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ARGENTUM SIGNATUM


acraf

Risposte migliori

Riprendo in questa sede l'avviso che avevo inserito anche nella sezione delle novità bibliografiche, in quanto reputo di grande interesse ai cultori delle monete romane repubblicane.

Nella sede dell'Itituto Italiano per la Storia Antica, nella centrale via Milano, n. 76, ci sarà il 9 giugno alle 16 un importante incontro che verte sulla recente pubblicazione del libro del noto archeologo prof. Coarelli sulle prime emissioni in argento della monetazione romana (didrammi romano-campani, quadrigato e naturalmente il denario).

Sarà presente anche il famoso studioso belga, Patrick Marchetti.

Forse sarà un'occasione per mettere a punto le informazioni relative alla discussa sistemazione delle prime fasi della monetazione romana in argento:

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Anche se un pò scomoda la data e la sede, è una grossa opportunità per seguire da vicino una complessa problematica.

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bene Alberto!

chiedevo a Vincenzo se potesse essere utile aprire una discussione sull'incontro,vedo che lo hai fatto tu.

cerchero' di esserci....

ma e' possibile acquistare l'opera??

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…. e prevedo scintille tra la scuola tradizionalista e la scuola crawfordiana…… !!!

Il libro può essere ordinato o ritirato all'Istituto Italiano di Numismatica, all'ultimo piano del Palazzo Barberini, Via Quattro Fontane (se hai voglia di fare 230 scalini e fa bene al cuore… e c'è anche una interessante biblioteca). Chiuso il mercoledì e sabato.

Ma si trova anche su varie librerie elettroniche, anche se non rapidamente disponibile. Prezzo sui 50 euro.

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@@acraf

pensavo che, essendoci una discussione che prende spunto dal libro e in presenza dell'autore,ci fosse l'opportunita' di acquisto del libro..

comunque,il libro lo voglio acquistare.

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Non sono le classiche presentazioni dove l'autore fa pubblicità (e vende) il proprio libro, magari autografandolo con dedica...

Questo è piu' un seminario scientifico aperto ad un pubblico specializzato e lo studio viene presentato e discusso come pubblicazione dell'istituto stesso.

Ma essendo l'evento presso l'Istituto che è anche l'editore di questi volumi penso che sia certamente possibile acquistare il volume contestualmente alla presentazione.

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Preso, per me e per Franco.

In vista del convegno di lunedì, lo vendono (già oggi) a 40 euro.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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  • 4 settimane dopo...

Vorrei provare a riassumere la posizione dell’Autore, nella speranza di alimentare il dibattito (e di suscitare interesse per il libro, che è di indubbio e grande interesse).

Premetto che Coarelli opera la sua ricostruzione partendo da due presupposti, che invece negli ultimi anni sono stati fortemente attaccati, soprattutto dalla scuola inglese: i testi classici vanno interpretati su base filologica e confermati con dati archeologici, ma non disattesi; l’iconografia di tutte le monete - anche quelle della fase cosiddetta romano-campana - ha un significato, che doveva essere intellegibile all’epoca della loro emissione.

Ecco, quindi, una brevissima sintesi (mi scuso per gli errori, tutti miei). Lascio alla lettura del suo libro (di cui mi sento di caldeggiare l’acquisto) il processo logico attraverso cui Coarelli giunge a formulare queste interessantissime teorie.

375-325 a.C. - aes signatum

Per Coarelli, l’aes signatum doveva essere in uso nel corso del IV secolo, ma prima della coniazione dell’aes grave (che l’autore colloca all’ultimo quarto del secolo).

In particolare, il lingotto Cr. 4/1 non può non essere anteriore alla didracma Cr. 13/1, portando una legenda più arcaica; il lingotto Cr. 10/1 potrebbe alludere alla riforma, nel 367, del collegium sacris faciundis, i cui membri furono portati a 2 a 10, o alla susseguente ricostruzione del tempio di Apollo, nel 353; il lingotto Cr. 12/1 potrebbe commemorare la vittoria sui Volsci e sulla Lega Latina del 338, quando i rostra furono portati al Comizio, a ornare la tribuna. Le stelle, simbolo dei Dioscuri, evocherebbero l’altra, famosa vittoria di Roma contro la Lega Latina, al Lago Regillo nel 499.

dal 326-312 a.C. - Cr. 13/1.

Secondo Coarelli (che richiama Torelli), il D/ richiama l’immagine dell’ara Martis e rinvia, quindi, al lustrum che chiudeva la censura. Il R/ alluderebbe invece alla cavalleria e alla Campania (territorio celebre per le sue messi); l’iconografia quindi alluderebbe a un censimento di cavalieri (recognitio equitum) campani. Sappiamo che i Capuani dovettero pagare 450 “denarii nummi” all’anno, per il sostentamento dei 1.600 equites campani, e a ciò potrebbe essere servita la coniazione di queste didracme. Quanto alla data, la recognitio è necessariamente susseguente alla concessione della cittadinanza optimo iure, che Livio fissa al 340 ma (come ha osservato Michel Humm nel 2005) non può non essere successiva al 338-334, quando fu concessa la sola cittadinanza sine suffragio ai Capuani. All’epoca era disponibile, per Roma, la sola zecca di Napoli: potrebbe allora essere una successiva foedusi del 326. Al più tardi, potrebbe essere risalire alla censura di Appio Claudio (312 - Diodoro 20, 36, 5), valida occasione per iscrivere i nuovi civites nelle liste del censo.

L’iconografia sarà poi copiata dal bronzo di Cosa (successivo al 273) HN Italy 210.

325-300 a.C. circa - Cr. 14/1

Per Coarelli, l'emissione dell’aes grave inizia nell’ultimo quarto del IV secolo e ritiene che la serie più antica sia la Cr. 14/1, al cui dritto identifica (come nel quadrigato) Fons.

292 a.C. - Cr. 15/1 e Cr. 18/1

Per Coarelli, la didracma Cr. 15/1 e l’asse Cr. 18/1 sono contemporanei, condividendo l’iconografia di Apollo, inconsueta per Roma. Per la corona d’alloro, va identificato con la divinità di Delfi. Nel 292, in occasione di una grave pestilenza, una delegazione romana, guidata da Q. Ogulnio Gallo (futuro console del 269) si recò a Epidauro, da dove importò a Roma il culto di Esculapio, figlio di Apollo. Secondo Ovidio, la delegazione si recò anche appunto a Delfi, a consultare l’oracolo di Apollo; a questo potrebbe alludere appunto l’immagine di Apollo. Il cavallo al R/ potrebbe invece ricordare l’intervento di Q. Fabio Rulliano che, sempre nel 292, se fece nominare legato dal figlio, il console Q. Fabio Massimo Gurges, lo salvò dalla disfatta contro i Sanniti. Sappiamo infatti che Rulliano intervenì in battaglia a cavallo, e a cavallo seguì il figlio durante il trionfo (nel 291).

Questa emissione potrebbe essere stata ottenuta determinata dalla disponibilità di argento susseguente al trionfo sui Sanniti, nel 293, di L. Papirio Cursore Sanniti.

Coarelli evidenzia come le emissioni Cr. 15/1, 18/1, 20/1, 22/1 e l’introduzione del quadrigato siano tutte riconducibili a un gruppo politico composto dalla potente famiglia dei Fabii e da Q. Ogulnio Gallo, della gens Ogulnia di origine etrusca (forse discendente dagli Uclina di Volsinii); gruppo politico cui, quindi, andrebbe imputata l’iniziativa di aver fortemente promosso l’introduzione della moneta romana.

290-289 a.C. - Cr. 20/1

Coarelli concorda sul fato che la lupa rievochi il simulacro collocato nel Comizio dai fratelli Ogulnii durante la loro edilità (296). L’immagine al D/ (ripresa, per la particolarità di essere imberbe e portare il diadema, dalla monetazione di Alessandro) richiamerebbe invece Ercole Invitto, così come era rappresentato nell’Ara Maxima, la cui edificazione dovrebbe essere di poco posteriore al 293. Trattandosi chiaramente della commemorazione di una vittoria, e considerato che il dio era ritenuto antenato dei Fabii, l’Ara potrebbe essere stata fondata da Q. Fabio Massimo Gurges, quando trionfò sui Sanniti (nel 291), e dedicata durante la sua censura (nel 289). La coniazione potrebbe quindi risalire al 290-289.

Questa emissione potrebbe essere stata ottenuta determinata dalla disponibilità di argento susseguente ai due trionfi coevi sui Sanniti, nel 291, di Gurges e di L. Postumio Megello.

dal 272 a.C. - Cr. 22/1

Per l’identificazione del D/ sono state proposte Bellona (Breglia) e Diana (Thomsen 1957), ma oggi si ritiene pacifico che sia Roma (Alföldi, Thomsen 1961, Crawford, Coarelli), di cui l’elmo frigio celebra le origini troiane. Per il R/, Coarelli fa riferimento a Livio (10.47.3), che ci informa che in occasione dei Ludi Romani del 293, per la prima volta, fu importata a Roma l’abitudine greca di offrire rami di palma ai vincitori.

Secondo Coarelli, la perfetta e mai più riproposta coincidenza fra il sistema di numerazione (due serie, semplici e doppie, di lettere greche, da 1 a 50) adottato qui e sulle monete di Arsinoe II denuncia la contemporaneità delle emissioni; nel 273 Roma aveva stipulato un trattato di amicitia con l’Egitto e le monete di Arsinoe II, seppur correntemente datate al 270, potrebbero in realtà essere del 272. Quell’anno, Roma conquistava a Taranto e là avrebbe quindi coniato le didracme, allusive di questo e degli altri successi conseguiti nel conflitto contro Pirro. Significativo anche che l’ambasceria in Egitto del 273 fosse costituita da Q. Ogulnio Gallo e da due Fabii.

La datazione è confermata da valutazioni ponderali: questa didracma risente del calo dello standard da 7,24 g a 6,6 g, che si registra nella monetazione magno greca e siracusana ed è attribuibile agli anni ’70 del III secolo (come dimostra il fatto che non si presenta a Metaponto, abbandonata entro il 275).

270-269 a.C. - Cr. 25/1, 26/1 e 27/1

Queste ultime emissioni romano-campane sono, per Coarelli, un prolungamento di quelle a legenda ROMANO (di cui ripetono gli elementi iconografici), reso necessario da esigenze forse militari, di poco antecedenti al quadrigato. Il cambio di legenda indicherebbe l’attivazione di una zecca centralizzata, forse già quella di Roma.

dal 269 a.C. al 216 a.C. - quadrigato

Per Coarelli, è questa la prima moneta ufficiale in argento di Roma, coniata nella zecca dell’Urbe con intendimento di farne un’emissione stabile, duratura e numerosa. Si tratta, quindi, dell’argentum la cui coniazione, secondo Plinio, inizia nel 269 (la data alternativa del 268 discende da un’errata interpretazione dell’Epitome XV a Livio, che in realtà indica, anch’essa, il 269). Nello stesso anno cominciava anche l’attività dell’officina Monetae e, forse, fu istituita la magistratura dei tresviri monetales.

La datazione è confermata dai rinvenimenti: 1 esemplare e un tesoretto di 31 esemplari a Selinunte, città distrutta nel 250; 1 esemplare a Kerkouane, città punica distrutta da Attilio regolo nel 256.

Il viso al D/, viene attribuito da Coarelli a Fons, figlio di Giano e di Giuturna. Si tratterebbe di una citazione, sulla prima emissione argentea ufficiale, della prima emissione enea (Cr. 14/1).

Fra l’altro, il suo tempio era stato dedicato il 13 ottobre, festa dei Fontinalia (il che dimostra un collegamento con le fonti, così come le raffigurazioni di toro androcefalo sulla monetazione magnogreca) ed era sito nei pressi della zecca. La quadriga al R/ rappresenta sì, secondo Coarelli, l’acroterio del tempio di Giove Capitolino, ma non quello originale in terracotta, bensì quello in bronzo, che lo sostituì nel 296 a cura degli edili, i fratelli Ogulnii. Essa allude a un’importante successo militare: verosimilmente, la recente vittoria su Pirro.

Secondo Coarelli, gli esemplari più antichi sono quelli, piutosto rari, con legenda in rilievo entro tavoletta. La legenda in incuso sarebbe venuta dopo, quella in rilievo entro cornice sarebbe l’ultima.

Il quadrigato doveva essere ancora in corso nel 219-218, quando fu introdotto l’aureo Cr. 28/1, connesso sul piano ponderale. Inoltre, Zonara ricorda come dopo la sconfitta al Trasimento (216) i romani mescolarono rame all’argento, fatto effettivamente accertato per gli ultimi quadrigati e per i vittoriati. La coniazione finì probabilmente proprio nel 216.

260-258 a.C. - Cr. 35/1

Nel 260, a Mylae, i Romani ottengono la loro prima grande vittoria navale. Secondo Coarelli, la fondazione del tempio di Giano al Foro Olitorio si collega proprio con il trionfo navale di C. Duilio, e in questo senso si coniuga l’iconografi al D/ e al R/ di questo asse.

Sappiamo dall’iscrizione della colonna rostrata di Duilio che egli, durante il trionfo, si impegnò ad assegnare al popolo la preda navale: si trattava probabilmente della restituzione del tributum, che durante la Prima Guerra Punica era stato particolarmente oneroso, e secondo Coarelli potrebbe essere avvenuta in bronzo, mediante elargizione di questi assi. La data dell’elargizione potrebbe essere fissata al 258, quando Duilio ricoprì la censura e probabilmente inaugurò il tempio di Giano. L’emissione dell’aes grave dovrebbe quindi essere successiva all’esposizione della preda durante il trionfo (260) ma precedente all’elargizione (258).

dal 245-242 a.C. al 222 a.C. - standard semilibrale

La metrologia dimostra che gli assi semilibrali coniati appartengono agli anni finali della Prima Guerra Punica; discende quindi dalla crisi finanziaria causata dalle gravi sconfitte navali. A conferma di questa datazione, due semionce Cr. 38/7 sono state rinvenute in una tomba della necropoli di Falerii veteres (Celle), città abbandonata nel 241. Tutti gli altri reperti archeologici della necropoli sono databili ai primi decenni del III secolo.

Questo standard doveva essere ancora in corso nel 222, quando furono votati i ludi Maximi del 217 (come illustrato nella nota alla riduzione quadrantale).

dal 222-219 (probabilmente 220) a.C. al 217 a.C. - standard trientale

Questa riduzione non può che incastrarsi fra la fine dello standard semilibrale (dal 222) e la riduzione quadrantale (nel 217).

219 a.C. - Cr. 28/1

Secondo Plinio, il primo aureo romano fu coniato 51 anni dopo l’argento (i codici più recenti riportano 62, ma è certamente un errore), quindi, a seconda del metodo di computo utilizzato, dal 219 al 217. Si tratta sicuramente dell’Oro del giuramento, Cr. 28/1, che è tagliato sullo standard di 6 scrupoli, come i primi quadrigati, cui pertanto è connesso.

Al R/, è stata supposta la rappresentazione di un foedus, che come sappiamo veniva stipulato (per Roma) da due feziali, di cui uno era il pater patratus e l’altro un gregario, un verbenarius. In effetti, le due figure di sinistra portano una veste particolare, che lascia il corpo nudo e presenta un elemento globulare alle spalle: probabilmente il cinctus Gabinus, di cui si servivano i sacerdoti, e quella in piedi è raffigurata come uomo anziano, che regge una lancia, prerogativa del pater patratus, antenata (secondo l’Alföldi) dello scettro e quindi simbolo dell’imperium. La figura di destra invece, staccata dalle altre due, è giovane e veste una corazza anatomica.

Secondo Mommsen e Crawford (che colloca l’aureo al 217), è qui riprodotto il foedus Caudinum, stipulata nel 321 dal console T. Veturius Calvinus (per questo, l’iconografia sarà ripresa in seguito da un altro Veturius, con il denario Cr. 234/1), prototipo (mitico e non storico, secondo Crawford) della pax Numantina.

Per Coarelli, si tratta invece del foedus tra Romolo e Tito Tazio (peraltro, in sabino cures era il nome sia della città di Tito Tazio che della lancia), di cui esisteva un gruppo scultoreo, verosimilmente qui riprodotto, lungo la sacra via. L’aureo potè essere emesso grazie alle prime miniere aurifere cadute in mano ai Romani: le miniere di Victimulae, presso Vercelli, che sappiamo furono sottratte a Roma, da Annibale, alla fine del 218. Sappiamo da Zonara che nel 220 i due consules suffecti, Lucio Veturio Philo e Gaio Lutazio, a completamento della guerra contro i Celti della Gallia Cisalpina (conclusasi nel 222 con la presa di Milano) spinsero le conquiste di Roma “fino alle Alpi”: probabilmente è questa la data di conquista delle miniere. Quindi, nel 219, con l’oro acquisito grazie alle operazioni di Lucio Veturio Philo, fu commemorata la fine delle operazioni militari iniziate nel 225, quando i Galli cisalpini Boi e Insubri e transalpini Gesati, avevano invaso l’Italia, creando grande preoccupazione e causando una spontanea adesione degli Italici a Roma: evento cui allude la citazione dei foedus originario tra Tito Tazio e Romolo.

dal 218-215 (probabilmente 217) a.C. al 215 a.C. - standard quadrantale

Secondo Plinio, una riduzione ponderale fu introdotta “Hannibale urguente Q. fabio Maximo dictatore”, quindi nel 217. Quello stesso anno, furono stanziati per i ludi Maximi 333.333 assi e un triente, anziché 200.000 assi, chiaramente perché si voleva mantenere, a seguito della riduzione, il peso (un milione di once) corrispondente alla cifra precedente, per non “ingannare gli dei”. Per Coarelli, il valore di 200.000 deve essere fatto risalire a quando i ludi furono votati, verosimilmente tra il 225 e il 222, momento di massima apprensione per le sorti della guerra contro i Galli. La data del 222 è più probabile, perché normalmente passavano o 5 oppure 10 anni fra il voto e l’esecuzione dei ludi. Fino al 222, pertanto, dovevano ancora essere in vigore gli assi semilibrali ridotti (di 5 once); nel frattempo era intervenuta la riduzione trientale, e ora, nel 217, quella quadrantale.

Le riconiazioni confermano che lo standard quadrantale era in corso nel 216, quando iniziarono le emissioni delle città campane alleatesi con Annibale.

216-215 a.C. - vittoriato

Thomsen ha dimostrato come il vittoriato sia leggermente precedente al denario. Deve quindi incastrarsi, per Coarelli, fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale.

dal 215 a.C. - standard sestantale e denario

Riforma sestantale e introduzione del denario sono pacificamente connesse e contemporanee. Marchetti ha dimostrato come il ritrovamento di Morgantina debba essere collegato alla conquista cartaginese (213), piuttosto che alla riconquista finale romana. Egli inoltre, sulla base delle riconiazioni di monete siracusane, ritiene che lo standard sestantale non possa essere posteriore al 214. Peraltro, 52 aurei della serie marziale (Cr. 44), chiaramente connessa, sul piano ponderale, con il denario, sono stati rinvenuti ad Agrigento e sembrano dover essere attribuiti alla conquista cartaginese della città (213). Livio ricorda che nel 214 il censo minimo fu portato da 50.000 assi (qual era sino al censimento del 220) a 100.000 assi, iniziativa che può essere spiegata ritenendo che nel 220 fosse ancora in vigore lo standard trientale, nel 214 quello sestantale.

Tutto questo fa ritenere che il denario sia stato introdotto nel 215.

Il R/ riprende l’iconografia di un octobolo dei Bruzi della fine della guerra contro Pirro (quando essi erano alleati di roma), ma con impostazione più guerresca (con le lance in resta, anziché la mano alzata). I Dioscuri alludono a un rapporto mitico tra Bruzi e Romani, per l’associazione fra la battagtlia della Sagra con quella del Lago Regillo. L’iconografia del denario può essere interpretata, allora, come una promessa di riscatto rivolta ai cittadini di Locri e quanti altri, come loro, cercavano di resistere alle pressioni belliche di Annibale. Infatti, proprio nel 215 Locri aveva deciso di opporsi ad Annibale; convinti da Annone avevano poi capitolato, ma non prima di aver fatto mettere in salvo la guarnigione romana.

dal 212-211 a.C. - standard onciale

Secondo Coarelli, le riconiazioni dimostrano che lo standard onciale fu introdotto nella monetazione delle città campane alleatesi con Annibale, quindi necessariamente prima del 211. Anche Marchetti, sulla base delle riconiazioni di monete siracusane, ritiene che lo standard onciale non possa essere posteriore al 211.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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  • 4 settimane dopo...

Ottima sintesi Licinio, molto utile

Posto che non esiste, a dispetto di quanto credano alcuni , una "scuola" inglese

Quali sono le ultime posizioni degli autori inglesi che si sono occupati di questo tema , Mattingly, Crawford, Burnett ?

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Ringrazio per l'ottima sintesi, veramente encomiabile.

Non so ancora quale sia la reazione degli autori inglesi, in particolare Crawford e Burnett.

In ogni caso appare ormai confermata la data dell'introduzione del denario, intorno al 215 e dopo la grave crisi causata dal disastro di Canne nell'estate del 216 a.C.

Il vero problema cronologico riguarda piuttosto la sistemazione delle ultime emissioni romano-campane (quelle con ROMA) e del quadrigato, assieme alle varie e numerose emissioni del bronzo fuso.

Ho notato che Coarelli, se ha analizzato con dovizia di particolari le Romano-Campane con ROMANO, ha dedicato mezza pagina per quelle con ROMA, comprimendo tre distinte emissioni in poco più di un anno (dal 270 al 269 a.C.), pur di fare posto al quadrigato nel 269, anche per soddisfare le famose fonti letterarie che collocano a quell'anno la nascita della prima moneta d'argento di Roma.

Credo che la questione vada ancora approfondita, non solo sulle considerazioni letterarie ed epigrafiche. Ci sono ancora pochi risultati archeologici (il famoso ripostiglio di Selinunte deve essere ancora bene approfondito, in quanto pare che il quadrigato sia stato trovato non tanto sotto uno strato sigillato dalle distruzioni del 250 a.C., ma piuttosto vicino alla strada principale della città, che era relativamente sgombra di macerie e quindi ancora presumibilmente percosa da truppe di passaggio anche in tempi successivi).

Molto probabilmente la datazione proposta dal Crawford per la nascita del quadrigato è troppo bassa, ma quella del Coarelli appare essere troppo alta.

Una ipotesi da verificare è se l'argento usato per l'abbondante produzione dei primi quadrigatii (in buon argento), non possa provenire dagli onerosi tributi pagati da Cartagine verso la fine della guerra. Poi appare un pò forzata una produzione del quadrigato per circa 50 anni filati (è sicuro che gli ultimi quadrigati, con la spiga e quelli con basso titolo, furono prodotti ancora nei primi anni della seconda guerra punica).

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Io non vedo problemi a supporre che il quadrigato sia stato coniato per 50 anni. In fin dei conti non parliamo di un solo tipo monetale, ma di un insieme di emissioni molto diverse per peso, diametro, metallo e stile, accomunate solo dai medesimi tipi.

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Anche il denario anonimo fu coniato per decenni. L'asse Giano/prora, addirittura, per secoli. La conservazione dei tipi, in emissioni diverse e successive, era frequente, soprattutto nel mondo greco (ma accade ancora oggi: si pensi al dollaro)

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Ma che stai a dì...

Un denario anonimo coniato per decenni e l'asse Giano/prora per secoli….?!

Magari potresti fornire elementi a sostegno dell'ipotesi di una durata ultradecennale per un denario anonimo, a meno di non intendere le diverse emissioni, con tipi variati.

Poi l'asse Giano/prora, da fuso a coniato, fu una tipologia di lunga durata, circa un secolo e mezzo, con le varie svalutazioni, ma mi sembra una eccessiva semplificazione parlare di vari secoli….

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Infatti! Io intendo proprio le diverse, anzi diversissime emissioni !

Ma, come ho scritto, secondo la mia modesta opinione anche i quadrigati non sono una sola emissione ( o poche emissioni) ma un insieme di monete fra loro diverse e successive

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Voglio dire: la persistenza di tipo e valore nominale non è un criterio univoco per accomunare monete diverse in un'unica emissione. Ma, se si prescinde da queste due variabili, i quadrigati possono ben essere condiderati come un insieme di emissioni diverse e separate e, quindi, "spalmate" su 50 anni

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