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IGNORED

COME CAMBIA LA MONETA NEL TEMPO.......


dabbene

Risposte migliori

Grazie Eros uno dei miei compagni di viaggio in questa discussione, giustamente non tutte devono essere monete superlative, ci sono anche quelle comuni, usate, circolate, che però hanno anche loro una storia e una loro simbologia che è rimasta nel tempo, sono delle icone di certe monetazioni, qui ne abbiamo vista una, ma quante ce ne sono ancora che potremmo vedere e far vedere ai giovani, ai novizi che ci leggono e che ci seguono .?

ricordiamoci che il nostro compito è la divulgazione, se riusciremo a portare qualche nuovo utente a partecipare, ad appassionarsi, il nostro compito sarà stato svolto,

Mario

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Altro pezzo esagerato, d'altronde siamo qui anche per divulgare, qui siamo a Gian Galeazzo Maria Sforza ( 1476 - 1494 ), è un doppio ducato d'oro, Crippa 2, il Crippa dice di averne rintracciato solo sette esemplari, esemplare di conservazione eccezionale, ritengo moneta simbolo del Rinascimento Italiano.

Credo che proprio in questo periodo cambi la moneta, con questi esempi, in questo caso il Gian Galeazzo Maria Sforza col caratteristico cappello a " pan di zucchero ", rimane un Must della numismatica italiana sicuramente.

L'immagine è tratta dal catalogo d'asta Nomisma 37, del 4 e 5 ottobre 2008, lotto 982.

Ora però dopo questo pezzo direi di passare a qualche altro " normale ", diciamo più comune e ce ne sono tanti per quello.....

Mario

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Tutti i grandi casati volevano comparire a un certo punto diventa una gara, l'immagine diventa vanto, l'esserci e contare, e più rappresentativa, più spettacolare era l'immagine, più influiva sugli utilizzatori, la moneta diventa veicolo di un messaggio forte, di importanza, di potenza.

Ecco anche i Gonzaga, Mantova, un 2 lire o 80 soldi del 1702 con il ritratto di Ferdinando Carlo Gonzaga / Nevers, fantastica tra l'altro anche la moneta con una patina iridescente, tratta da Asta Varesi 61a del 22 novembre 2012, lotto 261,

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Questo particolare del viso di Alessandro Farnese è l'esempio più eloquente di qualsiasi parola, è uno scudo del 1591 di Piacenza, il pizzetto, i baffi, la capigliatura mossa, l'occhio severo, sembra una foto, una immagine reale.

Immagine sempre da Varesi 61a del 22 novembre 2012 lotto 287.

Io lascerei a questo punto la discussione aperta per chi volesse o postare altre monete del periodo che possano arricchire la discussione che è diventata a questo punto quasi un album, o per osservazioni tecniche, economiche, storiche inerenti,

Mario

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QUOTO ERACLE CHE HA SCRITTO

Regno di Sicilia zecca di Messina Filippo IV ( 1621-1665) 4 Tarì 1650.

Prendo spunto dalla moneta postata da Eracle per osservare l'evoluzione di questo interessante nominale, molto importante nella monetazione siciliana (*), ecco come si presenta il "mitico" 4 tarì dopo "soli" 80 anni.

Regno di Sicilia zecca di Palermo, Carlo III - 4 Tarì 1730

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(*) il 4 tarì era sufficiente per un individuo del popolo a soddisfarlo pienamente dei suoi bisogni (cito da Majorca - Numismatica Sicula)

Modificato da 2006augustod
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Beh, non male Augustod, tra l'altro Carlo III mi interessa molto perchè ritorna anche nella monetazione milanese, merita di parlarne e magari anche di vedere le eventuali differenti raffigurazioni nelle varie monetazioni,

Mario

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Quello che posto è un Carlo VI ( già III ) d' Asburgo, è un quarto di filippo del 1728 di Milano, qualche diversità c'è nel busto laureato e qui sembra meno giovanile, molto austero,

da CRONOS 3, 2009, lotto 300

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Ma il vento del cambiamento nella monetazione si avvertiva anche in monete con moduli inferiori e anche un pò meno prestigiose, vediamo per esempio per passare in Piemonte cosa succede a Carmagnola con Ludovico II di Saluzzo ( 1475 - 1504 ), questo è un cavallotto con un altro ritratto che denota che ormai tutti vogliono comparire sulle loro monete, anche qui lunga capigliatura e proverbiale berretto.

Provenienza immagine asta Montenegro 2 del 16 marzo 2012, lotto 512.

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Modificato da dabbene
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Nel 1600 compare anche la serie dei Luigini, sono tanti con molte varianti, ne metto uno come esempio, anche queste sono monete di modulo minore e di minor prestigio, ma il busto è importante, richiama l'attenzione volutamente, è ricco di particolari, il profilo è preciso, la capigliatura accurata.

Siamo a Torriglia con un Luigino del 1668, rappresentata è Violante Doria Lomellini.

Provenienza Asta Varesi 61 a del 22 novembre 2012, lotto 619.

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Non posso però in una discussione di questo genere non ricordare cosa avvenne a Milano, nel 1778, abbiamo la riforma monetaria di Maria Teresa d'Asburgo, inizia la nuova monetazione, Milano ha una nuova zecca con macchinari moderni tra i quali un torchio a bilanciere, la moneta assume una precisione tecnica definita.

Il busto diademato e velato di Maria Teresa rimane nella monetazione italiana, ma anche internazionale, rimane un simbolo tuttora nel tempo.

Segue immagine....

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Abbiamo visto un pò di tutto finora, aspetti tecnici, economici, nuove monetazioni, grandi esempi e simboli del periodo, ricerca, arte, prestigio, sfarzo, ritrattistica e raffinatezza, altro si può vedere volendo e di altro si può parlare, per il momento sposto la discussione tra le importanti, in attesa di altri vostri contributi,

Mario

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Zecca di Gazoldo - Annibale Degli Ippoliti - Mezzo Tallero 1663 -

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Altro grande esempio della mitica fenice che ricorda l’immortalità, il sublime linguaggio espressivo e lo straordinario ritratto di ostentazione, un chiaro esempio di alta tecnica incisoria dove il ritratto rasenta l’iperrealismo, insieme al busto radiato, drappeggiato e corazzato con colletto alla spagnola e straordinaria maschera leonina sullo spallacio, quest’ultimo elemento decorativo che mi ha sempre suggestionato.

Eros

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CARLO III (DI SPAGNA) - ZECCA DI NAPOLI - DUCATO DA 100 GRANA

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Un gioiello Augustod, veramente un gioiello, qui siamo direi anche nell'ostentazione, prestigio e culto dell'immagine veramente ad altissimi livelli.

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Zecca di Retegno - Antonio Gaetano Gallio Trivulzio - (1679-1705) - Filippo 1686

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Altro splendido esempio di ritrattistica seicentesca, un nominale importante il Filippo, dove gli elementi ornamentali che compongono la figura del principe del S.R.I. e barone di Retegno, con busto drappeggiato e corazzato, con nodo a farfalla sul petto, sono un chiaro esempio di ostentazione.

Gaetano della nobile famiglia dei Gallio d’Alvito, appartenenti al ramo di Napoli dei duchi di Alvito, nasce nel 1658 e viene avviato a una brillante carriera politico-militare. A vent’anni si trova ad ereditare i titoli e l’immenso patrimonio, del cugino Antonio Teodoro Trivulzio, morto non ancora trentenne in circostanze piuttosto misteriose. L’imperatore Leopoldo I sancisce il trasferimento di proprietà dei feudi nel 1679 e conferma ad Antonio Gaetano, i titolo di conte di Mesocco e della Val Mesolcina. Sposa Lucrezia Borromeo, dalla quale ebbe quattro figli, tra cui Antonio Tolomeo, il futuro fondatore del Pio Albergo Trivulzio.

Muore anch’egli giovane a solo quarantasette anni.

Eros

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Retegno è effettivamente e giustamente un grande esempio monetario dell'epoca, grazie Eros di averlo inserito in questo, che poco a poco, sta diventando un bell'album per tutti di grandi e importanti riferimenti di questo periodo monetario e storico.

Credo che anche vedere, conoscere con relative spiegazioni, per chi si avvicina alla numismatica sia molto importante, direi che siamo in piena divulgazione veramente per tutti, grazie a quelli che hanno contribuito, e se vorranno, contribuiranno ancora anche in futuro, lo spazio è a disposizione di tutti.

Mario

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Zecca di Retegno - Antonio Gaetano Gallio Trivulzio - (1679-1705) - Filippo 1686

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Altro splendido esempio di ritrattistica seicentesca, un nominale importante il Filippo, dove gli elementi ornamentali che compongono la figura del principe del S.R.I. e barone di Retegno, con busto drappeggiato e corazzato, con nodo a farfalla sul petto, sono un chiaro esempio di ostentazione.

Gaetano della nobile famiglia dei Gallio d’Alvito, appartenenti al ramo di Napoli dei duchi di Alvito, nasce nel 1658 e viene avviato a una brillante carriera politico-militare. A vent’anni si trova ad ereditare i titoli e l’immenso patrimonio, del cugino Antonio Teodoro Trivulzio, morto non ancora trentenne in circostanze piuttosto misteriose. L’imperatore Leopoldo I sancisce il trasferimento di proprietà dei feudi nel 1679 e conferma ad Antonio Gaetano, i titolo di conte di Mesocco e della Val Mesolcina. Sposa Lucrezia Borromeo, dalla quale ebbe quattro figli, tra cui Antonio Tolomeo, il futuro fondatore del Pio Albergo Trivulzio.

Muore anch’egli giovane a solo quarantasette anni.

Eros

Prendo spunto dalla moneta postata da Eros per mostrare un esemplare d'ostentazione emesso a nome del Marchese di Geraci (paese nella provincia di Palermo) - si tratta di un mezzo scudo a nome del Principe Giovanni di Ventimiglia, datato 1725, rarissimo (foto reperita da collezione Filippo Patti).

Leggo a tal proposito che altri principi del sacro romano impero ebbero il potere di emettere moneta per i feudi di Belgioioso - Orciano e Belmonte. Sarebbe interessante reperire maggiori informazioni e magari qualche foto di queste rare monete legate alla storia dei principi di questi piccoli borghi medievali.

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Vorrei fare notare come - a soli 40 anni dalla moneta postata da eros - il ritratto e l'abbigliamento del principe siano molto più moderni.

Modificato da 2006augustod
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Fantastico pezzo, qui effettivamente sembra proprio un biglietto da visita, di presentazione, segno di voler apparire, ma queste sono le storie che in effetti bisognerebbe approfondire e studiare, grazie Augustod della attiva collaborazione a questa discussione,

Mario

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Leggo a tal proposito che altri principi del sacro romano impero ebbero il potere di emettere moneta per i feudi di Belgioioso - Orciano e Belmonte. Sarebbe interessante reperire maggiori informazioni e magari qualche foto di queste rare monete legate alla storia dei principi di questi piccoli borghi medievali.

Caro Augusto grazie per la tua preziosa compagnia attraverso le zecche poco note e ritratti straordinari, eccoti un altro sublime esempio, come da tre richiesto..

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Antonio da Barbiano di Belgioioso principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso (1769) . Scudo 1769. AR 28,07 g. – ø 40,9 mm. ANTONIUS Ÿ I Ÿ BARBIANI BELGIOJOS II ET S Ÿ R Ÿ I Ÿ PRINCEPS Busto paludato a destra, con Collare del Toson d’Oro pendente sul petto; lo spallaccio è ornato con maschera leonina. Rv. COMES CUNII ET LUGI MARCH Ÿ GRUMELLI Ÿ 1769 Stemma coronato sorretto da due leoni, caricato su padiglione d’ermellino posto su bandiere decussate; pendente al centro il collare del Toson d’oro. Taglio: foglie in rilievo.

Antonio I da Barbiano, principe di Belgioioso e del Sacro Romano Impero, coniò scudi e zecchini a seguito del Jus Monetandi concessogli dall’Imperatore Giuseppe II unitamente al titolo di Principe. L’investitura avvenne il 5 agosto del 1769, ma il diritto di battere moneta in oro ed argento fu concesso solo nel 1770. La commessa per la realizzazione dei conî fu affidata nel 1772 al Wiedmann che ne approntò quattro, pagati ben 500 fiorini. La produzione fu di 430 scudi e 620 zecchini (od ongari come vennero definiti nella documentazione dell’epoca). Gli scudi in particolare furono subito oggetto di raccolta da parte dei collezionisti di talleri del tempo, che ne fecero immediata richiesta alla zecca di Vienna.

Eros

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Quello che posto è un Carlo VI ( già III ) d' Asburgo, è un quarto di filippo del 1728 di Milano, qualche diversità c'è nel busto laureato e qui sembra meno giovanile, molto austero,

da CRONOS 3, 2009, lotto 300

Oltre che Carlo, rimanendo in tema, si possono fare diverse considerazioni guardando il ritratto di Leopoldo...

(posto una immagine da coinarchive, non possedendo tale moneta, se non dipinta in un quadro dell'epoca)

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Awards

Ho sempre amato il '600, in particolare i suoi ducatoni e filippi di Milano: di seguito un ducatone 1622, un filippo 1657 e un filippo 1676. Le foto sono dei rispettivi venditori e posso dire che i filippi sono ben fotografati mentre la foto del ducatone non rende merito al pezzo (assicuro che dal vero è decisamente meglio; al momento, però, non ho con me lo stativo, quindi accontentiamoci).

(i capelli di Carlo II dal vero sono molto belli: osservati con una luce da sinistra pare quasi di vedere le ciocche che si intrecciano)

Il filippo 1676 è quello fotografato sul catalogo Le monete di milano, vol. III, di Carlo Crippa.

Modificato da BiondoFlavio82
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Vedo con piacere che i cultori del periodo apprezzano e ci seguono manifestando attraverso le immagini e i commenti, il loro entusiasmo verso questa piccolo viaggio divulgativo.

Stasera vorrei render noto qualcosa di speciale, una meravigliosa testimonianza di massimo livello incisorio, uno raro scudo per la zecca di Ronco Srivia difficilmente nella nostra monetazione fu in uso riprodurre sui tondelli la figura intera del signorotto avente diritto di batter moneta, in più il grandissimo privilegio di poter contare sui servigi di Giovanni Hamerani autore di questo straordinario conio, appartenete a una della più grande dinastia d’incisori gli Hamerani.

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Napoleone Spinola conte di Ronco (1607-1702). Scudo 1669. AR 28,83 g. – ø 41,4 mm. { NEAPOLIO : SPIN : – • MAR : ROCHÆ • FOR { Figura intera di Napoleone Spinola in armatura, con un fiore nella mano sinistra e un bastone poggiato al suolo nella destra; spada legata al fianco. Rv. { ET { S : ROM : IMP : COM : RONCHI { D : ET { C : 1669 { Stemma Spinola coronato e caricato su Aquila bicipite coronata e nimbata ad ali spiegate.

Mancante nella raccolta di Vittorio Emanuele III ed in tutte le più importanti collezioni di monete di zecche italiane e della Liguria. Il mirabile conio potrebbe essere opera del celebre incisore Giovanni Hamerani che, come riportato dall’Olivieri, fu stipendiato dalla zecca di Ronco dal gennaio al settembre del 1669. L’Hamerani fu attivo anche a Roma durante i pontificati di Innocenzo XI, Alessandro VIII, Innocenzo XII e Clemente XI e a Massa di Lunigiana. La leggenda del diritto va così letta: "Napoleone Spinola Marchese di Rocca Forte", e al rovescio continua con "e del Sacro Romano Impero, Conte di Ronco, Signore etcetera" Gli Spinola di Ronco discendono da Galeotto, fratello di Carrozzo Spinola capostipite degli Spinola di Tassarolo. Napoleone Spinola, intorno al 1644, viene investito dall’imperatore Ferdinando III del titolo di conte di Ronco, con facoltà di battere moneta, in compenso dell’aiuto prestatogli.

Eros

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Grazie Eros, ancora direi che veramente è un viaggio divulgatore, per far conoscere storie e monete, se belle e importanti meglio ancora, credo che divulgare sia anche questo e che il compito di un forum come Lamoneta sia quello di incuriosire e mettere il seme in qualcuno della numismatica.

In questo momento, non a caso, ci sono due discussioni aperte, una con i più bei pezzi, direi di ostenzazione, importanti del periodo, e una in cui ci sono le monete povere, svilite, quelle che circolavano di mano, in mano, quella sui quattrini di rame di Milano di Carlo III poi VI.

Direi che una è il rovescio della medaglia dell'altra, entrambe sono parte e testimonianza della nostra storia e della nostra numismatica, ed è giusto raccontare entrambe,

Mario

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Cambiano tanti aspetti, cambia gradualmente anche l'epigrafia, dai caratteri approssimati dell'epoca medievale, si arriva a una precisione anche in questo, si perdono i caratteri gotici, continuano quelli latini.

Ma è il principe che fornisce le indicazioni, i voleri, le aspirazioni, è in pratica il committente e chi li riceve è l'artista, l'incisore che diventa l'esecutore di tutto questo.

L'artista arriva ai massimi livelli, non riproduce più, crea, a volte si ispira a dei modelli, a dei quadri importanti, ma è lui che sviluppa il progetto ; l'artista ha così la possibilità di esprimersi, può metterci anche la sua sensibilità, la moneta così si può avvicinare all'arte.

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