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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/27/25 in tutte le aree
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Mio nonno paterno ( Giordano ) era sergente maggiore degli alpini, divisione Julia battaglione Vicenza ( se ne salvò qualche decina e persero anche la bandiera ) Ferito fu fatto prigioniero dei russi ed internato in campo di concentramento dove morì. Lo stato italiano lo ha elargito con la medaglia d'argento al v.m.5 punti
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Buon afoso pomeriggio Amici Filatelisti, oggi vorrei parlarvi un po' del Ducato di Modena unitamente ad un suo francobollo. Il Congresso di Vienna (1815) restaurò i vincoli dinastici nel Ducato di Modena dopo il periodo napoleonico. Quando vennero emesse le prime affrancature ( 1 Giugno 1852 ), il Ducato comprendeva le province di Modena, Reggio, Massa e Carrara, la Lunigiana, la Garfagnana, Frignano e Guastalla. Nel 1852 è sovrano il Duca Francesco V° d'Austria-Este, in carica dal 1846 al 11 Giugno 1859, data d'inizio del suo esilio. Il 18 Marzo 1860 a seguito del plebiscito tutto il territorio dell'ex Ducato venne annesso al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II°. Veniamo al francobollo da 5 . centesimi emesso il 1° Giugno 1852 : di colore verde, al centro l'aquila estense sormontata dalla corona ducale, versione con punto dopo la cifra. Senza annullo, stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 240 esemplari. A rovescio vistose tracce di gomma screpolata, sigla perito fil. Paolo Vaccari. Sassone 7. Grazie per l'attenzione. SEGUIRA' ALTRO STATO PREUNITARIO ...3 punti
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Mi sembra che sia opinabile un po' tutto, anche ciò che lei definisce scientificamente centellinato. Scientificamente centellinato, ma da chi? Se solo da lei, pur col massimo rispetto per i suoi studi, mi pare che si possa classificare le monete sulla base di studi attuali, non necessariamente ed esclusivamente solo sui suoi. L'amico Antonino ha riportato correttamente un riferimento al Mir. Ora, si può rivedere e aggiornare tutto ed il contrario di tutto, ma non penso che il riferimento riportato possa essere definito non corretto. Aspettiamo fiduciosi ogni aggiornamento, ogni progresso scientifico, ma mi permetto di ricordare che un riferimento diventa davvero scientifico quando l'esperimento (lo studio in questo caso) diventa replicabile e verificabile anche e soprattutto da persone diverse da chi formula una nuova ipotesi. Non entro invece sul discorso della zecca, quale che sia, perché ne so troppo poco e direi certamente delle cose inesatte e non utili alla discussione. Cordialità.3 punti
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Buonasera a tutti, appena passato all'asta Sartor questo bellissimo grano del 1637 con solo la data al rovescio... https://www.deamoneta.com/auctions/view/1050/493 punti
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L'amico caravelle82 ha proposto una A/R del del Regno mod. 23 I (interno) oggetto postale che per affrancatura che per tipo di modello, in alta tiratura è da considerarsi molto comune, ma sia lui che l'amico @PostOffice hanno ben detto che questa collezione è una branchia della Storia Postale Diacronica che riserva, se seguita con molta attenzione, delle gran belle sorprese, e per la quantità differente di moduli e delle affrancature, vi allego un link dove potrete vedere la mia collezione è vi auguro possiate divertirvi nello sgogliarla, un saluto a tutti http://expo.fsfi.it/bergamofil2021/exhibits/41PetriniN2x5aVda.pdf3 punti
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Aggiungo qualche esemplare. Prima serie (senza punto dopo la cifra) Seconda serie ( con punto dopo le cifre) Segnatasse Governo provvisorio2 punti
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L'amico caravelle82 ha proposto una A/R del del Regno mod. 23 I (interno) oggetto postale che per affrancatura che per tipo di modello, in alta tiratura è da considerarsi molto comune, ma sia lui che l'amico @PostOffice hanno ben detto che questa collezione è una branchia della Storia Postale Diacronica che riserva, se seguita con molta attenzione, delle gran belle sorprese, e per la quantità differente di moduli e delle affrancature, vi allego un link dove potrete vedere la mia collezione è vi auguro possiate divertirvi nello sgogliarla, un saluto a tutti http://expo.fsfi.it/bergamofil2021/exhibits/41PetriniN2x5aVda.pdf se eventualmente non riuscite ad aprirlo, andate sul sito della Federazione fra le società filateliche italiane, a sx nella sezione esposizioni, aprire Bergamo 2021 e li la trovate tra la storia postale diacronica, comunque vedo che si apre bene, non dovrebbero esserci problemi, la potrei anche postare un pò per volta, sono 120 pagine2 punti
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Al momento abbiamo il logo, la giusta didascalia ed un messaggio da travasare dentro, ma per una nuova sezione l'iter è quello di aspettare una decisione che proviene dall'alto, vediamo a che punto è la richiesta2 punti
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Nessun problema,dalle immagini sembrerebbe del tipo con taglio rigato,ma con questo taglio è catalogata la variante con FERDIN anziché FERDINAN come nel tuo esemplare...2 punti
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Sono d'accordo. Si è cercato, per quanto possibile, di ripulirla ancora, ma questa è davvero l'ultima, alla prossima si chiude.2 punti
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mio nonno (Carlo) fu fatto prigioniero dai russi, credo proprio in una di quelle battaglie: una volta liberato, tornò (prevalentemente) a piedi in Italia, per unirsi poi alle Brigate Partigiane. purtroppo non ho potuto conoscerlo e quindi non ho avuto testimonianze dirette, ma solo racconti di mio padre. sono frammenti di storia, che in un modo o nell'altro toccano tutti noi.2 punti
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Grazie per le cose scritte che sinceramente mi hanno toccato nell'animo e vedo di conservarla con cura dopo aver messo un foglio col copia incolla di ciò che hai scritto.2 punti
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Ciao, come già ti è stato detto il primo purtroppo si tratta di una riproduzione molto nota di un sesterzio dell'imperatore Traiano e quindi non autentico. Il secondo viste le foto comparate dovrebbe essere un asse dell'imperatore Gordiano lll, a mio parere autentico, recante sul rovescio la personificazione della dea Vittoria alata stante volta a sinistra( il peso sarebbe indicativo ). Posto foto di esemplare stessa tipologia per catalogazione 🙂. ANTONIO2 punti
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Cartolina in franchigia militare con scritta "zona di operazioni sprovvista di bolli" con timbro lineare di battaglione/compagnia + timbro di posta militare n.152, questi due timbri garantivano la franchigia alla cartolina e la non tassazione a destino. L' ufficio di posta militare n.152 alla data del 29.4.1942 (data del nostro timbro di P.M.) si trovava in Russia. Piccola cronistoria: Assegnata alla 52° divisione di fanteria autotrasportabile "Torino", nel gennaio febbraio 1942 sostiene combattimenti nella zona di Izium. Nel luglio 1942 si sposta a Voroscilovgrad e poi sul Don. Il 17 dicembre inizia l' attacco russo nel settore. Il 20 dicembre 1942 e' costretta a ripiegare con la Pasubio e la Ravenna. Il 21 dicembre aspri combattimenti sul fiume Tichaja dove e' accerchiata nella conca di Arbusowka. Il 25 dicembre 1942 tenta di aprirsi un varco combattendo. Il 26 dicembre si unisce alle unità dette "blocco nord" che difendono Tschertkowo. Dal 17.12.1942 al 25.12.1942 partecipa alla 2nda battaglia del Don. Nel 1943 la sera del 15 gennaio riesce a rompere l'accerchiamento, i resti della Torino 1.600 uomini il 17 gennaio raggiungono Belovodsk nelle retrovie finalmente in salvo. Rientra in Italia nel marzo 1943. Scrivendo questa breve cronistoria ho sperato sin dall' inizio in un lieto fine, speriamo veramente che Vittorio se la sia cavata. Questo materiale è gia' commovente di suo, gli errori grammaticali lo rendono ancora piu' vero. SEGUE......2 punti
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Ciao, aspettando parere dei più esperti così a occhio la prima, quella di Traiano con il ponte, moneta abbastanza rara, a mio avviso è una riproduzione, giudicando dall'aspetto generale e dallo stile delle figure. Vedi ad esempio quanto scritto qui: https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/corrisp/gius/august.htm La seconda, un sesterzio di Alessandro Severo forse, potrebbe anche essere autentica. Questo in attesa di pareri più autorevoli che potranno aiutarti meglio anche con l'identificazione 😃 NOTA SUCCESSIVA: come ha poi scritto @Pxacaesar non è Alessandro Severo ma Gordiano III 😅2 punti
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Per il quiz degli identificatori di bottiglie rivolgersi agli alcolisti anonimi!2 punti
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Io ho detto la mia tu hai detto la tua. Bene così. Ti invito soltanto ad essere meno aggressivo ed arrogante. Siamo in un Forum in cui è bene dialogare.2 punti
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E Cosa dovrebbero fargli, invece? Crocifiggerli in sala mensa? Metterli alla gogna? radiarli dal commercio? più che ridarti i soldi , che vuoi: il pubblico ludibrio? ma se non cacciano neanche i dottori a cui muori sotto i ferri , che mi pare peggio, o i magistrati che tengono in galera un innocente….. eppure siete qui a chiedere la testa di quei mostri dei commercianti numismatici…. Che magari hanno anche sbagliato casualmente…e anche degli stessi periti…! Ma non vi vergognate di voi stessi? ma non collezionate monete o altro se avete così tanta paura di poter incappare in uno sbaglio o in una perdita…. EDITATO DA CdC2 punti
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Si è svegliato il giullare del villaggio? O siete amici con l’altro genio della lampada spenta? … Cercateveli, che io di tempo ne ho perduto anche troppo a lavare le teste agli asini2 punti
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LA RISCOSSA DI ROMA In Italia, la guerra contro Annibale versava in situazione di stallo: i Romani pressavano i Cartaginesi, negando loro libertà di manovra, ma non trovavano l’occasione per sconfiggerli; i Cartaginesi riuscivano ancora a sconfiggere i Romani in battaglia, quando ne avevano l’occasione, ma per carenza di risorse umane non riuscivano a sfruttare il vantaggio. Serviva una svolta. _______________________ Alla fine del 211 a.C. il Senato decise di inviare un nuovo generale in Hispania (dove il territorio ancora controllato da Roma era limitato alla sola zona circostante Tarraco, odierna Tarragona) ma - non sapendo chi nominare - delegò la scelta al popolo. I comizî centuriati diedero allora una risposta unanime: Publio Cornelio Scipione, figlio dell’omonimo generale ucciso da Asdrubale. Alla fine del 210[1] il giovane (aveva solo 25 anni) si presentò a Tarraco con i poteri di proconsole; trascorse l’inverno a rincuorare i soldati demoralizzati e nella primavera del 209 si mosse per combattere i Cartaginesi. L’esercito cartaginese in Hispania poteva contare su forze tre volte superiori a quelle romane, ma proprio per questo aveva dovuto svernare diviso in tre accampamenti separati. Quando Scipione mise in marcia il suo esercito, non rivelò ad alcuno dove intendesse colpire; tutti però (gli amici, e le spie nemiche) immaginavano che avrebbe assalito l’accampamento punico più vicino. Egli invece si diresse a marce forzate verso sud, penetrò per oltre 500 km nel cuore del territorio nemico e portò il suo esercito direttamente di fronte alle mura di Qart Hadasht. Scipione infatti, come sua prima mossa, voleva riuscire là dove Annibale aveva fallito: espugnare la capitale nemica. La città era ritenuta inespugnabile, in quanto circondata su tre lati dal mare e da una laguna; il governatore schierò allora la sua guarnigione sulle possenti mura che difendevano il quarto lato, e attese che i tre eserciti punici convergessero a schiacciare i Romani. Ma i soldati Romani non attaccarono i bastioni difesi dalla guarnigione cartaginese: camminarono sull’acqua della laguna, guidati personalmente da Scipione, e scalarono le mura nel punto in cui erano prive di difesa, senza essere visti. A molti sembrò un prodigio divino; in realtà il proconsole - nei mesi invernali - aveva interrogato i pescatori e studiato i venti e le maree, scoprendo che periodicamente emergeva un guado. Qart Hadasht, l’imprendibile capitale dei Barca, fu conquistata in poche ore. Scipione si appropriò così dell’oro e delle derrate che vi erano immagazzinati; inoltre liberò i molti nobili ispanici là tenuti ostaggio, guadagnando l’amicizia delle rispettive tribù alla causa di Roma. La città fu ridenominata Nova Carthago. Nei tre anni successivi (208-206 a.C.) Scipione completò la conquista dell’Hispania, cacciandone definitivamente i Cartaginesi. _______________________ Durante il loro dominio in Hispania i Cartaginesi avevano coniato, nella zecca di Qart Hadasht, diverse monete in bronzo raffiguranti al dritto un dio barbuto (Melqart o Tanit). Su alcune di esse, tuttavia, il ritratto al dritto è privo di barba; di questi ritratti glabri esistono due stili differenti, uno chiaramente punico, l'altro invece romano. Un numismatico[2] ha ipotizzato che il primo sia un ritratto di Annibale (o comunque di un Barcide), mentre il secondo altri non possa essere che Scipione: probabilmente, per un breve periodo successivo alla conquista della città, la zecca sarebbe rimasta in funzione sotto il controllo romano e, in segno di omaggio, i monetieri locali emisero bronzi con il ritratto di Scipione, anziché di Annibale. Durante la Repubblica, i Romani avevano un tabù in campo numismatico: ritenevano assolutamente vietato rappresentare il ritratto di un essere umano ancora vivo sulle monete, perché questa era una prerogativa dei re (e, notoriamente, l’istituto della monarchia fu sempre aborrito dal popolo romano, dopo la cacciata dei Tarquini). Sino al 44 a.C. si verificheranno quindi solo due eccezioni a questa regola ferrea, rese possibili dal fatto che le relative emissioni avvenissero in terra straniera (si trattava, cioè, di monetazione “provinciale”[3]): questi bronzi e (alcuni anni dopo) lo statere emesso per Tito Quinto Flaminino. _______________________ Un esercito punico, forte di 20.000 soldati più 10.000 mercenari galli, riuscì a sfuggire dall’Hispania e, agli ordini di Asdrubale (fratello di Annibale), si diresse verso l’Italia. Qui la situazione di Annibale si era fatta difficile: dopo che Roma aveva riconquistato Agrigento (nel 210 a.C.) e Taranto (nel 209), egli aveva disperato bisogno di rinforzi. Nel 207 a.C., pertanto, il generale cartaginese si asserragliò a Canosa, attendendo di potersi ricongiungere con il fratello e le sue truppe. Quell’anno, quindi, i due consoli romani furono destinati uno, Claudio Nerone, a tenere a bada Annibale, l’altro, Marco Livio Salinatore, a cercare di intercettare e fermare Asdrubale. Fu in questo contesto che i Romani portarono a termine un’altra incredibile manovra tattica, culminata nella battaglia del Metauro. Successe che i soldati di Nerone catturarono una staffetta cartaginese, che portava un messaggio con cui Asdrubale voleva invitare il fratello a ricongiungere i loro due eserciti a Fano, ove egli si stava dirigendo. Il console, intuito il pericolo e l’urgenza di reagire, prese una decisione coraggiosa: lasciò un piccolo contingente a fronteggiare Annibale, con l’ordine di eseguire manovre giornaliere (per fare finta di essere ancora molto numerosi), e con il resto dell’esercito marciò da Teanum Apulum (città non più esistente, vicino Foggia) a Sena Gallica (attuale Senigallia). Fu una marcia incredibile, eseguita solo col buio (per sfuggire alle spie cartaginesi): in otto notti i legionarî coprirono circa 500 km, con una media di oltre 60 km a notte[4]. A Sena Gallica le legioni dei due consoli si riunirono e riuscirono a schiacciare l’esercito di Asdrubale, presso il fiume Metauro; dopodiché Nerone, con la stessa velocità con cui era giunto, tornò a Canosa, ove fece informare Annibale (che non si era neanche accorto della sua assenza) che suo fratello Asdrubale era finalmente arrivato, consegnandogliene la testa. _______________________ Nel 204 a.C. Scipione prese un’altra decisione strategica rivoluzionaria: portare la guerra direttamente a Cartagine, come mezzo secolo prima aveva cercato di fare Attilio Regolo. Questa impresa fu ancora più straordinaria, per il fatto che egli volle compierla insieme ai reietti; si fece infatti assegnare il comando delle legiones Cannenses, ancora stanziate in Sicilia: sarebbero stati loro, i soldati umiliati da Annibale e scampati al massacro di Canne, che proprio Scipione stesso aveva convinto 12 anni prima a non tradire Roma, a lavare l’onore della patria debellando la città nemica. Scipione e le legiones Cannenses sbarcarono in terra d’Africa e sconfissero ripetutamente i Cartaginesi. Il senato punico, terrorizzato, ordinò che Annibale lasciasse l’Italia, dove per oltre 15 anni aveva seminato morte e distruzione, e accorresse a difendere la capitale. Così fu: i due condottieri si incontrarono di persona nel 202, da soli, su una collina presso Zama; dopo essersi parlati tornarono nei ranghi dei rispettivi eserciti e si scontrarono in una delle battaglie decisive per le sorti della storia dell’Occidente. Com’è noto, vinse Scipione, e fu quindi soprannominato “l’Africano”. La guerra era finita; Annibale fuggì in esilio, mettendosi al servizio dei reami del Vicino Oriente. Scipione combatté in seguito un’altra guerra vittoriosa, contro il regno di Siria. Accusato dai suoi avversari politici di essersi appropriato di parte del bottino di guerra, abbandonò sdegnosamente Roma in volontario esilio; morì di malattia nel 183 a.C. a Liternum (odierna Villa Literno). Sembra che il suo grande avversario, Annibale, sia morto suicida quello stesso anno, in Bitinia (nella penisola anatolica). Publio Cornelio Scipione l’Africano non fu mai sconfitto, in battaglia. Anni dopo la sua morte un’altra moneta, questa volta un denario ufficiale della Repubblica, riproporrà il suo ritratto. NOTE [1] Non è chiaro, nelle fonti, se la nomina di Scipione a proconsole sia avvenuta già a fine 211 o (come sembra più probabile) nel 210; di conseguenza, non è chiaro se egli abbia iniziato le operazioni militari nel 210 o nel 209. [2] Robinson, Essays in Roman Coinage Presented to Harold Mattingly. [3] In realtà, le monete d’oro di Flaminino sono censite nel RRC (RRC 548/1); Crawford tuttavia le elenca alla fine del suo catalogo, anziché collocarle in ordine cronologico, proprio perché egli stesso dubita che possano considerarsi repubblicane “ufficiali” anziché “provinciali”. [4] Questa velocità fu resa possibile dal fatto che i Romani non si portarono al seguito le salmerie, in quanto ottennero cibo e acqua dalle popolazioni che attraversavano (le quali, secondo le fonti, li accorsero esultanti, stufe delle razzie di Annibale). Nondimeno, questa resta una delle marce a piedi più veloci di tutta la storia militare. ILLUSTRAZIONI Ricostruzione pittorica di Qart Hadasht Bronzi con il presunto ritratto di Scipione: sopra, moneta del valore di 1 calco (SNG BM Spain 127 e 128); sotto, moneta da 1/5 di calco (SNG BM Spain 127 e 129)2 punti
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Buon giorno. Voi cosa ci vedete sotto la "R" di Regno in questo marengo del 1878? Le foto non sono il massimo, mi scuso in anticipo. Inserisco anche il dritto per completezza. Saluti. M.1 punto
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Purtroppo sì, anche se rimane un certo mercato specialistico. Si trovano raccoglitori e annate intere in vendita a poco, o addirittura buttati. Un brutto affare, ma almeno si trovano spesso cose interessanti a poco prezzo.1 punto
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Forse la chiave è la barra, come quando tagli il salame, ti viene la gran fetta o quella sottile e da lì il peso1 punto
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Quindi questo è il bordo? Sembrerebbe del XVIII° secolo, magari primi del XIX° Sarebbe più giusto chiamarlo 'contorno'1 punto
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Ciao a tutti 🙂. Discussione interessante dove grazie ai numerosi interventi che sono stati fatti da chi vi ha preso parte, che hanno messo tempo e competenza a disposizione di tutti quanti noi molto si è dipanato rispetto alla richiesta del topic. @Nicosta91mi sembra che questa tua affermazione sia molto poco gratificante per non dire altro, per tutti, e soprattutto fuori luogo.... ANTONIO1 punto
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LE GUERRE IN ORIENTE E OCCIDENTE Il secondo scontro con Cartagine proiettò Roma sullo scenario del Mediterraneo e ciò comportò un confronto diretto con i regni nati dalla dissoluzione dell’impero di Alessandro Magno, i più grandi e potenti dei quali erano Macedonia, Siria ed Egitto. La Macedonia, in particolare, alla fine del III secolo a.C., era ancora una temuta potenza militare. _____________________ Saputo della disfatta di Canne il re di Macedonia, Filippo V, desideroso di estendere i proprî dominî verso il litorale Adriatico, non esitò a dichiarare guerra a Roma (che allora già controllava le coste dell’Illiria, corrispondenti a quelle odierne di Croazia e Albania). L’Urbe reagì ma, ancora impegnata contro Cartagine, dovette infine accettare un accordo di pace sfavorevole, che riconosceva a Filippo il dominio su parte della costa. Un effetto collaterale di questa prima guerra contro la Macedonia fu, tuttavia, la nascita di un’alleanza che non sarebbe mai più stata rinnegata, tra Roma e il regno di Pergamo (sulla costa della penisola anatolica). Esaltatosi per quella che credeva una dimostrazione della propria superiorità militare, Filippo V decise di sottomettere l’intera Grecia e ne attaccò diverse comunità, fra cui Atene (che godeva dell’amicizia di Roma) e il Chersoneso Tracico (che era un possedimento dell’Egitto, alleato di Roma). Il Senato gli inviò un’ambasceria invitandolo a desistere; in tutta risposta, Filippo attaccò una seconda volta Atene e pertanto, nel 200 a.C., Roma gli dichiarò guerra. Nel 197 il comando delle operazioni fu assunto dal console Tito Quinzio Flaminino; dopo una serie battaglie minori egli condusse le legioni a Cinocefale (attuale Karadagh) ove, in un giorno di fitta nebbia, si trovarono di fronte alla temutissima falange macedone, allora ritenuta ancora quasi invincibile. La flessibilità dello schieramento romano ebbe la meglio sulla solidità di quello macedone: un ignoto tribuno intuì il momento giusto per compiere un aggiramento e riuscì a colpire la falange alle spalle, causandone la resa. Alla Macedonia fu intimato solo di ritirarsi dalla Grecia e pagare i danni di guerra; da allora in poi, tuttavia, Filippo V non osò più sfidare l’autorità di Roma. Nel 196 a.C. si svolsero a Corinto i Giochi Istmici, cui accorsero migliaia di spettatori da ogni città ellenica. Si presentò anche Flaminino, rimasto come proconsole: a un suo ordine, un araldo annunciò che al ritiro dei Macedoni non sarebbe seguito un dominio romano; per volere di Roma, la Grecia tornava libera. L'annuncio giunse inatteso: le grida di gioia furono così grandi che (si dice) causarono la morte degli uccelli in volo. Flaminino fu effigiato su una moneta d’oro di cui oggi restano solo 10 esemplari. L’iconografia è bellissima e copia quella degli stateri di Alessandro Magno, con il chiaro intento di paragonare Flaminino al grande sovrano macedone che aveva sottomesso la Persia; c’è tuttavia una differenza rilevante, dato che il proconsole appare come un generale durante la campagna bellica (con barba irsuta e capelli al vento), anziché come un sovrano cinto di diademi: un militare anziché un monarca, a confermare che Roma non aveva intenzione di limitare la libertà delle poleis greche. Si trattò probabilmente di un’emissione greca o macedone, come dimostra sia il valore nominale (si tratta infatti di uno statere) sia il fatto stesso che rompesse il tabù della rappresentazione di un uomo in vita. Potrebbe essere stato un pegno di gratitudine delle poleis, offerto forse a Flaminino durante la sua permanenza in Eubea (ove sappiamo che fu deificato), oppure un’iniziativa di Filippo V che, avendo accettato di pagare 1.000 talenti (pari a 2.600 kg d’oro), li avrebbe inviati con questa forma. Per il verso opposto è stato osservato che la legenda in Latino (T. QVINCTI) fa sospettare un’emissione romana: Babelon ipotizza quindi che la moneta sia stata commissionata dallo stesso proconsole con intento autocelebrativo, volendo egli far vedere che Roma aveva rimosso la monarchia macedone così come il volto del magistrato romano aveva preso il posto quello del re macedone. Nel dubbio, Crawford la censisce al termine del suo catalogo, come RRC 548/1. _____________________ Morto Flippo gli succedette il figlio Perseo, che si illuse di poter riprendere la politica espansionistica contro il volere di Roma. Falange e legioni si scontrarono un’altra volta nel 168 a.C. a Pidna (attuale Pydna-Kolindros) e un’altra volta vinsero i Romani. Il console Lucio Emilio Paolo fu per questo soprannominato Macedonico; Perseo, fatto prigioniero insieme ai figli, dovette vivere in esilio in Italia; la monarchia fu dichiarata decaduta e la Macedonia fu smembrata in quattro repubbliche separate, dette merides (ossia “porzioni”), con capitali Thessalonica, Pella, Pelagonia (odierna Herakleia Lynkestis) e Amphipolis. _____________________ La monetazione della merides costituisce un bell’esempio del fenomeno che è stato definito come “monetazione provinciale”; infatti, esse erano formalmente repubbliche indipendenti e, come tali, emisero (a eccezione di quella con capitale Pelagonia) proprie monete di bronzo e d’argento; tuttavia, adottarono o fu fatta loro adottare un’iconografia che attestava, senza possibilità di equivoco, la supremazia romana. Un primo modello di questa monetazione sono gli assi macedoni, sul cui dritto è raffigurato Giano, divinità italica senza alcun corrispettivo nella mitologia greca (alcuni suoi caratteri sono comuni al Culsans etrusco), e la sua raffigurazione è perfettamente aderente a quella degli assi della Repubblica, con tanto di simbolo del valore (“I”) sopra la testa. Peraltro, se (come si pensa) tale simbolo li identifica effettivamente come assi, ne deriva che anche la valuta è romana, e non greca. Se il dritto esprime romanità, il rovescio invece è di chiara derivazione greca: sono infatti raffigurati due centauri (oppure, su una delle emissioni di Thessalonica, i Dioscuri a cavallo) che impennano, spalla contro spalla; la legenda è espressa in alfabeto greco e al genitivo della città (ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΗΣ) o del popolo (ΑΜΦΙΠΟΛΙΤΩΝ). Sebbene l’esatta datazione di queste emissioni non sia nota, proprio la legenda costituisce un forte indizio per attribuirle agli anni immediatamente successivi al 168 a.C.: quando infatti la Macedonia tornerà unita (e sarà formalmente assoggettata come provincia romana), nel 147, la legenda diventerà ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ. Ancor più interessanti sono due bronzi con l’immagine di Roma al dritto, che recano al rovescio (all’interno di una corona di quercia) la legenda ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ ΤΑΜΙΟΥ seguita da ΓΑΙΟΥ ΠΟΠΛΙΛΙΟΥ, oppure da ΛΕΥΚΙΟΥ ΦOΛΚΙΝΝΟΥ. Questa, infatti, è la trascrizione in Greco della firma dei questori (τάμιος, “cassiere”, è la traduzione di quaestor), magistratura tipicamente romana[1], e i nomi di tali questori sono anch’essi palesemente romani: Γάιος Ποπλίλιος sta per Gaius Publilius, Λεύκιος Φoλκίννος per Lucius Fulcinnius. Queste monete, quindi, affermavano con chiarezza qual era la città che deteneva il dominio assoluto, Roma, ed erano emesse da magistrati (romani) che tale città aveva imposto per gestire gli affari della Macedonia (si qualificavano infatti come Μακεδόνων τάμιοι, “questori dei Macedoni”). _____________________ In quegli anni avvenne un episodio che i Romani ricordarono per sempre come “il giorno di Eleusi”. Nel 168 a.C. infatti il re seleucida di Siria, Antioco IV Epifane, decise di annettere l’Egitto al suo regno. Mentre una flotta occupava Cipro (che faceva parte dei territorî egiziani), l’esercito siriaco sconfisse facilmente quello nemico ed egli entrò trionfalmente a Menfi, ove si fece incoronare re d'Egitto con l’appellativo di Nicator, "il Vittorioso". Infine si spostò ad assediare Alessandria, in cui resistevano gli ultimi uomini fedeli ai Tolomei. Disperati, gli Egiziani chiesero l’aiuto di Roma; e Roma intervenne, inviando una nave; ma quando il vascello attraccò ne scese un solo uomo[2], Gaio Popilio Lenate, che era stato console nel 172 ed era anche un vecchio amico di Antioco[3]. Lenate incontrò Antioco ad Elusi (località alla periferia di Alessandria); il re tentò di salutarlo, in nome della vecchia amicizia, ma il Romano lo bloccò e - di fronte ai suoi stessi soldati - gli ordinò di tornare in Siria. Antioco ridendo gli chiese dove fosse il suo esercito, e Lenate rispose che era lì in nome di Roma, non aveva bisogno di un esercito al seguito. Allora il re, capito che l’interlocutore non scherzava, affermò che doveva rifletterci; Lenate, preso un bastone, gli disegnò intorno un cerchio sulla sabbia e disse: “Pensaci qua dentro”. Trascorsero alcuni attimi di silenzio teso: possiamo immaginare Antioco IV Epifane, il Nicator, sovrano di Siria ed erede di Alessandro Magno, schiumare di rabbia mentre un uomo solo e indifeso - che però parlava in nome di Roma - lo umiliava in presenza del suo esercito; e di fronte a lui Lenate, placidamente appoggiato al proprio bastone, con la composta serenità di chi sapeva di rappresentare la Città Eterna. Alla fine Antioco uscì dal cerchio nella sabbia, raccolse l’esercito e tornò in Siria. La potenza di Roma aveva ottenuto uno strabiliante riconoscimento. Lenate lasciò l’Egitto e si recò a Cipro, ove ordinò alla flotta siriaca di andarsene. La flotta se ne andò. _____________________ All’estremità opposta del Mediterraneo Roma andava consolidando la sua posizione nella penisola iberica, ricca di risorse minerarie e fondamentale per il controllo del commercio marittimo: furono istituite due nuove province (Hispania Citerior e Hispania Ulterior), rinforzato l’apparato burocratico e assicurata una presenza militare stabile. Ciò portò a un deterioramento progressivo dei rapporti, inizialmente amichevoli, con i Celtiberi (popolazioni celtiche dell’Iberia). La prima guerra scoppiò nel 181 a.C. e fu chiusa con la vittoria romana nel 179, dal propretore Tiberio Sempronio Gracco (padre dei celeberrimi tribuni della plebe e console nel 177). Un secondo conflitto scoppiò invece nel 154 e fu concluso, nello stesso modo, nel 151 dal console Lucio Licinio Lucullo (homo novus, nonno dell’omonimo comandante militare che si scontrerà con Mitridate). _____________________ Nel 149 a.C. si presentò sulla scena macedone un brigante, tale Andrisco, che affermava di essere figlio di Perseo; Roma, sottovalutandolo, mandò un piccolo contingente a soffocare la sua ribellione, ma Andrisco ebbe la meglio e si autoproclamò re di Macedonia, con il nome di Filippo VI. Roma mandò allora un esercito regolare (2 legioni e altrettante truppe ausiliarie, per complessivi 20.000 uomini) agli ordini del pretore Quinto Cecilio Metello, supportato dalla flotta del regno di Pergamo. Nel 148 a.C. i Romani sconfissero di nuovo i Macedoni, di nuovo a Pidna; l’anno dopo il regno di Macedonia cessò definitivamente di esistere e divenne provincia di Roma. Anche Metello potette fregiarsi del cognomen Macedonico. In Grecia, nel frattempo, imperversava una guerra civile tra Sparta e la Lega Achea, entrambe alleate di Roma. Nel 146 il Senato inviò un’ambasceria, ordinando che cessassero le ostilità; Sparta si adeguò, la Lega Achea invece proseguì con i suoi attacchi. Fu la fine dell’indipendenza greca, durata appena 50 anni: Roma inviò un esercito di Roma e l’ennesimo confronto tra falange e legioni si concluse come i precedenti. Le poleis elleniche, pur restando formalmente autonome, furono assoggettate al governatore della provincia di Macedonia. _____________________ Nel 143 a.C. scoppiò di nuovo la guerra contro i Celtiberi, che si arroccarono a Numantia (centro urbano non più esistente), città fortificata capitale della tribù degli Arevaci. Furono sconfitti in battaglia dallo stesso Quinto Cecilio Metello Macedonico, inviato a soffocare la rivolta, ma loro città rimase inviolata e ciò permise loro di continuare a combattere. Nel 137 il console Gaio Ostilio Mancino negoziò un accordo di pace con gli Arevaci, sottoscritto su sua delega dal questore, un giovanissimo Tiberio Sempronio Gracco (figlio omonimo del propretore del 179 e futuro tribuno della plebe), ma il Senato non lo ratificò giudicandone disonorevoli le condizioni. Nel 134 il console Publio Cornelio Scipione Emiliano (figlio adottivo del figlio dell’Africano) decise allora di porre fine alla guerra stringendo d’assedio Numantia; parteciparono alle operazioni un giovanissimo homo novus, tale Gaio Mario originario di Arpino, e Giugurta, principe della Numidia (regno nordafricano alleato di Roma). I Romani non riuscirono a espugnare la città ma nel 133 a.C. i suoi abitanti, impossibilitati a sostenere ulteriormente le privazioni dell’assedio, si arresero. Numantia fu rasa al suolo _____________________ L’emissione di assi provinciali si verificò non solo in Macedonia, ma anche in Sicilia e in Hispania. In Sicilia circolarono, soprattutto nella porzione occidentale, gli assi della serie Giano/corona che recavano al dritto l’effige di Giano, al rovescio una serie di simboli molto diversi fra loro[4], talvolta con una sigla (P.TE, Q.B, Q.AVI, MAN ACILI Q., NASO, ΠOR[5], ΛΙΛ) e spesso circondati da una corona di alloro (da cui il nome della serie). È molto discusso dove queste monete possano essere state coniate; le ipotesi più accreditate sono Panormus (attuale Palermo) o Lilybaeum (cui farebbero riferimento, rispettivamente, le sigle ΠOR e ΛΙΛ; le altre sigle invece costituirebbero il nome dei magistrati monetarî, considerato anche che Q potrebbe significare quaestor). Per quanto riguarda la datazione, si propende per un periodo lungo, compreso tra il 215 al 150 a.C. (come proposto da Puglisi e confermato da alcuni ritrovamenti in ripostigli contenenti anche monete datate al 200-150). In Hispania invece furono emessi molti semissi e alcuni assi, correntemente definiti “imitativi”, caratterizzati dal fatto di copiare l’iconografia ufficiale repubblicana (Giano o Saturno al dritto, prora navis e legenda al rovescio) ma con uno stile peculiare (caratterizzato da forme gonfie e arrotondate), tipico di diverse produzioni numismatiche e grafiche dell’Hispania dell’epoca, e diversi errori di disegno (la prora navis, ad esempio, è spesso disegnata da destra a sinistra) e ortografici. È tuttavia dubbio se queste monete, di fattura molto diversificata e in alcuni casi abbastanza grezza, siano emissioni di un'autorità locale oppure una forma di pseudo-monetazione (si definisce “pseudo-monetazione” l’emissione di monete da parte di gruppi o comunità che sopperivano così, in forma privata[6], alla carenza di spiccioli). NOTE [1] Come detto nel post precedente, i questori presiedevano spesso alle emissioni itineranti e le firmavano; questa prassi vale anche per le emissioni “imperatoriali provinciali”. [2] Per la precisione, erano 15 persone: l’ex console, 12 littori di scorta e due scrivani. [3] Il re, infatti, aveva trascorso un periodo da ostaggio a Roma, ospite proprio di Lenate. [4] Testa di Giove, punta di lancia e mascella di cinghiale, ala d’uccello, lupa che allatta i gemelli, globetto. [5] Interessante, in questa sigla, la commistione fra caratteri greci (Π) e latini (R). [6] In un sistema con monete a valore intrinseco, infatti, è possibile che esse siano emesse anche da un privato (appunto perché valgono per il metallo che contengono, non per l’autorità che le garantisce). ILLUSTRAZIONI Lo statere RRC 548/1 Asse di Amphipolis catalogato SNG Cop. 68. Bronzo del questore Gaius Publilius, catalogato SNG Cop. 1316 Asse imitativo ispanico con legenda "AMOR" Assi siculi1 punto
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Credo che nessuno voglia fare un processo ai periti che hanno sbagliato, errare è umano e il primo che ne paga le conseguenze è il perito stesso. Però il discorso secondo me va allargato al modus operandi del settore. Sempre riferendomi alla cartamoneta, come ho già detto in precedenza se uno vuole farsi periziare un biglietto, lo conferisce a un perito di sua preferenza il quale, in caso di dubbio sull'autenticità, non perizia nulla, restituisce il biglietto al proprietario il quale NON PAGA nulla al perito. Questo è un vizio di forma perché una volta conferito il materiale, il perito dovrebbe essere libero di esprimere il suo giudizio qualunque esso sia, e non dover sottostare al ricatto implicito "o me la perizi per buona (e in conservazione più alta possibile...) o non guadagni nulla". Inoltre, il fatto che molto spesso il perito sia il venditore stesso, se da un lato è comprensibile perché comprare e vendere permette di acquisire una vasta conoscenza della materia, dall'altro implica un innegabile conflitto d'interesse perché quelle perizie potrebbero avere lo scopo occulto di abbellire e rendere più appetibile la merce piuttosto che essere un parere tecnico spassionato. Poi c'è sempre il fattore umano, per carità, c'è l'onesto e il disonesto ma il sistema dovrebbe evitare di creare occasioni di ambiguità.1 punto
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Ciao, dal peso e diametro che hai indicato più che probabilmente si tratta allora di un sesterzio ( della stessa tipologia con la Vittoria). Posto foto di esemplare simile 🙂. ANTONIO1 punto
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Scusate non ho letto tutto, non ce la faccio. riporto un episodio che mi è occorso girando in cerca di materiale per il web Moneta posta in vendita su Katawiki. Sigillata e con perizia di famoso Numismatico e Perito italiano di cui non farò nome neppure sotto tortura ne' in MP. Moneta di meravigliosa qualità data come Oncia repubblicana romana (quella testa elmata di roma / prua di nave). Era chiarissimamente una quartuncia, cosa evidentissima sia per la mancanza del simbolo di valore, sia per il peso. Ho avvisato l'esperto di KW. che mi ha fdato ragione. A cosa vale questa fuorviante perizia, certamente dettata da disattenzione e non da dolo o imperizia? NB: non può minimamente essere paragonato un perito che certifica con un medico o un giudice che operano direttamente.1 punto
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Qui vorrei spendere due parole a favore di questi moduli o modelli postali, che all' apparenza sembrano noiosi ed appartenenti ad una filatelia minore, quando invece secondo il mio modesto pensiero rientrano appieno nella GRANDE FILATELIA. Bene fece l' Amico Caravelle82 ad accaparrarsene qualche esemplare, in quanto materiale bistrattato dal ricevente che non comprendeva scritti e notizie da familiari lontani come una cartolina o lettera e molto spesso non veniva conservato. La stampa di questa modulistica approntata per facilitare lo svolgimento di particolari servizi, fu affidata a differenza delle carte valori anche a tipografie private talvolta da parte delle Direzioni locali, il che puo' comportare varianti di ogni tipo che ne impedisce a volte una corretta catalogazione, ma ne aumenta la curiosità e la ricerca del collezionista. Il tuo e' il Mod. 23-I rosa, il piu' comune considerando il lunghissimo periodo d'uso, la valutazione di catalogo e' di 5€ (sicuramente di piu' di quanto lo hai pagato) in piu' va calcolato il valore del francobollo. BELLO materiale assolutamente da non sottovalutare. Delle copie stampate dalla tipografia Simboli di Recanati quante ne saranno sopravvissute al giorno d'oggi.. ?!?1 punto
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Bisogna anche tener conto nella monetazione Medicea, come per altre zecche di tale periodo storico, ma specie in questa che conosco molto bene, che monete che hanno 4/5 secoli, in questo caso del 500, un spl vero è un grado molto alto, non vi sono e non se ne conoscono in fdc..poi oggi vi è anche un abuso del grading a tutti i costi..1 punto
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Salve, la moneta, ha ottimi rilievi e ben centrata, se si parla di grado Italiano, mettereí visti i graffietti al rovescio forse da pulizia un SPL. Se si parlasse di slaab o grading americano un AU 53 al max visto i graffietti? Se non li avesse avuti un qualcosa di piú ci stava.. Un saluto Fofo1 punto
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Personalmente credo che non sia una semplice cartolina ma molto di piu', il contenuto STORICO POSTALE ed UMANO è unico ed irripetibile, cio' la rende ai miei occhi e alla mia sensibilità un oggetto da custodire e preservare ben aldilà del becero valore venale. MAGNIFICA.. benché sia una giornata molto calda e' riuscita a farmi immaginare il freddo dell' inverno russo.. e l' angoscia e la paura di non farcela a ritornare a casa.1 punto
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Ludivine è una femmina di segugio che vive insieme con il suo padrone a Elkmont, in Alabama. Nel gennaio del 2016, uscito di casa per la consueta passeggiata, l’animale decise di unirsi alla partenza della mezza maratona che si stava svolgendo nei paraggi. Dopo aver corso l’intera distanza, Ludivine giunse sul traguardo in settima posizione, tanto che, sebbene ovviamente non fosse iscritta alla gara, si vide assegnare una speciale medaglia dagli organizzatori. La storia piacque al punto tale che da allora la corsa è denominata Mezza maratona del segugio. apollonia1 punto
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Allora neanche le "caravelle" hanno un anno di emissione: solo perchè non si vede, non vuol dire che NON C'È! 😁 Questa emissione è del 1930 in quanto per celebrare i 1000 anni dell’Althing (il parlamento islandese) un comitato parlamentare ufficiale delibera l'emissione di una speciale serie commemorativa di tre valori: 2, 5 e 10 Krónur. Non essendo il governo a ordinarle, ma il suddetto comitato, questi valori sono considerati "semi-ufficiali": non gettoni/medaglie, ma neanche pienamente moneta corrente. Si racconta che solo la 2 Krónur fu talvolta usata come mezzo di pagamento, mentre le altre due (5 e 10 Krónur) forse erano troppo grandi e troppo preziose (argento) o "cerimoniali" per un uso quotidiano. Per cercare un parallelo, cito gli Schützentaler svizzeri: anche questi sono commemorativi e sono stati emessi in occasione delle feste di tiro (Schützenfeste) dal XIX secolo, NON erano normali monete per la circolazione, ed erano semi-ufficiali e anche se poi in circolazione ci sono finiti.1 punto
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Prevede che , se la moneta è contestata da almeno due perizie contrarie, il venditore può: A : decidere di riprenderla e ritornare quanto pagato dal compratore B: qualora non si trovi d’accordo con le controperizie, decidere di andare a giudizio e demandare alla giustizia di decidere chi ha ragione tramite una serie di perizie e controperizie di tecnici abilitati , i famosi CTU Questo prevede la garanzia del venditore. In nessun caso un perito o un CTU può essere ritenuto responsabile in solido del prezzo pagato al venditore a meno che perito e venditore non siano la stessa persona. La cosa è abbastanza lineare e semplice … poi ci penserà la legge a complicarla , al solito1 punto
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Non ti serve “quello bravo”. Le differenze con l’originale sono talmente plateali che basta un banalissimo raffronto con un minimo di impegno. Sforzati di capire da te senza appoggiarti a pareri esterni… almeno in casi così platealmente banali1 punto
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Buongiorno,girerei la domanda a @nikita_ che è molto ferrato su queste monete e potrebbe essere utile per il suo progetto qui sul sito...1 punto
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Zecca di Gubbio, quattrino con S. Ubaldo Vescovo, battuto sotto papa Clemente XII, potrebbe essere Muntoni, 258,var.- Ciao Borgho1 punto
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La tua domanda è un po' generica, bisognerebbe capire di quali monete parli. Ti do comunque un quadro conoscitivo generale. In primo luogo, dobbiamo distinguere fra monete repubblicane "ufficiali", monete "coloniali" (emesse dalle coloniae per loro esigenze), monete "locali" (emesse da città o comunità sostanzialmente assoggettate a Roma, ma formalmente indipendenti) e monete "non ufficiali" (emesse piccole comunità, di carattere quasi privato). Moltissime monete coloniali, locali e non ufficiali provengono dalla Campania. Presumo però che tu ti riferisca alle "ufficiali" (ossia sostanzialmente, con qualche eccezione, le monete censite da Crawford nel catalogo RRC). Ebbene, anche molte "ufficiali" furono emesse zecche collocate fuori Roma, per tre ragioni diverse: 1) in origine Roma non aveva la capacità tecnica di produrre monete coniate (la zecca dell'Urbe fu inaugurata nel 269 a.C., mentre le prime monete romane coniate risalgono a 50 anni prima), per cui ne appaltava la produzione ad altri popoli italici o italioti; 2) oltre alla zecca urbana, il Governo della Repubblica si servì saltuariamente di zecche site nelle colonie (Luceria, Canusium, Narbo Martius) o nelle capitali delle province (ad esempio, il denario RRC 365/1 è attribuito a Massalia, il 393/1 a una qualche zecca ispanica, il 445/1 ad Apollonia, etc.); 3) i magistrati dotati di imperium avevano anche la potestà di emettere monete e, pertanto, quando le legioni erano in marcia coniavano proprie monete in zecche cosiddette "itineranti". Non si sa dove siano state emesse le monete della categoria (1), ma è estremamente plausibile che molte provengano dalla Campania dove Capua (all'epoca, sembra, la città più popolosa d'Italia) offrì spontaneamente sè stessa a Roma (con la cosiddetta "deditio"), diventandone parte, e portandole in dote una zecca di livello tecnico molto elevato. Non conosco monete della categoria (2) attribuite alla Campania, ma ci sono molte emissioni ritenute provenienti dall'Italia centro-meridionale; è probabile che alcune provengano quindi anche dalla Campania, ove c'erano varie colonie di diritto latino sicuramente dotate di zecca (lo sappiamo, perché coniarono monete "coloniali" per le proprie esigenze). Per quanto infine riguarda la categoria (3) ... le legioni coniavano là dove si trovavano stanziate, sicuramente sarà successo anche in Campania. Detto tutto ciò, ti chiederai su che base una moneta è attribuita a una zecca campana, piuttosto che a quella di Roma o - tanto per dire - a quella di Apollonia. I criteri sono quattro e vengono utilizzati incrociandoli tra loro: 1) i luoghi in cui le monete sono state rinvenute; 2) il loro stile (alcune hanno uno stile dei disegni chiaramente differente da altre, attribuibile alle tradizioni degli incisori - resta da capire, ovviamente, quali "mani" operassero a Roma e quali in altre località); 3) i segni e le legende presenti nell'iconografia (ad esempio, la "L" con grafia osca è attribuita a Luceria, la spiga di grano alla Sicilia); 4) l'abbinamento a fatti storici (ad esempio, RRC 359/2 reca la legenda "L. SVLLA" ed è datata all'84-83 a.C., per cui dovrebbe essere stata emessa ad Atene ove, all'epoca, Silla stazionava). Come vedi, nessuno di questi criteri fornisce risposte tassative; in materia pertanto non ci sono certezze, solo ipotesi più o meno probabili.1 punto
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Ciao a tutti, curiosando sul forum ho notato che il testone che vi propongo oggi non è mai stato presentato, per cui colgo l'occasione per condividerlo con Voi. GREGORIO XIII (1572-1585), Roma, Testone (Munt 68, CNI 306) D/: Busto a destra, piviale con S. Pietro GREGORIVS . XIII . PON . M R/: Mosè inginocchiato a sinistra tramuta la verga in serpente, in alto a sinistra il Padre Eterno SIGNA INFIDELIBVS Esergo: ROMA con segno di zecca. T/: liscio Peso 9,44 g. Signa infidelibus: "segno per gli infedeli" (Corinzi, XIV, 22) La scena rappresentata al rovescio allude all'episodio biblico di Mosè, che trasforma la verga in un serpente davanti al faraone. Il serpente, a sua volta, si trasforma in drago nella moneta di Gregorio XIII, dato che il papa aveva per stemma proprio un drago. Esodo 4, 1-4 Mosè replicò dicendo: «Ecco, non mi crederanno, non daranno ascolto alla mia voce, ma diranno: «Non ti è apparso il Signore!»». Il Signore gli disse: «Che cosa hai in mano?». Rispose: «Un bastone». Riprese: «Gettalo a terra!». Lo gettò a terra e il bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano e prendilo per la coda!». Stese la mano, lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano. Esodo 7, 8-13. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Quando il faraone vi chiederà di fare un prodigio a vostro sostegno, tu dirai ad Aronne: «Prendi il tuo bastone e gettalo davanti al faraone e diventerà un serpente!»». Mosè e Aronne si recarono dunque dal faraone ed eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato: Aronne gettò il suo bastone davanti al faraone e ai suoi ministri ed esso divenne un serpente. A sua volta il faraone convocò i sapienti e gli incantatori, e anche i maghi dell'Egitto, con i loro sortilegi, operarono la stessa cosa. Ciascuno gettò il suo bastone e i bastoni divennero serpenti. Ma il bastone di Aronne inghiottì i loro bastoni. Però il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva detto il Signore. Commenti e integrazioni sono come sempre graditi! Michele1 punto
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Questa moneta la vendi solo a qualche Parmalat ultimi giorni o a qualche Montepaschi basket non scomparirà mai. Ne devono trovare uno buono, convinto del grande investimento....1 punto
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