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Ultimi denari di Genova


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Da un po' di tempo Genova è latitante ...e allora voglio tentare di riportarla alla luce presentandovi gli ultimi denari che ha coniato.

Sono 2 denari nati nel 1751 "...quest'anno 1751, correndo l'indizione di Genova 13, per scarsezza di argento fu stampato in Genova una nuova moneta di rame da denari 2, cioè la sesta parte di soldo"

Da qui iniziano le ipotesi in quanto quella moneta dovrebbe essere con la legenda D.2, qualche tempo dopo (?) coniarono il fratello minore "D.1".

Le emissioni successive, secondo il Gianelli, potrebbero essere quelle senza la "D.", e quindi la variante che vi sto presentando, infatti egli sostiene "Nulla infatti vieta di ritenere che, abituata la gente ad usare i pezzi con la "D." precedente la cifra, questa indicazione sia stata considerata superflua e quindi omessa nelle emissioni successive."

Infine da notare che la "serie" si completa con la monetina da 3 denari che sarebbe stata emessa con decreto del 24 gennaio 1781 ...quindi trent'anni dopo "... e che tali nuove monete "non abbiano incontrato quel facile corso di cui godono le altre monete piccole di Rame già conosciute nel Serenissimo Dominio, e che taluni abbiano preteso di ricusarle ne' pagamenti, altri voluto calcolarle soltanto denari due."

Ecco questo è quanto sono riuscito a sapere, se altri avranno altre notizie ben felice di leggerle.

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Modificato da dizzeta
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Giusto parlare un po' di Genova....., tra l'altro monetine queste che a prima vista affascinano, anche se umili, di rame e per le piccole transazioni.

Monete anepigrafe, essenziali al massimo, il valore, anzi poi scompare anche il D, però la croce rimane come simbolo, manca un segno di identità vedo, per quante monete spicciole.

Ho letto qualcosa sul Pesce - Felloni e visto quelle della collezione Carige, fonti che tu hai sicuramente già letto.

Certamente da quello che capisco, sicuramente influisce la scarsità di argento, ma anche la situazione di difficoltà dell'erario genovese.

Però in questo clima di ristrettezza, vedo che però mantengono i multipli, la serie.

Quello che mi domando, un po' mutuando la situazione di Milano di quegli anni di disordine , caos monetario, dove circolava di tutto, monete straniere, erose, anche vecchie monete degli spagnoli, falsi anche, se a Genova in quegli anni succedesse qualcosa di simile,

un caro saluto,

Mario

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Sì, anni difficili, dal 1751 al 1781, appena usciti dalla guerra di successione austriaca con il trattato di Aquisgrana (1748), per la Repubblica, appena il tempo di tirare un sospiro di sollievo, scoppiò la definitiva rivolta in Corsica (1753) fino alla "vendita" dei propri diritti sull'isola ai francesi (1767) .... con tutto ciò che ne conseguì ... questo fu un errore incredibile, ma non voglio infierire sulla capacità dei governanti avendo letto solo poche cose e sapendo che molte restano ancora misteriose.

Dopo la liberazione dall'occupazione austriaca in città la vita riprendeva: a teatro si traduceva Molière in genovese, nacque a Genova (ce lo dice l'Alfieri) il fenomeno dei "cicisbei" e a Genova s'introdusse la masssoneria, ci fu il primo progetto di illuminazione pubblica (1772) che però vedrà ....la luce ... solo dopo l'avvento della Repubblica Ligure nel 1797.

Quello che ancora "funzionava" era il Banco di San Giorgio, i cui forzieri "turbarono" l'imperatore d'Austria in visita nel 1784, primo esempio al mondo della società finanziaria multinazionale per la gestione del debito pubblico e dell'impero commerciale che la Repubblica possedeva nel Mediterraneo ... che Macchiavelli definì "esempio veramente raro da filosofi in tante loro immaginate e vedute repubbliche mai non trovato" ...ma alcuni secoli dopo (nel 1937) il celebre poeta Ezra Poun scrisse che il Banco di San Giorgio sarebbe stato "un groviglio di strozzini, determinati a succhiare il sangue di Genova, finchè la città non rimase a secco".

Segni evidenti di una decadenza ormai irrefrenabile, ormai facile preda del prossimo Napoleone e dei Savoia ...ma questa è un'altra storia ...

Ecco cos'era quel periodo! ....Mamma mia, non mi ci fate pensare ....

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