce. «E la volontà di vostro padre è in questa terna di numeri – un mezzo, un quarto, un sesto – a cui non si può derogare, per nessuna ragione.» Ma è serio? «Notaio Boscarino, la supplico…» Congiungo le mani a mo’ di preghiera. «Non posso credere che non esista una scappatoia.» Afferro un marengo dalla colonnina più bassa. «Me ne basta uno soltanto, e quel che resta—» Il notaio mi blocca per il polso, apro la mano di scatto e il marengo rotola sul tavolo. Lo rimette al suo posto, a riformare la colonnina da due. I suoi occhi stigmatizzano la mia esuberanza. «Se pure accettassi la proposta, e comunque non posso, ciò che resterebbe della tua quota, Vincenzo, sarebbe 1,75.» Alza un sopracciglio, sul volto gli si stampa un sorriso beffardo. «Vuoi rinunciare a 1,75 marenghi? E poi come li dividi? Lo 0,875 a tuo fratello e l’altro 0,875 a tua sorella?» «Basta!» Elisa sbatte entrambe le mani sul tavolo, ha gli occhi gonfi e lucidi. «Portiamo le monete da un bravo orefice e gliele facciamo frazionare come voleva lo squilibrato.» «Sei sempre stata una frana in matematica.» Alessandro armeggia col suo iPhone e mostra lo schermo a Elisa. «Vedi? Il notaio ha detto che il tuo suo sesto di eredità equivale a 1,83 marenghi, ma il 3 è periodico.» Sospira scuotendo la testa. «Come ci regoliamo con l’infinito? Ve l’ho detto: è impossibile.» Il vento invade la sala, il garrito dei gabbiani sembra una risata di papà dall’oltretomba. «Notaio Boscarino, la prego.» Allungo la mano verso le colonnine da 6, 3 e 2 marenghi, sino a sfiorarle. «Non posso credere che non ci sia una via d’uscita.» Il notaio fa scorrere due dita sulla fronte, come ad aprire la porta a una soluzione. «Una via d’uscita potrebbe esserci, in effetti.» Infila la mano in una tasca dei pantaloni, avvicina il pugno chiuso alla colonnina da 2 marenghi e lo apre: un nuovo marengo d’oro rimbalza sul tavolo e mostra la faccia con la scritta “20 FRANCS”. «La volontà di vostro padre – la ripartizione un mezzo, un quarto, un sesto – non si può assolutamente modificare.» Sistema il dodicesimo marengo accanto alla colonnina da 2 e osserva compiaciuto quell’ideale triangolo rettangolo di monete. «Però nessuno ci vieta di…» Con un movimento diagonale dell’indice scorre l’ipotenusa dall’alto verso il basso, e appoggia il dito sopra l’ultimo marengo. «… allargare l’eredità.» Elisa grugnisce e arriccia il nasino. «Ci sta forse prestando il suo marengo?» Punta l’indice contro il notaio, il suo artiglio rosso arriva a sfiorargli il naso. «Guardi che io non voglio debiti con nessuno. Ha capito?» Con un sobrio baciamano il notaio le fa riacquistare un minimo di compostezza. «Me lo restituirete solo se Dio vorrà; altrimenti sarà stato un piccolo dono ai figli del mio più grande amico.» Lo sguardo del notaio rimbalza tra Elisa e Alessandro, per atterrare su di me. «Siamo d’accordo?» Il sospiro di Alessandro tradisce un filo d’insofferenza. «Notaio, in tutta sincerità, anch’io mi sentirei a disagio ad avere un debito verso di lei, fosse pure di un solo marengo.» «Non c’è nessun debito, le ripeto: è un dono a vostro padre, e cioè a voi, e tornerà da me soltanto se Dio lo vorrà.» Ci scambiamo delle occhiate perplesse, Alessandro sorride e alza le spalle, Elisa s’impettisce ancor di più. Annuiamo tutti e tre. «Allora, se nessuno ha obiezioni, l’eredità da dividere ammonta ora a 12 marenghi.» Indica le carpette sulla libreria alle mie spalle. «C’è un foglio bianco, lì in mezzo? Vedo pure una stilografica, accanto a quella vostra bella foto al mare.» Mi invita a passargli carta e penna. Smisto il contenuto della prima carpetta, alla ricerca di un foglio pulito. Glielo consegno insieme alla penna. Mi ringrazia accennando un sorrido. «Bene. Diamo corso alle ultime volontà di vostro padre: dividiamo i 12 marenghi così come voleva lui.» Sfila il tappo della stilografica e accosta il foglio bianco al testamento di papà. «La metà al figlio maggiore.» Sul foglio bianco scrive “½×12=6” e sorride ad Alessandro. «A lei spettano 6 marenghi.» Allunga la colonnina da 6 verso mio fratello. «Proseguiamo: un quarto al secondogenito.» Sotto “½×12=6” scrive “¼×12=3”. Spinge la colonnina con i 3 marenghi verso di me. Li chiudo nella mano, li stringo: papà… dove sei in questo momento? Dedica l’ultimo sguardo a Elisa. «È rimasta lei, signora, a cui tocca un sesto del tutto.» Scrive “⅙×12=2” e sospinge la colonnina da 2 verso Elisa. Sul tavolo rimane il marengo del notaio. «Ricapitoliamo: il Signor Alessandro ha avuto 6 marenghi, equivalenti a metà dell’eredità allargata; tu, Vincenzo, hai avuto 3 marenghi, cioè un quarto di 12; e a lei, Elisa, ne sono andati 2, che corrispondono a un sesto, il suo sesto.» Traccia una lineetta accanto a ciascuna delle tre moltiplicazioni sul foglio, come a volerne spuntare l’esattezza, e richiude la stilografica. «Un mezzo, un quarto, un sesto: la volontà di Sebastiano Torrisi si è compiuta, ognuno di voi ha ereditato le quote che vostro padre aveva stabilito.» Un gabbiano plana silenzioso tra le nuvole rossastre. Papà sei tu? «Sebbene la matematica non sia il mio mestiere…» Il notaio alza le dita in sequenza, dal pollice al mignolo, di una mano e dell’altra. «… 6 più 3 più 2 fa 11: esattamente gli 11 marenghi iniziali di vostro padre, appena ripartiti secondo le quote da lui stabilite.» Appoggia l’indice sul marengo rimasto sul tavolo e ci esamina a uno a uno con uno sguardo veloce. «Col vostro permesso…» Si stringe nelle spalle, quasi a scusarsi, e ci sorride. «… vi tolgo il fastidio del dodicesimo marengo.» Con un gioco di prestigio lo fa sparire nella mano e se lo rimette in tasca. Libera un lieve sospiro di soddisfazione. «Vogliatevi bene, mi raccomando.» Si alza e dà una stirata alla giacca. «Conosco l’uscita, non disturbatevi.» Restiamo seduti a fissarci l’un l’altro, con gli occhi spalancati, ammutoliti, come se fossimo stati testimoni di un miracolo.2 punti
-
Non te la prendere Diamante, cerco di spiegarti qual è il problema. Il bello di questo sito è che permette in maniera gratuita e pressoché immediata di ottenere pareri numismatici da persone che sono dei veri maestri in questo campo. Spesso passano anni interi della loro vita a studiare monete. Se come risposta alla loro valutazione (sempre gratuita e sempre immediata e in questo caso - purtroppo per te - impeccabile) ottengono un “ma come fa ad esserne così sicuro?” allora ci sta che parte il sarcasmo. Ripeto, non te la prendere. Il problema è che qua non sei su Google: stai interagendo con delle persone. (A proposito, “buongiorno”, “ho trovato ieri questa a casa del nonno”, “grazie a chi vorrà aiutarmi”, sono parole che fanno sempre piacere ?)2 punti
-
Buon giorno. Credo che non sia sarcasmo . Forse solo un po' di risentimento da parte di chi da un parere da esperto e viene disatteso quasi con sufficienza. I PERT sono FERT i ghirigori sono rosette e nodi sabaudi e chi ha dato il suo parere sula falsità della moneta ha ragione. Cordiali saluti. Gabriella2 punti
-
1 punto
-
Sono monete che hanno un certo mercato in Gran Bretagna ma fuori dal Paese molto poco. Anche con l'oro è cosi e con tutte le altre monete. Prova a vedere un sito di Aste Inglese o un catalogo di monete Inglesi. Inoltre dipende anche dallo stato di conservazione. La Numismatica non è una scienza precisa. Se tu oggi compri a 100 non è detto che domani rivendi a 200 , forse a 50, forse a 100 o forse a 200........Essendo in argento e oro alcune anche in Platino , hanno sempre il loro valore intrinseco cioè del metallo contenuto.1 punto
-
@Claudio59 purtroppo è così, come confermato anche da @Alan Sinclair. Il prezzo iniziale di acquisto, sia esso in zecca o in negozio, non è mai pare al solo materiale, ma nel tempo lo diventa. È così per tutte le monete da investimento (si chiamano così per questo). Le si compra a X, si attende un certo numero di anni e il valore può essere X+Y, a seconda di come è andato il mercato. Fosse stata d'oro, in un paio d'anni avresti guadagnato parecchio, l'argento, seppur salito, ha un andamento più basso. E investendo sull'argento, dato il prezzo, bisognerebbe comprarlo a chili..1 punto
-
Il Centro Numismatico Valdostano in occasione del 2050°anniversario dalla fondazione della citta' di AOSTA accoglie il 7° Congresso Nazionale dei Circoli Numismatici sabato 20 settembre 2025 - Aosta biblioteca regionale ‘‘Bruno Salvadori’’ PROGRAMMA 09,00 Accoglienza. 09,30 Saluti delle Autorità, del Presidente del Circolo di Aosta e del Presidente FICN. 10,15 Per gli accompagnatori visita guidata per le vie di Aosta. 10,15 Aosta 1200 – 1500 DC. L'Età d'Oro dell'Arte in Valle d'Aosta. Relatore Dott. Bruno Orlandoni. 10,45 La Zecca di Aosta. Relatore Dott. Matteo Truddaiu. 11,15 “Ricostruire il deposito di Serra Riccò attraverso la collezione Pautasso Al MAR di Aosta” Relatori Dott.ssa Elisa Benedetto, Dott.ssa Maria Cristina Ronc. 11,30 “Germanico” l'ombra del gladio sugli albori dell'Impero. Contromarche, legioni e consenso. Relatore Dott. Rodolfo Martini. 12,30 Fine lavori. 13,00 Pranzo al Ristorante IANUA situato entro la Porta Pretoria di Aosta. 15,00 Visita guidata ai luoghi di maggior interesse storico di Aosta. LOCANDINA DEFINITIVA 14 MARZO.pdf1 punto
-
Buongiorno! Ti chiedo scusa se rispondo solo ora. A ogni modo non sono in grado di scrivere qui a memoria un elenco completo dei volumi. E a essere sincero, i volumi che ho acquistato finora ancora sono impilati nelle cataste di libri da organizzare e da riporre per bene. Ti invito però a leggere qui il messaggio #153 e seguenti dell'ottimo @talpa. Puoi inoltre consultare l'OPAC SBN per avere un'idea di tutti i volumi. Gentile @viganò, puoi cercare informazioni anche in quest'altra mitica discussione:1 punto
-
1 punto
-
Non posso contribuire con una bissona del ‘500 e spero mi perdoneranno dalle altre sezioni, ma vi posto una biscia più antica. N.1 punto
-
1 punto
-
Nella prima vignetta si vede il giovane urtare inavvertitamente il vaso sul piedistallo e la giovane tentare di evitare che il vaso cada a terra. Nella seconda vignetta si vede il vaso infranto, e quindi che chi lo aveva fatto cadere lo ha rotto, e che la giovane ora ha indossato il cappello che prima era sul tavolo. Si può dire che “T ruppe C” e “ora ZZ à TE”? Qualche perplessità può sorgere, ma c’è una cosa da precisare: l’autore del rebus è Loris, uno pseudonimo usato a volte da Briga, cioè Giancarlo Brighenti che è stato l’inventore del rebus stereoscopico. Ubi Major… apollonia1 punto
-
Moneta gradevole, ma con usura e graffi, per me siamo sul BB. Per confronto e condivisione posto un esemplare in buona conservazione (con rosetta sovrapposta alla T di FERT sul contorno):1 punto
-
1 punto
-
Buona Sera @besson, l'acquisto di un primo esemplare è sempre emozionante. Io direi che come primo scudo entrato in collezione ci può stare ( se non ho letto male è la migliore delle tre monete ), la prima foto del diritto ( con meno luce ) evidenzia un po' di meno i difetti e l'usura di una moneta che ha circolato ma tutto sommato a parer mio, ancora gradevole.1 punto
-
ti ringrazio Vox79, volevo mostrarti uno screenshoot di un follaro con sant'Erasmo che ora però non trovo più (provo comunque a recuperarlo). Praticamente perfetto, tutto visibile, effettivamente troppo bello, poteva provenire dal gruppo di Inasta? Tra l'altro scusami erano venduti come repliche su Inasta? saluti Gordon1 punto
-
Si intravede il fantasmino della precedente moneta su cui è stata coniata, ma è sin troppo poco per aggiungere valore alla moneta.1 punto
-
Forse ci siamo. Giorgio figlio di Alfonso Carlotti… una volta si dava del Voi al proprio padre. Posto l’atto di nascita di Giorgio Carlotti.1 punto
-
Ciao @dareios it, un certo Alfonso Clarotti compare sulla Guida Monaci di Roma del 1905 al medesimo indirizzo della cartolina, in qualità di "Economo cassiere" dell'Istituto Kinesiterapico di Roma. Sempre in una Guida Monaci del 1946 troviamo sempre il sig. Clarotti Alfonso (gran ufficiale) in qualità di Segretario generale dell'Opera Nazionale per l'Assistenza agli Orfani di Guerra Anormali e Psichici; sempre al n. 90 di via Boezio, Roma.1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
Come diceva Massimo Troisi: "I libri sono milioni e io sono uno a leggere..." 😄1 punto
-
Ho trovato questi due interessanti articoli che potrebbero dare un contributo alla comprensione del significato di questa moneta: Military_Units_of_Mark_Antony_and_Lucius.pdf LUCIO VERO E LA DIARCHIA (Lucio Vero).pdf Buona notte. Stilicho1 punto
-
Il rapporto tra le due valute, o “corso del fiorino” (cioè il valore di un fiorino in soldi di denari piccioli) risultava stabilito pressoché giornalmente in base all’andamento del mercato e costituiva un fenomeno di interesse generale, non solo per chi i fiorini se li trovava in tasca, ma anche per chi non ne aveva mai visto uno, dal momento che il potere d’acquisto delle classi meno agiate subiva una flessione in occasione dei rialzi del corso del fiorino e si stabilizzava o aumentava allo stabilizzarsi o al ridursi di questo. I rapporti di forza tra le diverse componenti sociali ed i rivolgimenti politici finivano per avere un rapporto di mutua influenza con gli avvenimenti monetari e dunque sugli equilibri economici. Finché l’oligarchia mercantile fiorentina riuscì a garantirsi un contesto economico inflattivo, con costante e progressivo incremento del corso del fiorino, poté accrescere e consolidare non solo la propria ricchezza, ma anche il proprio potere, di cui l’ascesa di Firenze (sia come “piazza” economico-finanziaria a livello europeo, sia come entità politica in ambito italiano) era espressione. Alla stabilizzazione del corso del fiorino dal 1355 circa, fece invece seguito l’ascesa ed il consolidamento della classe sociale medio-bassa, che acquistò un ruolo politico crescente. Alla congiuntura monetaria degli anni Sessanta del Trecento, con penuria a Firenze di moneta piccola in mistura argentea (frutto questo, peraltro, anche di precise scelte di politica monetaria) e conseguente diffusione nell’uso comune di denari piccioli e quattrini pisani svalutati, fece seguito un’articolata manovra di svalutazione della “moneta piccola” fiorentina che ne allineò sostanzialmente i nominali a quelli pisani coevi: proprio questi avvenimenti monetari contribuirono, favorendo un rapido e consistente rialzo del corso del fiorino, ad un peggioramento delle condizioni economiche per le classi sociali più basse che sfociò nella rivolta dei Ciompi prima (1378) e poi in un governo a maggioranza popolare (1378-1382). A proposito della diffusione a Firenze di moneta pisana senza possibilità di controllo da parte delle autorità cittadine, mi preme sottolineare come le vicende trattate ne Il fiorino e il quattrino riescano a mostrare plasticamente il modo in cui la “limitata sovranità monetaria” degli Stati medioevali contribuisse a mantenere un disallineamento non colmabile tra il sistema della “moneta grossa” e quello della “moneta piccola”, come già citato da Cipolla ne Il grosso problema della moneta piccola. Il grosso problema della moneta piccola e Il fiorino e il quattrino mi sono sembrati in ideale continuità nel mostrare, con considerazioni teoriche e con calzanti esempi concreti, i complessi rapporti tra moneta “piccola” e “moneta grossa” ed i risvolti sociali e politici di questi. Questi due testi descrivono tuttavia una situazione ormai “di fatto”: i due sistemi monetari ci sono ed “interagiscono”… resterebbe da chiedersi: “perché?” Cioè, perché sono venuti a formarsi due sistemi monetari paralleli? come mai il denaro carolingio si è trasformato nella “moneta piccola” del XIII secolo, rendendo di fatto necessaria la nascita della “moneta grossa”? (anche se dovrei precisare questa espressione come “moneta grossa prodotta nel Medioevo dai Paesi dell’Europa occidentale”, dato che solidi bizantini e dinar e dirhem musulmani circolavano già, prima dei e parallelamente ai denari carolingi, e hanno continuato a circolare anche dopo mantenendo, almeno per una fase e rispetto agli svalutati denari di mistura dell’Europa occidentale, il loro valore). Si è parlato in molte discussioni di “svalutazione dei denari”, di svilimento e di contenuto di fino… ma mi era sempre rimasta la curiosità del perché questo fenomeno, dato per “naturale”, si fosse verificato…1 punto
-
Ne Il grosso problema della moneta piccola, Cipolla accenna ancora in maniera generale ai rapporti tra moneta grossa, moneta piccola ed alle dinamiche sociali associate alle relazioni tra questi due diversi “livelli” economici, ma tale argomento viene di fatto ulteriormente ripreso ne Il fiorino e il quattrino, pubblicato nel 1982. In questo saggio, le categorie ed i meccanismi generali tratteggiati ne Il grosso problema della moneta piccola assumono tutta la concretezza di un preciso contesto cronologico, politico, sociale ed economico. I rapporti tra “moneta grossa” e “moneta piccola” sono quelli tra le due monete del titolo, il fiorino fiorentino, moneta grossa europea per eccellenza del tardo Duecento e dei due secoli successivi, ed il quattrino, ormai affermatosi come moneta “spicciola” di riferimento per il popolo fiorentino, data la perdita di valore del denaro “picciolo”. La società è quella della Firenze della metà del Trecento, metropoli di respiro europeo alle prese, dopo un’età di fiorente sviluppo, con una crisi che farà emergere tutte le contraddizioni insite nella sua ascesa. Dopo aver tratteggiato il groviglio di avvenimenti politici, calamità naturali e congiunture economiche degli anni Quaranta del XIV secolo, Cipolla mostra chiaramente i due piani differenti di circolazione di fiorino e quattrino: il primo, moneta che alimenta il commercio di merci pregiate di esportazione (panni di lana; seta; pellicce; spezie) e in cui si regolavano le rendite fondiarie e gli onorari dei grandi professionisti (giudici e notai, medici e speziali, cambiavalute); il secondo, metro dei prezzi al consumo e valuta in cui si regolavano i salari del popolo ed i compensi degli artigiani e dei piccoli professionisti appartenenti alle Arti minori (beccai, fornai, vinattieri, oliaroli, calzolai, corazzai, legnaiuoli, albergatori…).1 punto
-
Ciao a tutti, ho comprato questa moneta ma non riesco a classificarla con certezza. Dovrebbe essere un denaro per Federico II coniato nella zecca di Busca. (Cuneo) sapete aiutarmi a classificarla con certezza? (riferimenti e rarità) legenda fronte: MLACEA retro: IMPATOR con in mezzo FR sotto l' omega diametro 15 mm. vi ringrazio anticipatamente1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
