Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/21/25 in tutte le aree
-
Buongiorno, ho acquisito un Grana 3 che presenta un bel ritratto di Murat con tanto di barba evidente. Dalla mia esperienza, di solito, questo particolare si vede poco per l'usura. Un caro amico mi ha fatto notare che la moneta presenta una Variante non descritta dai principali Manuali: al Rovescio la scritta FRANCIA è in realtà FRNNCIA con N ribattuta su A. Bisogna anche dire che questo conio è gravato da notevoli imprecisioni nella legenda: ad esempio la N di PRINCIPE potrebbe essere formata da 2 I unite da un trattino che sembra una correzione. Ecco la moneta: Precedentemente la stessa variante è stata descritta sul sito “CollectOnline”: Lascio a voi interpretare la moneta e sarei felice se qualcuno intervenisse. Saluti, Beppe4 punti
-
Il peso è eccedente, e il fert e le rosette non sono proprio coerenti. Guarda BENE. Confronta BENE3 punti
-
Dimenticavo, chi me l'ha ceduto, in buona fede credendolo buono, ha voluto poco, 27 euro. E' comunque un buon falso da studio per l'avvenire. Vi ringrazio moltissimo per i vostri pareri. Come già detto prima, non si finisce mai di imparare. un caro saluto a tutti2 punti
-
2 punti
-
2 punti
-
Complimenti @giuseppe ballauri, gran bella monetina, correzione anche per me. Saluti Raffaele.2 punti
-
2 punti
-
2 punti
-
Grazie, grazie, grazie! Bello, bello, bello! Ti chiedo scusa per la banalità, @L. Licinio Lucullo, ma qualunque cosa possa dire non sarebbe commisurata e mi limito al semplice… non mi occupo di monete antiche ma ho sempre pensato che, se dovessi appassionarmi ad una monetazione classica, sarebbe stata quella di Roma repubblicana… e ora so perché!😊2 punti
-
A me non fa una bella impressione. Colore, i rilievi, bordo, e gli incusi non sono proprio convincenti2 punti
-
io abito vicino e la storia postale dell'Umbria , ma sopratutto di Perugia è il mio pane2 punti
-
Scusate di nuovo per il mio post precedente scritto di fretta. Il nome mi ha tratto in inganno Fabio Perrone sapevo fosse un perito certificato (non per questo infallibile) Davide Perrone non so se fa parte della famiglia o se non centra nulla addirittura. La moneta nemmeno l'avevo osservata bene, mi bastava il nome del perito, sbagliando, ma anche se non seguo bene questa monetazione credo proprio sia un bel falso. Quando ho iniziato con la Numismatica cerano dei grandi professionisti , quasi tutti al Nord cosi come i club e le grandi manifestazioni, da Roma in giù poco o nulla. Le cose sono cambiate ma nel calderone dei nuovi Periti/Numismatici ci si sono buttati dentro molte persone, con soldi ma con poco esperienza e tanta strafottenza ed intanto i miei mentori se sono andati piano piano, si può dire che sono rimasto "orfano" e non riesco ancora a trovarne uno che mi trasmetti non dico fiducia ,quelli ci sono, ma quel senso di grande rispetto che si ha quando incontri un maestro che ti lascia a bocca aperta e sei felice di ascoltarlo perchè sa trasmetterti tutto il suo sapere. Vado avanti da solo con quel piccolo bagaglio che mi hanno lasciato in quel periodo. La Numismatica si sta allargando molto ma come tutte le cose e quando c'è una grossa affluenza di pubblico devono esserci regole sempre più chiare e precise, invece ora lasciano solo confusione e nella confusione ci navigano bene i traffichini ed opportunisti.2 punti
-
Ciao, oggi condivido un denario di Giulia Mesa con al rovescio la personificazione della Pudicizia (moneta comune, RIC 268) del quale sto' redigendo scheda tecnica e storica. Rappresentava in sostanza la castità e la fedeltà coniugale di tutte le donne ed in particolare di quelle patrizie (di alto rango). Giulia Mesa (di origine siriana, nacque ad Emesa) fu una donna molto influente e decisiva nella vita sia politica che familiare durante i regni dei nipoti Eliogabalo prima ed Alessandro Severo poi, figli rispettivamente di Giulia Soemia e Giulia Mamea (che erano entrambe figlie di Giulia Mesa). Molte decisioni politiche furono prese direttamente da lei, e sempre a lei è attribuita la eliminazione dell'imperatore Macrino a favore del giovane Eliogabalo. Fu una delle poche donne imperiali ad esercitare il potere da dietro le quinte fino alla sua morte durante il regno di Alessandro Severo. La moneta da esame diretto sembra coniata (spero ai tempi di nonna Mesa ?) e presenta evidenti segni di circolazione percui ha svolto in parte il suo compito, cosa per me sempre molto importante. Meglio il dritto che il rovescio che sembra essere interessato da un salto di conio in alcune lettere della legenda e forse anche da conio stanco. Grazie ed alle prossime ANTONIO MM 19 G 2,86 RIC 2681 punto
-
Buongiorno, prosecuzione del cammino attraverso i vecchi stati prima dell'unità verso il nord Italia ( siamo partiti dalla Sicilia, proprio come G. Garibaldi 😀 ). Oggi presento un francobollo con leggero annullo dello Stato del Vaticano da 6 bajocchi, segnalato nei cataloghi come colore lilla-grigio ( Sassone 7A ), prime emissioni del 1852, sotto il mandato papale di Pio IX ( Papa Giovanni Maria Mastai Ferretti ) l'ultimo Papa Re. L'esemplare è del tipo stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 100 esemplari, stemma pontificio - tiara e chiavi - racchiuso in cornice ottagonale. Esemplare indicato dal venditore di qualità A, sul retro sigla a matita del perito filatelico Paolo Vaccari, non so cosa sia quel 19, potrebbe essere l'anno. Grazie per l'attenzione. SEGUIRA' PROSSIMO STATO ...1 punto
-
1 punto
-
Ciao, il 19 dovrebbe essere un numero di catalogazione interno alla Vaccari. Le loro classificazioni tengono conto di più parametri rispetto al normale Sassone arrivando quindi a definire più tipologie. Vi allego la pagina del loro catalogo dove si vede che il 6 baj viene normalmente catalogato con il 18. Penso che abbiano anche censito una minima variante con il 19.1 punto
-
A proposito di punteggiatura nel diagramma numerico dei rebus… apollonia1 punto
-
Falso fatto malissimo - lontano anni luce dallo stile dell’originale. Con ogni probabilitA’ fusione1 punto
-
Credo che sarebbe stata una superpotenza paragonabile agli Stati Uniti di oggi. Se fai una ricerca rapida vedrai che ce ne sono tanti altri, e non solo italiani. Naturalmente quelli sudamericani, ad esempio, ma anche di paesi che con Garibaldi avrebbero poco a che fare, tipo la Russia. E' un personaggio più celebre di quanto si possa pensare.1 punto
-
Chissà se fosse riuscito ad unirla 150 anni fà che europa avremmo oggi.... Scherzi a parte....ma un francobollo presentabile non lo hanno mai fatto su Garibaldi?1 punto
-
ok, perfetto, come spesso dico, la "perizia" o un idea ben precisa tramite foto è sempre difficile, dalla foto ingrandita sembrava una carta molto spessa che non è la prerogativa dei francobolli di Pontificio, invece tutto torna , francobollo ok, l'unica cosa che non mi spiego, ma che non incide nulla sul francobollo è il 19 inispiegabile1 punto
-
Buongiorno a tutti, in questi giorni ho avuto la fortuna di trovare un altro bell'esemplare di "bissona" versione meno rara. Ludovico XII d'Orleans (1500-1513) - Grosso regale da 3 Soldi - MIR 243 C Anche questa non perfetta, comunque a mio avviso una buona conservazione e una bella patina leggera dal vivo. Noto che manca una corona sulla biscia di destra. Non credo sia una ulteriore variante, voi che ne pensate? Condivido una fotografia da me realizzate questa mattina per diletto e per documentare l'esemplare. Un saluto, buon fine settimana.1 punto
-
Be io ho visto certe monete dichiarate false da acquistare sui 20/25 euro molto ma molto simili almeno in foto,prima o poi devo acquistarne uno per vederla in mano Addirittura il 5 Franchi Anno 9 Repubblica Subalpina e il Mezzo Scudo Rep. Piemontese fatti bene che con un po d'usura creata a puntino esce fuori una moneta da 3/400 euro, per non parlare delle antiche in oro e argento. Spero di sbagliarmi con questa postata perchè in foto ci si può sempre sbagliare. Il peso superiore di ben 0,7 grammi a me non è mai capitato in questa tipologia anche in FDC al massimo g.25,2/3, però mai dire mai. Che sia stata trovata in una collezione importante ha il suo vantaggio ma non è detto, anche il più bravo numismatico può avere una svista soprattutto su una moneta molto comune e piena di patina, magari in un lotto di tante monete in mezzo ci può scappare la pecora nera.☺️ Poi magari è originale, in mano, ma ho molti dubbi .1 punto
-
Sono io che la ringrazio per il gentile apprezzamento della mia opera, la passione per i libri mi ha sempre accompagnato fin da ragazzino e quando, attorno ai vent'anni, decisi di collezionare anche monete lo feci sempre accompagnando gli acquisti monetari con altrettante acquisizioni librarie, inerenti alle monete che collezionavo... poi nel corso degli anni la passione specifica per i libri di numismatica, storia monetaria ed economica, crebbe sempre più fino a prendere il sopravvento sull'acquisto di monete, decisi perciò di dedicarmi alla costituzione di una biblioteca specializzata, opera ancora in corso a distanza di trent'anni dai primi libri acquistati, ho formato una biblioteca sia in formato tradizionale che digitale, incentrata sulle zecche italiane dal medioevo all'unificazione, numismatica della Magna Grecia e della Sicilia antica, numismatica bizantina, islamica, indiana e orientale....1 punto
-
1 punto
-
Concordo con te. Da qualche giorno non sono più comparse quelle che impedivano la navigazione, cosa che davvero, era invasiva e snervante1 punto
-
Ciao, per avere una qualunque risposta è necessario inserire foto dritto e rovescio indicando diametro e peso 😃1 punto
-
Buon Pomeriggio, sì è usurato, la zecca sembra Milano, quindi moneta comunissima.1 punto
-
Al di la dell'amaro in bocca, questa discussione è estremamente didattica, e mi ricorda molto quella in piazzetta, che linko per una migliore comprensione: In breve, il buon @gennydbmoney aveva estrapolato un concetto estremamente importante, ovvero che una moneta "imbullettata" fa abbassare la guardia. Infatti, nel post #67, lanciava queto assist che qui raccolgo: In buona sostanza, ci troviamo in una situazione analoga. Il buon @Saturno infatti, non proprio collezionista alle prime armi ha precisato come... Questo sicuramente ha influito facendogli abbassare la guardia: Dubito che un collezionista con anni sulle spalle come lui sorvoli sia sopra i succitati dettagli da lui specificati, che su un metallo così strano, un bordo così inesistente e un lettering degli incusi sensibilmente più spesso (le rosette in foto non sono chiare, ma mi sembrano abbastanza pasticciate). Già da una visione sul cellulare (su cui ammetto di essere molto "orbo"), mi appariva tutto molto strano, specialmente tenendo conto degli anni di collezionismo del buon Saturno, cosa che ammetto, per un attimo mi hanno fatto pensare di essere paranoico. Possiamo (ulteriormente, aggiungerei) imparare di non abbassare mai la guardia, sempre: le monete vanno guardate per quello che sono, non per la loro provenienza e neppure per l'eventuale "borchiatura" (o bara) che potrebbe contenerle. Sempre a scopo didattico allego un confronto in cui si evince il colore del metallo. L'argento (specie se lavato), ha un colore bianco cristallino. Anche se le foto del buon saturno soffrono un po la luce, si evince il classico colore "smorto" della classica patacca (per non parlare poi di tutti i dettagli che avete messo in evidenza). Inviterei @Saturno a caricare le foto nel catalogo, comprensive del taglio. Sempre molto didattico per chi inizia, studiare questi dettagli.1 punto
-
Ho notato che comunque le pubblicità non sono costanti, cioè non appaiono ogni volta che mi collego al forum,ieri ad esempio nessuna pubblica,da stamattina solo una... Capisco che possa essere una forma di introito ma l'importante è che non diventi assillante e che possa portare qualche utente a collegarsi al forum il meno possibile...1 punto
-
Grazie mille, conferma la mia sensazione da profana assoluta. Ma, come si suol dire, sempre meglio chiedere a chi ne sa di più.1 punto
-
1 punto
-
Corre TT alea, L e S ignora = corretta leale signora. Buona giornata!1 punto
-
1 punto
-
Bravo, un NO secco senza giri di parole, si vede che sai quello che fai e che sei un tipo che se la gode come gli pare la propria collezione. Mi sei piaciuto, confesso che anche io avrei fatto lo stesso qualche esperimento e soddisfazione me la prenderei pure su una 72M. Buon lavoro1 punto
-
1 punto
-
Buona sera, pubblico un aureliano dell'imperatore Tacito, grato come sempre di ogni osservazione, correzione e integrazione. 4,7 gr; diam. max 21,5 mm: asse conio 10h; RIC 84. Diritto: IMP C M CL TACITVS AVG (Imperator Caesar Marcus Claudius Tacitus Augustus). Busto radiato verso dx, drappeggiato sulla spalla sx (se interpreto correttamente l'incisione). Rovescio CLEME-NTIA TEMP/ -I-// XXIZ. Clementia Temporum, stante, rivolta a sx, gamba sx incrociata, gomito sx poggiante su colonna, nella dx un lungo scettro. Il venditore indica (non so in base a quali dati) la zecca di Roma. La “Z” indica la settima officina. Trovo, per l’indicazione in esergo “XXI”, interpretazioni diverse. Per alcuni indicherebbe un rapporto di lega 20:1, corrispondente a un titolo del 5% di argento. Secondo altri indicherebbe invece il rapporto con l’aureo: 20 bronzi argentati per 1 aureo (replicando il rapporto con l’aureo dell’antoniniano originale, per quanto in forma fiduciaria visto la riduzione di fino del titolo). Non so se la questione sia stata definita. Riguardo la conservazione, si nota la parziale sopravvivenza dell’argentatura nelle zone meno esposte al consumo. Navigando in internet ho avuto l’impressione (ma solo di questo si tratta, di una mera impressione) di una frequenza insolitamente alta di esemplari con tracce di conservazione dell’argentatura (?). La monetazione di Tacito segue la riforma di Aureliano, con alcune nuove coniazioni relative anche a bronzi argentati. Non ho disponibilità di fonti specialistiche sull’argomento quindi, limitandomi a testi più divulgativi, trovo ad es. in A. Forzoni (La moneta nella storia, III, p.221). una tabella riassuntiva di rapporti e riferimenti ponderali teorici (i valori reali possono ovviamente variare sensibilmente in zecche ed esemplari diversi). La più vicina ai valori di riferimento sarebbe la zecca di Roma. Comunque, il peso della moneta in discussione è superiore a quello di riferimento: gr. 4,7 rispetto al teorico 3,89. Da Forum Ancien Coins, in un PDF denominato Timeline of Roman Imperial Coinage, per l’Aureliano XXI di Tacito trovo confermato un analogo valore di riferimento, gr. 3,88. Allego qui uno screenshot tratto dal file per evidenziare l’utile (per me) organizzazione grafico-visiva dei dati in questo documento, che copre tutto il periodo imperiale.(https://www.forumancientcoins.com/historia/spread/imperial.pdf?srsltid=AfmBOop0E0kQBqTCCyMKsJwnzwe6UUGNUxpCE5RuaSJIGCB0cj1WYBb6) Il breve regno del 75nne Marco Claudio Tacito (età, se fededegna, eccezionalmente avanzata per l’epoca*), facoltoso senatore ed ex console, si colloca tra la morte di Aureliano – il cui assassinio fu seguito da un interregno di durata discussa con probabile protagonista la vedova Severina - e l’ascesa di Probo, risultato vittorioso contro il tentativo di governo di Floriano, fratellastro di Tacito. Dopo meno di due anni di regno Tacito muore a Tyana, in Cappadocia (Turchia), forse assassinato (così ad es. Zosimo, I, 63), dopo una vittoriosa campagna diplomatica e militare contro alcune popolazioni gote che gli era valsa il cognomen ex virtute di Gothicus Maximus. (Per una riflessione storiografica approfondita mi sento di rimandare ai contenuti della discussione in https://www.lamoneta.it/topic/79589-tacito/ , scusandomi per l’involontaria omissione di altri contributi. * Curioso, nell’HA, Vita Taciti, 4-5, leggere l’elenco di ragioni con le quali il Senato avrebbe esortato Tacito ad accettare la designazione dopo che questi aveva espresso perplessità a ragione della propria età avanzata. Grazie di ogni integrazione e correzione, a presto, Lucius LX1 punto
-
Buongiorno Rufilius, intanto grazie della risposta e delle indicazioni. Per quanto riguarda il nome, lascio ovviamente la risposta agli esperti. Io ho preso l'abitudine, spero non sbagliata, di dare alla moneta post-riforma di Aureliano appunto il nome di aureliano (credo si trovi anche più raramente aurelianeo e aurelianiano). Un caro saluto1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
Ogni fine... Dopo la fine della guerra nel 1865, l'edificio della Zecca venne usato per circa due anni come posto militare degli Stati Uniti. Nel 1867 fu riaperto come assay office federale. Nel 1873 l'Assemblea Generale del North Carolina chiese al Congresso di riprendere le coniazioni a Charlotte, sebbene fosse evidente che le miniere d'oro della regione si stessero esaurendo. La risposta, quindi, non poteva essere che negativa, e così la Zecca federale di Charlotte non produsse più alcuna moneta I depositi d'oro continuarono a diminuire, e alla fine non ci fu più bisogno nemmeno di un ufficio analisi, che venne definitivamente chiuso nel 1913. Per quattro anni l'edificio rimase vuoto. Fu poi utilizzato come sede della Croce Rossa durante la Prima Guerra Mondiale, e in seguito per le riunioni dello Charlotte Women's Club. Per un breve periodo ospitò anche un tribunale federale, ma più tardi i progetti per trasformarlo in una scuola fallirono. Non fallirono invece quelli per l'ampliamento dell'ufficio postale della città, che avrebbe dovuto sorgere proprio sul luogo della ex Zecca. Per la quale, nel 1932, arrivò l'ordine di demolizione petronius1 punto
-
Infatti io ho detto che leggere (come qualcuno ha consigliato)non basta, bisogna appoggiarsi a chi ne sa veramente,un perito non può sapere tutto di tutto,un collezionista potrebbe sapere molto di più di un perito nel suo ambito si interesse,e lo dico per esperienza personale, più volte commercianti e periti di mia conoscenza mi hanno chiesto delucidazioni su monete appartenenti al mio campo di interesse... Per allacciarmi al tuo esempio del dottore è come quando ti rompi un braccio ,vai dall'ortopedico e non dal cardiologo,se ho bisogno di un parere su una moneta romana non vado di certo da un collezionista o perito esperto di monete del Regno...1 punto
-
Credo che in questo caso abbia giocato molto la presenza di un expertize (non "perizia" ma expertize!), davanti al quale la mente tende evidentemente a fidarsi acciecando in qualche misura l'occhio. Questo è un rischio che il collezionista deve in tutti i modi cercare di evitare, mantenendo la mente aperta e cercando di capire innanzi tutto da solo!1 punto
-
Complimenti e grazie a Gabriele per l'ennesimo regalo offerto a tutto il forum. Sono certo che grazie alla tua competenza e chiarezza espositiva riuscirai a risvegliare un po' di interesse per la monetazione repubblicana, che ultimamente langue. PS non sarà un trattato di numismatica, ma meriterebbe di diventarlo1 punto
-
sinceramente se considero la dimensione delle figure e non il tondello che è stato ridotto successivamente, se guardo il bordo di pallini, che mi dà l'idea della dimensione del conio, la figura e la posizione delle lettere, per me potrebbe proprio essere lei1 punto
-
Non mi sembra che la persona che ha chiuso la moneta sia un perito: non c'è numero di iscrizione ne alla CCIAA ne al Tribunale ne alla NIP. Ognuno può sigillare le monete ma NON sono una perizia.1 punto
-
QUANDO A ROMA GOVERNAVANO I RE In origine, a Roma si diffuse l’idea che anziché barattare le merci fra loro, fosse più utile scambiarle con un bene prezioso e durevole; nacque così l’idea di barattare il bronzo con le merci. Questa cosa la sappiamo per quattro motivi: perché è stato così in tutte le civiltà di cui si hanno notizie (seppure usando beni-rifugio differenti: argento, conchiglie, etc.); perché ce lo riferisce Plinio (“rudi usos Romae”); perché ne resta memoria nel diritto romano, che prevede una serie di accordi compiuti “per aes et libram” (letteralmente “per mezzo del bronzo e di una bilancia”, ossia quindi “pesando il bronzo ricevuto in cambio”); e, infine, perché ci sono importanti testimonianze archeologiche, dato che sussistono diversi casi in cui i pezzi informi di bronzo sono stati rinvenuti insieme a monete vere e proprie. Interessantissimo, in proposito, è il deposito votivo scoperto nel 1852 a Vicarello e ora parzialmente ricostruito nei sotterranei del Museo Nazionale Romano: infatti, si trattava di un pozzo dove i fedeli gettavano una moneta (come oggi si fa a Fontana di Trevi) e lo strato più basso era composto da pezzi di bronzo informe; subito sopra di essi c’erano monete del tipo “aes grave” (di cui si dirà nel prosieguo), a testimonianza che i pezzi informi avevano effettivamente una funzione di tipo monetale ed erano in uso prima dell’aes grave. Per questo tipo di proto-moneta si usa oggi il termine di aes rude (sulla base del citato passo di Plinio, “rudi …”); il suo utilizzo è attestato in contesti archeologici databili dall’VIII secolo a.C. (forse, addirittura dall’XI) sino al IV. Quando Romolo fondava Roma, gli scambi si facevano con l’aes rude. Fra i pezzi di bronzo rinvenuti in contesti archeologici alcuni non sono informi, ma presentano forme ben precise, di natura geometrica (gocce, barre, lingotti, dischi, etc.) o naturalistica (ghiande, astragali, etc.). Non c’è alcunché di strano: se il bronzo veniva scambiato a peso, ben si poteva utilizzare anche metallo dotato di una forma, magari anche per immagazzinarlo meglio. Peraltro, fra quelli di forma geometrica, molti risultano frammenti, ossia sono stati tagliati (a caldo) per ottenere lo specifico peso di cui c’era bisogno. Alcuni studiosi usano la locuzione (inventata) aes formatum per distinguere queste proto-monete da quelle informi, ma sono solo un tipo di aes rude. È importante fare una precisazione: qualunque pezzo di bronzo poteva essere scambiato a peso, per cui oggi c’è un unico modo per distinguere un vero aes rude o formatum da un qualunque altro pezzo di bronzo, ossia ritrovarlo in un preciso contesto archeologico (come a Vicarello); poiché tuttavia i reperti archeologici non possono essere liberamente venduti, ne consegue che non c’è alcun modo di sapere se i pezzi in bronzo venduti da negozi e case d’asta siano effettivamente aera ruda o meno. Si possono inserire in collezione al fine di “riempire un vuoto”, ma occorre sapere che non c’è alcuna possibilità di avere certezza che siano antichi e, quand’anche lo fossero, di sapere se siano stati veramente scambiati a peso (e quindi effettivamente utilizzati come aera ruda) o fossero solo residui di fonderia. Un discorso a parte deve essere fatto per molti oggetti a forma di conchiglia, spesso in piombo e talvolta in bronzo, che vengono rinvenuti in scavi archeologici (databili ai secoli VI-III a.C.) eseguiti nella Pianura Padana e nell’area governata dagli Etruschi. Alcuni studiosi (ad esempio Franco Pezzi, Conchiglie di piombo, Mantova 2010) ipotizzano che siano proto-monete (e, quindi, aes formatum), ma altri non sono d’accordo e propongono che si tratti di oggetti votivi (spesso presentano un forellino di sospensione; la conchiglia simboleggiava la vulva, quindi la fecondità), oppure proiettili asimmetrici per le fionde o ancora pesi per le bilance. L’ipotesi più probabile è che si trattasse di decorazioni o paracolpi per utensili fittili, cui venivano saldate con mastici, argilla o di piombo fuso (spesso infatti presentano tracce di terracotta sulla faccia piatta), oppure di piedini per pentole metalliche. Comunque sia, nulla esclude che le conchiglie in bronzo venissero anch’esse scambiate a peso, come aes formatum, quando occorreva. ________________________________________ A partire da una certa data, ai pezzi di aes rude e formatum cominciano ad aggiungersi altri, che recano un segno inciso nel metallo. Si parla al riguardo, sulla base del citato brano di Plinio, di aes signatum; sotto questo nome si distinguono, tuttavia, tre categorie di oggetti abbastanza differenti. La prima categoria è composta pezzi di bronzo sostanzialmente informi, che recano tuttavia una o più contromarche (cioè, disegni elementari o lettere incise nel metallo). I più diffusi, rinvenuti sia in varie località dell’Italia centrale sia nei Balcani, presentano due contromarche sulle facce contrapposte, una costituita da un punto centrale e 4 raggi che se ne dipartono, l’altra da un arco di cerchio; si ritiene che raffigurino rispettivamente il sole e la luna. Haeberlin, importante numismatico tedesco del XIX secolo, dopo aver esaminato numerosi esemplari di questa tipologia di aes precisa che su altri pezzi esistono anche le combinazioni sole/nulla, sole/sole e luna/luna. Una seconda categoria, molto interessante, è quella del cosiddetto “ramo secco”. Si tratta di lingotti di bronzo a forma di parallelepipedo schiacciato, di peso variabile e fattura grezza, che recano un'immagine in rilievo somigliante a un ramo privo di foglie (più raramente sono presenti altri segni, altrettanto grezzi: lisca di pesce, clava, delfino, crescente lunare), la cui esatta natura è tuttavia discussa (secondo alcuni autori sono un espediente tecnico per far fuoriuscire i gas durante la fusione, oppure segni utili a facilitarne la frammentazione). I lingotti con “ramo secco” sono stati rinvenuti in tutta la penisola e in Sicilia, interi o (più spesso) tagliati in frammenti; quelli interi hanno pesi compresi fra 0,8 e 2,1 kg. Il fascino del “ramo secco” è quello di costituire un oggetto sicuramente utilizzato a Roma (esemplari sono stati infatti rinvenuti in scavi eseguiti in città) e sicuramente databile all’epoca in cui i re governavano sull’Urbe: infatti, un frammento di 0,425 kg rinvenuto presso il santuario di Bitalemi (Sicilia), in uno strato sigillato databile al periodo 570-540 a.C.[1], dimostra l’esistenza di questi manufatti nel VI secolo a.C. Una terza categoria di aes signatum è costituito da un altro genere di lingotti di bronzo, che si distinguono dai “ramo secco” per una iconografia più varia ed elaborata, una forma più definita, un peso più leggero ma anche più omogeneo (tra i 1,8 e 1,2 kg), definiti correntemente “quadrilateri”. A differenza dei “ramo secco”, sono molto rari. Gli studiosi sono concordi nel ritenere che siano stati prodotti a Roma (un tipo presenta anche la legenda “ROMANOM”, forma arcaica per Romanorum); Crawford, inoltre, è convinto che avessero funzione monetale, per cui li elenca nel RRC. Giova comunque precisare che altri studiosi non sono così sicuri che i quadrilateri fossero monete, sebbene indubbiamente alcuni siano stati rinvenuti in ripostigli[2] (a Santa Marinella, La Bruna, Ariccia) assieme a esemplari di aes grave. Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, se uno dei tipi di aes formatum noti possa essere quello di cui parla Plinio, inventato da Servio Tullio (che avrebbe regnato dal 578 al 535 a.C.), e permetta così di affermare che la moneta, a Roma, è nata nel VI secolo a.C.; la risposta, tuttavia, sembra essere negativa. In primo luogo, se quella testimonianza fosse attendibile la prima moneta romana dovrebbe essere stata un lingotto con pecora, ma un simile lingotto non è stato rinvenuto (il che ovviamente rende improbabile, ma non impossibile, che sia esistito). I lingotti romani che ci sono pervenuti - ossia i quadrilateri -, peraltro, sono molto posteriori all’epoca regia, probabilmente dell’epoca compresa fra la fine del IV secolo a.C. e gli inizi del III, come dimostrano i ripostigli[3], la legenda ROMANOM (che, ancorché arcaica, appare molto posteriore al Latino di epoca regia, attestato dal lapis niger e dalla fibula praenestina) e la circostanza che un tipo rechi l’elefante (animale ignoto ai Roma prima della guerra contro Pirro, iniziata nel 280 a.C.). Certo, il “ramo secco” esisteva già all’epoca di Servio Tullio, ma non è affatto sicuro che avesse uno scopo monetale (è stato rinvenuto in contesti votivi a Bitalemi e a Terravecchia di Grammichele, ma qualunque oggetto d'arte o di valore, non solo le monete, può costituire l'offerta a un dio) e comunque la sua ampia diffusione fa ritenere che non fosse un manufatto esclusivamente romano (Roma, ai tempi di Servio Tullio, esercitava la sua influenza politica e commerciale su un territorio molto più piccolo). Il passo di Plinio non può quindi essere accettato alla lettera; probabilmente non è vero che la moneta, in Italia, sia stata inventata da Servio Tullio. ________________________________________ Come detto, varie civiltà arcaiche usavano un sistema proto-monetale consistente nel baratto tra le merci e un metallo prezioso; la moneta vera e propria nacque quando alcune autorità statali decisero di far punzonare questi metalli, per garantirne il peso (e quindi il valore) e velocizzare, così, i commerci (perché diveniva inutile pesare il metallo). Questa evoluzione si verificò dapprima in Cina (tra l’VIII e il VII secolo a.C.), poi, in modo separato e indipendente, in Asia Minore. Qui infatti era tradizione scambiare le merci con palline di elettro (una lega di argento e oro); a un certo punto (secondo la tradizione, nel VI secolo a.C., a opera di Creso re della Lidia; secondo gli studiosi moderni prima, attorno alla metà del VII secolo a.C.) i governanti cominciarono a far punzonare queste palline, che presentavano quindi un segno “in incuso” (cioè incavato, rispetto alla superficie della moneta). Poco dopo si cominciò ad apporre un segno anche sull’incudine e nacque, così, la tecnica della coniazione; inoltre, furono prodotte anche monete d’argento, oltre che di elettro. La moneta ricosse subito un grande successo; tutte le città greche dell’Asia Minore cominciarono a produrla e a diffonderla, attraverso la loro fitta rete di contatti commerciali, in tutto il mediterraneo, occidente compreso. Tornando alla Roma arcaica, sembra strano che all’epoca dei re dentro l'Urbe non si usassero monete (come si vedrà in seguito, le prime monete romane, aes grave e monete romano-campane, sono probabilmente databili alla fine del IV secolo a.C.) e ci si limitasse a ricorrere al baratto fra le merci e il bronzo a peso (aes rude e formatum). Si ritiene, infatti, che il tempio eretto nel Foro Boario nel 495 a.C. (l’Ara massima di Ercole) non fosse altro che la monumentalizzazione di un altare preesistente (e, quindi, risalente all’epoca regia), dedicato a una divinità locale assimilata al fenicio Melqart, protettore dei mercanti; sarebbe quindi questa una testimonianza indiretta che in quel luogo in epoca antichissima, addirittura prima della fondazione di Roma, esistesse un sito di scambio fra merci portate dai mercanti fenici e prodotti locali, ma è tuttavia difficile immaginare l’esistenza di scambi commerciali di portata addirittura internazionale senza l’utilizzo di un qualche genere di moneta. Per queste ragioni, uno studioso[4] ha ipotizzato che la Roma arcaica non abbia emesso proprie monete perché utilizzava proprio monete greche arcaiche; non c’è alcuna prova archeologica al riguardo, però c’è un importante indizio. Infatti, tra il 1862 e il 1867 sono stati rinvenuti una serie di ripostigli di piccole monete di tipo ionico, risalenti al VI-V secolo a.C., a Morella e Pont de Molins (in Spagna), Auriol[5] (presso Marsiglia, città fondata dai Greci) e Volterra, città etrusca; ciò dimostra che gli Etruschi utilizzavano monete greche. Siccome a Roma, nel VI secolo a.C., dominava una stirpe etrusca (i Tarquini), è molto probabile che monete analoghe siano state utilizzate anche nell’Urbe. NOTE [1] Si definisce “sigillato”, in archeologia, uno strato di terreno che appare chiaramente separato dagli strati sovrastanti (generati da eventi o attività successivi), senza interruzioni o intrusioni (causate da riutilizzo del terreno, erosione, contaminazione o distruzione) che potrebbero averne alterato il contesto originario. Gli oggetti rinvenuti in uno strato sigillato sono sicuramente databili all’epoca dello strato. Su questi scavi ha scritto Piero Orlandini in “Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica”, 1965-1967. [2] È molto frequente trovare gruppi di monete duranti gli scavi, perché nell’antichità nasconderle era un modo per conservare i propri risparmi; tali gruppi sono oggi definiti “ripostigli” o “tesoretti”. [3] È bene notare, tuttavia, che i ripostigli, anche quando possono essere datati con relativa sicurezza (come negli strati sigillati), forniscono solo indizi e non certezze sull’epoca di emissione delle monete, perché non si sa per quanto tempo esse abbiano circolato prima di essere state nascoste. [4] Amisano, La storia di Roma antica e le sue monete, vol. 1, 2004. [5] Siccome il rinvenimento di Auriol è il più numeroso (circa 2.130 monete), si parla al riguardo di “monetazione tipo Auriol”. ILLUSTRAZIONI Esposizione di aes del Museo nazionale Romano. Al centro, frammenti di aes rude raccolti in una bilancia. In alto, due quadrilateri, RRC 4/1 (con pegaso e ROMANOM) e RRC 7/1 (con raffigurazione di uno scudo). A destra, un “ramo secco” Ricostruzione del deposito di Vicarello, dal Museo Nazionale Romano Ramosecco del Museo Civico Archeologico "A.C. Simonini" Il "ramosecco" rinvenuto a Bitalemi Monetazione "tipo Auriol" rinvenuta a Volterra1 punto
-
1 punto
-
Buongiorno,come già anticipato è un tornese del 1615 coniato a Napoli durante il regno di Filippo III di Spagna (1598-1621)... Al D/: PHILIPP.III.DG.REX.ARA.VTR+,al centro acciarino circondato da 4 pietre focaie e 4 fiamme alternati... Al R/: al centro cornucopia con frutta e spighe curvata a sinistra e che divide in due la data 1615,il 5 è sostituito da una S quindi 161S,il tutto racchiuso da una corona di foglie di quercia chiusa in alto con una croce che può avere diverse fattezze... La moneta è catalogata rara al numero 68, pagina 184 del: "LA MONETA NAPOLETANA DEI RE DI SPAGNA NEL PERIODO 1503-1680"... di Pietro Magliocca... A titolo di esempio posto un esemplare reperito in rete in migliore conservazione...1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.
Il network
Hai bisogno di aiuto?
