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  1. gennydbmoney

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/25/25 in tutte le aree

  1. Buonasera a tutti, riesumo questa mia vecchia discussione perché grazie ad una operazione combinata a tre con gli Amici @Raff82 e @gennydbmoneysono riuscito a portare a casa un 9 Cavalli di Ferdinando IV del 1789, qualcuno potrebbe dirmi che ne ho già tre ma con questo credo di aver fatto Poker 😁. Il venditore lo giudicava MB sono d'accordo. Saluti Alberto
    3 punti
  2. Buon Pomeriggio a tutti, in Francia fino all'Agosto del 1848 era ancora in vigore la complicata tariffa a scalare, che prevedeva diversi importi per le lettere a seconda del peso e della distanza. Il letterato Etienne Arago aveva compreso l'efficacia del nuovo sistema - il francobollo - che dopo l'Inghilterra era stato adottato in Svizzera, Brasile e Stati Uniti. La sua riforma, che doveva entrare in vigore il 1° Gennaio 1849, prevedeva una tassa uniforme di 20 centesimi entro i 7 grammi e mezzo di peso ( poi 40 centesimi sino a 15 grammi e 1 franco fino ad un etto ) per le lettere dirette ovunque in Francia, compresa l'Algeria, che era stata conquistata nel 1830. Per soddisfare le nuove tariffe si dovevano utilizzare i francobolli e le lettere affrancate avrebbero avuto la precedenza su quelle che non lo fossero state. Come quasi tutte le riforme, anche questa venne accolta all'inizio con diffidenza, ma in un paio d'anni s'impose per la praticità ed il bilancio delle poste transalpine migliorò nettamente. La nuova Francia repubblicana volle utilizzare un simbolo che ricordasse la nuova libertà riconquistata ed Arago decretò quindi la raffigurazione della "testa della liberta" Per raffigurare tale idea di libertà, fu prescelta dall'incisore capo della zecca di Parigi Jean Jacques Barre, Cerere - Demetra in greco - dea tutelare dell'agricoltura, come evidente riferimento alla base popolare e contadina della Francia repubblicana. Il volto realizzato da Barre riprendeva un'iconografia classica, con la testa cinta da un serto di spighe di grano ed un grappolo d'uva. Il 1° Gennaio 1849 vennero realizzati due valori : il 20 centesimi nero e l' 1 franco vermiglio. Cerere in francese si dice Cérès ed è con questo nome che i collezionisti d'oltralpe chiamano l'emissione. Il francobollo di ultimo acquisto ed oggi condiviso, è un valore di 1 franco - carminio scuro -, emissione di fine 1849 con annullo. Catalogo Unificato 6. Grazie.
    3 punti
  3. confermo che per la mia esperienza, citando i negozi di numismatica quasi tutte le case d’asta mi hanno autorizzato. forse solo quelle non specializzate (es Pandolfini, etc..) hanno procedure diverse
    3 punti
  4. pensavo la dedicassero ad altri "artisti bulgari"
    3 punti
  5. Nino, io non sottovaluterei le evidenze soprattutto se sono documentate da studi e pubblicazioni. il mondo contromarche è un mondo dove di certezze ce ne sono poche, tuttavia chi si è cimentato negli studi, Santelli e Campana, mi sembra abbiamo motivato con riscontri le loro ricerche con pubblicazioni che di fatto sono l unico riferimento a questo "mondo". Poi non scinderei le monete dai libri.... sono un unico argomento indivisibile...
    3 punti
  6. Buongiorno a tutti! Vivo ormai nel Regno Unito da oltre dieci anni e, in questo periodo, sono riuscito a raccogliere diversi monetieri antichi. Si trovano con relativa facilità e, sorprendentemente, a prezzi molto più bassi rispetto a quelli che riscontravo in Italia: ad esempio, un bel monetiere con decine di cassetti (magari un po’ vissuto) si può acquistare senza problemi per meno di 100-150 sterline. Questa abbondanza riflette una diffusa passione collezionistica che, qui in Gran Bretagna, ha avuto un’enorme popolarità dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni ’50 del Novecento, ma che si è quasi completamente estinta nel XXI secolo. Da appassionato di storia naturale, posso confermare che anche le cassettiere specializzate per entomologia, geologia, paleontologia (e così via) sono altrettanto comuni. Lo stesso vale per le collezioni ornitologiche, in particolare quelle di uova; oggi, naturalmente, vietate. Personalmente non sono mai stato un grande estimatore dei monetieri con scomparti rotondi, i cosiddetti “tipo inglese”. Proprio per questo, anche se con un po’ di fatica, ho cercato di raccogliere porta monete con scomparti più simili a quelli a cui siamo tutti più abituati, cioè di forma quadrata. Nei commenti a questa discussione pubblicherò le foto dei tre porta monete che possiedo e invito chiunque sia interessato a partecipare, condividendo il proprio metodo di conservazione delle monete o lo stile del proprio monetiere. Martin
    2 punti
  7. Buongiorno condivido un ultimo acquisto,un martoriato sestante,vissuto,punti di corrosione dovuti dal tempo,difetto di fusione sul caduceo,traccia di patina ancora visibili,ma perfettamente identificabile e soprattutto non bulinato. 80 euro più diritti mi ritengo soddisfatto. ANONIME (C. 280 a.C.). Sestante per Roma. AE (g 48,93). Conchiglia; due globetti ai lati. Caduceo; due globetti ai lati. Crawford 14/5; Vecchi ICC, 30; HNItaly 272; RBW -. MB. Nr. Reg. 643/25
    2 punti
  8. Buonasera a tutti. Condivido questo 9 cavalli 1790 conio ibrido, appena entrato in collezione (e rientrato in patria) per sostituire il precedente, messo molto peggio. Mancanza totale di punti al rovescio, dopo C e 9 e, forse, "I" di Ferdinan ribattuta/corretta? Cosa ne pensate?
    2 punti
  9. Picciolo di Fermo emesso a nome di Francesco Sforza di Cotignola... direi tipologia con biscia coronata nel campo... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FRMFSC/6 Mario
    2 punti
  10. Buongiorno a tutti, la Zanetta di Filippo III con "strano simbolo" è stata fatta visionare anche al Signor Pietro Magliocca per un suo autorevole parere... Vi aggiorno...
    2 punti
  11. Ho provato a fare degli ingrandimenti e anche se le immagini sono quelle che sono si vede abbastanza chiaramente una parte della / che prosegue dopo essersi incrociata con \... Quindi,per me, nessun dubbio che sia una normale X...
    2 punti
  12. Servirebbero immagini nitide dei dettagli... Io comunque resto del parere che la X c'è ,con colpo che interessa la gamba sinistra tanto da farla sembrare tutt'al più una Y e non una \...
    2 punti
  13. Quindi , perché si verificasse ciò, dovevano essere facilmente riconoscibili per il popolino e per chi era addetto al ritiro…. Ma questo si scontra con le affermazioni che fossero fatti con conii ufficiali e che , addirittura, i serrati siano stati riconosciuti, in certe occasioni, solo dopo una pulizia aggressiva…. come avrebbero fatto all’epoca a ritirarli e metterli fuori corso o sceglierli per un corso forzoso, se cosi identici e irriconoscibili dai buoni?
    2 punti
  14. Buonasera a tutti, Condivido il mio modesto Carlino 1834 con"ciuffo ribelle" come quello postato da Rocco. Saluti
    2 punti
  15. Non ho capito il discorso dei dentellati su quali contromarche dovrei esprimermi? il” sentito dire” a cosa si riferisce? I conii di dritto non sono identici, ma ricavati uno dall’altro
    2 punti
  16. calma calma il follis da 40 nummi di Teodato dove è stato coniato ? Metlich (pag. 125 "Die Study of Theodahad folles") riporta testualmente: "... showing his personal features with his small moustache and his rather well fed appearance"... Gli ori riportano l'immagine convenzionale dell'imperatore (Zeno, Anastasio etc.) dove baffi e barba non ci sono o non sono distinguibili. Le siliquae battute a Roma per Odoacre, a nome di Zeno, mostrano il busto imperiale, convenzionale (senza barba/baffi), idem per Teoderico sotto Anastasio e Giustino. Ma per il bronzo i capi barbari si prendevano sicuramente maggiori libertà. Era il loro terreno di gioco dove potevano godere di una certa autonomia come ci mostrano le emissione dei sovrani goti successivi a Teoderico. Non dimentichiamo che il dominus assoluto era pur sempre l’imperatore d’oriente, il sovrano bizantino che tollerava i re goti solo se soggetti e Giustiniano non aveva esitato un secondo a mandare il suo esercito e uno dei generali piu’ capaci, Belisario, a rintuzzare l’espansione e le mire Gote compresa la riconquista di Ravenna che avvennd nel 540. Metlich a pag. 47 del suo 'seminal' work riporta un follis - per ROMA - a nome di Zeno ma con uno spettacolare ritratto baffuto e barbuto : un probabile restrike di un bronzo imperiale e certamente non il busto di Zenone Il ritratto che vediamo nei nummi di Odoacre battuti a Ravenna puo' essere a ragione considerato una rappresentazione veritiera del condottiero sciro. Idem per Teodato nel suo follis da 40 nummi non solo potentissimo messaggio di autodeterminazione del sovrano Goto in un taglio monetale ben piu' rappresentativo e popolare che le rarefatte emissioni auree, ma anche di una raffinatezza di esecuzione che a Roma non si vedeva dai tempi dei grandi bronzi imperiali. sono sempre piu' convinto che tali rappresentazioni lungi dall'essere imprecisioni esecutive o velleità di artisti incisori piu' o meno bravi, fossero volute dai sovrani per rendere piu' evidente la propria influenza attraverso il fortissimo mezzo di comunicazione che era la moneta ai tempi. # Che Tedoato nel famoso follis fosse raffigurato con i baffi non credo vi siano dubbi. Anche la neutrale wikipedia lo menziona nella descrizione che riporto sotto : Moneta di Teodato (534–536), coniata a Roma. È raffigurato con i baffi da barbaro.
    2 punti
  17. Ora del secondo monetiere! (forse il mio preferito). Me lo aggiudicai su eBay.co.uk circa un anno fa per due spicci. Il vero problema fu il trasporto (ritiro a mano come unica opzione), essendo di un peso disumano per via della copertura in vetro di ogni singolo cassetto, e per via delle dimensioni tutt’altro che convenienti (lungo 1 metro e 50 circa). Logicamente, le dimensioni erano indicate in “feet”, motivo della mia sbadata sottostima della grandezza di questo mobile! Dopo uno sforzo disumano e l’aiuto di qualche amico son riuscito a portarmelo a casa. Monetiere in quercia anni ‘30
    2 punti
  18. Grazie per la lista espositori che trovo sempre più che utile . Ancora Auguri per la riuscita dell' evento .
    1 punto
  19. Forse imitativa con trofeo e prigionieri?
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  20. 1 punto
  21. Ecco chi lo ha preso !🤪 Complimenti...questa variante mi mancava, prima o poi la ritrovo. Togli quello sporco e sarà l'ibrido più bello che io abbia mai visto ad oggi.
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  22. Ciao Ale,purtroppo buio completo,scusa
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  23. Comunque, sicuramente non è uno stemma. Al più è un "marchio di casa" o una semplice sigla. Ci vedo quattro lettere, due C (o forse due G, o una C e una G non necessariamente in quest'ordine) addossate e intrecciate assieme a una I e una L (o a due L ugualmente addossate), a sostenere nell'insieme la parte superiore di una croce doppia con i bracci terminanti in appendici di forma insolita.
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  24. Decisamente si! A me farebbe piacere, ancora più perché la mia non mi ha ancora trovato
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  25. È ancora una moneta piacevole da tenere in collezione
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  26. @Isolano, ci mancherebbe, eccome ! Il tetradramma ateniese è una moneta iconica, per chi ama le classiche greche è un "must" da avere.
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  27. 2 euro Francia 2025 "Notre Dame de Paris"
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  28. Il programma numismatico vaticano del 2025, a quando le emissioni? Nel sito della CFN dedicato a monete e francobolli del Vaticano scopriamo poi anche il programma delle emissioni 2025, di cui parte verrà emesso a nome di papa Leone XIV e in parte ancora con l’indicazione di Francesco come pontefice. Le uniche monete 2025 di cui è stato possibile – da fonti dell’Unione Europea – conoscere al momento i soggetti sono le bimetalliche da due euro per Anno Santo, 550° dalla nascita di Michelangelo e Sede Vacante (leggi qui il nostro articolo). Colpisce che alla Sede Vacante saranno dedicate, oltre che la due euro di cui già vi abbiamo parlato, anche due argenti, da 5 euro e da 25 euro rettangolare con colori, entrambe in finitura proof. Ecco il programma nei dettagli: Divisionale FDC 2025 Divisionale FDC con bimetallica 5 euro “20° morte di san Giovanni Paolo II” Divisionale FS con moneta 20 euro argento “Papa Francesco Anno Santo MMXXV” Divisionale FS con moneta 50 euro oro “Papa Francesco Anno Santo MMXXV” Moneta bimetallica 5 euro FS “20° anniversario morte di san Giovanni Paolo II” Moneta in rame da 20 euro “Arte e Fede – Il Buon Pastore” (FS e FDC) Moneta in argento da 25 euro colorata “Pasqua di Resurrezione” (FS) Moneta da 2 euro “Anno Santo 2025” (FS e FDC) Moneta da 2 euro “550° nascita di Michelangelo” (FS e FDC) Moneta in argento da 5 euro FS “Sede Vacante” Moneta rettangolare in argento colorata da 25 euro FS “Sede Vacante” Moneta commemorativa da 2 euro FDC emissione speciale “Sede Vacante” Moneta rettangolare in argento colorata da 25 euro FS “Anno Santo 2025” Moneta in oro da 10 euro FS “Il Battesimo MMXXV” Moneta in oro da 100 euro FS “Il Concilio di Nicea” Moneta in rame e argento da 10 euro FS “La Croce del Giubileo: Bellezza del Creato” Moneta in argento e rame da 10 euro FS “La Croce del Giubileo: Conversione” Moneta rettangolare in argento colorata da 25 euro FS “550° nascita di Michelangelo” Moneta in argento da 5 euro (con rilievi in oro) “I dodici apostoli: san Matteo” Moneta in argento da 10 euro (con rilievi in oro) “I dodici apostoli: san Tommaso” Moneta in argento da 25 euro colorata colorata “Santo Natale” Moneta in oro da 200 euro FS “Anno Santo MMXXV” Al programma si aggiungeranno la coin card con moneta da 50 centesimi e quella con la bimetallica da un euro (saranno a nome di papa Prevost o del suo predecessore?) nonché una o più stamp & coin card. Le novità saranno rese note nel rinnovato portale web www.cfn.va dedicato a monete e francobolli dello Stato della Città del Vaticano. Ho preferito metterlo per esteso per non dover dipendere dal pdf, ora aspettiamo le date di vendita sperando che recuperino sul tempo perso
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  29. Buondí Condivido questo pezzo per aver info maggiori. Ringrazio
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  30. Non è, come ti è stato detto, una moneta dei crociati e (dall'immagine) NON in oro. Si tratta di un grosso della zecca di Volterra (nutro forti dubbi anche sulla sua originalità) la legenda, che si vede nell'unica 😢immagine, è riconducibile a: ✠ ... EPS DE VVLT
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  31. Buongiorno, vedo ben cinque fori. Perché forare una moneta se è d'oro?
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  32. Buongiorno Gapox, l'usoo del modulo come in questo caso Luogotenenziale del 1945 è più che normalew, non avevano scadenza, io ho usati in Repubblica moduli del 1928, in alcuni casi quelli del Regno in periodo di Repubblica Sociale italiana, venicano cassati i stemmi Reali con bolli oscuranti o fascietto della RSI e sono particolarmente interessanti, non ricordo quanto tempo fà ma in un post ne abbiamo parleto e ho inserito il link dove vedere la mia collezione su gli A/R , li se ti va di guardarla troverai molti tipi di moduli e svariate combinazioni, saluti
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  33. Nessuna pesantezza... anzi, tu e gli altri amici mantenete viva la sezione Filatelia... puo' capitare che non si risponda subito .. ma tranquillo che la risposta arriverà.
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  34. In quanto a maledizioni penso che siamo stati in tanti ieri, forse noi siamo capitati in quel limbo di sfigati ai quali la carta è stata bloccata perchè il sistema è andato in palla (siamo stati i primi a pagare), se risuccederà di nuovo smetto la collezione e vendo tutto.
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  35. Ma a onta di ciò che dice Plinio ancora non c’è un matching inconfutabile…solo monete molto somiglianti… ne più ne meno che come quelle approntate dai falsari siciliani riproducenti monete magno greche e danno del filo da torcere ai tecnici incaricati di riconoscerle… quindi figuriamoci quale mai difficolta doveva affrontare un incisore dell’epoca, cresciuto con quelle tecnologie e abitudini di rappresentazione , a imitare un conio ufficiale…. Di solito i pesi sono parecchio rivelatori e se non lo sono i pesi , lo sono i pesi specifici e se non è sufficiente , lo sono i particolari ….specialmente nei serrati
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  36. Buon Pomeriggio a tutti, ho trovato una prima emissione dell'Olanda, si tratta di un 5 centesimi azzurro chiaro del 1852 con annullo. In effigie Re Guglielmo III° ( in carica 1849-1890 ) ultimo sovrano maschio dei Paesi Bassi fino al 2013. Sul retro, segno di linguella, tracce di ruggine e macchie scure . In basso a sinistra forse una o due sigle a matita non facili da decifrare. Foto con ingrandimento e normali. Grazie.
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  37. Ottimo acquisto, le Umberto difficilmente si trovano sotto lo SPL, ne ho acquistate un paio a 500€ a inizio 2025, moneta sempre stupenda. Oggi ho preso una stupenda 50 lire cinquantenario qFDC ed una 10 lire Vittorio Emanuele II qFDC a poco più del fino, ormai con le quotazioni attuali dell’oro si trovano al prezzo del fino anche le monete più iconiche del regno in alta conservazione 😉
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  38. @Oppiano, altro Mezzo Carlino con numerale dopo DG
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  39. Il primo “monetiere” si tratta di un porta vetrini da microscopio del 1850 (circa) in mogano, che ho convertito in porta monete usando un metodo non invasivo - asticelle di balsa tagliate su misura senza usare né colle né chiodi (aggiungerò più dettagli nella prossima risposta).
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  40. Ciao @Martin_Zilli, che piacere ritrovarti nel Forum! Io personalmente non ho ancora trovato una degna sistemazione per l'intera collezione...la tengo sparsa per periodi in valigette Abafil con ripiani in velluto di varia capienza. Mi piacerebbe in futuro poterla sistemare in un grande monetiere.
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  41. Se ti riferisci alla calamita, sì, ho verificato con una calamita al neodimio: è la stessa che ho usato ed uso per individuare le cinque varianti di lega delle monete dell'Impero. Qui sotto un estratto della ricerca effettuata:
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  42. LA RESTAURAZIONE OLIGARCHICA Trascorsi due anni in Grecia per riorganizzare le forze, nell’83 a.C. Silla si imbarcò per l’Italia con 5 legioni, deciso a combattere contro il governo dei populares; sbarcò a Brindisi, impossessandosi subito del controllo della città. La guerra civile era iniziata. Il suo esercito era piccolo ma formato da legionari esperti, fedeli e disciplinati; furono persino disposti a prestare giuramento di fedeltà a Silla e a partecipare con un piccolo contributo alle spese di guerra. Silla fu in grado di controllare strettamente la marcia delle sue legioni e riuscì pertanto non solo a vincere gli scontri contro gli eserciti nemici, ma anche a ingraziarsi il favore di molte popolazioni e persino a convincere parte delle truppe dei populares a disertare e unirsi a lui. Molti esponenti dell’aristocrazia si unirono a lui, fra cui Quinto Cecilio Metello Pio, Marco Licinio Crasso (ricchissimo esponente di una potente gens plebea) e, soprattutto, Gneo Pompeo, il figlio di appena 23 anni di Gneo Pompeo Strabone, che portò con sé tre ottime legioni composte dai veterani del padre. Con queste forze, Silla sbaragliò facilmente le legioni schierate ad attenderlo e risalì la penisola. Per l’82 a.C. il popolo elesse consoli Papirio Carbone e Gaio Mario (detto il Giovane), figlio dell’omonimo; Quinto Sertorio fu inviato in Spagna per effettuare nuovi reclutamenti. Si ricorse a misure straordinarie per accumulare le risorse necessarie a finanziare la guerra: venne anche sottratto l'oro e l'argento raccolto nei templi di Roma. L’esercito sillano sconfisse però quello consolare e i due consoli si asseragliarono in città fortificate: Mario a Praeneste (attuale Palestrina), Carbone a Chiusi. Silla, che inizialmente assediava Mario, decise di spostarsi verso Chiusi, allontanandosi così da Roma. Sopraggiungeva un esercito composto da 70.000 Sanniti e Lucani, decisi a dar manforte ai populares; saputo della manovra Silla, decisero di puntare direttamente contro Roma e si accamparono a Porta Collina (porta delle mura serviane, tra le attuali via XX Settembre e via Salandra). Ponzio Telesino, comandante sannita, arringò i suoi uomini dicendo che Roma stava per essere distrutta, i “raptores italicae libertatis” (predatori dell’italica libertà) stavano per essere annientati e, a tal fine, era necessario distruggere il "bosco" ove si rifugiavano i "lupi" romani. Ma Silla non intendeva lasciare Roma alla mercé di questi rivoltosi: capito il suo errore, fece fare marcia indietro al suo esercito e tornò verso l’Urbe a tappe forzate. Arrivò nel primo pomeriggio del 1° novembre 82, schierò le sue truppe presso il tempio di Venere Ericina (vicino all'odierna Porta Pia) e, benché fossero esauste, diede l’ordine di attaccare. L’ala destra del suo esercito, comandata da Crasso, dopo un duro scontro prevalse sui nemici e li mise in fuga, inseguendoli sino ad Antumnae (attuale Monte Antenne, all’estremità del parco di Villa Ada); sull’ala sinistra, invece, la situazione era critica: i Sanniti pressavano i Romani costringendoli ad arretrare. Per evitare la disfatta, Silla fece chiudere le porte della città, onde evitare che i suoi abbandonassero la battaglia; cavalcò poi in prima fila, rischiando anche di essere ucciso dalle lance dei nemici. Lo scontro durò tutta la notte ma, alle prime luci del 2 novembre, i Romani avevano vinto. Roma era salva. I populares erano stati sconfitti; Gaio Mario il Giovane si suicidò, Carbone fuggì. Silla assunse il cognomen Felix, che significa "fortunato perché benvoluto dagli dei". _________________ Lo scontro titanico fra populares e optimates, seppur foriero di tragedie, ha ispirato in quegli anni bellissime testimonianze monetarie; tuttavia non è sempre oggi facile distinguere a quale fazione inneggiassero i monetarî Uno dei consoli in carica nell’83 a.C. era Gaio Norbano, il cui cognomen attestava una provenienza da Norba (attuale Norma, vicino a Latina); un suo omonimo, verosimilmente suo figlio, il denario, RRC 357/1 che raffigura al dritto la testa di Venere e, al rovescio, quattro oggetti: l’acrostolio[1] (ossia la porzione anteriore delle grosse navi, quindi un simbolo di navigazione), il fascio littorio (simbolo dell’imperium), il caduceo (attributo di Mercurio, quindi simbolo dei viaggi e del commercio) e una spiga di grano. Si tratta della rievocazione di un’impresa compiuta dal console nell’88, quando - pretore in Sicilia durante il bellum sociale - organizzò una flotta per portare cibo a Reggio, assediata dagli insorti; ma è anche, come ha evidenziato Amisano, un’allusione agli elementi che alimentano il potere militare: il dominio sul mare, la politica e la capacità di approvvigionare le truppe. Altro bel denario (serrato) è RRC 362/1, firmato nell’82 da Gaius Mamilius Limetanus (forse figlio dell’omonimo, tribuno della plebe nel 109). Al dritto rappresenta Mercurio, con il caduceo sulle spalle; al rovescio Ulisse, travestito da vecchio mendicante, nel momento in cui viene riconosciuto dal suo anziano e fidato cane, Argo. Amisano ha osservato che non si può non vedere in Ulisse, raffigurato dopo che è sbarcato a Itaca e prima che uccida i Proci, un’analogia con la venuta di Silla in Italia per uccidere i traditori: un chiaro sostegno agli optimates. Ulteriore interessante emissione dell’82 è il denario RRC 363/1, firmato da L. CENSOR, forse padre omonimo del Lucius Marcius Censorinus che sarà console nel 39 a.C. Al dritto è raffigurato Apollo, al rovescio invece il satiro Marsia[2] davanti a una colonna sormontata da una statua della Vittoria[3]. Ancorché Crawford non concordi, il richiamo di Marsia sembra inneggiare alla libertà dei popoli italici[4] (anche grazie all’assonanza fra il suo nome e quello dei Marsi, popolazione che fu protagonista del bellum sociale) e, quindi, alla fazione dei populares. _________________ Silla fece uccidere molti suoi oppositori (fra cui Gratidiano); determinato a restaurare lo Stato aristocratico, riesumò una magistratura non più utilizzata da oltre un secolo, la dittatura, stravolgendone senso e funzione: si fece infatti nominare dittatore a tempo indeterminato (in origine, la dittatura aveva durata solo semestrale) con lo scopo dichiarato di rifondare la repubblica (rei publicae costituendae; la dittatura era invece nata per assicurare la conduzione di campagne militari). Attuò, quindi, una serie di riforme legislative tese a mettere il controllo del governo nelle mani del Senato e, parallelamente, togliere potere ai tribuni della plebe. Intuì il potenziale di Cesare (che negli ultimi anni, era stato molto vicino all’altro suo zio acquisito, Gaio Mario) e, per allontanarlo dai populares, gli ordinò di ripudiare la figlia di Cinna; Cesare tuttavia si rifiutò, sfidandone l’ira. Silla meditò allora di farlo uccidere; desistette per le pressioni di molti aristocratici, amici comuni, ma li avvertì che “Cesari multos Marios inesse”, “dentro Cesare ci sono molti Mario”. Fu un personaggio complesso: religioso ma dissacrante, tradizionalista ma innovatore, crudele ma rispettoso della legge, severo ma votato alla salvezza dello Stato anziché all’arricchimento personale. Era noto per la sua ironia: nominò Metello Pio pontifex maximus gettando il popolo nello sconforto, perché quegli era balbuziente e, quindi, durante i riti religiosi doveva ripetere per un numero estenuante di volte le preghiere (che, nella mentalità romana, necessitavano di essere pronunciate in modo esatto, per risultare efficaci). _________________ Nel frattempo Sertorio, che si trovava in Spagna, rifiutava di deporre le armi e raccolse attorno a sé non solo i populares in fuga da Roma, ma anche molte popolazioni iberiche; alla fine dell’82, si mosse contro di lui un esercito al comando del proconsole Annio Lusco che, prima di passare i Pirenei, si fermò a Massalia. A Massalia provenzale uno dei comandanti sillani, Gaio Valerio Flacco[5], emise un interessante denario, RRC 365/1. La moneta reca, al rovescio, la legenda C. VAL. FLA - IMPERAT - EX. S. C) non solo quindi il titolo di imperator, ma anche la precisazione che la coniazione avveniva (seppur fuori dal territorio nazionale) “ex senatus consulto”, su mandato del Senato. L’iconografia inneggia al successo militare: al dritto è infatti rappresentata la Vittoria, ma è la raffigurazione al rovescio a risultare particolare: un’aquila legionaria montata su asta con, ai lati, altri due stendardi militari: a sinistra quello degli hastati (come si desume da una piccola lettera H alla base delle insegne), a destra quello dei principes (con lettera P). Questa simbologia, che richiama l’immagine delle legioni in marcia (delle quali, da lontano, si dovevano appunto intravedere l’aquila e gli stendardi), introdotta qui per la prima volta, riscosse grande successo: sarà infatti ripetuta spesso, durante sia la repubblica sia l’impero. Lo scontro fra Lusco e Sertorio avvenne nell’81 a.C.; sconfitto, il generale ribelle dovette scappare in Africa. Quello stesso anno un poco noto monetiere, Aulo Postumio Albino, emise un denario serrato, RRC 372/2, che reca al dritto la personificazione dell’Hispania (identificata da una didascalia), al rovescio un magistrato in toga in piedi tra un’aquila legionaria e un fascio littorio: evidentemente egli voleva ricordare (in un momento in cui la Spagna era tornata “agli onori della cronaca”) che il suo antenato Lucio Postumio Albino, pretore nel 180 a.C., aveva combattuto con successo in quella stessa terra. La scena al rovescio è particolarmente interessante: per Crawford si tratta di una mera allusione al potere militare e politico (aquila e fascio), ma potrebbe invece rappresentare una leva (cioè, la chiamata dei cittadini per arruolarli), occasione durante la quale il magistrato cum imperium (e fornito, quindi, del fascio) si recava a Campo Marzio, vi piantava l’insegna legionaria e faceva chiamare e registrare le reclute. _________________ In Italia, Pompeo aveva dimostrato, malgrado la giovanissima età, grandi doti di coraggio, energia e abilità militare. Silla lo incaricò allora di cacciare i populares dalla Sicilia e dall’Africa, ove essi potevano affamare il popolo di Roma bloccando i rifornimenti di grano. Il giovane condottiero portò a termine celermente il suo compito: già alla fine dell’82 a.C. si impadronì della Sicilia, dove fece giustiziare Papirio Carbone; passò poi in Africa ove ottenne una serie di successi strepitosi vincendo sia i populares sia il re di Numidia, loro alleato. _________________ Per l’80 a.C. furono eletti consoli Metello Pio e Silla. Quest’ultimo fece coniare un aureo, RRC 381/1 che tradisce il suo carattere irriverente e sottilmente ironico: la moneta infatti raffigura al dritto la dea Roma, al rovescio una statua; non viola quindi il divieto di rappresentare persone in vita. Peccato che la statua sia, verosimilmente, quella che era stata collocata nel Foro, che a sua volta raffigurava … Silla stesso. Quello stesso anno Silla ordinò a Pompeo (che ancora stazionava in Africa) di congedare le sue legioni e tornare in Italia da privato cittadino; Pompeo riunì i soldati e finse che essi stessi non volessero abbandonarlo; anzi, lo acclamarono Magnus, come il grande Alessandro, e tale epiteto divenne il suo cognomen. Il giovane sbarcò allora in Italia con tutto l’esercito e chiese a Silla di concedergli il trionfo; quando quegli glielo negò, rispose sfrontatamente “sono più numerose le persone che adorano il sole al suo nascere di quelle che lo adorano al suo declinare”. Silla, sorpreso da tanta audacia, acconsentì, ma da allora non gli assegnò altri incarichi. Sempre nell’80 un liberto di Silla accusò ingiustamente di parricidio (uccisione del padre) un giovane, sicuro che nessuno ne avrebbe preso le difese in tribunale, temendo l’eventuale vendetta di Silla stesso; invece non solo un giovane avvocato (tale Marco Tullio di Arpino, che aveva ereditato il cognomen dispregiativo di “cece” da un suo parente con un’escrescenza sul naso) accettò di difenderlo, ma vinse anche la causa e, da allora, il suo cognomen - Cicero, in Latino - cominciò a essere famoso. Forse Silla capì, da questi episodî, che stava perdendo il controllo sull’aristocrazia; forse invece, da uomo di Stato, ritenne di aver esaurito il suo compito di rifondare la repubblica; fatto sta che nel 79 a.C., stupendo tutti, depose la dittatura e si ritirò a vita privata, accettando persino le ingiurie e le minacce dei cittadini che lo vedevano passare. Morì, di malattia, l’anno successivo. _________________ Metello Pio, terminato il consolato, nel 79 a.C. fu inviato da proconsole a governare l’Hispania. Contemporaneamente, tuttavia, le popolazioni autoctone convinsero Sertorio (che nel frattempo, in Africa, aveva riorganizzato e accresciuto il proprio esercito) a tornare, ammirandone le doti di statista saggio ed equilibrato. Abilissimo militare, in breve tempo Sertorio sconfisse le legioni e si impadronì del controllo dell’Hispania Ulterior, facendone una repubblica secessionista sotto il suo governo. Metello, anch’egli abile militare, capì che la strategia migliore da usare contro di lui consisteva nel logorarlo in una lunga guerra di attrito; si arroccò allora nell’Hispania Citerior, senza affrontare le truppe sertoriane in grosse battaglie campali. Per il 78 a.C. furono eletti consoli Quinto Lutazio Catulo (figlio dell’omonimo che aveva combattuto ai Campi Raudii), vicino agli optimates, e Marco Emilio Lepido, che in passato si era tenuto equidistante tra le due fazioni, ma dopo la morte di Silla si schierò con sempre maggior fervore a favore dei populares. All’epoca erano in corso i lavori di ricostruzione dell'antico tempio di Giove Ottimo Massimo, accidentalmente bruciato nell'83, che Silla aveva affidato proprio a Catulo, ordinandogli che fosse ricostruito ancora più maestoso. Nell’anno in cui Catulo fu console, allora, un ignoto monetario allora, Marco Volteio, volle nostalgicamente ricordare su una sua moneta (RRC 385/1 che al dritto reca il ritratto di Giove) il tempio com'era stato in origine: dorico, tetrastilo, con l’immagine di un fulmine sul frontone e i tre portoni che davano accesso alle statue della triade capitolina. Terminato il consolato, nel 77 a.C. Lepido si fece promotore in Etruria di una nuova ribellione contro Roma, aiutato da un suo accolito, Marco Giunio Bruto. Quest'ultimo vantava di discendere da Bruto, primo console della repubblica, ed era sposato con una donna bellissima, Servilia[6], che invece vantava di discendere da Ahala; avevano avuto un figlio, chiamato anch'egli Marco Giunio Bruto, che quindi poteva dirsi erede morale di entrambi quei grandi eroi del passato. In realtà Servilia era anche amante di un altro uomo, il quale quindi si domandava se il giovane Bruto potesse essere figlio suo: Gaio Giulio Cesare. Il Senato, intimorito dalla sedizione di Lepido e Bruto, incaricò Pompeo (benché, all'epoca, privato cittadino) di difendere Roma. Il giovane comandante accorse, sconfisse e uccise sia Lepido sia Bruto; dopo di ciò pretese però, e ottenne, l'onore di essere inviato a schiacciare anche la ribellione di Sertorio. Fu così che alla fine del 77 Pompeo Magno, forte di un esercito di 30.000 uomini, partì alla volta dell'Hispania. Sertorio si rivelò, tuttavia, un compito troppo grande per il giovane e avventato condottiero: lo sconfisse pesantemente due volte. Nella seconda battaglia, nel 76 a.C., Pompeo fu salvato solo dal tempestivo intervento delle legioni di Metello: da allora in poi si adeguò alla sua strategia attendista e rimase con lui, nella penisola iberica, a combattere una guerra di logoramento. Malgrado questi insuccessi militari, o forse proprio per risvegliare l’orgoglio guerriero dei Romani, il questore Gneo Lentulo (forse, lo stesso che sarà console nel 56 a.C.), 76-75 a.C. celebrò la gloria e la potenza di Roma su un altro bel denario, RRC 393/1. La moneta infatti al dritto rappresenta il Genio del Popolo Romano (individuato dalla didascalia G.P.R), personificazione dello spirito fiero, risoluto e indomito degli abitanti dell'Urbe, mentre al rovescio inneggia al dominio che Roma deve esercitare sul mondo intero, attraverso rappresentato da uno scettro (dominio sulla terra) e un timone (dominio sul mare) attorno a un globo. Anche questa è un’emissione imperatoriale ma autorizzata dal Senato, come attesta la legenda EX S.C. La realtà era però molto diversa da quella auspicata da Lentulo: il controllo militare di Roma si andava disgregando. Mentre Sertorio continuava a governare indisturbato l’occidente, i pirati infestavano i mari e nel 75 a.C. rapirono lo stesso Cesare[7]. Nel 74 Mitridate, raccolto un esercito imponente, mosse di nuovo guerra alla repubblica, conquistando l’oriente (vd. pag. 68). Infine, nel 73 un gladiatore, ex soldato di Roma, soprannominato Spartaco (si ignora il suo vero nome), causò una ribellione generalizzata degli schiavi in Italia e seminò morte e distruzione per tutta la penisola, sconfiggendo i numerosi eserciti mandati contro di lui. Il mondo romano sembrò a un passo dall'implodere: Sertorio tentò di coalizzare le minacce, cercando di stipulare un’alleanza con Mitridate e con i pirati e meditando di trovare un'intesa anche con Spartaco. Poi, finalmente, la fortuna tornò benevola. Nel 72 a.C. Sertorio fu tradito e ucciso da uno dei suoi collaboratori, esasperati dalla lunga guerra di attrito; persa la sua carismatica guida, gli eserciti ispanici furono sbaragliati da quelli romani. Spartaco tentò di impossessarsi della Sicilia, accordandosi con i pirati per traghettare il suo esercito, ma il perfido governatore dell’isola, il propretore Gaio Licinio Verre, convinse i pirati stessi a tradirlo. Braccato attraverso la penisola dall'esercito di Crasso, cui il Senato aveva affidato il compito di soffocare la rivolta, fu infine definitivamente sconfitto nel 71, probabilmente in Campania. Gli ultimi schiavi ribelli, fuggiti verso nord, furono raggiunti e sconfitti da Pompeo, che tornava vittorioso dall'Hispania. Restava in corso la guerra contro Mitridate. _________________ Silla fece emettere gli ultimi bronzi “regolari” della repubblica, gli assi RRC 368/1, datati 82 a.C.: negli anni successivi, a causa del caos delle guerre civili, la coniazione delle monete di bronzo verrà interrotta per oltre 40 anni, riprenderà poi saltuariamente e tornerà normale solo con Augusto. Esistono però alcuni minuscoli assi di peso bassissimo (tra 2 e 6 grammi); mentre alcuni sono di fattura chiaramente imitativa, gli altri appaiono di stile chiaramente ufficiale. Il primo gruppo rientra nella cosiddetta “pseudo-monetazione pompeiana”[8], fenomeno sviluppatosi in Lazio e Campania per sopperire alla mancanza di “spiccioli”. Il secondo gruppo è invece un’emissione governativa ufficiale, ma è difficile spiegarne il peso così basso. La maggior parte degli studiosi ritiene che si tratti di emissioni fatte alla fine del III secolo in area magnogreca (Luceria per Crawford, che le classifica RRC 97/28 e 99/10, Canusium - odierna Canosa - per McCabe) dove la popolazione era disponibile, per tradizione, ad accettare monete fiduciarie[9]. La Notte suggerisce invece che ci sia stata, nel corso del I secolo a.C., anche una “riduzione quartonciale” (con un peso medio teorico per l’asse di 6 scrupoli, pari a circa 6,8 g, e pesi reali ulteriormente ridotti): questa ipotesi sembra più lineare e trova conferme in ambito provinciale (ove furono emessi assi di 2-5 g, come quello raffigurato a pag. 60). È possibile, quindi, che queste monetine siano gli assi emessi nel periodo in esame. NOTE [1] Su un’altra versione del medesimo denario, l’acrostolio manca. [2] Secondo la leggenda, Marsia fu fatto uccidere da Apollo, geloso del fatto che la sua musica fosse apprezzata più di quella del dio. [3] Dovrebbe trattarsi di un riferimento al porto di Ostia (che secondo la tradizione fu fondato da Ancus Marcius, mitico progenitore della gens Marcia), ove era appunto presente una colonna di questo tipo. [4] Marsia era figlio di Liber, dio della libertà presso molte popolazioni italiche, e pertanto diverse città dell’Italia ne esponevano la statua quale simbolo di libertà e di giustizia (quella di Roma era nel Foro). [5] Fratello di Lucio (sostituto di Mario nel consolato dell’86 a.C.) aveva governato le province dell’Hispania Citerior e Ulterior (dal 92 all’87) e della Gallia Cisalpina e Narbonese (forse contemporaneamente), ove era stato acclamato imperator. [6] Figlia di una sorella di Marco Livio Druso e sorella di una moglie di Lucullo. [7] L’episodio è famoso: Cesare sollecitò i pirati a chiedere un riscatto molto alto, chiarendo che lui era un personaggio importante, ma li minacciò anche che sarebbe tornato a trucidarli. Il riscatto fu pagato, Cesare fu liberato, e tornò a trucidarli. [8] Così chiamate perché molte sono state rinvenute a Pompei, ma il fenomeno era molto più vasto. Queste monete sono state catalogate da Stannard Provisional catalogue of Pompeian pseudo-mint del 2010. [9] Si dicono “fiduciarie” le monete (come le attuali) il cui valore è fissato in modo autoritativo dallo Stato, e non corrisponde minimamente a quello - molto inferiore - del materiale che le compone (metallo o addirittura, oggi giorno, carta). ILLUSTRAZIONI Resti delle mura serviane a via Salandra a Roma. La battaglia di Porta Collina fu combattuta qui vicino. 83 a.C., denario RRC 357/1 82 a.C., denario RRC 362/1 82 a.C., denario RRC 363/1 82 a.C., denario RRC 365/1 81 a.C., denario RRC 372/2 Aquila legionaria in bronzo (forse, l’unica pervenutaci) datata 150-199 d.C., rinvenuta nell'area archeologica di Amiternum ed esposta al museo di Chiusi. 80 a.C., aureo RRC 381/1 78 a.C., denario RRC 385/1 76-75 a.C., denario RRC 393/1 Asse del peso di soli 1,9 g ma con stile apparentemente ufficiale
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  43. mi sentirei di escludere un piedfort. Credo si tratti del solito denaro malconiato. Ecco come dovrebbe apparire un piedfort. Quello che allego è di altra tipologia, ma penso renda comunque bene l'idea: https://www.deamoneta.com/auctions/view/1028/911 Allego anche quello esitato da Artemide al lotto successivo. https://www.deamoneta.com/auctions/view/1028/912 Come potete vedere sono monete ben coniate, che servivano per preparare i vari funzionari alla nuova moneta. Durante il regno di Carlo D'Angiò il cambio della moneta avveniva annualmente per scopi fiscali e i piedfort servivano per descrivere la moneta dell'anno in corso ai funzionari reali. La moneta dell'anno precedente era messa fuori corso (o almeno ci si provava). I piedfort servivano per preparare i funzionari alla nuova moneta ed evitare che entrasse in circolazione altro nel periodo del cambio della moneta. Chiaramente proprio per lo scopo che avevano, i piedfort dovevano essere coniati bene, per essere ben leggibili dai funzionari. In compenso i denari erano coniati alla meno peggio.
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  44. LA PRIMA GUERRA MITRIDATICA L’area settentrionale della penisola anatolica era sede di un altro ricco e potente regno ellenistico, il Ponto, retto dal 111 a.C. da un uomo risoluto e determinato, Mitridate VI Eupatore. Questi, sebbene mantenesse rapporti diplomatici amichevoli con la Repubblica, mal ne sopportava le ingerenze: desiderava infatti espandere il proprio dominio assorbendo i deboli regni contigui, a cominciare da Bitinia e Cappadocia, che però erano protetti da Roma. Uno storico romano[1] riferisce che “insuperbito da un'enorme ambizione, ardeva dal desiderio di occupare l'intera Asia e se poteva anche l'Europa. Gli davano speranza i nostri problemi: credeva che fosse il momento favorevole, poiché eravamo distratti dalle guerre civili e in lontananza Mario, Silla, Sertorio che mostravano indifeso il fianco del dominio [romano]”. Nell’89 a.C. Mitridate detronizzò, per la terza volta, i regnanti di Bitinia e Cappadocia, sostituendoli con proprî adepti. Se nelle due occasioni precedenti Roma aveva avviato trattive diplomatiche per giungere a un accordo, questa volta gli dichiarò guerra; poiché tuttavia, impegnata nel bellum sociale, potè inviare solo truppe alleate, i primi scontri furono vinti dal re del Ponto che rapidamente, nel corso dell’88, riuscì a occupare quasi tutta la penisola anatolica, compresa la provincia d’Asia ove fece uccidere tutti gli Italici presenti, compresi almeno 80.000 Romani (Plutarco dice, addirittura, 150.000). L’esercito pontico passò allora in Grecia (che nel frattempo era stata riorganizzata come provincia separata, con il nome di Acaia) e, nel corso dell’87, ne prese il controllo: alcune città, a cominciare da Atene, gli si consegnarono spontaneamente, tradendo Roma. _________________ A Roma fu eletto console, per l’88 a.C., Lucio Cornelio Silla, che per il suo nobilissimo lignaggio era divenuto il campione degli optimates, la fazione che voleva conservare i privilegi tradizionali dell’aristocrazia opponendosi ai populares, ben rappresentati dall’altro eroe di guerra, Mario, i quali invece perseguivano riforme a favore delle classi sociali più povere. Il Senato incaricò Silla di condurre la guerra contro Mitridate e il console riuscì, malgrado il perdurante bellum sociale, ad arruolare ed equipaggiare 5 legioni (circa 20.000 uomini, cui nei Balcani si sarebbero aggiunti altrettanti alleati), accampate in Campania. Tuttavia un tribuno della plebe di parte mariana, Publio Sulpicio Rufo, occupò il Foro con seicento suoi scagnozzi, minacciò Silla (che, per aver salva la vita, fuggì presso il suo esercito) e fece approvare una legge per togliergli la conduzione della guerra e affidarla a Mario. Silla, allora, assunse un’iniziativa sino ad allora inconcepibile: chiese ai suoi soldati se fossero disposti a marciare contro Roma. Nessun uomo in armi poteva varcare il pomerium, sacro confine di Roma; nessun soldato aveva mai calpestato il sacro suolo dell’Urbe[2]; i proconsoli perdevano addirittura l’imperium, se entravano in città, mentre i consoli potevano permanerci (per esercitare il governo) ma dovevano far rimuovere le asce dai fasci portati dai littori. Fra gli ufficiali solo un questore fu disposto a seguirlo, il trentenne Lucio Licinio Lucullo, di cui Silla apprezzava le doti di mitezza, coraggio, rettitudine morale e sagacia, avendolo avuto come tribuno militare durante il bellum sociale; i soldati, invece, accettarono di mettersi in marcia. Fu così che il console compì il sacrilegio: entrò in armi a Roma, alla testa dei suoi soldati, fece uccidere Rufo (mentre Mario scappava dalla città) e si fece riconfermare come comandante della campagna contro Mitridate. Presiedette poi all’elezione dei nuovi consoli, che risultarono due persone neutrali, una delle quali era Lucio Cornelio Cinna. Così ristabilito l’ordine in patria, nell’87 a.C. Silla partì per la guerra. _________________ Sappiamo dalle fonti che Lucullo fu incaricato da Silla di emettere monete per finanziare la campagna militare, monete che i contemporanei definirono “luculliani”; non sappiamo tuttavia quali fossero. Una prima ipotesi è che i “luculliani” siano i denarî dell’emissione RRC 375/2, che Crawford data all’81 a.C. ma, secondo Pedroni[3], potrebbe essere anticipata all’87 e attribuita a Lucullo. Si tratta di monete molto belle, la cui iconografia presenta tre caratteristiche interessanti: la legenda Q (che indica che furono emesse da un questore, quale appunto Lucullo era); il ritratto di Venere, che Silla invocava come propria protettrice (ritratto che compare qui per la prima volta[4], ma diventerà poi un simbolo diffuso di fortuna, potere e legittimazione); soprattutto, due cornucopie affiancate. Queste sono una peculiarità, dato che una sola cornucopia, simbolo di prosperità, è presente anche su altre monete ma la rappresentazione di una coppia è tipica dell’Egitto. Tale stranezza si potrebbe spiegare ricordando che un Tolomeo Alessandro nominò suo erede[5] il popolo di Roma ove, quindi, arrivarono ingenti quantità di metallo prezioso; se si trattasse di Tolomeo X, deceduto nell’88, la tempistica sarebbe compatibile con l’impiego di questo stesso metallo per emettere i denarî in esame[6], coniati a Roma nei primi mesi dell’87 (prima, cioè, che Lucullo partisse per la guerra) oppure in Grecia, nei mesi successivi. In alternativa, i “luculliani” potrebbero essere stati emessi in Grecia come monetazione provinciale e si identificherebbero, allora, in alcune tetradracme che ripetono l’iconografia tradizionale di Atene (Atena al dritto e una civetta su un’anfora con “A” al rovescio) ma presentano due strani monogrammi, composti uno dalle lettere ΑΡΜ, l’altro da ΜΤΑ. Una possibile interpretazione, infatti, è che siano lettere greche (talché P si legge R) e significhino la prima Marci, la seconda tamiou, “del questore”; infatti il tesoriere di Lucio Licinio Lucullo in Grecia era suo fratello[7], Marco Terenzio Varrone Lucullo. _________________ Silla sbarcò in Epiro e, di là, mosse direttamente contro Atene: il suo primo obiettivo era infatti punire la polis che aveva tradito Roma e si era consegnata al nemico. Atene cadde nei primi mesi dell’86 a.C., all’esito di un duro assedio; la vendetta di Silla fu spietata: la città fu saccheggiata e i suoi abitanti uccisi o venduti schiavi[8]. L’esercito pontico, benché tre volte più grande di quello romano (120.000 soldati contro 40.000), fuggì verso la Macedonia; arrivato tuttavia nei pressi della cittadina di Cheronea, fu bloccato per tre giorni dalla fiera e accanita resistenza di un piccolissimo contingente romano, comandato dal legato proquestore di quella provincia, Quintus Bruttius Sura. Egli infatti “affrontò Archelao [comandante dell’esercito pontico], che dilagava attraverso la Macedonia come un torrente in piena, con il massimo vigore. Disputarono tre battaglie nei pressi di Cheronea. Archelao fu sconfitto e costretto a ripiegare verso il mare. Poi [arrivò] Lucio Licinio Lucullo [che] ordinò [a Sura] di rientrare nella sua provincia, poiché stava giungendo Lucio Cornelio Silla”[9]. _________________ Il coraggioso Sura, che grazie alla sua capacità e determinazione salvò la Macedonia e diede a Silla il tempo di raggiungere il nemico, firmò le ultime emissioni provinciali con legenda ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ[10]: si tratta di bellissime tetradracme e dracme che uniscono elementi locali e romani. Il dritto infatti riporta il ritratto di Alessandro Magno, che era tradizionale sulle tetradracme macedoni, con la legenda in alfabeto greco. Il rovescio, invece, propone un’iconografia tipicamente romana, ossia (attorno alla clava, simbolo di Ercole) gli strumenti dell’esazione delle tasse (compito dei questori), ossia la cesta, in cui veniva deposto il denaro raccolto, e la sella, su cui il magistrato sedeva durante la riscossione; inoltre, la legenda è in latino, SVVRA LEG. PRO Q. Ulteriore particolare d’interesse, al dritto a volte queste monete recano la sigla ΣΙ: si ritiene che sia un numerale, 16, e indichi il tasso di equivalenza (vigente all’epoca) tra una tetradracma e 16 sesterzî; costituisce quindi una prova aggiuntiva dell’integrazione della monetazione provinciale in quella “ufficiale” repubblicana e del fatto (già evidenziato) che stranamente, i valori e i prezzi venivano espressi in sesterzî, anziché in denarî. Oltre a queste ultime emissioni con legenda ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ, continuarono a essere coniate monete, soprattutto in bronzo, con il nome della città emittente. Thessalonica, in particolare, proseguì a produrre gli assi con Giano e i centauri al rovescio, ma con un peso estremamente ribassato rispetto a quelli del secolo precedente. _________________ Silla, che stava inseguendo Archelao, lo raggiunse così a Cheronea e ivi lo affrontò in battaglia. Dapprima i Pontici lanciarono contro i nemici i loro terribili carri falcati[11], ma le disciplinatissime schiere romane furono pronte a scansarsi, facendoli passare senza danni, “per poi batter loro le mani, scoppiando a ridere e chiedendo un bis, come sono soliti fare alle corse nel circo”[12]. Si arrivò allora allo scontro di fanteria e i Pontici stavano per avere la meglio, grazie al loro numero preponderante, quando Silla diede nuova prova del suo genio: aveva infatti mantenuto da parte (forse, per la prima volta nella storia militare dell’Occidente) una riserva tattica e la fece intervenire al momento opportuno, rovesciando le sorti della battaglia. Di 120.000 soldati pontici, ne sopravvissero 10.000; di 40.000 romani, ne morirono 13. I legionarî, sull’onda dell’entusiasmo, acclamarono Silla imperator[13]; a perenne memoria della sua vittoria, egli fece erigere due grandi trofei d’armi sul campo di battaglia. Archelao e nemici superstiti fuggirono incontro a un altro esercito pontico, che stava sopraggiungendo in loro soccorso forte di altri 80.000 uomini; si accamparono in posizione favorevole a Orcomeno (distante solo 15 km da Cheronea). Ma quando giunsero le legioni, fu un’altra tremenda sconfitta. Silla progettò di passare in Asia, ma non disponeva di una flotta per contrastare quella pontica; incaricò allora Lucullo di trovargliene una. Lo zelante questore non esitò e, incurante del pericolo di essere catturato, viaggiò su piccole barche a vela recandosi presso gli alleati di Roma, Creta prima, poi Cirene, Alessandria, Cipro e infine Rodi e chiedendo loro di fornire alla Repubblica navi e marinai. _________________ A Roma il console Cinna abbandonò la sua posizione di neutralità schierandosi apertamente a favore dei mariani, intanto rientrati in città. Ci furono scontri, a seguito dei quali il Senato decretò la destituzione di Cinna; questa iniziativa fu tuttavia un errore, facendolo apparire una vittima e procurandogli molti seguaci. Si formarono così due opposti eserciti, prossimi a scontrarsi: quello dei mariani, comandati da Cinna, dallo stesso Mario e da un loro devoto collaboratore, Quinto Sertorio, cui si unirono gli ultimi ribelli sanniti e lucani; e quello del Senato, condotto da Gneo Pompeo Strabone e da Quinto Cecilio Metello Pio (figlio dell’omonimo che aveva iniziato la guerra contro Giugurta). La fortuna arrise ai mariani: Pompeo e molti suoi soldati morirono per una violenta epidemia, mentre i legionari di Metello si rifiutarono di combattere contro i concittadini. Cinna e Mario (che aveva ormai 70 anni e, secondo alcuni storici, soffriva probabilmente di una malattia mentale[14]) presero allora il controllo di Roma, fecero grande strage dei nemici e si auto nominarono consoli per l’86 a.C.; Mario tuttavia morì pochi giorni dopo e fu sostituito da Lucio Valerio Flacco. _________________ Una delle più gravi emergenze che Cinna dovette affrontare fu la crisi monetaria: dopo anni di bellum sociale e guerra civile, i Romani erano ormai oberati dai debiti e la fiducia dei creditori era compromessa dalla circolazione di una quantità esagerata di denarî suberati. Si definiscono “suberate”[15] monete realizzate da un tondello di bronzo, ricoperto con uno strato di argento fuso subito prima della coniazione; i due metalli aderiscono e il prodotto finale sembra d’argento massiccio[16] (anche se, a parità di dimensioni, pesa di meno). Per effetto della legge di Gresham[17] oggi abbiamo pochi suberati e, quindi, ci è difficile capire quando ne siano stati emessi di più; però è stato rilevato[18] che i segni di controllo[19] si concentrano sulle monete datate tra il 126 e il 63 a.C., facendoci dedurre che l'emissione di suberati si sia concentrata in quegli anni di grave crisi sociale. Possiamo immaginare lo sconforto che creava, nella gente, il costante dubbio di avere tra le mani monete "cattive", non tesaurizzabili. I consoli intervennero con una serie di provvedimenti: sappiamo di una legge che permise ai debitori di pagare solo un quarto dei loro debiti; sembra inoltre che un’altra abbia vietato l’emissione dei suberati[20] e che sia stata creata una magistratura ad hoc, per ritirare i suberati dalla circolazione. Nell’85 a.C. un monetiere - tale Manio Fonteio - emise denarî, RRC 353/1 e 353/2, che presentano al dritto la sigla AP (in monogramma) oppure la legenda EX. A.P.: evidentemente, pur di far fronte alla necessità di immettere in circolazione grandi quantità di monete di buon argento, si fece di nuovo ricorso all’argentum publicum, forse alimentato dal lascito di Tolomeo Alessandro (essendo comunque difficile immaginare che fosse stato tutto utilizzato da Lucullo). È interessante, di queste monete, anche l’iconografia: al dritto è raffigurata una testa di Apollo con un fulmine, che si ritiene essere Apollo Vejove, a sua volta reinterpretazione tarda di un’antica divinità italica, Vejove appunto. Vejove era un dio infernale[21] e presiedeva alla potenza distruttrice della natura, alle paludi mortifere, agli eventi vulcanici, al fulmine distruttore: una scelta eloquente, in anni di guerra civile. Al rovescio è invece raffigurato un fanciullo (forse Cupido?) che cavalca una capra, con due pilei in cielo (berretti simbolo dei Dioscuri, assunti in cielo dopo la morte) e, in esergo, un tirso (bastone sacro, in uso ai seguaci di Dioniso): non si capisce bene a cosa queste figure alludano. _________________ Silla fu dichiarato hostis publicus e a fine 86 lo stesso Flacco partì, con due legioni, per andare a sollevarlo dal comando (e forse ucciderlo). Giunto nell’85 a Bisanzio, tuttavia, fu tradito e ucciso dal suo comandante della cavalleria, Gaio Flavio Fimbria, che condusse le truppe in Anatolia ove - malgrado le ridotte dimensioni del suo esercito (8.000 legionarî) - riuscì a mettere in fuga lo stesso Mitridate, ormai a corto di soldati, fino a bloccarlo nella cittadina costiera di Pitane. Fimbria chiese allora l’aiuto di Lucullo (che, nel frattempo, era tornato alla testa di un’imponente flotta alleata e aveva distrutto il grosso delle navi pontiche), per evitare che il re nemico fuggisse via mare, ma quegli rifiutò di aiutare un traditore e si riunì a Silla, nel Chersoneso. Braccato da Fimbria, Mitridate chiese che Silla lo raggiungesse in Asia Minore, per trattare la pace. Silla decise allora di rinunciare all’intenzione di debellarlo, perchè temeva che la sua posizione diventasse insostenibile dopo che era stato abbandonato dal governo di Roma, e accettò l’invito; passò in Anatolia e incontrò il re del Ponto ordinandogli di restituire tutti i territorî, le ricchezze e i prigionieri acquisiti con la guerra. Mitridate accettò e si ritirò nei confini del suo regno; si concludeva così, nell’85 a.C., la prima guerra mitridatica. Fimbria si suicidò; alle due legioni che lo avevano seguito, da allora denominate Fimbrianae, fu vietato di tornare in patria (come già era successo con le Cannensis). _________________ Rimasto senza i finanziamenti del Senato, Silla decise di emettere moneta imperatoriale per pagare le sue truppe; grazie a questa sua iniziativa abbiamo due delle più belle monete mai emesse dalla Repubblica, l’aureo RRC 359/1 e il denario RRC 359/2, assolutamente identici tra loro (tranne, ovviamente, il metallo). Occorre qui narrare un antefatto. Quando nel 479 a.C. l’esercito greco aveva sconfitto a Platea quello persiano di Serse, ne aveva saccheggiato l’accampamento traendone molto oro e argento; a titolo di ringraziamento verso gli dei, un decimo era stato inviato ai santuari di Olimpia e Delfi. Nell’86 Silla, dopo aver conquistato Atene, per dare dimostrazione del suo disprezzo verso il nemico (e financo verso i suoi dei) aveva fatto saccheggiare i due templi, sottraendone i lingotti. Nell’84, tornato in Grecia, diede ordine di usare quegli stessi lingotti per produrre denarî e, per la prima volta dopo oltre un secolo, aurei. Quando si prendono in mano queste monete, si rimira metallo che è giunto in Europa nel 480 a.C., al seguito di Serse; ha assistito alla disfatta dei Persiani; è rimasto nei più sacri templi greci mentre l’Ellade conosceva il massimo splendore; è passato nelle mani di Silla quando respingeva un nuovo invasore orientale, Mitridate; è stato infine ceduto ai suoi soldati, che torneranno in Italia per combattere la guerra civile. Quanta storia! Le monete in questione presentano al dritto Venere, la dea il cui favore aveva permesso a Silla di prevalere in tutte le sue battaglie, e Cupido, suo figlio, che le porge una palma, simbolo di vittoria; si tratta quindi di Venus Victrix, la versione “guerriera” della dea, piuttosto che quella “amorosa”. La legenda reca L. SVLLA. Al rovescio sono invece pubblicizzati i meriti guerreschi di Silla, con la rappresentazione dei due trofei eretti a Cheronea e la legenda, IMPER. ITERVM, “acclamato imperator due volte” (sembra infatti che Silla avesse già ricevuto un’acclamazione imperatoriale nel 96 a.C., durante una campagna in Cilicia). Fra l’altro, è la prima volta che il titolo di imperator compare su una moneta. In mezzo ai due trofei sono raffigurati la brocca e il lituum (bastone rituale) usati dagli àuguri; è probabile che con tali simboli Silla (che nell’84 non era augure) volesse riaffermare la legittimità del suo comando, a onta della dichiarazione di hostis publicus. Infatti, l’attribuzione dell’imperium veniva fatta con una lex curiata, cui dovevano appunto presiedere gli àuguri. Con queste monete Silla pagò i suoi legionari, prima di tornare in Italia. Afferma Plutarco, a proposito del suo ritorno: “Veniva Silla con ira gravissima”; l'iconografia scelta per questi aurei e denarî conferma questa frase. _________________ Cinna si auto proclamò console anche per l’85 e per l’84, ma nell’84, mentre si preparava a combattere Silla prossimo a rientrare in patria, fu ucciso dai suoi stessi soldati. L’anno successivo sua figlia Cornelia Cinna, che aveva solo 13 anni, andò in sposa al flamen dialis, sacerdote preposto al culto di Giove Capitolino, che di anni ne aveva 17. Era il nipote delle due sorelle Giulia che avevano sposato, rispettivamente, Mario e Silla; si chiamava, come il padre e come il nonno, Gaio Giulio Cesare. NOTE [1] Epitome a Tito Livio, I, 40.3-4. L’autore sarebbe tale Lucio Anneo Floro, uno storico vissuto forse a cavallo tra I e II secolo d.C. [2] Infatti la vicenda del centurione che nel 390 a.C. aveva intimato ai Romani di ricostruire Roma nella sua naturale sede (vd. pag. 11) si era svolta nel Foro che ricadeva, all’epoca, all’esterno del pomerium (il quale, in origine, era limitato al solo colle Palatino). [3] L’eredità di Tolomeo e le monete di Silla, in “Pomoerivm 3”. [4] Per la precisione, un ritratto dubitativamente attribuito a lei compare anche sull’aes grave RRC 14/2; inoltre la sua figura in biga (non, quindi, il ritratto) è presente su un denario della gens Iulia (RRC 258/1), che vantava di discendere da essa. [5] Nel 30 a.C. Ottaviano userà questo testamento come pretesto per annettere l’Egitto. [6] L’alternativa è che si trattasse di suo figlio, Tolomeo XI Alessandro, ucciso dal suo stesso popolo nell’80 a.C., dopo pochi giorni di regno (fra l’88 e l’80 regnò invece Tolomeo IX, fratello di Tolomeo X). [7] Era infatti nato come Marco Licinio Lucullo e aveva mutato il nomen (nonché assunto un secondo cognomen) a seguito di adozione. [8] Silla, tuttavia, diede prova di quella che si sarebbe rivelata una peculiarità del suo agire: malgrado la sua ferocia, restava rispettoso della legge. Egli infatti perdonò coloro che, pur avendo combattuto per Atene, non potevano essere considerati responsabili di tradimento contro Roma perché non avevano avuto la cittadinanza romana né altri vincoli di fedeltà all’Urbe. [9] Plutarco, Vita di Silla, 11. [10] Giova precisare che monete identiche a quelle di Sura (cambia solo la legenda al rovescio, AESILLAS Q.) furono firmate anche, negli stessi anni, da un altro magistrato in servizio nella stessa provincia, il questore Aesillas. [11] Carri da guerra muniti, davanti e ai lati, di lunghe lame. [12] Plutarco, Vita di Silla, 18. [13] Imperator, che letteralmente significa “colui che esercita [sottinteso: in modo corretto] il comando militare [ossia, l’imperium]”, era in quest’epoca un titolo solo onorifico, ma molto ambìto; gli eserciti, infatti, lo tributavano spontaneamente al loro comandante se dimostrava di meritarlo grazie una vittoria eclatante. L’acclamazione dava poi diritto all’imperator di celebrare il trionfo (altro onore estremamente ambìto dai Romani) al termine della guerra, previo però nulla osta del Senato. [14] Fra l’altro, anziché rientrare a casa propria, si accampò con una tenda militare nel Foro. [15] Da “sub aes”, “sotto [c’è] il bronzo”. [16] A distanza di secoli, tuttavia, i metalli possono separarsi e tendere a staccarsi. Questo è il motivo per cui, oggi, abbiamo alcuni suberati che si “sfogliano”, perdendo pezzetti di argento. Al giorno d'oggi, grazie anche al basso costo dell'argento, la suberazione (operazione più complessa della mera argentatura) è più costosa della produzione di monete d’argento; ne consegue che, paradossalmente, oggi un suberato offre più garanzie di essere una moneta autentica (nel senso che esiste effettivamente da 2.000 anni). [17] Trattasi di un fenomeno sociale (osservato e teorizzato nel XVI secolo dal banchiere Grescham) per il quale, quando circolano due monete che presentano il medesimo valore nominale, ma una ha un valore intrinseco superiore, quest'ultima (cosiddetta moneta “buona”) viene tesaurizzata mentre l'altra (“cattiva”) diviene il principale strumento di spesa (perché tutti preferiscono darla via non appena qualcuno è disponibile ad accettarla). Ciò comporta che la moneta “cattiva” circola fino a usurarsi del tutto ed essere buttata via, mentre quella “buona” viene raccolta in tesoretti. Gli effetti pratici sono due: sul momento, circola prevalentemente la moneta “cattiva” (come se la “buona” non esistesse); ai posteri, invece, perviene soprattutto la “buona”, grazie al ritrovamento dei ripostigli. [18] Witschonke, The use of die marks on Roman Republican coinage, in “Revue Belge Numismatique”, 2012. [19] Piccole incisioni che i nummularii (ossia i banchieri) facevano sulla superficie delle monete, per verificare l’eventuale presenza di bronzo sottostante e scegliere, così, le monete “buone” da tesaurizzare. [20] Si discute, oggi, se i suberati fossero all’epoca monete false (come ritiene Crawford), magari realizzate dagli stessi operai della zecca (che, così, potevano portarsi via l’argento avanzato), oppure venissero realizzati, almeno in parte, dallo stesso governo, per sopperire alla carenza di argento (Debernardi, Plated coins, false coins?, in “Revue Numismatique” 2010, è favorevole a questa ipotesi). Sembra che siano state emanate numerose leggi per vietarli (oltre che da Cinna, da Silla e da Cesare), peraltro senza successo (come dimostrano i pur pochi che ci sono giunti), ma forse proprio queste leggi dimostrano che era una prassi normale. [21] Il prefisso *ve- è attestato in antichissime parole italiche per indicare la versione ostile del sostantivo che segue (come nel nome del Vesuvio), talché Ve-Jove va interpretato come il “Giove cattivo” la cui ira è necessario cercare di placare. ILLUSTRAZIONI Denario RRC 375/2 Tetradracma di Marcus Lucullus Tetradracma di Sura Asse Giano/centauri di Thessalonica, del peso di 4,7 g Denario RRC 353/1 Denario RRC 359/2
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  45. Segnalo l'uscita de: Le monete anonime della Serenissima di Andrea Keber La monetazione anonima, ovvero priva del nome del Doge in carica, emessa dalla zecca veneziana: Il testo tratta le emissioni sia per i domini della terraferma che quelli "de mar": Dalmazia, Isole ed Armata, Isole del Levante (Corfu, Cefalonia e Zante), Candia, Cipro, Antivari, Lesina, Ravenna, Rovigo, Sebenico, Spalato, Traù, Treviso, Zara, la zecca di Cattaro e Scutari. 136 pagine.
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  46. L' Imperatore Gallieno dal 260 , in seguito alla cattura del padre Valeriano da parte di Sapore Re dei Persiani , al 268 , rimase unico Imperatore dei Romani ; nel corso di questi otto anni Gallieno mise mano a riforme importanti quali i provvedimenti di tolleranza verso i Cristiani il cui padre aveva invece inasprito con le persecuzioni e quella molto importante e precorritrice dei comandi militari ; in pratica con la riforma militare interruppe la procedura sempre esistita a Roma tra funzione politica e funzione militare , affidando il comando delle Legioni non piu' ai Senatori , ma all' ordine equestre dei Cavalieri , il comando di Legione cessava quindi di essere una tappa politica , diventava cosi' una carriera interna ai militari . Per quanto riguarda invece la tattica militare , la riforma dell' esercito riguardo' la dislocazione e funzione delle Legioni , oltre agli stanziamenti fissi di queste lungo i confini fu istituita e rafforzata una forza mobile di cavalleria schierata in posizione arretrata rispetto al confine ma veloce e pronta ad intervenire in caso di sfondamenti delle frontiere ; insomma per la prima volta la cavalleria fu privilegiata e potenziata con armamenti pesanti del tipo orientale , rispetto alle Legioni che fino ad allora erano state la forza primaria ed incontrastata dell' Impero . Probabilmente Gallieno fu costretto dagli eventi dell' epoca ad operare una procedura cosi' rivoluzionaria circa l' assetto e il comando militare tolto ai Senatori da cui proveniva e di cui si alieno' le simpatie , questa rivoluzione fece si che molti uomini dell' esercito particolarmente predisposti al comando , arrivarono da ora in poi al vertice dell' Impero senza dover attendere la conferma del Senato , questo fatto fu probabilmente una salvezza per lo Stato , ma porto' inevitabilmente ad un allontanamento dell' esercito da Roma perché non piu' controllato e diretto . Gallieno forse in seguito alla riforma militare da lui apportata emise una serie di monete legionarie , forse unica nella storia romana come tipologia variabile , gia' in antico Marco Antonio aveva emesso serie monetali con le Legioni , ma erano monotone come tipologia nel dritto e nel rovescio , riportando solo il diverso numero dei reparti militari , con Gallieno conosciamo altri particolari delle Legioni rappresentate , tra cui gli appellativi ed anche i rispettivi simboli di Legioni , purtroppo non tutte le monete legionarie sono sopravvissute al tempo , molti nomi di Legioni mancano all' appello ; probabilmente tutte le Legioni esistenti al suo tempo ebbero l' onore della rappresentativita' monetale , ma potrebbe anche darsi che Gallieno emise queste monete legionarie solo per le Legioni che rimasero fedeli al suo governo , per questo tutte le legende sembrano riportare le stesse diciture di Pia , Fidelis o Felix . La zecca che emise questa serie monetale fu quella di Mediolanum , tutte sono di classificazione rara . Sotto in ordine numerico le monete legionarie conosciute con le rispettive probabili legende ed alcune fotografie di queste particolari monete , in fondo la Tomba di Gallieno al IX miglio della Via Appia . LEG. I. ADI. V. P. V. F. al rovescio il Capricorno ( Legione I Adiutrix Victrix Pia Victrix Fidelis o Felix ) LEG. I. ADI. VI. P. VI. F. al rovescio il Capricorno ( come sopra ) LEG. I. ITAL. VI. P. VI. F. al rovescio un Orso ( Legione I Italica , il resto come sopra ) LEG. I. MIN. VI. P. VI. F. al rovescio Minerva con Vittoria , appoggiata allo scudo ( Legione I Minervia , il resto come sopra ) LEG. II. ADI. VI. P. VI. F. al rovescio Pegaso ( Legione II Adiutrix , il resto come sopra ) LEG. II CL. ADI. VI. P. VI. F. al rovescio Capricorno ( Legione II Claudia Adiutrix ( forse raggruppate ) il resto come sopra ) LEG. II. ITAL. VI. P. VI. F. al rovescio Capricorno ( Legione II Italica , il resto come sopra ) LEG. III. ITAL. VI. P. VI. F. al rovescio Cicogna ( Legione III Italica , il resto come sopra ) LEG. II PART. V. P. V. F. al rovescio Centauro ( Legione II Partica , il resto come sopra ) LEG. IIII FL. VI. P. VI. F. al rovescio Leone ( Legione IIII Flavia , il resto come sopra ) LEG. V. MAC. VI. P. VI. F. al rovescio Vittoria ( Legione V Macedonica , il resto come sopra ) LEG. VII CL. VI. P. VI. F. al rovescio Toro ( Legione VII Claudia , il resto come sopra ) LEG. X. GEM. VI. P. VI. F. al rovescio Toro ( Legione X Gemina , il resto come sopra ) LEG. XI. CL. VI. P. VI. F. al rovescio Nettuno ( Legione XI Claudia , il resto come sopra ) LEG. IIXX VI. P. VI. F. al rovescio Capricorno ( Legione IIXX , il resto come sopra ) LEG. XXX. ULP. VII. P. VII. F. al rovescio Nettuno ( Legione XXX Ulpia ) LEG. XIII. GEM. VI. P. VI. F. al rovescio Vittoria ( Legione XIII Gemina , il resto come sopra ) COHH. PRAET. VI. P. VI. F. al rovescio Leone ( Coorte Pretoria , il resto come sopra )
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