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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/20/25 in tutte le aree

  1. Tre dollari nella fontana Chissà se qualche turista americano ha mai gettato una moneta da 3 dollari d'oro nella Fontana di Trevi Di sicuro non lo ha fatto, e non lo farà, l'attuale, sconosciuto proprietario dei 3 dollari coniati a San Francisco nel 1870, visto il prezzo che li ha pagati Eravamo rimasti ai 687.500 dollari pagati nel 1982 da Harry W. Bass, che come altri prima di lui, ha conservato la moneta fino alla morte. Dopo la sua scomparsa nel 1998, gran parte della collezione è stata venduta in una serie di importanti aste, tuttavia, la parte più importante è stata conservata nella Harry Bass Core Collection, di proprietà della Harry W. Bass, Jr. Foundation, un'organizzazione benefica che supporta altre organizzazioni nei settori dell'istruzione, dei servizi sociali, della scienza e della ricerca, delle arti e della cultura. La Core Collection è stata esposta presso la sede centrale dell'ANA (American Numismatic Association) a Colorado Springs, dal 2001 al 2022. Di essa faceva parte anche una delle quattro Eagles del 1804, della quale abbiamo parlato al post #54. Recentemente, la Harry W. Bass, Jr. Foundation ha deciso di dismettere la collezione per meglio servire le cause benefiche che sostiene, e così il 5 gennaio 2023 i 3 dollari 1870-S sono stati aggiudicati in asta Heritage (da cui proviene la foto), per ben 5.520.000 dollari , 240.000 in più del prezzo pagato per la più costosa (finora) delle 1804 Eagles, aggiudicata per soli (si fa per dire) 5.280.000 dollari. La moneta è, naturalmente, la stessa vista a proposito dell'asta Bowers del 1982, ma nel frattempo il suo grading è lievitato da XF-40 a SP-50, ben 10 punti in più, e anche questo probabilmente ha influito sul realizzo record Per finire, una curiosità. Nel 2012, la Four Seasons Auction Gallery, con sede in Georgia, annunciava che un'altra moneta d'oro da 3 dollari 1870-S era stata scoperta a San Francisco e sarebbe stata messa all'asta. Four Seasons sosteneva che la moneta fosse stata trovata in un album di souvenir da un turista europeo nel 1997, e che avesse attirato l'attenzione dei media. Diversi esperti ne hanno messo in dubbio l'autenticità, poiché non era stata autenticata da alcun ente di classificazione affidabile prima della vendita (ci sarà stato un motivo, che dite? ). Alla fine, la moneta è stata ritirata dal mercato. E con questo è davvero tutto, ringrazio di nuovo quanti hanno avuto la pazienza di leggermi fin qui, dando appuntamento per una nuova discussione che inizierà a breve e che sarà dedicata alle Zecche dell'oro (sarà proprio questo il titolo), Charlotte e Dahlonega, che nella loro relativamente breve esistenza hanno coniato ESCLUSIVAMENTE monete d'oro. Torneremo quindi a parlare, e a mostrare, dollari, tre dollari, quarti e mezze aquile... e basta, poiché nelle due Zecche i nominali più alti, eagles e double eagles, non vennero mai coniati. A presto petronius
    6 punti
  2. Storia Questa moneta del VI secolo potrebbe riscrivere la storia dei primi Turchi Su questa moneta scoperta in Uzbekistan è impressa quella che potrebbe essere la prima attestazione del nome "Turk": una prova dell'avanzata struttura economica dei Göktürk. Nei pressi di Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan, è stata ritrovata in un sito archeologico una moneta del VI secolo che potrebbe riscrivere la storia delle origini dei popoli turchi. Sulla moneta c'è un'iscrizione che potrebbe rappresentare la prima attestazione scritta del termine "Turk". L'oggetto, attribuito al periodo del Khaganato Göktürk occidentale, porta incisa in caratteri sogdiani l'espressione "twrk x'γ'n", che si legge come "Turk-Kagan". A identificare la scritta è stato il professor Gaybulla Babayarov, ricercatore del Centro Nazionale di Archeologia dell'Accademia delle Scienze dell'Uzbekistan, la cui scoperta viene riportata dalla rivista Anatolian Archeology. Un po' di storia. Il Khaganato Göktürk occidentale era uno dei due rami (insieme a quello orientale) in cui si divise l'Impero Göktürk, fondato nel VI secolo da popolazioni turche dell'Asia centrale. Nacque attorno al 576 d.C. e si estendeva su una vasta area che comprendeva parte dell'odierno Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan e Xinjiang (Cina occidentale). Fu un importante centro politico e culturale, legato a rotte commerciali cruciali come la Via della Seta, e giocò un ruolo chiave nella diffusione dell'identità e del potere dei primi Turchi nella regione. Il suo declino iniziò nel VII secolo, e fu infine assorbito da potenze rivali come i Cinesi Tang e altri khaganati turchi emergenti. Le radici. «La prima menzione del termine Turk-Kagan finora conosciuta risaliva alle iscrizioni di Orkhon, scritte incise su grandi stele di pietra nel VIII secolo e si trovano nella valle dell'Orkhon, in Mongolia, da cui prendono il nome», spiega Babayarov. «Questa moneta anticipa di almeno 150 anni quella datazione, collocandosi tra il 580 e il 610. Di fatto, spinge indietro le radici documentate del termine "Turco" a circa 1.400-1.500 anni». Secondo il professor Babayarov, la moneta potrebbe essere stata emessa dai discendenti di Istemi Kagan, figura centrale nella fondazione del Khaganato turco, che governò la regione strategica di Fergana che si trova nell'Asia centrale e corrisponde all'odierna Valle di Fergana, una fertile area montuosa e densamente popolata che oggi si estende su tre Paesi: Est dell'Uzbekistan (province di Fergana, Namangan e Andijan); Sud del Kirghizistan (l'area di Osh) e Nord del Tagikistan. L'iconografia, come è stata coniata, il diametro, il peso e la composizione del metallo sono tutti elementi coerenti con la fase Yabguluk del Khaganato Göktürk occidentale (fine VI - inizio VII secolo) e si distingue dalle emissioni dei periodi successivi. Al di là del nome. L'importanza della scoperta va oltre la semplice datazione di un termine. La moneta si inserisce in una più ampio ritrovamento di oltre 20 esemplari rinvenuti nella stessa area, recanti titoli turchi come "Jabgu", "Cabgu-Kagan" e "Kagan". Un ritrovamento che mette in discussione l'idea tradizionale di un popolo Göktürk esclusivamente nomade. «Queste monete ci raccontano un'altra storia: quella di una società turca che, almeno in parte, conduceva una vita sedentaria e sviluppava scambi commerciali strutturati», osserva Babayarov. «Ciò implica l'esistenza di un sistema monetario e di conseguenza l'esistenza di centri urbani». Un altro elemento interessante riguarda l'interpretazione dell'iscrizione "Turk-Kagan", che, secondo il ricercatore, non indicherebbe un sovrano specifico, ma un'affermazione di identità etnica e politica: un'appartenenza al Khaganato turco. L'archeologo traccia un parallelo con le monete del Khaganato dei Turgesh, che riportano espressioni simili a testimonianza di un legame etnico-politico. Una nuova chiave di lettura. Se le monete turgesh presentano iscrizioni standardizzate, quelle dei Göktürk occidentali sembrano invece più personalizzate, suggerendo che ogni sovrano potesse imprimere il proprio titolo o nome al momento dell'ascesa al potere. Questa scoperta pone le antiche regioni di Tashkent (la regione di Tashkent si trova nell'Uzbekistan orientale, ai confini con il Kazakistan e non lontano dalla Valle di Fergana) e Fergana sotto una nuova luce, come centri chiave della formazione dell'identità e dello Stato turco antico. Le monete studiate da Gaybulla Babayarov, ricercatore del Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan. Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan Da FOCUS Storia Le monete studiate da Gaybulla Babayarov, ricercatore del Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan. Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan
    5 punti
  3. Purtroppo un fattore che influisce molto sulla qualità fotografica nella preparazione delle aste sono i tempi strettissimi di lavorazione, visto che si è obbligati a rispettare una scadenza ben precisa. Se poi c’è un catalogo cartaceo, tutto il lavoro è ancora più frenetico, dal momento che a quella scadenza bisogna togliere ulteriori giorni per l’impaginazione, la stampa e i tempi di spedizione. Questo per dire che purtroppo non c’è proprio il tempo matematico per poter adattare il setup fotografico (principalmente le luci utilizzate ed eventuali pannelli riflettenti) al tipo di moneta. Al massimo si può creare un setup per i diversi metalli, ma poi, bisogna fotografare “in batteria”. Quindi, il risultato fotografico che generalmente vedete, è una sorta di compromesso al fine di poter rappresentare TUTTE le monete (e sono “tantine”, come potete immaginare) con il MINIMO tempo di lavorazione. Purtroppo questo è… 🤷 Certamente la foto scattata da Alan rende meglio l’idea della patina e del metallo, e questo principalmente è dovuto al fatto che una luce diretta enfatizzi maggiormente le iridescenze e lo stato del metallo. Poi teniamo presente che scattare a mano libera permette di “giocare” meglio con la luce, cosa che con uno stativo non si può fare. Ma ci sono anche aspetti tecnici che una foto professionale deve rispettare, e che purtroppo non fa quella di Alan; per farla molto breve, come prima cosa c’è il bilanciamento del bianco (con tutto quello che ne consegue riguardo la fedeltà cromatica), poi l’esposizione e tutta la post produzione, al fine di rendere la foto professionale come la vedete. Tutto questo processo va adatto a tutte le monete da fotografare. Discorso patina: fotografare una patina non è cosa facile, specialmente se presenta svariate tonalità di colore che, ripeto, devono essere rappresentate con fedeltà cromatica. Io mi ci diverto, ma posso garantirvi che ogni patina è una storia a sé sul modo di essere fotografata e post prodotta e sarebbe impensabile riuscirlo a fare per le monete in asta. Spero di aver dato l’idea di quello che c’è dietro la lavocazione fotografica per un’asta. L’obiettivo della foto è quello di dare un’idea DI MASSIMA della moneta, cosa che la prima foto pubblicata (per di più scattata attraverso la plastica!) svolge degnamente: si vede chiaramente l’alta conservazione come anche la patina con qualche piccola iridescenza. Per questo motivo è sempre consigliabile visionare personalmente le monete (specie se costose) o farle visionare da persone di fiducia al fine di avere un riscontro più completo di quello che le foto, per ovvi limiti, non permettono. Ultimo ma non meno importante, imparare BENE a valutare da sé la conservazione delle monete (senza affidarsi ciecamente al parere espresso) da una marcia in più già dalla prima valutazione fotografica. A titolo di esempio vi allego la più bella piastra papale di questa tipologia che ho avuto l’onore di fotografare prima che il collezionista la esitasse in asta. Patina SUBLIME, ma vi garantisco e per fotografarla e postprodurla c’è stato parecchio lavoro da fare
    3 punti
  4. Buonasera a tutti, 20 maggio 1798 accadeva. Esattamente 227 anni fa. Ma facciamo un piccolo ripasso. Maria Carolina Luisa Giuseppa Giovanna Antonia d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Carolina d'Austria (Vienna, 13 agosto 1752 – Vienna, 8 settembre 1814), nata arciduchessa d'Austria, divenne regina consorte di Napoli e Sicilia come moglie di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia. Fu in risposta al trattamento di Maria Antonietta da parte della rivoluzione francese che la regina di Napoli si alleò con la Gran Bretagna durante le guerre rivoluzionarie francesi. Maria Carolina fu così inorridita da quell'evento che si rifiutò di continuare a parlare francese e vietò la diffusione delle opere filosofiche di Galanti e Filangeri, che fino ad allora avevano goduto del patrocinio della regina. Nel 1794, dopo la scoperta di un complotto giacobino per rovesciare il governo, Maria Carolina ordinò la soppressione della massoneria, di cui era una volta aderente, credendo che i suoi adepti avessero partecipato al complotto assieme ai francesi. L'esercito fu mantenuto perennemente mobilitato in caso di attacco improvviso, causando un enorme aumento della tassazione.In un clima di terrore generale che serpeggiava per Napoli e temendo per la sicurezza della sua famiglia, Maria Carolina iniziò a far assaggiare il cibo e a cambiare quotidianamente gli appartamenti della famiglia reale. La cessazione delle ostilità franco-spagnole nell'estate del 1795 dette la possibilità all'esercito francese, guidato dal generale Napoleone Bonaparte, di concentrarsi sulla campagna italiana. I rapidi successi di Bonaparte nel Nord Italia costrinsero Maria Carolina a iniziare dei trattati di pace, secondo i quali Napoli avrebbe dovuto pagare alla Francia un'indennità di guerra di 8 milioni di franchi: ma nessun paese aveva intenzione di rispettare a lungo questa pace. Il matrimonio del figlio maggiore Francesco, duca di Calabria, con l'arciduchessa Maria Clementina d'Austria nel 1797, offrì a Maria Carolina una breve tregua dalla guerra, che aveva influito molto sulla sua salute. Il 20 maggio 1798, Maria Carolina entrò in un'alleanza segreta difensiva con l'impero austriaco, in risposta all'occupazione francese degli Stati pontifici, che condividevano il confine con il regno di Napoli. A seguito della vittoria britannica nella battaglia del Nilo, la sovrana decise di aderire alla Seconda Coalizione contro la Francia. Nella reggia di Caserta si tennero riunioni del consiglio di guerra, che comprendono la regina, il re, il generale Mack (comandante dell'esercito, nominato dagli austriaci), l'ambasciatore inglese Sir William Hamilton e l'ammiraglio Nelson, vincitore del Nilo.Il consiglio prese la decisione di promuovere un intervento militare contro la Repubblica Romana, uno stato fantoccio francese. Spunti per riflettere sui tre coni da 10 Tornesi 1798 ci sono secondo voi? Saluti Alberto
    3 punti
  5. Pubblico la descrizione dello Spahr:
    3 punti
  6. Ho gia' inviato foto dell' esemplare ad amici inglesi che mi onorano della loro amicizia. Attendiamo il responso. Questo e' uno studio che a me prenderebbe delle ore e non sarei certo della correttezza del risultato, a loro se non e' un plate difficile possono bastare dieci minuti. In Filatelia stiamo tutti imparando, non siamo superuomini, ma unendo i saperi si arriva al risultato. 🧐
    2 punti
  7. Certamente, se posso aiutare lo faccio volentieri.
    2 punti
  8. 1 Koruna - Slovakia – Numista Ne posseggo alcune del periodo precedente e del periodo successivo, ma non questa.
    2 punti
  9. Salve a tutti , volevo mostrarvi questa monete interessante , sono sicuro si tratti di un falso d'epoca, si capisce dalla fattura molto rozza . Voi che ne pensate? Che utilità avevano a realizzare un falso da un centesimo? Questa moneta l'ho trovata in mezzo a un lotto di varie monete, degli stati preunitari e regno d'italia. Peso 1.04 grammi e diametro 15mm
    1 punto
  10. Un saluto a tutti, vista la quantità di materiale ho pensato di aprire un thread sulle buste da lettera emissione primo giorno aperta a chiunque voglia contribuire. Seguirò un ordine cronologico Ecco la prima:
    1 punto
  11. Canada 1 Cent 1984, 2,5g - 19,1mm, Bronzo 98%, coniata in 838225000 esemplari. D\ Busto della regina Elisabetta II, a 37 anni, con diadema, rivolto a destra. R\ Ramoscello d'acero circondato dal valore nominale e dalla scritta "CANADA".
    1 punto
  12. Non vedo elementi che farebbero propendere per un falso. L'alto peso è un plus e ci può stare
    1 punto
  13. @clame66, prima di avventurarti in esami costosi, per quanto risolutivi, la prova del peso specifico come descritto nel video è senz'altro una via da percorrere. Per quanto l'acqua, la temperatura, la bilancia possano aggiungere una minima percentuale di incertezza, la differenza di pesi specifici tra il rame "puro" del baiocco standard (8,96 kg/dm3) e la lega d'argento delle monete del periodo (Ag 900/1000, 10,3 Kg/dm3), è abbastanza ampia da considerare la risposta più che indicativa. I risultati ottenuti da @ACERBONI GABRIELLA lo confermano. In generale, rifacendomi all' "appello" di @gennydbmoney che mi ha citato sull'argomento, non ho ancora avuto modo di trovare un baiocco in vero argento, senza più dubbi; quindi sarebbe già una bella sorpresa se questo superasse il test dell'acqua ! 😉 Ciao, RCAMIL.
    1 punto
  14. Te lo ripeto ..bell'esemplare !!! Ottimo acquisto !!!
    1 punto
  15. A mio avviso d' epoca e pure interessante.
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  16. Non c'è nulla a parte delle fantomatiche associazioni che promettono di riuscire ad ottenere il cambio nonostante le lire siano prescritte perchè: 'in base all’articolo 2935 del codice civile che dice come la prescrizione (in questo caso di dieci anni) scatti in realtà da quando il soggetto può rivalersi dall’acquisizione del diritto e cioé in questo caso da quando ha ritrovato il denaro. In buona sostanza ogni giorno è buono per trovare delle £ire Naturalmente è una... giusto per essere educati: stronzata maxima.
    1 punto
  17. Per chi lo desidera, venerdì sarò in fiera e sarò lieto di incontrarci insieme alle Edizioni D'Andrea presso lo stand di Artemide Aste.
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  18. È ora che tu me lo spedisca 😁
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  19. Ciao @miza, questo one penny mi piace molto, ha dei bei bordi, l'annullo c'è ma non rovina l'immagine delle Regina. Il rovescio è integro ed in buono stato, ben visibile la corona. Insomma di buona qualità, hai fatto benissimo ad aggiungerlo alla collezione.
    1 punto
  20. Salve Paxcaesar,penso proprio di si,al netto della differente conservazione.mia opinione da foto
    1 punto
  21. Falsissima. Per di più mi pare anche grossolana, guardando il rovescio i rami sono evanescenti, il fiocco è minimal, e comunque diverso dall'originale, la stella (con dai raggi pessimi tra l'altro) non sembra Neanche in asse con la cifra "1" e il marchio di zecca (così mi pare). Per quanto riguarda la finalità del produrre falsi da 1 centesimo me lo chiedo anche io, però (ipotizzo) se avesse avuto un basso costo di produzione, era pur sempre 1g di Pb in cambio di 1g di Cu, e su qualche centinaio/migliaio di pezzi... Attendo anche io pareri più autorevoli, comunque 🙂
    1 punto
  22. Salve,la moneta con questo rovescio esiste,forse cambia la legenda,inoltre le monete di marco aurelio sono normalmente di alta resa iconografica e questo rovescio è particolarmente strano per una moneta di alto impero.mia opinione derivata da molti anni di esperienza,comunque qualcuno sarà più preciso catalogo generale beni culturali,m.aurelio con rovescio annona
    1 punto
  23. Appena chiamato la mia registrazione era ok… devo dire funzionario davvero gentile, in ogni caso mi ha detto che praticamente la vendita sarà online fino ad esaurimento scorte, quindi un click day... prima emissione sede vacante fine maggio inizio giugno… tutto il resto da luglio… speriamo bene
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  24. È il punto di compasso che serviva per centrare le immagini e delimitare le legende lungo i bordi...
    1 punto
  25. Ciao, non è intonsa e questo limita il suo appeal. Però vale comunque molto più del fino contento. Farla periziare non porterebbe una plusvalenza significativa. In asta seria, ma anche su eBay potrebbe spuntare sui 900 euro o poco più a chi dovrai detrarre spese. Buona giornata
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  26. Prova a telefonare al numero di cellulare riportato sul sito. Tante altre… mazzette da cento pezzi? 😳😱 Le Caravaggio del I tipo hanno un piccolo surplus. Se non hai fretta di monetizzare, nulla ti vieta di provare a venderle per tuo conto su vari canali (ebay, subito, catawiki, gruppi Facebook…). Come già suggerito senti vari commercianti. Io ti avevo suggerito il succitato commerciante vista la sua specializzazione sulla cartamoneta, che si traduce come capacità di proporre materiale a prezzi più sostenuti (e quindi con la probabile opportunità di realizzare qualcosa in più in paragone con altri commercianti). Insomma ci vuole tempo, trovare il giusto contatto o la giusta modalità di vendita, e vista la particolarità del lotto, il tutto si traduce in una maggiore complessità: divido il lotto, oppure lo vendo intero? Dove e come? Insomma, mi rendo conto che non è poi cosa così facile e scontata trovare il modo di realizzare il massimo. Tienici aggiornati
    1 punto
  27. Asta chiusa. Direi gran bel risultato!!!
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  28. Corretto @vv64, mi permetto di integrare per maggiore esaustività: la temperatura aumenta nel microonde perché le onde generate hanno la mesima frequenza di oscillazione delle molecole di acqua, che vanno in risonanza (come se ballassero sulle stesse note musicali) e sollecitate in continuo si muovono sempre più velocemente (viene trasferita energia). La prima conseguenza è il riscaldamento del contenuto del microonde e l'evaporazione dell'acqua liquida. Nel caso dell'uovo, l'aumento di energia richiede maggior volume per il movimento libero del vapor acqueo, che tuttavia è limitato dalla presenza del guscio, quindi aumenta la pressione interna, fino al superamento della resistenza a trazione del guscio dell'uovo, che esplode. Saluti Carlo. Ps: il fenomeno della risonanza dei materiali è di estremo interesse in diversissimi ambiti di applicazione, tra cui cito la risonanza delle onde sismiche sugli edifici, elemento discriminante per il quale alcuni edifici crollino in caso di terremoto ed altri no.. ma questa è un'altra storia..
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  29. Perché l'acqua contenuta all'interno si trasforma in vapore che rimane confinato dal guscio e dalla membrana interna, per cui la pressione cresce fino a provocare l'esplosione.
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  30. Purtroppo non è facile oggi trovare qualcosa “verso sinistra” come il busto di Ermes sulla tua moneta… Ti posso indirizzare solo a questa emissione pseudoautonoma di Termessos Major, in Pisidia: apollonia
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  31. @Ale75 Your are a numismatic Genius ! Mille grazie , Ajax
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  32. Confezione zecca PROOF con gettone La prima serie di monete decimali che commemora la loro introduzione nella circolazione contiene anche il Royal Mint Token, una medaglia speciale di forma rettangolare in bronzo della Zecca regale di Londra. Lo stemma della Royal Mint non è diverso da quello reale: è lo stemma del Regno Unito che viene utilizzato per coniare le monete. Il primo e il quarto quadrante dello scudo raffigurano tre leoni passanti, simbolo dell'Inghilterra. Il secondo quadrante raffigura un leone rampante con la doppia cinta di gigli, simbolo della Scozia. Il terzo quadrante raffigura un'arpa, simbolo dell'Irlanda. apollonia
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  33. E cosa c’entra la media? Se tutte le monete di una certa tipologia fossero in MB reperire un MB+ non fa diventare quell’esemplare BB. C’è un precisa classificazione (scala) di conservazioni. E questa i rilievi da BB non li ha. Sempre secondo la mia modesta opinione naturalmente.
    1 punto
  34. Salve,dovrebbe essere Isacco II con Vergine Maria in trono e Isacco in piedi che indossa la lorica. https://www.acsearch.info/search.html?id=6361494
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  35. Se la moneta è corredata di tutta la documentazione necessaria che ne attesti la lecita provenienza, a mio modesto avviso la si potrebbe pagare sui 30 euro.
    1 punto
  36. Se nn erro, la legge parla di 50/70 anni di "anzianita'", poi dovrebbero avere un certificato di lecita provenienza. Oppure devi dimostrare che siano in possesso della tua famiglia fin dal 1900 e qualcosa. Da quel che mi risulta, nonostante la legge, nn tendono ad applicarla se nn per romane o antecedenti. Nn sono un avvocato, ne un tecnico e sono approssimativo. Rivolgetevi ad esperti, il rischio e' a.carico.vostro.
    1 punto
  37. In molte medaglie S. FRANCESCO SAVERIO viene ritratto con S. IGNAZIO DI LOYOLA, entrambi Spagnoli, si sono conosciuti da studenti a Parigi frequentando l'Università la Sorbona e così conobbero, e nel 1534 pronunciò insime a lui, a Montmartre i primi voti religiosi. Insieme ad altri compagni fondò la Compagnia di Gesù. Studiò Teologia e si trasferì a Venezia, dove divenne sacerdote. Partì missionario per l'India nel 1540 dove predicando ottenne diverse conversioni. E' protettore dei Gesuiti, dei missionari, delle missioni e dei marinai,invocato contro la peste.
    1 punto
  38. Buon pomeriggio, ho ripulito un pò la discussione, che era ampiamente uscita dai binari originali. Alcuni commenti sono stati editati ed altri oscurati in quanto commentavano a loro volta contenuto editato o nascosto. Ho lasciato i commenti e le relative risposte che, magari con un tono un pò aspro, esprimono informazioni che possono risultare interessanti per tutti i lettori. La discussione ha un potenziale notevole, e può aiutare chi legge a capire come si decide la stima e il prezzo finale dei masterpiece della numismatica. @coinzh Evitiamo di discutere sul forum ipotesi di reato avvenuti in aste specifiche ma a te note solo per sentito dire. Verba volant, scripta manent, non so se mi spiego. Alcuni concetti che esprimi andrebbero definiti meglio, perchè alcuni comportamenti scorretti di cui hai scritto davano l'idea di essere riferiti ad una determinata casa d'aste (del tutto estranea) e non a casi del tutto generali come hai specificato solo successivamente. Ricordiamo che ci sono persone che vivono di questo lavoro, e un'informazione non solo scorretta ma anche solo poco chiara sul loro modo di operare rischia di recare dei danni di immagine notevoli.
    1 punto
  39. Dalla quarta di copertina: "Sulla scia delle celebrazioni per il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare come forza armata autonoma, questo catalogo si propone di raccontare la storia del volo in un percorso cronologico attraverso le medaglie italiane commemorative e le decorazioni a tema aeronautico. Accanto all’immagine di ciascuna medaglia, una scheda con i dati tecnici, le note e le eventuali varianti conosciute, e alcuni brevi cenni storici che ne illustrano il contesto storico di emissione. Nella prima parte del catalogo, una selezione di cento medaglie attraversa l’epopea del volo dai primordi della mongolfiera al Centenario dell’A.M., racchiudendo, nelle due facce dei tondelli di metallo, i più significativi tra le imprese eroiche, i protagonisti, i primati aeronautici, gli eventi bellici, il dopoguerra e le missioni internazionali, sotto l’egida della Regia Aeronautica prima e dell’Aeronautica Militare in seguito. La seconda parte è dedicata ai Comandi, Enti e Reparti dell’Aeronautica dal 1923 a oggi, testimoni della continua evoluzione organica e strutturale della Forza Armata, al fine di poter compiere sempre la missione al servizio del Paese, garantendo l’approntamento, l’efficacia operativa e l’impiego delle forze aeree nel quadro del sistema di sicurezza nazionale ed internazionale. Una corposa appendice è dedicata alle medaglie coniate per i corsi degli Istituti di formazione dell’A.M., l’Accademia Aeronautica, la Scuola Sottufficiali (oggi Marescialli) e l’ultima nata, la Scuola “Giulio Douhet”. Il volume, che colma una lacuna nel panorama letterario numismatico, è destinato quindi non solo agli studiosi e collezionisti di medaglistica, ma anche agli appassionati del volo, i quali vi troveranno un nuovo modo di raccontare la meravigliosa storia del volo dell’uomo".
    1 punto
  40. Eh Cesare è un discorso a parte, è un pò che lo sto cercando, è diventato la mia balena bianca, con lui anche Otho...sto cercando da molto di aggiungerli ma spesso sono molto fuori budget 😔😅 Comunque una delle virtù del collezionista è la pazienza (c'è un post nel forum a proposito di questo...), io non l'ho mai avuta, ho imparato a gestirla da quando colleziono monete 😆
    1 punto
  41. Ciao, mi rendo conto solamente adesso di non aver mai risposto a questo post, mi associo a quanto detto da chi mi ha preceduto, non aggiungo nulla perchè sono tutti più autorevoli e esperti di me, dico solo non potevi trovare posto migliore di questo, ho imparato moltissimo da quando sono sul forum specialmente a come collezionare consapevolmente ed evitare fregature 😃 Mi piace molto la tua scelta del periodo che è anche quello della mia collezione anche se come preferenza mi fermo a Commodo pur avendo anche monete dei Severi. Prima o poi magari come me amplierai anche con il bellissimo mondo delle repubblicane ma attento...poi non ne esci più 🤣
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  42. Il mio pensiero di appassionato. Innanzi tutto, ho notato con piacere la tua giovane età; a dimostrazione che la "numismatica" (in senso lato, si intende) non e' una passione solo per "vecchi"😁. Penso poi che tu sia partito con il piede giusto, unendo al collezionismo/raccolta (come tu lo vorrai intendere) lo studio, l'approfondimento e la ricerca. Essendo, insieme gli amici Grigioviola ed Illyricum65, uno dei curatori della Sezione "Romane Imperiali" non posso che consigliarti di fare un giro nelle nostre pagine dove potrai trovare (quasi) tutto ciò che può stimolare la tua sete di sapere. Da ciò ne consegue che ci farà piacere leggere poi qualche tuo contributo (con tutta tranquillità e senza timore reverenziale) che sicuramente porterà una ventata di freschezza, se quelle che leggo sono le premesse. Parlavo della nostra sezione, ma un po' tutto il forum e' ricco di contenuti. A questo proposito, ti consiglio di leggere questa discussione che credo troverai interessante per i tuoi primi passi: Ciao e ....a rileggerci presto! Stilicho
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  43. Il problema è sempre il fatto economico che guasta tutto, quel francobollo 25 anni fà era il primo anno di € e valeva mi pare 5.000€ di catalogo, nella collezione che comperai non era stato considerato, nonostante era evidenziato, feci uno stok, ma non per questo era obbligo che lo regalassi, ma quando ti vedi davanti quasi 100 ragazzini con le maestre che spiegavano quello che io e io Presidente di Aix descrivevamo, ma non solo, anche persione anziane, mi sono sentito di fare quello che ho fatto, oltretutto perchè con tutta sincerità l'aspetto economico a confronto di quello storico è tutta un altra cosa ( perlomeno come la penso io) comunque vedo che anche tu , nonostante abbia postato dei francobolli che purtroppo hanno visto giorni migliori, li hai presi e ti ci appassioni e questo anche se mi pare tu abbia detto di non essere un filatelico "puro" è una gran bella cosa, grazie da parte di noi filatelici "ammalati"
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  44. Le aste numismatiche ed i siti di vendita soprattutto stranieri sono subissati da monete chiaramente provenienti dal Medio Oriente. Certamente guerre e vuoti di potere nella regione lasciano mano libera al commercio di tali reperti archeologici. Parla Matthiae: «In Siria ci sono altri tesori, dobbiamo scavare ancora» «La mia ultima campagna di scavi in Siria è finita nel 2010. Dal 1964 e fino a quel momento, ho trascorso lì due o tre mesi l’anno». In queste parole è racchiusa tutta la dedizione di Paolo Matthiae. Ha insegnato Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico all’Università La Sapienza di Roma e a 70 anni continuava a seguire i lavori sul campo, nonostante fosse «un po’ faticoso a quell’età». E nonostante quei «piccoli problemi» dovuti all’attività archeologica: «Il sole, la polvere, il vento, e poi lo stare fermo per osservare con attenzione, il che non giova alla circolazione». Per Matthiae, la Siria è «il secondo Paese», protagonista del suo libro La Siria antica. Arte e architettura (Einaudi, pagine 304, euro 36,00). Nel volume afferma che nell’archeologia orientale la Siria dell’Età del bronzo è stata trascurata e sottostimata. Che cosa intende? «L’esplorazione delle grandi civiltà dell’Oriente classico cominciò nel 1842 nella Mesopotamia settentrionale. In Siria, invece, le prime spedizioni risalgono a mezzo secolo dopo. A questo ritardo si aggiunge la casualità. Soprattutto in passato, l’avvio di una campagna poteva dipendere da un interesse da parte degli archeologi, che sceglievano un particolare sito ritenendo che potesse contribuire a risolvere problemi storici già noti. Uno scavo, però, poteva iniziare anche per un fatto occasionale, per esempio dopo un ritrovamento. È il caso delle due scoperte più importanti della prima metà del Novecento in Siria, cioè le città di Ugarit sulla costa mediterranea e di Mari sull’Eufrate. Questi scavi iniziarono in seguito a scoperte accidentali e, per controllare se fossero siti d’interesse, a Ugarit fu inviato il professor Schaeffer, a Mari il professor Parrot. Non si erano posti un problema storico, ma da grandi archeologi quali erano capirono subito l’importanza dei due siti». A Ebla, dove fu lei a intraprendere gli scavi, quali fattori spinsero ad avviare una campagna? «Gli scavi di Ebla sono legati a un fatto occasionale, anche se scelsi quest’area a partire da un problema storico. Nel 1962, con la mia tesi di laurea, avevo studiato la Siria del II millennio a. C. ed ero interessato a trovare un sito che, per la dimensione o la cronologia, potesse offrire risultati importanti. Quando chiesi di avere la concessione di scavo per l’Università di Roma, il sito si chiamava Tell Mardikh. Ancora non sapevamo che fosse Ebla, ma lo accertammo nel 1968 grazie al ritrovamento di un’iscrizione. Questa città era stata cercata a nord, a ovest e a est di Aleppo, anche in Turchia. Tell Mardikh, invece, si trova 55 chilometri a sud di Aleppo». La scoperta di Ebla gettò luce sull’interno della Siria, trascurato dalle spedizioni precedenti. Scavare in zone diverse della Siria significa indagare civiltà differenti? «La Siria ha una struttura geografica, e quindi anche storica, molto varia. La zona costiera è una stretta fascia di pianura mediterranea. Poi incontriamo le catene montuose note come Libano e Anti-Libano. Spingendoci verso l’interno, troviamo una regione pianeggiante e, andando verso e oltre l’Eufrate, un’area desertica. Questa conformazione ha avuto un impatto sulle esplorazioni archeologiche, perché uno scavo sulla costa, uno nella Siria centrale e un altro più a oriente hanno esiti diversi. Sono sintomatici quelli di Ugarit, Ebla e Mari. Tutti e tre mostrano una certa frammentazione delle culture. Ugarit è sempre stata definita proto-fenicia, perché è del XIV-XIII secolo a. C. e, nel XII secolo, a nord e a sud di questa zona cominciò a svilupparsi la civiltà fenicia. Mari, invece, è situata nell’estremo oriente della Siria ed è considerata la più occidentale delle città mesopotamiche». Ebla, invece? «Ebla si trova tra Aleppo e Damasco ed è tipicamente siriana. La sua storia si divide in tre fasi e copre un arco temporale che va dal 2500 al 1600 a. C. circa. È del 2350 a. C. il Palazzo Reale in cui, nel 1975, trovammo gli archivi reali di Ebla. 17mila frammenti che formano tra i 4 e i 5mila testi interi. Un tesoro epigrafico straordinario. Di Ebla conosciamo molto: templi, palazzi, fortificazioni, anche una parte della Necropoli Reale. Una superficie di circa 60 ettari di cui, però, abbiamo scavato tra il 5% e l’8%, nonostante le 47 campagne di scavo che ho condotto». Che influenza ha avuto sull’attività archeologica la guerra civile siriana? «Ovunque, la situazione politica, sociale ed economica influenza la conduzione degli scavi. Quando cominciai le esplorazioni, erano in corso sette o otto campagne straniere. Nel 2010 ce n’erano 120. Poi, con lo scoppio della guerra civile, lasciammo la Siria. Prima di questo momento, il Paese era diventato un paradiso dell’archeologia orientale, in parte grazie alla scoperta degli archivi di Ebla. Questo spinse molti Paesi a prestare più attenzione alla Siria, capendo che anche lì si potevano trovare testi cuneiformi così antichi. All’epoca, infatti, si riteneva che in Siria questa scrittura avesse cominciato a diffondersi verso il 1800 a. C. Alcuni miei colleghi mi dissero: “Allora possiamo trovare altre città come Ebla”. Ma nel 2010 l’attività archeologica si è interrotta. Alcuni scavi, anche se condotti dalle autorità siriane, sono continuati nella zona costiera, abitata dagli alauiti. Il governo, infatti, era di minoranza alauita». Secondo lei, ora che in Siria la situazione sta cambiando, quale potrebbe essere la prospettiva futura per l’attività archeologica? «Non è facile immaginare come si possa comportare la nuova Siria. Quel che è certo è che ha ancora molto da offrire. Altro aspetto indubbio sono i seri problemi che il patrimonio artistico, archeologico e architettonico ha corso, nonostante la Direzione delle antichità abbia messo in salvo i reperti di molti musei. Gli eserciti dell’Isis hanno danneggiato il tempio di Baalshamin, a Palmira. Essendo antecedente all’Islam, rappresenta un’eredità considerata riprovevole dagli jihadisti. Dicevano anche che se avessero conquistato Damasco, avrebbero distrutto il mausoleo di Saladino. Rimasi perplesso quando lo sentii: Saladino cacciò i crociati dalla Siria e restituì al mondo islamico quello che era stato portato in Occidente. Secondo l’ideologia jihadista, però, non ci può essere un uomo che si elevi verso Allah. Quello che auspico è che la Siria sia un Paese in cui coloro che appartengono alle molte minoranze siano tutti cittadini in ugual modo. Avendo io 85 anni, vorrei che facessero un po’ presto, in maniera che possa vederlo».
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  45. https://stilearte.it/scavi-per-la-linea-elettrica-scoprono-10-tombe-di-un-tumulo-di-4500-anni-fa-ne-aprono-tre-in-una-ecco-cosa-vedono-cose-quelloggetto-vicino-al-polso-chi-erano-i-defunti-rispondono-gli-archeol/ Scavi per la linea elettrica. Scoprono 10 tombe di un tumulo di 4500 anni fa. Ne aprono tre. In una ecco cosa vedono. Cos’è quell’oggetto vicino al polso? Chi erano i defunti? Rispondono gli archeologi Redazione 31 Gennaio 2025 Archeologia - Ultime notizie ed approfondimenti, News Gli uomini sono adagiati sul lato sinistro del corpo. Le donne sul lato destro. Un tempo c’era una collinetta di terra e sassi, in questo punto. Un tumulo realizzato che dava unità al sepolcreto e che proteggeva le tombe. Poi, con i lavori agricoli, la collinetta scomparve, ma i resti antichissimi sono rimasti intatti, lì sotto. “E’ probabile che fossero membri dello stesso clan o della stessa famiglia” dice l’archeologo. Non gente comune, probabilmente. E vediamo perché… Nel cuore del distretto tedesco del Salzlandkreis, nei pressi di Förderstedt, durante i lavori per la costruzione di una nuova linea elettrica, è avvenuto un ritrovamento sorprendente: un antico cimitero risalente a circa 4.500 anni fa. Tra le dieci tombe identificate, tre risultano particolarmente ben conservate. Uno dei defunti indossava persino parte della sua armatura, un dettaglio eccezionale che apre nuove ipotesi sul ruolo e lo status sociale di questi antichi abitanti. La cultura del vaso campaniforme: un viaggio nell’età del rame Queste persone appartenevano alla cultura del vaso campaniforme, sviluppatasi tra il 2800 e il 1800 a.C., che prende il nome dai caratteristici vasi di ceramica a forma di campana che accompagnavano spesso i defunti. Diffusasi in gran parte dell’Europa occidentale e centrale, questa cultura è conosciuta per le sue pratiche funerarie distintive, i raffinati manufatti in ceramica e le abilità artigianali avanzate. La funzione dei vasi campaniformi non era solo pratica ma anche rituale. Il loro contenuto, spesso cibo o bevande, suggerisce una credenza nella necessità di provviste per il viaggio ultraterreno. Questi manufatti, decorati con motivi geometrici incisi o dipinti, testimoniano una notevole abilità artistica e una profonda connessione simbolica con la vita dopo la morte. Le tombe di Förderstedt: dettagli di una scoperta unica Le sepolture scoperte a Förderstedt offrono informazioni preziose sulla cultura del vaso campaniforme e sulle pratiche funerarie dell’età del rame. Le tre tombe più significative erano situate sotto un tumulo funerario comune. Secondo Susanne Friederich, responsabile del progetto presso l’Ufficio statale per la conservazione del patrimonio e l’archeologia della Sassonia–Anhalt, questo tipo di tumulo collettivo era una pratica consolidata nella cultura del vaso campaniforme. Tra i reperti più sorprendenti vi è un vaso campaniforme di circa 15 centimetri di diametro, ritrovato intatto e ancora contenente tracce di cibo. Questo oggetto, rinvenuto in una delle tombe centrali, rappresenta una testimonianza tangibile dell’importanza attribuita ai riti di passaggio nell’aldilà. Armature e armi: testimonianze di guerrieri Un dettaglio particolarmente affascinante riguarda il defunto trovato con un parabraccio realizzato in una lastrina di pietra. Questo oggetto, che misura circa otto per quattro centimetri, aveva la funzione di proteggere l’arciere dallo schiocco della corda dell’arco. La presenza di questo manufatto ha portato gli archeologi a ipotizzare che l’uomo fosse un cacciatore o un guerriero. Vediamo molto bene il parabraccio, – che abbiamo indicato con una freccia – originariamente sistemato sulla parte interna dell’avambraccio, a partire dal punto di giuntura del polso. I fori consentivano di fissare la lastra, con ago e corda, a un bracciale di stoffa o di cuoio. L’arciere, da un’osservazione sommaria, doveva avere circa 30 anni. Un’altra sepoltura ha rivelato tracce di una faretra, il cui contenitore organico si è decomposto nel tempo lasciando solo un’impronta nel sedimento. Due punte di freccia, ritrovate vicino alla schiena del defunto, suggeriscono che il guerriero fosse stato sepolto con il suo equipaggiamento completo. Terminologia Nell’antichità, il parabraccio era spesso chiamato bracciale d’arciere o placca d’arciere, a seconda della forma e dei materiali. Esisteva una certa varietà nei materiali utilizzati, che andavano dalla pelle rinforzata al metallo come rame o bronzo. Funzione simbolica e pratica Oltre alla funzione protettiva, alcuni studiosi ipotizzano che questi parabraccia potessero avere anche un valore cerimoniale o simbolico. La deposizione di tale oggetto nella tomba potrebbe indicare l’importanza dell’individuo come cacciatore o guerriero, sottolineandone il ruolo sociale nella comunità. Conservazione eccezionale grazie all’argilla di loess La straordinaria conservazione delle tombe è stata resa possibile dall’argilla di loess, un terreno fine e compatto che ha protetto le ossa e i reperti dal deterioramento. Christian Lau, responsabile degli scavi, ha spiegato che le tombe erano originariamente più profonde. Gli scavi, condotti in vista dell’ampliamento della linea elettrica a corrente continua “SuedOstLink”, proseguiranno per garantire un’analisi approfondita dei reperti. La linea, lunga circa 540 chilometri, collegherà Wolmirstedt vicino a Magdeburgo con Isar vicino a Landshut in Baviera. Le tombe saranno esaminate in laboratorio per ottenere ulteriori informazioni sulla vita, le abitudini e le credenze di questa antica comunità. La scoperta non solo arricchisce la conoscenza della cultura del vaso campaniforme, ma rappresenta anche un contributo significativo alla comprensione delle pratiche funerarie e del ruolo dei guerrieri nell’età del rame. E in Italia? Dove si diffuse questa cultura La presenza del vaso campaniforme in Italia è documentata soprattutto in tre grandi aree: Italia settentrionale Nella pianura padana e nelle Alpi orientali si trovano importanti tracce di questa cultura, spesso in siti di insediamento o sepolture. Tra le località più significative vi è Frattesina di Rovigo, uno dei centri nevralgici del commercio e della metallurgia nel Bronzo finale. In questa regione, la cultura del vaso campaniforme si sovrappone e si mescola con la precedente cultura del Bicchiere Imbutiforme e altre comunità locali. Italia centrale e Toscana Nelle aree collinari della Toscana (siti come Luni sul Mignone e Monte Giovi), si trovano contesti funerari con ceramiche campaniformi. Si ipotizza una penetrazione attraverso rotte fluviali e costiere dal Tirreno. Sardegna L’isola rappresenta un punto cruciale per la diffusione del vaso campaniforme nel Mediterraneo occidentale. In Sardegna la cultura campaniforme ha lasciato importanti tracce sia nelle tombe a domus de janas che nei villaggi pre-nuragici. A questo periodo si ricollega l’inizio di una vivace attività metallurgica sull’isola, che successivamente porterà alla straordinaria cultura nuragica. Caratteristiche culturali Ceramica: Il vaso campaniforme è solitamente decorato con motivi a zigzag, fasce orizzontali o triangoli impressi. Strumenti metallici: L’uso del rame si diffonde rapidamente, portando allo sviluppo di armi e utensili metallici. Pratiche funerarie: Spesso il vaso campaniforme è associato a sepolture individuali, un cambiamento significativo rispetto alle pratiche collettive precedenti. Influssi culturali: La diffusione del campaniforme in Italia sembra legata a contatti commerciali e migratori lungo le rotte terrestri e marittime, in particolare con la Spagna, la Francia meridionale e l’area danubiana. Ipotesi sulle origini La cultura del vaso campaniforme non è considerata una vera e propria “civiltà” autonoma, ma piuttosto un fenomeno culturale che si integra con diverse società locali, senza sostituirle del tutto. Le popolazioni indigene dell’Italia settentrionale, centrale e insulare accolgono e reinterpretano gli elementi campaniformi adattandoli ai propri contesti socio-economici. La presenza di questa cultura in Italia è dunque segno di un’epoca di intensi scambi e trasformazioni culturali, che pongono le basi per lo sviluppo delle civiltà protostoriche della penisola.
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  46. Dal web: Mappa virtuale sul rinvenimento storico di monete romane nel mondo. https://brilliantmaps.com/roman-coin-map/
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