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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/08/25 in tutte le aree

  1. Ciao a tutti, mi ricollego al post #82 dove si parlava di metodi di stampa, in particolare io citavo una laser, metodo di stampa che praticamente si riconosce ad occhio nudo https://www.lamoneta.it/topic/223096-varianti-di-colore-o-alchimie/page/4/#findComment-2522137 passando dal post https://www.lamoneta.it/topic/223096-varianti-di-colore-o-alchimie/page/4/#findComment-2551477 con la mille lire sdoppiata, fatta però con una stampante a getto d'inchiostro, che come qualità supera la laser di parecchio e "mischia" colori liquidi (non pigmenti asciutti). Adesso ho tirato fuori il microscopio scolastico di mia figlia e ho dato un'occhiata ad una 500 lire mercurio questa è una E di cinquEcEnto (una delle due, non ho segnato quale 🤣, anche perché sono rotate di 180° quando le guardi) e si vede benissimo una struttura tridimensionale della stampa, che purtroppo in foto non risalta così bene. Poi ho fatto una prova con una inkjet come quella di @jaconico e l'ho messa sotto le lenti: A = Originale Marco Polo / B = Stampa fai da te I colori dell'originale sono molto, molto più nitidi ed omogenei, non si vede bene, ma l'anima dell'uno ha un bel col bronzo dal vivo, La stampa fatta in casa anche qui si riconosce sotto un buon ingrandimento. @jaconico scriveva che addirittura un esemplare di questi era stato periziato, ma adesso mi / vi chiedo: ma oltre alla lente d'ingrandimento di rito, perchè su questi oggetti non si usa un microscopio?
    6 punti
  2. Buongiorno a tutti, recentemente ho avuto modo di visionare approfonditamente dal vivo e sotto microscopio il denario di Galba in questione e sono del parere che sia assolutamente autentico con tanto di cristallizzazioni e concrezioni reali e naturali. Tra l'altro ancora più bello e incisivo dal vivo ... Un cordiale saluto Enrico
    6 punti
  3. Buongiorno @dareios it, cercado tra le mie cose di navi bolli navali ecc. ho ritrovato la cartolina della 1^ nave Amerigo Vespucci e relativa busta intestata e annullata con il bollo della nave in viola "R.N.Amerigo Vespucci", spero possa contribuire con nuove notizie per questo post, saluti F.P.
    4 punti
  4. Ci tengo a far notare che comunque Tinia/ Alessandro ha dato un suo parere/opinione/dubbio da quello che vedeva e, sebbene tendenzialmente negativo, non assoluto e certo, quindi non condanniamolo nè condanniamo tutti i pareri fondati e motivatamente espressi dai vari esperti del forum, si fa quel che si può e con buona fede, cercando di motivare. Io stesso qualche dubbio dalle fotografie l'avrei avuto, nel senso che capisco cosa abbia potuto disturbare visivamente... E il mio parere comunque rimane un parere, per quanto coscienzioso e fondato sulla realtà del pezzo, perchè tali sono comunque : pareri. Enrico P.S. @Pxacaesar non ho più sottomano il pezzo e nella foto non è indicabile più di tanto, essendo leggerissima, relativamente diffusa, e certamente non da acidi, ho avuto modo di toccarla ( delicatamente e sul bordo) sotto il microscopio.
    3 punti
  5. Ciao Carlo, tutti abbiamo iniziato con questo spirito e tutti con il tempo abbiamo formato un nostro gusto nello scegliere i pezzi che più ci soddisfavano. Continua così.
    3 punti
  6. In Piemontese, é parola che significa ' chiesona ' : e sul fianco della Serra di Ivrea, é tuttora il nome di una piccolissima, semidiroccata, pieve, parte residua di Livione, uno dei piccoli borghi poi scomparso, che concorsero a costituire nel 1202, il vicino borgo franco di Piverone, voluto dai Vercellesi . Il rudere, dedicato a San Pietro, tuttora ben leggibile, ci propone un particolare, inconsueto edificio ad aula unica, con la navata separata dal piccolo presbiterio con minuscola abside, a mezzo di un triforium, appunto a tre fornici e con piccolo campanile impostato al di sopra del presbiterio .
    2 punti
  7. Solo adesso che ho riguardato le "monete" mi sono accorto di un particolare: ma non sarebbe stato meglio farle con un nesso diretto tra forma e valore?!?
    2 punti
  8. Salve,provi a vedere se fosse questo sesterzio Salvti Avgvstor di Marco Aurelio. https://www.acsearch.info/search.html?id=8219388
    2 punti
  9. 25 euro per qualcuno sono indispensabili per fare la spesa per un giorno per la famiglia... Le spese di spedizione io le ho sempre considerate assieme al costo totale della moneta,25 per la moneta e 5 di spedizione per me significa che la moneta è costata 30 euro...
    2 punti
  10. quella della mano mancina te la posso dare per certa, io all'età di 6 anni , prima elementare , fui mandata dalla direzione didattica da un dottore della ulss per correggere la mano di scrittura, perchè scrivendo con la sinistra sbaffavo la scrittura, oggi io sono sinistro al 99/100 scrivo con la dx ma faccio tutto con la sx, anche se ogni tanto mi prendo la libertà di usare anche la sx per scrivere, con difficoltà , la così detta mano del diavolo negli anni '60 non era concepita per scrivere, se lo imponessero oggi ad un bambino, quello che hanno fatto a me, ti ritroveresti tutti subito dal Giudice, altri tempi dimenticavo, la pinzetta aderisce meglio nella mano sx 😄
    2 punti
  11. Finalmente constato che convieni sul fatto che "da immagini" (vieppiù in questo caso su quella postata molto piccola) non si può esprimere un "parere" che abbia un motivo di essere e che sia probante. Infatti aveva già il suo bollino attaccato, come "parere" ma "bollata" pure resta. Pensa se avevi in vassoio un die-link con la moneta oggetto della discussione... le parole pur se mascherate da "pareri" hanno comunque un peso. Diversamente da altre volte il Fato ha voluto che un utente esperto abbia avuto modo di vederla sotto microscopio ed ha confutato il "parere". ... sbagliato parere ... ma è capitato a tantissimi altri esperti del Forum ... Francamente non mi pare che sia un "mal comune mezzo gaudio". Ripeto, le parole hanno un peso. Illyricum
    2 punti
  12. Ciao,leggo solo adesso il tuo post... Per la cifra spesa avevo effettivamente affermato che fosse la sua valutazione ma a pensare bene credo sia stato pagato più di quello che vale realmente ma questo è un mio umile parere... Per la rarità mi sono espresso nel post sopra,solo sulla baia attualmente ci sono circa una quindicina di inserzioni per il 10 tornesi del 54... Ciao Fabrizio,a me sembrano semplicemente dei residui di malachite,ma sicuramente tu hai più occhio di me...
    2 punti
  13. Io collezionavo in maniera compulsiva i 10 tornesi... @ilnumismatico lo sa😁 Il 1854 è un R2 ma a mio parere solo dal bb/spl in su. In stato zecca è praticamente introvabile. Per il pezzo in questione secondo me è in MB e pulito...la patina non è ben chiaro se avrà modo di riformarsi ma la hai pagata per quel che è. Se eri tentato dalla tipologia potevi buttarti su un 56 57 o 59 che sono più comuni e a parità di prezzo potevi avere qualcosa di più. Un saluto Marco
    2 punti
  14. Il gioco non vale la candela. Avuto riguardo al valore, la spedizione potrebbe anche passare inosservata. Ma se cosi' non fosse, le potenziali rogne che potrebbe generare quella inconsapevole monetina "regalo"....supererebbero di gran lunga la soddisfazione di averla vinta. M.
    2 punti
  15. E’ attualmente in asta un interessante bronzetto punico attribuito come produzione alla città/necropoli di Baria (nome romano della colonia in quanto non si conosce il nome fenicio della città) vicino Villaricos in Spagna. La produzione di Baria è inserita tra le coniazioni di Cartagine ancora in maniera dubitativa in quanto seppur alcuni studi la considerano un insediamento della città metropolitana alla quale è rimasta sempre legata, altri non escludono la presenza fin dal VII secolo la presenza di un emporio fenicio alla stessa stregua di Gadir, Malaca, Ebusus o altri insediamenti del Sud della Spagna e quindi non dipendente gerarchicamente direttamente dall’oligarchia cartaginese. E’ da rimarcare che peraltro fu uno degli ultimi baluardi difensivi dei Cartaginesi verso la campagna di riconquista romana. Le monete di Baria sono esclusivamente bronzee quindi destinate ad una circolazione interna e quindi limitata territorialmente e pertanto non utilizzata per il pagamento di eserciti o mercenari. La cronologia di queste monete, molto singolari e anomale rispetto alle altre ispano cartaginesi, è molto difficile da stabilire, i ritrovamenti sono limitati alla zona di Baria e il modello metrologico mal si inserisce nel contesto di altri bronzi del periodo barcide. Oltre ai bronzi di grande peso di conio grezzo e irregolare (catalogate ipoteticamente come unità e mezze unità) che hanno la caratteristica, rispetto alle altre monete ispano cartaginesi di aver modulo più stretto ma più spesso, esistono diversi piccoli bronzetti originali e fino allora sconosciuti che sono stati rinvenuti durante gli scavi di fine ‘800 dall’archeologo Luis Siret e che sono stati poi donati al Museo archeologico di Madrid. Tra i bronzetti rinvenuti da Siret, che potrebbero essere catalogati come quarto e/o quinto di unità, è inclusa la moneta suddetta (e per questo motivo viene attribuita di produzione cittadina) che ha comunque la particolarità di avere una fattura meno grezza e più vicina come stile alle monete barcidi. Al dritto la consueta immagine di Core e al rovescio l’altrettanto consueta palma. Il diametro medio è di circa 17,5 e il peso medio di circa 2,50 gr , un rif: SNG Espana V1/P2 n.251-254. Di seguito una tabella con alcuni dei piccoli bronzi a cui ci si riferisce.
    2 punti
  16. 2 punti
  17. Salve a tutti. Con questa discussione volevo oggi focalizzare la vostra attenzione su una rarissima tipologia monetaria coniata a Napoli nei primi anni del regno di Filippo III d'Asburgo (1598-1621). Senza frapporre ulteriori indugi, passiamo alle descrizioni. 1. D/ PHILIPP. III. DG. REX. ARA. VT. SI. Busto radiato, corazzato e drappeggiato volto a sinistra. Sotto, una croce tra due globetti. R/ MARGARI + AVSTR + CONIVXIT Busti dei sovrani Filippo III e Margherita d’Austria affrontati, posti su due cornucopie intrecciate. Tra di loro, nel campo, una corona reale. Sotto, 16.. · M. Pannuti – V. Riccio, p. 140, n° 9 (fig. 1). · Coll. Sambon 1897, p. 89, n° 1099 (tav. VIII del catalogo di vendita) – fig. 2. · G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo III, in BCNN, anno LII, 1967, p. 22, n° 3 (tav. I, n° 3, proveniente dalla Coll. Catemario con un peso di 5,92 g.) – fig. 3 e 3 bis. · A. D’Andrea – C. Andreani – S. Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE), 2011, p. 183, n° 23 (rarità: R4). Fig. 1. Immagine tratta da Pannuti-Riccio, p. 140. Fig. 2. Immagine tratta dal catalogo di vendita della Collezione Sambon del 1897, tav. VIII. Fig. 3. Immagine tratta dall'articolo di G. Bovi del 1967 in BCNN, tav. I (ex Coll. Catemario). Fig. 3 bis. In questa immagine sembra che la moneta ritratta sia la stessa già appartenuta alla Coll. Catemario pubblicata dal Bovi e qui riportata in fig. 3. 2. D/ PHILIPP. III. DG. REX. ARA. VT. SI. Busto simile al numero precedente. Dietro il busto, sigla comunemente interpretata come G. R/ Del tutto simile al numero precedente. · M. Pannuti – V. Riccio, p. 140, n° 9a. · Coll. Sambon 1897, p. 89, n° 1100. · G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo III, in BCNN, anno LII, 1967, manca. · A. D’Andrea – C. Andreani – S. Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE), 2011, p. 184, n° 24 (rarità: R4). · CNI XX, p. 178, n° 27 (esemplare della Coll. Sambon). Al momento, l’unico pezzo conosciuto di questa varietà fu esitato nell’asta Varesi XXXIII Utriusque Siciliae del 30 maggio 2000, p. 63, lotto n° 316 (fig. 4). Il medesimo esemplare, prima di approdare in questa recente asta, era appartenuto a Giulio Sambon e dalla sua ditta fu venduto nel catalogo della sua collezione a Milano nel 1897. Successivamente, si registrò un altro passaggio in asta Ratto del 5 maggio 1959 (lotto n° 353), per concludere poi in asta Varesi. Fig. 4. Immagine tratta dal catalogo d'asta Varesi Utriusque Siciliae. Come si evince dal titolo, questa interessantissima moneta napoletana dal valore di un tarì (ovvero due carlini), oltre alla rarità e all’importanza numismatica, riveste anche un rilevante significato storico, espresso attraverso l’iconografia del rovescio. Il diritto non rileva nulla di eccezionalmente importante, fatto salvo per la sigla G dietro il busto della variante qui descritta al n° 2, ma che avremo modo di approfondire di qui a breve. Volevo quindi soffermarmi in particolare sul rovescio. La legenda è già di per sé molto eloquente, ricordando il matrimonio tra Filippo III e Margherita d’Austria. Quest’ultima (1584 – 1611) era figlia dell’Arciduca d’Austria Carlo II di Stiria (1540 – 1590) e nipote dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando I (1556 – 1564). Non era certo di bell’aspetto: i ritratti dell’epoca ce ne tramandando un’immagine caratterizzata dal celebre prognatismo asburgico, tuttavia era di carattere mite, molto religiosa (alcuni l’hanno definita addirittura bigotta) e tutt’altro disinteressata agli affari politici e alle celebrazioni di corte. Nel 1599 sposò il Re Filippo III per procura, portando alla Corona spagnola una dote di 100.000 ducati, e di lì a poco intraprese il viaggio verso la penisola iberica, dove la sua unione regale doveva essere confermata nella capitale Madrid. Durante il suo viaggio verso la Spagna, il corteo austriaco fece tappa a Milano dove, per celebrare la sosta della nuova Regina spagnola, fu inaugurata, nell’allora Palazzo Ducale, la prima sala cittadina predisposta all’esecuzione dell’opera, il cosiddetto Salone Margherita. Alla corte spagnola, Margherita divenne una donna molto potente: ella era affezionata al consorte, così come anche lui esprimeva un sincero sentimento nei suoi confronti, ma non disdegnava l’intromissione, quando era necessario, negli affari di Stato. Il legame tra i due regnanti è ben illustrato su questa moneta: l’unione matrimoniale è simboleggiata dalle cornucopie che s’intrecciano. Questo simbolismo di pace, amicizia e concordia era già stato adoperato nel mondo classico su alcune monete romane sorprendentemente simili, nell’iconografia, a quella in oggetto (fig. 5 e 6, per fare alcuni esempi). Non escludo che l’incisore che curò l’esecuzione dei conii di rovescio per questi tarì napoletani non abbia preso spunto diretto da una di queste due monete romane, forse presenti nelle raccolte reali partenopee già messe insieme dall’epoca aragonese per volere di Re Alfonso il Magnanimo. Fig. 5. Sesterzio coniato a Roma a nome di Druso, figlio dell'Imperatore Tiberio, intorno al 22 - 23 d.C. Le due teste che sormontano le cornucopie sono quelle dei nipoti di Tiberio e figli dello stesso Druso: Tiberio Gemello e Germanico Gemello. RIC I, n° 42 (under Tiberius). Ex NAC 51, lotto 171. Fig. 6. Sesterzio dell'Imperatore Antonino Pio coniato a Roma intorno al 149 d.C. I due bambini le cui teste sono poste sopra le cornucopie sono T. Elio Antonino e T. Aurelio Antonino, i due figli del futuro Imperatore Marco Aurelio e di sua moglie Faustina II, nati proprio nel 149 d.C. RIC III, n° 857. Ex CNG Triton VIII, lotto n° 1142. La Regina dimostrò molto peso nella scelta dei ministri e dei cortigiani che circondavano il sovrano, decretando la caduta di quelli a lei sfavorevoli ed incentivando l’ascesa di coloro che si rivelavano fedeli non solo alla Spagna, ma anche all’Austria, suo Paese d’origine. Era lei, infatti, che spesso decideva che poteva avere contatti con il Re e chi invece veniva escluso da questo rapporto privilegiato. Filippo, dal canto suo, era felice, non senza una punta di opportunismo, di condividere con la moglie i pesi della politica, sia interna che estera. La politica filo-austriaca di Filippo III si intensificò a partire dal 1600, quando, sotto l’influsso della zia Maria Imperatrice del Sacro Romano Impero, figlia di Carlo V, e della figlia di lei, monaca, il Re iniziò ad appoggiare finanziariamente la fazione cattolica attraverso l’Arciduca Ferdinando II d’Asburgo, futuro Imperatore (1619 – 1637) in quella che passerà alla storia come Guerra dei Trent’anni. Alla morte di Margherita, il 3 ottobre del 1611, Filippo, profondamente addolorato per la perdita, non si risposò più. Riprendendo il discorso sul tarì in questione, esso fu coniato a Napoli nell’anno 1600, come dimostra anche la dicitura del numerale 16.. espresso sotto le due cornucopie al rovescio. Ad un anno di distanza, quindi, dal matrimonio tra i sovrani che si era tenuto solo l’anno precedente. Secondo un’ipotesi, sicuramente attendibile, avanzata dal Sambon in occasione della vendita della sua collezione nel 1897, a proposito di queste monete, esse vennero battute per una visita che i Re di Spagna avevano progettato a Napoli proprio per quell’anno, ma che non si realizzò mai. Questi tarì dovevano quindi essere gettati al popolo durante la cavalcata dei Re in visita alla città. In previsione di un simile evento, il nuovo Viceré Fernando Ruiz de Castro Conte di Lemos, insediatosi a Napoli nell’ottobre del 1599 con la moglie Catalina de Zùniga ed il figlio Pedro Fernàndez che gli succederà poi nella medesima carica, ordinò, oltre alla coniazione di queste monete, anche la costruzione di un nuovo palazzo (l’odierno Palazzo Reale in Piazza Plebiscito) per ospitare il Re in visita con la consorte. A seguito dell’annullamento del viaggio reale a Napoli, la costruzione della nuova residenza continuò, mentre molti dei tarì di questo tipo già coniati vennero ritirati dalla circolazione e rifusi per recuperare il metallo in Zecca. In circolazione ne rimasero pochissimi, come ad esempio l’unico esemplare noto descritto qui al n° 2, che risulta anche tosato e che quindi testimonia una discreta quanto movimentata attività di circolazione. Questo provvedimento potrebbe spiegare anche l’eccellente livello di rarità raggiunto ad oggi da questi particolari tarì: partiamo dicendo che solo un esiguo numero di esemplari sfuggì al ritiro ed alla fusione e, per quelli che restarono in circolazione, non tutti sono pervenuti fino ai nostri giorni, il che porta ad abbassare drasticamente il numero di pezzi sopravvissuti alle vicissitudini storiche e quotidiane intercorse in un così lungo arco temporale. Da un primo confronto dei conii dei diversi esemplari qui illustrati, risulta facile notare come per il rovescio fossero stati preparati meno conii rispetto al diritto: le somiglianze tra i conii di rovescio, infatti, sono più strette e calzanti rispetto a quelle dei conii di diritto (in alcuni casi sembra sia stato usato proprio lo stesso conio, ma è difficile giudicare anche a causa della conservazione dei pezzi), il che fa presupporre che furono preparati più conii di diritto, ma, a confronto, pochi, se non pochissimi, di rovescio. Passiamo ora, finalmente, a parlare della sigla G che compare dietro il busto al diritto dell’esemplare n° 2, come già detto, conosciuto, al momento, solo in quest’unico pezzo. Nel periodo in cui furono coniati questi tarì, ovvero nell’anno 1600, nella Zecca partenopea lavorava Giovanni Antonio Fasulo come Maestro di Zecca. Costui, un banchiere di origini napoletane, aveva già ricoperto questa carica a partire dal 1594, sotto Filippo II, continuando a mantenerla anche sotto Filippo III fino al 6 settembre del 1611. Egli siglava le monete con le proprie iniziali: IAF, seguendo una dizione latina “Joannes (o Johannes) Antonius”, e GF, ovvero “Giovanni Fasulo” seguendo invece una dizione volgare, possiamo dire, se vogliamo, in termini più recenti, italiana. Entrambe le sigle sono espresse in monogramma. Nello stesso periodo, come Maestro di Prova, lavorava, accanto al Fasulo, Gaspare Giuno (o Juno), attivo già dal 1591 e risultante in carica fino al 6 giugno 1609. Egli siglava le monete con la lettera G o con GI in monogramma. Ora, nei testi, come ad esempio il CNI XX, viene riportato in merito a questo tarì con sigla, che la lettera G indicherebbe il Maestro di Prova Gaspare Giuno, ipotesi, questa, che è ancora tutt’oggi prevalente nel pensare comune quando si parla di tale moneta. Io, però, ho dei dubbi al riguardo: il solo Maestro di Prova, che, a differenza del Maestro di Zecca non aveva la responsabilità dell’intera attività monetale e non sempre era tenuto a siglare le monete a differenza, invece, del suo superiore, avrebbe potuto apporre la propria inziale omettendo, invece, quella del Maestro di Zecca? In realtà, a livello amministrativo, era quest’ultimo che rispondeva della qualità del lavoro in Zecca e dei prodotti monetari che vi uscivano, non il Maestro di Prova. Dunque, è più credibile che la sigla G non appartenga in realtà a Gaspare Giuno, come creduto finora, ma sia in realtà quella del Maestro di Zecca, ovvero di Giovanni Antonio Fasulo, responsabile della Zecca e, quindi, anche della coniazione di questo tarì commemorativo. Ne deriva che la sigla non può essere letta semplicemente come G, ma come GF (anche secondo criteri stilistici), il monogramma di Giovanni Antonio Fasulo, così come avviene ad esempio in altri nominali napoletani dello stesso periodo dove si ritrovano sullo stesso tondello le sigle GF e G (cfr. il carlino coevo con aquila e legenda di rovescio EGO + IN + FIDE del tipo Pannuti – Riccio, n° 16a). Anche se ci fosse stata la seconda sigla di Gaspare Giuno, essa sarebbe apparsa, probabilmente, sotto il busto del sovrano (come, ad esempio, nel tipo Pannuti-Riccio, n° 9 sotto il busto vi era una croce tra due globetti), come nel predetto carlino, in una parte della moneta che risulta purtroppo tosata. Infatti, non compare nessun’altra sigla nei campi, così come non possiamo immaginare che, in una coniazione ufficiale, appaia solo la sigla del Maestro di Prova, mentre viene omessa (per quale ragione plausibile poi?) quella più importante del Maestro di Zecca che garantiva, appunto, la bontà della moneta. In conclusione, secondo la mia opinione, la sigla che fino ad oggi si è malamente letta come G andrebbe letta per quello che in realtà è, cioè il monogramma GF del Maestro di Zecca dell’epoca. Ipotizzando la presenza della sigla G di Giuno, essa si sarebbe trovata sotto il busto, una parte della moneta purtroppo ad oggi perduta. Tale teoria sarebbe confermata se uscisse un secondo esemplare con la sigla dietro il busto ma con la parte sottostante non tosata. Per le sigle ho fatto molto affidamento su quanto pubblicato da P. Magliocca in Maestri di Zecca, di Prova ed Incisori della Zecca napoletana dal 1278 al 1734, Formia 2013. Ma ora lascio la parola a tutti coloro che vorranno intervenire con le proprie impressioni, commenti ed ipotesi: spero che anche questa discussione possa suscitare il vostro interesse.
    1 punto
  18. Salve,trovo molto somigliante questo monogramma ostrogoto di Teodorico su questo Minimus da 2 nummi. La prima foto va ruotata di 180°. Comunque aspettiamo @Poemenius. https://www.acsearch.info/search.html?term=Theoderic++"minimus"&category=1-2&lot=&date_from=&date_to=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1&currency=usd&order=0
    1 punto
  19. Non è presente nessun numero di serie particolare, le centomilalire se non sono in eccezionale conservazione (e senza alcun quasi) già difficilmente arrivano al loro ex-valore facciale (circa € 51,65), anche se usate pochissimo solitamente sono proposte in vendita a 15/25 euro, e la maggior parte rimangono ugualmente invendute, se normalmente usate è meglio tenersele per ricordo. Il fatto che erano un alto valore non conta più dal momento che hanno perso la validità con la prescrizione, sino a quando erano convertibili anche se strausate e riparate con il nastro adesivo quei €. 51,65 al cambio erano comunque salvi. Anche se è del primo tipo (1983) purtroppo è una banconota comunissima, per il secondo tipo addirittura le cifre sono più che dimezzate.
    1 punto
  20. quel "quasi" significa molto probabilmente che le • cinquecento lire 1974, "Mercurio". • mille lire 1969, "Giuseppe Verdi" sono solo un bel ricordo della lira senza valore. Per le • cento mila lire 1983, "Caravaggio". Foto! Se no non si va da nessuna parte. numero di serie: ======== copyright @caravelle82
    1 punto
  21. RIC 245: i cataloghi la danno in genere come "Comune", io credo che la discriminante su questo tipo di monetazione sia al 100 % la conservazione. La serie "zoo" è comunque ultra affascinante. Saluti Gordon
    1 punto
  22. Peccato, di certo non è più in fdp (fior di plastica), comunque si parlava di resistenza all'usura e non alla rottura, almeno così sono state presentate quando sono uscite dalla produzione, vuol dire che con il tempo quel materiale composito si degrada. Che poi, con quel diametro un solo grammo di peso.... basterebbe una piccola pinza per ridurli in mille pezzi.
    1 punto
  23. Grazie mille! Sembrerebbe essere proprio un sesterzio di Marco Aurelio. Guardandolo bene con la moneta in mano, vedo che la figura della Saluta é un po' più distante dall'altare del caduceo, e la veste non lascia vedere le forme delle gambe. Potrebbe essere questo? https://www.acsearch.info/search.html?id=243352#:~:text=acsearch.info/search-,.html%3Fid%3D243352,-%C3%97
    1 punto
  24. 1 punto
  25. Complimenti @Rocco68 e grazie: fa piacere vedere com'era un tempo la moneta, prima di esser passata di mano in mano! Davvero bella
    1 punto
  26. qui ho inserito solo il prezzo della moneta, normalmente considero anche la spedizione nel prezzo totale perché è quanto effettivamente mi esce di tasca per la moneta. Nel caso di specie la spedizione standard era 4 euro, ma ho chiesto la raccomandata quindi alla fine qualche euro di più (ma almeno confido di ricevere la moneta con maggiori probabilità). Per quanto mi riguarda è una cifra che ho ritenuto di poter spendere per la moneta in questione senza far saltare l'equilibrio delle finanze famigliari. Avessi acquistato un'alta conservazione mi sarei sentito più "a disagio" per il prezzo, ma soprattutto credo che per una cifra più importante non avrei comprato un 10 tornesi bensì qualche pezzo più "importante" del regno che ancora mi manca. E quindi avrei tolto a tutti voi "il divertimento" di star qui a discuterne
    1 punto
  27. Parliamo di 25 euro (la spedizione per me non fa testo) cosa vogliamo acquistare con questa cifra? Va bè che c'è la crisi e in Italia, la povertà aumenta gli stipendi sono fermi alla Lira ecc. ecc. ma discutiamo di una moneta di quasi 200 anni , del Regno Delle Due Sicilie di un tondello grande da 30 grammi in rame , discutiamo di Storia no di fantascienza e poi magari uno paga centinaia d'euro per una "moneta" che somiglia ad un telefono o ad un coltello.......
    1 punto
  28. @gennydbmoney grazie dell'ulteriore chiarimento. Per la rarità infatti ero rimasto perplesso da solo.. @favaldar per la patina vedremo.. intanto bisogna vedere anche come è effettivamente la moneta dal vivo, visto che la foto è decisamente schiarita o comunque non credo rispecchi la vera colorazione della moneta.
    1 punto
  29. Ciao @Litra68, grazie per il tag ma onestamente su questa tipologia non saprei aiutarti. Queste tessere con motivi floreali sono tutte molto simili ed è veramente difficile essere più specifici, almeno per me. Puoi trovarne qualcuna pubblicata nel catalogo del Pitotto al seguente link: https://www.complianceturin.it/ftp/gettonineisecoli/42_TESSERE.pdf Giusto per farti un’idea. Concordo sicuramente con @Oppiano sul fatto che non si tratti di una tessera mercantile fiorentina.
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  30. Io sono un po' più critico,parto dal dire che il 10 tornesi del 54 non è una moneta così rara come dicono i cataloghi, volendo basta fare una piccola ricerca è magicamente saltano fuori diverse decine di esemplari,di contro il nominale successivo veniva,fino a qualche anno fa', riportato come solo raro,e solo dopo una mia segnalazione fu elevato a rarissimo,e infatti se ne trovano pochi,molto pochi, questo per dire che spesso la valutazione per quanto riguarda valore e rarità lascia il tempo che trova... Per quanto riguarda il pezzo in oggetto io non avrei investito quella cifra per il suo acquisto, semplicemente perché con qualche decina di euro in più si poteva trovare un' esemplare decisamente migliore,non mi riferisco ovviamente ad un FDC o uno SPL ma un' umile BB sì poteva trovare e soprattutto senza tutti quei colpi e graffi che oltre alla conservazione ne abbassano ulteriormente l' appeal... Il mio non è il criticare le monete degli altri o come spendono i loro soldi,a me non interessa e non deve interessarmi ma visto che si è chiesto un parere io esprimo il mio... Se volete acquistare monete per il solo sfizio di averle in mano allora dovete pagarle per quelle che sono cioè poco, questo perché un domani quella moneta non vi piacerà più e i soldi spesi per acquistarla molto probabilmente non li riprendete più...
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  31. 🧐.... Eccezionale .. !!!
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  32. Ciao, infatti si tratta solo ed esclusivamente di pareri quelli che si esprimono su foto perché "giudizi definitivi" e le Perizie Numismatiche devono essere dati e fatte da esperti e con moneta in mano 🙂. Quindi quando ci sono discussioni come questa sono sempre molto istruttive e didattiche, per tutti. L'importante a mio avviso è che si svolgano sempre con rispetto di quelli che vi partecipano e di tutto quello che viene dipanato durante le stesse. Per me mai castelli di sabbia o caccia alle streghe.... come sostenuto purtroppo in tante discussioni salvo poi....ma tutto estremamente importante...È il confronto che fa crescere e ci permette di aumentare le nostre conoscenze Numismatiche. Oggi ho sbagliato parere io, ieri tu ma è capitato a tantissimi altri esperti del Forum( ricordi il mio falso denario di Galba ?). Questo non per rimarcarlo ma per avallare ancora di più quanto da te affermato e cioè la difficoltà di esprimere pareri da foto ma che comunque per il bene di tutti ( soprattutto dei neofiti) devono sempre essere considerati. Penso che hai capito il senso di questa mia risposta, grazie 🙂. ANTONIO
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  33. Buongiorno, @fapetri2001, veramente una gran bella cartolina storica. Non da meno la busta, ma la grafia al corsivo è alla pari di un disegno chinato. Una volta a scuola gli insegnanti dedicavano del tempo anche all'insegnamento della calligrafia ( cosa che ai miei tempi ho potuto esercitare anch'io ).
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  34. Però scusa, non aiuti annacquando la verità. Non in questo caso, precisiamolo sennò facciamo confusione; la patina dipende dalla vita passata della moneta, che essendo stata letteralmente seviziata
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  35. Esatto. Svista mia riguardo alla tiratura 🙂
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  36. Per me rientra tutto nel fatto che si tratta di un tondello di seconda classe dovuta alla presenza di un bordo più o meno deturpato.
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  37. Ciao Domenico @Oppianosi è vero lo ricordo, io però non sono convinto che sia un 1628, ovviamente è una mia personalissima opinione. L'ultima cifra sembra più un 9 che un 8. Negli esemplari riconosciuti come 8 la cifra sembra essere composta da due cerchi sovrapposti, se non ricordo male fu proprio @gennydbmoneyafarlo notare. Saluti Alberto
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  38. E per ora più o meno è tutto. Dopo la Bulgaria non dovrebbero esserci novità per un po' di anni, salvo imprevisti. I prossimi ad entrare potrebbero teoricamente essere la Repubblica Ceca o la Polonia, ma visti i danni provocati in questi stati dai loro precedenti governi di tendenze autoritarie/nazionaliste (e la possibilità che siffatti governi tornino in futuro) quanto a informazione corretta sulla questione il processo sarà lungo e difficile. La Romania è ancora lontana dal soddisfare i requisiti d'ingresso, mentre pur essendo l'opinione pubblica ungherese in maggioranza favorevole all'euro il governo Orbán tiene "in ostaggio" lo stato.
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  39. Si parla con troppa facilità della patina e della sua (ri)formazione, senza tenere minimamente conto di quanto lo storico della moneta, come ad esempio trattamenti impropri subiti (in questo caso sarebbe meglio parlare di “sevizie numismatiche”) influiscano (e ne compromettano) la sua formazione; non solo allungandone esponenzialmente la formazione, ma anche la sua omogeneità e gradevolezza. Il rame poi è ancora più delicato e suscettibile come metallo, infatti questo esemplare presenta anche vistose incrostazioni di cancro al rovescio che deve essere minuziosamente rimosso con estrema precisione. È già tanto se ripatinerà (e quando…) ma affermare che la patina diventerà pure bella mi pare un azzardo che implichi più fortuna del solito, come fare il passo più lungo della gamba, specie su un esemplare che, mi si perdoni per la sincerità ma credo di non disilludere nessuno, è messo “maluccio”, con un ritratto che è al limite per quanto riguarda il conservare la sua espressività. Carlo, chiedi in merito alla sua rarità… ma come giustamente tu stesso osservi: La teoria è una cosa; la pratica un’altra. Attento che tra le decimali del regno, e queste preunitarie, lo scarto tecnico è importante, e richiede studio e conoscenza del mercato. Detto in parole più povere, rischi di spendere più soldi che invece potresti investire in maniera più produttiva, come ad esempio più libri, cataloghi di collezioni storiche, o esemplari “meno rari” ma messi meglio qualitativamente. Insomma, non buttarti a capofitto negli acquisti: studia, osserva, confronta, cerca, ricerca e ricerca ancora, metabolizza quello che impari, e poi vedrai come la tua visione sarà più ampia, più chiara, e sopratutto più preparata davanti alle descrizioni dei venditori e alle rarità dei cataloghi
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  40. Ciao buongiorno, Ferdinando II di Borbone è interessantissimo, sembra monotono e uguale ma seguendolo ti accorgerai che ogni moneta è diversa dall'altra anche nella stessa data e vedrai che presto o tardi ti prenderà sempre di più. Come testo di riferimento io ti consiglio il nuovo Manuale Magliocca è un testo unico nel suo genere. Un saluto Raffaele.
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  41. Dico la mia... a me sembra il pegaso della Soli Cons Avg di Gallieno con leggenda Secvritas Perpetva ( se si ruota la moneta di 180° s intravede la Securitas) forse di Gordiano III?
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  42. L' erinnofilo è stato preso da questo manifesto/volantino dell' UMI l' Unione Monarchica Italiana, credo come detto dall'amico littleEvil che sia un prodotto anni 50/60. Certamente esiste un collezionismo per questo materiale erinnofilo, addirittura alcuni esemplari possono essere più rari dei francobolli, non si conoscono i numeri delle quantità stampate essendo stati prodotti da enti o organizzazioni non statali.. e non vi era quindi l' obbligo di annotare le quantità di produzione. Non pensare che valgano chissà quali cifre ma hanno si un loro valore di mercato e sono ricercati anche dai collezionisti di francobolli essendo l'oggetto simile. Nei paesi di lingua inglese sono chiamati Cinderella e sono molto collezionati. Personalmente il tuo e' un bell'esemplare.
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  43. È un tornese con tosone di Filippo IV di Spagna per il Regno di Napoli... Ad ogni modo sarebbe utile postare anche l'altro lato e comunicare peso e diametro... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIV/11
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  44. tra privati il valore corretto della compravendita con argento a 0,93 è di 8,5€ circa... poi siccome chi le compra (tra privati e commercianti) con la scusa che devono fonderle e la fusione ha un costo, cercano di abbassare di brutto la quotazione del 20% circa... in realtà spesso non le fondono ma le rivendono c'è molta speculazione sulle caravelle e sull'argento in generale siamo al limite tra investitore e rigattiere come personaggi che le trattano la volatilità dell'argento poi, invoglia ancor meno a comprarle a prezzo pieno.... poi c'è gente invece che si compra le once a 40€ (in quanto ivate)... misteri
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  45. Quelle due , diventando bibliografia, comportano un danno molto più grave che una moneta autentica condannata per falsa…. E così come lo sono i falsari, umani, lo sono anche i periti… ergo… È la diuturna corsa tra scassinatori e costruttori di serrature…. Un giorno è in vantaggio uno e il giorno dopo lo è l’altro.
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  46. Buongiorno a tutti e Buona Domenica, riporto su questa discussione, che tra quella sui 9 Cavalli di Filippo IV è quella specifica per il millesimo 1628. Non è un segreto che mi piacciono i 9 cavalli di Filippo IV . Ne ho in collezione e alcuni con simboli diversi a parità di millesimo. Non manca giorno che io non faccia una capatina sul Web alla ricerca del 1628, ma niente da fare. Il bello è che oltre a non trovarne disponibili ho una certa difficoltà anche a trovare passaggi d'asta. Riporto i due esemplari che al momento conosco oltre a quello della discussione. Secondo voi non cerco nel modo adeguato? Oppure è un pelo più raro di quanto pensiamo? O semplicemente perché ci sono esemplari dormienti in collezioni di persone che non sono utenti del Forum? Cosa ne pensate? Qualcuno vuole aggiungere foto, passaggi d'asta. Saluti Alberto 1° Lotto 305 Asta ACM 20 Dicembre 2019 2° Lotto 267 Asta Ranieri 10 Gennaio 2022
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  47. Il denario è buono. Giulia Mesa (Iulia Maesa in latino, l'inglese lasciamolo fuori) era la nonna dell'imperatore, mi pare ovvio che non fosse uno splendore. Se è la gnocca che cercate, per il periodo severiano bisogna puntare Giulia Paola o Barbia Orbiana
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