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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/03/25 in tutte le aree
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Anche Giuseppe Sacchetti - verificatore alla zecca di Milano - nel 1873 riporta l'uso della lima e di altri macchinari per portare a peso il tondello, sebbene accadesse di rado. Giuseppe Sacchetti, Della coniazione monetaria e delle monete italiane del secolo XIX, p. 41.5 punti
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In questo numero: Gianni Graziosi, Cartoline numismatiche del tempo che fu, prima parte – p. 3 Rino Sequino, Proposta di classificazione per la siliqua di Costante II e per il tremisse anonimo longobardo con lettera B – p. 11 Lorenzo Bellesia, Una moneta anonima di Como da attribuirsi ad Azzone Visconti – p. 13 Francesco Di Cintio, Alcune considerazioni sui grossi di Ludovico di Savoia re di Cipro (1459-1460)– p. 17 Alberto D’Andrea e Realino Santone, Un’interessante ribattitura di Federico III di Aragona – p. 27 Alberto Castellotti, Caccia agli errori (errare humanum est) – p. 30 Giovanni Franchi, La rappresentazione di opere d’arte sulle monete della Repubblica Italiana. La graduale affermazione dell’arte nella monetazione italiana recente, prima parte – p. 33 Recensioni – p. 47 Notizie dal mondo numismatico – p. 50 Emissioni numismatiche – p. 56 Listino prezzi fissi – p. 59 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 63 odjob3 punti
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Anche le half eagles furono coniate a Charlotte quasi tutti gli anni, con l'unica eccezione del 1845, anno in cui, come abbiamo visto sopra, non vennero coniate nemmeno le quarter eagles: c'è un motivo, e ne parliamo nel prossimo post La maggiore utilità delle half eagles e la loro più diffusa popolarità tra i depositanti dell'oro fecero sì che il numero di esemplari coniati fosse decisamente superiore a quello delle quarter eagles. Il record di produzione venne toccato nel 1847, con 84.151 esemplari, e in generale raramente si scese sotto i 20.000 pezzi annui, con il record negativo raggiunto solamente nel 1861, ultimo anno di attività della Zecca, con appena 6.879 esemplari. Nella foto (da Ira & Larry GoldBerg Auction), una half eagle modello Liberty Head del 1841. Come potete notare, il marchio di Zecca si trova ora al rovescio. Venne mantenuto al dritto solo per il 1839 nelle monete disegnate da Gobrecht, per poi passare nel 1840, e fino al 1908 (ultimo anno di produzione per la tipologia) al rovescio, nella stessa posizione già vista per le quarter eagles. A Charlotte non furono mai coniate le monete d'oro più prestigiose, eagles e double eagles, e nemmeno la strana moneta da 3 dollari. Diede invece un importante contributo alla produzione delle minuscole monete da 1 dollaro. E proprio tra queste va ricercato il "santo Graal" della Zecca del North Carolina, la moneta più rara e, tanto per cambiare, misteriosa petronius3 punti
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Ciao, per ogni mia moneta redigo un'accurata scheda storica riguardante il personaggio rappresentato su di essa e sulle divinità o le scene rappresentate sui rovesci. Parimenti anche per tutto quello che riguarda l'aspetto tecnico dell'oggetto moneta (es. tipo di metallo, come è stata prodotta, se ha circolato poco o molto, aspetto del metallo ecc... I classici gradi di classificazione bellissime,splendide, fior di conio personalmente non li uso). Per me molto importante è trovare monete che condividono identità di conio con le mie perché le riporto insieme a tutta la documentazione di acquisto nel mio archivio, un surplus che ritengo importante anche per quanto concerne la conferma di autenticità della stessa. Quando riesco in questo ( fino ad ora per circa l'80% dei miei esemplari) li archivio dal punto di vista documentale definitivamente, per gli altri la finestra resta sempre aperta 🙂. ANTONIO3 punti
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Grazie ai preziosi consigli ricevuti in questo forum, ho chiesto la restituzione della moneta alla casa d'aste, in quanto il colpetto non era stato segnalato e il grading FdC ECZ non risultava compatibile con la presenza del difetto. La casa d'aste ha accettato la restituzione, riconoscendo l'errore. Invito tutti gli utenti a essere ancora più attenti di quanto lo sono stato io e a non esitare nel segnalare situazioni dubbie. È fondamentale far valere i propri diritti di acquirenti, specialmente nelle transazioni a distanza, affinché la trasparenza e la correttezza prevalgano nel mondo del collezionismo numismatico.3 punti
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Viene subito in mente Diocleziano per la fine della legenda, ma quelli che ci vanno più vicino sono i tetradrammi di Probo. Senza legenda è difficile dire se si tratta dello stesso conio di dritto, ma ci siamo quasi: La moneta non era identificata, quindi l’onore (se non proprio la competenza) è salvo! Solo per curiosità, ce lo dici a quanto è finita?3 punti
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Io commerciante devo registrare l'acquisto (che va pagato), comunicare i dati al commercialista (che poi devo pagare), preparare l'attestato di autenticità, fare fattura quando vendo e comunicare tutto al commercialista, registrare la vendita. Fatto questo devo pagare l'affitto (non si può fare l'attività a casa), l'IVA, le tasse, la camera di commercio e commissioni varie. Il privato no. E vendo io a tanto? Arka # slow numismatic3 punti
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Ciao, breve post su un denario dell'imperatore Alessandro Severo (222-235 d.C.) con Vittoria alata andante a sinistra coniato a Roma nei primi anni del suo regno. Chiaramente celebrativo ( forse della sua salita al potere) ed abbastanza comune. Entrato in collezione diversi anni fa lo archivio definitivamente perché ho trovato un esemplare che condivide identico conio di rovescio ( chiedo a tal proposito vostro gradito parere). Da esame diretto risulta coniato, ben centrato, con buon metallo ed ha circolato. Il mio esemplare ha il busto dell'imperatore nudo mentre l'altro è drappeggiato. Il maestro incisore autore del ritratto , come ci dicono i lineamenti molto simili, è con pochi dubbi lo stesso. Grazie ed alle prossime 🙂. ANTONIO 20 mm 3,20 gr RIC 180a2 punti
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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy emette il 3 giugno 2025 un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica le Eccellenze del patrimonio culturale italiano, dedicato a Enzo Jannacci. Caratteristiche del francobollo La vignetta riproduce un intenso ritratto di Enzo Jannacci, medico, cantautore, pianista, attore e sceneggiatore italiano, tra i più grandi protagonisti della scena musicale italiana. La foto che lo ritrae rimanda alla copertina del suo diciottesimo album in studio dal titolo “L’uomo a metà”, pubblicato nel 2003 dall’editore musicale Ala Bianca. Completano il francobollo la legenda “ENZO JANNACCI” e le date “1935 2013”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. Bozzetto: a cura dal Centro Filatelico dell’Officina Carte Valori e Produzioni Tradizionali dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.. Tiratura: duecentomila venticinque esemplari. Indicazione tariffaria: tariffa B. Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia; colori: due; carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, con imbiancante ottico; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft mono-siliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta: 40 x 30 mm.; formato stampa: 40 x 28 mm.; formato tracciatura: 46 x 37 mm.; dentellatura: 11, effettuata con fustellatura. Caratteristiche del foglio: Il foglio contiene quarantacinque esemplari. Sulla cimosa è riprodotto il logo MIMIT monocromatico.2 punti
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Più tardi, quello stesso anno, iniziò la produzione delle quarter eagles, per un totale, nel 1838, di 7.880 esemplari, che andarono ad aggiungersi a 17.179 half eagles. Questi numeri rappresentano tutta la produzione di Charlotte del primo anno. Le quarter eagles, le monete da 2,50 dollari, furono coniate a Charlotte quasi tutti gli anni dal 1838 al 1860, fanno eccezione il 1845, 1853, 1857 e 1859. Il totale annuale varia da un minimo di 3.677 nel 1855 a un massimo di 26.067 nel 1843. In un'epoca in cui la Zecca di Philadelphia produceva più di un milione di quarter eagles l'anno, è ovvio che tutte le monete di Charlotte sono da considerarsi piuttosto rare. Il disegno delle quarter eagles del 1838 e 1839, è identico a quello visto sopra per le half eagles. Nel 1840 fu sostituito da quello di Christian Gobrecht, in verità non molto dissimile, e già ampiamente descritto nella precedente discussione. Tale disegno rimarrà invariato fino all'ultimo anno di attività di Charlotte. Da notare però che, rispetto alle half eagles, il marchio di Zecca compare al rovescio, tra gli artigli dell'aquila e il valore: vediamo il particolare. (tutte le foto da Ira & Larry GoldBerg Auctions) petronius2 punti
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Buongiorno a tutti, Buongiorno @Gian80 Concordo pienamente con quanto scritto da @Raff82 e da @gennydbmoney E' mia opinione che Magliocca, nel suo eccellente nuovo Manuale, abbia fatto bene a descrivere le tipologie del Bordo e non assegnare ad esse un grado di rarità. Infatti il Bordo ed il Taglio sono le parti meno considerate dai collezionisti e quindi sono convinto che in molte collezioni esistano diversi Bordi che esulano da quello più comune chiamato di solito “Ornato” ( per capirci quello sempre presente nel Rovescio ). O forse ne esistono altri oltre ai 4 descritti. Pertanto ritengo il “Doppio Pettine” solo meno comune rispetto a quello “Ornato”. Posso anche capire le Case d'Asta che cercano di aumentare il numero di acquirenti inserendo un MOLTO RARA ( R2? - R3? ) quando bastava una nota nella descrizione. Mi ha colpito anche il quasi Copia & Incolla della Numismatica Ferrarese rispetto a Nomisma Asta: nel post #9 di @Gian80 potete leggere la descrizione dell'asta in corso. Nel 2015 Nomisma - Asta 52, così descriveva la Piastra 1825 ( sbagliando perchè il decoro è “Lineare o a Pettine” ) Saluti, Beppe2 punti
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Benritrovati Questa storia inizia una domenica di un mese non meglio precisato, quando il dodicenne Conrad Reed, in compagnia della sorella e di un fratello più piccoli, andò ad esplorare, come probabilmente faceva spesso, le rive del Little Meadow Creek, un torrente che scorreva non lontano dalla fattoria di suo padre, nella Contea di Cabarrus, nel North Carolina. Dalla sua esplorazione, riportò a casa una grossa pietra, ma poichè nessuno in famiglia capiva bene di cosa si trattasse, decisero di usarla come fermaporta, e lì rimase, all'ingresso della casa dei Reed, per alcuni anni. Era il 1799. Tre anni dopo, al padre di Conrad, John Reed, venne il sospetto che quella grossa pietra potesse avere un qualche valore, la prese e la portò da un gioielliere di Fayetteville, che non ci mise molto a capire di cosa si trattava. Era ORO, e il povero John, che era del tutto all'oscuro del prezzo del prezioso metallo, chiese e ottenne, quasi vergognandese perchè gli sembrava troppo, 3 dollari e 50, per un blocco d'oro del peso di oltre 17 libbre (circa 8 chili) che valeva, allora, mille volte tanto. Soddisfatto dell'affare e tornato a casa si diede a cercare altro oro. L'anno seguente trovò una pepita da 28 libbre (12-13 chili) la più grande mai scoperta nella regione, e nelle sue esplorazioni del torrente si rese conto che era tempestato di scaglie d'oro e pepite per oltre un miglio della sua lunghezza. Nel frattempo, altre scoperte avevano fatto seguito a quelle della famiglia Reed, e avevano dato l'avvio alla prima corsa all'oro americana. Qualche anno più tardi, importanti giacimenti auriferi vennero scoperti anche nella vicina Georgia, e a quel punto si pose il problema di come utilizzare al meglio quell'oro. La cosa più semplice e logica sarebbe stata trasformarlo in monete, ma c'era un problema: l'unica Zecca esistente all'epoca sul suolo degli Stati Uniti, quella di Philadelphia, era lontanissima, e portare l'oro fin là era cosa tutt'altro che facile. Indiani, banditi, avversità atmosferiche, per non parlare dei costi, scoraggiavano molti dal tentare l'impresa. Così, anno dopo anno, si fece sempre più pressante da parte degli abitanti dei due stati la richiesta di aprire una Zecca vicina e facile da raggiungere. E finalmente, con il Mint Act del 3 marzo 1835, il Congresso li accontentò, oltre ogni aspettativa: non una, ma addirittura due, furono le Zecche autorizzate: "One branch [to be established] at the town of Charlotte , in the state of North Carolina, and one branch at or near Dahlonega, in the state of Georgia" Entrambe le Zecche furono autorizzate "for the coinage of gold only", e così fu per tutta la durata della loro attività. In questa discussione, proveremo a raccontare la loro storia, e naturalmente quella delle loro monete. Tutte, rigorosamente, d'ORO, non moltissime, in verità, rispetto a quelle coniate in altre Zecche, ma abbastanza perché anche noi, come Zio Paperone, ci si possa tuffare dentro petronius1 punto
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Ciao a tutti Volevo condividere questo bel volantino trovato in un lotto di storia postale veronese. A quale periodo possiamo inquadrarlo? @PostOffice @fapetri2001 Grazie per info e idee1 punto
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È passata in una piccola, ma interessante asta, una moneta che ha destato la mia attenzione. Premetto che era non classificata, se non genericamente, ma la lettura del dritto è abbastanza chiara. Dovrebbe pertanto trattarsi di un raro nummo emesso ad Alessandria d'Egitto dallo usurpatore Domizio Domiziano, che nel 296/297 si ribellò nel periodo della prima tetrarchia. Preso il potere ad Alessandria, tra alterne vicende lo mantenne per poco più di un anno. Ebbe il tempo di produrre le tipiche emissioni del periodo, aurei e argentei di estrema rarità e meno rari follis in mistura, il cui stile si richiama a quello della tetrarchia. La monetazione di Domizio Domiziano ebbe anche un carattere locale, caratterizzato dall'emissione di tetradrammi con la leggenda in greco. Tornando alla moneta della recente asta, di cui allego la foto, si tratta appunto di un'emissione con la leggenda con i tipici caratteri coloniali, che Alessandria d'Egitto produsse largamente sia nel periodo precedente, sia successivo. La moneta, dal peso di 7,1 grammi e dal diametro di millimetri 19,9, presenta al dritto un ritratto singolare di Domizio Domiziano, con legenda DOM DOMITIANOC CEB (non sono sicuro se all'inizio della leggenda vi sia un'altra lettera, forse una L) e al rovescio L'Aquila, soggetto molto frequente nelle emissioni alessandrine, con l'indicazione della data LB, cioè del secondo anno. Quello che non mi torna, innanzitutto è lo stile, in quanto le emissioni coloniali Di Domizio Domiziano stilisticamente assomigliano molto a quelle con leggenda Latina. Inoltre, non sono riuscito a reperire una leggenda del dritto simile a questa. Insomma, e ciò ha alimentato la mia insana curiosità, sono poche le cose che tornano. Ho provato a reperire online monete simili, ma non ci sono riuscito, guardando nel catalogo RPC, su Wildwinds, sul Cabinet des Medailles e nel BM. Possibile che sia inedita? Onestamente, le ipotesi possono essere varie. La moneta ad esempio potrebbe essere falsa, ma secondo me non lo è, quantomeno guardando le foto non sembra, ma bisognerebbe vederla in mano. Oppure potrebbe essere stata ritoccata. Ho verificato ad esempio che Domizio Domiziano condivide la parte iniziale del nome con le emissioni greche alessandrine coniate da Aureliano. Però, anche l'ipotesi della leggenda ritoccata, stando sempre a ciò che si può intuire dalle immagini non mi pare. Insomma, è un dilemma, che vorrei condividere con voi, ascoltando volentieri altri pareri. Che ne pensate? Ringrazio anticipatamente. Allego un po' di foto, sia delle monete di Domizio Domiziano, con leggenda latina e greca, sia di altre prodotte ad Alessandria a nome di Aureliano, abbastanza simili stilisticamente (ma vale anche per gli imperatori precedenti, con il tipico stile che oso definire"brutale") e in parte come leggenda.1 punto
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Unge nove sei, NTR apre N dente = un genovese intraprendente. Buonanotte!1 punto
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È un peso monetale probabilmente della lira sabauda, ma dovrebbe essere sui 12 grammi, quindi penso si tratti di una mezza lira.1 punto
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Complimenti @Alex Cinquantenario, non è una scelta facile rinunciare dopo esserti aggiudicato un lotto molto conteso. hai giustamente espresso le tue perplessità e correttamente la casa d'aste ha risolto il problema.1 punto
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Grazie Fabrizio @ilnumismatico per l'incoraggiamento e i consigli, apprezzo molto!1 punto
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A proposito di rebus… Il modo di risolvere i rebus in francese e in italiano presenta alcune differenze, anche se il principio di base comune è quello di indovinare una parola o un’espressione associando immagini, suoni o lettere. Questo è un famoso rebus (1’2 5 7) con cui Voltaire accettò (in francese) un invito a pranzo. La soluzione è: G grand a petit = J’ai grand appétit apollonia1 punto
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Ebay dovrebbe essere legalmente responsabile di quello che viene venduto sulla piattaforma. Se qualcuno vende un moneta comunissima a mille euro non c'è frode ma se uno vende un falso come originale si. Questo dovrebbe controllare ebay!1 punto
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Ti rispondo di corsa ma direi di si, le parti in cui la figura incontra la legenda mi sembrano uguali così come molti altri particolari. Come sempre bell'esemplare 😃1 punto
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Pianta D, annosa P, erica N, I E lederá= Pianta dannosa per i cani é l'edera. Buona giornata! Grazie Carletto per avermi detto come fare per mettere gli accenti da cellulare!1 punto
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Comunque ormai su ebay non c'è più alcun controllo, le truffe proliferano anche grazie alla connivenza della piattaforma che guadagna con le commissioni sulle vendite. Chiaramente, a loro conviene che i truffatori vendano e vendano alto. C'è la possibilità di contestare delle inserzioni giudicate scorrette ma è solo uno specchietto per le allodole perché i reclami sono gestiti dall'AI che è settata per ignorare le denunce e lasciare tutto inalterato. Queste due di seguito sono le risposte automatizzate che ho ricevuto dopo che ho reclamato per due inserzioni fraudolente: la prima vendeva un falso buono partigiano stampato ieri con una inkjet mentre la seconda era di uno che vendeva una valanga di falsi falsi d'epoca. Nel primo caso avevo pure allegato alla contestazione l'immagine di un buono partigiano analogo ma originale per confronto. La stessa inserzione è stata rimessa on line ed è tuttora attiva, il venditore si chiama franacc-68, memorizzate questo ID perché è un truffatore sistematico! Riporto le risposte perché si sappia cos'è ebay ormai. Gli inesperti farebbero bene a tenersi lontani da stranezze, varianti di colore, cose strane perché la truffa è sempre dietro l'angolo.1 punto
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DE GREGE EPICURI Credo non ci siano elementi certi per distinguere. Posso solo dire che i ritratti di Giuliano che ho visto erano più "asciutti", quindi propenderei per Costanzo Gallo, ma senza certezze.1 punto
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Finalmente qualcuno che sa ancora apprezzare la bellezza in sé, senza farsi distrarre da questioni come lo stato di conservazione e il "quanto vale" (che, permettetemi di dirlo, sono marginali rispetto alla numismatica, che è passione per la storia, l'arte, la memoria ecc) Bellissimo biglietto. E pensare che la figlia dell'artista che ne ispirò il disegno, Giovanni Capranesi, citò in giudizio la Banca d'Italia per aver riadattato, dopo la morte del Capranesi, i bozzetti delle precedenti 1.000 lire allo scopo di creare due tagli maggiori, da 5.000 e 10.000 lire, appunto. A giudizio della figlia il lavoro non era all'altezza della reputazione del padre e ne danneggiava l'immagine! De gustibus. Ad ogni modo, per onorare la memoria dell'artista, la Banca d'Italia preferì conciliare e versò un indennizzo alla famiglia.1 punto
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Ciao Alberto, Anno sicuramente difficile per quel periodo. Apri sempre discussioni utili e interessanti. Ecco le mie. 8 su 7 8 su 7 e HIER.. La reimpressa. HIER senza punto. Un saluto Raffaele.1 punto
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Ciao @aemilianus253 Quasi niente regge… Lo stile del ritratto non corrisponde a quello consueto di Domizio Domiziano, generalmente molto omogeneo nei tetradrammi e nei follis di Alessandria. La leggenda al dritto è invariabilmente ΔΟΜΙΤΙΑΝΟϹ ϹΕΒ. La tipologia con questo stile di rovescio potrebbe collocarsi nel periodo compreso tra Claudio II e la Tetrarchia, ma non risulta attestata per Domiziano. Inoltre, la leggenda al dritto appare priva di rilievo rispetto allo stato generale di conservazione della moneta. A mio avviso, si tratta di una leggenda parzialmente o totalmente reincisa. In che modo il venditore descrive questa moneta? Potresti indicarci il link della vendita? Sei riuscito a contattare Savio, come suggeriva @gpittini ?1 punto
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Buongiorno,posso affermare quasi con certezza che si tratta di Costantino I (Costantino II su queste monete è un cesare). Variante CONSTANTI NVSAVG / VICT LAETAE PRINC PERP, con Costantino elmato e scudo,zecca di Siscia. Data l'usura non è possibile stabilire quale variante è,sia del busto che dell' altare. https://www.acsearch.info/search.html?id=54882161 punto
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Così sono presentati 2 esemplari in AE, il 1^ da Tomis nella Mesia Inferiore al nome di Massimino I trace ed il 2^ da Tripoli di Lidia al nome di Valeriano I . Saranno entrambi ad ore, il 1 Giugno, in vendita Num.Naumann 153 rispettivamente ai nn. 334 e 370 .1 punto
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ciao @Alan Sinclair, anche se in bassa conservazione dà soddisfazione avere una serie completa, anche delle monete rare e non comuni. certo, sostituire proprio queste ultime è lo sforzo più impegnativo, però bisogna che ne valga proprio la pena: le sostituirò quando almeno da MB o qBB potrò salire almeno a un SPL, o comunque una conservazione che mi consenta di godere di tutti i rilievi e dettagli. @caravelle82 infatti io sono già contento così! anche se tutte uguali, mi piace molto la vista d'insieme, ciascuna con i propri dettagli più o meno visibili, ciascuna con la propria colorazione (in alcuni casi un minimo di patina, in altri forse solo sporco, altre ancora probabilmente lavate) acquisita nel tempo. quella che apprezzo di più è la 1897, sia per i rilievi meglio conservati sia per un minimo di residuo di lustro, dalle altre scomparso.1 punto
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Negli stessi giorni furono consegnati i macchinari: presse per il conio, fresatrici, caldaie, forni e laminatoi, arrivati via mare nei porti di Charleston e Camden, nel South Carolina. Franklin Peale, fonditore e raffinatore della Zecca di Philadelphia, di ritorno da un viaggio di studio e ricerca presso le principali Zecche europee, assicurò che le monete degli Stati Uniti non sarebbero state seconde a nessuna quanto a tecnologia. Fu Peale a sovrintendere all'installazione di tutti i macchinari, operazione che terminò il 13 novembre 1837. A quel punto, la Zecca di Charlotte era pronta ad operare Il costo finale dell'edificio era stato di 56.412,20 dollari, un surplus rispetto alle previsioni iniziali dovuto alle modifiche del progetto originale che dovettero essere attuate in corso d'opera... succede sempre così Tutti erano comunque soddisfatti del risultato ottenuto, ad eccezione di Samuel McComb, che ricevette appena 668,87 dollari per più di due anni di lavoro . Fu presentata una proposta al Congresso per concedergli un compenso aggiuntivo per il suo eccellente lavoro, ma venne respinta. Con tutte le installazioni completate a metà novembre, c'era da aspettarsi che la produzione monetaria iniziasse prima della fine dell'anno: il primo sovrintendente della Zecca, John H. Wheeler, in un'intervista alla stampa locale del 4 dicembre 1837 annunciò che la Zecca era pronta a ricevere i depositi di lingotti d'oro. Ma quasi tre mesi dopo, nemmeno una moneta era stata coniata Quella che vedete sopra, è una targa storico-celebrativa (historical marker) dedicata a William H. Wheeler, primo sovrintendente della Zecca di Charlotte. Si trova a Murfreesboro, North Carolina, nella Hertford County, a "300 yarde dalla casa di mattoni" in cui Wheeler era nato nel 1806. La provincia americana è piena di targhe come questa, le abbiamo viste anche in altre discussioni, e le trovo particolarmente suggestive (molto old America ), così ho pensato di metterla al posto del solito ritratto del personaggio. Che comunque, chi fosse curioso, potrà facilmente vedere semplicemente digitando "John H. Wheeler" in un motore di ricerca petronius1 punto
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Mi trovi in super accordo ed è uno svantaggio per tutti. Noi del CERROFIL (San Pietro in Cerro - PC) siamo ormai alla 3° edizione, non abbiamo mai cambiato le date: ultimo sabato di giugno e, a seguire, ultimo sabato di luglio con il Convegno Estivo delle Terre Verdiane. Come mi dici sempre tu, abbiamo fatto anche sempre lo sforzo di "prenotare giornate di sole", dato che l'evento è all'aperto. 😄 In più, ci siamo permessi di sovrapporci a Castellamare (in accordo anche con @tempolibero) dato che, grazie alla distanza geografica, non ci pestiamo i piedi a vicenda... a differenza di chi è a metà strada fra tutti e due.1 punto
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E' l'arma a doppo taglio dell'online: comodo, veloce e sicuro. Quando si ha bisogno di qualcosa si ordina e domani mattina arriva. Ma penso si perda tantissimo sia a livello umano che in competenza, in tutti i settori al di là delle monete. Ringrazio comunque quei commercianti che ancora credono nei convegni con tutte le difficoltà che ci sono.1 punto
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Il foro è stato fatto partendo dal dritto, quindi non è stata cosa voluta la deturpazione del volto del Cristo. Certamente non è stato usato come pendente singolo a modo di medaglietta. Probabilmente è stato usato come ornamento in aera non cristiana, dove contava solo come oggetto argenteo.1 punto
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Guarda, l'avevo vista pure io su eBay, ma il foro sul volto del cristo per me era troppo deturpante, e poi un Zorzi lo ho già (ma il foro è otturato e laterale). Direi che il prezzo finale che ha raggiunto è corretto, io mi sono fermato a 30€ (ma l'avrei rivenduta allo stesso prezzo che l'hai pagata). Comunque è pur sempre un rispettabile R3, magari capitassero i Dogi che mi mancano così (Michele Morosini, E. Dandolo, G. Gradenigo), almeno potrei permettermeli 🤣. Per la questione foro, di solito era per indossarle, solo che appunto aver forato la faccia di Gesù mi fa dubitare del fatto che fosse usato come pendaglio.1 punto
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Buonasera Stasera mi sento di condividere un acquisto di qualche anno fa ormai che ha dato una svolta alla mia collezione. Il Ducatone con la 'Barcaccia' di Francesco I é forse la moneta più iconica di questa zecca. Al dritto il Busto corazzato del duca volto a sinistra con il particolare di un volto sulla spalla. Al rovescio l'impresa della nave tra i flutti simbolo di un animo che affronta le avversità e che ha fiducia nei propri mezzi....il Crespellani pensa che il vascello sia un omaggio ai galeoni spagnoli ed alla Spagna di cui Francesco era fedele alleato. Il motto in legenda NON ALIO SIDERE significa "non sotto un'altra stella" sempre a rimarcare la fedeltà alla Spagna. Moneta importante in argento di 44 mm di diametro e 31,35 grammi di peso. Un saluto1 punto
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Conosco personalmente il collezionista che ha messo assieme la collezione, per anni in mostra nei suoi uffici milanesi. Molto curioso che le monete erano degli oggetti dalla forma fallica, non i tondelli che siamo abituati a conoscere nei cataloghi numismatici. E come vero simbolo del potere, più grande le dimensioni, più alto il valore 😂1 punto
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c'è poi un livello di "fiduciarietà" limite, che a mio avviso non è prettamente legato alla quantità di metallo, ma a regole che potremmo definire di "finanza comportamentale"... o meta-economiche.... faccio un piccolo esempio che chiarisce il mio punto di vista.... Anastasio con la prima riforma introduce un Follis del peso di circa 9 grammi con la seconda riforma ne raddoppia il peso a 18 grammi e così appare il pentanummo e l'AE4 "slitta" in fondo alla lista dei multipli diventando l'unità base probabilmente il follis da 9 grammi non ebbe l'impatto sperato perché era troppo piccolo.... non solo e squisitamente per un motivo di stretta fiduciarietà metallica (in parte forse anche quello), perché in effetti si era visto anche di peggio, ma perché l'impressione nell'utilizzatore era di avere in mano una moneta di poco valore ... e peraltro questo tende a generare una strisciante piccola inflazione.... se la moneta "che ti aspetti abbia una certa dimensione" diventa troppo piccola, non piace... ricordate cosa pensava la gente delle 100 e 50 lire "piccole" quando furono introdotte al posto delle "normali"? certo qua non era una questione di fiduciarietà, perché nessuno le avrebbe valutate "a peso" o "a fino"....ma quelle monetine avevano un "non so che" che alla gente non andava giù...1 punto
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la mia idea non è poi cambiata moltissimo, e anzi, avendo lavorato sul "valore" dell'AE4, sono sempre più convinto che le monete in bronzo circolassero al valore nominale. credo ci siano prove significative su questo e l'ho recentemente scritto. alcuni fraintendimenti sono a mio avviso dovuti all'uso dei termini. Ad esempio è difficile a mio avviso negare che a un certo punto nel V secolo l'AE4 valesse 5 nummi... e che poi sia stato portato nuovamente al valore di 1. (1) Gennari Alain, The value of the Æ4 and the reforms of Anastasius I / Il valore dell’Æ4 e le riforme di Anastasio I | Alain Gennari - Academia.edu sulla terminologia che ha creato problemi cito un passo di Esichio di Alessandria, che per il V secolo parla di un follis da 8 λεπτά, 6.000 dei quali fanno un solido. molti hanno scritto che forse il follis da M=40 in alcuni luoghi potesse "valere" 8 nummi... Ma.... se l’autore avesse citato con la parola λεπτά l’Æ4, quindi una piccola moneta reale, che come aveva probabilmente in una parte del V secolo il valore di 5 nummi, la frase potrebbe essere forse ricostruita così: un follis da 8 λεπτά, ognuno dei quali da 5 nummi, 6.000 dei quali fanno un solido. Quindi 1 follis = 8 λεπτά = 40 nummi per l'oro il tema è completamente differente.... parliamo di monete/lingotto, quindi la pesatura c'era senza alcun dubbio, e ci sono fonti che parlano di frazioni che di fatto non furono mai coniate, quindi la cosa è a mio avviso fuori di dubbio, l'oro era pesato eccome... L'argento, nei secoli V e VI ha a mio avviso una complessità maggiore, e a oggi non so dare una spiegazione che mi soddisfi al 100%, ma in un sistema basato sull'oro e che ti fatto non vive di concambi fissi, credo che plausibilmente fossero monete scambiate a valore facciale, pur con un valore la cui stabilità era assai limitata. che le monete avessero valori "fluttuanti" è abbastanza ovvio a mio avviso in un sistema che vive una inflazione abbastanza costante se per le monete come la LIRA è sufficiente aggiungere degli zeri, e far lentamente sparire i tagli più piccoli, su monete tendenzialmente prive del valore facciale basta ritariffarle .... su monete come quelle bizantine, con il valore impresso si procederà prima riducendo la dimensione e peso, e secondariamente facendo sparire i moduli più piccoli, che è quello che accade il pentanummo, non a caso, sostituisce rapidamente l'AE4 .... dal quale spesso è indistinguibile e tutti i multipli minori (5, 10 e 20) in un tempo non troppo lungo spariscono e si resta con un solo nominale da 40 nummi, di dimensione ridotta.... spero di aver espresso chiaramente il mio punto di vista, se così non fosse, mi scuso, ma sono disponibile a provarci ancora saluti Alain1 punto
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E' notorio che talune aree della Puglia, sebbene per poche decine d'anni, tra il 1484 e il 1530, erano state “Terra di San Marco” ed erano soggette alla Serenissima; in quegli anni, pur in tempi differenti, a Monopoli, Trani, Brindisi, Otranto, Mola, Polignano e Gallipoli c'erano Governatori e/o Provveditori veneziani che amministravano il territorio. I mercanti veneziani commerciavano però da secoli con la Puglia; i documenti ci dicono che i rapporti erano fiorenti già ai tempi dei normanni e degli svevi; ed erano di casa nelle città marinare del Tacco d'Italia: da Bari a Bitonto, da Terlizi a Tricase, da Monopoli a Melendugno e poi Lecce, San Cataldo, Nardò, Barletta e Otranto; dove c'era un grande o piccolo porto o un mercato ben frequentato, la Serenissima era presente. Dai porti pugliesi prendevano la rotta per Venezia i prodotti tipici del territorio: vino, olio, grano, legumi, cera, canestri, ceramiche, formaggio, sale, pelli, frutta secca, mandorle, zolfo, legno e bestiame; in cambio vi arrivavano soprattutto prodotti lavorati, come i tessuti di lana, seta, lino, cotone e misti; ferramenta, utensili in ferro e rame, cornici, specchi, vetrerie, spezie, zucchero, drapperie, mobili, tappeti e beni di lusso. Spesso la presenza della Serenissima era permanente, con veri centri operativi retti da consoli, con depositi per stivare le merci e con rappresentanti in loco delle più importanti famiglie mercantili veneziane. A Lecce la “nazione veneta” aveva il proprio centro operativo nella antica piazza dei Mercanti (ora piazza Sant'Oronzo) e nell'attiguo isolato detto delle Capande, cioè dei portici dove insistevano le botteghe ed i depositi alternati alle residenze civili, al consolato e all'ospedale; non poteva mancare la chiesa, denominata Cappella di San Marco, che fungeva da sede alla confraternita dei cittadini della Serenissima. Piazza S. Oronzo alla fine dell'800 con i portici (Capande) ancora esistenti La stessa Piazza e a destra, a lato dei portici, la non più esistente via San Marco e la chiesa di San Marco, dove si vede, sopra l'entrata, il leone marciano Ingrandimento del leone marciano Piazza S. Oronzo oggi; al posto dei portici e della via San Marco, un ampio spazio aperto con, al centro, nel selciato, lo stemma di Lecce Malauguratamente nel racconto di cui al soprascritto link non ci sono immagini del tipo di ducato a nome del Doge Gritti. Ritratto del Doge Andrea Gritti - 1540 Tiziano Vecellio Prescindendo dalle eventuali varianti determinate da differenti interpunzioni ed errori nella legenda (ce n'è un tipo che presenta, al posto del consueto ° S ° M ° VENETI alle spalle di S. Marco, la scritta ° S ° M ° VINITI), le differenze iconografiche sono tre. C'è il ducato tipo, che non si discosta dal ducato del Doge precedente, come segue: La prima differenza iconografica riguarda la banderuola in cima all'asta che S. Marco consegna al Doge genuflesso; non è il solito rettangolo minuscolo e statico, spesso poco definito, è una bella e lunga bandiera che garrisce al vento, con tanto di coda svolazzante che lambisce il corno ducale. La seconda differenza iconografica riguarda la coda svolazzante della banderuola; talvolta si vedono, come sopra, due svolazzi ben distinti, altre volte se ne vede chiaramente uno solo. Sempre nel tipo con la bandiera svolazzante, abbiamo un tipo che, al rovescio, all'interno della mandorla, non presenta le solite stelline a cinque raggi, ma a sei. saluti luciano1 punto
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@@elledi concordo pienamente. Con una buona fotografia, evidenziando i punti salienti di riconoscimento della moneta è perfettamente inutile sigillare in bustine o contenitori di plastica. Io faccio analisi gemmologiche e non sigillo né diamanti né le pietre di colore, figuriamoci se sigillerei una moneta. Il problema in campo numismatico è che non esiste un percorso di preparazione all'attività peritale, né esistono norme che stabiliscano degli standard operativi, strumentali e di nomenclatura, cosa che invece esiste nel settore gemmologico. Ripeto quello che avevo già espresso diverso tempo fa, io per diventare Gemmologo, ho dovuto frequentare un corso di formazione presso un Ente riconosciuto dallo Stato (IGI, Istituto Gemmologico Italiano), per un anno e mezzo, ho dovuto superare un esame di difficoltà non indifferente per conseguire il relativo diploma. Per operare a livello europeo, ho dovuto superare un altro esame presso la FEEG (Federation for European Education in Gemmology) nonché iscrivermi al Collegio Italiano Gemmologi, che con la Legge n. 4 del 14 Gennaio 2013, è divenuta Associazione Italiana Gemmologi e per il settore dei diamanti devo operare in base a quanto previsto da una specifica normativa UNI. Tutto questo in campo numismatico non avviene, i "Periti" provengono quasi tutti dal settore commerciale, periziano e vendono le proprie monete con un non indifferente conflitto di interessi, che determina molto frequentemente disaccordo sulla graduazione dello stato di conservazione.1 punto
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