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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/06/25 in tutte le aree

  1. Non so quanti abbiano tutti i Gazzettini più gli speciali in versione cartacea, però posso dire che in loro si racchiude tanta passione e impegno per la divulgazione. Oggi alcuni possono dare per scontato un evento come Milano numismatica, con Gazzettino cartaceo gratuito per tutti, la moneta per i giovani, il convegno con professionisti NIP e il workshop per tutti, ma non è affatto così. L’organizzazione di un evento così richiede sicuramente uno sforzo non indifferente, quindi possiamo solo ringraziare per queste giornate che rendono la passione numismatica ancora più viva in tutti noi. Non dimenticate che questi eventi non sono comuni e poterli vivere in prima persona è solo un gran piacere. Grazie soprattutto a Mario, promotore, e Marco, primo supporter.
    5 punti
  2. A mio avviso zecca di Falsopolis
    4 punti
  3. Serie che ci riporta alla vita agreste dei nostri avi
    3 punti
  4. Nella gloriosa e glorificata città di Falsopolis, che tutti conoscono per la sua lunga tradizione di imbrogli, tarocchi e salsicce finte, sorgeva un edificio maestoso e bislacco: "la Zecca Nazionale della Fregnaccia e del Paradosso". Il direttore della Zecca era un tale Commendator Lupigno, mezzo lupo e mezzo ragioniere, col monocolo su un occhio e un francobollo falso sull’altro. Dicevano fosse stato assunto per concorso, ma nessuno aveva mai visto il bando, né il concorso, né tantomeno la laurea (che lui custodiva gelosamente dentro una bottiglia di birra vuota). Alla Zecca si stampava di tutto: banconote false da 3,14 Pi-dollari, aurei di cartapesta dorata col ritratto di Cesare che fa l’occhiolino, e persino francobolli che profumavano di truffa e mandorle amare. Ogni martedì e giovedì, comparivano all’ingresso della Zecca due visitatori fissi: il Gatto e la Volpe, in doppiopetto elegante ma con le tasche bucate. - Direttore Lupigno, oggi ci serve un lotto di monete commemorative da vendere ai turisti del paese dei Balocchi, - miagolava il Gatto, lisciandosi i baffi tinti. - Ma stavolta fatele un po’ più durevoli, che l’ultima volta si sono sciolte con la pioggia, - guaiva la Volpe, mentre cercava di rivendere una moneta-biscotto a un piccione. Il Commendator Lupigno annuiva, rideva col naso, e ordinava ai suoi operai (tutti ex-magi di professione, ora specializzati in calligrafia contraffatta) di preparare un bel conio con su scritto: “Repubblica di Falsopolis – Valida fino a prova contraria”. E così Falsopolis prosperava, tra illusioni fiscali, fabbriche di specchi per le allodole e banche in cui si depositavano sogni a interesse variabile. Un giorno però arrivò un bambino - o almeno pareva tale - chiamato Veritino, con gli occhi grandi e lucenti come due talleri di Maria Teresa e un’aria da non farsi fregare nemmeno da due scimmie ammaestrate. Bussò alla Zecca e chiese: - Posso vedere come si fanno le monete? Il Commendator Lupigno sbiancò come una banconota finita in lavatrice. Il Gatto si nascose sotto una zeppa di bolle di sapone, la Volpe cominciò a cantare l’inno nazionale al contrario per confondere l’uditorio. Ma Veritino li guardò e disse: - Lo sapevo! Questa città è una truffa col campanello! Detto questo, estrasse una lente d’ingrandimento grossa come un piatto e li smascherò tutti con un solo sguardo. Ma Falsopolis, si sa, è resiliente. E mentre il Gatto e la Volpe scappavano su una gigantesca moneta di sughero usandola come una zattera e il Commendator Lupigno si rifugiava sotto la scrivania a falsificare le sue dimissioni, la città già preparava un nuovo piano: vendere souvenir di Veritino eroe nazionale, fatti rigorosamente in plastica contraffatta e ricoperti d’oro alimentare. E la morale? Se ti regalano una moneta di Falsopolis... non morderla: potrebbe morderti lei. njk
    2 punti
  5. Cartolina indirizzata alla Marchesa Ippolita Fenaroli Dionisi di Brescia. Dalle mie ricerche (poche accurate per incompetenze tecniche), la Marchesa nel 1913 sposa il Conte Ottavio Dionisi e si stabilisce nella villa di Cornaleto a Saiano. Già questo non corrisponde all'indirizzo della cartolina. Visto che non sono certo di quello che sta scritto sul lato sinistro, chiedo il vostro aiuto. Di sicuro si legge "Villa......" e il secondo rigo dovrebbe essere una data "22 .... 1930?". Mi piacerebbe sapere chi è il mittente e notizie sul bollo. Grazie a tutti e buona domenica.
    2 punti
  6. Il trace in realtà costituisce un caso particolare in quanto nei ritratti della sua monetazione si può ritrovare il progressivo avanzare della sua malattia. Riporto un pezzo di un mio scritto proprio in questo forum anni or sono: Distintivo di Massimino è il processo di romanizzazione del suo volto sulle monete, riscontrabile soprattutto nelle emissioni che vanno dal 236 al 238. Ma le figure dei tre denari sottoriportati sono importanti anche per un altro motivo................................................ si notano fronte e mento sporgenti, naso abnorme e arcuato, che abbruttiscono in maniera terribile il ritratto dell’imperatore (peraltro su queste accentuazioni abnormi delle caratteristiche somatiche, esiste anche un riscontro su un busto marmoreo, attribuito a Massimino, e conservato a Copenhagen Glittoteca Ny Carlsberg). Il punto centrale è: tali caratteristiche somatiche, impresse in una parte della monetazione di questo imperatore, sono state inventate, oppure furono realistiche ? Se partiamo dal presupposto che la “tecnica fisionomica degli antichi, si avvalesse di presupposti reali” (Angela Bellezza - Massimino il Trace Genova 1964, pag. 31), quello di Massimino potrebbe essere un caso particolarmente significativo, dovuto a manifestazioni di acromegalia e di progenismo (una disfunzione del sistema endocrino relativo all’ormone della crescita). Purtuttavia né la brevità del regno di Massimino, né le prime monete, dove il volto non manifesta evidenti alterazioni si possono opporre alla tesi delle malattie sopracitate, che possono assumere un decorso clinico rapidissimo. Il problema della caricatura però non decade in maniera automatica e né tantomeno può essere accantonato. La questione rimane fortemente dibattuta. Si sottolinea, tuttavia, una forte analogia tra la testa marmorea conservata a Copenhagen Glittoteca Ny Carlsberg (ne esistono anche altre: al museo archeologico di Milano, ed a Roma ai musei capitolini) e quelle monetali, che farebbe(ro) propendere per l’ipotesi che la rappresentazione monetale sia in realtà rispondente al dato reale. Purtuttavia non si può fare a meno di notare che la precisa indagine ritrattistica non è nella tematica di quel periodo, per usare la parole di Belloni Gian Guido “ siamo pressoché alla convenzione: ritratto di quel personaggio sia quello che si stabilisce di indicare per tale. A ciò si aggiunga che il regno di Massimino dura solo tre anni, troppo pochi perché si possa verificare una più precisa stabilizzazione iconografica di un personaggio perseguito per di più dalla damnatio memoriae – il cui nome tutti conoscono, il volto così pochi (Gian Guido Belloni)”. Ritornando al post e alla scelta sono dello stesso parere di @Pxacaesar
    2 punti
  7. Secession Quick Step Secessione a passo veloce. Il Sud, tutto il Sud e nient'altro che il Sud E' un canto patriottico, scritto da tale Herman L. Schreiner, un cantautore di Macon, Georgia, per celebrare la decisione del suo Stato di unire le forze con il Sud nella battaglia contro l'Unione. Da notare il serpente a sonagli, la cui simbologia abbiamo illustrato qui Lo Stato della Georgia, infatti, aderisce alla secessione il 19 gennaio 1861. La cosa, inizialmente, come già per Charlotte, non ebbe alcun effetto sull'attività della Zecca di Dahlonega. C'era un nuovo Sovrintendente, George Kellogg, insediatosi nell'ottobre precedente, che mantenne la normale corrispondenza con il Direttore Snowden, mentre i depositi di oro e la produzione di monete continuavano al ritmo abituale. Sebbene Kellogg fosse un georgiano, inizialmente non sembrava disposto ad abbracciare la causa del Sud. Come confermò il Direttore Snowden al Segretario al Tesoro, Salmon P. Chase: "Nonostante i fermenti rivoluzionari nello Stato della Georgia, la Zecca di Dahlonega continua a considerare se stessa come una filiale della Zecca degli Stati Uniti." Probabilmente, Snowden e Chase non erano al corrente del fatto che la Convenzione Secessionista della Georgia aveva reclamato la propria giurisdizione su tutte le proprietà del governo degli Stati Uniti nello Stato Al contrario Kellogg, fiutando il vento del cambiamento politico, informò i nuovi governanti Confederati della sua disponibilità a "dimettersi in qualsiasi momento e ricevere un nuovo incarico sotto la Confederazione del Sud." Si appellò anche al Segretario al Tesoro della Confederazione, Christopher Memminger, per mantenere la sua posizione. Dopodiché, si dimise formalmente dall'incarico sotto il governo degli Stati Uniti il 25 aprile 1861. Nel fare questo, era chiaro che Kellogg si aspettasse di essere rinominato nello stesso incarico, e che le operazioni della Zecca sarebbero continuate. Continua (anche noi )
    2 punti
  8. Salve a tutti, ieri mattina ho sistemato un po' le mie monete di grosso modulo in argento collocate in vetrina, e durante il riordino si è accesa la lampadina della ricerca storica approfondita su questa. Si tratta di un due ducati della Repubblica di Ragusa del tipo Libertina, preso a febbraio di questo anno. Vero, la conservazione non è delle migliori, ma quelli che mi conoscono sanno bene che bado poco a questo aspetto. Avete qualche info storica in più riguardo a questa monetazione? Su internet non ho trovato granché. Inoltre, per la data di coniazione dovrebbe essere 1793, ma l'ultima cifra potrebbe essere anche un 5. Se così fosse sarebbe un gran colpo in quanto il 1795 è l'anno più raro per questo tipo di monete. Voi che dite? Vi ringrazio in anticipo! 😉
    2 punti
  9. Questa è M51 o galassia vortice, fotografata da me con telescopio e camera planetaria DS (pochi minuti di live stacking) durante un periodo di "pausa riflessiva" dalla mia passione numismatica (complici i prezzi che sempre più andavano crescendo esponenzialmente). Dista dalla Terra 31 milioni di anni luce (secondo la stima più comune) ossia circa 293.291.000.000.000.000.000 Km ed ha un diametro stimato di circa 75.000 anni luce, ossia 709,6 quadrilioni di Km. Ecco.... osservando il cielo nella notte con un bel telescopio, qualche domanda alla fine te la poni e ti accorgi di essere veramente minuscolo e che è prerogativa comune per la maggioranza dei sapiens sapiens terrestri, quella di considerarsi l'unica forma evoluta in spazi così immensi.
    2 punti
  10. Salve,il ritratto sembra di Domiziano
    2 punti
  11. Io invece, quando vedo che la posta in un giorno veniva già consegnata, rimango esterrefatto.
    2 punti
  12. Buongiorno a tutti Per chi non sa, sono stato assente in questa da questa tematica forzatamente... a seguito di una manifestazione locale dove avevo partecipato con i miei due torchi a bilanciere a scopo didattico, mostrando in pubblico il loro funzionamento e nel contempo coniare una medaglietta in rame a ricordo dell'evento sono andati danneggiati da un incendio del magazzino dove erano rimessi...ho ricuperato recentemente il conio, fatto un tondello e con una pressa idraulica da officina abbiamo provato per la prima volta su oro puro. L'occasione è stata il recupero chimicamente da contatti elettrici dell'oro utilizzato (999/1000) insieme ad alcuni amici appassionati di chimica. Evidentemente è ancora da perfezionare il tutto e, sicuramente rifonderemo quanto fatto per fare meglio. Questa piccola operazione in compagnia mi ha tirato su lo spirito per riprendere quanto interrotto...
    2 punti
  13. Salve,un'ulteriore considerazione,assodato che la moneta risale a Gelone,480ac,in quel tempo Siracusa riceveva argento dalla Grecia con le glauxes e un pò con le sue miniere e non aveva bisogno di ribattere,ma dal blocco Decelea,fu costretta a coniare bronzo a causa di mancanza di metallo nobile,principalmente la cosiddetta litra con i delfini.si conoscono invero un tetra di Katane su Selinos ,Messana su Athene qualche altro esempio come riportato dal Mini nell'introduzione del suo libro.spero di avere stimolato qualche altro semplice appassionato che si possa unire alla discussione.Nino
    2 punti
  14. Grazie @Matteo91 aggiungo una curiosità come peraltro evidenziata già da @acraf nella sua interessantissima analisi, fino a qualche tempo fa (in alcuni cataloghi ancor ora) tali monete cioè quella in argento con al dritto Trittolemo (per la cronaca alcuni identificano anche in Apollo) e quella bronzea con la donna velata (Demetra?) sono attribuite al re numida Hiempsal I. Posto che i ritrovamenti, numeroso quello di Morgantina, sono in terra siciliana, sembrerebbe che l’ipotesi di una produzione autonoma di uno stato alleato a Cartagine in ambito militare non sia verosimile, considerata peraltro l’assenza di tale moneta in Nord Africa. Certo è che la raffigurazione del rovescio con le lettere H o HT sotto al cavallo, che potrebbero rappresentare sia l'iniziale del nome del re numida Hiempsal (di solito però nelle monete numide compare lettera iniziale e finale e quindi dovrebbe essere in teoria HL) o le lettere iniziali e finali della parola hmmlkt (indicante l’idea della regalità), è molto simile ai rovesci delle monete di bronzo del re numida Massinissa e dei suoi successori. C’è però una sostanziale differenza che sta nella lettera “H” che nelle legende siciliane è una HETH , mentre nelle legende delle monete numide è una HE . Si può quindi azzardare un legame con le truppe numide, così come alcuni studiosi teorizzano per la VII classe catalogata da Villaronga delle coniazioni ispano cartaginesi? Sembra inoltre assodato che vicino a Morgantina vi fossero diversi accampamenti numidi e pertanto potrebbe anche essere plausibile l’ipotesi, evidenziata anche nello studio di Acraaf, che i suddetti mercenari fossero i principali destinatari di queste monete di cui conoscevano il rovescio. Lo stile di alcune di esse, in particolare del quarto di shekel, sono a volte scadenti e pertanto non è un azzardo considerarne la coniazione anche in officine mobili al seguito dell’esercito. Alle monete di argento sembrerebbero in effetti associati i tre bronzi per i quali, come per altre monete enee cartaginesi coniate in Sicilia, il valore è probabilmente legato ai nominali circolanti nel territorio. Oltre al già evidenziato scarto ponderale, nella moneta che è identificabile come mezza unità nel rovescio, anziché il ramo di palma, è raffigurata una corona e non è presente la lettera HETH . Ha un peso medio di 4,5 grammi con un peso minimo di 3,01 grammi ed un peso massimo di 6,73 grammi. Come affermato sembrerebbe possibile un legame con le guarnigioni numide guidate dal principe Mottones (Muttine) che, dopo avere svolto un ruolo decisivo nella campagna militare cartaginese in Sicilia, venne privato del suo comando a favore del figlio di Annone (Livio, 36.40.9). Mottones considerò un insulto tale provvedimento e intraprese trattative segrete con Roma per poi passare dalla sua parte. Secondo Sanchez in particolare la corona del rovescio di tali monete, che circonda interamente il cavallino rampante, potrebbe segnalare la nuova alleanza tra Mottones, le sue guarnigioni e Roma. La presenza della corona era un espediente che era già stato utilizzato da città come Melita a Malta, Cossura a Pantelleria già dalla fine del III secolo in coerenza con la nuova affiliazione filoromana adottata da queste poleis dopo la caduta della Sicilia. La comparsa di ghirlanda sulle emissioni monetali del mondo punico e del Mediterraneo occidentale tende in genere ad essere associato all’obbedienza a Roma da parte della zecca emittente.
    2 punti
  15. La legenda finisce in NOB C quindi dovrebbe essere Costantino II... Arka # slow numismatics
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  16. L'esimia rarità di questa piastra del 1789 (considerata R5 sia dal Magliocca 2025, 246/1 e sia dal Gigante 2025, 52a) risiede nella sigla D•P• del maestro dei coni e nell'orecchio scoperto di Ferdinando, variante rilevata nel Magliocca ma non nel Gigante. La sorella, sempre del 1789, (Magliocca 2025, 247a e Gigante 2025, 52) presenta la sola sigla P• ed ha l'orecchio coperto, variante rilevata solo nel Magliocca. Magliocca la considera R4; Gigante R. Provenienza della moneta: Wannenes, Monete e medaglie, asta 265, Genova 28 novembre 2018, lotto 1172.
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  17. Half e Quarter Eagles A Dahlonega le quarter eagles furono coniate dal 1839 al 1859 (con l'eccezione del 1858). Per il primo anno, il modello fu quello Classic Head di William Kneass, del quale vennero prodotti 13.674 esemplari. Il marchio di zecca, come già per le half eagles, compare al dritto, sotto la troncatura del collo della Lady. (foto da Ira & Larry GoldBerg Auctions) A partire dal 1840, subentrò il modello Liberty Head di Christian Gobrecht. In questo modello il marchio di zecca viene spostato al rovescio, tra il valore e gli artigli dell'aquila. La quantità di quarter eagles coniate fu generalmente piccola, soprattutto se paragonata a quella di Philadelphia, che in alcuni anni superò il milione di esemplari. Per Dahlonega, invece, il record di produzione venne toccato, nel 1843, con 36.209 monete. Ma fu un'eccezione, negli altri anni non si raggiunsero mai i 20.000 pezzi, spesso nemmeno i 10.000, fino a toccare il fondo nel 1856 con appena 874 esemplari, una quantità talmente bassa che ancora oggi ci si chiede quale fosse il senso di una simile emissione. (foto da Heritage Auctions) Non andò meglio alle half eagles. Ne furono coniate di più, perché maggiore era la richiesta, ma sempre pochissime in rapporto alla produzione di Philadelphia: i numeri pù significativi li abbiamo visti nel post precedente. E anche per le half eagles, a partire dal 1839, il disegno adottato fu quello di Gobrecht. In questo caso, però, il marchio di zecca comparve al rovescio solo a partire dal 1840, nel 1839 venne mantenuto al dritto. Il record negativo di produzione, 1.597 esemplari, fu toccato proprio nell'ultimo anno, il 1861, dal quale arriva questa moneta (foto da Ira & Larry GoldBerg Auctions) In aggiunta a quarter e half eagles (e all'unica moneta da 3 dollari vista in precedenza), la Zecca di Dahlonega coniò anche monete d'oro da 1 dollaro, a partire dal 1849 e fino al 1861: ce ne occuperemo in uno dei prossimi post petronius
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  18. Ogni tanto mi piace condividere pezzi di storia raccolti in tanti anni. Questa cartolina fú spedita da Mario Fantin (cineoperatori dell'impresa) a presumo un vicino parente visto lo stesso cognome...a mio modesto parere è un bel pezzo di storia italiana con le loro imprese.
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  19. Concordo appieno: si tratta di un carattere R ribattuto perchè troppo alto o perchè male-impresso. Forse all'inizio è stato solo parzialmente improntato (mancando la parte superiore della lettera R) oppure vi è stata un'elisione da parte dell'incisore. Ovviamente in questi casi quando si parla di 'ribattitura' si fa riferimento al conio e non alla moneta! I punzoni che improntavano i conii erano in genere senza gli ultimi 2 caratteri della data e, se la coniazione era prevista in zecche diverse, anche senza segno di zecca, il ché era utile per garantire l'assoluta uguaglianza delle monete e nel contempo consentire millesimo e identificativo di zecca differenziati. I caratteri mancanti venivano impressi con un punzoncino sul conio finale (da cui le cosiddette varietà, in particolare se era reimpresso un conio finito ma non utilizzato). Ho sempre ritenuto curiosità questi aspetti, che risultano comunque utili per capire le procedure di zecca. Per quanto riguarda la 'rarità' del riscontro, ho ritrovato in un database 24 esemplari di 20 Lire 1878, tutti senza ribattitura, + i 2 ribattuti di questa discussione = 26. Tenendo presente che un conio poteva coniare 10-15.000 esemplari e che la tiratura di questo marengo è stata di oltre 300.000, è plausibile l'utilizzo di 20-30 conii in totale per l'anno considerato, un numero che spiega la rarità di questa variante minore.
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  20. Ok errore mio, ho creduto che fosse un sesterzio quello che avevi identificato. Gli Assi, a quanto ne so, credo che non abbiano un orientamento fisso, quindi la tua tesi potrebbe benissimo essere valida. Ti ringrazio per l'attenzione che mi hai dedicato. e Buona serata ☺️
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  21. Bell'esemplare anche questo.. filigrana visibile. ..40esima posizione nel foglio.
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  22. Ciao @Alan Sinclair Hai ragione, quando cerco questi francobolli guardo sempre da dove provengono... Complimenti. Molto bello anche questo francobollo One Penny rosso 1841 con croce maltese nera. Anche il retro è molto bello e fresco, senza macchie o aloni. Saluti
    1 punto
  23. Negli anni 30 del novecento era un servizio di comunicazione primario importantissimo non solo nazionale ma universale. Lavorare nel servizio postale era un vanto personale, bisognava saper leggere scrivere e fare di conto ed essere persona notoriamente onesta , i vecchi uffici postali erano gestiti come un' organizzazione militare, chi sbagliava pagava con tanto di multe interne o veniva mandato a casa senza appello. Anche oggi abbiamo tutto sommato un ottimo servizio postale, ..che piano piano vogliono smantellare per darlo in mano ai privati..e' così un po' in tutto il mondo ..dare asset strategici a chi ce li farà pagare il doppio. (Scusate lo sfogo sicuramente superfluo e fuori luogo in questa discussione).
    1 punto
  24. Grazie, corrisponde al RIC. VIII 113 ANTIOCHIA.
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  25. Grazie @Ale75 le poche lettere che si vedono coincidono.
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  26. Tutt'e tre con gravi difetti. Indipendentemente dal prezzo. Arka # slow numismatics
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  27. Dall'alto della mia grande ed incommensurabile conoscenza sulla monetazione sabauda posso affermare che... A parte gli scherzi la mia opinione è che si tratti di un falso ben fatto, le dimensioni delle lettere diverse in legenda, la cifra 8 della data, la forma delle rosette ed altri particolari mi portano a pensarlo... materiale compreso, poi che molte monete come queste anche su volumi importanti siano considerate buone è un altro discorso....
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  28. per il secondo tipo altre 15 iniziali e relativi stemmi
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  29. Pia ZZA, di lei ceste R = piazza di Leicester. Buona domenica!
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  30. Salve, discussione interessante su di una bella moneta, autentica, dalle foto, senza dubbi. La ribattitura successiva al conio mi pare anch'essa azzardata da affermare. Complimenti.
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  31. @fabioanz Ti confermo quanto scritto dall'amico Fausto 208a
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  32. Ciao @gpittini però vedo che quell'asse con quel Ric ha il busto verso sinistra mentre questo verso destra.
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  33. mi sembrerebbe radiato di consacrazione di Claudio II con al rovescio altare con fiamme
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  34. Penso possa essere sciolto in (omne) DATVM OP(timum) DESVRSVM E(st) traducibile in "Ogni dono migliore viene dall'alto" che potrebbe essere l'abbreviazione del seguente passo tratto dalle Predicazioni Volgari di Bernardino da Siena: disse santo Iacomo "Omne datum optimum, et omne donum perfectum desursum est, descendens a patre luminum..." più o meno traducibile in: Ogni regalo buono e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre della luce. Mario
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  35. Entrato in raccolta. C’è sempre da imparare. Anno 1570 compreso a sx da un triscele e a dx da un punto (ben evidenziato). Punto che si ritrova sotto la C di CYPRI. Sfogliando questa interessantissima discussione, ho ritrovato il post #259 di @Bodo78 che postava la seguente foto chiedendo lumi, appunto, sui due punti. Al successivo post #264, @gigetto13 così osservava: ”4) molto più interessante è la presenza del punto divisore al posto del triscele. Però se guardi bene, soprattutto tra REGNI e CYPRI, c'è il triscele in alto (molto consunto) e il punto da te evidenziato in basso. Non ho ancora controllato sui testi "storici" ma presumo che il punto sia stato messo in quanto il triscele era ormai quasi irriconoscibile - e quindi anche in seguito alla data 1570.”
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  36. Buonasera a tutti, interessante discussione, la storia dietro queste monete a quel che leggo lo è altrettanto. 40. 000 pezzi misti, non di un solo tipo. Saluti Alberto
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  37. Buonasera a tutti, complimenti, @Ictinobell'esemplare, per il rovescio sono d'accordo con @Rufilius. Per il diritto che dire ne sono innamorato e quindi anche se meno bello di un pelo rispetto al rovescio, promosso a pieni voti. Saluti Alberto
    1 punto
  38. questi miei sono a 400 dp e il colore è naturale
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  39. Può darsi e ci avevo pensato anch'io, però essendo un'insieme mi sono chiesto il perché solo lei ha perso circa 5 grammi...
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  40. Concordo! Per esempio a me questa discussione ha suscitato molto interesse. Mi piacerebbe conoscere cosa riporta la ASP, Regia Cancelleria, vol. 72, Conto di coniazione di ducati veneti contraffatti, (Palermo, 28 giugno 1438); ff. 81v-82r], circa l'occasionale emissione di ducati veneti contraffatti. @mero mixtoque imperio riesce a condividere il testo? È molto interessante questo riferimento per quanto occasionale ed interessa chiaramente anche chi è più vicino alla monetazione veneziana come me. Mi eviretebbe la trafila per chiedere una copia a Palermo... Per quanto riguarda la nota ASNA, RCS, Museo, 99 A 27, 23 giugno 1442, f. 9v-10v "pro Giliforte De Ursa" credo, è la mia opinione, che non sia da sola sufficiente per trarre conclusioni considerato che quanto riportato non è di univoca interpretazione se non forzando in un modo o nell'altro. Io ritengo personalmente nell'altro. Sempre in questa discussione veniva riferito sempre da @mero mixtoque imperio di una fonte che evidenziava che la coniazione dei ducati aragonesi aveva la funzione di sostituire quelli veneziani. Di quale fonte si tratta? Questo per capire anche in base alle ipotesi e alle fonti: -Imitazione/contraffazione di ducati veneziani nella zecca di Palermo - mi interessa verificare cosa riporta esattamente la fonte sul conto di coniazione dei ducati veneti contraffatti. Il fenomeno dell'imitazione dei ducati veneziani è ben documentato per altre zecche in particolare orientali. Interessante se sia stato fatto a Palermo presso una zecca ufficiale. -Utilizzo di ducati veneziani coniati a Venezia in ambito aragonese per compensare la mancata esistenza concreta del taglio del ducato aragonese fino alla sua effettiva prima coniazione? Quali sono le fonti che testimoniano tale uso? Nelle note aragonesi noto che si fa spesso riferimento al termine ducatis venetis ma non trovo dirimente perché anche altre valute foreste avrebbero potuto essere usate come ducati. Esiste una fonte che chiarisce il privilegio alla valuta veneziana? -Produzione diretta presso la zecca ufficiale di Napoli di imitazioni di ducati veneziani uguali in tutto e per tutto a quelli coniati a Venezia, senza autorizzazione del governo veneziano? Esiste una fonte che riporta tale prassi? La fonte del privilegio per Giliforte de Ursa non mi convince per i motivi già accennati. Esiste un'altra o altre fonti al riguardo? Mio pensiero, da serenissimo, trovo strano che non sussista o non sia documetata una formale protesta dell'autorità veneziana. Non mi risulta che autorevoli studiosi di numismatica riportino tale evento in effetti eclatante da un punto di vista sia storico che socio-politico. -Produzione diretta presso la zecca ufficiale di Napoli di ducati veneziani uguali in tutto e per tutto a quelli coniati a Venezia, con autorizzazione o placet di Venezia? Questa ipotesi la troverei personalmente assurda e fantascientifica. Il contrario mi sconvolgerebbe. Un fatto del genere sarebbe sicuramente ben documentato e non mi risulta che esista, altresi nelle fonti veneziane di quel periodo. Ora non è tanto per essere conservatori ma solo per capire, almeno per quanto mi riguarda...
    1 punto
  41. ...quoto me stesso.. per questo nuovo arrivo bibliografico. Arrivato il secondo volume trovato anche scontato..
    1 punto
  42. Salve @Alan Sinclair , non so chi sia il venditore professionale e non mi interessa saperlo , comunque per dichiarare SPL un moneta classica , influiscono diverse condizioni : 1 Condizioni generali ottime di conservazione della moneta : ritratto , figura/e del rovescio e relative legende del D/R che devono essere praticamente perfette e ben leggibili . 2 Centratura sia del dritto che del rovescio , (leggerissima non centratura in basso da TRP X.... a COS II-III (?) 3 Patina originale , non trattata . In base alla foto postata a me pare che le 3 condizioni di conservazione generale giustifichino la conservazione SPL , nonostante l' annotazione al punto 2 Saluti
    1 punto
  43. Ho ritrovato la mia vecchia discussione... credo possa essere interessante: Buona lettura, Massimo.
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  44. Difficile a dirsi cosa sia effettivamente successo... A mio avviso potrebbe essere anche un maldestro tentativo di "aggiustare un conio con un problema" poi stampo un po' di monete (quante???) vedo che non vanno e sostituisco il conio.... boooo.... Di seguito ti posto un interessante articolo e le mie considerazioni, appena posso cerco un'altra discussione su questo argomento e la giro Nelle prime righe dell'articolo, molto interessante, si afferma non vi siano Marenghi di Vittorio Emanuele II che presentano ribattiture ma questo non è corretto. Rimanendo solo sulle ribattiture del millesimo vi sono queste due a me note in quanto le ho in collezione: 20 Lire VEII 1877 con primo 7 ribattuto su 7 (qFDC R3) 20 Lire VEII 1878 con 1 ribattuto su 1 capovolto (SPL/FDC R2) e poi passando al segno di zecca c'è ovviamente il 20 Lire VEII 1861 T su F e c'è da aggiungere quella appena segnalata da te. Di Umberto I mi permetto di aggiungere alcune ribattiture non citate nell'articolo ma presenti nella mia collezione: 20 Lire Umberto I 1882 con 2 ribattuto su 2 (qFDC R3) 20 Lire Umberto I 1883 con 3 ribattuto su 2 (SPL/FDC R2) No codina bensì molto evidente e poi un 20 Lire Umberto I 1882 con 2 molto distante dall'8 (qFDC R?) Grazie a tutti per l'attenzione, Massimo.
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  45. Arrivata fresca fresca ieri dall'ultima asta Bolaffi voglio condividere la nuova acquisizione. Si tratta di un testone di Carlo I del secondo tipo, per intenderci quello con la spada in verticale, con le sigle GG di Nicola Gatti per la zecca di Cornavin. Sul volume del Cudazzo classificato al 266b come inedita per la variante in legenda al rovescio che termina con IMP. In una nota il Cudazzo indica questa variante con un peso calante, 7,20 gr. parecchio inferiore allo standard di questa tipologia, anche questa da me acquistata ha un peso basso, 7,92 gr. ma potrebbe essere solo una causalità visto che non mi risultano ordinanze con variazioni di peso. È comunque, il testone di Carlo I, la prima moneta sabauda con il ritratto del duca, se non consideriamo il bianco dozzeno di Amedeo VI che voleva riprodurre il penny inglese e, a differenza delle altre monete con ritratto del periodo, riproduce il duca con un busto e non solo con la "testa" da cui il nome "testoni". Presa all'asta ad una cifra veramente bassa, non avevo mai visto un testone essere venduto a questo prezzo, quindi anche se non perfetto devo ammettere di essere stato veramente soddisfatto! Le mancanze al diritto, poi, sembrano date più da una debolezza di conio che da un'usura prolungata, colpevole forse il peso ridotto e quindi lo spessore del tondello. Tutti i commenti sono graditi...
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  46. Considerando che come valore sono poco più dell'argento, se non hai intenzione di venderle a breve, tieni i folder da parte e allora goditele come meglio credi! Io la penso così! 😁
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  47. Ciao a tutti proseguendo con le condivisioni di monete che presentano a mio modesto parere una soddisfacente patinatura, vi ri-presento un esemplare già in precedenza pubblicato, ma che nel tempo ha acquisito una colorazione che giudico tra le migliori della collezione, tra l'altro su rilievi intatti, infatti la Casa d'Aste da cui proviene l'ha classificata FDC (MS64, non sopra per via di alcuni graffietti). Si tratta di un collo lungo zecca di Genova del 1859, millesimo non particolarmente raro, certamente meno della cugina torinese, tuttora mancante perché la cerco in analoga conservazione. La patina è chiaramente da moneta "riposata" in monetiere, e la sua permanenza sul velluto dei miei raccoglitori, anche se chiusi in cassetta di sicurezza, le ha conferito un aspetto complessivo che definirei elegante. Come molti sanno il mio sogno è di raccogliere tutti e 19 i millesimi dei 5 lire di Vittorio Emanuele II Re di Sardegna nelle massime conservazioni possibili. L'impresa è letteralmente titanica anche perché alcuni non sono mai apparsi in FDC, per cui la scelta, in questi casi, non può che orientarsi sugli SPL. Per ora sono a 7 esemplari in FDC e 10 compresi tra BB+ e SPL+, mentre due date mancano. Buona giornata
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  48. Grazie @Alan Sinclair piccola raccolta molto affascinante. Comunque, questo è ormai quanto... per il numero 1 Ps: spiegati poi dai nostri Esperti di sezione acquistano, bellezza e importanza.
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  49. Nell’ambito del progetto di sistemazione delle varie emissioni che sono state coniate nel corso della Seconda Guerra Punica (o guerra annibalica), che corrisponde anche al momento in cui nacque il denario romano, mi sto occupando anche della monetazione coniata dai Punici in Sicilia in quel periodo. In pratica tale monetazione risulta concentrata nel periodo 213-210 a.C., tra lo sbarco dell’esercito cartaginese di Imilcone ad Eraclea Minoa con 25.000 fanti, 3.000 cavalieri numidi e 12 elefanti, inviato da Cartagine nella tarda primavera del 213 a.C. su suggerimento di Annibale in soccorso di Ippocrate, che era a capo delle forze siracusane filocartaginesi, ammontanti ad almeno 10.000 fanti e 500 cavalieri. Subito dopo lo sbarco in Sicilia, Imilcone si diresse verso Agrigento, che era retta allora da un presidio romano, che fu rapidamente annientato, così che la città passò saldamente in mano punica. Molto probabilmente fu in occasione dell’annientamento del presidio romano che fu sepolto il famoso ripostiglio di 52 aurei marziali (34 di 60 assi anonimi + 2 di 40 assi anonimi + 16 di 20 assi con spiga), rinvenuto nel 1987 nell’area del Bouleuterion, molto vicino al quartiere romano della città e quindi il 213 a.C. constituirebbe un terminus post quem per la coniazione di questi aurei (senza dimenticare che nel ripostiglio erano presenti solo i gruppi A e B degli aurei anonimi da 60 assi e mancava il gruppo C, che appare quasi sicuramente coniato in epoca di poco posteriore e presenta alcune affinità con i successivi aurei da 60 assi con simboli, molto probabilmente coniati nell’Italia meridionale). Serie con Melqart/Elefante Subito dopo avere conquistato Agrigento, Imilcone molto probabilmente fece coniare la prima serie punica, con i tipi Melqart/Elefante e la lettera punica “aleph” (forse la traslitterazione punica dell’iniziale di Agrigento). Questa serie è formata da 4 nominali, con la stessa tipologia e che si distinguono solo per i pesi e diametro: - Shekel (equivalente a un didramma di 6 scrupoli = peso teorico di 6,75 g) - Mezzo di Shekel (o dramma di 3 scrupoli = peso di 3,37 g) - Quarto di Shekel (o emidramma di 1.5 scrupoli = peso di 1,79 g) - Ottavo di Shekel (o triemiobolo di 0,75 scrupoli = peso di 0,84 g) Sono ormai a buon punto sul Corpus, rintracciando 52 esemplari di Shekel con 7 conii D/ e 6 conii R/, 106 esemplari di 1/2 Shekel con 7 conii D/ e 7 conii R/, 4 esemplari di ¼ Shekel con una sola coppia di conii e infine 2 esemplari di 1/8 Shekel con una sola coppia di conii. Shekel: NAC, 88/2015, 378 g. 7,00 ½ Shekel: Hess & Divo, 325/2013, 176 = New York Sale, 25/2011, 132 g. 3,41 ¼ Shekel: NAC, 10/1997, 196 = MuM 61/1982, 235 g. 1,37 1/8 Shekel: Sternberg, 31/1996, 687 g. 0,91 Si conoscono almeno 5 ripostigli contenenti esemplari di questa serie, 4 in Sicilia (in zone comprese tra Enna e Morgantina, anche se di ignota ubicazione più precisa) e 1 in Spagna (pubblicato dal Villaronga come rinvenuto a Tangeri in nord Africa, ma in realtà trovato in Spagna). Non si può escludere che sia stata una emissione coniata a Cartagine, come indicata da un orientamento dei conii generalmente rivolto alle ore 12 (anche se non mancano esemplari con diverso orientamento), esclusivamente per la spedizione di Imilcone. Tuttavia ritengo più verosimile che sia stato Imilcone a predisporre questa serie poco dopo la conquista di Agrigento, utilizzando maestranze cartaginesi al suo seguito. Questa emissione deve essere durata pochi mesi, verosimilmente fino alla fine 213 a.C. e inizio 212 a.C., seguita da una nuova serie a nome di Agrigento, anche al fine di soddisfare una certa autonomia della città, anche se sotto stretto controllo cartaginese. Serie con Zeus/Aquila In questa serie scompare il nominale di Shekel, ossia del didramma equivalente al quadrigato romano, che evidentemente era nel frattempo uscito dal mercato. Appare interessante constatare che i mezzi e i quarti di Shekel possono essere nettamente suddivisi in due gruppi, con incroci di conio solo all’interno di ogni gruppo. Molto probabilmente il primo gruppo è quello con aquila a sinistra e segni di controllo, mentre il secondo gruppo ha aquila a destra e ancora con segni di valore. Anche per questa serie sono ormai a buon punto sul Corpus, rintracciando 109 esemplari (+ 2 incusi) di 1/2 Shekel con 12 conii D/ e 12 conii R/, 17 esemplari di ¼ Shekel con 4 conii D/ e 6 conii R/ e infine 7 esemplari di 1/8 Shekel con due coppie di conii. ½ Shekel: I gruppo: CNG, 67/2004, 232 g. 3,15 II gruppo: Nomos, 6/2016, 99 g. 3,35 ¼ Shekel: I gruppo: NAC_25/2003, 56 g.1,70 II gruppo: CNG, 57/2001, 75 = Tkalec, 2002, 17 g. 1,68 1/8 Shekel: I gruppo: NAC, 10/1997, 97 = MuM, 61/1982, 37 g. 0,84 II gruppo: Copenhagen SNG 109 g. 0.86 Il controllo punico è rivelato dall’esistenza della lettera punica “het” fra i segni di controllo di alcuni conii del primo gruppo dei quarti di shekel. Ho notato che nel primo gruppo prevale ancora l’orientamento alle ore 12, mentre nel secondo gruppo l’orientamento diventa più casuale…. Molto indicativamente suppongo che il primo gruppo sia stato coniato nel corso del 212 a.C. e il secondo gruppo nell’anno successivo, considerando che Agrigento fu riconquistata dalle truppe romane nel 210 a.C. (anche grazie al tradimento dei Numidi guidati da Muttine). Più complessa è la sistemazione della terza serie, che è ancora in corso: Serie con Trittolemo/Cavallo Anche questa serie è composta da tre nominali ancora in argento, integrati da tre nominali in bronzo. Esiste uno studio di Walker, su un importante ripostiglio contenente molti esemplari di questa serie, trovato vicino Morgantina, con identificazione dei conii. Tuttavia ho constatato una situazione molto più complessa, con un numero nettamente maggiore di conii, per cui è importante riuscire a raccogliere un buon numero di esemplari illustrati. ½ Shekel: Ira & Larry Goldberg, 67/2012, 3088 g. 3,33 ¼ Shekel: NAC, O/2004, 1268 g. 2,16 1/8 Shekel: CNG, 91/2012, 60 g. 1,06 Unità BR (= Calciati 1): CNG, ea 130/2006, 116 g. 6,16 1/2 Unità BR (= Calciati 2): CNG, ea 327/2014, 494 g. 4.11 1/4 Unità BR (inedito): CNG, ea 327/2014, 496 g. 2,28 (un altro esemplare è in Parigi, De Luynes 3968 g. 1,65) Il primo e il terzo nominale in argento, come anche i bronzi, hanno in comune la lettera punica “het” che si ritrova anche sulla precedente serie agrigentina, mentre il quarto shekel ha inoltre le lettera punica “taw”. Queste lettere sono di incerto significato. E’ possibile che la maggior parte di queste monete sia stata coniata ancora ad Agrigento, ma ho notato che gli ultimi conii, con calo ponderale, sono molto più scadenti e forse sono stati coniati al seguito delle truppe cartaginesi. Molto probabilmente queste monetine erano destinate soprattutto ai cavalieri numidi, che imperversavano soprattutto nell’interno della Sicilia e non lontano da Morgantina… Ancora da definire la metrologia dei tre bronzi, che presentano al solito un'ampia escursione ponderale, ma i cui pesi standard dovrebbero essere rispettivamente 8, 4 e 2 grammi. Sono ovviamente graditi commenti su queste serie e in particolare se è possibile segnalarmi immagini e dati di esemplari che non sono reperibili online (in collezioni private o in cataloghi non facilmente reperibili). Le emissioni coniate da Annibale nel sud-Italia, soprattutto nel Bruttium, sono invece oggetto di separato studio di un mio collega.
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  50. Che bella discussione, complimenti... questo è l'esempio lampante di come la collaborazione e la condivisione delle informazioni possa creare qualcosa di importante ed utile a tutti. Se mi è concesso, desidero fare un piccolo OT di natura storico-genealogica che mi sta molto a cuore ispirato dalla moneta di questo post... Tra le mie tante passioni oltre la numismatica un posto speciale lo dedico alla ricerca della storia della mia famiglia e dei miei antenati. In quasi vent'anni di ricerche ho trovato oltre 350 persone da cui discendo in linea diretta (quindi non cugini, zii od altro.. sol nonni, bisnonni, trisnonni ecc.). Tra le mie ricerche ho scoperto che un ramo diretto della mia famiglia è in antichità originario di Brisk o Brisca, piccolo sobborgo vicino ad Antivari immerso nelle montagne a confine tra l'Albania ed il Montenegro, da sempre e tuttora popolata da genti soprattutto di etnia albanese. Questi miei antenati di fede cattolica combatterono fieramente contro l'invasore turco durante l'epica resistenza guidata dal Castriota, resistendo fino al 1726 quando a fronte dell'impossibilità di continuare a fronteggiare il nemico ottomano chiesero protezione ed asilo ai veneziani anch'essi in rotta con i turchi. Accolti inizialmente a Cattaro, forno poi convogliati dal provveditore generale della Serenissima Nicolò Erizzo presso Zara in una località di nuova fondazione che da lui prese il nome: Borgo Erizzo, detta anche Arbanasi. Tale colonia di lingua e tradizione albanese sopravvive ancora oggi nella piccola comunità locale, mescolata ed assimilata in massima parte dalla altrettanto piccola comunità italiana che ancora sopravvive nella serenissima città di Zara. Qui i miei antenati si stabilirono, edificando il borgo e mantenendo le proprie tradizioni. Da questo ramo nel 1940 nascerà mia nonna materna, che dopo la guerra sarà costretta ad abbandonare la città su pressione dei croati filo titini unendosi così a coloro che hanno visto le proprie radici estirpate dalla terra di Dalmazia. I registri a partire dall'epoca della migrazione a Zara (1726/1730) sono ancora conservati all'archivio centrale di stato croato, e sono in larga parte consultabili addirittura via internet. Non vi dico l'emozione che si prova nel leggere e ritrovare le vicende dei propri antenati su quei libri così intrisi di storia... mai avrei immaginato di avere origini così lontane, nella mia famiglia si erano perse le tracce di queste vicissitudini già da diverse generazioni. Vedere quella piccola moneta con la sua storia sulle spalle mi fa pensare a tutte queste vicende, a questi uomini rudi ed impavidi che non si sottomisero al giogo dell'invasore e preferirono abbandonare, ancora una volta le proprie terre e radici per piantarne di nuove in luoghi lontani. La storia come sempre si ripete, ma a volte per fortuna anche agli umili è data la dignità di sopravvivere nel cuore di chi dopo quasi trecento anni ha finalmente riscoperto la loro storia. Ed io oggi sono felice di potervela raccontare.. In allegato vi mostro il documento più antico che ad oggi ho trovato, l'atto di nascita datato 3 maggio 1726 del primo figlio nato a Zara del mio antenato Lek Pero Marghicevich, proveniente dal villaggio di Brisca d'Antivari. Sperando di non avervi eccessivamente tediato con queste mie righe, saluto tutti cordialmente. Complimenti ancora per l'ottimo lavoro su questo post a tutti voi.. Marco
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