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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/23/25 in tutte le aree

  1. DE GREGE EPICURI Mi pare sia un AE4 di Anniballiano, lontano parente di Costantino e, se ben ricordo, fatto uccidere a buoni conti dai figli di Costantino subito dopo la molte del padre. Al rovescio, SECURITAS PUBLICA con il fiume Eufrate. Moneta rara (valutata da Sear 400£ nel 1982) e molto falsificata, da vedere in mano da un esperto.
    3 punti
  2. @urza1 qui se ti può interessare un piccolo lavoro sulle piastre di Francesco I. Saluti.
    3 punti
  3. Buona sera. Se, da come ho capito, sia dritto che verso sono in incuso si tratta quasi certamente di un artefatto ottenuto pressando un tondello liscio tra due monete da dieci centesimi. Cordiali saluti. Gabriella
    3 punti
  4. Moneta in alta conservazione con qualche lieve usura sui capelli e qualche piccolo graffio. È il classico esemplare dal bordo largo al D/. Io non amo le patine troppo scure poiché alla lunga nascondono dettagli ed il lustro. Per confronto e condivisione posto un mio esemplare:
    2 punti
  5. Ciao a tutti, in un'altra discussione mi avevano consigliato di postare qui questo argento come un "orrore" - ERESIA! a parte il R un po' liscio, tutto sommato è ancora un qualcosa da conservare con riguardo ed in effetti è finita in buona compagnia. Guardacaso, proprio nello stesso lotto c'era un altro oggetto che si merita una citazione in questo luogo: Credo 10 Pfennig 1921 di Wilhelm II la composizione in zinco placcato alluminio spiegherebbe il degrado ed il diametro di ca. 20mm è compatibile. Qui due foto con più contrasto per poter meglio decifrare i dettagli. Sperando di non aver deluso le aspettative, Njk
    2 punti
  6. Medaglia devozionale e celebrativa, bronzo/ottone, del primo quarto del XVIII sec. (dopo il 1712)- Roma.- D/ La Natività di Gesù, anepigrafe.- R/ Quattro santi: da SX, S. Felice di Cantalice (Rieti), S. Pio V, S. Andrea Avellino, S. Caterina da Bologna, esergo : ROMA. - Ciao Borgho
    2 punti
  7. Salve a tutti, vi presento una delle mie ultime aggiunte, forse la piu’ cara, ma piacendomi la moneta ho scelto un esemplare sopra la media che compro di solito. Curiosa la mancanza di metallo nella “O”. Al solito, ogni parere e’ ben accetto.
    2 punti
  8. Tecnicamente sono scorie all' interno della lega metallica che poi si dissolvono a causa del calore causato dal processo di fusione lasciando dei "vuoti" quando la lega si raffredda,a volte queste carie le troviamo anche sul dritto o sul rovescio o addirittura su ambedue le facce,lo stesso problema si riscontra anche nei 10 tornesi di Ferdinando II di Borbone nei primi anni di regno...
    2 punti
  9. Un buon giorno e un grazie sarebbero graditi: a mio modesto parere una riproduzione moderna.
    2 punti
  10. Per non dimenticare la discussione, condivido volentieri due recenti ingressi in raccolta: a) un ducato di Tomaso Mocenigo (1414-1423) (g 3,54); e b) uno zecchino di Francesco Morosini (1688-1694) (g 3,50).
    2 punti
  11. Ciao @Ale75e @Antonino1951non colleziono ne studio monete del basso impero però ne ho viste diverse in vendita di cosidette " doppie maiorine" con peso e diametro che possono corrispondere a quelle del post. Anche la forma un po anomala come osservato da Nino potrebbe essere frutto di modifiche successive alla sua coniazione per chissà quale motivo. Quindi potrebbe anche essere. Il problema è che non si riesce ad identificare neanche la personificazione sul rovescio percui rimarco quando da me già detto in un mio precedente intervento, resta purtroppo una moneta non identificabile 🙂. ANTONIO
    2 punti
  12. Soldo di Ragusa
    2 punti
  13. Immagino provenga dallo stesso venditore belga dell' altro Francobollo, visto che anche questo lo cataloga con lo Scott. Gia' di per se catalogare un Francobollo degli A.S.I. (Antichi Stati Italiani) con un catalogo americano lascia perplessi, avesse usato il Michel tedesco straricco di informazioni avrei concordato, ..ma che ci vogliamo fare ha usato il catalogo che possiede, ecco quando dico che molti venditori non sanno bene quello che fanno, ma sicuramente non e' il caso nostro e a noi comunque conviene così. Il tuo esemplare è il 5c verde senza punto dopo il 5 e con punto grosso dopo cent, emesso esattamente il 2.9.1852, la mancanza del punto dopo il 5 e' già una varietà che e' quotata di più dell' altro. Nel tuo esemplare compaiono a dx e in basso le linee tipografiche e anche questo è un altro plus valore non da poco perché delineano margini ampi, ma e' comunque ben marginato sia in alto che a sx dove le linee non compaiono, e' un linguellato che a vederlo a schermo sembrerebbe non nascondere nessun difetto occulto, immagino tu lo abbia controllato in controluce. Sotto un esemplare con la linea tipografica tra due esemplari Sotto un esemplare come il tuo senza punto dopo il 5 ma della variante di colore verde oliva Al momento non mi viene di aggiungere altro, mi scuso per la polemica sul venditore che magari non interessava e curiosità mi muove a chiedere quale fu la spesa e il commento del venditore se ci fu..?? E' comunque un altro bel n.#1, complimenti. PS. Annullo a sei barre.
    2 punti
  14. Condivido volentieri questo esemplare del Manin “ribattuto” da poco in raccolta. Salvo errori, non è presente in questa discussione. Saluti.
    2 punti
  15. HONI SOIT Q MAL Y PENSE Per chi fosse interessato in questa discussione si trova la spiegazione del significato del motto da parte di @Cinna74 post 82
    2 punti
  16. Mah... io la prenderei con le molle... Potrebbe essere non un brokage ma un artefatto truffaldino fatto con una moneta pressata su un tondello.. Proprio il fatto che abbia l'asse ruotato mette il dubbio... Il doppio brockage è difficile come errore di conio.
    2 punti
  17. 2 punti
  18. La cifra che ne ricaveresti non ti cambierebbe la vita ma conservare il ricordo del nonno non ha valore...
    2 punti
  19. Genova città etrusca Da cosa derivi il nome di Genova è ancora una questione controversa. Gli scrittori di lingua greca la citano come Genua. Gli studi moderni di glottologia fanno derivare l’appellativo dall’indoeuropeo g(h)enu “bocca”, acquisito nella lingua celto-ligure parlata nella Liguria dell’età del ferro, con riferimento alla posizione geografica. Il nome fu in seguito probabilmente fatto proprio dagli Etruschi insediati sulla collina di Castello e reso in etrusco con il vocabolo “kainua” “città nuova”, che rientra in un gruppo di nomi etruschi di città come Mantua-Mantova. Genova, già piccolo insediamento tribale ligure, nasce dunque come città etrusca : un grande centro commerciale (emporium) attorno ad un tempio dedicato ad una divinità protettrice. L’esistenza sulla collina di Castello di uno o più luoghi di culto è suggerita da alcuni graffiti, con iscrizioni, come le parole “ais” (dio) e “al” (dono), dunque un luogo dove si facevano offerte alla divinità, e da un’iscrizione incisa su un ciottolone in serpentino lavorato per essere infisso verticalmente in un supporto, che riporta il nome dell’autore della dedica, un certo Nemetie di origine celto-ligure. La divinità venerata sarebbe Sur(i)/Soranus, oggetto di culto in Etruria e nel Lazio, con un importante santuario nell’emporio di Pyrgi da dove provengono molti reperti ritrovati in loco. Oltre alle merci, gli etruschi portano anche la scrittura, come dimostrano le iscrizioni rinvenute negli scavi, redatte infatti in lingua e caratteri etruschi. L’ortografia segue le norme dell’Etruria settentrionale. Fin dalle sue origini Genova appare legata alle vicende del porto, creato in uno degli approdi più favorevoli e protetti dell’arco costiero ligure, lungo le rotte battute dalle navi mercantili, etrusche e greche. Le rotte sottocosta, già utilizzate fin dal Neolitico, come dimostrano i rinvenimenti di ossidiana da Lipari nelle grotte del Finalese e, con maggiore frequenza a partire dal VII secolo a.C., come documentano i materiali di importazione marittima rinvenuti negli scavi dei centri della Liguria orientale, offrivano protezione dai violenti venti di scirocco e libeccio che tuttora, in alcuni periodi dell’anno, rendono pericolosa la navigazione. Le alture dell’entroterra di Genova risultano già frequentate nella Preistoria. Tali presenze dimostrano la vitalità di percorsi di crinale intensamente frequentati, sia per la caccia, sia, più tardi, per lo sfruttamento delle risorse dei boschi, la pastorizia e l’agricoltura. In occasione dei lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo in piazza della Vittoria è stato individuato a circa 12,5 metri sotto il piano stradale, un livello di frequentazione che conteneva un frammento di legno lavorato, datato, con analisi radiocarboniche, al Neolitico. La scoperta ha suggerito l’ipotesi dell’esistenza di una palafitta presso la foce del torrente Bisagno, zona allora paludosa ed anche oggi segnata da frequenti allagamenti. Maggiori informazioni restituisce un insediamento individuato nel cantiere della metropolitana in piazza Brignole, rimasta fuori del centro abitato fino alla costruzione della settima cinta muraria del 1626 e rimasta campagna fino ai grandi interventi urbanistici ottocenteschi. Durante i lavori di costruzione sono stati raccolti alla profondità di circa 5 m dal piano di calpestio materiali che risalgono ad un periodo tra il 3000 e il 2000 a.C.o (età del Rame/Bronzo Antico) e alla prima età del Ferro. Una grande struttura muraria in pietre a secco, della lunghezza di circa 12 metri che delimita un ampio spazio con tracce di focolari. Dunque alla fine dell’età del Bronzo e nella prima età del Ferro lungo l’arco costiero fra il capo del Promontorio e la penisola del Molo sorgevano piccoli nuclei abitati, di cui restano solo pochi frammenti di ceramica e di intonaco cotto, raccolti nel cantiere della metropolitana di Principe e nell’area del Portofranco. Ma le prime consistenti tracce archeologiche di frequentazione dei luoghi ( frammenti di anfore vinarie etrusche) sono state identificate nella zona del porto antico, materiali databili tra la fine del VII e la fine del VI secolo a.C., che costituiscono la prova dell’utilizzo come approdo, da parte di mercanti stranieri, del tratto di costa che divenne più tardi il porto medievale. Situato al centro dell’arco ligure, all’inizio l’approdo svolgeva probabilmente funzioni di scalo tecnico, per l’abbondanza di acqua potabile e combustibile, la presenza di una spiaggia riparata su cui tirare in secca le imbarcazioni (che a quel tempo navigavano solo di giorno) e la protezione della penisoletta del Molo in caso di burrasca. Il complesso dei materiali dei livelli della fine del VII e VI secolo di Portofranco mostra una notevole varietà di provenienze e costituisce una sorta di repertorio delle merci commerciate lungo le coste tirreniche, con una netta maggioranza di oggetti provenienti dall’Etruria costiera (vasellame in bucchero, recipienti da cucina e da dispensa e anfore vinarie. Un numero consistente di materiali proveniva da Caere (Cerveteri), importante città etrusca, vicina al Tevere e al territorio dei Latini, che dalla fine del VII secolo esportava a Nord (attraverso il porto di Genova) i prodotti della sua ricca agricoltura. Genova dunque nasce già come è oggi, il porto della pianura padana e oltre questa, attraverso i passi alpini, la via principale per il nord Europa per le merci provenienti dal Mediterraneo. Già da allora venivano utilizzati percorsi lungo la Val Polcevera in seguito ricalcati dal tracciato romano della via Postumia e oggi dalle moderne autostrade. Grande importanza aveva il commercio di ambra e di schiavi che arrivavano da nord tramite i Celti. In cambio gli Etruschi fornivano soprattutto il vino accompagnato dagli oggetti necessari per il suo consumo: vasi in bucchero, ceramiche dipinte e recipienti in metallo. Tra la fine del VII e i primi decenni del VI secolo a.C. ebbe inizio anche un commercio con la Gallia, dove nel 600 a.C. era stata fondata in territorio ligure la colonia greca di Marsiglia. Ma Genova riserva altre sorprese. Nel corso dei lavori di scavo per la realizzazione di un pozzo per la metropolitana nella Spianata dell’Acquasola è stata messa in luce, a 14 metri di profondità dal piano di calpestio, parte della base di un grande tumulo sepolcrale che si ritiene simile a quelli di Cerveteri, che misurava in origine circa 15 metri di diametro ed era circondato da un muro di sostegno. All’interno del tumulo sono stati rinvenuti i resti di alcune tombe a incinerazione, costituite da quattro lastrine di pietra infisse verticalmente per delimitare uno spazio quadrangolare entro cui doveva essere deposto il corredo. La struttura monumentale della tomba e le sue dimensioni suggeriscono che fosse de­stinata ad un personaggio importante, la cui sepoltura doveva trovarsi in posizione centrale, attorniata da altre, forse di parenti stretti. I corredi ritrovati conservano frammenti di bucchero di produzione etrusco meridionale, di alcune coppette, due piccoli perni in bronzo attribuibili ad un gancio di cinturone e due fibule in bronzo, oggetti provenienti da siti tra Lazio e Campania frequentati da mercanti etruschi. Il ritrovamento nella tomba dei resti di una donna di circa trent’anni che dagli oggetti di ornamento dovrebbe aver indossato un costume tipico dell’area campano laziale hanno fatto pensare che allora fosse già in atto a Genova una politica di scambi e alleanze suggellate da matrimoni. Dunque una nobildonna etrusca del sud andata in sposa a un ricco genovese forse di etnia ligure a stringere un patto di alleanza finalizzato al commercio. Alla fine del VI secolo a.C. risalgono le prime tracce di frequentazione del colle di Castello, uno sperone roccioso sul crinale che si prolunga fino alla penisola del Molo (vicino agli attuali Magazzini del sale e a Porta Siberia), che offriva una buona visibilità sull’intero arco costiero, da Portofino fino a Capo Mele. Le buche per palo e per i focolari ritrovati nell’area del convento di San Silvestro, fanno pensare a capanne in legno, probabilmente con copertura di paglia o stoppie. Anche due edifici in pietra sono attribuibili a questa prima fase di vita dell’oppidum, come il sito fu più tardi definito dagli storici di età romana: il primo era un recinto monumentale, con un’apertura delimitata da pilastri, costruito accuratamente in blocchetti di pietra disposti in filari regolari. Il vasellame ritrovato era in netta maggioranza importato. Si tratta prevalentemente di recipienti da cucina proveniente da vari centri dell’Etruria, mentre fra le ceramiche fini da mensa sono attestati vasi di fabbricazione attica a figure nere e figure rosse. Essendo un grande emporio, Genova etrusca commerciava, come si è visto, anche con i Greci della attuale Francia meridionale e in particolare di Massilia (Marsiglia). La realizzazione di un centro stabile a Genova sembra rispondere, ad un’esigenza di mercato. La convergenza sul porto di una rete di percorsi di crinale e di fondovalle in corrispondenza di valichi, che collegavano la città ai territori padani, e la posizione costiera in un punto centrale del golfo ligure facevano della città una cerniera tra Etruschi, Greci di Marsiglia, Celti e Liguri dell’interno. Nel V secolo Genova era già un importante centro portuale che riceveva derrate alimentari e prodotti artigianali da tutto il Mediterraneo, in parte utilizzandoli direttamente, in parte smistandoli verso il Piemonte meridionale e i siti costieri della Liguria centrale. Insomma “l’emporio dei Liguri” di cui parla Strabone. Nel corso della prima metà del V secolo l’abitato sulla collina di Castello si ingrandisce. Nell’oppidum trovavano posto anche officine per la lavorazione dei metalli, principalmente del ferro, come dimostrano le abbondanti scorie di lavorazione e un resto di forno fusorio, Tracce che testimoniano della presenza di artigiani provenienti dall’Etruria, all’epoca all’avanguardia nella siderurgia. Qualcuno ha ipotizzato la presenza di esperti etruschi che esploravano l’entroterra alla ricerca di giacimenti da sfruttare. Sono stati rinvenuti anche ovili, pollai e recinti per animali. Lo studio delle ossa documenta la presenza oltre che di animali allevati per l’alimentazione, anche di cani e cavalli. Circa alla metà del V secolo l’oppidum fu circondato da una poderosa cinta muraria di circa due metri di spessore. Nel tratto occupato nel medioevo dal palazzo del Vescovo sono stati ritrovati i resti di una torre quadrangolare che permetteva il controllo dell’intero arco portuale e di un vasto braccio di mare che a Ponente arrivava fino a Capo Noli. All’estremità nord, nell’area ora occupata dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie la nuova, si apriva una porta che costituiva l’accesso all’oppidum per chi proveniva dal porto. Lo spazio interno era pavimentato in ciottoli, mentre all’esterno del muro una rampa gradinata di pietre sovrapposte, in discesa è stata interpretata come ciò che resta della antica via che dai moli saliva alla città posta sulla cima del colle. Come tutti i centri etruschi la città dei vivi era circondata da quella dei defunti. La necropoli preromana si estendeva sulle colline di Santo Stefano e Sant’Andrea, separate dal corso del torrente Rivotorbido. Gli oggetti di corredo più antichi risalgono al primo quarto del V secolo a.C., cioè a circa due generazioni dopo la fondazione dell’oppidum, ma nel corso dei lavori in piazza Dante, nel 1910, furono raccolti anche alcuni frammenti di vasi etruschi a figure nere del VI secolo a.C. che fanno supporre che le tombe più antiche siano andate distrutte nel corso dei secoli. La forma delle sepolture, radicalmente differente da quella a cassa in lastre di pietra, adottata invariabilmente presso le popolazioni Liguri dall’VIII secolo a.C., è tipica dell’Etruria settentrionale interna e padana, e dimostra come questo tipo di sepolcro sia stato introdotto a Genova dagli immigrati Etruschi. Ciascuna tomba ospitava uno o più defunti, legati da rapporti famigliari. La composizione dei corredi rispecchia un benessere diffuso. Dunque, fin dai suoi primi secoli Genova fu una città ricca, ma anche un centro multietnico proprio per la frequentazione di mercanti provenienti da ogni zona del Mediterraneo e dell’Europa. La città non aveva una composizione etnica omogenea, ma formata di genti provenienti da aree diverse, portatrici quindi di differenti culture, tuttavia proprio da ciò che è stato ritrovato appare chiaro che sono gli Etruschi l’etnia dominante. Essi introducono la metallurgia, controllano l’emporio, introducono la scrittura, influenzano fortemente culti e rituali funerari, la cerimonialità collettiva (corredi da vino), le tecniche artigianali ed edilizie. I nomi di persona documentati a Genova, talvolta abbreviati o suggeriti dalle sole iniziali, graffiti con uno strumento appuntito sulle pareti o sul fondo di vasi di uso quotidiano per segnalarne il possessore, sono in maggioranza etruschi. Gli etruschi soprattutto controllavano il commercio. Dall’area di Golasecca proveniva la donna di alto rango sepolta in una delle tombe della necropoli insieme a un ricco apparato di gioielli fra cui spiccano una elaborata collana di ambra con pendenti intagliati a forma di stivaletto o vaso. La presenza di una ricca e probabilmente donna straniera sepolta a Genova rappresenta un’ulteriore conferma dell’uso di cementare alleanze commerciali medianti matrimoni. I gioielli della tomba, indicano anche strette connessioni con i centri dell’Etruria padana dove operavano botteghe orafe che producevano fibule in metalli preziosi e raffinate collane e pendagli intagliati nell’ambra importata dal Mar Baltico attraverso i Celti. Molti altri elementi di collana in ambra sono stati rinvenuti nella necropoli e nell’abitato, insieme ad altri oggetti di importazione come alcune raffinate fusaiole in pasta di vetro prodotte principalmente fra Veneto e Slovenia e diffuse specialmente in sepolture nel Veneto, in Etruria padana e nel Piceno. Ma Genova era anche un importante luogo di reclutamento e imbarco di soldati mercenari. Lo testimonia l’elevato ritrovamento di armi e complementi di abbigliamento militare prodotti in tutto il Mediterraneo, un elemento in contrasto con l’immagine di una società dedita prevalentemente al commercio e all’artigianato e dunque sostanzialmente pacifica. Questo ha fatto pensare non alla presenza di una forte guarnigione a protezione della città e del porto, ma al possibile ruolo di Genova come porto di imbarco e reclutamento di truppe mercenarie. Le fonti storiche sono infatti ricche di testimonianze sull’impiego di mercenari liguri e celti, specialmente da parte dei Cartaginesi e dei Greci. di Giorgio Amico http://storiaminuta.altervista.org/genova-citta-etrusca/
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  20. Nel variopinto mondo dei monogrammi della repubblica romana ne esistono alcuni ai quali risulta difficile collegare un personaggio mitico o un piu' semplice Magistrato , si va quindi per supposizioni cercando tra i passi scritti degli storici i probabili collegamenti tra monogramma e personaggio . Uno di questi monogrammi , diciamo misteriosi , e' il PT o TP , al quale riesce piuttosto difficile collegare il nome del personaggio di riferimento . Provo a collegare a questo monogramma il personaggio Publio Baebio Tamphilo , ma chi era costui , nel caso fosse lui ? La strada della memoria che mi porterebbe a collegare PT al suddetto personaggio e' vaga , infatti non ricordo bene a sola memoria ed ora non ho sottomano i testi per la verifica , se la notizia provenga da Tito Livio (ab Urbe condida) o da Dionigi di Alicarnasso (Antichita' romane) o da Plutarco (Vite parallele) o da altro storico antico della repubblica romana . Chiunque sia lo storico il passo e' questo : Sotto il consolato di P. Cornelio e P. Bebio Tamfilo , in un terreno di L. Petilio , alle falde del Gianicolo , furono rinvenute delle antiche arche (cassa , sacello , tomba) di pietra . Letto che in un' iscrizione posta sulla prima delle due arche era indicato che c' era il corpo di Numa Pompilio , mentre nella seconda arca erano stati nascosti sette libri latini sul tema delle leggi dei Pontefici , ed altrettanti libri ma scritti in lingua Greca sul tema di una materia straniera , i libri latini vennero conservati per volontà del Senato , invece il Pretore Q. Petilio bruciò quelli Greci , tramite i Vittimari , uomini che erano gli addetti al sacrificio e che avevano il compito di condurre la vittima all’ ara e ucciderla estraendone quindi le viscere , in base a queste e sul modo in cui si presentavano , gli aruspici , cioe' i Sacerdoti , emettevano un giudizio se favorevole o contrario alla comunita' o al comandante in caso di guerra , o nel caso di prodigi . Quindi dopo aver allestito un rogo al cospetto del popolo , dal momento che aveva dichiarato che essi sarebbero stati di danno alla città , quei libri greci vennero bruciati . Dopo che il duumviro M. Atilio , dopo essere stato corrotto , aveva dato a Petronio Sabino affinché lo ricopiasse un libro affidato alla sua custodia e contenente i segreti dei rituali sacri , il re Tarquinio ordinò che quello , dopo essere stato messo in un sacco , venisse gettato in mare ; molto tempo dopo per mezzo di una legge , lo stesso genere di supplizio venne usato verso i parricidi , perché la violazione dei genitori e degli dèi doveva essere eseguita con la medesima punizione . Ora letta questa storia sarebbe assurdo pensare che il P(ublio) Baebio Tamphilo sia il personaggio di questa storia il cui monogramma compare nell' Asse , al tempo di questa storia leggendaria la “moneta” di Roma era forse l' AES rude , non certamente il bronzo coniato . E' probabile , ma impossibile dimostrarlo , che un antico discendente della Gens Baebia , forse il Console nel 182 a.C. e precedentemente Pretore nel 199 a.C. , Cneo Baebio Tamphilo , oppure suo figlio con lo stesso prenome e cognome del padre Console , i cui soprannomi o cognomi erano rimasti invariati fin dalla remota antichita' : Tamphilo , vollero ricordare il loro antenato comune Publio Baebio Tamphilo tramite il monogramma PT o TP, a ricordo di quei fatti leggendari risalenti all' eta' regia . Quasi tutti i passi della storia sopra narrata , di cui non ricordo la sorgente , provengono dal sito : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=4ea2230805fcb1f1a31269736e3396abc290cf2c4b1997dc69a376322bbb1f16JmltdHM9MTc1ODU4NTYwMA&ptn=3&ver=2&hsh=4&fclid=0fc354c2-4a46-699f-259b-42e34b31682d&psq=Publio+Baebio+Tamphilo&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cuc2t1b2xhc3ByaW50Lml0L2xpYnJvLWxhdGluby90YW50dWNjaS1wbHVzL3AtY29ybmVsaW8tYmFlYmlvLXRhbXBoaWxvLWNvbnN1bGlidXMtaW4tYWdyby1sLXBldGlsaS1zdWItaWFuaWN1bG8tYXJjYWUtYW50aXF1YWUtbGFwaWRlYWUtcmVwZXJ0YWUtc3VudC1MXzk2NTMyLmh0bWw Allego un mio Asse con il monogramma PT o TP a secondo di come lo si vuol leggere , personalmente penserei piu' a leggerlo come PT , ma e' solo una personale opinione derivante da quanto esposto . Pesa 36,6 grammi ed e' un Cr.177/1
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  21. Buonasera, Volevo condividere questo esemplare di una 5 lire del 1926. La patina che ha preso nel monetiere, dopo circa sette mesi, è a dir poco bellissima, almeno per i miei gusti. Da un grigio chiaro è passata ad uno più scuro che ha esaltato tutti i dettagli. Vorrei avere il vostro parere sulla conservazione ed eventualmente una valutazione. Grazie mille Atexano
    1 punto
  22. Ciao, oggi condivido un sesterzio dell'imperatore Commodo ( 180-192 d.C) con la raffigurazione sul rovescio del dio Ercole coniato a Roma nel 183-184 d.C. (mi auguro 🙂). Figlio dell'ottimo Augusto Marco Aurelio capace governante, di grande cultura e molto amato dal popolo, lo sostituì per successione alla sua morte nel 180. Di carattere totalmente diverso dal padre, molto eccentrico e stravagante per usare degli eufemismi, si distinse per la sua crudeltà e libertà di costumi e per la sua insofferenza verso il Senato e quindi la politica che gli causarono numerosi tentativi di congiure per eliminarlo, l'ultima delle quali andata a buon fine nel 192. A strangolarlo fu il suo maestro di lotta ed ex gladiatore Narcisso sotto l'impulso di alcuni senatori e grazie alla complicità della sua amante Marcia che lo tradì. Fu decretata per lui la "damnatio mamoriae" che fu revocata poco tempo dopo da Settimio Severo che addirittura lo divinizzo' a dimostrazione che tale pratica era più un fatto politico che di sostanza, ma tant'è. Grande appassionato di spettacoli gladiatorii amava anche esibirsi nell'arena in combattimenti (per amore della verità sicuramente aggiustati a suo favore) contro animali e persone. Si riteneva invincibile (strano 🙄) e si diede a tal proposito l'appellativo di Ercole Romano facendo coniare anche monete dove il suo busto e la sua testa erano coperti dalla pelle di leone, uno degli attributi appunto di Ercole. E qui mi ricollego al rovescio del mio sesterzio dove si vede lo stesso stante, con un arco nella mano sinistra, sullo stesso braccio ben visibile la pelle di leone ed ultimo attributo la clava sulla quale si appoggia con il braccio destro. Da esame diretto risulta coniato, abbastanza centrato, con modulo ridotto perché chiaramente di barra che ha penalizzato le legende mancanti già in origine ed ha circolato svolgendo la sua funzione di moneta. Qualsiasi intervento integrativo o di condivisione di monete sarà molto gradito. Grazie ed alle prossime ANTONIO 29,50 mm. 20,87 g. RIC 365
    1 punto
  23. Per il secondo link usare il seguente CCNM - Conferenza di Antonio Rimoldi 23.09.2025 2 Martedì, 23 settembre · 10:00 - 11:00PM Fuso orario: Europe/Rome Informazioni per partecipare di Google Meet Link alla videochiamata: https://meet.google.com/qcn-gnsi-yqr
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  24. Non deludi mai😆👌
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  25. Che si sono affezionati 😂
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  26. Fatto. Scusa il ritardo
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  27. Mettila in acqua demineralizzata per qualche giorno, dopo spazzolarla leggermente con uno spazzolino da denti, asciugarla bene, e se le concrezioni sono sparite mettergli sopra un leggero strato di cera microcristallina, ciao Borgho
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  28. SICIL.. Variante doppio punto. Ottimo.
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  29. Non mancano sicuramente gli appassionati, che dispongono di grosse possibilità economiche, ma nessuno compra a 100 ciò che domani farà fatica a realizzare 50, quando ci sono alternative valide di investimento che hanno garantito guadagni sicuri, vedi l'acquisto di oro borsa. Finché dura .....
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  30. Per oggi concludo postando questi altri due pezzi, che sebbene circolati, mi sono subito piaciuti. Come si sara’ capito sono attratto dai grandi moduli xd
    1 punto
  31. Heritage World Coin Auctions > Showcase Auction 61555 Auction date: 6 October 2025 Lot number: 24061 Price realized: This lot is for sale in an upcoming auction Lot description: Ancients CILICIA. Tarsus. Pharnabazus, as Satrap (380-374/3 BC). AR stater (24mm, 10.89 gm, 1h). NGC AU★ 5/5 - 4/5. Ca. 380-379 BC. B'LTRZ (Aramaic), Ba'altars seated left on backless throne, grounded scepter surmounted by lotus in right hand / FRNBZW-HLK (Aramaic), bearded male head left, wearing crested Attic helmet. SNG Levante 71-72. Stunning splashes of aqua and amber on highly defined dies. Ex Classical Numismatic Group, Auction 102 (18 May 2016), lot 568; Classical Numismatic Group, Trion XVII 1&2 (7 January 2014), lot 350; Tkalec (October 1992), lot 150. www.HA.com/TexasAuctioneerLicenseNotice
    1 punto
  32. Piccolissima postilla,non abbiamo considerato che uno stesso conio poteva subire aggiustamenti stante la consunzione da stress
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  33. Ciao Matteo, grazie per il tuo intervento. Mi interessa comunque, anche se non è semplice vista l'usura del mio sesterzio ( più forse qualche maledetto ritocco) ed idem quello da me trovato, sapere se per te sono dello stesso conio oppure no. Purtroppo ho ripetuto molte volte questa mia considerazione, l'homo insapiens ( non esperto ed incapace, ma anche quelli bravi che operano solo per migliorare esteticamente la moneta per fini commerciali...e ce ne sono tanti...) mai dovrebbe mettere le mani sui tondelli ( tranne per curare il metallo o per pulire quelle illegibili) perché i danni sono ingenti per la Numismatica Classica. Ritoccare un ritratto o semplicemente togliere le gambette alle lettere delle legende fa perdere irrimediabilmente l'identità di conio ( cosa che nemmeno l'usura da circolazione o il metallo rovinato riescono a fare. Questo lo affermo con certezza perché frutto di studio personale dei conii delle mie monete e ne ho fatto motivo portante della mia collezione) che personalmente ritengo una cosa gravissima. Ma tant'è...dobbiamo farcene una ragione......🙂 ANTONIO
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  34. A P parecchio A gettó NE = apparecchio a gettone. Buona giornata!
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  35. E' la data di emissione dei francobolli, che celebrano un po' tardivamente l'unione (probabilmente in attesa dell'esito del referendum del 21 febbraio 1958, che diede responso positivo all'unificazione). Da notare che al 22 marzo la Repubblica Araba Unita, che secondo la sua costituzione provvisoria doveva organizzarsi come uno stato unitario, aveva formato da due settimane una confederazione con lo Yemen del nord, denominata Stati Arabi Uniti. Dato che la Repubblica Araba Unita non aveva ancora (e non avrebbe mai avuto) una valuta unica i francobolli erano ancora emessi separatamente dai due stati, ma quelli della FDC facevano parte di un'emissione congiunta con la Siria. Due esemplari siriani usati:
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  36. È un histamenon di Costantino IX Monomaco (1042-50). Moneta molto comune. Arka # slow numismatics
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  37. È proprio quella @Antonino1951.
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  38. tornesello di Venezia, da quel poco che vedo direi Doge Michele Steno 1400 -1413
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  39. Chieti, Carlo VIII di Francia, 1495 cavallo in rame, croce patente, NC https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CVIIICH/2
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  40. Salve ,forse veneta con il leone alato di s.Marco Dovrebbe essere un tornesello
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  41. Ciao È un double tournois di Luigi XIII della zecca di Lione, penso tipo questo... https://www.cgbfr.com/louis-xiii-le-juste-double-tournois-au-petit-buste-enfantin-col-plat-de-lyon-1615-lyon-ttb,bry_643870,a.html L'anno non si vede...
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  42. Buon Pomeriggio! Modena Aggiungo un 5 Centesimi nero su verde, sigla catalogo Sc# 1 Il francobollo è usato e in discrete condizioni. In questo esemplare l'annullo si nota appena Come sempre i vostri commenti sono graditi Saluti
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  43. Buongiorno a tutti. Al Convegno di Rende ho trovato questa Piastra del 1787 di Ferdinando IV...presenta al rovescio un "ripensamento" da parte di chi ha approntato il conio madre. H(S)SPANIAR... Magari rara ma non introvabile ☺️
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  44. Buongiorno a tutti! Oggi vorrei presentarvi questo 10 Kreuzer in argento coniato all’interno della zecca di Kremnitz (KB) nel 1765, ultimo anno di regno del Sacro Romano Imperatore Francesco I Stefano di Lorena. La moneta presenta: al dritto, l’effigie laureata del sovrano volta a destra entro rami incrociati di lauro circondati dalle iscrizioni latine FRANC D G R IMP S A GER IER REX LO B M H D, Francesco Per Grazia di Dio Imperatore dei Romani Sempre Augusto, Re di Germania e Gerusalemme, Duca di Lorena e Brabante, Granduca di Toscana e, al rovescio, l’aquila imperiale coronata brandente spade caricata dello scudetto lorenense sormontante il valore “10” contenuto in un cippo affiancato da rami di lauro e palma e dal marchio di zecca K B, il tutto circondato dal motto latino del sovrano “IN TE DOMINE SPERAVI” accompagnato dal millesimo 1765 e dalla Croce di S.Andrea. Qualche cenno biografico su questo Sovrano spesso omesso dai libri di Storia... Francesco I Stefano di Lorena può essere annoverato tra quelle figure che, purtroppo, molti storici hanno lasciato e lasciano tutt’ora in penombra. Imperatore del Sacro Romano Impero, Granduca di Toscana, sposo della grande Sovrana Maria Teresa d’Asburgo e fondatore della casa d’Asburgo-Lorena, Francesco I non fu uomo di guerre gloriose o di riforme clamorose e, per questo motivo, venne facilmente “offuscato” dalla forte personalità della consorte e dalle azioni degli altri sovrani asburgici. La sua vita fu segnata, come descritto in precedenza, dall’unione con Maria Teresa d’Asburgo. Insieme affrontarono la sanguinosa Guerra di Successione Austriaca, scontro in cui buona parte delle potenze europee tentarono di strappare agli Asburgo l’eredità del Sacro Romano Imperatore Carlo VI. In quel frangente Francesco Stefano non si distinse particolarmente sui campi di battaglia, ma svolse un ruolo più discreto volto a sostenere dal punto di vista economico gli eserciti della consorte, aiutandola, inoltre, ad amministrare vari territori come, per esempio, il Regno d’Ungheria, l’Arciducato d’Austria... La sua elezione a Sacro Romano Imperatore, avvenuta nel 1745 in seguito alla morte di Carlo VII di Baviera, segnò il ritorno della casa regnante austriaca sul trono di Carlo Magno ristabilendo l’ordine precedente all’aspra Guerra di Successione. Francesco I non fu un Imperatore destinato a lasciare il segno attraverso conquiste, ma attraverso la paziente costruzione di equilibri patrimoniali, culturali e dinastici: egli infatti custodì ed amministrò con saggezza il patrimonio della corona, incrementò le rendite familiari e promosse collezioni artistiche e soprattutto scientifiche che fecero di Vienna uno dei più grandi centri di attrazione intellettuale del XVIII secolo. La posterità ha spesso relegato Francesco Stefano ad un ruolo secondario, paragonandolo ad un “ornamento barocco” della grande Maria Teresa d’Asburgo. Eppure, senza la sua opera silenziosa di consolidamento, la nuova dinastia degli Asburgo-Lorena non avrebbe goduto di quella stabilità che le permise di dominare la scena europea per oltre un secolo. Francesco I morì nell’Agosto del 1765 ad Innsbruk durante i festeggiamenti per le nozze dell’Arciduca Pietro Leopoldo, futuro Granduca di Toscana e Sacro Romano Imperatore. Da quel giorno la grande sovrana Maria Teresa, distrutta dalla scomparsa dell’amato marito e fidato consigliere, decise di vestire sempre a lutto (l’effigie velata della Sovrana può essere notata su molte monete coniate dopo il 1765) e di trascorrere tutto il mese di Agosto rinchiusa nei suoi appartamenti sino al 1780, anno della sua dipartita. Nella Cripta dei Cappuccini a Vienna, luogo di sepoltura dei sovrani asburgici, è possibile ammirare il maestoso doppio sarcofago barocco dove riposano Francesco I e Maria Teresa.
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  45. In vendita il “Taupō invert” 18 Set 2025 - DALL'ESTERO Nuova Zelanda - Conosciuto in un unico esemplare, il 20 settembre verrà ceduto dall’attuale proprietario, l’operatore postale Nz post. Prezzo di partenza: 250mila dollari locali In vendita il 20 settembre Il Vaticano vorrebbe vendere il suo archivio di francobolli ricevuti nel tempo dall’Unione postale universale? È uno dei capitoli “misteriosi” che, purtroppo, negli ultimi anni hanno appesantito, per colpa di discutibili silenzi, i rapporti tra la sede e il mondo del collezionismo. Trasparente è invece l’operatore postale di Nuova Zelanda, Nz post: ha deciso di mettere all’asta quella che definisce la carta valore più rara del Paese. Avverrà il 20 settembre a Wellington tramite l’azienda Mowbray collectables. Prezzo di partenza: 250mila dollari locali. Il “Taupō invert”, così è passato alla storia, è un 4 pence raffigurante il lago Taupō e appartenente alla serie “Pittorica” del 1902-07, la quale riutilizzava i disegni della precedente emissione risalente al 1898. Per errore venne stampato con il centro invertito. Sebbene il foglio avesse ottanta esemplari, ne è stato trovato solo uno. Venne utilizzato nel 1904 su una lettera inviata da Picton. Lo scoprì nel 1930 l’agricoltore inglese Jack Dennett, trovandolo nella sua collezione d’infanzia. Fu venduto all’asta l’anno successivo per 161 sterline. Riapparve nel 1980, quando passò a un acquirente statunitense tramite commercianti francesi per 110.500 franchi. Successivamente risulta menzionato in diverse mostre e nei cataloghi, finché, nel 1998, venne acquistato da Nz post per 125mila dollari in concomitanza a una ristampa commemorativa, motivata dal centenario, della prima emissione. Dal 2010 è in prestito a lungo termine presso il Museo nazionale. E ora è pronto per la nuova transazione.
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  46. Segnalo nomos di Kroton riconiato su didracma di Akragas, esitato oggi da Nomisma asta e74 lotto 5.
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  47. Conoscendo Marco da tanti anni, uno degli organizzatori, sono sicuro che sarà un bellissimo convegno. La Calabria è una regione stupenda che merita eventi del genere. Il mese di settembre poi, è l'ideale per passare una settimana di ferie tra il mare cristallino e i borghi di montagna, veri e propri gioielli medievali. Sei giorni dedicati allo svago e alla famiglia, e uno per voi al convegno. Sono sicuro che la moglie non avrà niente da dire.
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  48. Come da titolo posto una tessera mercantile 1,66 gr per 2 cm con al dritto una croce tra una stella ed una falce di luna mentre sul retro una una valva di conchiglia.Ho cercato anche sul sito ma non ho trovato nulla di simile.Vi rigrazio per eventuali risposte
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