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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/28/25 in tutte le aree

  1. Buon pomeriggio passeggiatina al Serafico, in cerca di ciotole. Solo pochi banchi ne avevano. Da uno ci stava la ciotola a 1 euro per tre monete, pescato queste:
    5 punti
  2. Eccomi di nuovo qua per avere opinioni su questa cartolina col suo timbro posta da campo,il testo sono le parole di rassicurazione di un figlio alla propria madre ma della storia postale e militare che ci stà dietro mi sà ho bisogno di aiuto...lascio spazio a chi sicuramente ne sà più di me!!!
    4 punti
  3. E' cambiato il livello culturale, ..oggi si crede solamente al libero mercato ""senza etica"", senza altre valenze culturali. ..siamo una società che tratta gli onesti come dei fessi e i disonesti come persone da rispettare.. cosa pretendiamo. Del valore dei francobolli personalmente mi interessa meno di niente, ci sono francobolli che valgono 2c di catalogo che mi divertono tantissimo. Il gronchi rosa penso che sia anche un brutto francobollo che non ho mai cercato, oggetto di una speculazione tutta italiana. Chi colleziona per investimento in realtà non è un collezionista.. e' uno che fa business e non sa e non ha capito nulla di questo hobby. In Italia in particolare ho notato molto provincialismo, avidità e grettezza nel collezionismo, vi garantisco che all'estero primeggiano altre valenze. Mi fermo qui.
    3 punti
  4. Buongiorno, lo catalogherei come Boehringer gruppo II, serie V, 58 (V31/R26). Il gruppo II è quello appena successivo alla serie dei primi tetradrammi con quadriga lenta e testina in incuso, per intenderci. Il conio R26 della testa di Aretusa compare oltre che con il conio V30 (Boehringer 55) anche nella precedente serie IV con il conio V26 (Boehringer 42), dove la nike veste quella fascia che possiamo chiamare tenia. Questi gli esemplari censiti: ES
    3 punti
  5. Si acquista quello che ci si può permettere..non deve essere una malattia.. e' un complemento nella vita di un individuo, un più.. tempo di qualità.
    2 punti
  6. Ricordiamoci sempre che il “Padovanino” non è nato così, tanto per fare ….è nato da una richiesta spasmodica da parte dei collezionisti , del pezzo eccezionale o eccezionalmente raro….quindi “ nihil novum….”
    2 punti
  7. Salve,credo di leggereDN VALENTINIANUS Gloria romanorum con imperatore che trascina prigioniero
    2 punti
  8. Io ho un po' di francobolli cinesi di varie epoche, anche della rivoluzione culturale. Penso che in generale l'interesse maggiore sia per questi ultimi, ma non so a livello economico. E noi lo accoglieremo con piacere, finalmente a prezzi abbordabili 😀
    2 punti
  9. Salve. In questa occasione, le coincidenze hanno giocato tutte a mio favore e sono riuscito ad aggiudicarmi la moneta dell’asta Sartor di cui si sta discutendo. Ne sono contento. Saluti a tutti.
    2 punti
  10. Salve se può essere utile una piccola disamina senza pretese:porosità da fusione invece di coniatura,ritratto diAugusto e dei due principi lontani da quelli originali e facilmente confrontabili con altri buoni,paticolari tipo lo scudo approssimativi e ultimo,ma non ultimo,la linea che lascia sul bordo l'accoppiamento delle valve dove è stato colato l'argento.considerazioni opinabili e smentibili da utenti più preparati
    2 punti
  11. Bisogna anche tener conto nella monetazione Medicea, come per altre zecche di tale periodo storico, ma specie in questa che conosco molto bene, che monete che hanno 4/5 secoli, in questo caso del 500, un spl vero è un grado molto alto, non vi sono e non se ne conoscono in fdc..poi oggi vi è anche un abuso del grading a tutti i costi..
    2 punti
  12. Un saluto ai cari lamonetiani, qualche esperto mi sa dire l'esatta classificazione di questo tetradramma:
    1 punto
  13. Cartolina Molto Bella della Divisione San Marco, spedita tramite la Posta da Campo A - 19.9.1944 ( rep.85978/C) a settembre non so bene se fosse dislocata ancora in Germania o fosse rientrata in Italia bel documento, complimenti
    1 punto
  14. La somma dei numeri da 1 a 8 è 36, quindi la somma delle carte in ciascuna delle due scatole è 18. Le combinazioni possibili di carte nella scatola rossa sono 5 6 7, 3 7 8 e 4 6 8. Quindi l'unica affermazione certamente vera è la 4. D'altra parte, che l'affermazione 4 sia vera è di verifica immediata perché, se il 2 fosse nella rossa la somma delle altre due carte dovrebbe fare 16, cosa non possibile con i dati del problema. Ragionamento analogo vale per la falsità dell'affermazione 3, mentre per quanto riguarda la 2 questa è sicuramente falsa perché la somma dei quattro numeri pari della sequenza è 20. Per quanto riguarda l'affermazione 1, le carte dispari in ciascuna delle due scatole devono essere in numero pari, quindi, per quanto riguarda la scatola blu, o due o quattro. Una delle soluzioni possibili per la blu è 1 2 3 5 7: in questo caso l'affermazione 1 è vera. L'affermazione 5 è invece vera in due casi su tre.
    1 punto
  15. CL (O che dolce é?!) gabban A = cloche Dolce e Gabbana. Buona serata!
    1 punto
  16. Chiedo scusa...la fretta nel rispondere a Pino
    1 punto
  17. Maria Theresia Taler Variants Gran Doblone - Il Tallero di Maria Teresa d'Austria Moneta coniata/usata in tutto il Mondo commerciale dell'epoca I Talleri 1780 coniati in Italia - Numismatica Mente Der Maria-Theresien-Taler / Levantinertaler (1780 X, Original und Nachprägung) - Silbermünze
    1 punto
  18. Oltre al validissimo consiglio di @Meleto, io mi trovo benissimo con questo piccola guida ( corredata da fotografie ) di Andrea M. Ponzi, 104 pagine. Si trova facilmente on line ( qui postato in immagini ).
    1 punto
  19. Per quanto mi riguarda penso di considerarmi un collezionista anche se al lato economico ci penso! Non tanto per me ma per ciò che lascerò ai figli e visto non gradiscono ciò come mia moglie,cerco di lasciargli solo materiale che avrà un minimo di valore e questo mi ha portato a filtrare di molto gli acquisti. Praticamente si compra a poco e in questo periodo non si fa' fatica...poi quando sarà il momento faranno come vogliono, io mi sono divertito e ho avuto molte soddisfazioni emotive ☺️
    1 punto
  20. Salve @Rocco68 mi scusi ma secondo me è un tornese con cornucopia,e mi sembra sia la 1622 (7) nella lista ,senza MC e con data solo nel dritto. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIV/10 https://www.acsearch.info/search.html?id=7380568 Mi scusi non avevo visto la correzione 😁
    1 punto
  21. Ciao, Filippo IV Tornese 1622 Sembrerebbe essere senza sigle MC
    1 punto
  22. Mi spiace dirtelo, ma l’hai acquistata dal solito venditore di Cipro che vende una serie di patacche su ebay e nessuno lo ferma. Se cerchi su forum ancientcocins c’è una blacklist di fakesellers che nomina anche il tuo venditore. C’è di buono che puoi chiedere il reso.
    1 punto
  23. Già Roma è abbastanza ricercato anche se non raro, quelle più interessanti per me sono le coniazioni lombardo-venete di Milano e Venezia.
    1 punto
  24. Ciao Un cavallo di Carlo v con le colonne d' Ercole e la croce.
    1 punto
  25. Quello che mi sento di consigliarti (ti do del tu visto che hai 21 anni e potresti essere mio figlio) è di cominciare a confrontare il tuo esemplare con altri dello stesso tipo esitati nelle principali aste, cerca di notare bene le differenze che vedi, vedrai delle differenze che ti balzeranno subito all'occhio. La tua moneta è porosa, priva di dettaglio, carente di definizione, sono tutti segnali che, a mio sommesso avviso, mi portano a dire che molto probabilmente si tratta di una brutta fusione. Ma ripeto, io non sono un esperto, magari qualche esperto del forum ti darà invece un altro parere diverso dal mio😊.
    1 punto
  26. Ciao,guarda se fosse questo bronzo di Smyrna in Ionia. La seconda foto va ruotata di 180°. https://it.numista.com/catalogue/pieces328721.html
    1 punto
  27. Mi scusi, ma visto che ha detto nel primo post che l'ha recentemente comprata, forse è meglio se ci dice lei quanto l'ha pagata. Così poi qualcuno potrà dirle se l'ha pagata troppo o se ha fatto l'affare della vita. Questo il mio umile parere 🙂.
    1 punto
  28. Buongiorno a tutti. Sono anche io in possesso di un esemplare sostanzialmente identico. Si tratta sempre di un marengo del 1878 di Vittorio Emanuele II. Il caso è il medesimo: la R di Regno presenta una chiara ribattitura su altra lettera sottostante (oltre a diverse ribattiture dei numeri della data). A mio parere potrebbe trattarsi di una R. Trovo molto interessante che sia emerso un altro esemplare perché in questo modo non si può più parlare di un caso isolato (la posizione è la stessa). Ritenete si possa parlare di una variante? Saluti Regium
    1 punto
  29. Buongiorno, la normativa ha da sempre stabilito che il francobollo, specie se singolo, venga applicato a dx in alto del fronte della busta o cartolina, ma capitava anche non di rado, di trovarli come la busta postata, al retro a mo' di chiudilettera, vi allego un esempio che di che cosa veniva applicato, quando qualche impiegato postale era attento, anche se in questo caso il francobollo era quasi in posizione perfetta
    1 punto
  30. Ciao @Alan Sinclair ed @ART, mi era noto che il mercato filatelico non fosse propriamente "florido": sono rimasto però stupito. Penso in particolare a chi ha collezionato nel tempo, anche investendo delle risorse, ed oggi, a detta della signora con cui ho parlato, si ritrova con carta straccia. è purtroppo una crudele realtà, ma non mi immaginavo così crudele. (per quanto mi riguarda mi terrò quegli album).
    1 punto
  31. Ciao @ART, hai perfettamente colto nel segno. Il mese scorso ero sul Lago Maggiore ( sponda Lombardia ) presso un grande mercato coperto dell'antiquariato. Ho comprato un album di francobolli con miniserie di affrancature europee, per un totale di circa 550 francobolli moderni tutti in ottimo stato per 10,00 euro.
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  32. Purtroppo sì, anche se rimane un certo mercato specialistico. Si trovano raccoglitori e annate intere in vendita a poco, o addirittura buttati. Un brutto affare, ma almeno si trovano spesso cose interessanti a poco prezzo.
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  33. Ciao @giuseppe ballauri è lo stesso conio , con frattura meno matura, dell'esemplare postato da @Rocco68...nel tuo il punto dopo Francia è appena accennato, se osserviamo bene si vede. Come si nota l'asterisco. Variante FRANCIA ● * estremamente rara.La legenda nel tuo esemplare pare proprio FRANCIAcon A su N. Mi complimento per la conservazione del dritto, basetta pettinatissima e capigliatura fresca fresca....complimenti per la nuova entrata che manca tra le mie...il ritratto considerano la variante è il migliore che ho visto. Mannaia a me che non stavo controllando in quel momento altrimenti provato a prenderla. P.s. non possiamo scrivere di una variante simile alla GIOACHINO, AMMIRAGLO o GNAND...ma è una variante rara che si presenta sempre con quella correzione. Complimenti ancora amico mio.
    1 punto
  34. Buon afoso pomeriggio Amici Filatelisti, oggi vorrei parlarvi un po' del Ducato di Modena unitamente ad un suo francobollo. Il Congresso di Vienna (1815) restaurò i vincoli dinastici nel Ducato di Modena dopo il periodo napoleonico. Quando vennero emesse le prime affrancature ( 1 Giugno 1852 ), il Ducato comprendeva le province di Modena, Reggio, Massa e Carrara, la Lunigiana, la Garfagnana, Frignano e Guastalla. Nel 1852 è sovrano il Duca Francesco V° d'Austria-Este, in carica dal 1846 al 11 Giugno 1859, data d'inizio del suo esilio. Il 18 Marzo 1860 a seguito del plebiscito tutto il territorio dell'ex Ducato venne annesso al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II°. Veniamo al francobollo da 5 . centesimi emesso il 1° Giugno 1852 : di colore verde, al centro l'aquila estense sormontata dalla corona ducale, versione con punto dopo la cifra. Senza annullo, stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 240 esemplari. A rovescio vistose tracce di gomma screpolata, sigla perito fil. Paolo Vaccari. Sassone 7. Grazie per l'attenzione. SEGUIRA' ALTRO STATO PREUNITARIO ...
    1 punto
  35. Aggiungo qualche esemplare. Prima serie (senza punto dopo la cifra) Seconda serie ( con punto dopo le cifre) Segnatasse Governo provvisorio
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  36. Dalla rete, invito all' appuntamento di inizio Settembre a Riccione
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  37. DE GREGE EPICURI Per tornare a Howgego, le contromarche con capricorno elencate sono numerose, dal n. 297 al n. 311, tutte su monete dell'Asia minore o delle isole ionie; possono essere in ovale o in rettangolo. Quelle attribuite specificamente ad Augusto sono apposte a monete di: Bosforo, Pario, Pitane e Nysa in Lydia.
    1 punto
  38. Interessante. Una strana affrancatura eseguita nel 1953 con un bollo della serie "Italia al lavoro" da 25 lire (tariffa per il porto interno dal 1° agosto 1951 al 30 giugno 1960) apposto sul retro, in posizione da chiudilettera. Che io sappia era ed è ancora necessario applicare il francobollo sul lato dov'è indicato il destinatario, ma con tutta evidenza anche questa soluzione è stata ritenuta valida.
    1 punto
  39. L'amico caravelle82 ha proposto una A/R del del Regno mod. 23 I (interno) oggetto postale che per affrancatura che per tipo di modello, in alta tiratura è da considerarsi molto comune, ma sia lui che l'amico @PostOffice hanno ben detto che questa collezione è una branchia della Storia Postale Diacronica che riserva, se seguita con molta attenzione, delle gran belle sorprese, e per la quantità differente di moduli e delle affrancature, vi allego un link dove potrete vedere la mia collezione è vi auguro possiate divertirvi nello sgogliarla, un saluto a tutti http://expo.fsfi.it/bergamofil2021/exhibits/41PetriniN2x5aVda.pdf
    1 punto
  40. L’EVOLUZIONE DEL DENARIO Tra la fine del III secolo a.C. e la metà del II, mentre consolidava la propria egemonia nel bacino del Mediterraneo, Roma portò avanti una serie di riforme del sistema monetario che, progressivamente, finirono per esaltare la funzione del denario, facendone un’esperienza del tutto peculiare nella storia numismatica. ________________ Alcune importanti innovazioni si verificarono sul piano tecnico. In primo luogo, cessò l’emissione degli aurei; l’ultimo, RRC 106/1, fu coniato nel 206 a.C. Ne conseguì un fatto curioso: nacque un secondo tabù (oltre a quello, già visto, di non raffigurare esseri umani viventi), per cui l’emissione di monete d’oro fu da allora in poi fu esecrata, forse ritenuta blasfema. Non sappiamo cosa abbia determinato questa idea; non fa parte sicuramente del mos maiorum (i magistrati monetieri continuarono a essere chiamati tresviri aere argento auro flando feriundo, a dimostrazione del fatto che la possibilità di monetare l’oro continuava a essere ritenuta parte della tradizione); forse fu un effetto delle (ipocrite) campagne contro l’opulenza, reiterate lanciate dai moralisti più intransigenti. Resta il fatto che solo Silla, dopo oltre un secolo (nell’81 a.C.), troverà il coraggio di emettere di nuovo un aureo. Il vittoriato cessò di esistere, seppure più tardi dell’aureo (l’ultimo, RRC 168/1, fu coniato nel 179-170 a.C.); in questo caso, è presumibile che sia divenuto superfluo, perché l’affermarsi della solidità della valuta romana rese inutile l’offerta di dracme. Terminò anche l’emissione dei sesterzi (l’ultimo, RRC 98A/4, è del 211-210 a.C.) e, più tardi, dei quinarî (l’ultimo, RRC 156/2, è del 179-170 a.C.); se i quinarî tornarono a essere prodotti in numeri consistenti nel 101 a.C., i sesterzî faranno invece solo alcune sporadiche apparizioni dal 91 a.C. Non si trattò tuttavia di una forma di obliterazione di queste due valute dal sistema (come accadde invece per l’aureo, sino alla ripresa da parte di Silla, e per il vittoriato): infatti, le fonti storiche continuarono a esprimere i prezzi e i pagamenti in sesterzi; probabilmente fu solo una lunga sospensione, dovuta ai costi di produzione di monete così piccole. Per quanto riguarda le monete di bronzo, la progressiva, costante diminuzione del peso medio dell’asse (rispetto alla misura teorica di 2 once-peso) fu infine ufficializzata a metà del II secolo (nel 141 a.C., secondo Crawford) con l’adozione di uno “standard onciale” (ossia, con assi del peso di una sola oncia). Quando il peso dell’asse fu portato a 24 scrupoli (1 oncia), fu conseguentemente necessario ridefinire il rapporto di parità tra argento e bronzo. Fu deciso allora di portare il peso del denario a 3,5 scrupoli e il suo valore fu rideterminato in 16 assi (anziché 10, pur continuando esso a chiamarsi - per l’appunto - “denario”), ottenendo così un rapporto di parità di circa 1:110, vicino a quello precedente di 1:120. Questo processo è oggi noto come “ritariffazione del denario”[1]. Sulle prime cinque emissioni (RRC 224/1, 225/1, 226/1, 227/1 e 228/1) fu apposto il nuovo segno di valore, XVI; probabilmente non piacque al pubblico (anche perché sembrava distonico, rispetto al nome "denarius"), per cui successivamente ricomparve il segno X; infine, fu talvolta apposto (per la prima volta su RRC 238/1 del 136 a.C.) il segno Ж, monogramma di XVI. ________________ Ancora più importante fu, tuttavia, l’evoluzione sul piano iconografico. Nella tradizione greca, l’iconografia delle monete d’argento (oltre che d’oro) doveva permanere immutata nei decenni, se non addirittura nei secoli (salvo eventualmente, per i regni tardo-ellenistici, mutare il ritratto del re al dritto), per agevolarne l’immediato riconoscimento anche da parte di genti straniere. I Greci erano infatti inclini al commercio internazionale, che avveniva con monete d’oro e d’argento, e per i mercanti era importante che le controparti non dubitassero della bontà del denaro ricevuto. Roma dapprima si comportò in modo anomalo, facendo emettere didracme l’una differente dall’altra; probabilmente ciò era connesso con il fatto che si trattava di emissioni “sperimentali”, appaltate a zecche campane o magno-greche. Infatti anche l’Urbe, quando standardizzò un proprio sistema monetale articolato su quadrigato e statere “del giuramento”, si adeguò alla prassi greca riproponendo sempre gli stessi disegni. Così avvenne anche per i vittoriati, gli aurei nonché - all’inizio - i denarî, i quinarî e i sesterzi. Tuttavia, dopo alcuni anni, l’iconografia del denario cominciò a variare. Dapprima le modifiche furono limitate: siccome esso era chiamato anche bigatus (in analogia al termine “quadrigato”) per la presenza, al rovescio, dei due cavalli dei Dioscuri, la prima variante consistette nell’introdurre al loro posto altre divinità stanti su una biga: Luna dal 194 a.C.[2], poi Vittoria[3] e infine, nel 143, Diana[4], rese riconoscibili da un piccolo dettaglio grafico che richiamava un loro attributo (rispettivamente, un crescente sulla testa, le ali, una torcia in mano). Quando fu raffigurata Diana comparve un’ulteriore variante grafica: la sua biga fu infatti raffigurata trainata da cervi, anziché cavalli. I monetieri abbandonarono allora la fedeltà al modello bigatus e passeranno a rappresentare divinità in quadriga: dapprima, nel 143, Giove[5], copiando l’iconografia dei quadrigati; poi Giunone[6], Marte[7], Apollo[8]. Il tipo tradizionale dei Dioscuri su cavalli rampanti fu adottato un’ultima volta nel 121 a.C. con il denario RRC 278/1, dopo di che scomparve. Una seconda, importante innovazione fu l’apposizione sulle monete stesse del nome del monetiere. Dapprima furono apposti solo monogrammi, come AL (sciolto in Aelius) su RRC 111/1 del 211-208 a.C., QLC (sciolto in Quintus Lutatio Catulus) su RRC 125/1 del 206-200 a.C. e LPLH (sciolto in L. Plautius Hypsaeus), su RRC 134/1 del 194-190 a.C.; poi si passò ad abbreviazioni del nome, a cominciare da CN CALP (sciolto in Gnaeus Calpurnius) su RRC 153/1 datato 189-180 a.C. Dopo di ciò i nomi cominciarono a essere scritti in modo sempre più esteso: sul denario RRC 228/1 del 140 a.C., ad esempio, compare FLAC. C. VAL. C. F., ossia praenomen, nomen, cognomen e patronimico (Gaius Valerius Flaccus Gaii Filius). ________________ Attraverso queste varianti, nel 137 a.C. si arrivò alla svolta definitiva: furono emessi due denarî con iconografia del tutto innovativa. Si tratta di bellissime monete, fra le più belle dell’intero periodo repubblicano. Il primo, RRC 234/1, reca al dritto il busto drappeggiato di Marte con elmo corinzio, con legenda TI. VET (con VET legati in un monogramma), che viene sciolta in Titus Veturius, e simbolo del valore (in questo caso, il tradizionale X); al rovescio è riproposta la scena del giuramento già presente sugli stateri RRC 28/1; il monetiere quindi abbandonò del tutto le rappresentazioni tipiche ma - non osando innovare in modo del tutto radicale - ripropose immagini che già appartenevano alla tradizione monetale della Repubblica, traendole dalle monete d’oro (Marte infatti è ripreso dagli aurei cosiddetti “marziali”). Si ritiene che il monetiere sia figlio (oppure figlio di un fratello) di Titus Veturius Gracchi filius Sempronianus, augure del 174 a.C., che a sua volta era (come dice il suo nome) un appartenente alla gens Sempronia Gracco adottato da un appartenente alla gens Veturia, e aveva quindi un legame di sangue (forse erano cugini) con il console del 177, padre dei celeberrimi tribuni Tiberio e Gaio Sempronio Gracco. Tanto premesso, è opinione comune che la moneta debba fare riferimento a un evento specifico e molto importante, perché solo un’evenienza simile poteva giustificare questa prima infrazione all’iconografia dei bigati (Dioscuri o divinità in biga o quadriga): Crawford ipotizza che sia stata emessa per finanziare la guerra in corso contro i Celtiberi e alluda al trattato di pace stipulato proprio nel 137 tra i Romani e gli Arevaci, ma poi non ratificato dal Senato. È significativo, al riguardo che il trattato fu firmato da Tiberio Sempronio Gracco, della cui parentela il monetiere probabilmente si vantava. Di questo denario sono noti circa 80 conî di dritto e 100 di rovescio. Ne esiste un gruppo di stile più scadente, che Sydenham ipotizzò essere stato prodotto da una zecca esterna a Roma (ma Crawford non concorda). Il secondo, RRC 235/1, reca al dritto la testa di Roma (con dietro una brocca e davanti il segno X) e, al rovescio, la scena mitologica del salvataggio di Romolo e Remo: la lupa che li allatta con, dietro, un picchio (che aiutò la lupa a sfamarli) aggrappato al ficus Ruminalis (l’albero presso cui il Tevere aveva deposto la cesta che li trasportava); sul lato sinistro sopraggiunge Faustulus (il pastore che li portò seco e li fece crescere come proprî figli) con, in mano, il bastone che divenne poi il lituus, bastone augurale di Romolo, e fu conservato e venerato fra le reliquie della Repubblica. La legenda recita FOSTLVS - SEX. POM.; Sextus Pompeius fu sicuramente il monetiere, mentre è discusso se Fostlus, chiaramente derivato da Faustulus[9], fosse un suo cognomen (talché se ne dedurrebbe che egli volesse vantare una discendenza dal mitico pastore) oppure sia una didascalia per identificare il soggetto raffigurato sulla moneta. Ha scritto un numismatico[10] che la rappresentazione al rovescio è “un vero quadretto di genere ove l’unico elemento rigido è rappresentato dalla lupa la cui lunga coda svolge, nel quadro compositivo, la funzione di staccare e porre in secondo piano la figura del pastore, ammirato e perplesso. Il fico ruminale è rappresentato da un arido alberello che a stento ingentilisce la sua secchezza con la presenza di qualche uccellino […]. La vivacità della rappresentazione dei due pupi è sorprendente e risalta maggiormente per l’espressiva ferocia della belva […] trattata con semplicità ed immediatezza”. Ci saranno ancora, negli anni successivi, monete con raffigurazioni di divinità in biga, ma da allora in poi la pratica di emettere denarî con rappresentazioni diverse e innovative divenne, di gran lunga, prevalente. ________________ Merita, su questi processi che portarono il denario repubblicano a essere una moneta del tutto peculiare nel panorama numismatico di ogni tempo, fare alcune riflessioni. La prima evoluzione (quella che portò all’iscrizione del nome del monetiere sulla moneta) è quella che suscita più perplessità. Essa fu chiara conseguenza della prassi, dei magistrati cum imperio, di “firmare” essi stessi (o far firmare dai loro questori) le emissioni itineranti, ma si sviluppò in senso del tutto anomalo; in quel caso, infatti, era giustificato dalla necessità di evidenziare che l’imperium conferiva liceità all’emissione; per le monete ordinarie questa esigenza non sussisteva e la firma diveniva mera personalizzazione di un potere pubblico. Ovviamente, in un'epoca in cui non esistevano i mass media, far conoscere il proprio nome al pubblico (anche al fine di coagulare un gruppo di potenziali elettori, per ottenerne in futuro i voti) e, in prospettiva, consegnarlo ai posteri era un privilegio molto ambito, ma difficilmente realizzabile. Dal punto di vista istituzionale, questo grande onore era riservato alle sole magistrature superiori, soprattutto i consoli, i cui nomi venivano a tal fine registrati nei fasti consulares; all’estremo opposto del cursus honorum tuttavia, i magistrati di rango più basso - i monetieri - trovarono un espediente per ottenere lo stesso effetto, firmando il prodotto del loro lavoro. Paradossalmente, oggi non conosciamo più i nomi di molti magistrati importanti (edili, questori, tribuni della plebe …), ma conosciamo quelli dei monetieri. Ben più peculiare è tuttavia la seconda evoluzione (quella che portò alla variabilità nell’iconografia). A seguito di essa, per un secolo Roma emise monete centinaia di monete differenti l’una dell’altra, variandole ogni anno. Anche in questo caso, l’incentivo al cambiamento fu il desiderio dei monetieri di approfittare di oggetti che sarebbero passati di mano in mano per far giungere il loro messaggio al grande pubblico; dato tuttavia che non potevano rappresentare sé stessi, utilizzarono l’iconografia per fare pubblicità (nella tipica mentalità romana) alla propria gens, rievocando di solito (ma non sempre) eventi del passato in cui era stato coinvolto un altro membro dello stesso gruppo gentilizio. Questa evoluzione è un chiaro segno dell’enorme potere e prestigio cui era assurta Roma, nel mondo allora conosciuto. Nessun altro Stato poteva permettersi il lusso di cambiare con frequenza l’iconografia della propria moneta, a rischio di renderla irriconoscibile; tutt’oggi, le monete degli Stati mantengono inalterati i tipi rappresentati su monete e cartamoneta per decenni (il dollaro statunitense, ad esempio, è inalterato da secoli). Eppure, Roma era divenuta una tale superpotenza da non temere di essere confusa con alcun altro Stato; poteva immettere sul mercato dischetti d’argento con qualunque disegno volesse, ed era sicura che sarebbero stati accettati. NOTE [1] La ritariffazione a 16 assi è attestata (oltre che dai segni di valore XVI e Ж) anche da Plinio (XXXIII, 45), che tuttavia la data (commettendo sicuramente un errore) al 217 a.C. La diminuzione di peso da 4 a 3,5 scrupoli si ricava, invece, dall’osservazione degli esemplari rimasti. [2] Il primo esempio è una moneta oggi rarissima datata al 194-190 a.C., RRC 133/3. [3] A partire da RRC 197/1, datato 169-158. [4] A partire da RRC 222/1. [5] Con il denario RRC 221/1. [6] RRC 223/1, del 142 a.C. [7] RRC 232/1 del 138 a.C. [8] RRC 236/1, del 137 a.C. [9] Sappiamo che la contrazione au > o (che sarà poi ereditata dalla lingua volgare) era in voga nelle famiglie plebee, che evidentemente si facevano vanto di adottare una pronuncia più “moderna”. [10] Bernareggi, Eventi e personaggi sul denario della repubblica romana, 1963. ILLUSTRAZIONI Denario RRC 252/1 del 131 a.C. Al dritto, testa di Roma con elmo attico; dietro, un apex (copricapo rituale in uso ad alcuni sacerdoti); davanti, simbolo del valore Ж. Al rovescio, Marte su quadriga; sotto, L. POST. ALB. e in esergo ROMA. Questa moneta è un esempio di tutti e tre i processi evolutivi subiti dal denario nella prima metà del II secolo a.C.: la ritariffazione a 16 assi; l’adozione di un tipo con divinità in quadriga; l’apposizione del nome del monetiere. Questi in particolare, tale Lucius Postumius Albinus, potrebbe essere (secondo Crawford) figlio dell’omonimo, eletto console per il 154 ma prima di entrare in carica, che probabilmente era anche flamen (cioè, massimo sacerdote) di Marte (ciò spiegherebbe la scelta del ritratto e la presenza dell’apex). Si noti la raffigurazione di Roma, estremamente stilizzata e quasi mascolina, presente su altre monete dello stesso periodo: si ritiene che in questi anni abbia operato a Roma un incisore (o una scuola di incisori) che adottava uno stile talmente scadente, sul piano iconografico, da risultare peculiare. Denario RRC 234/1 Denario RRC 235/1
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  41. Stamattina in una ciotola di monete a 0,33€ l'una sono riuscito a trovare questa moneta molto interessante... 1 Kyat 1975 della Repubblica Socialista dell'Unione della Birmania 1974-1988
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  42. Non è una bandiera ufficiale storicamente attestata, potrebbe trattarsi di una rappresentazione araldica personale o di una bandiera creata per un contesto specifico anche militare. Forse bandiera regimentale.
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  43. Bella l'osella in oro, ma io preferisco l'argento. Del tutto inconsueta e molto elevata la conservazione di questo raro esemplare in argento, che mi piacerebbe poter vedere in alta definizione. Osservo che le parti inferiori del mantello del doge e della veste di S. Marco sono caratterizzate da una trama sottile, con curiose striature quasi parallele, così come la bocca del Santo che, forse per un gioco di luci ed ombre, sembra presentare un ghigno demoniaco. Ho ricercato sui dbase questo conio di Dr. che appare più di rado di un secondo conio (si esamini la croce al culmine del bastone porta-stendardo che qui punta sulla I di ALOYSIVS, nell'altro conio sulla prima S), quest'ultimo non pare avere le caratteristiche sopra descritte. E' possibile conoscere la provenienza di questa bella moneta (domanda che avrei dovuto fare un paio di anni or sono)?
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  44. Hai perfettamente ragione, la patina esalta e non sminuisce il valore della moneta in questione, inoltre questa è la moneta, che più mi garba, oltre alle 100 L. Vittorio Emanuele III d'oro con l'aquila.
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  45. DE GREGE EPICURI @MatteoxgMa non c'è niente di cui scusarsi: nessuno di noi è nato imparato, e nei settori non di stretta competenza si comincia tutti dall'inizio.
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  46. La tua domanda è un po' generica, bisognerebbe capire di quali monete parli. Ti do comunque un quadro conoscitivo generale. In primo luogo, dobbiamo distinguere fra monete repubblicane "ufficiali", monete "coloniali" (emesse dalle coloniae per loro esigenze), monete "locali" (emesse da città o comunità sostanzialmente assoggettate a Roma, ma formalmente indipendenti) e monete "non ufficiali" (emesse piccole comunità, di carattere quasi privato). Moltissime monete coloniali, locali e non ufficiali provengono dalla Campania. Presumo però che tu ti riferisca alle "ufficiali" (ossia sostanzialmente, con qualche eccezione, le monete censite da Crawford nel catalogo RRC). Ebbene, anche molte "ufficiali" furono emesse zecche collocate fuori Roma, per tre ragioni diverse: 1) in origine Roma non aveva la capacità tecnica di produrre monete coniate (la zecca dell'Urbe fu inaugurata nel 269 a.C., mentre le prime monete romane coniate risalgono a 50 anni prima), per cui ne appaltava la produzione ad altri popoli italici o italioti; 2) oltre alla zecca urbana, il Governo della Repubblica si servì saltuariamente di zecche site nelle colonie (Luceria, Canusium, Narbo Martius) o nelle capitali delle province (ad esempio, il denario RRC 365/1 è attribuito a Massalia, il 393/1 a una qualche zecca ispanica, il 445/1 ad Apollonia, etc.); 3) i magistrati dotati di imperium avevano anche la potestà di emettere monete e, pertanto, quando le legioni erano in marcia coniavano proprie monete in zecche cosiddette "itineranti". Non si sa dove siano state emesse le monete della categoria (1), ma è estremamente plausibile che molte provengano dalla Campania dove Capua (all'epoca, sembra, la città più popolosa d'Italia) offrì spontaneamente sè stessa a Roma (con la cosiddetta "deditio"), diventandone parte, e portandole in dote una zecca di livello tecnico molto elevato. Non conosco monete della categoria (2) attribuite alla Campania, ma ci sono molte emissioni ritenute provenienti dall'Italia centro-meridionale; è probabile che alcune provengano quindi anche dalla Campania, ove c'erano varie colonie di diritto latino sicuramente dotate di zecca (lo sappiamo, perché coniarono monete "coloniali" per le proprie esigenze). Per quanto infine riguarda la categoria (3) ... le legioni coniavano là dove si trovavano stanziate, sicuramente sarà successo anche in Campania. Detto tutto ciò, ti chiederai su che base una moneta è attribuita a una zecca campana, piuttosto che a quella di Roma o - tanto per dire - a quella di Apollonia. I criteri sono quattro e vengono utilizzati incrociandoli tra loro: 1) i luoghi in cui le monete sono state rinvenute; 2) il loro stile (alcune hanno uno stile dei disegni chiaramente differente da altre, attribuibile alle tradizioni degli incisori - resta da capire, ovviamente, quali "mani" operassero a Roma e quali in altre località); 3) i segni e le legende presenti nell'iconografia (ad esempio, la "L" con grafia osca è attribuita a Luceria, la spiga di grano alla Sicilia); 4) l'abbinamento a fatti storici (ad esempio, RRC 359/2 reca la legenda "L. SVLLA" ed è datata all'84-83 a.C., per cui dovrebbe essere stata emessa ad Atene ove, all'epoca, Silla stazionava). Come vedi, nessuno di questi criteri fornisce risposte tassative; in materia pertanto non ci sono certezze, solo ipotesi più o meno probabili.
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  47. Prima Dopo Mio commento. La moneta è stata reincisa, ed a mio avviso ha sostanzialmente perso appeal e probabilmente anche valore.
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  48. Этот талеро из моей коллекции.
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