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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/16/25 in tutte le aree

  1. Buonasera a tutti, finalmente anche io mostro una pescata al mercatino domenicale, ieri; 2 pezzi 1€, ma alla fine sono riuscito a prenderne 5 con 2€. Mi scuso in anticipo per la scarsa qualità delle foto Le prime 3 in lega di rame, forse starebbero bene nel museo degli orrori. Diez Centimos Alfonso XII 1877 1 Kreuzer (1816?) 2 sols Luigi XVI (anno indecifrabile) Poi, per restare in Terra patria, ho visto questi due pezzi con una patina (o sporcizia?) che mi ha attirato, e li ho inseriti nella pescata. 2 lire Impero 1940 Buono da 1 Lira 1924
    5 punti
  2. https://monarchicinrete.blogspot.com/2018/06/consegna-al-governo-italiano-della.html Consegna al Governo italiano della parte della collezione delle monete del Re Vittorio Emanuele III rimasta in possesso del Re Umberto II Fausto Solaro del Borgo Febbraio 1983: In occasione di uno dei miei incontri con S.M. il Re Umberto II a Ginevra, nel febbraio del 1982, il Re mi accennò al problema delle monete della collezione donata da Suo Padre, il Re Vittorio Emanuele III, al Popolo Italiano (con lettera al Presidente del Consiglio, On. Alcide De Gasperi, scritta a Napoli il 9 maggio 1946), rimaste in Suo possesso dopo la morte del Genitore. Si trattava di due cassette contenenti i pezzi più preziosi, in quanto più antichi, che il vecchio Re, partendo per l’esilio in Egitto, portò con se (rilasciandone regolare ricevuta alla Presidenza del Consiglio) al fine di riordinarne la catalogazione. Queste monete si trovavano ad Alessandria d’Egitto al momento della morte del Re Vittorio Emanuele III, avvenuta il 28 dicembre 1947, quattro giorni prima della entrata in vigore della nuova Costituzione che prevedeva l’avocazione dei beni dell’ex Sovrano. Esse rappresentavano l’unico bene patrimoniale importante su cui la Famiglia Reale, che rischiava di restare senza mezzi di sostentamento, potesse contare sicché fu deciso di non procedere alla restituzione. Il 9 maggio del 1946 il vecchio Re dalla lancia che lo avrebbe portato verso l’esilio, tornando col pensiero a quella che era stata la più grande passione della sua vita, donava la propria collezione al POPOLO ITALIANO. Il Re Umberto mi precisò che intendeva affidare a me l’incarico di concordare con il Governo Italiano la restituzione delle due cassette conservate nel caveau del Credit Suisse di Losanna, che doveva essere effettuata in via riservata senza coinvolgere alcuno dei Suoi Consiglieri e Familiari, tutti ancora contrari a restituire un bene di così rilevante importanza patrimoniale al Paese che aveva espropriato l’intero patrimonio del Sovrano. All’inizio dell’estate 1982, in occasione della mia visita a Cascais del 27 luglio, fu deciso che avrei avviato in autunno i contatti con il Governo Italiano per individuare le procedure per la restituzione. L’aggravamento della malattia del Re ai primi di agosto e il Suo ricovero a Londra provocò, come tutti ricorderanno, un’ondata di simpatia per il Malato in esilio, sicché da molte parti si invocava un provvedimento del Parlamento che consentisse ad Umberto II di morire in Italia. In relazione a ciò, con la signorilità, la sensibilità e la bontà che hanno sempre caratterizzato le Sue azioni, il Re mi invitò ad astenermi dall’avanzare proposte di restituzione delle monete, perché non voleva che un tale Suo spontaneo gesto venisse interpretato come una forma di “do ut des”. Nei mesi dell’autunno 1982 non parlammo della questione nei nostri incontri alla clinica londinese, se non saltuariamente, sempre sentendomi confermare la preoccupazione per una possibile interpretazione che il gesto fosse legato all’ipotetico rientro in Italia. Da parte mia continuavo a notare un peggioramento delle condizioni di salute del Re con il rischio conseguente che, con la Sua scomparsa, le monete per le quali non avevo disposizioni scritte non venissero, dagli Eredi, più restituite all’Italia. Il 23 gennaio 1983, in occasione di una delle mie visite alla London Clinic, presi il coraggio a due mani e feci capire al Re che, date le circostanze ed i rischi connessi ad ulteriori rinvii, occorreva procedere e quindi aprire il negoziato con il Governo. L’amor di Patria e la grande delicatezza del Re Umberto II si manifestarono ancora una volta quando volle suggerirmi di contattare, per un consiglio sulla procedura da seguire, il Sen. Giovanni Spadolini, all’epoca Ministro della Difesa del Governo Fanfani, dicendomi “Ė il presidente del partito repubblicano, ma sono certo che, da uomo di cultura, metterà da parte in questa occasione le sue idee politiche”. Mi diede anche la precisa disposizione che unica condizione da porre era che nessuna notizia in merito alla riconsegna fosse data prima della Sua morte. Tornato a Roma, tramite un’amica che lo conosceva molto bene, chiesi un incontro con il Ministro della Difesa. Il Sen. Spadolini, per incontrarmi, mi fece chiedere di che cosa intendevo parlargli e, saputolo, mi fece dire che “non vedeva la ragione perché ci si rivolgesse a lui per una questione che riguardava Casa Savoia”. Chiusa questa porta, non avendo rapporti con il mondo politico, mi rivolsi all’amico Marcello Sacchetti che mi propose di incontrare l’On. Nicola Signorello, Ministro del Turismo e Spettacolo. Eravamo intanto arrivati al 18 febbraio e l’On. Signorello, che mi ricevette subito, udito quello di cui si trattava mi disse che ne avrebbe parlato in via confidenziale con il Presidente del Consiglio Sen. Fanfani che doveva incontrare, di lì a poco, in Consiglio dei Ministri. Questo avveniva intorno alle ore 16 del venerdì 18 febbraio. Descrivo sinteticamente la cronologia degli avvenimenti che portarono al rientro in Italia delle monete mancanti alla collezione donata al Popolo Italiano dal Re Vittorio Emanuele III. Sabato 19 febbraio. - Ore 9,00: mi chiama al telefono il Professor Damiano Nocilla, Capo dell’Ufficio Legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pregandomi di recarmi a Palazzo Chigi. - Ore 10,30: incontro il Prof. Nocilla, il quale mi comunica di aver avuto incarico dal Presidente Fanfani di chiedermi chiarimenti su quanto a lui comunicato, il pomeriggio precedente, dal Ministro Signorello. Dopo avermi ascoltato mi chiese - essendo completamente all’oscuro su quanto concerneva la donazione del Re Vittorio Emanuele III che risaliva al 1946 - qualche ora di tempo per aggiornarsi sulla pratica. - Ore 15,00: seconda convocazione a Palazzo Chigi da parte del Prof. Nocilla, il quale nel frattempo aveva trovato gli incartamenti originali della donazione, compresa la ricevuta con la quale il Re Vittorio Emanuele dichiarava di portare con se le due cassette per l’aggiornamento della catalogazione, sicché potemmo finalmente affrontare nei dettagli l’esame della procedura da seguire per la riconsegna. Durante il colloquio mi chiese di allontanarsi per andare a riferire al Presidente Fanfani che, indisposto, era a letto nell’ appartamento di Palazzo Chigi riservato al Presidente del Consiglio. - dopo circa mezz’ora il Prof. Nocilla mi informa che il Presidente Fanfani, pur febbricitante, era sceso nel suo studio e desiderava parlare con me. - Ore 16: il Presidente, che da anni era in rapporti molto amichevoli con mio Padre Alfredo, mi accoglie nel suo ufficio con grande cordialità, esprimendo tutta la sua ammirazione per il gesto che il Re morente intendeva fare nei confronti del Popolo Italiano e, dopo essersi fatto esporre in dettaglio la situazione, con la mia richiesta di riservatezza sul mantenimento della quale mi diede la sua personale assicurazione, mi comunicò che intendeva assentarsi e mi pregava di attendere il suo rientro. - Intorno alle 17 il Presidente Fanfani rientra a Palazzo Chigi e mi informa che il Presidente della Repubblica Pertini, dal quale si era nel frattempo recato, anche lui riconoscente per il gesto di Umberto II, aveva disposto che la riconsegna delle monete avvenisse nel più breve tempo possibile, mettendo a mia disposizione l’aereo presidenziale per il loro trasporto a Roma. - Da questo momento in poi, seduto davanti alla sua scrivania, ho l’occasione di sperimentare l’efficienza dell’uomo Fanfani: § Siamo ormai nel tardo pomeriggio, ed il Presidente del Consiglio chiama alla Farnesina l’Ambasciatore Malfatti, Segretario Generale del Ministero Affari Esteri, il quale arriva nel giro di un quarto d’ora. § Nel frattempo concorda con il Prof. Nocilla le modalità legali per la consegna da farsi, a Losanna, attraverso l’Ambasciatore d’Italia a Berna. § Chiede che l’Ambasciatore a Berna, Rinieri Paulucci di Calboli Barone, venga convocato a Roma e, a seguito dell’osservazione dell’Amb. Malfatti che si poteva parlargli per telefono, saputo che io lo conoscevo bene, lo chiama direttamente e, senza fornirgli spiegazioni, gli da disposizioni di recarsi a Losanna con il suo Cancelliere il martedì successivo per incontrarsi con me e fare quanto gli avrei indicato. § Concorda con i presenti, per salvaguardare le disposizioni di massima segretezza dell’intera operazione, fino alla morte di Umberto II, di rivolgersi ai Carabinieri: il Presidente Fanfani chiama al telefono il Comandante Generale dell’Arma e gli chiede di organizzare il deposito a Roma. - Intorno alle 19,30 mi congedo dal Presidente Fanfani assicurandogli che avrei fatto il possibile per concludere l’operazione entro il martedì successivo e ricordo bene che lo stesso, avendo appreso da me delle gravissime condizioni in cui versava il Re Umberto, mi disse “Caro Solaro, faccia in modo che il tutto avvenga prima della morte di Umberto II e si ricordi che, se questo non dovesse avvenire, sarà solo colpa sua”. - Dopo aver definito meglio con il Prof. Nocilla gli aspetti legali da osservare, e predisposta una bozza di verbale di riconsegna, lascio Palazzo Chigi intorno alle 22. Viene deciso che, per garantire la massima regolarità, non avendo io alcun mandato scritto del Re, la parte formale sarebbe stata svolta da mio Padre nella sua qualità di Procuratore Generale di Umberto II, ed anche perché, non volendo coinvolgere l’Amministratore del Sovrano, era l’unico ad avere accesso al caveaudel Credit Suisse dove si trovavano le cassette. Domenica 20 febbraio. Il Presidente Fanfani mi fa pervenire una lettera indirizzata a mio Padre, quale Procuratore Generale del Re, confermando l’accettazione delle monete ed esprimendo la riconoscenza del Governo e del Paese per il gesto del Sovrano morente. Martedì 22. Alle nove mi incontro all’Hotel Palace di Losanna con l’Ambasciatore d’Italia a Berna, Rinieri Paulucci de Calboli Barone, che trovo abbastanza seccato per il modo in cui era stato trattato dal Presidente del Consiglio e, senza mezzi termini, mi dichiara che mai durante la sua carriera gli era stato chiesto di mettersi a disposizione di un “laico”, portando con se il Cancelliere Capo dell’Ambasciata, il sigillo e la ceralacca. Gli spiego tutto quanto era stato concordato a Roma ed i motivi, purtroppo molto tristi, che avevano richiesto l’adozione di una procedura di particolare urgenza con tempi brevissimi a disposizione. Con lui e con il Cancelliere mi reco al Credit Suisse, dove incontriamo mio Padre e l’Avvocato dello Stato addetto alla Presidenza del Consiglio, Raffaele Tamiozzo, accompagnato dal Colonnello dei Carabinieri Giovanni Danese, arrivati da Roma con l’aereo presidenziale. La consegna non richiede molto tempo in quanto io avevo preteso ed ottenuto a Roma che le cassette venissero aperte solo dopo la morte del Re, in mia presenza. Terminata l’apposizione dei sigilli ai due contenitori e la sottoscrizione del verbale da parte di mio Padre per la consegna, dell’Ambasciatore d’Italia per il ritiro, e dei due funzionari presenti, le cassette sono caricate sulla macchina dell’Ambasciata, vengono trasportate all’aeroporto di Ginevra e imbarcate sul DC9 presidenziale. All’arrivo a Ciampino le cassette vengono prese in consegna dal Colonnello Comandante della Legione Carabinieri di Roma e portate nella Caserma del Reparto Operativo di Via Garibaldi, dove concludono il loro periglioso peregrinare durato 37 anni da Roma ad Alessandria d’Egitto, a Cascais, a Ginevra e, finalmente, di nuovo a Roma. Il 25 febbraio, vedendo avvicinarsi la fine, i Figli organizzarono il trasporto del Genitore in Svizzera all’Hôpital Cantonal di Ginevra, e il 13 marzo i medici mi permisero di entrare nella Sua stanza per comunicargli l’avvenuta riconsegna delle monete; ricordo le poche parole che riuscii ad udire “Grazie… è la più bella notizia che potevi darmi” che mi confermarono, ancora una volta, che gli unici pensieri di quell’Uomo in fin di vita erano per il Suo Paese. Il Re Umberto II muore a Ginevra il 18 marzo 1983. La Sua ultima parola percepita è stata “Italia”. Il 21 dello stesso mese il Governo Italiano emette un comunicato ufficiale con il quale, dando notizia dell’avvenuta consegna delle due cassette di monete, ricorda la generosità del gesto compiuto dal Re prima della Sua morte. Il giorno 28 vengo convocato per l’apertura delle due cassette, che avviene alla presenza del Colonnello Ivo Sassi, Comandante della Legione Carabinieri di Roma, del Professor Damiano Nocilla, Capo dell’Ufficio Legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Dottoressa Silvana Balbi de Caro, Direttrice del Museo Nazionale Romano, Museo delle Terme, e di altri Funzionari del Ministero degli Esteri e dell’Avvocatura dello Stato. La storia non finisce ancora in quanto, una volta aperte le due cassette dalla Direttrice del Museo, Dottoressa Balbi de Caro, comincia l’esame delle monete seguendo il vecchio catalogo del Re Vittorio Emanuele III (Corpus Nummorum Italicorum) e, dove dovevano esservi delle monete d’oro, si trovavano solo delle bustine vuote. Dopo circa mezz’ora in cui, proseguendo nella ricerca, si continuavano a trovare bustine vuote, nell’imbarazzo generale, si decide di sospendere il trasferimento delle cassette dalla Caserma dei Carabinieri al Museo delle Terme, per riferire al Presidente del Consiglio. Io non potevo nemmeno considerare l’ipotesi che il Re Umberto avesse trattenuto le monete d’oro senza farmene cenno; comunque, dovevo arrendermi all’evidenza. Alcuni giorni dopo mi chiama personalmente al telefono il Presidente Fanfani, che aveva saputo del mio dramma da Nocilla, e mi informa che tutte le monete erano state trovate in una parte della cassetta dove, evidentemente, il Re Vittorio Emanuele le aveva raggruppate per la nuova catalogazione. L'allora presidente del consiglio, Alcide De Gasperi, inviò a Re Vittorio Emanuele III il seguente telegramma ad Alessandria d'Egitto per ringraziarlo della donazione.: SM Vittorio Emanuele - Alessandria d’Egitto ho letto al Consiglio dei Ministri la lettera con la quale VM annunciava la cessione della raccolta numismatica allo Stato italiano. Il Consiglio dei Ministri, il quale sa apprezzare tutto il valore del dono per la storia del nostro Paese, mi ha incaricato di esprimere a VM la gratitudine del Governo. Adempiendo a tale gradito incarico, La prego di accogliere i sensi del mio profondo ossequio. Alcide De Gasperi Finalmente, con la sottoscrizione di un ultimo verbale e con il trasferimento delle monete al Museo delle Terme, dove era conservato il resto della collezione donata dal Re Vittorio Emanuele III, finisce il mio coinvolgimento in una operazione fortemente voluta dal Re Umberto che mai aveva pensato di appropriarsi di quanto donato da Suo Padre al popolo italiano. Una decina di giorni dopo ricevetti una telefonata da Palazzo Chigi: il Presidente del Consiglio Fanfani mi comunicava che, a seguito di una valutazione del complesso dei beni da me riportati in Italia per conto di un Signore a cui la Repubblica aveva confiscato tutto il patrimonio, era stato appurato che il loro valore superava i venti miliardi di lire. Alla mia domanda se si conosceva il valore dell’intera collezione, il Presidente Fanfani mi disse che lo stesso superava i cento miliardi (anno 1983).
    4 punti
  3. La collezione del re Vittorio Emanuele III e’ srata donata dal re in persona con volontà esoressa di suo pugno al POPOLO ITALIANO ( non allo Stato ne’ a sue istituzioni) . Il Re aveva tenuto per se solo le monete dei suoi avi i Savoia - oltre 8.000 pezzi nei vari metalli custoditi e affidati al figlio Umberto II che ha voluto che dopo la sua scomparsa venissero ricongiunti alla collezione del padre donata agli italiani. le vicende della collezione - soprattutto i suoi cambi di sede - sono noti e stranoti essendo stati riportati i numerosi articoli e diversi volumi a cura di funzionari (Balbi de Caro) , numismatici (Travaini) , curatori della collezione ( Panvini Rosati) e altri studiosi. eccetto che per alcune brevissime esposizioni ( quella del 1961 in occasione del Congresso Internazionale di Numismatica che si tenne a Roma; successivamente un’altra dedicata a Ferrara negli anni Ottanta) le monete restarono non esposte al pubblico fino alla loro risistemazione e all’pprontamento di un caveau dedicato nel Museo Nazionale Romano ove furono rese finalmente fruibili, in ambiente consono e adeguato a chiunque volesse vederle ( naturalmente una selezione - ma ben cospicua e di eccellente qualità- in quanto esporre tutta la collezione di oltre 100.000 pezzi risulterebbe impossibile). in tal modo si era compiuta almeno in parte la volonta’ del Sovrano che desiderava, con il suo lascito, che le monete da lui raccolte con tanta passione fossero rese fruibili al suo Popolo. vi era pero’ un altro importante compito da assolvere: quello della catalogazione delle monete - solo in parte elencate e fotografate in quella che puo’ definirsi la maggiore opera bibliografica dedicata alla numismatica italica: il Corpus Nummorum Italicorum, opera - incompiuta - redatta in XX volumi ad opera dello stesso sovrani e dei suoi collaboratori che elenca e illustra per zecca le monete conosciute elencando naturalmente anche tutte le monete della collez Reale al momento della pubblicazione del volume che le comprendeva, regione per regione. mancava pero’ un’opera che riprendesse le monete citate nel Corpus, ne emendasse eventuali errori ( di peso, legenda etc) ne correggesse l’inquadramento storico- numismatico alla luce degli studi piu’ recenti ( esempio: le emissionidei Bentivoglio classificate dal Corpus per Antegnate sono oggi attribuite con certezza a Bologna), e insomma aggiornasse quanto pubblicato nel Corpus non solo includendo gli esemplari Reali ivi non inclusi ma rivedendo tutte le monete alla luce della dottrina attuale. tale compito e’ stato impostato e svolto per un ingente numero di zecche e quantità di esemplari con la redazione di Bollettini ad hoc a cura di studiosi riconosciuti, selezionati dal Medagliere, che hanno contribuito in una sorta di volontariato culturale a riprendere, emendare, ampliare quanto pubblicato in precedenza dando vita a un’opera che seppur tuttora in corso e ancora marginale rispetto alla consistenza globale Della collezione rappresenta un grandissimo risultato per lo studio delka numismatica italiana. il progetto e’ stato avviato dalla d.ssa Bufalini, ex responsabile del Medagliere dell’MNR e ha visto la partecipazione di professori universitari accanto a specialisti, diversi dei quali, partecipano anche a questo Forum, in un corale sforzo di progresso degli studi e di divulgazione della nostra piu’ importante collezione. finora 77 bollettini sono stati pubblicati a cura del Poligrafico dello Stato sotto la responsabilità del Medagliere. anche se l’opera non e’ certamente terminata e molto si dovra’ ancora fare tuttavia la direzione intrapresa con questo lavoro di revisione generale dei materiali, la loro illustrazione/pubblicazione a beneficio di studiosi e appassionati e infine l’esposizione al Pubblico di una selezione importante e significativa della collezione stessa fanno certamente pendere la bilancia verso un giudizio positivo rispetto alke volonta’ ’ del donante. Forse l’unico appunto che si potrebbe fare - oltre quello dell’assoluta necessità di continuare l’operazione di pubblicazione intrapresa - e’ quello di comunicare meglio e di piu’ l’importante lascito portandolo oer esempio a conoscenza nelle scuole, in particolare elementari e medie ai cui studenti verrebbe dara l’opportunità di studiare la Storia - attraverso una visita al Medagliere - in modo piu’ vivo e diretto apprezzando le preziose testimonianze che le monete possono fornire.
    4 punti
  4. Ciao, è un bronzo di Adrianopolis (Tracia) https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/4/10548
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  5. Certo, queste sono "SPL" a confronto di altre transitate in questa discussione 🤣
    2 punti
  6. La sensazione è che questo esemplare sia autentico e si differenzi dal NAC 157 e NAC 104 (entrambi falsi). In grigio l'esemplare NAC 157, in color oro quello della BAV (animazione con sovrapposizione).
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  7. Quando Lincoln si insediò alla presidenza, il 4 marzo 1861, c'era la diffusa convinzione che non sarebbe stato all'altezza della crisi. La sua mancanza di esperienza politica in campo nazionale, il suo imbarazzo in società, perfino il suo aspetto, non ispiravano fiducia. Si dava per scontato che sarebbe stato una nullità e che il capo effettivo del nuovo governo sarebbe stato il Segretario di Stato, William H. Seward. Ma Lincoln impose rapidamente la propria autorità. Nel suo discorso d'insediamento sostenne che l'Unione era perpetua, che nessuno Stato poteva staccarsene di propria semplice iniziativa, che le ordinanze di secessione erano giuridicamente inefficaci e che le due parti erano tanto strettamente legate da rendere impossibile una separazione pacifica. Ribadì che avrebbe fatto rispettare le leggi in tutti gli Stati, ma questo non comportava necessariamente spargimento di sangue o violenza, a meno che "non fossero stati imposti con la forza all'autorità nazionale." Aggiunse infine che non aveva alcuna intenzione di interferire con lo schiavismo là dove esso già esisteva. Era un discorso che mirava a prendere tempo, ma il tempo gli fu negato, poichè giunse quasi immediatamente la notizia che la guarnigione federale di Fort Sumter, nel porto di Charleston, comandata dal maggiore Robert Anderson, era a corto di rifornimenti e avrebbe dovuto ben presto arrendersi se non ne avesse ricevuti. Fort Sumter era, insieme a Fort Pickens, l'unico avamposto federale rimasto nel Sud secessionista, cederlo voleva dire riconoscere la Confederazione, ma cercare di difenderlo avrebbe potuto scatenare un conflitto. Per un mese Lincon esitò, ma infine, il 6 aprile, ordinò l'invio di una spedizione di soccorso, con la consegna di rifornire pacificamente il forte, e di ricorrere alla forza soltanto se attaccata. Toccava ora a Jefferson Davis la decisione: piegarsi all'autorità federale, consentendo il rifornimento di Fort Sumter, o sparare il primo colpo. Il Sud scelse la seconda opzione: il 12 aprile 1861, di fronte al rifiuto del maggiore Anderson di sgomberare il forte, i cannoni confederati aprirono il fuoco e, dopo due giorni di bombardamenti, Fort Sumter capitolò... era l'inizio della guerra civile Della quale, naturalmente, non ci occuperemo oltre, se non per quanto riguarda i suoi effetti sull'attività delle Zecche in territorio Confederato, ma una breve introduzione era necessaria per un, sia pur sintetico, inquadramento storico. Introduzione che concludiamo mostrando due dipinti sull'attacco a Fort Sumter, oggi monumento nazionale. petronius
    2 punti
  8. @Ale75 Ciao e grazie per la conferma, la legenda al dritto sarebbe […] KOM[…] ANT CEBA In tal caso, con questo busto di Commodo, sarebbe assente dal RPC. @Ajax Could you please remove it of the coin flip to take a photo without reflections on the edge? Thank you.
    2 punti
  9. Ciao, sono banconote comunie in queste conservazioni il valore numismatico è molto basso. Il valore storico è altissimo perchè siamo in pieno boom economico. A mio parere la prima la classificherei BB- e la seconda MB. Per un valore economico non spenderi più di 20 euro per tutte e due. Questo è il mio pensiero.
    2 punti
  10. Io devo essere un po' la pecora nera dei collezionisti: quelle rare volte che ho sostituito un pezzo della mia collezione è stato solitamente per fare un downgrade: possedendo un esemplare in SPL mi capitava magari di trovarne un altro in BB; compravo il secondo, poi rivendevo il primo recuperando le spese e avendo un budget extra da reinvestire per altri acquisti... Chiaramente una moneta in FDC è più bella di una in BB, ma di solito a me piace di più la seconda, con il vissuto che porta con sé. Se il discorso pare strano, penso possa starci un parallelismo di questo tipo: Jennifer Lawrence è indubbiamente più bella di mia moglie, ma a me piace di più la seconda... E apprezzo anche monete forate e appiccagnolate, segno del riuso dell'oggetto monetale. Non accetto invece monete bulinate, per il medesimo motivo: con il bulino si cerca di cancellare la storia di una moneta vissuta per renderla più appetibile al mercato collezionistico. Quindi concordo con chi dice che una moneta debba piacere e non debba altrimenti essere collezionata, ma ricordatevi che la conservazione non è (o quantomeno non dovrebbe essere) l'unico parametro della numismatica.
    2 punti
  11. Immagine di re Giorgio V quando era duca di York, emesso nel giugno 1899, 5c Blue. Allo stato di nuovo e' quotato £ 60/70 (sterline GBP). Bel Francobollo. Questi francobolli uscirono dalla tipografia della American Bank Note Co. di New York come si può vedere, azienda importantissima che produsse valuta, francobolli, azioni, e altri documenti ufficiali per governi e aziende.
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  12. 2 punti
  13. "prova di retromarcia" è notevole come traduzione Cmnq no, la moneta sarà emessa ad inizio luglio: probabile che, trattandosi di un venditore professionale, sia la quantità che ha "prenotato" presso il DFN sanmarinese
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  14. Grazie per l'articolo, che potrebbe essere postato anche qui sul forum. Quanto alla scarsa coesione del mondo numismatico, mi trova perfettamente d'accordo: pochi e divisi, il modo migliore per far naufragare qualsiasi iniziativa seria e lungimirante (e per avere un insufficiente peso associativo). Nello specifico (Barilotto di nota 56) l'iniziativa principale avrebbe dovuto (o forse ancora dovrebbe) essere in capo alla NIP: la possibile immissione fraudolenta di ingenti lotti di monete ritenute rare da parte di possibili funzionari statali disonesti (ipotesi non così remota), determinerebbe un tracollo dei prezzi. Inizialmente, i commercianti potrebbero trarre vantaggio dall’acquisto di monete finora ritenute rare a quotazioni ridotte, preferendo la connivenza o il silenzio. Tale condotta finirebbe tuttavia per destabilizzare l’intero mercato, erodendone la fiducia, sbilanciando il rapporto offerta-domanda ed in definitiva il valore di quelle monete nel medio termine, con paradossale grave nocumento per gli operatori economici oltre che per i collezionisti. E' una ricostruzione immaginifica ma non inverosimile dell'attuale situazione del mercato numismatico relativamente alla monetazione di V.E. III.
    2 punti
  15. Per ora il primo posto 2025, se non erro, lo detengo io.. Ma devi proporre ben ben di peggio di queste!
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  16. Proverò con acqua, sapone e polpastrelli, e vi farò sapere Ebbene sì! devo confermare, se non migliorare, il secondo posto del 2024 😂
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  17. È proprio Zenonide, è certamente ufficiale. Direi Costantinopoli, ma la classificazione è incerta a causa del dritto molto consumato. Comunque bel pezzo difficile da mettere in collezione
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  18. Salve,vedendo altre di marcianopoli,la legenda sembra più corta e inizia con I,poi c'è una O sulla testa del cavallo che per me non è compatibile con la suddetta legenda.altre zecche che finiscono con TON potrebbero essere adrianopolis,laodikea,dionisopolis ed elaea,da quello che trovo in rete.tanto per dire la mia
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  19. Due ulteriori stateri del tipo Noe, D/23-R/23? provengono dal ripostiglio di Curinga (IGCH 1881) edito dalla Spagnoli nel 2004 (Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, p. 109, tav. IX, nn. 88-89)
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  20. Maestro @Poemenius Quale potrebbe essere la verità?
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  21. Se sarà davvero una serie, sarà un'avventura completarla: basta non riuscire a prenderne una per rovinare tutto 🙏
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  22. In fondo al post dove c'è il video: À l’automne prochain, sera présentée la monnaie évoquant le territoire dont le titre est lié au prince héréditaire Jacques, c’est-à-dire le marquisat des Baux, octroyé par le roi de France, en 1642, à l’héritier du trône monégasque. Sur l’avers de la pièce est gravé le fameux rocher des Baux-de-Provence (Bouches-du-Rhône) dans son état actuel. Comme pour la pièce sur le comté de Carladès, un élément héraldique, tiré du blason de l’ancien fief, figure en arrière-plan de cette face, à côté du fuselé d’argent et de gueules des Grimaldi : l’étoile pour Les Baux, le lion léopardé pour le Carladès.
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  23. @pato19 dov'è la descrizione dell'altra moneta? È normale, il sito sarà di nuovo accessibile a breve
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  24. Molto curioso di scoprire se la scacchiera e il leone saranno riproposti anche in futuro. La moneta sembra davvero bella
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  25. Tipicamente si frigge a circa 180 °C scegliendo un olio con punto di fumo superiore a questo valore. Il punto di ebollizione, superiore al punto di fumo, non si raggiunge in quanto l’olio brucerebbe. Si frigge quindi a temperatura inferiore al punto di fusione dello stagno (circa 322 °C).
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  26. D’accordo “quasi omonimo”. Consoliamoci così
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  27. Pace, si vive anche senza Evviva ho vinto 170€ al gratta e vinci!!!🥳
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  28. Oggi sono a 935 volumi... totalmente daccordo con te! Oggi sono a 935 volumi...
    1 punto
  29. La pubblicazione della collezione - come si sta portando avanti con i Bollettini - e’ l’assicurazione e prevenzione migliore per proteggerla.
    1 punto
  30. Boh infatti sono rimasto sorpreso 😂😂 ma mi pare che altri utenti qui piu’ o meno avevano un numero vicino al mio Guarda nello storico se visualizzi l’ordine in pending non hai problema
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  31. Sia sparizioni che sostituzioni. Indagini ne sono state fatte e accuratamente, arrivando a dei risultati. Poi il resto...............
    1 punto
  32. Buon giorno, il decreto di emissione è del 12 luglio 1947, ultimo decreto di emissione per questa tipologia, classificata C (comune) e in stato di conservazione che grosso modo giudicherei qBB (= "quasi bellissima", vedo un buchino centrale). Secondo me un valore di mercato potrebbe stare tra i 50 e i 60€. Vediamo cosa ne pensano gli altri appassionati del forum. Saluti.
    1 punto
  33. Il “ritmo” per ora è di poco meno di mille all’ora. Di questo passo, chi ha come me ora 5.000 persone davanti può andare a farsi palestra, aperitivi, pranzi e poi torna, lasciando però i vari browser aperti. Il più alto rischio è non prendere la moneta. Intanto le prime congratulazioni (e un po’ di sana invidia) per chi già ha preso la moneta. Almeno si può rilassare adesso
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  34. Hai perfettamente ragione, ultimamente sto leggendo e studiando: La Cartamoneta italiana delle numismatiche Montenegro. Io i libri me li consumo con gli occhi!
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  35. Nessun refresh
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  36. Ah ottimo, essendo ora al 6665 quindi ho tempo di andare in palestra in pausa pranzo e tornare per completare.
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  38. Ringrazio per il tuo intervento. Come per le monete, anche per i libri, possiamo dire che "senza soldi non si canta messa", tuttavia, si trovano online tantissime pubblicazioni di Storia e Numismatica gratis e, se ti piace il cartaceo, te le scarichi e te le stampi. Personalmente posso dire che molti libri li pago molto poco, altri li pago per il loro prezzo, quasi di pubblicazione, ed altri me li scarico dalla rete. Quasi tutti fanno così. Bisogna saper cercare per riuscire ad accaparrarsi i libri a basso costo(quando si può)quando non si riesce a trovarli online per scaricarli. Io i libri li acquisto e me li leggo, infatti ,in alcune foto che posto, si possono notare( quando non le scontorno bene) i segna pagina colorati che inserisco per mettere maggiormente a fuoco lo specifico argomento. Non serve a nulla avere una biblioteca e poi non leggere i libri. Inoltre una biblioteca di numismatica si compone anche di cataloghi d'asta molto utili. Buona lettura ed auguri per la tua biblioteca. odjob
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  39. Salve,girando in rete ho trovato anche con testa a destra,e genericamente dicono tre vittorie con corona in mano senza spiegare la legenda.forse tre campagne militari che hanno avuto successo.penso che GAL stia per Gallieni
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  40. The Union is dissolved! La questione dello schiavismo veniva da lontano, dagli anni rivoluzionari. Se, durante il periodo coloniale, la maggior parte degli americani aveva accettato lo schiavismo come una necessità economica, la Rivoluzione, con la sua accentuazione dei concetti di libertà e uguaglianza, aveva provocato in molti un'aperta condanna di questa istituzione. Negli anni, si era fatta sempre più marcata la differenza tra un Nord abolizionista (ma con calma), e un Sud, la cui economia prevalentemente agricola era basata soprattutto sul lavoro degli schiavi, apertamente e fortemente contrario a qualsiasi discorso libertario. La questione si era trascinata tra alti e bassi per decenni, fino ad esplodere nel 1860 con l'elezione, per la prima volta, di un candidato del Partito Repubblicano, dichiaratamente abolizionista, alla presidenza. Chi fosse questo Presidente lo sapete tutti, ma se oggi è unanimemente considerato il più grande che gli Stati Uniti abbiano mai avuto, all'epoca erano in pochi, anche nel suo stesso partito, a scommettere sulla sua capacità di affrontare una crisi così grave e senza precedenti. Durante la campagna elettorale del 1860, gli esponenti sudisti avevano ripetutamente detto che non sarebbero rimasti nell'Unione sotto un presidente repubblicano nordista, e puntualmente, il 20 dicembre 1860, poco più di un mese dopo l'elezione di Lincoln (6 novembre), quando mancavano ancora quasi tre mesi al suo insediamento formale alla Casa Bianca, il South Carolina, da tempo focolaio di secessionisti, in una convenzione di stato appositamente convocata, approvò, senza un solo voto contrario, un'ordinanza di secessione, che scioglieva "l'Unione attualmente esistente tra il South Carolina e gli altri Stati". E così il Charleston Mercury (Charleston è la più importante città del South Carolina, ma non la capitale), uscito in edizone straordinaria quello stesso giorno, poteva proclamare a caratteri cubitali: THE UNION IS DISSOLVED! Tra il gennaio e il febbraio 1861, altri sei Stati seguirono l'esempio: Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas. I sudisti erano convinti che non ci fosse nulla di rivoluzionario nella secessione, ma che essa fosse un diritto costituzionale. Questo principio era ben radicato nella dottrina dei diritti dei singoli Stati, che sosteneva che l'Unione era un accordo tra stati sovrani, riunitisi nel 1787 di loro spontanea volontà e che si riservavano il diritto di riprendere la loro indipendenza qualora lo avessero ritenuto necessario. Tuttavia, anche se questa teoria venne invocata per giustificare la secessione, lo scopo non era quello di esistere indipendentemente, ma di federarsi in una nuova Unione del Sud. Cosa che avvenne nei primi giorni del febbraio 1861, quando i delegati degli Stati secessionisti si riunirono a Montgomery, Alabama, dove stilarono una costituzione degli Stati Confederati d'America, e ne elessero presidente Jefferson Davis. Continua...
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  41. credo sia giunta l'ora di rivedere questi segni, per me è una I coricata o un trattino. Dobbiamo trovare un dizionario comune e mi riferisco a tutto il viceregno, non è più possibile leggere definizioni sempre più fantasiose nelle descrizioni delle case d'asta o dei commercianti, più sono fantasiose più è probabile che siano "inedite" e di conseguenza... 😉
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  42. Risolto! Ho dovuto scomodare la lente buona, ed il sole pieno fiuuu Non è una B, ma % simbolo fatto molto simile a una B. Quindi trattasi, di quanta percentuale di metallo, in questo caso argento è contenuta nella medaglia. Spero che il mio piccolo errore, possa tornare utile in futuro. Ciao e grazie per l'attenzione
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  43. Da varie cose per me , tipo il bordo nessun segno di fusione, patina ( che comunque si può sempre riprodurre artificialmente). Veramente non riesco a vedere nessun segno di moneta falsa. La moneta risulta comune quindi in buono stato non è difficilissimo trovarle, il problema è che và di "moda" ed ha raggiunto prezzi molto alti. Le mie foto non sono venute molto bene rispetto alle sue, ma credo che qualcosa si capisca lo stesso sul fatto che sono originali
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  44. Condivido tutto, tranne che con 350 euro si possono comprare monete ben più interessanti del 0,10 lek 1941.. 😅
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  45. Per moltissimi anni il dollaro d'oro 1849-C Open Wreath rimase sconosciuto al mondo del collezionismo. La prima menzione della varietà si trova nel lotto 1083 della Collezione Belden Roach (B. Max Mehl, 2/1944): "Lettera C della Zecca del 1849 sotto la corona, come tutte le altre. Questo esemplare sembra appartenere a una varietà completamente nuova. È una corona aperta e le stelle sul dritto sono più piccole; i bordi sono in rilievo, il che fa apparire la moneta leggermente più spessa rispetto all'emissione regolare. Non circolata con una brillante lucentezza. Quasi equivalente a una proof. Coniata in oro giallo chiaro. Affermo senza esitazione che questa moneta è di rarità estrema, se non unica. (Non elencata nel nuovo Catalogo Standard del 1944.)" Tre anni dopo, nella prima edizione del Red Book, la moneta veniva presentata come Unique. Non molto tempo dopo, W.W. McReynolds, un gioielliere, trovò una seconda moneta. Qualcuno pensò che la coincidenza era sospetta, e che quella di McReynolds fosse una copia, magari realizzata da lui stesso, ma le ricerche successive hanno provato senza ombra di dubbio la sua genuinità. Comunque, a McReynolds doveva importare poco della rarità del pezzo, poiché molto probabilmente lo montò su un gioiello, come dimostrano oggi i numerosi segni di montatura. In seguito, altri tre esemplari sono venuti alla luce, ma, considerando che la produzione stimata sarebbe stata di circa 125, non si può escludere che ce ne sia ancora qualcuno nascosto in un cassetto del nonno L'esemplare che presentiamo potrebbe essere quello citato da Mehl nel catalogo Balden Roach del 1944, descritto come non circolato, e questa moneta è l'unico esemplare in stato di zecca noto oggi. Le superfici mostrano dei riflessi simili a quelli di una moneta proof nei campi e gli elementi decorativi sono nitidi e dettagliati nella maggior parte delle aree, attributi che suggerirebbero che fosse, come scrisse Mehl, "Almost equal to a proof", quasi uguale a una proof. I bordi alti e le piccole stelle menzionati da Mehl sono immediatamente evidenti anche su questa moneta, ma queste caratteristiche sono comuni a tutti gli esemplari di questa varietà. Sfortunatamente, la bassa risoluzione dell'immagine nel catalogo Roach impedisce una corrispondenza conclusiva con la moneta che, in asta Heritage del 25 gennaio 2025 (dalla quale proviene la foto), stimata da PCGS in conservazione MS62, ha realizzato ben 1.560.000 dollari Le altre quattro monete sono tutte in conservazione inferiore, da Fine 15 a AU58. Anche i valori vanno di conseguenza, sebbene non si possano esattamente definire economici... l'ultimo passaggio noto della moneta più brutta, ha fruttato al proprietario 97.750 dollari petronius
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  46. Generalmente quando si pensa ai libri sulle monete o ad una biblioteca numismatica, lo si fa come ad un accessorio complementare, cioè uno strumento che serve a classificare e organizzare una collezione o a capire e contestualizzare le singole monete possedute, i libri, quindi, sono quasi sempre un ex post rispetto alle monete, prima vengono le monete e poi, eventualmente, i libri che aiutano a studiarle... Io però sto vivendo un'esperienza opposta, nel senso che nel mio caso una parte della mia biblioteca numismatica era stata pensata come indipendente e autonoma dal collezionismo, per il puro piacere di scoprire, conoscere e approfondire alcuni aspetti della storia umana, da alcuni anni mi sono appassionato alla storia dei prodromi di quel fenomeno che oggi definiamo con il termine di globalizzazione e che ha avuto le sue prime manifestazioni con l'espandersi delle interazioni economiche e commerciali tra Europa, Africa e Asia in età tardo-medievale per poi svilupparsi in maniera sempre più spinta e complessa a partire dalle nuove scoperte ed esplorazioni geografiche, l'entrata in scena del Nuovo Mondo, la circumnavigazione dell'Africa, il contatto diretto degli Europei con l'India e l'estremo oriente, e l'Oceano Indiano che diventa da quel momento l'epicentro di un enorme flusso e interazione di uomini, merci, metalli e monete. provenienti da tutti i continenti... Mettendo assieme sempre più libri e saggi su tali tematiche ho potuto approfondire argomenti anche numismatici di cui non sapevo nulla, l'esistenza di monete internazionali usate di preferenza nei grandi scambi commerciali a lunga distanza, le monete che saranno denominate nel corso dell'ottocento come "trade dollars", ma anche tutta una serie di monete diverse, non solo in forma monetale convenzionale, che hanno avuto un ruolo spesso enorme o comunque importante nei traffici commerciali delle aree dell'Oceano indiano e anche altrove, gli esempi classici sono i cauri, conchiglie moneta provenienti dalle Maldive e poi usate per secoli in India, Sud Est asiatico, Africa orientale e occidentale, così come le perle di vetro (molte delle quali prodotte a Venezia), i tessuti di cotone (alcune delle tipologie più apprezzate in Africa orientale e usate come moneta erano prodotte negli USA), i larin, barrette d'argento usate nei commerci internazionali nell'area del Golfo Persico fino alle coste occidentali dell'India, insomma ho scoperto un mondo monetario ricchissimo e straordinariamente complesso che nel tempo mi ha consentito anche solo di poterla concepire una collezione di monete sull'argomento , nel mio caso infatti i libri sono stati fondamentali per arrivare a conoscere l'esistenza di oggetti monetari e paramonetari che potevano formare una possibile collezione di notevole interesse storico e didattico, cioè è la collezione ad essere diventata complementare ed esplicativa alle storie raccontate nei libri... Uno dei tanti esempi che potrei fare, credo anche uno dei più stimolanti e meno scontati, riguarda l'acquisto negli ultimi mesi di alcune monetine di rame, un quarto di Anna dell'India Britannica del 1833, un pysa di Zanzibar del 1881 e un Pice di Mombasa, in Kenya, del 1888, tutte monete apparentemente diverse e senza nessuna connessione tra loro, eppure da come si può notare dalle immagini del dritto, la bilancia presente in tutte e tre le monete, qualcosa in comune già la si può desumere, poi si può scoprire che valore ( un quarto di anna equivale a un paisa nel sistema angloindiano che a sua volta è equivalente al pysa di Zanzibar e al pice di Mombasa), diametro e peso sono sostanzialmente gli stessi, e infatti leggendo un saggio sulla diffusione della rupia angloindiana nell'Africa Orientale si viene a sapere che prima ancora che la rupia si insediasse come moneta preferenziale negli scambi in quell'area, le necessità degli scambi minuti e la scarsità delle monete di più piccolo taglio resero necessario l'afflusso dall'India a Zanzibar durante la metà dell'ottocento di una cospicua quantità di quarti di anna/paisa, la moneta di riferimento in India per il commercio quotidiano e ordinario, equivalente ad un 1/64 della rupia, diventando in questo modo moneta di riferimento per tali scambi anche nelle aree costiere dell'Africa orientale, dalla Somalia italiana (le bese, equivalenti del pice/paisa/pysa) fino alla Tanzania tedesca (e anche in alcune zone costiere della penisola araba come in Oman)... Si tratta solo di uno degli esempi possibili, ma credo sia molto indicativo per capire come dai libri sia possibile scoprire storie assai interessanti che poi possono ispirare delle collezioni esplicative in tal senso, un modo per raccontare attraverso le nostre amate monete eventi apparentemente minori o comunque poco noti di un mondo passato che è possibile conoscere e approfondire solo grazie alla lettura di monografie e saggi dedicati... La biblioteca numismatica quindi non solo come complemento e sussidio, ma anche come ispiratrice e generatrice di possibili nuove e originali collezioni...
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  47. Uno pianifica per mesi con accuratezza i prossimi acquisti librari e poi una sera ti arriva a bruciapelo un messaggio nella chat de Lamoneta con la segnalazione di una di quelle offerte che proprio non si possono rifiutare, due tomi in bella legatura e ottima conservazione con alcune opere numismatiche e di storia monetaria di Gianrinaldo Carli, volumi che cercavo da anni e a prezzo da saldo... Non potevo ovviamente resistere e così ho mandato a puttane tutti i progetti pregressi (mai invio meretricico fu più gioioso) e ho arraffato immantinente i suddetti tomi che mi sono arrivati nel pomeriggio di oggi, acquisizione per cui il mio cuore biblionummofilo sentitamente reitera il ringraziamento a @Ricky97
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  48. Pezzo veramente raro..un saluto!
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  49. Sono arrivato a oltre 700 libri e/o articoli che abbracciano il periodo relativo al Corpus Nummorum Italicorum..Il mio cruccio? Non avere ancora reperito il Lanfranco Prove e progetti originale. Per ora ho solo fotocopie rilegate...ma lo cerco sempre.. Poi donerò la mia biblioteca al mio paese natale
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  50. La battaglia del Metauro si puo’ definire come uno di quegli eventi che decisero il corso della storia ; con la conseguente vittoria romana salvo’ l’ Italia dalla conquista cartaginese e fu dovuta principalmente al risultato di una marcia prodigiosa , la marcia “nascosta” al nemico Annibale da parte del Console romano Claudio Nerone . In breve i fatti dell’ anno 207 a.C. poiche’ il tema principale riguarda i preliminari e la marcia , anzi la corsa , di 6000 uomini e 1000 cavalieri da Canosa in Puglia al fiume Metauro nell’ alto Marche . Mentre i Romani tengono sotto controllo Annibale , Asdrubale intanto giunge in Italia dopo aver attraversato i Pirenei e le Alpi ripercorrendo il percorso gia’ collaudato da Annibale . Giunse cosi’ in Gallia cisalpina agli inizi del 207 a.C. con circa 20.000 armati , qui’ rafforzo’ il suo esercito con mercenari Galli arrivando a 30.000 soldati , altri parlano di 40.000 ; dopo aver assediato inutilmente la colonia romana di Piacenza , Asdrubale prosegui’ la marcia di avvicinamento ad Annibale ; la situazione di Roma appariva gravissima , se i due eserciti cartaginesi si fossero uniti forse per Roma sarebbe stata la fine , quindi il Senato invio’ il console Marco Livio Salinatore verso Nord per fermare la marcia di Asdrubale , fratello minore di Annibale che era giunto in Italia per portare soccorso al fratello , mentre l' altro console Gaio Claudio Nerone cercava di bloccare Annibale nel Bruzio poiche’ il pensiero estremo dei Romani era quello di impedire il congiungimento dei due fratelli e dei loro eserciti . Annibale intanto riuscì a svincolarsi dal blocco operato da Claudio Nerone dirigendosi verso l' Apulia e respingendo i Romani nella battaglia di Grumento che rimase pero’ senza vincitori , quindi Annibale con una marcia laterale tipica del suo tatticismo raggiunse prima Venosa e poi Canosa , dove si fermò attendendo notizie sulle mosse del fratello Asdrubale ; in pratica Annibale fermandosi a Canosa si trovo’ qui immobilizzato avendo di fronte , verso Nord , Claudio Nerone e a Sud due Legioni stanziate a Taranto . Asdrubale intanto tento’ di mettersi in contatto con Annibale inviandogli alcuni messaggeri , ma i Romani riuscirono ad intercettare i messaggeri di Asdrubale inviati per informare il fratello sulle sue intenzioni di scendere lunga la costa adriatica in direzione sud verso la Puglia e quindi appresero che il secondo esercito nemico di Asdrubale era in marcia verso la costa marittima in direzione di Fano ; di conseguenza Annibale rimase all' oscuro di questi progetti del fratello e rimase a Canosa senza tentare di rompere il blocco verso Nord operato da Claudio Nerone posizionato con le sue Legioni sulle alture di Canosa . A questo punto Claudio Nerone non sopportando l’ inettitudine , decise con una mossa azzardata che avrebbe potuto avere risvolti drammatici per Roma , ma che si rivelo’ decisiva e senza attendere il consenso del Senato per la sua azione , di lasciare il blocco ad Annibale d’ innanzi a Canosa e con una audace marcia forzata raggiunse Livio Salinatore a Sena Gallica l’ attuale Senigallia , insieme ad piccola parte delle sue forze , 6.000 fanti e 1.000 cavalieri in pratica poco piu’ di una Legione , ma costituita dei migliori Legionari e Cavalieri . La marcia di Claudio Nerone rimase prodigiosa ed ineguagliata nella storia delle marce militari ; lo scopo di Nerone era quello di portare un contingente di truppe scelte ed effettuare una marcia forzata che lo portasse a congiungersi con Livio Salinatore e con questa armata rinforzata affrontare insieme e sconfiggere Asdrubale , dopo di che a vittoria ottenuta ritornare celermente al proprio campo a Canosa prima che Annibale possa accorgersi di quanto è accaduto a sua insaputa ; parte da Canosa prima di avere il consenso del Senato , decisione azzardata e carica di conseguenze nel caso Annibale si fosse accorto della sua partenza che tra viaggio di andata , battaglia ed eventuale ritorno nel caso di vittoria romana , lo avrebbe tenuto lontano da Canosa per 15/16 giorni , Annibale avrebbe potuto approfittare della partenza di Claudio Nerone e rompere facilmente il blocco verso Nord . Dopo 22 secoli sembra un romanzo epico cio’ che fece Claudio Nerone , in realtà si tratto’ di una delle più geniali operazioni militari di tutti i tempi e certamente ancora oggi rimane una “marcia prodigiosa” rimasta unica nella storia militare , sia per il prestigio militare indiscutibile degli avversari cartaginesi sia per le conseguenze della posta in palio : vittoria romana o fine di Roma . Il piano di Nerone fu quello di partire da Canosa di notte senza farsi accorgere da Annibale , lasciando nel campo tende e fuochi accesi anche le notti successive alla partenza in modo di non far notare ad Annibale la mancanza di 7000 uomini ; la marcia verso nord è spedita ed esaltante , praticamente di corsa ; Tito Livio racconta che due ali di folla accoglievano trionfalmente la colonna romana in marcia lungo la costa adriatica e le fornivano tutto ciò di cui aveva bisogno : cibo , mezzi di trasporto per aiutare quelli sfiniti e conforto morale nell’ impresa , pareva che tutta l’ Italia li spingesse aiutandoli nella corsa verso il Nord . La marcia durò ben sette giorni e otto notti , durante i quali , si fa fatica a crederlo , Nerone e i suoi uomini coprirono circa 472 Km. , dedicando al riposo solo il minimo necessario a non morire di fatica prima della battaglia decisiva per le sorti di Roma . Per la cronaca , questa marcia prodigiosa , si tratto’ di un vero e proprio record rimasto ineguagliato per un esercito a piedi : una media di 67/ 68 chilometri al giorno ! Giunti sfiniti presso l’ accampamento di Livio Salinatore che era posizionato davanti ad quello di Asdrubale , i 7000 uomini piu’ i mille cavalli si riposarono , ma senza aumentare il numero delle tende per non far sospettare ad Asdrubale l’ aumento dei Legionari presenti davanti a lui . Senza scendere nei dettagli della battaglia del Metauro che non rientra nei piani del post , questa si concluse con la completa vittoria di Roma ; l' esercito cartaginese fu completamente distrutto e Asdrubale cadde combattendo sul campo , del resto quest' ultimo come dice Tito Livio : “non aveva né il genio né la tempra del fratello” , fu pero’ un uomo d’ onore e non volle sopravvivere alla sconfitta che in seguito si rivelo’ fatale anche per Annibale , ormai confinato in un angolo d’ Italia , senza piu’ speranze di vittoria finale . Non appena termino’ la battaglia del Metauro Claudio Nerone torno’ felicemente ed immediatamente a Canosa ripercorrendo con la stessa celerita’ il percorso tenuto carico di speranza all’ andata e qui giunto , seppe che Annibale era rimasto tranquillo al suo accampamento senza sospettare della mancanza del Console . Claudio Nerone informo’ Annibale della fine del fratello e delle sue speranze di vittoria , facendogli recapitare la testa mozza di Asdrubale presso il suo campo . La cartina della marcia di Claudio Nerone
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